Perché Steve Jobs non lasciava usare l'iPad ai suoi figli?
Quanto segue si basa su un articolo del New York Times del 10 settembre 2014, intitolato: "Steve Jobs Was a Low-Tech Parent", di Nick Bilton.
Quanto segue si basa su un articolo del New York Times del 10 settembre 2014, intitolato: "Steve Jobs Was a Low-Tech Parent", di Nick Bilton.
Ringrazio il caro amico Salvatore Armando Santoro per la condivisione della seguente poesia, che è con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia. Sullo stesso tema, si veda anche la mia poesia Vita vera, che ha in calce alcuni link per approfondimenti.
I share therefore I am - Condivido quindi sono
Suggerisco uno sguardo alle mie slides su Solitudini e Contesti Virtuali, in particolare a quella intitolata: «Da "cogito ergo sum" a "communico ergo sum"».
di Francesco Galgani, 4 settembre 2014
Chi da tempo sta seguendo il mio blog, in particolare la sezione Vita in Rete, e che magari ha letto la mia ricerca su Solitudine e Contesti Virtuali, conosce lo sguardo critico (supportato da ricerche documentate) di cui mi sono fatto portatore in riferimento ai più popolari social network e, in generale, all'uso attualmente accettato e adottato della tecnologia.
Ho più volte affermato che i social network, Facebook in primis, sovente spingono le persone a chiudersi in un mondo sempre più ristretto (si veda "Riflessioni su Facebook"). In tale affermazione, ho sempre fatto specifico riferimento al fenomeno del filter bubble documentato da Eli Pariser, ma non solo: è ovvio che il discorso è di portata ben più ampia, avendo ampiamente già documentato una diretta correlazione tra la solitudine e l'uso immersivo e invasivo della tecnologia, tra un crescente malessere soprattutto nei giovani adulti che va di pari passo al crescere dell'uso della tecnomediazione, tra la mancanza di nutrimento affettivo e l'uso del virtuale.
In questo articolo desidero proporre la lettura di due autori che ulteriormente illuminano e specificano meglio due aspetti psicologici, sociologici e legali collegati a Facebook: il primo è l'auto-censura a cui gli utenti sottopongono se stessi, il secondo è la censura vera e propria che Facebook impone dall'alto ai suoi utenti (si veda anche la sezione del mio blog "Diritto e nuovi media"). Avevo già affermato che Facebook non è uno strumento di democrazia, magari gli articoli seguenti, rispettivamente a firma di Claudio Tamburrino e dell'Avv. Prof. Guido Scorza (Presidente Istituto per le politiche dell'innovazione), potranno meglio chiarire questi aspetti. Gli articoli in questione e sotto riportati, pubblicati su Punto Informatico, hanno licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 2.5 Italia.
Il 2014 è stato finora un buon anno per i criminali informatici.
Lo sapevate che grazie al servizio Paypass incluso nelle nuove carte di credito, carte bancomat e in generale carte ricaricabili è possibile farsi sottrarre soldi e clonare la carta senza nemmeno rubarla fisicamente?!
Non ci credete?
Aggiornamento 28 aprile 2016: nell'articolo sotto riportato, Richard Stallman indica alcuni buoni motivi per non usare Skype. Per le videochiamate, consiglio ai miei lettori di avvalersi dei servizi web basati sullo standard aperto WebRTC (voluto dal World Wide Web Consortium), che è uno dei più sicuri per le comunicazioni VoIP, come descritto in questo report molto preciso: http://webrtc-security.github.io/
Fonte: Punto Informatico, Licenza Creative Commons, 21 luglio 2014
Nuove rivelazioni-scandalo di Snowden sull'attività di tecnocontrollo digitale della NSA, un'agenzia che tiene sotto scacco i servizi di cloud storage più popolari, spia i nodi Tor tedeschi e fa circolare le foto osé raccolte online
Prima di leggere questo articolo, suggerisco la lettura dei miei precedenti articoli, di cui questo costituisce il naturale seguito, in particolare: