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Politica ed economia

Cosa significa ripudiare la guerra?

Recentemente, a Napoli, davanti alla sede della Rai, sono state pestate dalla polizia circa 200 persone per aver esternato un’opinione contraria al massacro che sta avvenendo a Gaza. Non entro nei dettagli, quel che è chiaro è che il potere è solito esprimersi con la violenza, in maniera sempre più disinibita. Non è un problema solo degli ultimi anni e dello sconvolgente blackout cognitivo, emotivo, comportamentale e giuridico del periodo della pandemenza. No, possiamo andare più indietro nel tempo. Basterebbe ricordare i pestaggi durante il G8 di Genova del 2001, di cui forse i più giovani non sanno nulla. Oppure le varie stragi e attentati in Italia del secolo scorso, ma non voglio dilungarmi su questo. Quello che c’è da capire è che il potere costituito è sempre violento e se ne frega altamente dell’etica, dei diritti umani e del rispetto delle persone.

La violenza del potere si esprime in molteplici modi sofisticati e sovente finanziari, mentre il ricorso alla violenza bruta contro i propri cittadini, di solito, è segnale di paura da parte di un potere che non può più nulla contro la crescita di consapevolezza delle persone. Quando i fatti sono troppo evidenti per essere nascosti, e quando l’emergenza di una singola verità potrebbe esser sufficiente per far crollare il castello di menzogne su cui si fonda l’ordine sociale, scattano i reati di opinione (detti fake news), la censura (detta lotta alla disinformazione), l’invito alla delazione, la demonetizzazione legalizzata e non contestabile in tribunale, e ovviamente gli algoritmi intelligenti imposti dall’European Digital Services Act per punire gli autori di psicoreato e per istituire il Ministero della Verità guidato da intelligenze artificiali inconsapevoli di ciò che fanno.

In tutto questo, tra l’altro, possiamo starcene tranquilli perché comunque siamo guidati da persone responsabili. Ad esempio, è un sollievo sapere che Joe Biden, la cui incapacità di intendere e volere è stata certificata in tribunale dal procuratore speciale Robert Hur, ha a disposizione la cosiddetta valigetta nucleare con cui può autorizzare il lancio di armi nucleari. Detto così, sembrerebbe comico, ma non lo è. E’ la cruda realtà di un mondo decadente e folle che si sta autodistruggendo, e in cui le parole, come “democrazia”, sono stravolte nel loro significato.

La democrazia, cioè il potere del popolo, non è mai esistita. Nei tempi antichi, la democrazia di Atene era fondata sulla schiavitù di tanti al servizio della classe dominante. Nei tempi contemporanei, invece, è fondata sul libero arbitrio di pochissimi individui a danno di circa otto miliardi di persone.

Negli ultimi anni, l’intera Europa, Israele e altre parti di mondo stanno sentendo il richiamo del nazismo così come le scimmie sentono il richiamo della foresta. In questo clima perverso, tra l’altro, la divisione dell’umanità in due grandi blocchi di amici e nemici non regge il confronto con la realtà. Basterebbe notare che il leader cinese Xi Jinping aderisce apertamente alle progettualità del Great Reset, che pertanto non è una dannazione soltanto occidentale. Per non parlare del fatto che il modello cinese, sia in tema di gestione criminale delle emergenze sanitarie, sia in termini di controllo totalitario e iper-pervasivo della popolazione, sta ispirando gran parte del mondo, e in particolare l’Europa. In estrema sintesi: piena convergenza tra occidente e oriente con l’Agenda 2030 di Davos.

Nella democratica Europa, ciò che ho scritto fin qui forse è già reato di opinione, per lo meno in qualche passaggio. Pazienza, non me ne frega nulla, perché tanto la verità prima o poi viene a galla, è solo questione di tempo. Percepire come vero o come falso ciò che ho scritto fin qui è solo un fatto coscienziale. Invece, tappare la bocca alle persone per paura di ciò che pensano è un crimine e una aberrazione.

E ora, veniamo al dunque. La nostra Costituzione parla di ripudio della guerra. Ma cosa significa?

Ripudiare la guerra significa che il pianeta Terra non deve necessariamente essere un catalogo degli orrori. Può essere anche qualcosa di diverso. Inoltre, significa un’altra cosa importante, ovvero che ciascuno di noi esiste perché esistono le altre persone. Ciascuno di noi è ciò che è per ciò che siamo tutti. Una volta compreso questo, non ha più senso fare del male a nessuno, perché sarebbe come farlo a se stessi.

Ripudiare la guerra significa avere la speranza fondata, se non un vero e proprio credo, che prima o poi tutti arriveremo alla consapevolezza di unicità tra noi e l’ambiente umano e naturale. Non è un problema di se, è un problema di quando. Forse non basterà questa vita, magari ci vorranno tante altre incarnazioni, perché ciascuno ha il suo punto di partenza e il suo percorso evolutivo, ma prima o poi ci arriveremo tutti, e vivremo insieme armoniosamente. Questa si chiama fede, ed è uno sguardo che mette in conto il potenziale positivo ed evolutivo di qualunque esperienza, Terza Guerra Mondiale compresa. E’ una visione in cui la vita è intelligente e la storia umana è finalizzata, per cui se per capire certe cose dovremo attraversare un tritacarne con i nostri corpi, lo attraverseremo. Però, evitare di arrivare a tanto sarebbe un segno di saggezza e di amor proprio.

Io ripudio la guerra. Con queste parole sto dicendo che tutte le persone hanno il diritto di fare la loro esperienza coscienziale su questo pianeta, senza che qualcuno la interrompa o la impedisca con la violenza, con la barbarie, con il nazismo sadico e satanico che ultimamente va tanto di moda.

(16 febbraio 2024)

Proteste degli agricoltori?

Il fondamento del pensiero critico è che l’ovvio può essere sbagliato e che il contro-intuitivo può essere corretto. Il ragionare umano ha senso soltanto come un insieme di perché. Al contrario, senza i perché è soltanto un inutile susseguirsi di pensieri indotti dall'esterno che non porta a nulla. Con questo spirito, sto riflettendo sulle proteste degli agricoltori.

Secondo me, un intero continente che sbaglia la propria politica agricola e le proprie strategie alimentari è destinato ad essere risucchiato nel nulla cosmico della propria intellighenzia al comando, le cui lodevoli virtù, che provo di seguito a riassumere, spianano la strada verso carestia e pestilenze:

  • ideale morale della non-vergogna in qualsiasi circostanza, totalmente impermeabile alle sensibilità e ai bisogni del prossimo;
  • ubbidienza imperitura, senza se e senza ma, alle grandi lobby, a cominciare da quelle farmaceutiche e delle armi;
  • patriottismo basato sul portafogli, sui ricatti incrociati in cui spesso c’entrano fatti di natura sessuale (rapporti tra Mossad, CIA, FBI e Jeffrey Epstein?), e sull’amore disinteressato e inesauribile per tutto ciò che crea distruzione e morte;
  • instancabilità creativa nel proteggere il male e turlupinare il bene;
  • massimo desiderio di libertà di espressione per il pensiero unico globalista, neoliberista, atlantista, vaccinista, transumanista e scientista, e criminalizzazione di ogni altro tipo di pensiero (con parallelo smantellamento dei servizi pubblici, visto che scuola e sanità sono ormai al capolinea);
  • atteggiamento critico nei confronti della democrazia e condanna del suffragio universale, meglio sostituibile con una élite di brave persone scelte da integerrime organizzazioni sovranazionali come Aspen Institute, Carnegie Corporation of New York, Rockefeller Foundation, Rockefeller Brothers Fund, Open Society Foundations di George Soros, Bill & Melinda Gates Foundation, BlackRock Investment Funds, Bilderberg Group, Trilateral Commission di David Rockefeller, World Economic Forum di Klaus Schwab, o altri organi non elettivi e antiumani dell’alta finanza mondiale;
  • equiparazione dell’umano a un insieme di dati e della coscienza umana ad un computer lento, scarso e difettoso che processa dati fallaci, con conseguente paragone e poi sostituzione dell’umano con la più efficiente e più precisa intelligenza artificiale.

Se non trasformiamo il neoliberismo, il turbocapitalismo e la deregolamentazione in economia in un altro sistema con al centro il “noi” invece dell’“io”, ogni azione a tutela dell’ambiente sarà controproducente. Il primo nemico dell’umanità e del pianeta Terra è infatti l’idea che l’unico modo di vivere è quello di essere in “guerra” contro tutti, cioè in concorrenza economica. Se non ci rendiamo conto che nulla ci appartiene, neanche i vestiti che indossiamo, perché la morte ci costringerà ad abbandonare qualsiasi cosa inutilmente accumulata, non ne usciamo da questa mentalità distruttiva. Alla morte sopravvivono solo i tesori del cuore, cioè dell’anima, ma non quelli del corpo e tanto meno quelli del forziere.

A ciò va aggiunto che il continuo sforzo aggressivo di promozione dell’ideologia woke, del genderismo, della cancel culture, del fanatismo sul cambiamento climatico antropico dovuto esclusivamente all’anidride carbonica, sono solo fattori di confusione, perché a prescindere dalla loro legittimità o meno, che meriterebbe una discussione a parte, distolgono l’attenzione dal problema principale.

Coloro che si riempono la bocca di ambientalismo e di politiche verdi, potrebbero puntare il dito contro le guerre, gli armamenti e i genocidi, focalizzando il rispetto per la vita come il primo prerequisito minimo e indispensabile per il rispetto dell’ambiente. Restare vivi e integri finché natura vuole, infatti, non è di per sé un obiettivo, ma è il prerequisito per qualsiasi obiettivo.

Sulla base di queste premesse, immagino che gli agricoltori forse otterranno un contentino, ma sarà solo un palliativo momentaneo, se non un inganno.

(7 febbraio 2024)

Trattore (Francesco Galgani's art, February 7, 2024)
(February 7, 2024, go to my art gallery)

L'imponderabilità del Cigno Nero

Maggiore è la nostra consapevolezza degli affari di questo mondo, e maggiore è la nostra capacità di intuirne le direzioni future. Purtroppo, uno sguardo profondo alle complessità internazionali, unito alla palese inadeguatezza e corruzione morale di certe leadership, può portarci a intravedere scenari catastrofici con un certo grado di fatalismo. Da questa prospettiva, la nostra amara sorte è quella di legittimi profeti di sventura.

Tra l’altro, anche mettendo da parte i continui sforzi militari in preparazione dell’Armageddon, riconducendo tale follia, per nostra tranquillità psicologica, più ad un’atavica memoria che a un’imminente realtà, non possiamo esimerci dal notare che il panorama dell'innovazione tecnologica sembra inesorabilmente condurci a un dominio sull'individuo e sulla società sempre più pervasivo. Il controllo totalitario mascherato da progresso scientifico è già una realtà. Senza bisogno di ricorrere agli orizzonti più futuribili, immaginiamo una legge dello Stato che spegne i telefonini ai cittadini “più refrattari al progresso scientifico” (Nigeria, febbraio 2024), che li priva del lavoro e dei contatti sociali (Italia, agosto 2021), che ne espropria il conto corrente (Canada, febbraio 2022) e che ne sospende qualsiasi diritto di base (Pianeta Terra, 2020). Più precisamente, l’esercizio dei propri diritti è sempre più vincolato al possesso e uso di una determinata tecnologia controllata da terzi, rendendoci così sempre più ricattabili, all’interno di uno scenario apocalittico quantomeno imprevedibile.

Tuttavia, una scintilla di speranza risiede proprio nell'imprevedibilità intrinseca alla vita, al cosiddetto fenomeno del "cigno nero". Tale teoria, coniata dallo scrittore Nassim Nicholas Taleb, si riferisce ad eventi di grande impatto, imprevedibili e rari, che, una volta verificatisi, vengono razionalizzati a posteriori come se fossero prevedibili. I cigni neri sfuggono ai modelli convenzionali e alle aspettative, sfidando la nostra comprensione e le nostre previsioni, introducendo variabili che possono alterare radicalmente il corso degli eventi.

Per illustrare il concetto, consideriamo l'eruzione del Laki nel 1783-1784. Questo cataclisma vulcanico in Islanda provocò una serie di conseguenze climatiche, ambientali e sociali devastanti, influenzando significativamente l'intero emisfero settentrionale. Le temperature calarono drasticamente per anni, compromettendo i raccolti e portando a carestie e malattie. Questo evento climatico estremo e assolutamente imprevedibile contribuì a innescare cambiamenti socio-politici rilevanti, tra cui la Rivoluzione Francese.

Immaginiamo cosa potrebbe succedere oggi se il Laki eruttasse di nuovo, mettendo fuori uso gran parte della tecnologia odierna e obbligando anche gli stati più arroganti e crudeli ad una condizione di bisogno. Magari un tale evento indurrebbe persino i più dissennati tra i nostri leader a riconsiderare le loro posizioni.

(4 febbraio 2024)

Cigno nero (Francesco Galgani's art, February 4, 2024)
(February 4, 2024, go to my art gallery)

I popoli sono sempre innocenti

Ieri l'altro il covid, il giorno dopo l'Ucraina, oggi Gaza, domani chissà... tanto odio, tanto, e tanti danni e vite rovinate o uccise.
Tanta inutile sofferenza, con un karma così pesante da travolgerci tutti. E' il karma dell'umanità. Provocare sofferenze, carestie, massacri, distruzione di ogni genere, e calpestare gli altri come se fossero scarafaggi, è un vecchio modo di affrontare i problemi. Un modo arcaico e ben collaudato nella sua inefficacia, perché è un inesorabile boomerang che non fa sconti. E' solo questione di tempo.

Ma i popoli sono sempre innocenti. Il vero problema è che ogni popolo è in mano a un'esigua minoranza di stronzi, e la qualità dello stronzo trascende la nazionalità, la cultura, l'appartenenza religiosa o politica. Addirittura trascende anche la specie, sia essa umana o aliena. La qualifica di stronzo è universale, in qualsiasi angolo del sistema solare e anche oltre. Chi è stronzo, stronzo è e stronzo rimane.

Per questa ragione, secondo me, dovremmo andarci piano con le etichette e con le divisioni in "buoni" e "cattivi". Solo una cosa dovremmo fare, forse l'unica essenziale: saper dire di "NO" ogni volta che qualcuno ci chiede di fare del male a qualcun altro. Tutto qua. Questa, in sostanza, è la nostra responsabilità fondamentale.

Stronzo (Francesco Galgani's art, January 12, 2024)
(January 12, 2024, go to my art gallery)

Lo scopo ultimo dell’intelligenza artificiale

L'obiettivo finale dell'intelligenza artificiale non è altro che bloccare la crescita della consapevolezza umana, in modo che i padroni del potere perseguano incessantemente la loro agenda di dominio e oppressione. L'intelligenza artificiale serve quindi a far sì che i popoli rimangano perennemente sottomessi e privi di potere.

A chi giova tutta questa tecnologia? Le macchine intelligenti servono a dominare le coscienze, spazzando via la libertà e la dignità di ciascuno di noi come foglie secche in un cupo inverno.

Lo scopo ultimo dell'intelligenza artificiale (Francesco Galgani's art, January 9, 2024)
(January 9, 2024, go to my art gallery)

Intelligenza artificiale per aumentare l’oppressione dell’uomo sull’uomo

Mentre il mondo gioisce per le meraviglie dell’intelligenza artificiale, e mentre Google si compiace del suo nuovo algoritmo aspirante competitore di ChatGPT, nulla di nuovo avviene sotto il sole.

Il violento rimane violento e l’oppresso rimane oppresso, e nulla allevia la sua sofferenza.

Esprimo la mia solidarietà a tutta la redazione di Casa del Sole diretta da Margherita Furlan, bersaglio della violenza di Google e dell'aggressività dei suoi algoritmi, che senza esitazione reprimono, censurano e bastonano chiunque osi manifestare un pensiero non allineato con i desideri dei padroni universali.

(21 dicembre 2023)

Cambiare pensiero

E’ necessario cambiare pensiero.

Gran parte della cosiddetta "controinformazione" è dedita a smascherare gli inganni del potere finalizzati al controllo totalitario della popolazione, come la gran voglia di ripetere le restrizioni pandemiche applicate al clima (lockdown e altro). Al tempo stesso, però, la negazione della sensatezza e verosimiglianza del "pensiero unico" non è accompagnata da proposte di modelli alternativi.

Io proporrei una riflessione su quanto segue. Non vogliamo che un gruppetto di folli abbiamo il controllo delle nostre vite, né che applichino ritorsioni e ricatti su di noi finalizzati a piegare le nostre coscienze alla loro volontà. E fin qui, siamo d'accordo. Ma tutta questa libertà rivendicata, a che ci serve? Abbiamo già un ottimo auto-controllo, abbiamo un pensiero olistico e compassionevole verso tutte le creature che ci porta spontaneamente verso l'auto-disciplina per non creare inutile sofferenza, oppure no? E' tutto qui il problema.

Se da una parte è vero che le soluzioni autoritarie proposte dal potere fanno solo danni con nessun beneficio (come nel caso della pandemia), è altrettanto vero che un serissimo problema ecologico esiste davvero. Abbiamo già raggiunto la maturità, come cittadini, di amare la natura e di usarne con parsimonia le risorse, oppure ognuno vuol farsi i cavoli propri fregandosene di tutto e di tutti? Nella seconda ipotesi, allora i cittadini non sono migliori di chi li vuole opprimere con un lockdown climatico o con altre mostruosità simili.

Credo che serva una profonda rivalutazione personale, di ogni cittadino, sui propri bisogni. Ciò non toglie che coloro che ci vogliono imporre privazioni siano i primi a creare disastri ambientali e a sostenere un modello economico basato sulle guerra di tutti contro tutti, che è incompatibile con le risorse naturali e con il quieto vivere.

Secondo me, il primo passo per dare una ridimensionata ai propri bisogni è rendersi conto che "bisogno" è sinonimo di "separazione" e di "paura". «Ho bisogno di qualcosa perché non ce l'ho, perché sono separato da esso, perché ho paura di non avere abbastanza oggi per poter soddisfare i miei bisogni di domani, e quindi accumulo». Questo tipo di pensiero andrebbe sradicato alle fondamenta, superando l'individualismo narcisista che è una delle principali cause dei mali del nostro tempo. Ricostruendo un senso di comunità (oggi inesistente) o almeno di appartenenza a qualcosa di più grande, il nostro comportamento diventerà spontaneamente più ecologico e meno centrato su se stessi, proprio perché ci sentiremo meno "separati" e quindi meno "bisognosi".

Segue un pensiero di Giulio Ripa:

L’umanità è unione

L'Umanità è l'insieme di tutti gli esseri umani e come tale è immortale, si rigenera continuamente. L’Umanità è procreatrice, per questo è eterna come la Natura di cui fa parte, è mutevole ma non si estingue.

L'umanità cioè la totalità degli esseri umani è superiore alla semplice somma dei singoli individui che interagiscono tra loro. E' un tutto in uno.

L'umanità, che resta un mistero nella sua esistenza, nel vivere il mondo ha uno spirito che attraverso il linguaggio s'incarna nei singoli individui generati.

Quando parliamo invece dell'Uomo, convenzionalmente ci riferiamo ad un "uomo in generale" che nella realtà non esiste. Non si può studiare l'uomo in sé come se fosse isolato dal resto del mondo. Gli uomini sono diversi tra loro. Si diventa individui dando espressione singolare all'umanità.

L'uomo come singolo individuo è un essere mortale, ha una vita temporanea, limitata nel tempo. Il suo corpo è mortale mentre la coscienza è eterna in quanto appartiene a tutta l'umanità non al singolo individuo.

Ma a causa dell'istinto di sopravvivenza ed autoaffermazione, la voglia di vivere dell'individuo, nel desiderare un piacere senza fine, provoca la sofferenza negli altri individui ed a volte anche a se stesso. Quando si perseguono interessi indivisibili, cioè individuali, l'individuo viola lo spazio, la dignità, l'identità, il rispetto dell'altro. Farsi individuo violenta l'individualità di un'altra persona.

Se nell’individualità prevale la logica che “Io sono quel che sono in relazione a me stesso” si provoca una separazione tra individui.

E' necessario ritornare alla unione originaria cambiando lo stato di coscienza in un Io relazionale che si sente come tutt’uno con il mondo.

Solo nella relazione l'uomo è tale.

Con un processo di liberazione interiore, mettendo in discussione il proprio Io egoico-bellico, l'uomo si libera da una individualità separata da tutto il resto, riscoprendo la propria natura universale nella relazione con l'altro. L’Umanità è unione.

L'umanità è unione (di Giulio Ripa)

Libertà di parola? Vietato commentare la Pubblica Amministrazione

Nel mio precedente articolo, avevo commentato la libertà di dissentire, prendendo spunto dal putiferio accaduto per il disegno di una bambina.

Vediamo adesso come vanno le cose in Italia. C'è una notizia riportata dal Fatto Quotidiano che inizia così:

Il Governo Meloni mette definitivamente il bavaglio ai dipendenti pubblici e nel mondo della scuola scatta la preoccupazione. Presidi, maestri, professori, dirigenti amministrativi, collaboratori scolastici (così come tutti gli impiegati dello Stato) dal 14 luglio [2023] non potranno più fare un commento, esprimere un’opinione su Facebook, su Twitter, su Instagram o su qualunque altro social media. [...]

Poteva anche andare peggio, ad es. proibendo per sempre a qualsiasi cittadino di esprimere un'opinione non gradita al Potere del momento. Questa è la strada auspicata da quei pochi fanatici che comandano il mondo, e ci arriveremo... se non ci sarà prima un sussulto di dignità da parte di noi persone comuni e soprattutto la capacità di creare comunità, oggi completamente assente.

(13 luglio 2023)

Libertà di dissentire?

Masha Moskaleva

Mentre la raccolta firme in Italia per indire due referendum contro la guerra e uno a protezione della sanità pubblica è sostanzialmente fallita, salvo improbabili sorprese degli ultimi giorni, mi sto ancora ponendo domande sull’area del dissenso.

Il problema, forse, è all’origine del concetto stesso di libertà di pensiero e di espressione: dissentire è un diritto? Oppure quando ci troviamo dentro un gruppo, per scelta, per costrizione o per destino, l’unico pensiero ammesso è quello che si conforma a tale gruppo?

Il disegno qui riportato risale a marzo 2013 ed è di Masha Moskaleva, bambina russa di 12 anni. E’ un disegno che ha scatenato sia un bel putiferio nella sua vita, sia una grande strumentalizzazione in rete e nella stampa filo-occidentale. La conseguenza di tale libera espressione di pensiero è stata l’arresto del padre e la consegna della bambina ad un orfanotrofio. Io non sto minimamente sostenendo le idee di Masha, di cui però apprezzo il cuore compassionevole e anche la grande ingenuità. La situazione reale della guerra, e delle sue cause, è molto più complessa di come da lei disegnata, ma non è questo il punto.

Quello che mi interessa notare è che lei sta esprimendo un’opinione minoritaria all’interno del sistema russo, facendo parte di una certa “area del dissenso” contro l’operazione militare speciale, e per questo sia lei che il padre sono stati pesantemente puniti.

Anche in Italia bambini e genitori che fanno parte di un’altra area del dissenso, e nello specifico di quella contro l’obbligo vaccinale, sono stati pesantemente puniti, anche in questo caso con l’allontanamento dei bambini dalla famiglia, con ricatti, violenze, esclusione sociale, scolastica e lavorativa.

Sembra che le aree del dissenso siano sempre mal tollerate dal sistema. Ma anche il dissenso dentro l’area del dissenso è poco tollerato.

Tra l’altro, l’area del dissenso italiana, che è fortemente critica verso il sistema NATO, spesso cerca di esprimere amicizia verso la Russia piuttosto che ostilità, per cui non sottolinea troppo le vicende come quella di Masha Moskaleva, altrimenti la divisione in buoni e cattivi non funziona più. Ciò non toglie che la NATO stia causando un’infinità di sofferenze evitabili.

(8 luglio 2023)

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