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Richard Stallman: “Dobbiamo ribellarci alla sorveglianza globale”

Richard Stallman: “Dobbiamo ribellarci alla sorveglianza globale”

Il profeta del software libero non usa mezzi termini: siamo tutti controllati e la resa non è un’opzione. Ecco cosa ci ha raccontato
(articolo di Alessio Jacona pubblicato il 4 aprile 2014)

 Alessio Jacona)

(foto di Richard Stallman scattata da Alessio Jacona)

Siamo tutti sotto controllo, spiati, tracciati. Ogni gesto che compiamo, ogni passo che facciamo, viene monitorato a distanza, analizzato, soppesato. Di solito, questi dati vengono usati per erogare servizi, per vigilare sull’ordine pubblico o più semplicemente per far soldi. Ma, in qualsiasi momento, questa costante raccolta di informazioni su chi siamo, dove siamo e cosa facciamo può trasformarsi nella leva con cui scardinare le libertà elementari, ficcare il naso nelle nostre vita private, negare di fatto la democrazia. E c’è solo un modo per impedire che ciò avvenga: opporsi con ogni mezzo alla raccolta e archiviazione di qualsiasi dato che ci riguardi.

Richard Stallman, profeta del Free Software, tiene fede alla sua fama e ci va giù pesante. Intervenendo durante il terzo Congresso mondiale per la libertà di ricerca (qui lo stato dell’Italia), descrive un contesto inquietante, dove la vita di ognuno è intrisa di tecnologia controllata da terzi e per questo spiabile. Dove nessuno è libero finché usa software e servizi creati da aziende private che sottostanno al controllo dei governi. E dove diventa realtà la società del Grande Fratello così come George Orwell l’ha descritta in 1984, solo “centinaia di migliaia di volte peggio“.

Il suo talk ha un titolo inequivocabile: Dobbiamo accettare più sorveglianza di quanta ve ne fosse in Unione sovietica?. La sua ammirazione e gratitudine per gli informatori come Edward Snowden dichiarata ed entusiasta (“Vanno protetti ad ogni costo dai governi”). La sua critica nei confronti di alcune aziende, Microsoft e Apple in testa, è feroce. Quando mi siedo davanti a lui, mi rendo conto di avere con me almeno tre dispositivi con sopra il simbolo della mela morsicata. Lo guardo e faccio quasi per scusarmi: “Il peggio è per te che li usi” è il suo commento lapidario. Poi aggiunge: “la verità è che ci dobbiamo tutti ribellare“.

Non è troppo tardi?

“La resa non è un’opzione. L’unica cosa che possiamo e dobbiamo fare è resistere”.

Ok. Come?

“Il primo passo per sottrarsi alla sorveglianza è disfarsi di qualsiasi software che non sia libero. Il software commerciale è progettato appositamente per spiarci. I software Apple e Microsoft sono né più e né meno che malware”.

E non è solo un problema di software. Poi ci sono smartphone e tablet…

“Ogni device portatile che hai con te traccia la tua posizione anche quando non c’è un software a richiederlo specificamente. Una delle soluzioni proposte è quella di creare un telefono che funzioni come un pager unidirezionale: qualcuno ti chiama, tu vedi il suo numero, e poi sta a te decidere se richiamare rivelando la tua posizione. Può essere una strada. Intanto io mi guardo bene dall’avere un qualsiasi telefono cellulare. Se le altre persone vogliono farsi tracciare, non significa che vada bene anche per me”.

Le aziende obiettano che più cose sanno su di noi, migliore è il servizio che riescono a erogare

“Non ha alcuna importanza, la democrazia è più importante di qualsiasi servizio o tecnologia. E’ ovvio che le aziende accampino scuse, che si giustifichino dicendo che se accettiamo tutta questa sorveglianza otterremo dei benefit, ma i danni fatti alla nostra libertà e alla società sono talmente ingenti che nulla di ciò che ci viene offerto può valere tanto da controbilanciarli”.

Software commerciali, smartphone, tablet: sono gli unici strumenti con cui ci spiano?

“Ovviamente no. Ci sono strumenti costruiti esclusivamente per la sorveglianza, come le telecamere per le strade e nei negozi, o i servizi di pagamento elettronico. Con questi sistemi si raccolgono costantemente dati sulle attività di una moltitudine di persone. Dati che vengono archiviati e messi a disposizione delle autorità in caso che un giorno si renda necessario sapere qualcosa di più su un individuo. Questo è inaccettabile. Qualsiasi investigazione dovrebbe essere fatta solo quando necessaria”.

Su questi sistemi di sorveglianza non abbiamo influenza diretta, come ce ne liberiamo?

“Abbiamo bisogno di organizzazioni politiche che stendano e propongano leggi pensate appositamente per eliminare questa continua sorveglianza, quindi si adoperino affinché vengano adottate e rafforzate dai governi. Non ho detto che sarà facile, ma avete davanti tutta la vostra vita per combattere e vincere questa battaglia. Abbiamo bisogno di ripristinare la democrazia”.

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