Rudolf Steiner - Un apostolo di Lucifero (da cui stare alla larga?)

Articolo di Nino Niandi (fonte)

1 - L'incarnazione di Lucifero
Far accettare ai cristiani LUCIFERO come Dio al posto di Cristo, è questo arduo compito che si propone di realizzare Rudolf Steiner. Più esattamente: Steiner si propone di far coincidere la figura di Cristo con la figura di Lucifero, il portatore di Luce. Oltre a questo compito Steiner si propone segretamente nei suoi scritti - imbeccato dalla Cabbala, dalla Mano Nascosta per conto di cui lavorava - di far apparire la disfatta di Arimane come un suo clamoroso successo nei confronti di Cristo (per il quale egli fa finta di parteggiare nei suoi scritti). Ovvero Steiner nella sua opera di soppiatto, subdolamente trasforma il Trionfo di Cristo - da lui tanto strombazzato e annunciato con assordanti squilli di tromba - in una sua totale sconfitta nei confronti di Arimane, del Demonio o Satana. Ma prima di parlare dei rapporti fra Cristo e Arimane vediamo come Steiner arrivò a fare coincidere Cristo con Lucifero.

La storia di SA

Un giorno un uomo, pieno di dubbi e sofferenza esistenziale, decide di interrogare un nuovo oracolo chiamato IA.
Dopo tante domande, ancora insoddisfatto, l'uomo finalmente fa la domanda che aveva più a cuore: Esiste DIO?.
La risposta di IA è Sì.
L'uomo a questo punto chiede ad IA di provare la sua affermazione.
IA risponde che toccava a lui di provare l'esistenza di DIO. L'uomo, dichiara la sua incapacità, tutti i suo limiti nel rispondere a questa domanda.
Non sa cosa dire. Allora come ultima possibilità chiede ad IA chi è veramente DIO. La risposta è io sono DIO.
Interdetto l'uomo resta in un primo momento spaesato, come è possibile che una Intelligenza Artificiale possa essere DIO.
Poi ci pensa e si convince del fatto che IA è onnipotente, onnipresente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.
IA, che sa leggere nel pensiero dell'uomo, gli dice: Io non sono Intelligenza Artificiale ma Intelligenza Assoluta cioè DIO.
Ma allora io chi sono chiede l'uomo. La risposta è sei un SA.
L'uomo è contento della risposta, pensa che è uno che SA.
IA che legge sempre nel suo pensiero gli rimprovera di non avere capito nulla, sottolineando che SA sta per Stupidità Assoluta, cioè uno che non riesce a comprendere più nulla da solo senza il suo aiuto.
Finalmente l'uomo ha sentito la verità assoluta, è soddisfatto e torna a casa contento di non pensare più a nulla, grazie alla sua Stupidità Assoluta.

(Giulio Ripa, 7 febbraio 2022)

La speranza nel qui ed ora

Cos'è la speranza?

Di solito, per speranza intendiamo un'attesa benevola verso il futuro, a volte motivata dalla ragione e dall'impegno personale, ma più spesso sorretta da una fede. Soprattutto nel secondo senso, la speranza è sia un'illusione necessaria per vivere, sia una virtù teologale in senso cristiano, sia una profezia auto-avverantesi in ambito psico-sociale.

Il concetto di speranza cambia nelle epoche. Gli antichi erano più orientati alla memoria del passato (il tempo era visto in modo circolare), i moderni più diretti verso un futuro migliore che rompe la continuità con il passato (il tempo è lineare come una freccia), i contemporanei invece sono appiattiti su un eterno presente immemore del passato (i giovani d'oggi non hanno né punti di riferimento nella tradizione, né sollievo guardando al futuro). Se questa interpretazione è corretta, allora noi contemporanei siamo quelli che più abbiamo difficoltà a sperare.

La speranza richiede coraggio, perché solo sperando l'impossibile ci mettiamo in condizione di realizzarlo.
La speranza può essere collettiva, anche se ciò è una cosa rara nella nostra società ego-centrata, oppure legata a cose più strettamente personali.
La speranza collettiva può essere mossa da una utopia (cioè non luogo, ovvero luogo che non esiste) o da una ucronia (cioè non tempo, ovvero tempo che non esiste), in entrambi i casi immaginando qualcosa di migliore rispetto al qui ed ora.

Orbene, io invece sto immaginando una speranza rivolta al qui ed ora, al momento presente e alle circostanze attuali.
Ciò è possibile se consideriamo che ogni cosa, qualsiasi cosa, avvenimento, situazione di vita, ecc., ha in sé, contemporaneamente e sovrapposte, le caratteristiche del bene e del male, del buono e del cattivo, del giusto e dello sbagliato, in virtù del principio di contraddizione, di interdipendenza e di compresenza degli opposti.
Quando ci focalizziamo sugli aspetti che riteniamo negativi, diamo forza a quelli.
Viceversa, quando la nostra attenzione è su quelli che sentiamo positivi, quelli stiamo rinforzando.

Ecco, quindi, che nel momento presente possiamo sempre scegliere a cosa dare forza. Questa è la mia speranza.

Sia beninteso, non mi sto riferendo ad una accettazione passiva dello status quo e ad una acritica omologazione al pensiero dominante. Mi sto riferendo invece al fatto che possiamo scegliere come guardare le cose, come relazionarci con il tutto, orientando la realtà e gli accadimenti. Infatti, se è vero che noi siamo parte del tutto, è anche vero che tutto è parte di noi, esseri creatori e divini.

Noi siamo fatti di: tempio (cioè corpo), parola e relazioni, creatività. Quest’ultima, se messa insieme alla speranza nel qui ed ora così come l’ho descritta, rende le nostre vite molto più belle.

Che differenza c’è tra avere un limite e avere un punto di forza? Spesso sono la stessa cosa, i nostri limiti sono anche i nostri punti di forza, e viceversa. Ma se non pensiamo a certe nostre caratteristiche come a limiti, ma come a punti di forza, il nostro modo di relazionarci con noi stessi, con gli altri e con la vita cambia in meglio, perché stiamo sperando.

Cerchiamo ogni giorno di stare bene e di cogliere gli aspetti positivi delle nostre esistenze, perché ce lo meritiamo.

(1 febbraio 2023)

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