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Pillole di Buddismo - La gratitudine

Vivere consapevolmente grati di tutto ciò che abbiamo ricevuto dagli altri, con il desiderio di ricompensarli, arricchisce la nostra esistenza. Ignorare ciò che dobbiamo agli altri impedisce il cammino verso la crescita personale.

La gratitudine verso i propri genitori, pur potendo sembrare una piccola cosa, è la prova del nostro sviluppo e della nostra crescita come esseri umani. Una persona che non riesce ad amare i propri genitori non può amare nessuno. L’essenza del nostro cammino spirituale consiste nel superamento della nostra mancanza di compassione. Sia il mondo orientale che quello occidentale convergono su questo punto: la cultura confuciana enfatizza la pietà filiare, mentre la tradizione giudaico-cristiana insegna i comandamenti di Mosè, tra i quali ricordiamo: «Onora il padre e la madre». Laddove i figli smettono di onorare i genitori (e i genitori smettono di fare da guida per i figli), la società si disintegra.

Anche se ognuno di noi ha un padre biologico, esistono molte altre figure paterne, come i maestri, i santi e i saggi. Lo stesso discorso può essere declinato al femminile per le figure materne, ad es., tra le figure materne della nostra epoca, mi viene in mente l'indiana Vandana Shiva. Se apriamo la nostra mente a tali figure, siamo certi di incontrare una guida per tutta la vita. Possiamo imparare qualcosa da tutti, come ci ricorda Confucio: «Quando incontrate persone virtuose cercate di emularle, quando incontrate persone che tali non sono, guardate in voi e meditate. Se viaggiassimo in tre, certamente avrei sempre un maestro accanto: dell’uno coglierei i pregi per trarne esempio, dell’altro coglierei i difetti per emendarmi. Pertanto è essenziale l’altrui presenza, giacché è nel rapporto con l’altro che si attiva il pensare e l’agire dell’uomo». Queste parole di Confucio dovrebbero più che mai rafforzare la nostra gratitudine per l’incontro con altre persone e per la loro esistenza. Ciascuno di noi esiste perché esistono gli altri, e viceversa. Il monaco buddista giapponese Nichiren Daishonin dimostrò rispetto e compassione persino per chi attentò alla sua vita, senza la minima lamentela, sostenendo che tutto il suo agire era motivato dal ripagare il suo debito di gratitudine; in una lettera, riferendosi al fatto che in nessun luogo del Giappone fosse al sicuro perché era odiato da tutti, scrisse: «[...] Come le montagne si sovrappongono alle montagne e le onde seguono le onde, così le persecuzioni si aggiungono alle persecuzioni e le critiche si aggiungono alle critiche. [...]», e in un'altra lettera espresse così i suoi sentimenti al riguardo: «[...] Ho fatto tutto questo unicamente per ripagare il debito di gratitudine che ho con i miei genitori, con il mio maestro, con i tre tesori del Buddismo e con il mio paese. Per loro ero disposto a distruggere il mio corpo e a dare la mia vita sebbene, come poi accadde, sono riuscito a scampare alla condanna a morte. [...] Ma sono tormentato da alcuni dubbi. [...] Anche facendo tutti gli sforzi possibili per la salvezza degli altri, è molto difficile salvarli dalla retribuzione del karma che loro stessi hanno creato. [...] Inoltre,  non  posso fare a meno di pensare che, qualunque cosa accada, bisognerebbe sempre preoccuparsi e avere compassione dei propri figli e discepoli. [...]». Ricordiamo anche le parole di Nelson Mandela, che ci ha lasciato l'esempio di trattare come amici persino i suoi oppressori: «Nel fondo del cuore di ogni individuo alberga una fiamma di bontà e umanità che non potrà estinguersi mai del tutto. Nel momento in cui si riesce a toccare profondamente il cuore di una persona, questa fiamma può arrivare a trasformarla completamente».

Per quanto riguarda coloro i cui genitori non ci sono più, la saggezza e la virtù dei genitori continuano a persistere nella vita e nelle azioni dei figli e dei nipoti.

Coloro che continuano a nutrire il desiderio di apprendere e di svilupparsi, indipendentemente dall’età o dalla posizione sociale, riescono a manifestare potenzialità oltre ogni immaginazione.

Tutti i figli sono “creature del futuro”. Tutti gli adulti, non solamente i genitori, devono assumersi la responsabilità del futuro dei giovani. Per questo è importante passare da una educazione che soddisfi le esigenze della società a una società che soddisfi le esigenze fondamentali dell’educazione. Tra queste esigenze fondamentali, vedo prioritario il passaggio da una cultura competitiva e giudicante, basata su lamentele, pretese e accuse, ad una cultura di gratitudine, lode e accoglienza della vita così com’è. In tale rinnovata cultura, la vita di ciascuno ha senso in quanto parte di un tutto di cui tutti facciamo parte, come insegna la filosofia e religione africana dell’Ubuntu, o come ci ricorda il mistico, poeta e filosofo persiano Shams Tabrizi, quando dice: «Il dolore di un uomo ci farà male a tutti. La gioia di un uomo farà sorridere tutti».

Quando incontriamo un bambino o una bambina, partiamo dal presupposto di poter imparare qualcosa insieme. Un’esistenza basata sulla gratitudine per la vita riduce spontaneamente i propri bisogni a quelli essenziali, senza lasciarsi inghiottire e distruggere dal tecno-turbo-capitalismo contemporaneo: tra questi bisogni essenziali, quelli animici di nutrimento e scambio affettivo prevalgono.

I figli osservano sempre i propri genitori, e i loro litigi li possono ferire profondamente. E’ molto importante che i genitori si integrino e si aiutino a vicenda per creare una famiglia saggia e allegra, nella quale i figli possano crescere con valide figure di riferimento.

(20 luglio 2021)

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