You are here

Sulla strada del cambiamento

È facile smettere di fumare se sai come farlo

Questo è il primo articolo della nuova sezione del mio blog "Sulla strada del cambiamento", nella quale desidero raccogliere testimonianze importanti di come importanti cambiamenti in positivo siano possibili.

Ringrazio un caro amico per avermi illustrato il libro "È facile smettere di fumare se sai come farlo", che qui segnalo e di cui riporto una recensione, per utilità di tutte le persone fumatrici che amano così tanto la vita da non volersela più fumar via giorno dopo giorno... con l'augurio di una vita migliore per tutti :)))

Sito ufficiale: http://www.easywayitalia.com
Titolo: È facile smettere di fumare se sai come farlo
Autore: Allen Carr
Editore: EWI, 2004
ISBN: 8890123303, 9788890123306
Lunghezza: 192 pagine

Segue la recensione di Rita Celi, Repubblica.it, maggio 2007

La chiave per riuscire in qualsiasi impresa

Pace interiore e benessere a te che leggi! :)))
Apro questo articolo con una mia poesia, e a seguire un racconto di Lev Tolstoj...

Fede
 

Attingo col cuore
alla fonte di felicità
affinché io sia Amore
dove c'è ostilità:

di luce e cuoricini
l'aria s'appacifica,
esser tra noi vicini
l'anima magnifica...

Chi sa ascoltare,
e nel valor d'ognuno crede,
senza mal giudicare,
ha la miglior fede.

(Francesco Galgani, 5 aprile 2015)

In omaggio alle donne

Oggi è la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.
Regalo a tutte questa poesia :)

Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne

Non sei sola,
molte donne vere,
lese da identica pena,
vorrebbero esser comprese:

in te c'è un valore
che al freddo della paura
risponde con un calore
che futuro nuovo raffigura!

Affrontare ogni violenza
con l'arma della non-violenza,

è la vittoria su quel male
che vorrebbe a sé altro male,

sconfiggendolo con un bene
che sa diffondersi molto bene...

attorno al cuore da cui proviene!

(Francesco Galgani, 21 novembre 2014)
https://www.galgani.it/poesie/index.php/poesie/270-giornata-internazionale-per-leliminazione-della-violenza-contro-le-donne-con-video-silenzioso-e-info

Pagina con informazioni per chi ha bisogno di aiuto:
http://psicologia.doctissimo.it/disturbi-psicologici/traumi/violenza-chi-rivolgersi.html

Un video silenzioso, dedicato a questa giornata:
https://youtu.be/-qt5gzvhvO8

2016: un anno importante per ripulire il proprio cuore

La vita è il primo di tutti i tesori, più prezioso di tutti gli altri tesori dell'universo. Non è il primo in relazione a qualcos'altro: lo è in senso assoluto, per questo ogni sopruso e crudeltà verso le persone e la natura, a cui la nostra civiltà ci ha fin troppo abituati, sono totalmente e assolutamente da rigettare. In tutto il mondo non esiste un tesoro altrettanto prezioso quanto la vita di ogni singola persona: ogni individuo possiede una dignità e un potenziale infiniti, e una natura fondamentalmente positiva nel proprio cuore, in grado di contribuire a un cambiamento di direzione per quanto sta accadendo in Italia e nel mondo.

La realizzazione della pace, della felicità e di un futuro migliore per tutti è un ideale al quale tutta l'umanità aspira, ma l'unico modo per concretizzarlo inizia dal nostro cuore: il desiderio di vivere bene e di aiutare gli altri, infatti, rimane astratto se, ad esempio, non riusciamo né a parlare con i nostri familiari, né a costruire autentici rapporti umani, basati sulla solidarietà e sulla crescita reciproca.

Un impegno sincero a migliorare noi stessi, a ripulire il nostro cuore da tutta la sporcizia che può farlo soffrire (odio, gelosie, rancori, animalità, collera, arroganza, senso di impotenza, trascuratezza, ecc.), non lascia più neanche il tempo di lamentarsi dei problemi o di mettersi a criticare gli altri. Un simile cambiamento dei nostri cuori, delle nostre menti, è più che sufficiente per rivoluzionare il mondo. La base dell'educazione umana, e dell'agire quotidiano, dovrebbe essere l'amore: una persona cresciuta con amore non è competitiva, non ricerca il successo personale a spese altrui, piuttosto desidera contribuire al benessere degli altri e della società. Come disse Gandhi: «Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo».

Auguriamo a tutti un 2016 nuovo nelle idee e nei fatti,
Francesco Galgani, componente del Direttivo del Circolo
Armando Santoro, presidente del Circolo

tratto dal "Circolo Culturale Mario Luzi di Boccheggiano":
http://www.circoloculturaleluzi.net/news.php?lng=it&pg=1966

Come prepararsi per la Santa Pasqua (messaggio per tutti, credenti e non)

Oggi è il 6 febbraio 2016. Tra "soli" 50 giorni sarà Pasqua... e se questo sarà davvero un anno di rinnovamento interiore, come ho augurato a dicembre 2015 nel mio messaggio "2016: un anno importante per ripulire il proprio cuore", allora vale la pena di pensare per tempo a questa festa, accogliendola come merita, cioè senza creare tanta inutile sofferenza e con uno sguardo di Amore e di Compassione il più ampio possibile. Per tale ragione, regalo ai miei lettori - con congruo anticipo - il volantino in calce, scaricabile a questo link.

Ringrazio chi avrà la sensibilità di leggerlo e di rifletterci,
Francesco Galgani

Pasqua felice, Pasqua vegan

Pianeta Terra. Nessun essere umano è illegale

In quest'epoca di grandi incertezze e conflitti, i mass media sono dediti a dare visibilità quasi esclusivamente agli aspetti peggiori dell'essere umano, solitamente distorcendo la realtà e coltivando negli individui senso di disperazione, di impotenza, di rabbia e di odio. Ma la visione del mondo proposta da TV e giornali non è l'unica, per fortuna: molte persone, spesso dietro le quinte, senza ricevere né lodi né visibilità, sono dedite alla giustizia, alla verità, al diffondere pace, con un impegno vero in grandi battaglie non-violente. Per tale ragione, pubblico volentieri l'intervista seguente a Martina Pignatti Morano, presidente dell'associazione pacifista "Un ponte per..." (www.unponteper.it).

Fonte originale: Buddismo e Società n.175 - marzo aprile 2016 (link all'articolo originale)
Autorizzazione alla ripubblicazione nel presente blog concessa dall'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Intervista a Martina Pignatti Morano

Pianeta Terra. Nessun essere umano è illegale

di Monica Piccini

Verso la Pace... tra pessimo e ottimismo

Mi è già capitato più volte di essere etichettato come “pessimista” da parte di alcuni miei lettori, a cui evidentemente non sono riuscito a trasmettere il senso e le intenzioni del mio scrivere. In effetti, per “entrare” in molti miei articoli e nelle mie poesie, servono tempo ed interesse, ed una prima lettura potrebbe non bastare.

Riflettendo su queste cose, una persona cara mi ha chiesto se mi considero un “realista”: non è nemmeno questa la mia posizione, per almeno due motivi. Il primo è che di solito sono proprio i pessimisti a considerare se stessi come realisti. Il secondo è che non esiste un'unica realtà, ma tante realtà: nessuno possiede la realtà, ma al massimo può riuscire a vedere una parte di essa, come esemplificato dalla parabola buddista dei ciechi e dell'elefante (per chi non la conosce, la riporto in calce).

Piuttosto, mi ritengo un instancabile e inguaribile “ottimista”, perché credo fermamente che con i miei scritti sto contribuendo alla costruzione di un futuro migliore per tutti. Anche quando critico, anche quando lo faccio aspramente e con toni severi, in cuor mio c'è sempre l'intenzione di suscitare una reazione propulsiva verso un cambiamento interiore, che parta dalla consapevolezza delle tematiche oggetto delle mie denunce: è mia ferma convinzione che più noi cittadini saremo consapevoli del mondo in cui siamo inseriti e delle scelte dei potenti, e maggiore sarà la nostra possibilità di farci protagonisti del presente e del futuro. Mentre i mass media fanno di tutto per gettarci nell'apatia, nel senso di impotenza e nella disperazione, inculcandoci falsità e gettando nella spirale del silenzio ciò che più di tutto sarebbe urgente conoscere, io provo a muovermi in una direzione diametralmente opposta. La Fede trasmessami dal mio maestro Daisaku Ikeda mi dà la certezza che nessuna delle mie parole andrà sprecata e che quel che scrivo oggi potrà toccare molte persone anche in un futuro molto lontano. Io ho una grande fiducia nelle persone: anche quando scrivo che le attuali direzioni dello sviluppo tecnologico e dell'economia ci stanno portando via tutto, anche la nostra dignità, è proprio perché mi sto appellando a quel senso di dignità e a quell'amor proprio che ciascuno di noi dovrebbe avere.

Nei miei articoli, spesso invito ad attente riflessioni. E lo faccio anche adesso: quando denuncio qualcosa, è sempre finalizzato ad indicare, più o meno esplicitamente, una strada da percorrere.

E se a fine giornata, dopo aver consumato le mie energie per scrivere un articolo o una poesia, togliendo tempo ad altre attività comunque rilevanti per il mio vivere, benedico tutto ciò con una preghiera affinché da questo seminare nascano buoni frutti, è perché questa è la mia Fede.

Solo chi è così folle da credere di poter cambiare il mondo, alla fine lo cambia per davvero. Io credo di poter cambiare il mondo, ma non da solo, insieme a tutti voi. Ciascuno di noi ha un talento: vorrei che unissimo le nostre capacità per andare insieme verso la Pace.

Francesco Galgani,
18 ottobre 2016

Buddismo e Società n.92 - maggio giugno 2002
http://www.sgi-italia.org/riviste/bs/InternaTesto.php?A=162&R=1&C=92

Speciale Fiabe buddiste

I ciechi e l'elefante

A tutti gli Artisti della Vita (lettera aperta)

Herbie Hancock e Wayne Shorter sono icone della creatività musicale. Più volte vincitori del premio Grammy Award, le loro innovazioni hanno influenzato per più di mezzo secolo il panorama dell'improvvisazione musicale. Quando il sito web NEST HQ ha chiesto loro di dare dei consigli agli artisti più giovani alla luce delle attuali sfide globali, hanno risposto con la lettera aperta pubblicata in "Wayne Shorter & Herbie Hancock Pen an Open Letter to the Next Generation of Artists", di cui riporto qui di seguito la traduzione:

«Viviamo un tempo turbolento e imprevedibile. Dall'orrore del Bataclan (Parigi) agli sconvolgimenti in Siria, agli insensati spargimenti di sangue di San Bernardino (USA), siamo in un'epoca di grande confusione e di dolore. Come artista, crea­tivo e sognatore che vive in questo mondo, ti chiediamo di non farti scoraggiare da ciò che vedi, ma di utilizzare la tua vita e la tua arte come strumenti per la pace.
È vero che i problemi da affrontare sono complessi, ma la via della pace è semplice: comincia da te. Non occorre vivere in un paese del terzo mondo o lavorare in una ONG per fare la differenza. Ognuno di noi ha una missione unica. Siamo tutti parte di un immenso puzzle dove la più piccola azione influenza profondamente tutto il resto.
Tu conti. Le tue azioni contano. La tua arte conta.
Pur essendo rivolta agli artisti, questa lettera trascende i confini professionali e fa appello a ogni singola persona.

Sulle guerre, sulla pace e sull’amore (messaggio per San Valentino 2017)

Oggi dovrebbe essere un giorno di festa dell’Amore. In realtà, dovrebbe esserlo ogni giorno, ma sovente siamo troppo armati di egoismo e arroganza da rendercene conto. La rabbia distrugge, le cattiverie feriscono, gli insulti uccidono (cfr. [1]). Le guerre non hanno vincitori e vinti, ma solo perdenti.

Ma come si arriva alle guerre, anche a quelle che mai vorremmo, sia tra popoli, sia semplicemente con le persone a noi care? Mi tornano a mente queste parole di Boris Porena, saggista, compositore e didatta, le cui attività trentennali si basano sull’ipotesi metaculturale: «[…] Intanto, l'ipotesi non è una verità, ma qualcosa che sussiste finché non viene contraddetta. E noi siamo ancora in attesa di essere contraddetti. Per "ipotesi metaculturale" noi intendiamo una riflessione (meta qui è usato in questo senso, n.d.r.) sulla nostra condizione culturale. L'importanza di un atteggiamento metaculturale, non solo nella scuola, è che bisogna riconoscere che qualsiasi cosa io dica o faccia sto adempiendo a una cultura e, in quanto tale, relativizzabile rispetto a un'altra. Devo mettere in conto che io non arriverò mai a una verità assoluta e definitiva. Il che significa che all'interno della cultura di cui mi servo e dichiarato l'ambito in cui mi muovo, posso benissimo definire un valore assoluto. Un cristiano, un cattolico, un buddista può certamente avere degli assoluti, purché li sappia localizzare. Può darsi che al mio modo di pensare partecipino anche altre componenti, biologiche, genetiche, ma sicuramente, nel momento in cui espongo le mie idee, devo dichiarare il mio ambito culturale. Se credo di possedere la verità e propugno idee come fossero universali, allora ci possono essere conseguenze gravi, conflitti, guerra e bombe in testa. La consapevolezza dell'universo culturale locale, o UCL, serve a abbassare la soglia di pericolo reciproco. […]» [2].

Appunto, cerchiamo di abbassare il pericolo reciproco. Come disse il fondatore del Buddismo: «[...] Miei saggi discepoli voi fate la stessa cosa. Non sapete ciò che è giusto e ciò che è sbagliato né ciò che è bene e ciò che è male e per questo litigate, vi accapigliate e vi insultate. Se ognuno di voi parlasse e ascoltasse l’altro contemporaneamente la verità vi apparirebbe come una anche se ha molte forme» [3].

Vorrei la fine di ogni guerra, personale e collettiva, così che ogni persona possa, disarmata, guardare alla meraviglia della vita con lo stupore di un bambino.

Chiudo gli occhi, e ascolto il cinguettio degli uccellini.

Dopo un po’, mi tornano a mente quei gabbiani di pochi giorni fa, che mi ispirarono questa poesia [4]:

Sulla spiaggia e sugli scogli,
osservo i gabbiani.

Magnifici,
spettacolo di vita.

Il mio sangue donato
affinché anche Tu
possa vederli ancora.

Ripenso a tutto il calore ricevuto. Ne vorrei ancora. Se non ci fosse una forza amorevole e protettiva che custodisce le nostre vite, non camperemmo un secondo di più. Nessuno è da solo e nessuno da solo può vivere. Io ho bisogno di Te, Tu hai bisogno di Me.

Fiducia e gratitudine sono le basi dell’Amore, e a sua volta l’Amore le alimenta. Io ho la grande fortuna di aver incontrato Serafina, che amo e con cui condivido questa visione, ma questo non significa che chi è single o sta vivendo tribolazioni sentimentali abbia qualcosa in meno: tutti siamo parte di un tutto amorevole e pieno di vita, quindi tutti siamo fatti per togliere sofferenza e dare felicità, per fare cose belle e contribuire a un mondo migliore. Se le soddisfazioni personali non arrivano subito, arriveranno poi, non c’è fretta. A chi si sente solo, o sola, dico due cose: la prima è che sono stato single 28 anni, la seconda è che ciascuno ha una propria missione in questa vita, con i propri tempi, e che ogni giornata può esser sempre vissuta pienamente. Ogni giorno possiamo far qualcosa di buono per noi e per gli altri. Se non ce ne rendiamo conto, è perché il nostro cuore è avvelenato e sofferente: le cose più piccole e semplici, ma pur sempre magiche, come un tramonto sul mare o il cinguettio degli uccellini, possono farci sentire felici e grati di essere vivi, e allora tutto cambia.

Oggi è San Valentino, giorno di solito associato agli innamorati. Magari, tra un po’ di tempo, nei calendari, al 14 febbraio, ci sarà scritto: “Festa dell’Amore per la Vita e della fine di ogni guerra”.

Francesco Galgani,
14 febbraio 2017

Fonti:
[1] Insultare è come uccidere, https://www.informatica-libera.net/content/insultare-è-come-uccidere
[2] Il pensiero aleggia su di noi e ognuno può prenderne un pezzetto. Intervista a Boris Porena, di Anna Cepollaro, Buddismo e Società n.162 (gennaio febbraio 2014), http://www.sgi-italia.org/riviste/bs/InternaTesto.php?A='3720'
[3] tratto dalla parte conclusiva della parabola dei ciechi e dell'elefante, nella versione rielaborata da Roberto Carvelli: https://www.informatica-libera.net/content/verso-la-pace-tra-pessimo-e-ottimismo#elefante
[4] poesia pubblicata in: https://www.galgani.it/poesie/index.php/poesie/660-avis-associazione-volontari-italiani-sangue

Seminare Amore e Dialogare con Tutti per curare ogni persona: l'esempio di Medici Senza Frontiere

All'opera dal 1971, all'epoca della crisi del Biafra, Medici senza Frontiere (MSF) è diventata in questi quarant'anni una delle organizzazioni umanitarie più efficienti del pianeta, in grado di allestire un campo di assistenza medica nell'arco di quarantotto ore. Guidati dall'obiettivo di curare ogni persona, hanno sviluppato competenze diplomatiche e relazionali tali da riuscire ad arrivare anche alle più piccole e isolate frange di popolazione in luoghi di guerra, di calamità naturale e in generale di emergenze sanitarie.

Il 3 ottobre 2015, bombardamenti aerei statunitensi hanno ucciso 42 persone e distrutto l'ospedale traumatologico di MSF a Kunduz, in Afghanistan. Il video seguente ricorda il lavoro svolto in quell'ospedale, fa capire cosa significa rischiare la vita ogni giorno per salvare le vite altrui, donando se stessi e le proprie competenze. Fa capire quale sia l'opera di Medici Senza Frontiere e quante cose drammatiche e ingiuste stanno accadendo... in mezzo alle quali, però, c'è comunque chi semina Amore e dialoga con tutti per curare ogni persona.

Non è l'unico caso del genere. Pochi giorni fa è successa la stessa cosa. «Siamo scioccati dall’attacco contro il personale del Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC) in Afghanistan, provincia di Jawzan, mercoledì 8 febbraio 2017. L’attacco ha provocato la morte di sei operatori umanitari, mentre di altri due non si hanno notizie.» (fonte)

Meglio dialogare che bombardare: ci guadagniamo tutti.

Riporto alcuni estratti di un'intervista pubblicata sulla rivista "Buddismo e Società" n.141 - luglio agosto 2010, a Kostas Moschochoritis, direttore della sezione italiana di Medici Senza Frontiere.

In Italia per curare tutti: progetto "Nessuno Escluso" di Emergency

In Italia, 11 milioni di persone non hanno accesso alle cure mediche.

In questo blog ho già dedicato un articolo a "Medici Senza Frontiere". Stavolta vorrei dare visibilità a una campagna di Emergency, dal titolo "Nessuno escluso", che sostanzialmente consiste in una raccolta fondi tramite sms solidale di 2 euro al 45565, fino al 17 aprile 2017, allo scopo di aprire un centro di orientamento sociosanitario e finanziare due ambulatori mobili a Milano. La situazione umanitaria italiana è gravissima ed Emergency offre cure mediche gratuite ai più bisogni (italiani o stranieri che siano, senza distinzioni), arrivando dove non arriva la sanità pubblica. Maggiori informazioni sulla campagna si trovano alla pagina: http://www.emergency.it/numero-solidale-45565.html

In Italia, Emergency ha offerto oltre 260.000 prestazioni (dato aggiornato al 31 dicembre 2016).

Nonostante sia un diritto riconosciuto, anche in Italia il diritto alla cura è spesso un diritto disatteso. Nell'articolo "I giochi sporchi delle case farmaceutiche e il popolo che muore" (pubblicato il 3 marzo 2017 sul blog di Grillo), leggiamo:

«[...] I tagli ai servizi pubblici essenziali, imposti dalle politiche di austerity dell'Europa, hanno costretto ben 11 milioni di italiani a rinunciare alle cure mediche. In Grecia cala l'aspettativa di vita, mentre lo Stato taglia del 94% i trasferimenti ai 140 ospedali pubblici del Paese. Secondo il rapporto "Povertà e diseguaglianze in aumento", curato da Caritas Europa nel 2015, nei sette Paesi che hanno sofferto di più della crisi (Italia, Portogallo, Spagna, Grecia, Irlanda, Romania, Cipro) il 22,8% dei cittadini ha rinunciato a curarsi perché non hanno i soldi: stiamo parlando di oltre 35 milioni di cittadini. Il gruppo Efdd - Movimento 5 Stelle lotta al Parlamento europeo per difendere i cittadini. La salute è un diritto fondamentale. Piernicola Pedicini ha denunciato l'asservimento della classe politica alle lobby farmaceutiche. Nel suo discorso cita quattro esempi:

- SOFOSBUVIR: farmaco usato per il trattamento dell'epatite C, viene venduto in Unione Europea a un prezzo che è 277 volte quello di produzione. (fonte)

- VACCINO PER LA PERTOSSE: si produce a meno di un dollaro ma in Unione Europea si vende a 120 dollari. (fonte)

- ERLOTINIB: è un farmaco usato per il trattamento dei tumori al pancreas, costa 15.000 euro e produce un aumento medio della sopravvivenza di appena 10 giorni. (fonte)

- CETUXIMAB: è un anticorpo somministrato per il trattamento dei tumori al polmone, costa 8.000 euro a paziente e produce un aumento medio della sopravvivenza di un mese e mezzo. (fonte)»

Per maggiori informazioni sull'attività di Emergency, riporto alcuni link:

Chi ha sofferto di più, ha il diritto di diventare la persona più felice! (Messaggio per l'8 marzo)

8 marzo - Festa della Donna«Lo spirito di una donna che dedica la sua vita alla pace e al bene dell'umanità è nobile, forte e prezioso. Non c'è nulla di altrettanto eterno.»

(Daisaku Ikeda, tratto dal libro "La mappa della felicità", Esperia editore)

«[...] Nulla è più spregevole della violenza contro le donne. È una cosa assolutamente imperdonabile. Voglio che tutti gli uomini lo ricordino. Purtroppo, nella società di oggi c'è una generale tendenza a incoraggiare la promiscuità sessuale e la violenza. Il punto è non cadere vittime di questa tendenza. Spero che gli uomini si comportino sempre in maniera irreprensibile. Sarebbe una vergogna se si comportassero diversamente. Le donne, da parte loro, dovrebbero essere sagge e prudenti, ed esercitare la massima attenzione per proteggere se stesse.
Posso solo immaginare l'incredibile angoscia fisica e mentale che devono provare le donne che sono vittime di violenze sessuali. A chi ha attraversato questa dolorosissima esperienza voglio dire: benché abbiate perso la fiducia negli altri o vi sentiate annientate, ricordatevi per favore che nessuno può distruggere ciò che siete. Per quanto crudelmente siate state ferite, voi restate immacolate come la neve appena caduta.
Il Buddismo insegna che il fiore di loto cresce nelle acque melmose. Ciò significa che le nostre vite assolutamente nobili continuano a brillare anche in mezzo alle più sgradevoli realtà della vita, come il puro bianco fiore di loto che sboccia in mezzo al fango senza esserne sporcato.
Proprio a causa di ciò che avete subito, ci sono dolori e sofferenze nei cuori degli altri che solo voi potete notare, e puri sentimenti di amore e di amicizia che solo voi potete scoprire. Sicuramente ci sono tante persone che hanno bisogno di voi. Se vi date per vinte, sarete solo voi a perderci.
Nulla, nessuno potrà mai offuscare il vostro intrinseco valore. Vi chiedo di avere coraggio, di dire a voi stesse che non permetterete che questa terribile prova vi sconfigga.
Chi ha sofferto di più, chi ha sperimentato la tristezza più grande ha il diritto di diventare la persona più felice. A che servirebbe la nostra pratica buddista se i più infelici non potessero diventare felici? Le lacrime che versate purificano la vostra vita e la fanno brillare. Vivere con questa convinzione e continuare ad andare sempre avanti è lo spirito del Buddismo ed è anche l'essenza della vita.
Forse non volete parlare a nessuno del vostro dolore e della vostra angoscia, ma vi raccomando con forza di confidarvi con qualcuno, fosse anche un'unica persona di cui avete fiducia e sulla cui discrezione potete contare. Non dovete soffrire in totale solitudine.
[...]»

(Daisaku Ikeda, tratto dal libro "Amore e amicizia", Esperia editore, pag. 69)

 

We're all responsible  to make a change

Per una vita lunga e felice

LuceAi guerrafondai, a coloro che son pronti a scagliare la prima pietra, a chi alza la voce, a chi cede al turpiloquio, a chi si sente superiore, a chi offende, a chi rifiuta il dialogo, a chi ha voglia di distruggere... io dico: «Ama la Vita e sentitene parte! Gioiscine! Riponi la sciabola e accogli la felicità!».

La vita è bella, sempre e comunque, anche nelle situazioni più difficili e sofferte. Noi siamo qui per amare la vita, proteggerla, lodarla, ringraziarla. Lottare fa parte della bellezza della vita. Credere in tutto ciò fa parte della nostra forza. Coltivare una sana spiritualità, diretta alla pace, all'amore, alla compassione, è la via per cambiare noi stessi, e quindi il mondo. Non c'è bisogno di dire agli altri come dovrebbero vivere, non c'è bisogno di imporre nulla, neanche di giudicare... perché quando il cuore è in pace ovunque diffonde pace.

Albert Einstein (1879-1955) disse: «Solo l'esempio concreto di una persona pura e al tempo stesso forte può fungere da guida verso nobili ideali e altrettanto nobili azioni» [1]. Io sono sicuro che ciascuno di noi può essere questo esempio concreto e positivo ;-)

Nel Tao Te Ching («Il Libro della Via e della Virtù»), scritto dal saggio Lao Tzu probabilmente tra il IV e III secolo a.C., è scritto: «Chi possiede molte cose materiali è considerato un benestante, ma solo colui che conosce se stesso, ed è tutt’uno con l’universo, è veramente ricco e autosufficiente. Forza di volontà nell’applicarsi allo scopo significa carattere, ma solo la serenità della mente, la tranquillità dello spirito, ci permetteranno di vivere una vita lunga e felice» [2].

Francesco Galgani,
12 aprile 2017

In occasione del prossimo attentato terroristico

In un'epoca confusa, caotica, in cui l'esistenza è avvelenata da moti interiori tutt'altro che nobili, seminar paura e angoscia, su un pubblico teatrino in cui regnano ignoranza e disinformazione, è la principale occupazione di chi vuole esercitare con la forza azioni immorali (e sovente disumane) che altrimenti la popolazione difficilmente accetterebbe.

Il nemico da combattere non è una persona, non è un'etnia, non è un gruppo o una nazione. Basterebbe guardare con onestà dentro noi stessi, ogni volta che ci siamo completamente disinteressati dell'altrui benessere, o quando, peggio, abbiamo gioito dell'altrui sofferenza.

Quasi tutti i mali del mondo derivano da un'unica causa, da un cuore umano offuscato dai suoi egoismi e incapace di cogliere lo splendore, la ricchezza, la bellezza e il miracolo della propria e dell'altrui vita.

Se vogliamo combattere il terrorismo, non dobbiamo far terrorismo. Se vogliamo vincere su un nemico, non dobbiamo essere come lui.

L'unica risposta all'odio, è l'Amore. La risposta alla paura, è il Coraggio. Curiamo ogni aridità nei nostri cuori con l'acqua della solidarietà, della compassione, della gioia di vivere, della gratitudine per la Vita.

Quest'esistenza è solo un momento di passaggio, tra l'altro brevissimo di fronte all'eternità della vita, ma è preziosissimo: lodiamo la Vita, ringraziamola, amiamola, cogliamone la bellezza, la magia e il mistero, sempre.

Non ho paura di morire per un attentato o per altre cause: in ogni caso la mia morte arriverà, e poiché ciò è inevitabile, la cosa migliore che posso fare è usare la mia vita nel modo migliore che posso, ogni giorno, con passione, rispettandola e ringraziandola.

La non-violenza è l'arma dei forti. L'unica cosa che veramente conta è quanto Amore riusciamo a seminare sulle strade umane dense di dolore.

La Vita è bella. Viviamola senza paura, così com'è nella sua complessità, senza cercar semplificazioni. Grazie ;-)

Riporto qui di seguito una mia poesia, che scrissi il 1 aprile 2015, e alcuni "addestramenti alla consapevolezza" stilati dal monaco buddista zen Thich Nhat Hanh.

Porgi l'altra guancia
 

Per un Amore
sempre vincitore,
tutto è benvenuto,
anche uno schiaffo bruto:

diffidenza e malafede
vanno incontro a chi crede
in indulgenza e carità
per l'altrui felicità,

o nella compassione
che d'ogni afflizione
è umilmente curativa,
per il cuor educativa.

Porgere l'altra guancia
è spezzare la lancia
del disprezzo e del male
con un Amore reale,

sempre efficace,
coraggioso e audace,
nell'infonder Pace.

(Francesco Galgani)

 

"Addestramenti alla consapevolezza", stilati dal monaco buddista zen Thich Nhat Hanh e tratti dal libro "Respira! Sei Vivo"
 

Il Primo Addestramento: Apertura
Consapevoli della sofferenza creata dal fanatismo e dall'intolleranza, siamo determinati a non idolatrare e a non vincolarci a nessuna dottrina, teoria o ideologia, neppure a quelle buddiste. Gli insegnamenti buddisti sono guide che ci aiutano a imparare il guardare in profondità e a sviluppare comprensione e compassione. Non sono dottrine per cui combattere, uccidere o morire.

Il Secondo Addestramento: Non Attaccamento alle Opinioni
Consapevoli della sofferenza creata dall'attaccamento alle opinioni e alle percezioni erronee, siamo determinati a non avere una mente ristretta, legata alle opinioni attuali. Impareremo e praticheremo il non attaccamento alle opinioni, per essere aperti alla visione profonda e alle esperienze degli altri. Siamo consapevoli che la conoscenza del momento non è l'immutabile e assoluta verità. La verità si trova nella vita e noi osserveremo la vita dentro e intorno a noi in ogni momento, pronti a imparare da essa.

Il Terzo Addestramento: Libertà di Pensiero
Consapevoli della sofferenza che causiamo imponendo le nostre opinioni, ci impegniamo a non forzare gli altri, neppure i nostri figli, ad adottare le nostre opinioni con alcun mezzo: autorità, minacce, denaro, propaganda o indottrinamento. Rispetteremo il diritto degli altri di essere diversi e di scegliere in cosa credere e come decidere. Tuttavia, con il dialogo compassionevole, aiuteremo gli altri a rinunciare al fanatismo e alla ristrettezza mentale.

Il Quarto Addestramento: Consapevolezza della Sofferenza
Consapevoli che guardare in profondità la natura della sofferenza ci aiuta a sviluppare la compassione e a trovare modi per uscire dalla sofferenza, siamo determinati a non fuggire e a non chiudere gli occhi di fronte alla sofferenza. Ci impegniamo a trovare modi, compresi contatti personali, immagini e suoni, per stare con coloro che soffrono, per capirne profondamente la situazione e aiutarli a trasformare la sofferenza in compassione, pace e gioia.

Il Quinto Addestramento: Vita Semplice e Sana
Consapevoli che la vera felicità si fonda sulla pace, la stabilità, la libertà e la compassione, siamo determinati a non porci come scopo della vita la fama, il profitto, il benessere o il piacere sensuale, a non accumulare ricchezza, mentre ci sono milioni di esseri che hanno fame e muoiono. Ci impegniamo a vivere con semplicità e a condividere tempo, energia e risorse materiali con chi ne ha bisogno. Praticheremo il consumo consapevole, non usando alcol, droghe o altri prodotti che introducano tossine in noi stessi, così come nel corpo e nella coscienza collettivi.

Il Sesto Addestramento: Prendersi Cura della Rabbia
Consapevoli che la rabbia blocca la comunicazione e crea sofferenza, siamo determinati a prenderci cura dell'energia della rabbia quando sorge e a riconoscerne e trasformarne i semi che giacciono nel profondo delle nostre coscienze. Quando sorge la rabbia, siamo determinati a non fare e a non dire nulla, praticando invece il respiro consapevole e la meditazione camminata, per riconoscere, abbracciare e guardare in profondità la rabbia. Impareremo a guardare con gli occhi della compassione coloro che pensiamo siano la causa della nostra rabbia.

Il Settimo Addestramento: Dimorare Felicemente nel Momento Presente
Consapevoli che la vita è disponibile solo nel momento presente e che è possibile vivere felicemente qui e ora, ci impegniamo ad addestrarci per vivere profondamente ogni momento della nostra vita quotidiana. Non ci faremo trasportare dai rimpianti del passato, dalle preoccupazioni per il futuro, o dall'avidità, dalla rabbia e dalla gelosia nel presente. Siamo determinati ad imparare l'arte del vivere consapevole, entrando in contatto con gli elementi meravigliosi, vitali e salutari che esistono in noi e intorno a noi, e nutrendo i semi di gioia, pace, amore e comprensione in noi stessi, per facilitare il lavoro di trasformazione e di guarigione della nostra coscienza.

L'Ottavo Addestramento: Comunità e Comunicazione
Consapevoli che la mancanza di comunicazione porta sempre divisione e sofferenza, ci impegniamo ad addestrarci nella pratica dell'ascolto compassionevole e della parola amorevole. Impareremo ad ascoltare in profondità, senza giudicare o reagire, e ci asterremo dal pronunciare parole che possano causare discordia o divisioni nella comunità. Faremo ogni sforzo per mantenere aperta la comunicazione e per ricomporre e risolvere tutti i conflitti, per quanto piccoli.

Il Nono Addestramento: Parola Veritiera e Amorevole
Consapevoli che le parole possono creare sofferenza o felicità, ci impegniamo a imparare a parlare in modo veritiero e costruttivo, usando solo parole che ispirino speranza e fiducia. Siamo determinati a non dire il falso per salvare interessi personali o per impressionare gli altri e a non pronunciare parole che causino divisione e odio. Non diffonderemo notizie di cui non siamo certi e non condanneremo cose di cui non siamo sicuri. Faremo del nostro meglio per denunciare situazioni di ingiustizia, anche quando ciò minacci la nostra incolumità.

Il Decimo Addestramento: Proteggere il Sangha
Consapevoli che l'essenza e lo scopo di un Sangha è la pratica della comprensione e della compassione, ci impegniamo a non usare la comunità buddista per profitto personale e a non trasformare la nostra comunità in uno strumento politico. Tuttavia, una comunità spirituale dovrebbe prendere una chiara posizione contro l'oppressione e l'ingiustizia e dovrebbe lottare per cambiare la situazione, senza impegnarsi in conflitti di parte.

L'Undicesimo Addestramento: Retti Mezzi di Sostentamento
Consapevoli che l'ambiente e la società hanno subìto grandi violenze e ingiustizie, ci impegniamo a non vivere di una professione dannosa per gli esseri umani e per la natura. Faremo del nostro meglio per scegliere un mezzo di sostentamento che aiuti a realizzare il nostro ideale di comprensione e di compassione. Consapevoli dell'economia globale e della realtà politica e sociale, ci comporteremo in modo responsabile come consumatori e come cittadini, non investendo in aziende che privino gli altri della possibilità di vivere.

Il Dodicesimo Addestramento: Rispetto per la Vita
Consapevoli che molta sofferenza viene causata da guerre e conflitti, siamo determinati a coltivare la nonviolenza, la comprensione e la compassione nelle nostre vite quotidiane, per promuovere l'educazione alla pace, la mediazione consapevole e la riconciliazione nelle famiglie, nelle comunità, nelle nazioni e nel mondo. Siamo determinati a non uccidere e a non permettere che altri uccidano. Con il nostro Sangha praticheremo diligentemente il guardare in profondità, per scoprire modi migliori per proteggere la vita e prevenire la guerra.

Il Tredicesimo Addestramento: Generosità
Consapevoli della sofferenza causata da sfruttamento, ingiustizia sociale, furto e oppressione, ci impegniamo a coltivare la gentilezza amorevole e ad imparare modi per favorire il benessere di persone, animali, piante e minerali. Praticheremo la generosità, condividendo tempo, energie e risorse materiali con coloro che ne hanno bisogno. Siamo determinati a non rubare e a non possedere nulla che appartenga ad altri. Rispetteremo la proprietà altrui, ma cercheremo di impedire che altri traggano profitto dalla sofferenza umana e dalla sofferenza di altri esseri.

Il Quattordicesimo Addestramento: Retta Condotta
Consapevoli che le relazioni sessuali motivate dall'avidità non riescono a dissipare il sentimento di solitudine, ma creano maggior sofferenza, frustrazione e isolamento, siamo determinati a non intraprendere relazioni sessuali senza reciproca comprensione, amore e impegno a lungo termine. Nelle relazioni sessuali dobbiamo essere consapevoli della sofferenza che potremmo causare in futuro. Sappiamo che, per proteggere la felicità nostra e degli altri, dobbiamo rispettare i diritti e gli impegni nostri e degli altri. Faremo tutto quanto è in nostro potere per proteggere i bambini dagli abusi sessuali e per proteggere coppie e famiglie dalle rotture dovute a una condotta sessuale scorretta. Tratteremo il nostro corpo con rispetto e conserveremo le energie vitali (del sesso, del respiro e dello spirito) per la realizzazione del nostro ideale di bodhisattva. Saremo pienamente consapevoli della responsabilità di nuove vite e mediteremo sul mondo in cui intendiamo fare nascere nuovi esseri.

 

Grazie.

Francesco Galgani,
21 agosto 2017

Sogniamo insieme un mondo migliore (di Giulio Ripa)

Video tratto dall'archivio di Giulio Ripa, sezione "Video prodotti" (licenza Creative Commons 4.0 Internazionale - Attribuzione):

DOWNLOAD MP4

Il mondo in un sorriso: piccola raccolta estemporanea di pensieri positivi

La Vita è bella, è degna di essere Amata, Lodata, Ringraziata sempre. La Vita siamo Noi.

I nostri pensieri positivi sono curativi, danno Gioia nel presente, indirizzano il nostro Futuro, migliorano le parole e le relazioni, hanno il potere di cambiare in meglio il corso degli eventi. Io sono nato da un Pensiero Positivo. Tu sei nato/a da un Pensiero Positivo. Noi siamo nati da un Pensiero Positivo.

Io sono Gioia, Fortuna, Benessere, Amore.

Tu sei Gioia, Fortuna, Benessere, Amore.

Ogni pensiero positivo nasce dall'Amore e da una profonda Fiducia nella Vita. Noi siamo gocce d'Amore che risplendono di Fiducia.

I miei pensieri positivi sono profezie che si autoavverano. I tuoi pensieri positivi sono profezie che si autoavverano. I nostri pensieri positivi portano positività a tutto il nostro ambiente.

Tutto di Me è prezioso, anche le mie lacrime, le mie sofferenze, i miei errori.

Tutto di Te è prezioso, anche le tue lacrime, le tue sofferenze, i tuoi errori.

Io sono Comprensione e Ascolto. Io sono una casa accogliente in cui puoi metterti a tuo agio.

Tu sei Comprensione e Ascolto. Tu sei una casa accogliente in cui posso mettermi a mio agio.

Io sono Salute, Benefici, Preziosa Fonte di Saggezza.

Tu sei Salute, Benefici, Preziosa Fonte di Saggezza.

Io desidero migliorarmi, quindi Ti incontro, parlo con Te, Ti ascolto. Con il dialogo ci miglioriamo a vicenda.

Io esisto perché Tu esisti. Tu esisti perché esisto Io. Noi tutti, tutti quanti, siamo inter-dipendenti. Se faccio del bene a Te, lo faccio a Me. Se faccio del male a Te, lo faccio a Me.

La vera battaglia tra il bene e il male è dentro di me. Non esiste il nemico, esistono soltanto il mio orgoglio e la mia arroganza se vedo qualcuno come mio nemico.

Io mi fido di Me. Io mi fido di Te.

Io non posseggo alcuna verità, io non ho la verità in tasca.

Io non ho bisogno di puntare il dito. Per cambiare il mondo, cambio me stesso. Io sono il cambiamento che voglio vedere nel mondo. Io esisto per portare Felicità. Io esisto per il bene di ogni essere vivente.

La Vita è un dono. Io sono un dono. Tu sei un dono. Noi siamo un dono. La Vita siamo noi.

Io non ti giudico. Ognuno ha il suo percorso. In questa vita o in vite precedenti ho fatto le stesse cose che hai fatto tu, quindi non ti giudico.

Va tutto bene. Tutto va nella giusta direzione. Il male, quando viene, non viene mai per nuocere. Tutto può essere trasformato in bene. Io posso trasformare qualsiasi cosa.

Io credo nel mio immenso potere. Io credo nel tuo immenso potere. Ciascuno di noi ha una missione nella vita, nulla è per caso.

Osservo ciò che di Te è buono e bello.

Io agisco in buona fede. Io scelgo di non imbrogliare. Io cerco di migliorarmi ogni giorno. La mia forza di volontà che mira al miglioramento ricerca sempre il dialogo.

Io mi fido della tua buona fede.

Io mi fido delle tue buone intenzioni.

Io ascolto.

Io ho una saggezza. Tu hai una saggezza. Da Te posso sempre imparare qualcosa. Incontrarci è una grande fortuna.

Desidero il tuo successo.

Gioisco delle tue gioie.

Gioisco della Vita.

Tu puoi accarezzarti con pensieri positivi ancora più belli di questi.

Grazie

Francesco Galgani,
16 settembre 2017

Giornata sportiva a favore dei bambini farfalla (video) - Massa Marittima, 7 ottobre 2017

Ringrazio tutti coloro che hanno partecipato direttamente e indirettamente a questo evento benefico, rendendolo possibile, il cui ricavato è stato interamente devoluto all'Associazione Debra Sudtirol AltoAdige, a sostegno dei “Bambini Farfalla” e delle rispettive famiglie.

Chi lo desidera, può leggersi la mia poesia "Bimbe e bimbi farfalla". I bambini farfalla sono detti così perché hanno la pelle fragile e vulnerabile come le ali di una farfalla, che al minimo contatto provoca dolori e bolle. Per maggiori informazioni:
http://www.debra.it/

DOWNLOAD MP4

Pensieri positivi dedicati agli ammalati

Piccola raccolta di pensieri positivi per iniziare di nuovo, ogni giorno, le nostre lotte.

Io e la mia amata compagna abbiamo dedicato questa raccolta agli ospiti dell'Ospedale di Cariati (CS).

Ho incluso anche miei pensieri, già precedentemente pubblicati in questo blog, firmati con lo pseudonimo Paco Bellèz.

Buon nuovo inizio,
Francesco Galgani,
2 gennaio 2018

 

Conta i fiori del tuo giardino, mai le foglie che cadono.
(Romano Battaglia)

Possiamo lamentarci perché i cespugli di rose hanno le spine, o gioire perché i cespugli spinosi hanno le rose.
(Abraham Lincoln)

I perdenti vedono dei temporali, i vincenti vedono degli arcobaleni.
I perdenti vedono strade ghiacciate, i vincenti mettono su i pattini da ghiaccio!

(Denis Waitley)

I Pensieri diventano Cose… Scegli quelli Buoni!
(Mike Dooley)

Io traggo il meglio di tutto quello che arriva e il minimo da tutto quello che va.
(Sara Teasdale)

È meglio accendere una piccola candela che maledire l’oscurità.
(Confucio)

I tre setacci: verità, bontà, utilità

Racconto (probabilmente) tratto dal libro "La via del guerriero di pace. Un libro che vi cambierà la vita", di Dan Millman:

Socrate aveva reputazione di grande saggezza. Un giorno venne qualcuno a trovarlo e gli disse:
– Sai cosa ho appena sentito sul tuo amico?
– Un momento – rispose Socrate. – Prima che me lo racconti, vorrei farti un test, quello dei tre setacci.
– I tre setacci?
– Prima di raccontare una cosa sugli altri, è bene prendersi il tempo di filtrare ciò che si vorrebbe dire. Lo chiamo il test dei tre setacci. Il primo setaccio è la verità. Hai verificato se quello che mi dirai è vero?
– No… ne ho solo sentito parlare…
– Molto bene. Quindi non sai se è la verità. Continuiamo col secondo setaccio, quello della bontà. Quello che vuoi dirmi sul mio amico, è qualcosa di buono?
– Ah no! Al contrario
– Dunque – continuò Socrate – vuoi raccontarmi brutte cose su di lui e non sei nemmeno certo che siano vere. Forse puoi ancora passare il test, rimane il terzo setaccio, quello dell’utilità. E’ utile che io sappia cosa avrebbe fatto questo amico?
– No davvero.
– Allora – concluse Socrate – quel che volevi raccontarmi non è né vero, né buono, né utile; perché volevi dirmelo?

Grazie per aver letto questa piccola storia.


Dall'albero del silenzio pende il suo frutto, la pace. (Arthur Schopenhauer)


E adesso una riflessione di suor Biancarosa Magliano (fonte):

“Uomo che ami parlare molto, ascolta e diventerai simile al saggio. L’inizio della saggezza è il silenzio”. Lo ha lasciato scritto Pitagora, circa 2500 anni or sono. In questa sentenza il famoso matematico, taumaturgo, astronomo, scienziato, politico e fondatore a Crotone di una delle più importanti scuole di pensiero dell’umanità, fa la sintesi del suo ‘pensiero’, della sua fede. Di quello in cui crede e che – da buon maestro qual era – intende trasmettere ad altri.

Parola, silenzio, ascolto, saggezza: quattro parole intersecanti, l’una soggetta all’altra. La parola – che è anello di congiunzione tra persona e persona, causa e fonte della relazionalità, senza un uditore, non serve; sfuma nel vento; se non è accompagnata dall’ascolto, evapora. Ma l’ascolto, perché sia possibile e diventi vero, autentico, profondo, ha una sua simpatica specifica esigenza: necessita il silenzio. Il rumore, il chiasso esterni non permettono alla parola di raggiungere il primo obiettivo per cui è stata pronunziata; non giunge a destinazione. Non viene accolta. Quindi non può produrre quella reazione positiva o negativa per cui è stata pronunciata; le è impedita la risposta adeguata.

Ma vi è un altro rumore più acuto, un altro chiasso più assordante ed è il tumulto interiore, l’angoscia, l’irrequietezza dell’anima, la tensione dello spirito, la preoccupazione inutile, forse malsana. Quella ‘non pace’, quel ‘non silenzio’, che tormenta e assilla gli inquieti, gli insoddisfatti, i distratti, gli assillati da mille inutili preoccupazioni, i cercatori del nulla.

Quel simpatico e inimitabile attore che fu Charlie Chaplin diceva: “Il silenzio è un dono universale che pochi sanno apprezzare. Forse perché non può essere comprato. I ricchi comprano rumore. L’animo umano si diletta nel silenzio della natura, che si rivela solo a chi lo cerca”. A Chaplin risponde con altrettanta saggezza il compositore, pianista, organista, violinista W. A. Mozart: “Parlare bene ed eloquentemente è una gran bella arte, ma è parimenti grande quella di conoscere il momento giusto in cui smettere”

“Dio è amico del silenzio. – ha scritto M. Teresa di Calcutta. – Guarda come la natura – gli alberi, i fiori, l’erba – crescono in silenzio; guarda le stelle, la luna e il sole, come si muovono in silenzio. …. Abbiamo bisogno di silenzio per essere in grado di toccare le anime”. Abbiamo bisogno di silenzio maturo, frutto di meditazione, di un certo, sapiente, cercato e voluto rinnegamento di sé, per acquisire e possedere quella pace e saggezza umana che rendono fecondi di luce, di grazia ogni nostra parola e ogni nostro gesto verso chiunque fa capolino o si appoggia sulla nostra strada. Saranno parole e gesti profumati di gentilezza, forse di saporosa femminilità per chi è donna, sempre carichi di giusta ed efficace simpatia…

sr Biancarosa Magliano

Buon silenzio,
Francesco Galgani,
6 gennaio 2018

Nuovo ospedale a Cariati... in poesia

Nuovo ospedale a Cariati

Dal coraggio è cresciuta
la forza tenace
di chi altri aiuta
in modo efficace,

col Cuor che sa Amare
nel dar giovamenti,
e sempre lottare
nel curar patimenti,

d'una terra calabra
fin troppo abusata,
protesi alla sua gente
nel cuor nostro amata.

Il nuovo ospedale
è giusto sogno,
successo reale
per chi avrà bisogno:

verità non dimora
dove lingua ferisce,
ma nel saggio silenzio
di mano che agisce.

Grazie!

(Francesco Galgani, 6 gennaio 2018)
www.galgani.it

8 marzo: mandiamo all'aria tutti i sensi di colpa e realizziamoci pienamente!

Oggi, in occasione della festa della donna (8 marzo 2018), vorrei usare il mio blog per dar voce ad una grande donna, che ha realmente qualcosa di importante da dire a tutti, sin da quando era bambina.

Per chi non la conosce, Angela Volpini è una mistica contemporanea, che a sette anni ha avuto un'apparizione mariana (a cui ne sono succedute altre): da allora ha dedicato tutta la sua vita a veicolare il messaggio che lei ha ricevuto. Chi lo desidera, può trovare facilmente alcuni suoi video su Youtube.

Tornando all'8 marzo, alla festa della donna... vorrei condividere con i miei lettori (donne e uomini) il video seguente, nel quale, tra le altre cose, Angela racconta un fatto importante del suo matrimonio. Quando si sposò, lei disse: «Ti scelgo perché mi hai riconosciuto la libertà di essere me stessa».

Cosa significa "mandare all'aria tutti i sensi di colpa e realizzarci pienamente"? Secondo me, significa diventare pienamente umani, ovvero completare il nostro sviluppo entrando in contatto con il vero Amore, cioè con la nostra Anima, con le nostre qualità dell'Essere (benevolenza, gratitudine, amore incondizionato, gioia di vivere, ecc.). Tutto il resto, in confronto, mi sembrano questioni secondarie.

Buon ascolto,
Francesco Galgani,
8 marzo 2018

DOWNLOAD MP4

Mauro Scardovelli: archivio video

Archivio di discorsi di Mauro Scardovelli (tratti dal suo canale Youtube) che qui ho raccolto meglio che potevo, per futura memoria e a vantaggio di tutti. Presumo che la licenza sia "Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 2.5 Italia (CC BY-NC 2.5 IT)" perché questa era quella adottata da Mauro sul suo vecchio sito (non più esistente) www.mauroscardovelli.com, in onore dell'art. 33 della Costituzione Italiana: «L’arte e la scienza sono libere e liberi sono i loro insegnamenti». Comunque Mauro, in uno dei suoi video, dichiara che ciò che lui dice può essere tranquillamente condiviso, non a caso molto di ciò che lui ha pubblicato si trova sparso in rete su canali diversi.

Per approfondimenti e materiale aggiornato, questo è il sito dell'Università Aleph: www.unialeph.it

La motivazione principale per cui ho creato questa raccolta è che ciò che oggi si trova in Rete domani potrebbe improvvisamente sparire: i grandi monopoli del web hanno il totale potere antidemocratico di decidere unilateralmente cosa può stare sulle loro piattaforme e cosa no, e a quali condizioni, quindi è meglio non affidarsi unicamente a loro.

Tra le fiamme

Incendio Monte Serra (Pisa) - 25 settembre 2018Osservo le fiamme in cui arde ciò che di più Amo e sento il mio dolore, che è solo un piccolo atomo di un dolore assai più grande. La mia terra sta bruciando, e con essa tutte le sue bellissime e amate creature, e con essa una parte di me.

«Questa Vita è un sogno. Lo scopo della Vita è allenare la capacità di Amare». Questo è ciò che mi dice il mio bambino interiore, che in questi casi è più in contatto con la realtà di quanto lo sia la mia mente adulta, troppo impegnata altrove.

Tutto ciò che non è Amore è morte… questo è ovvio, perché Amare significare far parte insieme, armoniosamente, di qualcosa di più grande che va nella stessa direzione, verso una Gioia illuminata: questa non è altro che la Vita, la cui essenza è fondata sulla cooperazione, sulla reciproca interdipendenza, sui reciproci legami, sull’essere ciascuno parte di un tutto perché “ognuno è ciò che è per ciò che siamo tutti”. Ciò che siamo è frutto della Vita di un'infinità di altre persone, animali, piante, esseri senzienti e non senzienti. «In Africa esiste un concetto noto come Ubuntu, il senso profondo dell'essere umani solo attraverso l'umanità degli altri; se concluderemo qualcosa al mondo sarà grazie al lavoro e alla realizzazione degli altri» (Nelson Mandela, novembre 2008, ISBN 9781448132706).

Noi viviamo in un sogno in cui ci viene continuamente insegnato a non-Amare (cioè a soffrire, a morire e a far morire). L’inconscio collettivo di oggi è fondato sulla separazione tra le persone, sulla competizione (che significa guerra), sul potere di pochi a danno di molti… in altre parole, siamo “educati” a pensieri e ad azioni di morte, piuttosto che di Vita. Al contrario, i Maestri dell’umanità vivono nell’Amore, cioè nella Gioia di Vivere e di far Vivere: il loro scopo è quello di indicarci la via per guarire dalla nostra incapacità appresa di Amare, guarigione che significa iniziare a Vivere, giacché oggi siamo troppo affannati e affrettati ad accelerare la nostra morte interiore, e con essa la morte dell’intero pianeta.

Lo scopo della Vita è allenare le qualità dell’Anima (Gratitudine, Amore, Compassione, Visione profonda non-giudicante, Rispetto, Accettazione, Umiltà, Integrità, ecc.), tutto ciò che esce da tale scopo è dannoso, controproducente, ci allontana da noi stessi e avalla la pazzia.

Pazzia e nevrosi sono l’uscita dal fiume della Vita, cioè dall’Amore. Giudicare i fatti della Vita come “non giusti” è un esempio di questa nevrosi, come del resto lo è ogni pensiero giudicante fondato sulla lamentela, sulle pretese, sulle accuse, sulla non-accettazione. Non dovremmo affrettarci a giudicare gli altri, perché ciascuno di noi ha dentro un piccolo Hitler. Parimenti, giudicare la Vita come “non giusta”, dopo i miliardi di anni di evoluzione che hanno prodotto l’attuale stato di cose, più o meno equivale a bestemmiare… e le bestemmie non hanno mai aiutato qualcuno a stare meglio, anzi. Se provo a discerne le cose con i due occhi dell’Anima (cioè Amore e Intelletto non-giudicante), mi accorgo che il vero problema non è l’incendio, pur con tutto il dolore, la morte e la distruzione che ci sta infliggendo, ma la nostra psicosi collettiva che continuamente genera un disastro dopo l’altro. Se noi persone comuni imparassimo a stare in un'unione fondata sull'Amore, invece che nella paura, nell’odio e nella separazione (che a loro volta generano disperazione, impotenza e non-senso di Vivere), potremmo iniziare a salvare noi stessi e questo nostro mondo, che è tutto ciò che abbiamo.

Quando siamo in contatto con la nostra Anima, certe azioni non possiamo più farle, ci sono impossibili (ad es. mangiare animali, incendiare boschi, esercitare potere-dominio su altre persone e infondere paura per accrescere tale potere-dominio, distruggere quel che di più prezioso abbiamo, ecc.). Quando siamo in contatto con la nostra Anima, la smettiamo di ascoltare, accogliere e interiorizzare tutti gli inquinanti della mente che ovunque ci vengono propinati (disprezzo, ostilità, giudizio, criticismo, orgoglio, potere-dominio, ecc.) e iniziamo a cercare altro, ci viene spontaneo ascoltare i Maestri e seguirli. Impariamo a stare attenti agli inquinanti della mente, perché «[…] Come virus, essi si spargono intorno a chi li pratica. Sono contagiosi: non è facile restarne immuni. “Sono esperienze che incontriamo ogni giorno nella nostra vita, come il caldo o il freddo!” Se guardiamo in superficie, sembra un discorso banale, al limite dell’ovvio. Forse per questo non è quasi mai stato considerato degno oggetto di studio dalla psicologia occidentale. Nessun libro che ho letto per l’università conteneva una sola parola su argomenti come la compassione o la gratitudine, l’umiltà o l’orgoglio. Eppure sono temi centrali della nostra esistenza, perché hanno a che fare con la nostra personalità e la nostra relazione con gli altri. E hanno a che fare con la nostra propensione verso la felicità o l’infelicità. [...]» (Mauro Scardovelli, ISBN 9788899137632)

Sulla strada di una sana riforma interiore, ci diventa semplice e naturale unirci insieme, governare noi stessi nella giusta direzione, risolvere ogni conflitto imparando ad ascoltare non solo i propri bisogni, ma anche i bisogni “dell’altro” in modo che diventino propri, in modo che non ci sia più distinzione e separazione tra i bisogni propri e quelli altrui. Anche se questi bisogni a volte paiono contrapposti, le nostre Anime in realtà sanno cosa fare, perché profondamente si Amano. Da millenni ci viene fatto credere che viviamo in una comunità di Ego contrapposti, ostili l’uno all’altro e magari uniti soltanto dalla paura di rimanere da soli: questa credenza è funzionale al potere-dominio di pochi su molti, perché in questo modo i "molti" (cioè noi) non potranno mai unirsi con solidarietà, compassione e integrità per liberarsi dalla propria schiavitù, anzi, faranno di tutto di proteggere e perpetuare la propria condizione sottomessa. Infatti, mentre l'Amore unisce, il potere divide e riesce a mantenersi soltanto nella divisione. Stesso discorso per il giudizio interiorizzato contro noi stessi e contro gli altri: oltre a generare sofferenza dannosa e non-necessaria, esso serve soltanto a rafforzare il potere-dominio di pochi contro molti, perché i "pochi" giudicano, condannano, sfruttano e martoriano i "molti", mentre i "molti" si martoriano da soli e rimangono tra loro divisi (sia a livello intrapsichico, sia a livello interpersonale), legittimando il potere.

«Chi si disprezza dà molto potere ai persecutori di qualunque tipo, spiana loro la strada, parteggia per loro. Al contrario, sminuisce e svaluta coloro che stanno dalla sua parte. Senso di inferiorità e autodisprezzo costituiscono il terreno fertile in cui l'autoritarismo affonda le sue radici e da cui trae alimento. Paradossalmente, sono proprio le persone più abusate che favoriscono il diffondersi dell'etica autoritaria, quell'etica in base alla quale si impara che la verità non va cercata al proprio interno e nei propri sentimenti, ma in un'autorità esterna che ne è portatrice» (Erich Fromm 1947, Dalla parte dell'uomo, Astrolabio, 1971, citato nell'e-book di Mauro Scardovelli: "Democrazia, Potere, Narcisismo, dall'Etica Autoritaria all'Etica Umanistica").

Dal punto di vista storico e antropologico, ciò è iniziato circa 8000/10000 anni fa, con la nascita del linguaggio del potere e del giudizio in concomitanza con una forte tendenza alla differenziazione nel comportamento e nel potere all'interno del genere umano. (Su questo tema, cfr. "Leader di sé è colui che sa guidare le proprie emozioni"). Potere e Amore sono agli antipodi, non possono stare insieme. Una società priva di Amore, però, può distruggere il pianeta, esattamente come stiamo facendo. Possiamo scegliere un altro modo di vivere, possiamo stare in una comunità di Anime, piuttosto che in una comunità di Ego. Possiamo avvicinarci ad ogni persona, anche a quella più ostile, con un pensiero del tipo: «La tua Anima è mia amica. Io sono già tuo amico, non ho nulla da temere». In questo modo, ci verrà spontaneo sorridere e le situazioni complesse già ci sembreranno più semplici. Quando riconosciamo gentilmente l’Anima dell’altra persona, lei pian piano si sentirà riconosciuta e tenderà a manifestarsi.

Anche la persona o le persone che hanno appiccato l’incendio hanno un’Anima, che sicuramente sta soffrendo. Solo una mente annebbiata dalle sofferenze e scollegata dal proprio sentire profondo può produrre un tale disastro… e ancor più grande sarà la sua sofferenza (o la loro sofferenza) quando si renderanno conto di cosa hanno fatto. Quando facciamo del male fuori, ce lo facciamo dentro. Quando facciamo del bene fuori, ce lo facciamo dentro. E viceversa, questo ogni Anima lo sa, anche se la nostra società di Ego fa di tutto per farci credere il contrario (e quindi allontanarci da noi stessi, dalla Vita, dalla Felicità).

Proviamo a Vivere insieme con Amore, così da trasformare ogni inferno in fiamme nel più bel sogno che esista.

Grazie.

(Francesco Galgani, 26 settembre 2018)

Il mio nome

Io non ricordo nulla.

Forse c’era una grande coltre sopra il mio cuore, tanta sporcizia, ma ora non ricordo più neanche cosa fosse.

Forse c’erano lamentele, pretese, accuse, forse c’era altro, non ricordo.

Forse c’era depressione, o persino disperazione... forse c’era autodistruzione... forse c’era una montagna di fanghiglia che tutto copriva e che non faceva più vedere nulla.

Poi... un'istantanea pulizia del cuore, la mia presenza nel qui ed ora. Il resto non c’è più. Io sono qui ed ora. Soltanto qui ed ora.

Lo sguardo cambia, ritrova improvvisamente quello stupore che forse giaceva nascosto in attesa di essere ritrovato. Nulla è più scontato.

Io non ricordo nulla. Non so perché sono qui. Mi guardo attorno: tutto quello che vedo è per me, posso averne quanto ne voglio, posso prendere quello che mi occorre. Nell’aria c’è una magia di Amore che ha creato tutto ciò che sto vedendo, che sto toccando, che mi nutre.

Tocco il mio cuore. Sento che batte. Batte forte, lo ascolto, sento bene dov’è.

Un grande specchio. Mi spoglio, mi guardo davanti allo specchio, mi osservo come se fosse la prima volta che mi vedo, sono vivo. Sono fortunato e sono bello.

Mi guardo attorno, ancora con stupore.

Non ricordo più nulla. Non ricordo perché sono qui, so soltanto che il mio ruolo è qui. Non ricordo più quali erano i miei problemi... so soltanto che i problemi stanno dove vogliano che stiano... ora non so dove voglio metterli né ricordo quali fossero, so soltanto che li ho tolti da sopra il mio cuore. Lo sento battere, lo sento ravvivato.

Sento gioia di vivere.

Ecco, ora mi è chiaro perché sono qui: ho la missione di salvare questo mondo dalla sua distruzione. Non so perché è proprio questa la mia missione, né quando la scelsi, né se mi fu affidata, so soltanto che c’è una grande schiera di altri esseri come me inviati qui. So che c’è bisogno di noi.

Ma io chi sono? Non lo so, non ricordo, ma sento un calore dentro, sento che ho qualcosa che nutre ogni vivente, sento che io posso prenderne quanto ne voglio e che posso darne ad altri.

Sto sorridendo, sono felice.

Sto sentendo Amore, tanto Amore.

Ecco, ora mi sono ricordato chi io sono. Io mio nome è Amore.

(Francesco Galgani, 4 novembre 2018)

Manifesto dell’ultima lotta

Tratto da: RELIGIONE DELL'ULTIMA LOTTA

Siamo in un periodo terminale, apocalittico, perché la violenza e l'ottusità degli esseri umani è diventata insostenibile per tutte le specie viventi del pianeta. Affrontiamolo serenamente, facendo la nostra parte in una direzione che vada verso la salvezza del pianeta, tutt'uno vivente di cui facciamo parte. Per tale ragione, noi scegliamo come massima priorità di essere vegani e di non esercitare potere sulle altre persone.

Il cibo è sacro perché sacra è la vita, ma un cibo prodotto con violenza, disprezzo della vita e massacri è per noi veleno. Un cibo prodotto uccidendo ogni tre giorni lo stesso numero di animali terrestri quante persone furono uccise da tutte le criminali guerre della storia dell’umanità (619 milioni), dopo indicibili torture e manipolazioni genetiche, è un veleno così potente che alla fine ci condannerà al non aver più nulla da mangiare. Anche i mari e gli oceani soffrono come malati terminali e, nel loro silenzio, reclamano il nostro aiuto, perché con l’attuale andamento delle attività di pesca entro il 2050 non avranno più vita da ospitare.

Rinneghiamo il diritto, il potere, l’autorità e il dominio di cui l’ego umano si è sovente arrogato sui più deboli, considerati inferiori al solo fine di avallare i propri perversi scopi, giustificando ogni devastazione ambientale e ogni massacro dei suoi simili, ovvero giustificando la propria autodistruzione.

Rifiutiamo come aberrante il consumo di animali e derivati, perché oltre ad essere contrario alla nostra salute, già compromessa dalle attività umane che hanno reso invivibile gran parte del pianeta, significa complicità verso la nostra stessa estinzione. Percepiamo come aberrante anche la continua disinformazione tesa a distrarci il più possibile dall’urgente necessità di cambiamenti interiori, familiari, sociali, politici ed economici che mirino al rispetto della vita e alla salvezza dell’umanità. Parimenti ci rifiutiamo di identificarci in ogni forma di spiritualità, filosofia e religione che, pur predicando il bene, non inviti caldamente alla sobrietà dei consumi, al veganesimo, al non renderci complici dei continui brutali massacri.

Il nostro mondo, in mano alle psicopatiche multinazionali a cui interessa solo il profitto, è diventato un impero di sofferenza. Come un faro che ci indichi la strada da percorrere nella notte burrascosa e devastante dell’umanità, consideriamo la non-violenza, una corretta informazione e il non sentirci superiori a nessuno come l’unica direzione da intraprendere. Consapevoli dei nostri limiti e delle nostre ombre, ci impegniamo in tal senso. Consapevoli dell’impari lotta contro un modo di pensare e di agire radicato in tutti i livelli della società e persino nel nostro inconscio individuale e collettivo, ci impegniamo a mantener saldo il nostro Amore per la vita e ad agire di conseguenza. Riteniamo che il progresso morale di un popolo vada di pari passo non solo con il modo con cui le persone si relazionano tra di loro, ma anche con il modo in cui animali e territorio vengono trattati e protetti.

Il coraggio e le doti intellettive e morali ci saranno di sostegno, la forza della parola che libera dalla tristezza e dai pesi quotidiani il nostro stile di vita, l’Amore la nostra fede.

Grazie.

(Francesco Galgani, 7 novembre 2018)

Non è un problema né di scienza né di tecnologia, ma di cuore

Qualcuno prima di me aveva già detto che «Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (Pier Paolo Pasolini) e «Se la libertà significa qualcosa, significa il diritto di dire alle persone ciò che non vogliono sentire» (George Orwell).

Veramente viviamo nella mistificazione universale... e anche solo avere il coraggio di provare a cercare di avere un senso di realtà, inteso come porsi domande del tipo "Come stiamo vivendo?", "Cosa stiamo facendo?", "Dove stiamo andando?", è un atto rivoluzionario, soprattutto se a questo poi segue un cambiamento interiore, che significa non sentirci più "necessitati" a fare ciò che fa la maggioranza delle persone, o semplicemente a fare ciò che abbiamo fatto fino a ieri.

L'applicazione tecnologica della scienza sta da sempre accompagnando la storia dell'umanità, e le nostre vite. Nel mio blog, nelle mie tesi di laurea ("Solitudine e Contesti Virtuali" e "L'era della persuasione tecnologica") e anche nell'e-book "L'oscuro desiderio di essere sempre connessi", fatto insieme al mio amico Giulio Ripa, ho da sempre messo a nudo gli intrinseci malefici dei social e degli smartphone, mostrando come la loro progettazione e applicazione sia sovente tesa più a rinforzare le debolezze umane che le virtù, oltre a renderci schiavi e sempre più lontani da ciò di cui realmente avremmo bisogno: contatto fisico, amore, solidarietà, collaborazione, affetti, calore umano, protezione della comunità, salute, lavoro, ozio creativo in compagnia, senso di unità, non-violenza, rispetto, lealtà, onestà, gioia, impegno condiviso nel proteggere tutto ciò che di prezioso la vita ci ha donato, ecc... I social e gli smartphone ci danno queste cose? E l'imminente 5G? Ma ce ne rendiamo conto che se ogni movimento rivoluzionario "deve" avere una pagina Facebook, altrimenti è come se i suoi aderenti si sentissero inesistenti, allora abbiamo veramente toccato il massimo del non-senso?

Ma è davvero un problema di scienza e di tecnologia, o è altrove il problema?

Qual è stata la peggiore invenzione fatta dall'umanità? Probabilmente la "ruota"... perché abbiamo inventato la "ruota" senza prima inventare il modo di stare tutti insieme in armonia, ovvero nell'"amore"... senza il quale tutto il resto può rivelarsi assai controproducente... come in effetti è, visto che stiamo distruggendo il pianeta, oltre a noi stessi.

Ogni novità tecnologica finisce persino nei telegiornali, come se fosse il metro di giudizio della nostra "evoluzione", che vedo meglio descritta da un'altra parola: "etica".

Noi possiamo scegliere ogni giorno di comportaci secondo un'etica che abbia solide radici e che sia sostenuta da una forte motivazione. Non dico questo riferendomi esclusivamente alla tecnologia, mi riferisco invece a tutti i veleni che stanno distruggendo la nostra società e il nostro mondo. Il problema, secondo me, non è soltanto quello di avere uno sguardo critico verso ciò che la tecnologia ci offre (con il coraggio di mettere in discussione le nostri abitudini e anche di rifiutare di adeguarci a ciò che ci sembra sbagliato), piuttosto è quello dell'etica con cui stiamo usando sia le nostre vite, sia tutto ciò che la vita ci offre.
 
Di per sé la rete Internet (e i social) sarebbero un mezzo per realizzare un'intelligenza collettiva e connettiva che vada oltre l'intelligenza individuale, ma affinché invece dell'intelligenza collettiva non si ottenga il peggioramento e progressivo deterioramento individuale e sociale (con delega dell'intelligenza umana all'intelligenza artificiale), occorre che i componenti della rete (e tutti gli attori che contribuiscono a creare la rete, Zuckerberg in primis, che per inciso è proprietario anche di Whatsapp e di Instagram) abbiano in sé i valori ben radicati dell’etica, del rispetto, dell’altruismo e della dignità umana ad ampio raggio. Occorre anche avere il coraggio di dire chiaramente che il nutrimento affettivo, di cui l'essere umano ha il massimo bisogno, non può essere mediato dalla tecnologia, che pertanto va ridimensionata, dando priorità ad altro. Ma la storia sta andando in un'altra direzione, come ho scritto nella mia Profezia (e nella quale, non a caso, ho scritto che "l'intelligenza artificiale è capace di tutto, fuorché dell'essenziale").
 
Quello che sto dicendo significa riscrivere completamente i fondamenti della nostra società... e innanzitutto del nostro cuore. Siamo in "periodo terminale, apocalittico", come ho scritto nel mio "Manifesto dell'ultima lotta", nel quale ho anche delineato con chiarezza una strada che può salvarci. Le persone potrebbero sentirsi "limitate" o "costrette" nel momento in cui parlo di veganesimo, di non-violenza, di sobrietà, ma il mio unico intento è quello di costruire le basi per un presente e un futuro dignitoso per tutti, perché attualmente e sempre di più stiamo barattando il futuro prossimo con la perversa soddisfazione di un ego insaziabile e crudele. I mass media fanno di tutto per alimentare tale ego malato, per distogliere dall'essenziale, per nascondere completamente ciò che andrebbe conosciuto e, purtroppo, per procurare continui falsi allarmi in maniera scorretta e fraudolenta, facendo passare per veri fatti assolutamente falsi e incitando all'odio, come giustamente, riferendosi a un caso specifico e con chiare argomentazioni, ha fatto notare Marcello Pamio nel suo articolo "«Berto la macchietta» e l’epidemia inesistente di morbillo…". A proposito di mistificazioni che ci pervadono, i miei lettori più attenti possono anche dare uno sguardo ai fondamenti del nostro sistema economico (grazie all'avvocato Francesco Carraro e all'ingegnere Fabio Conditi) e anche ai fondamenti della scienza attuale (in un mio articolo dove riprendo informazioni pubblicate su riviste scientifiche).
 
Mi impegno a vivere secondo ciò che ho scritto nel Manifesto,
Francesco Galgani,
18 novembre 2018

2019: verso la Consapevolezza

Il 2019 si avvicina... tempo addietro scrissi una pagina con alcune mie riflessioni, una poesia e alcuni addestramenti alla Consapevolezza, stilati dal monaco buddista zen Thich Nhat Hanh. La segnalo di nuovo ai miei cari lettori, come invito a costruire insieme un 2019 davvero rinnovato, si intitola: "In occasione del prossimo attentato terroristico".

Per questo 2019, ciò che ritengo più urgente per il destino collettivo e individuale l'ho riassunto nel mio "Manifesto dell'ultima lotta", a cui auguro diffusione grazie al vostro contributo: la patria delle mie idee è dove regna la compassione, espressione del vero Amore che permette e sostiene la vita di ognuno di noi e di ogni essere vivente.

Faccio i miei migliori auguri alla libera e gratuita Università Aleph di Mauro Scardovelli, che credo abbia eccellenti premesse per contribuire al miglioramento individuale e collettivo.

Infine, vorrei concludere questo messaggio per il nuovo anno con le parole di un grande uomo e caro amico:

«Io sogno un mondo dove non esiste né l'oppresso né l'oppressore, dove ognuno è di aiuto alla società in base alle sue potenzialità.
Quindi le diversità diventano punti di forza, dove ognuno è libero di coltivare le sue passioni grazie alle quali vive e fa vivere gli altri.
Perché se ognuno fa ciò che ama con amore e non per soldi, tutti diveniamo dei puzzle che si compensano a vicenda, non esiste la moneta, ma il libero scambio di virtù».
 

(Alessandro Pacenti, 14 dicembre 2018)

Grazie a tutti,
buon 2019,
Francesco Galgani

UniAleph app per Android e iPhone

UniAleph Mauro ScardovelliSegnalo ai miei lettori che ho fatto, di mia autonoma iniziativa, questa app per agevolare la fruizione dei video di UniAleph https://alephumanistica.it/universita-aleph/:

UniAleph app
https://play.google.com/store/apps/details?id=net.informaticalibera.apps.unialeph

Prossimamente pubblicherò anche la versione per iPhone.

Descrizione:

App pensata per vedere agevolmente i video di UniAleph (https://alephumanistica.it/universita-aleph/) su SmartTV con telecomando o sul proprio smartphone o tablet. L'interfaccia è ridotta al minimo indispensabile proprio per agevolare chi usa il telecomando di un TV Box.

Ho fatto questa app per uso personale e la condivido vista l'utilità sociale di UniAleph. Ringrazio Mauro Scardovelli e tutto lo staff di UniAleph per ciò che hanno fatto e che continuano a fare.

In caso di problemi tecnici con questa app, vi invito a non fare commenti negativi qui nello Store, ma piuttosto a contattarmi via e-mail (https://www.informatica-libera.net/content/contatti), in modo che possa verificare se posso fare qualcosa per risolverli. Grazie.

 

Vangelo della Pace, ovvero la Pace che è in noi, esseri divini

Nel mio piccolo, vorrei proporre una possibile analisi ermeneutica del “Vangelo esseno della pace”, ovvero una chiave di lettura che tale testo può avere oggi, in un contesto storico diverso da quello in cui tale testo è stato scritto.

Ho scelto questo testo perché il “Vangelo esseno della pace” è particolarmente in sintonia con ciò che io sono e che aspiro ad essere per quanto riguarda l’armonia con la Natura e con le forze protettrici della nostra vita e dell’ambiente, forze che in questo Vangelo assumono ruoli angelici: l’Angelo del Sole, l’Angelo dell’Acqua, l’Angelo della Terra, l’Angelo dell’Aria, l’Angelo del Sonno, l’Angelo del Lavoro, ecc.

Rilevante è il fatto che l’Angelo del Lavoro è indicato da Gesù come il più potente degli angeli di Dio: poiché il lavoro è quello dell’essere umano, vuol dire che la forza dell’angelo più potente di Dio dipende solo e soltanto dal nostro impegno quotidiano nel lavoro. Questo è molto importante, perché si tratta di una rivelazione che spazza via ogni preghiera piagnucolante o ogni atteggiamento di rassegnazione. È come se Gesù ci stesse dicendo: “Impegnatevi seriamente e sarete voi stessi a dare a Dio il potere e la possibilità di aiutarvi!”. Ciò mi fa tornare a mente le parole di un grande saggio, che scrisse: «Non c’è niente di più forte della serietà. Affrontando le cose con serietà, manifestiamo la nostra vera bellezza e il nostro spirito giovanile».

Il lavoro e la protezione degli Angeli è descritto da Gesù con la massima chiarezza e al contempo con una dolcezza e una delicatezza che donano a questo Vangelo tratti poetici molto belli. Al contempo, non c’è nulla di trascendente o di difficile comprensione: questi Angeli sono sempre presenti nell’armonioso ritmo della Natura, sta solo a noi accoglierli o respingerli. La differenza sta unicamente nella nostra bontà o malvagità, ovvero sta nel fatto se amiamo e rispettiamo la Natura che ci circonda, di cui siamo parte e che è in noi, oppure no. Tutto dipende dal nostro cuore e dalla nostra buona volontà di rimanere nel fiume della vita, senza allontanarci su strade peccaminose. In questo Vangelo, il termine “peccato” assume una doppia valenza: è sia l’atto di offendere la Natura (e quindi Dio) con i nostri comportamenti autolesivi, sia le conseguenze in malattie fisiche e spirituali che tali offese comportano.

A un livello profondo sotto la superficie, è del tutto assente l’immagine di un Dio giustiziere o giudicante, che premia o condanna: un’attenta lettura rende evidente che le nostre pene e le nostre guarigioni sono “semplicemente” la naturale conseguenza della nostra indole interiore, del nostro impegno o della nostra dissolutezza e dei comportamenti che ne derivano. Le pratiche descritte da Gesù per guarire dai “peccati” (cioè dalle malattie fisiche) sono le più sagge indicazioni che potrebbe dare un abile medico, per certi versi persino all’avanguardia rispetto alla medicina di oggi: rispetto dei ritmi circadiani; digiuno terapeutico in presenza di malattia (che, come dimostrato negli ultimi quarant’anni di ricerche scientifiche, può davvero far miracoli per una stragrande varietà di malattie, guarendo anche casi davvero non sperati – suggerisco a tal proposito un’accurata lettura del libro “Digiuno felice” del dott. Salvatore Simeone); digiuno settimanale per mantenere un buono stato di salute (del tutto simile a quello consigliato ad es. dal dott. Umberto Veronesi); mangiare in maniera sobria, vegetariana e crudista, con attenzione alle combinazioni alimentari (come caldamente consigliato dalla naturopatia e dall’igienismo); non mangiare in assenza di appetito o quando abbiamo uno stato d'animo negativo; masticare a lungo fino a far diventare liquido ciò che stiamo masticando (come se fosse una preghiera a Dio); fare una pausa tra la cena e il pasto successivo di circa 16 ore (questo è un esempio di digiuno intermittente che apporta tanti benefici e che è stato ampiamente studiato e documentato da scienziati come Luigi Fontana); preferire cibi stagionali e rispettare le specificità alimentari del luogo in cui si vive (come promosso da tante associazioni che hanno a cuore il destino comune e la salute di ognuno di noi, e che è l’esatto contrario della globalizzazione odierna, con tutti i danni che arreca), ecc. Sembra assolutamente incredibile aver trovato queste indicazioni in un testo di circa duemila anni fa, eppure è vero: denota una lungimiranza veramente fuori dal comune.

Insomma, l’uomo Gesù che compare in questo Vangelo è davvero un abile medico, all’avanguardia oggi, figuriamoci duemila anni fa. Ma non è un uomo qualsiasi: è un uomo “divinizzato”, nel senso che ha reso se stesso divino grazie all’armonia con la Natura e all’immenso Amore per tutti. In tal senso, è tanto divino quanto può esserlo ciascuno di noi quando ci “divinizziamo”, ovvero quando rispettiamo e amiamo la Natura, le persone, gli animali, le piante, il territorio, le persone che ci odiano, ecc.

Gli Angeli inviati da Dio sono le forze della Natura, e Dio viene descritto come nostro Padre, mentre “Madre Terra” è nostra Madre. Seguendo l’ardore interiore suscitato da questo Vangelo, che potrebbe riassumersi in Fede nella Vita e Armonia con la Natura, è evidente che nostro Padre è colui che ha fecondato nostra Madre, e se la Madre è la Terra, allora Dio è la Vita. Ma la Vita siamo Noi, quindi Noi siamo Dio, o meglio, lo siamo quando rispettiamo le leggi della Natura e ci riempiamo di Amore per ogni creatura.

Gesù ci sta dicendo che il divino e il demoniaco sono entrambi nella nostra carne e nel nostro sangue, nei nostri pensieri e nel nostro cuore: sta a noi scegliere cosa far emergere dalla nostra vita.

Questo Vangelo invita ciascuno di noi a cercare le leggi e i comandamenti da rispettare dentro noi stessi, perché se noi siamo la Vita e se la Vita è tutto ciò che esiste in Natura, allora le leggi della Natura sono già dentro di noi.

Quando Gesù indica gli unici due comandamenti da rispettare, sostanzialmente sta dicendo che rispettare Dio e rispettare le persone, gli animali, le piante e tutto ciò che ci circonda è esattamente la stessa cosa.

Alla luce di tutto ciò, proviamo una lettura esegetica delle uniche due preghiere contenute nel Vangelo, ricordandoci che Dio siamo noi.

Preghiera al “Padre Celeste”
«Padre Nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. E non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male; perché tuo è il regno, il potere e la gloria per l’eternità. Amen»

Preghiera a “Madre Terra”
«Madre Nostra che sei sulla terra, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà in noi come lo è in te. Come mandi i tuoi angeli ogni giorno mandali anche a noi. Rimetti a noi i nostri peccati come noi espiamo le nostre colpe contro di te. E non ci indurre in malattia ma liberaci dal male perché tuo è il corpo, la salute e la terra. Amen»

Il Padre “del Cielo” (Celeste) è colui che feconda la Madre Terra: è come dire che la Vita viene dal cielo e infonde il suo soffio vitale sulla Terra, creando il meraviglioso ecosistema di cui siamo parte. Il fatto che venga dal cielo può essere vero in senso letterale (il fatto che la vita sulla Terra sia comparsa grazie a “qualcosa” proveniente dallo spazio è una delle possibili ipotesi, inoltre l’energia per la vita ci è data dal Sole che è nel cielo), ma in questo contesto è molto più forte e appropriato il significato simbolico: la compresenza di padre e madre (cielo e terra) è ciò che rende possibile la vita.

Santificare il nome del Padre e della Madre: vuol dire che porgiamo il massimo rispetto alla Terra e al Cielo, cioè alla Natura, alla Vita.

Venga il tuo regno: Padre e Madre regnano insieme, il loro regno non è altro che questo mondo, attualmente in mano a Satana (che rappresenta simbolicamente tutto ciò che non è Amore, ovvero che è disprezzo per la vita e disunione). Il compito dell’essere umano è di fare una profonda trasformazione interiore per servire Dio (cioè amare e rispettare la vita), piuttosto che per assecondare Satana (ovvero le proprie debolezze autodistruttive). A tal proposito, il comandamento di “NON UCCIDERE NÉ PERSONE NÉ ANIMALI” (NÉ DEVASTARE L’AMBIENTE) non è un imperativo proveniente dall’esterno (ovvero da Gesù inteso come esterno a noi), ma è il naturale comportamento che ciascuno di noi assume quando si “divinizza”, ovvero quando comincia ad Amare. Chi Ama non può uccidere, nel senso che proprio non è capace di farlo. Quando questo avviene, ciascuno di noi è Gesù.

Sia fatta la volontà del Padre (cioè della Vita) in cielo e in terra, sia fatta la volontà della Madre (cioè della Natura) “in noi come in nostra madre”. Noi siamo parte della Natura e la Natura è parte di noi. Questo è un caldo invito a rispettare la vita, la natura e ad armonizzarci con essa.

“Dacci oggi il nostro pane quotidiano”: vuol dire stare nel “qui ed ora”, il pane “quotidiano” vuole dire proprio “di oggi”, cioè dacci da mangiare “oggi”. Qui stiamo pregando la vita di darci da mangiare quel che ci necessita oggi, né più, né meno: chi è felice (cioè carico di Amore per la Vita) ha bisogno di poco e non cerca cose inutili. Chi si fida della Vita sa che non sarà mai abbandonato, quindi non ha brame d’accumulare, né ha bisogno di chiedere oggi per domani, né ha aspettative che creano ansie. Questo è un chiaro invito ad andare all’essenza delle cose, sgravandoci di tutto il superfluo per il nostro corpo e per la nostra anima. La Vita sa di cosa abbiamo bisogno: se il Cuore è pulito e l’intento sincero, non ci mancherà nulla.

“Come mandi i tuoi angeli ogni giorno mandali anche a noi”: questa parte di preghiera, rivolta a Madre Terra, assume pieno significato rileggendo con attenzione le parole di Gesù, il quale ci assicura che gli Angeli (cioè le funzioni protettrici della Vita e dell’ambiente) vengono sempre da noi, ma siamo soltanto noi ad accoglierli o meno con il nostro comportamento, a permetter loro di curarci e di salvarci oppure no.

“Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori” (rivolto al Padre) e “Rimetti a noi i nostri peccati come noi espiamo le nostre colpe contro di te” (rivolto alla Madre). Queste due parti di preghiere sarebbero fuorvianti, per non dire incomprensibili, se prima non avessimo letto la parabola contenuta in questo Vangelo: mi riferisco al padre che permette al figlio di espiare in 7 giorni le colpe (cioè i debiti) di 7 anni. Le colpe in questione si riferiscono ad una vita dissoluta che, fuor di metafora, cioè passando dalla parabola a ciò che Gesù intende dire all’assemblea dei malati intorno a lui, causa malattie fisiche e mentali più o meno gravi (le colpe verso la Madre). Detto in termini ancora più semplici, questa parte di preghiera è una richiesta di guarigione fisica e mentale, con la solenne promessa però di impegnarci in tal senso. La parte “come noi espiamo le nostre colpe contro di te” si riferisce alla scrupolosa osservanza delle indicazioni di Gesù per guarire, ovvero all’osservanza di quanto precedentemente già detto: dieta vegetariana tendenzialmente crudista, pasti frugali e massimo due al giorno, rispetto dei ritmi circadiani, digiuni terapeutici, ecc. Nel Vangelo è scritto tutto chiaramente al pari di una prescrizione medica. Ovviamente, duemila anni dopo le indicazioni di Gesù, ciascuno di noi può farsi aiutare da un bravo medico che sia possibilmente molto più vicino alla medicina naturale (come suggerito da Gesù) piuttosto che alle lobby farmaceutiche (che spesso lavorano più per Satana che per Dio).

“E non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male; perché tuo è il regno, il potere e la gloria per l’eternità” (rivolto al Padre), “E non ci indurre in malattia ma liberaci dal male perché tuo è il corpo, la salute e la terra” (rivolto alla Madre). Il Padre, che è la Vita proveniente dal cielo e fecondante la Terra, rappresenta la nostra parte spirituale, mentre la Madre (cioè la Terra) rappresenta il nostro corpo. La richiesta al Padre di liberarci dai mali si riferisce ai mali spirituali, mentre la stessa richiesta rivolta alla Madre si riferisce ai mali fisici: nel complesso vuol dire che stiamo chiedendo buona salute e guarigione fisica e spirituale. “Amen” vuol dire “e così sia”, quindi è l’auspicio che tutto vada nella giusta direzione per il nostro benessere. Parimenti, le tentazioni indotte dal Padre sono le malattie mentali nel senso più ampio del termine (non in senso necessariamente clinico, ma in senso anche spirituale, come l’odio, la collera, l’invidia, ecc.), mentre le malattie indotte dalla Madre sono le malattie fisiche. Qui c’è il riconoscimento dell’inevitabile, ovvero del fatto che comunque malattie e incidenti possono capitare a tutti (anche ai più salutisti o ai più sani) e che fanno parte del normale corso dell’esistenza: stiamo chiedendo alla Vita di “non metterci alla prova”, ovvero di preservare la nostra salute fisica e mentale, ancora una volta con l’impegno a riconoscere quanto grande, meravigliosa e degna di rispetto essa sia (dove dice: “regno, potere e gloria per l’eternità”).

Questo Vangelo è davvero meraviglioso e ci responsabilizza al massimo, perché alla fine tutto dipende da noi ed è dentro di noi. L’atteggiamento che abbiamo nell’affrontare le malattie è innanzitutto una scelta personale, sebbene ovviamente sia influenzato dal nostro ambiente. Ricordiamo le parole di Gesù: «Non cercate la legge nelle vostre scritture, perché la legge è vita mentre la scrittura è cosa morta. […] Dio non scrisse le sue leggi sulle pagine dei libri ma nel nostro cuore e nel nostro spirito».

Francesco Galgani,
22 marzo 2019

Pasqua predatoria

Pasqua VeganLa cultura predatoria nella quale viviamo annienterà noi stessi e tutto ciò che amiamo. E’ più che mai urgente un cambiamento radicale da parte di ciascuno di noi.

Studiamo e applichiamo la Religione dell’Ultima Lotta, affinché la Pasqua che si sta avvicinando sia una festa di pace e non, come al solito, un ulteriore contributo a sofferenza, massacri e devastazione.

La Pasqua non avrà nulla di religioso, di spirituale o di morale se festeggiare significa uccidere direttamente o chiedere ad altri di farlo per noi. Pasqua predatoria è Pasqua distruttiva, senza nulla di sacro, anzi.

Francesco Galgani,
9 aprile 2019

Appello di Francesco Galgani

SperanzaAppello rivolto a chi ha occhi per vedere, orecchie per sentire, cuore per Amare

Cerco persone di buona volontà che, in base alla propria sensibilità, possibilità, creatività, conoscenza di più lingue o qualsiasi talento personale, desiderino dar diffusione alla "Religione dell'Ultima Lotta" (per chi non ne ha letto il testo fondativo, rimando al testo completo e alla breve presentazione).

Lascio la porta aperta a mille possibilità e a sviluppi che, nel momento in cui scrivo queste parole, non posso neanche immaginare.

Grazie,
Francesco Galgani,
14 aprile 2019

Julian Assange assolto, ma ancora in prigione in condizioni disumane

Stanotte, in un giusto entusiasmo per l'assoluzione di Julian Assange, che ho appreso dal breve video sotto riportato (e che trova riscontro in questo articolo), ho creduto che il nostro eroe e vero amico fosse libero. Ma il sogno di ciò che è giusto e di come il mondo dovrebbe essere ha lasciato presto il posto alla cruda realtà: Julian Assange è attualmente in prigione a Londra in condizioni disumane, come documenta l'articolo "Breaking The Media Blackout on the Imprisonment of Julian Assange", pubblicato il 26 agosto 2019, con licenza Creative Commons che ne autorizza la ripubblicazione.

Rompere il silenzio (blackout) dei media sull'imprigionamento di Julian Assange

Gli stessi media che hanno passato anni trascinando il nome di Assange nel fango si stanno ora impegnando in un blackout sul suo trattamento. Se stai aspettando che gli esperti dei media aziendali difendano la libertà di stampa, rimarrai deluso.

articolo originale di Mnar Muhawesh, 26 agosto 2019, traduzione parziale

Il ruolo del giornalismo in una democrazia è la pubblicazione di informazioni rilevanti per l'interesse comune - il tipo di informazioni che consente alle persone di diventare cittadini più coinvolti nelle loro comunità in modo che ciascuno di noi possa votare rappresentanti che lavorano nell'interesse di "noi popolo".

Forse non esiste un esempio migliore di giornalismo costituito da "cani da guardia", che spiegano ed espongono la corruzione dei potenti, come del caso di Wikileaks, che ha esposto prove a livello mondiale dei crimini di guerra compiuti dai militari statunitensi in Iraq, tra cui l'uccisione di due giornalisti di Reuters; ha mostrato che il governo degli Stati Uniti e le grandi corporazioni hanno usato agenzie di intelligence private per spiare attivisti e manifestanti; ha rivelato come i militari hanno nascosto agli ispettori della Croce Rossa le torture sui prigionieri nella baia di Guantanamo. [n.d.t.: per approfondimenti, rimando a "Assange. I dieci dossier di Wikileaks che hanno fatto imbestialire Pentagono, Cia e Casa Bianca"].

È questo tipo di giornalismo "reale" che il nostro primo emendamento era destinato a proteggere, ma impegnarsi in esso ha invece reso l'editore di WikiLeaks Julian Assange l'obiettivo di una massiccia campagna diffamatoria negli ultimi anni, tra cui false affermazioni secondo cui Assange stia lavorando con Vladimir Putin, i russi e gli hacker [...].

Le accuse secondo cui Assange ha cospirato con Putin per minare le elezioni del 2016 e la democrazia americana nel suo complesso sono completamente svanite all'inizio di questo mese quando un tribunale distrettuale degli Stati Uniti per il distretto meridionale di New York ha archiviato questo caso come "di fatto non plausibile", con il giudice che ha notato che in nessun caso l'accusa ha dimostrato fatti concreti, concludendo che l'idea che Assange abbia cospirato con la Russia contro il Partito Democratico o l'America è "completamente separato dai fatti".

[...]

Oggi Assange siede dietro le sbarre in una prigione di Londra in condizioni scioccanti che nemmeno un assassino si aspetterebbe. Il famoso regista e giornalista John Pilger lo ha visitato lì e teme per la vita di Assange, notando che è tenuto in isolamento, pesantemente medicato e gli vengono negati gli strumenti di base necessari per combattere la sua accusa di estradizione negli Stati Uniti. [n.d.t.: suggerisco una lettura di "'Lento e crudele assassinio': la madre di Assange accusa gli Stati Uniti e Regno Unito per il trattamento riservato a suo figlio"].

[...]

«[Assange è stato] deliberatamente esposto, per un periodo di diversi anni, a forme [più] progressivamente gravi di trattamento o punizione crudeli, disumani o degradanti, i cui effetti cumulativi possono essere descritti solo come tortura psicologica... La persecuzione collettiva di Julian Assange deve finire qui e ora! » John Pilger

[...]

Termino qui questa traduzione parziale dell'articolo, credo che sia sufficiente. Comunque Assange non è l'unico a passarsela male per aver difeso la libertà di informare. E' notizia di questi giorni che Amnesty International è intervenuta a favore del programmatore svedese Ola Bini, attivista per i diritti umani. Amico di Julian Assange, è perseguitato dalla giustizia ecuadoriana ma senza prove. Rimando all'articolo: "I cinque mesi da incubo dell'hacker che difende i diritti umani".

Buoni approfondimenti,
Francesco Galgani,
30 agosto 2019


Assange assolto

Grazie Fratello,
grazie per quel che sei,
grazie per la tua lotta,
grazie per la vittoria
contro i mostri
del nostro tempo.

Grazie!

(Francesco Galgani, 30 agosto 2019)

DOWNLOAD MP4

fonte del video: https://www.pandoratv.it/riflette-re-che-fare-assange-assolto/

4 ottobre: festa di tutti gli animali o solo di quelli "da compagnia"?

San Francesco D'Assisi4 ottobre: per molti è la festa degli animali "da compagnia", o perlomeno così è stata definita su alcuni notiziari.

Per me è la festa di tutto il creato, visto che tale giornata è ispirata a San Francesco D'Assisi. A proposito, il disegno qui a destra è un possibile ritratto da San Francesco, l'ho visto sui molti siti web, ma non ne conosco l'autore.

Suggerisco di riascoltare il Cantico delle Creature di San Francesco, ne ho riportato trascrizione e audio in calce all'articolo: "L'unica strada per una soluzione fondamentale dei problemi di quest'epoca". Buon ascolto!

Inoltre, se proprio vogliamo festeggiare gli animali, allora teniamo bene a mente il film Dominion,  che ho qui riportato integralmente, e facciamo la scelta giusta, cioè vegan.

Ah, quasi dimenticavo: stamani in televisione qualcuno s'è interrogato sulle scelte alimentari di Gesù. Beh, se proprio vogliamo citare Gesù, allora ne ricordo le parole, tratte dal Vangelo Esseno della Pace: «Non cercate la legge nelle vostre scritture, perché la legge è vita mentre la scrittura è cosa morta. […] Dio non scrisse le sue leggi sulle pagine dei libri ma nel nostro cuore e nel nostro spirito». E il nostro cuore, riguardo a tutte le creature di questo mondo, cosa ci dice? Per chi è interessato ad approfondire, tanto più che si tratta di un testo in perfetta armonia con una giornata da dedicare a tutto il creato, segnalo la mia analisi ermeneutica del Vangelo Esseno della Pace.

Grazie,
4 ottobre 2019,
Francesco Galgani

Non voglio...

Ricopio qui un messaggio poetico ricevuto da un caro amico:

Non voglio tornare alla normalità
 Voglio ritornare alla Vita

Non voglio che l'economia si riassesti
 che torni ad essere strumento di avidità e disparità
 Voglio che sia al Servizio dell'autentico benessere

Non voglio che si torni a lavorare come prima
 Voglio che i lavori inutili e dannosi collassino
 che il lavoro si trasformi in Opera
 che si lavori di meno e si valori di più

*Non voglio che si torni a lottare per la sopravvivenza*
 *con l'angoscia che non ce ne sia abbastanza*
 *Voglio il supporto di tutti per tutti che la ricchezza dei pochi sui moltissimi venga redistribuita*
 *Voglio ricordarmi che la scarsità è un imbroglio che ci hanno iniettato*

Non voglio che la finanza mondiale e i colossi petroliferi ne escano indenni tornando a sfruttare e speculare
 Voglio che sia un terremoto che scuota l’ingiustizia globale

Non voglio che i centri commerciali tornino ad essere sempre aperti
 Voglio che gli spazi della condivisione e dello scambio
 siano al servizio dell'umano e non del consumo

Non voglio rimettermi a guidare nel traffico congestionato
 Voglio muovermi lento e contento
 Col ritmo naturale dell'universo
 Che mi fa meravigliare della fioritura dell'albicocco

Non voglio essere in paranoia per la mia salute adesso e poi tornare tranquillamente a respirare lo smog delle industrie come se fosse normale riprendere a crepare di tumore.
 Voglio che rimanga l’aria pulita di questi giorni che i delfini tornati sulle coste non se ne vadano. Voglio nutrirmi ogni giorno
 di questa Natura di cui io sono parte. Non voglio che le scuole riaprano se in esse ci sarà ancora prestazione ansiogena stupida burocrazia e inutile ingozzamento cognitivo. Voglio che la conoscenza sia gioia, piacere e creatività
 Voglio che sia consacrato e incentivato il tempo all’arte, al canto, al gioco. Non voglio più dare per scontato il tocco della tua mano sulla mia i piedi nudi sulla spiaggia e il tramonto dalla collina. Voglio ringraziare quando muovo il polso, quando sto in piedi, quando posso baciare mia madre

Voglio ricordarmi che questo momento è la cosa più preziosa

Non voglio tornare alla normalità
 Voglio ritornare alla Vita

(20 marzo 2020)

Oltre la paura... in difesa di Claudio Messora e di Stefano Montanari

InquisizioneStefano Montanari (biografia), in un paio di occasioni citato in questo blog (in "Malattie infettive debellate senza vaccini e malattie create dai vaccini" e "Coronavirus covid-19 e "bugie di stato"?"), ha espresso le sue libere opinioni, sulla base di ragionamenti consapevoli. Ovviamente la verità non è in mano a qualcuno, anzi, qualunque visione del mondo e delle cose, per quanto informata possa essere, sarà sempre e solo parziale (compresa la mia). Come ho scritto in maniera un po' pasoliniana in ogni pagina del mio blog: «Per fortuna, quello che non so, non lo so. Quello che invece so, non corrisponde alla realtà».

Il dubbio è l'unico strumento di indagine conoscitiva, è l'unico modo per non appiattirsi sulle informazioni ufficiali o su quelle alternative. Ma è anche la base per il non-attaccamento alle proprie idee, ovvero per evitare ogni forma di fanatismo. Persino nella Religione dell'Ultima Lotta c'è un invito a non uniformarsi passivamente a un certo modo di pensare: «[...] Il materiale testuale o multimediale da studiare, a libera scelta del praticante, è preferibilmente quello che può migliorare la propria comprensione di sé, della Vita e di Madre Natura. [...] I demoni di oggi sono molto abili nella parlantina, abili nel far credere vere le menzogne e hanno alleati ovunque, quindi stiamo attenti. Tutti noi praticanti siamo invitati a mantenere sempre attivo uno spirito di ricerca che spazzi via tutte le bugie a cui siamo stati indottrinati dal Re Demone, spirito di ricerca che è l’unico antidoto sia per la non-conoscenza, sia per ogni fanatismo. [...] ».

Lo spirito di ricerca è anche ciò che contraddistingue sia Claudio Messora e il suo staff, sia Stefano Montanari.

Orbene, un esposto del 24 marzo 2020 alla Procura della Repubblica presso il Tribunale Penale di Modena e quello di Ancona (qui il testo integrale) sostanzialmente sostiene che aver dato spazio alle opinioni di Stefano Montanari costituisca reato penale e chiede: «Laddove l’Autorità Giudiziaria ravvisasse la sussistenza di illeciti penali nelle condotte descritte, dovrà considerare l’adozione di ogni provvedimento anche volto ad oscurare e/o a sequestrare i canali YouTube ove son presenti detti video, se non già rimossi».

Le conseguenze pratiche ipotizzabili di tale esposto, qualora l'Autorità Giudiziaria ne accetti le tesi, sono sanzioni economiche, carcere e oscuramento di Byoblu (e di altri canali Youtube). La conseguenza invece immediata, per lo meno a livello psicologico, è diffondere la paura di esprimersi e di lasciare che gli altri si esprimano, per lo meno quando la libertà di espressione del pensiero va a criticare (a torto o a ragione) le tesi ufficiali su cui si basa l'azione politica. Ad es., dopo un tale esposto, potrebbe essere ancora più difficile mettere in serio dubbio la legittimità delle azioni del nostro attuale Governo (e di quelli precedenti), eppure è proprio grazie ad una critica puntuale e precisa a ciò che il Potere fa che possiamo renderci cittadini più consapevoli. Sempre, ovviamente, senza la pretesa di avere la verità in tasca. Verità di cui invece l'associazione "Patto Trasversale per la Scienza" vuole farsi portatrice.

La questione è cruciale: la scienza è in grado di elargire "verità"?. Direi proprio di no, perché la falsificabilità è alla base di ogni teoria degna di esser chiamata "scientifica". La scienza è avara di certezze e amica del dubbio. Chi cerca delle "verità", delle "certezze", non dovrebbe fare appello alla scienza: questo vale per tutte le scienze, sia per la matematica e per le scienze cosiddette "esatte", sia per quelle che non sono considerate tali, come la psicologia o, in questo caso, le scienze mediche.

Quindi, l'argomentazione più semplice per smontare un tale esposto è che la "scienza", o meglio, le varie "scienze", non posseggono alcuna verità. Anche le cosiddette "evidenze scientifiche" possono essere smontate da un solo controesempio. A proposito di scienza, segnalo alcuni miei articoli: "Sapere di non sapere, sapere di mentire: la scienza delle bugie", "Alla ricerca della verità… oltre la politica, oltre la religione", "Alla ricerca della scienza...", "Scienza e vaccinazioni: aspetti critici e problemi aperti", "Non è un problema né di scienza né di tecnologia, ma di cuore", "La scienza è un bene pubblico? Riflessioni su un documentario su Aaron Swartz", ecc. Ne ho scritti altri, chi vuole può cercarli tramite lo strumento "Cerca" del blog.

Fatte tutte queste premesse, ringrazio Claudio Messora e Stefano Montanari, principali (ma non unici) destinatari dell'esposto, a cui va tutta la mia solidarietà. Secondo la mia opinione, se non esistessero canali come Byoblu, Pandora TV e altri, noi cittadini saremmo veramente smarriti e male indottrinati (dalla TV in primis).

Anzi, se proprio un esposto per aver creato una situazione di pericolo nella popolazione dovesse essere fatto, secondo me sarebbe più ragionevolmente da indirizzare verso le principali televisioni, a causa del clima di terrore da esse generato, che va ben oltre ogni necessità di semplice informazione o, meglio, di informazione che aiuti noi cittadini a diventare cittadini più consapevoli (giacché, se un ruolo la televisione dovesse avere, questo le assegnerei). Potrei dire la stessa cosa per l'attuale Governo e per i suoi continui decreti emergenziali, oppure per alcuni governatori di regioni italiane che si sono espressi con toni e provvedimenti quantomeno criticabili. Sia ben chiaro: sto parlando della mia opinione, protetta dall'art. 21 della Costituzione.

Quando si arriva ai livelli di restrizione della democrazia come ora in Italia, denunciato anche in "Ai tempi del coronavirus l'Italia sta diventando un regime totalitario?" e in "Dalla tirannia incostituzionale televisiva a Baruch Spinoza", chi parla fuori dal coro viene censurato e definito un untore. Secondo me, le normative in corso sono liberticide e minano le basi del vivere sociale. Fino a quando la stragrande maggioranza della popolazione, a causa del panico da coronavirus oggi, e di altre emergenze che saranno inventate (*) in futuro, accetterà qualsiasi normativa liberticida, credendo così di salvarsi la vita, le cose andranno sempre peggio.

A questo punto non c'è solo il panico da coronavirus, ma anche la paura di esprimere idee diverse da quella ufficiale. L'inquisizione è tornata, ma "noi" non ci arrendiamo. Sta a te che leggi riconoscere se rientri o meno in questo "noi".

Francesco Galgani,
27 marzo 2020

(*) "inventate" nel senso che, pur avendo un fondamento reale, le emergenze possono essere state volutamente create da qualcuno e non opera della Natura, oppure, anche se sono opera della Natura, gli interessi economici, politici e militari possono amplificarle a dismisura, creando nuove emergenze all'interno dell'emergenza, per scopi non sempre chiari. Ad es., chi ha buttato giù le Torri Gemelle? Chi ha creato il coronavirus? Perché è stata inizialmente favorita la diffusione del coronavirus in Italia, senza prepararsi per tempo e con un sistema sanitario perlopiù smantellato? Come vengono sfruttate queste emergenze per controllare le persone e per imporre loro comportamenti e leggi che mai altrimenti accetterebbero? Ecc. Il discorso sarebbe lungo e va oltre gli scopi di questo articolo, anche perché, per ognuna delle domande di esempio che ho fatto, si apre un mondo di informazioni confuse e contraddittorie.

Contagiati - L'antiromanzo di Giulio Ripa

libro "Contagiati", di Giulio Ripa (copertina)AGGIORNAMENTO 24 marzo 2021
il link ufficiale di questo libro, sul sito dell'editore, è:
http://largolibro.blogspot.com/2021/03/giulio-ripa-contagiati.html


Chi conosce il mio blog avrà notato da anni, nell'intestazione di ogni pagina, la frase di Giulio Ripa: «La mancanza di un percorso spirituale, di valori condivisi, sono alla base di questa crisi dell'umanità. Comunicare online nella situazione attuale è solo dannoso, se nessuno più ascolta l'altro. E per ascoltare l'altro ci vuole affetto. E l'affettività non nasce da una migliore tecnologia», oltre a molti altri riferimenti a suoi scritti e a lavori condivisi disseminati nel blog.

Questo "antiromanzo", come lui lo definisce, non contiene alcuna risposta ai problemi esistenziali, però aiuta a mettere in evidenza le contraddittorietà della vita e la follia della nostra epoca, oltre a proporre alcune riflessioni filosofico-esistenziali secondo me interessanti. Buona lettura :)

Presentazione del libro (PDF)

Pubblicazione del libro presso la casa editrice "L'ARGOLIBRO", Via G. Mazzini, 22 - 84043 Agropoli (SA)
Email:largolibro@gmail.com
Blog: Largolibro
Infoline: 3395876415
 
(Francesco Galgani, 9 febbraio 2021)

Verso un mondo nuovo

Tutto quello che solitamente facciamo nella quotidianità serve a rimandare, spostare o nascondere gli unici veri problemi esistenziali, ovvero il senso della vita e il senso della morte.

Una volta compreso che cos’è la morte (e di conseguenza che cos’è la vita), la paura di morire svanisce, lasciando il posto ad altri tipi di consapevolezze. Una volta compreso che la morte non esiste e che la realtà quotidiana è pura illusione, così come lo è il trascorrere del tempo, una miriade di altri problemi spariscono perché cessa il motivo della loro esistenza.

Ad es., tutto il teatrino del covid, dei vaccini, delle mascherine, dei tamponi, dei lockdown, ecc., è una messa in scena delle nostre paure più recondite, anzi, di un’unica paura, quella di morire. Stesso discorso nel rapporto con tante altre malattie. Ma soltanto chi è senza Anima, o non sa di averla, potrebbe (forse) aver paura di morire (e quindi di vivere); stesso discorso per chi vive nell’incapacità appresa di Amare, tanto diffusa nella nostra epoca.

Piuttosto che riempire le nostri menti di domande infinite, senza risposta e capziose nei presupposti, suggerirei di chiedere alla nostra Anima soltanto due cose, ovvero se siamo esseri eterni e qual è il senso dell’esistenza. Sul fatto di essere eterna, nel senso di esistere fuori dal tempo, Anima non dovrebbe aver dubbi… ma sulla seconda questione, potrebbe essere confusa, se non completamente smarrita, anche a causa della prigionia della solitudine e del distanziamento (sociale, per usare un termine di moda) in cui spesso si ritrova, o crede di ritrovarsi. Ma ognuno si costruisce il mondo e la realtà per come se li rappresenta, quindi anche la solitudine di Anima non è una circostanza di fatto, ma un inganno autoprodotto, che finisce quando Anima decide che deve finire. Senza un chiarimento sul senso dell’esistenza, ogni altra discussione perde di significato e porta a nulla.

Sarebbe anche interessante capire a cosa servono tutti i nostri attaccamenti a ciò con cui identifichiamo noi stessi. Non sto suggerendo che ci sia qualcosa di sbagliato, mi chiedo soltanto se troppo attaccamento alla nostra individualità non sia soltanto causa di inutile sofferenza. Supponiamo che una goccia d’acqua voglia sempre rimanere “goccia”: è evidente che essa non vorrà mai ritornare al grande oceano da cui proviene. Per noi tornare al grande oceano significa morire e voler rimanere goccia significa non voler morire? Ci serve realmente identificarci a spada tratta in quel che crediamo di essere e nei problemi che crediamo di avere?

Il mondo neoliberista, cioè turbo-capitalista, schiavista e predatorio, che abbiamo costruito e che continuiamo a costruire giorno dopo giorno, parte proprio dall’assunto di allontanare il più possibile ogni problema esistenziale profondo, sostituendolo con l’enfasi e il plauso dei nostri lati più deboli, ovvero glorificando le nostre bassezze come virtù, l’immoralità come nuova morale, l’anti-scienza come scienza, i peggiori demoni come angeli custodi, la vergogna per pensieri e atti abietti come motivo di vanto sui social. Il punto di forza dell’attuale sistema economico è proprio nelle nostre debolezze e nelle nostre viltà, che si concretizzano in avidità, desiderio narcisistico-ossessivo di prevalere sugli altri, stupidità autodistruttiva. Proprio quest’ultima sembra eletta a musa ispiratrice dei governi del pianeta e delle scelte dei singoli.

E’ evidente che un mondo così è destinato a finire. Non a caso ho scritto e detto più di una volta che siamo in un periodo terminale, apocalittico. Ma questo non deve essere inteso come un male: un mondo nuovo e migliore è possibile, esso inizia dove finiscono le nostre paure di vivere e di morire.

(Francesco Galgani, 14 marzo 2021)

La scienza non può indagare oltre il 50% dell’esistente?

Presumo che la scienza, intesa nella sua accezione contemporanea, non possa indagare, nella migliore delle ipotesi, oltre metà di ciò che esiste nella realtà delle nostre vite, ovvero oltre metà della dualità che si esprime in tutti i fenomeni. Tale invalicabile limite, per quanto ciò sia lontano dal senso comune, è posto dall’aver fatto della matematica la serva e la regina di tutte le scienze. La matematica, infatti, è fondata sul principio di non contraddizione, mentre il reale è fondato sul principio di contraddizione, di interdipendenza e di compresenza degli opposti (come precedentemente trattato in: “Collaborazionismo autolesivo umano nell’aderire a verità assolute”). Per tale ragione, una scienza che obbedisca soltanto alla matematica che si basa sulla logica classica aristotelica per dare fondamento alle proprie affermazioni è costretta a poter indagare soltanto una parte dell’esistente, nello specifico una parte che abbia la caratteristica di essere coerente con se stessa, ignorando o rigettando l’altra parte dell’esistente che la contraddice. Il problema sarebbe parzialmente risolvibile ammettendo che possano esistere tante scienze, tutte legittime, che possano contraddirsi tra di loro? Indubbiamente la scienza non è unitaria, come suggeriscono le contrapposizioni e i litigi anche molto accesi tra i ricercatori, ma il problema è molto più profondo e ha a che fare con il metodo scientifico e con il valore, spesso esagerato e fazioso, che gli si vuole attribuire in base alle convenienze del momento, che possono essere politiche, finanziarie, ideologiche o di altro genere. Sul concetto stesso di “dimostrazione scientifica” bisognerebbe essere molto cauti: quando tutti i media in tutto il mondo cantano con un pensiero unico che esiste una evidenza scientifica “senza dubbi”, allora è certamente una menzogna, perché non c’è scienza dove non c’è il dubbio. Premesso che in senso assoluto non esistono verità, ma che tutto deve essere relativizzato, per ogni tesi c’è sempre una controtesi, e nulla esclude che possano sembrare entrambe “vere” con dati scientifici alla mano. Ulteriore problema si pone nel distinguere ciò che è attendibile da ciò che non lo è: essendo umanamente impossibile verificare personalmente tutto quello che viene detto e scritto, non rimane che “fidarsi”, con la conseguenza che il metodo galileiano rimane sullo sfondo, mentre nella realtà della vita quotidiana di ciascuno di noi tutto si riconduce a un sistema personale di credenze. Andando ancora più in profondità, ci sarebbe da chiedersi perché in qualunque aspetto della vita noi esseri umani siamo particolarmente abili nel litigare, anche in modo violento, per sostenere la veridicità della propria rappresentazione interna della realtà (o, per dirla diversamente, la veridicità della propria costruzione della realtà): a chi giova?

Da tutte queste problematiche, dovrebbe seguirne che giustificare le proprie scelte soltanto in base alla “scienza” (soprattutto le scelte “imposte” ad altri o da altri), anche nell’ottimistica ma tremendamente irrealistica ipotesi che le ricerche pubblicate e i dati analizzati siano ottenuti in buona fede e senza alterazioni o errori (e non lo sono, suggerisco un’attenta lettura di “Alla ricerca della scienza...” e “La maggioranza delle ricerche scientifiche sono false”), è come pretendere che, guardando sempre e soltanto la faccia che la Luna ci offre, si possa affermare di conoscere tutta la Luna.

Francesco Galgani,
30 marzo 2021

Genesi e risoluzione dei problemi di vita (messaggio di Pasqua)

I problemi non sono dove sono, ma sono dove noi decidiamo di metterli, più o meno consapevolmente o inconsapevolmente. Dove c’è il male c’è anche un po’ di bene, e dove c’è il bene c’è anche un po’ di male, quindi… perché ci dovremmo preoccupare?

Buona Pasqua 2021,
Francesco Galgani

DOWNLOAD MP4

Il bene del mondo sei tu che emani positività!

Gratitudine per ogni istante di vitaAl dolore di solito reagiamo con chiusura, rabbia, risentimento. Ma nel momento in cui la rabbia svanisce, oltre il velo delle illusioni, scopriamo un mondo nuovo.
Oltre il giusto e lo sbagliato, oltre il piacevole e lo spiacevole, oltre ogni pensiero, c’è soltanto la gratitudine per ogni istante di vita.
Nessun rimorso o nostalgia perché nulla va perduto: tutto è servito per arricchirci, tutto per arrivare all’istante attuale, che è l’unica cosa che esiste. Tutto per arrivare a capire che l’unica cosa che conta è essere grati per il sacro istante attuale di vita, che non è mai banale, è un dono che desta meraviglia.
Grazie!

Rendersi liberi

Libertà e assenza di giudizio personale, fondamentalmente, sono la stessa cosa. La questione, però, non è così semplice, perché le stesse parole “libertà” e “giudizio” hanno accezioni che cambiano in base a te che stai leggendo, al contesto culturale in cui ti trovi, alle tue esperienze di vita, al senso di connessione che hai con te, con la vita, con gli altri. Per tale ragione, la libertà di cui sto parlando non è definibile in modo concettuale, ma può soltanto essere esperita quando l’anima è pronta: libertà, in questo contesto, diventa sinonimo di pace, di fiducia, di interconnessione. Dal momento però in cui asserisco che non posso definire con le parole ciò di cui sto tentando di parlare, il testo che sto scrivendo diventa quindi possibile, anzi probabile, fonte di fraintendimento. Tra l’altro, se hai già letto i miei ultimi scritti, potresti chiederti cosa possa esserci di nuovo in quest’ultima mia stesura.

In effetti, già il fatto che parta da un presupposto di incomunicabilità e che mi rivolga direttamente a te, sono già passi ulteriori rispetto agli altri miei scritti. Ma questa incomunicabilità come la risolviamo? Semplicemente, non la risolviamo: se ti senti in sintonia con quello che sto scrivendo, allora hai già capito e non c’è bisogno di troppe spiegazioni, se invece “non ti risuona”, c’è sempre la speranza che ciò che adesso ti appare in modo confuso domani possa sembrarti molto più chiaro e sensato (ma senza pretesa, da parte mia, che lo sia). Tutto ciò, però, porta ad un ulteriore problema: la comunicazione si fa almeno in due, alla pari, e i significati si costruiscono insieme, qui invece sto scrivendo da solo. E quindi? E quindi lascio accesa la fiammella della speranza che le mie parole non rimangano come lettera morta, ma come vite vive che possano incontrarsi: magari un giorno io e te ci incontreremo o reincontreremo, qui o altrove, in questa vita o in altre, e nel frattempo queste riflessioni che sto scrivendo potrebbero aver già lasciato elementi di unione. Come dicevano gli antichi, e con un’accezione ben diversa da quella contemporanea: «Verba volant, scripta manent», ovvero: la parola scritta rimane dove si trova, non va da nessuna parte e quindi serve a poco; le parole dette a voce, a tu per tu, possono arrivare invece molto lontano nel tempo e nello spazio, perché “volano”, e quindi lasciare qualcosa di molto più profondo e duraturo. Io non posso far “volare” da solo le mie parole come in quest’accezione (piuttosto inconsueta) della citazione latina, ma possiamo farlo insieme e, nel farlo, già non sarebbero più “mie” parole, ma “nostre” (il che già sarebbe molto meglio e auspicabile). I “miei” pensieri e sentimenti non sono in realtà “miei”, ma sono entità che viaggiano e che ci attraversano: da quali pensieri e sentimenti vogliamo farci attraversare? Cosa vogliamo contribuire a diffondere?

Dopo queste premesse, che già potrebbero averti dato un po’ di disorientamento (ma che sono funzionali al proseguo), vorrei tornare all’argomento espresso all’inizio, cioè alla libertà.

Per favore, fermati un attimo sulle ultime cose che ho scritto: i pensieri e i sentimenti non sono nostri, ma sono entità che viaggiano, che si spostano da una persona all’altra, pur con il contributo di ciascuno di noi. Ci sei? Stai entrando in questa visione? Dovrebbe già essere l’inizio dello smontaggio del proprio ego separativo, per chi ancora non l’avesse smontato.

All’inizio ho scritto: «Libertà e assenza di giudizio personale, fondamentalmente, sono la stessa cosa». Ti suona o non ti risuona? Provo a esplicitare meglio questa frase, per quanto mi è possibile.

In sintesi: pace e accettazione incondizionata (cioè senza giudizi personali) della volontà del tutto, o volontà divina, o volontà della vita, o volontà della rete di Indra, o necessità (cinque modi diversi di nominare la stessa essenza), sono la stessa cosa. Da questo punto di vista, le sofferenze e le bellezze di questo mondo, le sue assurdità e i suoi misteri (belli e brutti) sono una necessità. Già, ma una necessità per... cosa? Dal mio punto di vista, sono una necessità per allenare la capacità di amare. Tale allenamento va di pari passo con il miglioramento della nostra consapevolezza e dei nostri rapporti. Ovviamente il presupposto di base per tutto ciò è che ci sia piena fiducia nella vita e nelle cose che ci propone, soprattutto in quelle cose che vanno al di là della nostra comprensione.

Il precedente paragrafo in corsivo è un po’ denso, se ti va ti suggerisco una pausa.

Se te la senti di andare avanti, vorrei ora chiederti di mettere a confronto la visione delle cose che ti ho finora suggerito con il breve testo seguente che, in tempo di coronavirus, circola spesso sui social per evidenziare che le attuali politiche governative, più o meno a livello planetario, servono per renderci schiavi. Mi riferisco a questi cinque punti attribuiti a Osho Rajneesh (1931-1990):

«Come rendere l'uomo schiavo in cinque passi:
1. mantieni l’uomo il più debole possibile;
2. mantieni l’uomo il più possibile nell’ignoranza e nell’illusione;
3. mantieni l’uomo il più spaventato possibile;
4. mantieni l’uomo il più infelice possibile;
5. mantieni gli uomini lontani gli uni dagli altri il più possibile».

Che te ne pare? Come ti senti? Questi cinque punti sono davvero un’analisi socio-politica della contemporaneità?

Se, dopo le tue riflessioni, vuoi conoscere anche le mie, ti dico che, pur essendo d’accordo, c’è qualcosa che non mi torna: una lettura letterale porterebbe a pensare che la schiavitù (e con essa la libertà) sia una condizione legata a scelte che non dipendono da noi (in questo caso a scelte politiche, di cui nello specifico tutte quelle fatte in tempo di coronavirus). Mi “suona” male, non è questa la libertà o la schiavitù a cui sto pensando.

Provo a riscrivere queste frasi in un modo che mi sembri più armonico e anche più responsabilizzante:

«Come rendere la tua anima libera in cinque passi:
1. mantienila il più possibile forte, cioè fiduciosa nella vita, di fronte agli accadimenti sgraditi o dolorosi: il male non viene mai per nuocere;
2. accompagna la cura delle relazioni cuore a cuore con la cura dell’intelletto, affinché l’ignoranza e l’illusione (ovvero le credenze di conoscere la realtà) lascino il posto ad uno spirito di ricerca che non pretenda di sapere;
3. lascia al tuo corpo il diritto di ammalarsi e di morire quando la volontà del tutto così desidera: l’anima ha cura del corpo e l’intelletto cerca di mantenerlo in buona salute, ma l’anima ha bisogno anche di fare l’esperienza della morte: quando vivi così, difficilmente puoi spaventarti;
4. abbi cura delle relazioni con te, con l’ambiente, con gli altri, con la vita: felicità è gioire di esistere;
5. fai quello che desideri e che più è vicino alla tua natura, alla tua sensibilità e alla sensibilità delle persone intorno a te, senza piegarti acriticamente a regole e leggi su cui la tua anima non è d’accordo».

Che te ne pare? Continua tu, se hai riflessioni da aggiungere puoi scriverle o comunque condividerle con chi vuoi. Fai di questo testo ciò che vuoi.

testo di pubblico dominio, no rights reserved,
28 aprile 2021

Quattro suggerimenti per non impazzire

Vista la situazione particolarmente critica che come individui, come famiglie, come gruppi, come comunità e come collettività umana stiamo vivendo, ho cominciato a farmi delle domande, che potrebbero condensarsi in «Stiamo sbagliando qualcosa?» e «Cosa possiamo fare?».

Forse, però, prima di occuparci del “fare” potremmo indagare l’“essere”, ovvero: «Chi siamo?» e «Dove siamo?».

Vorrei partire proprio da queste ultime domande, ma con una doverosa premessa: poiché il percorso di consapevolezza è personale, e ciascuno ha quello più adatto a sé, questo mio scrivere è da intendersi solo come una condivisione di pensieri, senza alcuna pretesa di assurgere a verità. In questo senso, secondo me, l’unica vera maestra è la vita stessa.

Tornando alle domande «Chi siamo?» e «Dove siamo?», la mia impressione è che ognuno di noi viva immerso in un campo invisibile di forze, che è molto potente e di cui, di solito, non sa assolutamente nulla. Da ciò ne segue che nessuno di noi possa autodeterminarsi da solo, anzi, l’asservimento a forze che stanno al di sotto (o al di sopra) del livello di consapevolezza è l’inevitabile normalità: tentare di negare questo fatto è già di per sé una follia. Il rischio di impazzire è alto se cediamo a certe forze distruttive, di cui siamo poco o per niente consapevoli ma che sono molto radicate nella nostra cultura e nel sistema economico-politico che la governa. Ritengo che la cosa giusta da fare sia rinvigorire e allenare altri tipi di forze, a cui possiamo avere accesso focalizzandoci sui quattro punti seguenti, dopodiché il modo di affrontare le vicende della vita sarà più naturale, più consapevole e anche più saggio.

1. Accettiamo la vita per quello che è.

2. Sentiamoci parte del tutto, con gratitudine e rispetto. I pensieri ricorrenti diventano abitudini, le abitudini diventano carattere, il carattere diviene destino: pensieri radicati nella piena accoglienza e accettazione delle cose che accadono, e nella gratitudine per la vita così com’è, sono di base per un ottimo destino.

3. Asteniamoci dal giudizio e dalla pretesa di conoscere, con l’auspicio di smantellare la visione dualistica del mondo che ci separa dalla vera umanità, ovvero dalla ricerca del bene comune.

4. Facciamo pratiche ricorrenti e quotidiane di lode alla vita e di ricongiunzione con il tutto, tra le quali rientrano sane risate innocenti di gioia. Guardiamo il mondo con sguardo innocente e meravigliato delle cose più semplici, come bambini e bambine sanno fare.

In estrema sintesi, questi quattro punti “per non impazzire” fanno parte di un percorso di vita libero dalla prigionia di “lamentele, pretese e accuse”, che mai hanno migliorato la vita di qualcuno, anzi.

Questi quattro punti sono le risposte che a me sono giunte alle domande iniziali «Stiamo sbagliando qualcosa?» e «Cosa possiamo fare?». Ho usato l’espressione “che a me sono giunte” per sottolineare che nessun pensiero è “mio”, ma fa parte di un modus cogitandi et operandi in cui sono immerso insieme a tante altre persone, delle quali non so nulla ma che, come me, sono nodi della rete di Indra, cioè della rete della vita.

Potrebbe essere interessante confrontare questi quattro suggerimenti per non impazzire con un ipotetico percorso coscienziale, in quattro fasi interconnesse e con possibili somiglianze con quanto molti di noi stanno sperimentando.

1. Inizialmente l’individuo crede nel “caso”, nella fortuna o sfortuna: la sua capacità di collegare cause con effetti è molto scarsa ed è sempre pronto a puntare il dito contro la sfortuna, i fatti o le persone.

2. L’individuo inizia ad accorgersi che ci sono, almeno per quanto riguarda il piano fisico, delle leggi naturali precise, ma non ha la stessa consapevolezza per il piano mentale e spirituale. Anche in questo caso, se la prende sempre con qualcun altro per tutto ciò che gli accade, o con il caso o con il destino.

3. L’individuo inizia ad accorgersi e a prendere sempre più consapevolezza che nulla accade casualmente, ma che tutto ciò che esiste, in ogni piano di esistenza, segue delle leggi ben precise. A questo livello, spesso è portato a cercare di scoprire queste leggi per potersi creare la propria realtà, per eliminare da essa tutto ciò che gli causa dolore e sofferenza. Con uno sguardo compassionevole, si sente fiducioso di poter fare qualcosa per creare un mondo migliore anche per le altre persone, fiducia che nasce dalla scoperta di poter fare cose che, precedentemente, avrebbe ritenuto impossibili. Tuttavia, a parte questi “miracoli” di cui ora è capace, la sua “volontà” non si è ancora identificata con la “volontà del tutto”: l’intensità della sofferenza che può provare nei casi in cui non riesce a raggiungere un obiettivo, o che può provare di fronte ad avvenimenti o situazioni di vita che non accetta, ne è una prova. In questa fase di “illuminazione parziale”, si sente ancora portatore di verità, tenta di insegnare ad altri e ha ancora una mente giudicante.

4. L’individuo accetta la vita così com’è, limita il più possibile i propri giudizi, accetta la contraddittorietà della realtà senza pretesa di risolverla, non cerca discepoli o seguaci di alcun genere, non ha nulla da insegnare e nei fatti che accadono vede un riflesso della volontà del tutto. Non è più interessato a difendere i propri pensieri o il proprio ego, non cerca la fama e non ha più paura della morte: sentendosi parte di qualcosa di infinitamente più compassionevole e intelligente di quanto possa esserlo una singola persona, non si identifica più con la propria visione delle cose, piuttosto si sente “strumento” di questa volontà amorevole più grande, in funzione della quale cerca di agire. Vive con la fiducia che tutto ciò che accade, a livello personale e collettivo, è “necessario”. La consapevolezza che “il male non viene mai per nuocere” è sorretta da una solida fede nella vita. L’interesse alla qualità delle relazioni è molto più forte e prioritario rispetto al corretto discernimento della realtà, di cui ne mette seriamente in dubbio la fattibilità.

Lascio a te una riflessione sulle possibili conseguenze personali e sociali di ciò che hai appena letto,
ti ringrazio,
7 maggio 2021

Non crediamo a quelle forme-pensiero che tolgono energia

Forme-pensiero autodistruttive accompagnano da sempre la storia dell’umanità e dei singoli. Non diamo loro troppo credito e apriamo piuttosto i due occhi dell’anima, cioè cuore e intelletto.

«Accolgo la vita così com’è, la servo e la ringrazio»: questo pensiero, se ricorrente e abbinato a una solida fede “positiva” (cioè alla fede che alla fine tutto è per il nostro bene), può renderci molto più resistenti a certe forme-pensiero che aleggiano ovunque, e permetterci di sostituirle con altre più belle e luminose, che non ci risucchino energia ma ce la donino.

Molti fenomeni sociali, dall'apprendimento acritico per imitazione (tipico dei bambini e degli adulti rimasti bambini) all'effetto della propaganda di qualsiasi genere, dalle conseguenze della pervasiva pubblicità commerciale a quella più subdola continuamente presente nel cinema, nel teatro e in molte altre forme artistiche, dalla forma mentis plasmata dalla scuola al sostegno popolare ai vari regimi più o meno totalitari (compreso il nostro), potrebbero essere compresi e rivisti come eggregore, o forme-pensiero. Questo spiegherebbe perché persone molto intelligenti sono capaci di comportamenti molto stupidi quando sono immerse in forme-pensiero collettive autolesioniste (per le quali ringrazierei in primis scuola, social e tv, politica e religione), forme-pensiero che di fondo nascono da una paura esistenziale e la coprono con paranoie varie.

Un cuore puro ed una mente elevata sono i migliori protettori contro possibili aggressioni. Vi faccio un esempio che trascende gli eventi dell’attualità ma che è comunque esemplificativo della natura umana: nel film “Mia moglie è una strega”, l’attrice Eleonora Giorgi interpreta una graziosa donna, “Finnicella”, dotata di poteri magici, tra i quali, verso la fine del film, c’è quello di indurre “tutti” a comprare i titoli azionari della Canistracci-Oil. Quello è un esempio di eggregora ottenuta tramite il pensiero magico: nella nostra quotidianità cose altrettanto assurde accadono continuamente, ma non ce ne accorgiamo. Il “potere” di solito usa altri mezzi rispetto alla magia mostrata nel film, ma l’effetto è molto simile. Per essere più preciso, dovrei dire che i mezzi usati dal “potere” per avere un effetto (solitamente nefasto) sulla vita delle persone dipendono dal tipo di società: in quelle più antiche e più vicine alla natura, il pensiero magico poteva avere grande presa e influenza; in quella più contemporanea, globalizzata e soprattutto scientista (ma non scientifica), i mezzi principali sono altri.

L’aspetto più persuasivo e pervasivo delle forme-pensiero è che continuano a vivere di vita propria, alimentandosi dello stesso tipo di pensieri da cui sono state generate, inducendo perciò le persone con cui entrano in contatto a continuare a svilupparli, aggredendo e imprigionando tali persone. Da un certo punto di vista, gli angeli e i demoni potrebbero corrispondere a tipi diversi di forme-pensiero: non a caso, un appellativo del “re demone” è “ladro di vita” e certe forme-pensiero rubano energia e vita. Come ho scritto poco fa, e credo che valga la pena di ripeterlo, un cuore puro ed una mente elevata sono i migliori protettori contro possibili aggressioni.

Se invece di pensare alle eggregore che svolgono la funzione di demoni, vogliamo un esempio di quelle che hanno funzione protettiva, basterebbe ricordare che nel 1978 è stato condotto uno studio su un gruppo di meditatori e come risultato è stato scoperto il cosiddetto “Maharishi Effect”. Nell’occasione, 7.000 persone meditarono con l’intenzione di avere un effetto positivo sulla città circostante per tre settimane consecutive. Il risultato dei loro sforzi di meditazione intenzionali e collettivi fu che l’energia collettiva della città venne completamente trasformata. Infatti, l’effetto della meditazione fu così potente da ridurre i tassi globali di criminalità, gli atti violenti, e le morti in media del 16%. Ci fu anche una riduzione della quantità di suicidi e incidenti stradali e ciò tenuto conto di tutti i fattori variabili. Ciliegina sulla torta, ci fu una riduzione del 72% delle attività terroristiche nel corso del progetto di meditazione. Da allora sono stati condotti più di 50 studi per verificare la validità dell’Effetto Maharishi e i risultati hanno confermato l’impatto diretto che la meditazione globale ha sul mondo. Non mi dilungo su questi esperimenti, né intendo sostenere che la meditazione sia l’unico metodo per creare eggregore positive o comunque per avere un effetto benefico sulle forme-pensiero: ci sono anche altre strade, ma la cosa più importante è uscire dalla falsa idea che i nostri pensieri siano il prodotto interno del nostro cervello. Non è così e non lo è mai stato. Tutto è interconnesso e interdipendente.

Tutto ciò significa che noi, ogni giorno, ogni istante, contribuiamo attivamente a rinforzare certe forme-pensiero piuttosto che altre, al di là del fatto di esserne consapevoli o meno. Per favore, creiamo insieme e crediamo in forme-pensiero più belle.

Grazie,
12 maggio 2021

Pensieri autolesionisti, alcol, droga, fumo, cibo, altre dipendenze: 10 suggerimenti utili per (non?) suicidarsi in modo efficace

Se non hai pensieri o comportamenti autolesivi, questa pagina non è per te. Ad ogni modo, c’è una seria probabilità che il proseguo di questo articolo ti riguardi, visto che l’autolesionismo va di moda…

Partiamo dalle basi: le condotte autolesive e i pensieri di suicidio sono in significativo aumento. Vediamo come rinforzarli (?!!) e farla finita una volta per tutte (!!!). Seguono dieci punti fondamentali: “Credi alla solitudine”, “Credi alla scuola”, “Credi ai social”, “Credi alla tv, a Youtube, all’attualità, alla cultura del momento”, “Credi alla religione e alla scienza”, “Segui la politica e rispetta le leggi dello stato”, “Lamentati, pretendi e accusa”, “Fidati di aver ragione e non chiedere aiuto”, “Credi ai tuoi pensieri e sentimenti”, “Tecniche efficaci per farla finita”.

Per ognuno di questi dieci punti vedremo il veleno e l’antidoto. Su alcuni punti, all’inizio della lettura, potresti chiederti perché mai prenda il discorso così “alla larga”, ma se avrai la pazienza di leggere potresti renderti conto che “tutto torna”: per trovare soluzioni ai nostri problemi a volte ci manca proprio una visione di larghe vedute, che colga il contesto in cui siamo inseriti. Mi rivolgo soprattutto a chi è in età scolare, ma se ti trovi in un altro periodo della vita, sto tendendo la mano anche a te: quello che dico per la scuola vale, almeno in parte, anche per l’università e per il lavoro.

Cominciamo… quanto segue è un piccolo viaggio in alcuni aspetti critici e dolorosi della nostra società, che possono essere la causa di tante nostre sofferenze. Per ogni sezione, “il veleno” descrive il problema, “l’antidoto” apre la strada a possibili soluzioni. I titoli di ogni sezione esemplificano, come precedentemente accennato, possibili comportamenti per rinforzare le proprie sofferenze… ne segue l’ovvia implicazione logica di quale sia il consiglio sotteso, sebbene siano tutte questioni delicate, per le quali propongo un approccio personalizzato, contestualizzato, critico, senza mai scendere a facili regoline generali del tutto opinabili.

Una doverosa premessa è che in questo testo, volutamente, non faccio mai cenno alla famiglia: il motivo è che non posso prendere in considerazione le infinite e diverse biografie personali e familiari, per le quali sarebbe più appropriato un contesto psicoterapico. Qui osservo alcuni problemi generali che, più o meno, ci riguardano e che possono essere causa di grandi sofferenze, sta poi a te inquadrare i miei discorsi nel tuo vissuto. Ti sto solo porgendo una mano, ma non porto nessuna verità, né ho posizioni da difendere: prenditi la libertà di criticarmi.

1. Credi alla solitudine

Il veleno

Ho conosciuto la solitudine esistenziale, profonda, che si presenta come impossibile da risolvere, persino in compagnia intima. E’ un veleno molto potente e aggressivo. E’ difficile capire da dove provenga, l’unica cosa certa è che parte da molto lontano, prima della nostra nascita: non basta una sola generazione per creare condizioni drammatiche di solitudine come quelle attuali, sicuramente c’è voluto un impegno serio e continuativo di molte generazioni, quindi almeno alcuni secoli per arrivare a creare un mostro così potente. Qual è il primo esempio storico di solitudine? Al di là delle credenze personali, gli antichi ci hanno lasciato scritti in cui, in qualche modo, esprimevano la visione di se stessi e del loro rapporto con la vita. Le radici di questa solitudine, che oggi ti sta distruggendo, non sono per causa solo tua o dei tuoi cari: il tuo contributo alla solitudine è come quello di una goccia in un oceano che ha cominciato a formarsi migliaia di anni fa… vediamo perché.

La graduale specializzazione dell’homo sapiens sapiens, con la prima separazione “tacita” dalla natura, è iniziata circa 30000 anni fa e trova un’analogia nel racconto biblico. Nella Genesi, 1, 27, troviamo il resoconto della visione che i primi agricoltori avevano di sé in relazione al mondo naturale. “Dio disse prolificate, moltiplicatevi e riempite il mondo, assoggettatelo e dominate su tutti gli animali che si muovono sopra la Terra”. Questa è forse la più grande dichiarazione di indipendenza mai pronunciata dall’umanità, indipendenza dal resto della natura… indipendenza oggi estremizzata ed esasperata, fonte amara di sofferenza, di disastri, di morte. A livello psicologico, la (falsa) coscienza dell’unicità umana e della separazione dal mondo naturale ha portato con sé un’emozione profonda, continua e non eliminabile: la solitudine. Questo è ancor più vero nella nostra epoca ipertecnologica e individualistica: secondo il sociologo polacco Zygmunt Baumann, l’individualismo esasperato è causa ed effetto della solitudine. Non è quindi un problema solo tuo o per causa tua…

L’antidoto

La solitudine è di solito percepita come “mancanza di amore” e, da un certo punto di vista, è proprio così. Verrebbe quindi naturale la ricerca dell’“amore giusto”, in particolare quello intimo di coppia, con la (giusta?) illusione che sentirsi dire “ti amo” possa alleviare o risolvere il problema della solitudine. Per quanto non ci sia nulla di male, anzi, sia “necessario” e segno di “buona salute” emozionarsi, elettrizzarsi ed erotizzarsi al solo pensiero di una possibilità di amore, con fantasie che di solito vanno ben oltre la realtà, dall’altra parte il grande investimento energetico in una reale (o immaginata) relazione sentimentale è come la costruzione di una casa: se le sue fondamenta sono sull’orlo di un precipizio senza fondo (cioè la solitudine), c’è un rischio molto alto di rovinose frane, per quanto il cuore si ostini a credere il contrario. Più grande è l’amore, maggiore è il rischio delle conseguenze del suo tradimento: non è detto che accada, però è una possibilità da accettare in partenza, perché accettare un amore significa anche accettare la possibilità che in qualsiasi momento possa venir meno.

E quindi? Proviamo a scoprire i concetti-chiave che si trovano nella descrizione del veleno della solitudine: indipendenza, unicità, separazione, individualismo. L’antidoto per la solitudine, e per costruire amori sani che non siano radicati sopra una solitudine esistenziale, sta nell’affrontare, mettere in dubbio, smontare e dissolvere proprio questi quattro veleni fortemente inoculati nella nostra cultura e nel nostro inconscio collettivo.

L’indipendenza è falsa e irreale, perché tutto è interconnesso e interdipendente con tutto, non esiste niente, neanche il più piccolo atomo o il più piccolo pensiero, che possa esistere di per sé o che nasca in maniera autonoma, indipendente da tutto il resto. Questo vale per tutti i tipi di indipendenza. Anche la tanto decantata “indipendenza economica”, cara al marcio neoliberismo contemporaneo fatto di precarietà, schiavismo e abrogazione del diritto al lavoro, è falsa, immorale e inesistente: l’economia è basata sulle relazioni, possibilmente e auspicabilmente solidali, tutto il resto è menzogna e propaganda. Il mito dell’indipendenza è alla base di tanti disastri del nostro tempo, compreso il numero sempre crescente di indigenti e di sofferenza che accompagna il nostro vivere quotidiano. Anche se fossimo la persona più povera di questo mondo, o più infelice e sola, rendiamoci conto di essere un gioiello della rete di Indra… non ne hai sentito parlare?

Sospesa sopra la reggia del dio Indra, simbolo delle forze naturali che nutrono e proteggono la vita, vi è una vastissima rete. A ognuno dei suoi nodi è legato un gioiello. Ogni gioiello riflette in sé l’immagine di tutti gli altri, rendendo la rete meravigliosamente luminosa. Ogni gioiello è un essere vivente. Questa intensa immagine rivela la coesistenza di tutte le cose nell’universo, inclusi gli esseri umani e la natura, in una relazione di interdipendenza.

Passiamo adesso al veleno dell’“unicità”. Questo concetto ha due significati correlati: “unicità” significa “essere uno e uno soltanto”; l’altra accezione è il fatto che non esistono, per questo “uno”, altri esseri uguali o simili. Collegati al concetto di “unicità” ci sono quelli di “separazione” e “individualismo”, che riportano sempre al concetto di “uno, da solo e separato”.  Tutti concetti che, nel loro insieme, sono “demoni”, o “ladri di vita”, o “mostri”, o “forme-pensiero”, o “eggregore”, o “virus infettivi della ragione e dei sentimenti”, o chiamali come preferisci, che vivono dentro di noi come “parassiti”, rovinando la nostra visione della realtà, i nostri rapporti sociali e i nostri sentimenti. Stiamo molti attenti, perché ogni sentimento di “unicità” è un inganno e serve soltanto a farci del male. Noi non siamo entità separate, per quanto i sensi appaiano dire il contrario. Siamo un tutt’uno. L’unica vera malattia di cui può soffrire l’anima è appunto la solitudine, ma un volta chiarito che si tratta di un inganno, la cura è spostare la nostra attenzione sulla qualità della relazioni e considerare noi stessi come parte di qualcosa di più grande.

Collegati al veleno dell’unicità e al conseguente sentimento di solitudine, ci sono la paura di vivere e tutte le paure e paranoie collegate, come la paura di ammalarsi, di morire, di subire violenze, di non essere ok, di essere giudicati negativamente, ecc. Ho due buone notizie: la prima è che nessuno di noi vivrebbe un solo istante di più se non ci fosse un amore infinitamente grande che ne sostiene la vita; la seconda è che ciascuno di noi è ok così com’è. Ognuno di noi ha le sue caratteristiche, i suoi interessi, il suo modo di vivere: è importante riconoscere questa varietà e rispettarla, perché ogni ecosistema, compreso quello umano, si fonda proprio sulla bellezza della coesistenza di esseri con caratteristiche diverse.

Torniamo all’amore. All’inizio avevo scritto che la solitudine è di solito percepita come “mancanza di amore”: in realtà se c’è vita allora c’è anche amore, ne segue che se non lo percepiamo è a causa dei veleni da cui, giorno dopo giorno, possiamo depurarci.

2. Credi alla scuola

Il veleno

Il crimine più grande perpetrato dal sistema scolastico è quello di voler insegnare “la verità” e “cosa è giusto fare”, solitamente nell’interesse di chi è al potere o comunque sulla base di preconcetti che non tengono conto delle inclinazioni, dei sogni e delle sensibilità personali. Non è colpa dei docenti, i quali, insieme agli studenti, sono vittime del sistema in cui sono inseriti (e spesso soggetti a contratti e condizioni di lavoro tutt’altro che rispettose).

Questo sistema scolastico ha alcuni problemi strutturali fondamentali, che creano un moltitudine di danni esistenziali. Tra le fondamenta più pericolose di questo sistema possiamo riconoscere: insegnamenti uguali per tutti, che potrebbero riassumersi nella massima di “insegnare a un pesce a volare o a una lepre a nuotare”; un sistema di valutazione sempre più basato sui test che banalizza la mente umana e disconosce il valore delle diversità personali e del pensiero critico profondo; eccessiva attenzione alla conoscenza intesa come fatto mentale e personale, svalutando il corpo, l’anima, lo spirito, le relazioni e i bisogni dell’età; porre soltanto domande “illegittime”, cioè domande di cui si conosce già (o è già definita) la risposta, che lo studente dovrebbe mandare a memoria. Per questi e altri motivi, la scuola è un mattatoio di intelligenze e di anime, anche se ovviamente esiste una grande varietà nelle esperienze scolastiche, per cui alcune potrebbero persino essere piacevoli: non sto facendo un discorso che vale per tutti e in tutte le circostanze, sto solo evidenziando dei problemi di fondo che possono arrecarti sofferenza, ma che non sono per causa tua.

L’antidoto

Per prima cosa, la scuola, buona o orrenda che sia, va accettata per quello che è. In qualunque circostanza della vita, se vogliamo ottenere un cambiamento positivo, tutto parte dalla piena accettazione e gratitudine per la realtà così com’è. Solo se ci sono accettazione e gratitudine, condite con amore e attenzione alla qualità delle relazioni, è possibile creare relazioni di fiducia con noi stessi, con la vita, con l’ambiente, con gli altri. Partendo da questo atteggiamento pacifico e pacificato, che non riversi sugli altri le nostre rimostranze per un sistema scolastico e sociale che possiamo legittimamente percepire come profondamente sbagliato, possiamo trasformare le nostre sofferenze con creatività, usandole come stimolo per qualcosa di nuovo e di bello.

Ricordiamoci che siamo tutti esseri umani e che gli altri, anche quando manifestano atteggiamenti ostili o apparentemente tali, hanno un percorso da fare per giungere a relazioni pacifiche, ammesso che lo vogliano.

Anche all’interno di un campo di concentramento è possibile creare relazioni umane belle e creative, se c’è la piena accettazione della situazione drammatica che la vita ci sta offrendo: ti ricordi il film “La vita è bella”, di Benigni? E’ del 1997, forse non hai avuto occasione di vederlo: te lo consiglio. Non sto dicendo che l’atteggiamento positivo mostrato dal protagonista anche all’interno di un campo di sterminio sia semplice, anzi, dico soltanto che è possibile.

Se la scuola, il lavoro o altre circostanze di vita fossero un “inferno relazionale” fondato sulla paura, potremmo viverle in modo tale da non essere un inferno ma qualcos’altro? Dove c’è il male, c’è anche un po’ di bene, e dove c’è il bene, c’è anche un po’ di male.

La piena accettazione nasce dalla consapevolezza che gli accadimenti e le situazioni che non ci piacciono possono servire per permetterci di capire qualcosa che ancora non abbiamo capito e farci domande che ancora non ci siamo fatte.

La scuola, con i suoi voti, ci educa alla cultura del giudizio, ma la libertà e la felicità si trovano dove c’è assenza di giudizio: possiamo provare a cogliere l’aspetto positivo dell’esistenza di un sistema di valutazione, lasciandoci scivolare addosso gli aspetti più negativi, egoistici, narcisistici, separativi (e di invidia).

3. Credi ai social

Il veleno

I social sono il regno della mediocrità, della solitudine, del narcisismo, dell’invidia, delle emozioni negative, del bullismo, del culto dell’immagine, della fretta, del rimanere in superficie senza mai indagare a fondo, della ricerca di qualcosa che non c’è, della simulazione di affetti e, più in generale, della simulazione della vita. Di solito, nei social, noi mostriamo capacità, attitudini, doti d’ingegno e qualità relazionali molto scarse, non perché noi siamo effettivamente in un certo modo, ma perché è il mezzo a creare certi tipi di relazioni. Come disse Marshall McLuhan, “il medium è il messaggio”.

Solitudine, isolamento e tecnologia sono correlati. L’uso continuativo e totalizzante di mondi virtuali in sostituzione di contatti reali, anche corporei, è sintomo di “fame affettiva” dell’anima. Ciò può creare in noi un terreno fertile per lo sviluppo di dipendenze di ogni genere e di comportamenti tossicomaniaci e (auto)lesivi in generale.

I nostri telefonini sono un non-luogo che propone un viaggio in nessun dove, accompagnato da tanti problemi reali favoriti proprio dai social: ansia, irritabilità e possibile aggressività, depressione, problemi gasto-intestinali, disturbi sessuali se non vero e proprio blocco nella sfera della sessualità (o, al contrario, totale disinibizione), riduzione della capacità di attenzione e della memoria a breve termine, perdita del sonno, concezione dilatata e distorta del tempo e dello spazio, calo del rendimento scolastico, perdita di amicizie “reali”, abbandono della scuola, un completo dimenticarsi della dimensione corporale, uso di fumo e alcol, senso di frustrazione, asma, ecc., la lista dei tanti problemi di salute favoriti dall’uso dei social non finisce certo qui.

L’antidoto

Il migliore antidoto contro i mali della comunicazione mediata dai telefonini, dalle app e dai social in generale è la consapevolezza che la tecnologia ci toglie quel nutrimento fondamentale di cui le nostre anime hanno bisogno e, pertanto, per quanto riguarda la soluzione dei problemi creati dalla comunicazione a distanza per mezzo della tecnologia, questi non possono essere risolti con ulteriore tecnologia, anzi.

Finché si tratta di stare “soltanto” davanti a un telefonino o a computer, a prescindere dalle finalità, non c’è soluzione ai problemi di cui sopra. Quel “nutrimento affettivo” di cui ciascuno di noi ha un bisogno essenziale e irrinunciabile non può essere mediato da alcuna tecnologia (telefono, computer o altro). Capito questo, scelte più sagge rispetto alla full-immersion nei social e in altri strumenti di comunicazione a distanza verranno di conseguenza.

4. Credi alla tv, a Youtube, all’attualità, alla cultura del momento

Il veleno

Oggi la manipolazione mentale è divenuta una tecnologia e una scienza, nella quale si investono molti più denari che in tutti gli altri campi della psicologia. Non solo, la manipolazione è essenziale e strutturale nella vita quotidiana del mondo in cui viviamo. Cercare di spiegare cosa sono e come vengono praticate le cosiddette “tecniche di manipolazione mentale”, in una società quasi completamente controllata e manipolata come la nostra, non è compito facile.

L’importanza dell’informazione è fuori da ogni discussione. Informare, lo dice il nome stesso che deriva da “in-formare”, cioè dare forma. Ma dare forma a cosa, se non alle coscienze? Non a caso, tutte le grandi dittature hanno iniziato sempre con il controllo dei mezzi di comunicazione (mass-media), proprio per plasmare le menti e coscienze delle persone.
Oggi la maggior parte della comunicazione mira non ad informare oggettivamente, ma a influire nella psiche, sui gusti, sulle decisioni delle persone, dei consumatori, dei risparmiatori, degli elettori, ecc.

Tutti noi, educati dalla tv (o da Youtube, o da Netflix, o da qualunque altro schermo) alla passività e pigrizia mentale sin dall’infanzia, difficilmente sviluppiamo la capacità di mantenere l’attenzione autonomamente, se non siamo emotivamente coinvolta. I manipolatori questo lo sanno bene e, per veicolare le loro informazioni (commerciali, politiche, economiche, ecc.) funzionali alla visione della realtà che intendono indottrinare, mantengono viva l’attenzione della gente, agendo direttamente nell’emotività. Questo si chiama intrattenimento.

Il paradosso è che siamo noi stessi che esigiamo di essere intrattenuti e non informati, e ovviamente il “potere” ci accontenta. Ai fini della governabilità, soprattutto nelle società basate sul consenso, è indispensabile limitare, ma anche controllare e orientare l’informazione, al fine della costruzione della rappresentazione illusoria del mondo da cui dipende la produzione e gestione del consenso.
L’informazione, proprio per questi motivi, è controllata in modo strettissimo: pochissime agenzia di stampa, di proprietà rigorosamente privata e bancaria, forniscono le informazioni alla quasi totalità dei media (giornali, telegiornali, radio e Internet). E' facile rimanere intrappolati e obnubilati all'interno di una bolla informativa, cioè di una specifica, molto ristretta, faziosa e negativa rappresentazione della realtà (lo stesso pericolo c'è anche nel caso della cosiddetta "controinformazione").

I sentimenti più sovente elicitati dai mezzi di informazione sono impotenza, vergogna, paura, rabbia, separazione, disperazione, ipocondria, istigazione all’odio e alla delazione, e altre emozioni fortemente negative, destabilizzanti e logoranti, al fine di ottenere un completo asservimento consenziente al potere e completa accettazione della legittimità e giustezza dei comportamenti criminali di chi è al governo. Per dirla in maniera più semplice e diretta, come ti senti dopo aver visto un telegiornale?

Il rilassamento è la più semplice tra le condizioni mentali che aumentano la suggestionabilità. Tale stato può essere in noi indotto facendo in modo di stancarci fisicamente e mentalmente (ad es. con continue notizie e informazioni assolutamente inutili), oppure tediandoci con compiti e discorsi ripetitivi (tipo nei talk show) o distraendoci con stimoli sessuali (donne graziose seminude che, senza pudicizia, presentano un programma o vendono un prodotto mostrandosi come se fossero illustrazioni di un libro di erotismo, per non dire peggio). Anche la musica ha la sua importanza, perché può essere molto dolce per cullarci o al contrario usare frastuoni per stordirci. Se, quando siamo rilassati (davanti alla tv, o a Youtube o a un altro schermo), ci viene somministrata una storia (o una pubblicità) con determinati contenuti e costruita in modo da elicitare in noi certi stati d’animo, si ottiene l’induzione di una trance, nelle quale è facile poi operare suggestioni e impianti mentali. La distrazione è indubbiamente la strategia principe messa in atto dai mezzi di comunicazione di massa e viene operata riempendo gli schermi, e quindi la nostra attenzione cosciente, con spazzatura, idiozie, gossip, e stupidità varie: quando la nostra attenzione cosciente diventa satura, diventiamo sguarniti delle nostre difese critiche, rendendo possibile l’instillazione di suggestioni.

Tutta l’industria dello spettacolo e del divertimento (tv, app, discoteche, alcol, droga, ecc.) lavora intensamente per rendere piacevole una lenta ma inesorabile atrofizzazione della nostre capacità coscienziali e critiche; dall’altra parte la politica scolastica mira a rendere legittima tale atrofizzazione. Il tutto perché una popolazione di persone etero-dirette (atrofizzate nel cervello e nella coscienza) è molto più gestibile di una popolazione di persone auto-dirette.

L’antidoto

Con cosa vogliamo alimentare le nostre anime? Con la tv, con Youtube e altri mezzi che riducono drammaticamente sempre di più la qualità delle nostre vite, schiacciandole e annientandole nella morsa del senso di impotenza, o con altro?

Suggerirei un esperimento affinché ciascuno di noi possa trovare l’antidoto più adatto a sé.

L’esperimento è questo: mettere a confronto lo stato d’animo, le emozioni, i sentimenti, le percezioni corporee, le relazioni, durante e dopo aver seguito un programma televisivo e durante e dopo aver ascoltato il Canone di Pachelbel o la Siciliana di Bach. Cambia qualcosa? Cambia qualcosa tra seguire le mode culturali del momento e, piuttosto, ritirarsi in una dignitosa e contemplativa meditazione in mezzo alla natura? Cambia qualcosa tra rincorrere le preoccupazioni e recitare un mantra buddista?

Stiamo attenti a cosa usiamo per nutrire le nostre anime (e i nostri corpi). L’antidoto è in una scelta consapevole e personale. Tu puoi sempre nutrire la tua anima, la tua mente, il tuo spirito e il tuo corpo con cose migliori e più belle di quelle che hai usato finora.

5. Credi alla religione e alla scienza

Il veleno

La morale di certe religioni maggioritarie è falsa, immorale, ipocrita, idolatra, irrealistica e soprattutto dannosa che chi ci crede e per i suoi cari. Se portata alle sue estreme conseguenze, tale morale immorale può davvero indurre condotte autolesive, se non peggio. Questo non significa che sia tutto da buttare (anzi), però i problemi ci sono e non vanno disconosciuti o messi sotto il tappeto.

La morale dello scientismo contemporaneo, che poco ha di scientifico, è pari alle più bieche religioni e, di solito, asservita all’interesse di pochi contro l’interesse collettivo.

L’antidoto

Non dobbiamo aver paura di riconoscere onestamente quello che non va nella nostra fede e in quello che ci è stato insegnato: Dio non ha mai colpito con un fulmine a ciel sereno chi sa riconoscere gli errori, chi sa cogliere le contraddizioni, chi vuole provare a cambiare direzione del proprio cuore per scoprire strade auspicabilmente migliori. Non lasciamoci imprigionare da un moralismo giudicante, perché se davvero esistesse un Dio di Amore (così ci dicono, e magari è vero), allora non giudicherebbe nessuno.

Vorrei suggerirti di riflettere su due citazioni. La prima è di Henri Le Saux: «Il primo compito dell'uomo è rientrare all'interno e incontrare se stesso. Chi non ha incontrato se stesso, come potrà incontrare Dio? Non si incontra il Sé indipendentemente da Dio. Non si incontra Dio indipendentemente dal Sé». La seconda è di Gesù, che nel Vangelo Esseno della Pace dice: «Non cercate la legge nelle vostre scritture, perché la legge è vita mentre la scrittura è cosa morta. […] Dio non scrisse le sue leggi sulle pagine dei libri ma nel nostro cuore e nel nostro spirito». Più chiaro di così…

Rinnovare ogni giorno e mantenere sempre attivo e vigile un sano spirito di ricerca, che non si accontenti di risposte precostituite o “definitive”, non è curativo solo per il fanatismo religioso, ma anche per quello scientista. La scienza si fonda sul dubbio, non sulle certezze, e le sue ricerche, di solito, sono contraddittorie, perché la realtà è ambigua, contraddittoria e gli opposti coesistono. Il giorno in cui tutti gli scienziati dovessero trovarsi d’accordo su qualcosa, il sospetto che ci sia qualcosa che non torni è più che giustificato.

Una buona strada da percorrere è quella in cui intelletto e cuore possano procedere insieme.

6. Segui la politica e rispetta le leggi dello stato

Il veleno

Crisi politiche, economiche, lavorative e persino epidemie vengono studiate minuziosamente a tavolino per anni e anni, per poi essere attuate allo scopo di raggiungere gli obiettivi di coloro che considerano le persone comuni come propri nemici, come esseri da persuadere lentamente e continuamente per rendere accettabile e desiderato ciò che a una persona non indottrinata dalla continua infinita propaganda apparirebbe come abominevole.

A tal proposito, il linguista statunitense Noam Chomsky scrisse: «Siccome nelle scuole non insegnano la verità circa il mondo, le scuole devono ricorrere a inculcare negli studenti propaganda circa la democrazia. Se fossero realmente democratiche, non vi sarebbe bisogno di bombardarli con banalità circa la democrazia». La conformazione e indottrinamento del popolo statunitense è l’esempio perfetto. Il giorno a stelle e strisce inizia con l’alzabandiera, prosegue con il canto dell’inno nazionale, le preghiere collettive e le esaltazioni patriottiche. Tutta questa “democrazia” e “libertà” del popolo fanno degli USA, non a caso, il paese più guerrafondaio del pianeta.

Le tecniche più subdole e ignobili di manipolazione mentale e di rappresentazione alterata e capovolta della realtà vengono usate continuamente, in maniera invasiva e pervasiva. Le strategie dell'arte della guerra, le fallacie del ragionamento, la psicologia della persuasione, la pianificazione di menzogne ben costruite e messe in scena con le risorse che possono avere superpotenze e, quando convenienti, anche i ricatti, le peggiori vessazioni e la manu militari, sono usati sapientemente, con strategie nel lungo o lunghissimo periodo, contro i popoli di questo pianeta. I poveri vengono aizzati contro i poveri, i fondamenti della società e la coscienza individuale vengono frantumati, la capacità di reagire con spirito critico viene pesantemente punita e condizionata. Purtroppo ogni volta che nasce uno schieramento serve a mettere una parte del popolo contro un'altra parte del popolo, ma mai a unire i popoli contro i loro vessatori.

I peggiori nemici della patria sono seduti nel parlamento, nel governo e in altri luoghi di potere. La loro stessa presenza è vilipendio al popolo, ma dato che tale reato non è contemplato nel nostro ordinamento, non c’è alcuna azione penale che obblighi al rispetto costituzionale.

Possiamo vantare un’illuminata costituzione, di fronte alla quale, negli ultimi decenni, è stato fatto un uso illegittimo, incostituzionale e illegale di gran parte delle leggi, dei regolamenti e di altre fonti del diritto. In altre parole, non è legale ciò che è giusto, ma è legale soltanto ciò che chi è al potere ha deciso che debba essere tale, fregandosene di tutto il resto e abusando delle forze dell’ordine per reprimere con la violenza i vani tentativi di protesta. Senza citare fatti recenti, come certi TSO, ti ricordi del G8 del 2001 a Genova? No, sei troppo giovane? Le sorti dell’eroe Julian Assange ti dicono qualcosa, ne hai mai sentito parlare?

L’antidoto

Dare il proprio “voto” alle urne (qualunque esso sia) significa sostenere e legittimare questo sistema così velenoso? Fruga dentro di te per trovare una risposta.

Come disse John Fitzgerald Kennedy, il 27 aprile 1961, al Waldorf-Astoria Hotel, New York City:

«[...] per noi che siamo opposti in tutto il mondo ad una cospirazione monolitica e spietata che fa affidamento primariamente su significati nascosti per espandere la sua sfera di influenza, sull'infiltrazione invece dell'invasione, sulla sovversione invece delle elezioni, sull'intimidazione invece della libera scelta, sulle guerriglie di notte invece degli eserciti di giorno. È un sistema che ha arruolato vaste risorse umane e materiali nell'edificio di una maglia stretta. Una macchina altamente efficiente che combina operazioni militari, diplomatiche, di intelligence, economiche, scientifiche e politiche. Le sue preparazioni sono nascoste, non pubblicate. I suoi errori sono sepolti, non messi in evidenza. I suoi dissidenti sono silenziati, non elogiati [...]»

Quel giorno, in quel discorso, disse anche:

«[...] La stessa parola “segretezza” è ripugnante in una società libera e aperta; e noi, come popolo, siamo intimamente e storicamente contrari alle società segrete, ai giuramenti segreti e alle procedure segrete. Abbiamo deciso, molto tempo fa, che i pericoli di un eccessivo e ingiustificato occultamento di fatti pertinenti superino, di gran lunga, i pericoli che vengono invocati a giustificazione. [...]»

Dopo queste lungimiranti parole di Kennedy, credo che una pausa di riflessione sia necessaria.

Esistono soluzioni? Secondo me sì, ma non passano attraverso il voto, attraverso lo schierarsi o il sostenere il tal partito, schieramento o movimento piuttosto che l'altro. Serve un essere umano nuovo, capace di realizzare una rivoluzione spirituale e culturale, capace di cambiare le fondamenta di ciò in cui crede, capace di considerare l'altro come parte di sé. E' un percorso lungo, ma non ci sono scorciatoie. Ciascuno di noi può diventare questo essere umano rinnovato, e quindi ciascuno di noi può dare il voto a se stesso o a se stessa piuttosto che parteggiare per altri.

E cosa dire del rispetto delle leggi? E’ giusto obbedire a leggi liberticide, incostituzionali, immorali, violente, decise da un potere tanto abile nel sedurre e nel costringere? E’ giusto assecondare una regola per il semplice fatto che esista, al di là che ci piaccia o meno? Una buona bussola per le proprie scelte potrebbe essere quella di mettere la qualità delle relazioni al primo posto nella propria scala di valori, il modo che il rispetto della legalità (e più in generale delle regole) sia funzionale al rispetto per la vita e per le persone.

In altre parole: rispettare le regole non è necessariamente una virtù, potrebbe essere solo un segno di paura e di sottomissione; anche non rispettarle non è necessariamente una virtù, dipende dalle tue motivazioni e dal tuo lavoro personale per costruirti un’etica.

7. Lamentati, pretendi, accusa

Il veleno

Lamentele, pretese e accuse sono “equivalenti aggressivi”. Ci lamentiamo perché pretendiamo che la situazione sia diversa da così come è e accusiamo qualcuno. Gli “equivalenti aggressivi” sono manifestazioni della rabbia non riconosciuta, trattenuta e proiettata verso l'esterno, sugli altri. Il mondo diventa in questo modo un luogo minaccioso: gli altri ce l'hanno con noi ed noi siamo in pericolo.

Proviamo a guardare la stessa questione da un’altra angolazione. Si parla di “racket psicologico” o “mafia psicologica” per definire messaggi contenenti falsità al fine di poter manipolare l’altro a proprio vantaggio: ne siamo sottoposti continuamente e, probabilmente, anche noi facciamo altrettanto. Esempi tipici di racket sono: la lamentela ricorrente, le pretese, le accuse, il cattivo umore, l’eterna insoddisfazione. Chi pratica il racket deresponsabilizza se stesso e getta il peso delle proprie responsabilità sugli altri. In tal modo, la persona evita di mettersi in discussione e si libera dal peso dei sensi di colpa o di inadeguatezza. La colpa è sempre gettata sugli altri, affinché la propria immagine non venga messa in discussione. Il racket è quindi un meccanismo inconscio, di protezione dell’immagine. Ad esempio: se una persona ha di sé un’immagine di efficienza, chiunque metterà in discussione tale caratteristica verrà percepito come un pericolo e pertanto verrà attaccato con modalità differenti. Un altro esempio: l’abbandono del proprio partner sentimentale può minacciare la propria immagine di essere desiderabile e speciale, portando a scaricare sugli altri la propria aggressività, con lamentele, e gettando le responsabilità sugli altri o sulla cattiva sorte.

L’antidoto

Senza pace (cioè accettazione della necessità, ovvero delle cose che accadono, in maniera sgombra da lamentele, pretese o accuse che, nel complesso, spesso sono maniere velate di bestemmiare) e senza umiltà, si rischia di sprecare un sacco di energie e di tempo senza ottenere nulla.

L’immagine che abbiamo di noi stessi non è la nostra identità, ma è appunto un’immagine, una struttura falsa che non corrisponde a ciò che siamo. Ogni volta che costruiamo un’immagine di noi stessi, stiamo negando il suo opposto nell’ombra. Ognuno di noi è ok così com’è, con le sue luci e le sue ombre che coesistono. Dal linguaggio del giudizio potremmo passare alle linguaggio dei bisogni e dei sentimenti, che è alla base della comunicazione non-violenta.

Un impegno sincero a migliorare noi stessi, a ripulire il nostro cuore da tutta la sporcizia che può farlo soffrire (odio, gelosie, rancori, animalità, collera, arroganza, senso di impotenza, di inadeguatezza, trascuratezza, ecc.) non lascia più neanche il tempo di lamentarsi dei problemi o di mettersi a criticare gli altri. Un simile cambiamento dei nostri cuori, delle nostre menti, è più che sufficiente per rivoluzionare il mondo. La base dell'educazione umana e dell'agire quotidiano dovrebbe essere l'amore: una persona cresciuta con amore non è competitiva (nel senso che non cerca il proprio vantaggio a danno di altri), non ricerca il successo personale a spese altrui, piuttosto desidera contribuire al benessere degli altri e della società. Come disse Gandhi: «Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo».

8. Fidati di aver ragione e non chiedere aiuto

Il veleno

E' facile parlare di pace o sperare passivamente (e in verità con poca convinzione) in un mondo meno violento, è invece molto più difficile essere protagonisti di un cambiamento che porti giorno dopo giorno alla pace. Tale difficoltà non è solo una questione di intenti, ma deriva principalmente dalla mancata comprensione di quale sia la radice da cui partono tutte le guerre, da quelle piccole e personali verso una persona o un gruppo di persone, a quelle di portata ben più ampia, come le guerriglie, il terrorismo o un vero e proprio conflitto armato tra nazioni. La causa primaria che porta all'odio, al rancore, al disprezzo, al distacco, al sentirci “al di sopra” e “migliori” degli altri, sino a sfociare in atteggiamenti o comportamenti violenti, è il credere che noi stessi, o il gruppo di cui ci sentiamo parte, abbia il monopolio del bene (“noi abbiamo ragione”) e che l'oppositore o gli oppositori siano la vera incarnazione del male (“loro hanno torto”).

Qualcuno potrebbe obiettare che ci siano situazioni in cui è evidente chi ha torto e chi ha ragione. La mia risposta è che anche i terroristi credono di aver ragione, tant'è che il gruppo di cui si sentono parte li considera “eroi”, mentre il resto del mondo li chiama “criminali”. Ma allora dove sono il bene e il male?! Sicuramente sono entrambi nei nostri cuori e non esiste alcuna persona che abbia in sé solo il bene o solo il male: questo pensiero è il punto di partenza per cominciare a lavorare per la pace interiore e interpersonale.

Anche coloro che si stanno impegnando per qualcosa di positivo o che lottano per difendere e diffondere un'idea buona, portano sempre dentro di sé il potenziale per un intento e un'azione malvagia, perché tale è la natura umana. Allo stesso tempo, anche coloro che stanno facendo qualcosa di molto brutto, orrendo e violento, hanno sempre in sé qualcosa di buono e la capacità di agire per il bene, grazie a un cambiamento profondo della loro determinazione interiore.

Il veleno è credere di aver ragione in senso assoluto e che le proprie posizioni non siano oggetto di discussione: di solito chi vive in con questa irrealistica convinzione non sa chiedere aiuto, né accogliere punti di vista che vadano a mettere in serio dubbio la propria (irrealistica) immagine di sé.

L’antidoto

Ad “aver ragione” non ci si guadagna nulla.

Non è mai una questione di chi ha ragione o di chi ha torto, ma è solo una questione di qualità delle relazioni con le persone (compresi noi stessi), gli animali, le piante, l’ambiente.
La serenità è una conseguenza della fede nella vita, grazie alla quale la voglia di vivere prevale sulla paura di morire. La serena attenzione nelle relazioni implica il riconoscimento che la propria anima fa parte di una comunità di anime.

9. Credi ai tuoi pensieri e sentimenti

Il veleno

Per nostra natura, siamo scissi, cioè ciascuno di noi ha al proprio interno pensieri, sentimenti, emozioni e intenzioni compresenti, ma di natura diversa. Mentre diciamo “ti amo”, un’altra parte dice “ti odio”, e viceversa. Diciamo di voler fare una cosa mentre già stiamo pensando di farne una seconda e alla fine ne facciamo una terza. Siamo fatti così: non è schizofrenia patologica, è la normalità, nel senso che “tutti noi nasciamo schizofrenici” (parole di Carl Gustav Jung). Non accettare questo fatto è già di per sé un veleno, perché è inconsapevolezza di come siamo fatti.

L’altro veleno è credere all’inganno che esista un “io” separato, ovvero di poter possedere pensieri e sentimenti autonomi. I pensieri non sono produzioni individuali di menti separate, ma forme energetiche che mettono in comunicazione più entità. È l'illusione dell'individualità, l'inganno dell'ego, che li fa apparire qualcosa di diverso. Noi non siamo entità separate, per quanto i sensi appaiano dire il contrario.

Un ulteriore veleno è quello di dare troppo credito a certi pensieri. Trovarsi in una situazione di “chiarezza di idee” non è necessariamente un bene: a volte una “sana” confusione mentale è meno dannosa di una nitida chiarezza di idee diretta verso intenti (auto)lesivi o verso una concezione di verità assoluta (cioè falsa).

L’antidoto

Un antidoto contro troppa “chiarezza di idee”, che invece di intelligenza potrebbe rivelarsi stupidità, è la ricerca di contraddizioni interne. In base al principio di contraddizione, di interdipendenza e di compresenza degli opposti, per ogni idea esiste anche la sua opposta e sono entrambe dentro di noi: se riuscissimo a vederle entrambe e a giudicarle entrambe come legittime, allora avremmo già neutralizzato la pericolosità della nostra “chiarezza di idee”, relativizzandola ad un punto di vista che magari possiamo preferire, ma senza la pretesa che sia l’unico punto di vista legittimo. In questo modo, ci diamo la libertà di non rimanere vincolati a schemi, ci concediamo di poter sbagliare, di correggerci, di cambiare idee e comportamenti. Possiamo anche scoprire di essere più comprensivi verso chi sostiene idee o comportamenti molto diversi dai nostri.

I pensieri, al pari dei sogni, non hanno proprietari, sono entità che si muovono nello spazio e nel tempo, che attraversano noi esseri umani e che ci usano per rendersi manifesti, ma non ci appartengono: ogni pensiero è frutto di infinite relazioni.

Non attaccarsi ai pensieri percepiti come “propri”, ovvero non sentire alcun bisogno di guerreggiare per difendere un’ideologia, una credenza, un principio, un piccolo pensiero o quant’altro possa collocarsi in un ipotetico continuum duale del giusto e dello sbagliato, non significa soltanto “darsi pace”, ma anche predisporsi all’amore e a poter imparare qualcosa di nuovo da qualsiasi esperienza.

La visione aperta, critica, tollerante, discutibile, amorevole e senza giudizi della vita e delle persone, in cui ogni sistema di pensiero è considerato portatore di contraddizioni interne, ovvero una visione relativistica, è buona e utile se è al contempo accompagnata da un sentimento di sacralità e di rispetto per tutto ciò che esiste, in quanto parte di un tutto di cui tutti facciamo parte e che, al contempo, è parte di noi. Non ci sono persone in buona o cattiva fede, ci sono soltanto persone che hanno consapevolezze qualitativamente diverse.

10. Tecniche efficaci per farla finita

Il veleno

Se hai avuto la pazienza e l’attenzione di leggere con calma fino a qui, sei già una persona molto riflessiva. Sei invece hai scrollato la pagina per arrivare direttamente a questo punto, oppure se hai letto di corsa, ti suggerisco di tornare indietro e di prenderti il tempo che ti serve per lasciar sedimentare dentro di te ogni sezione.

Se, nonostante tutto, continui a sentire solitudine, separazione, disperazione e voglia di farla finita, passiamo all’ultimo antidoto.

L’antidoto

Nel mondo parallelo, e spesso sommerso, della Rete, fatto di tanti luoghi di incontro tra persone sconosciute, di scambio di fotografie, di incoraggiamenti reciproci, di successi condivisi, di gruppi chiusi, c'è di tutto... tutto, forse, tranne quella carezza d'Amore e di Accettazione che stai cercando.

Tante farfalle stupende non riescono a vedere se stesse con gli occhi dell'Amore: ciò accade perché non conta ciò che guardiamo, ma ciò che vediamo con gli occhiali che indossiamo. Anch'io una volta mi guardavo con occhiali non adatti a me, erano occhiali ingiusti e deformanti, che mi hanno ingannato e disprezzato: è un’esperienza molto più comune di quanto possa sembrare.

Questi occhiali deformanti e ingiusti non sono soltanto una prigione per chi li indossa, ma anche uno specchio della nostra società che, nel complesso, è molto disturbata e molto malata, troppo attenta al vano, troppo distante dall'Amore e dal Rispetto per la Vita.

Ognuna e ognuno è "ok" così com'è, come Natura ci ha voluti... e allora, perché tutto questo martirio? Scopri la saggezza che è dentro di te e nel tuo ambiente. È meglio accendere una piccola candela che maledire l’oscurità.

Possiamo lamentarci perché i cespugli di rose hanno le spine, o gioire perché i cespugli spinosi hanno le rose. Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.

Quando pranzo, ringrazio il sacro cibo che la vita mi sta offrendo.
Quando vedo un qualsiasi miracolo della natura, come il volteggiare di un gabbiano o il miagolio di un gatto, ringrazio la vita per questo splendore e per tutti i suoi tanti e piccoli miracoli quotidiani.
Il nostro essere qui, in questo mondo, rientra tra questi miracoli.

Come disse Paco Bellèz: «Io desidero migliorarmi, quindi Ti incontro, parlo con Te, Ti ascolto. Con il dialogo ci miglioriamo a vicenda». Anche questo è un miracolo, tanto più che Paco pronunciò queste parole con sguardo e intento amorevole mentre era immerso in sofferenze drammatiche.

Il quadretto sottostante si intitola “Qual è la direzione? Deserto di disperazione o prato di speranza?”.

Un bacio,
14 maggio 2021

Qual è la direzione? Deserto di disperazione o prato di speranza? (pittura digitale di Francesco Galgani, 10 dicembre 2020)

Comparative analysis between ecosystem and technosystem, to define the characteristics of technologies appropriate to the natural environment

The principles of ecology lead us to think of having, as a necessary reference point, the structure and functions of an ecosystem in the design of physical territorial systems built by man (technological systems).
The functional unit in the study of the natural environment is the ecosystem. Then we will try to consider in the study of technological systems, to facilitate the analysis, functional units that we will call technosystem. The technosystem can be regarded in the same way as the ecosystem because we can define the functions of production, consumption, and decomposition in both systems.
The similarities between these two environmental systems, natural and technological, are apparent and can be studied and evaluated in the same way because we must not forget that the technosystem is, in fact, itself a part of the ecosystem.
The succession (development) of an ecosystem tends to be a mature ecosystem in which per unit of available energy flow is maintained a constant production of biomass over time (e.g., tropical forests, coral reefs, etc.).
Starting from the predictable characteristics of adaptation and development of a mature ecosystem, we can define in parallel the features that should have a technosystem "mature," considered an "environment where energy flowing in a set of interdependent technological components transforms and recycles the matter.
From the following comparison, we can outline a strategy to choose the appropriate technologies for the natural environment in which the technological environmental systems (technosystems) are organized in a similar way to the biological environmental systems (ecosystems), integrating them into the structure and functioning of nature:

Productive stability

Ecosystem: in mature systems, there is a tendency towards productive stability; energy is used entirely to maintain and control the ecosystem structure. Everything is sized on the constant input of solar energy.

Technosystem: a mature technosystem is sized on the input of energy sources and renewable resources (biomass, sun, wind, etc.).
The production system must reach a condition of "zero growth," at least about the accumulation of the means of production and the resulting products.
The only growth is dedicated to controlling and maintaining the system's quality (energy conservation, energy efficiency, recycling, etc.).

Specialization

Ecosystem: the spatial distribution of the component species of the ecosystem is optimized according to specialization. Each living species has its ecological niche to perform characteristic biological functions adapted to its habitat.

Technosystem: spatial distribution of the activities of the technological system, making use of technologies appropriate to the final purposes to improve the performance of the second order in energy transformations. Therefore, use technologies that must be consistent with the ultimate energy use also qualitatively.

Biodiversity

Ecosystem: species diversity is high. The development of biodiversity, together with the spatial distribution of species, favors the use of land resources, giving rise to a complex system well balanced and stable, with a greater possibility of control.

Technosystem: use of the concept of a watershed that combines natural and cultural attributes. This favors diversified technological solutions, corresponding in scale and geographical distribution to the needs of end-users, thanks to the availability of most natural energy flows. In this way, the energy supply is a set of individual and limited contributions, each of which can ensure the optimum efficiency in defined circumstances concerning the end use (e.g., wind turbines, biofuels, solar panels, photovoltaic cells, fuel cells, etc.)

Material recycling

Ecosystem: mature systems have a greater capacity to retain matter, recycling it through the closure of biogeochemical cycles. Through the decomposition of organic residues, inorganic nutrients are recycled as a supply source for plants. The balance between the speed of production and the speed of decomposition is thus respected.

Technosystem: recycling of waste products, through the separate collection of waste, the recovery or transformation (decomposition) of waste by molecular dissociation, digestion and anaerobic fermentation, composting into co-products (e.g., compost, biogas, hydrogen, methane, ethanol, etc.).
In mature systems, it is necessary to use biodegradable materials that allow the return of residues in the production phase. The process thus tends to cyclicity.

Self-regulation

Ecosystem: if the system is in some way altered from the outside, it tends to modify itself until it reaches a condition of stability through mechanisms of self-regulation (homeostasis). The functions of each organism are integrated concerning the other functions of the ecosystem. Consequently, quality is privileged at the expense of the maximum quantity of products that can be maintained.

Technosystem: using integrated technologies in such a way as to emphasize quality criteria regarding the technosystem as a whole. Integrated technologies make use, on the one hand, of different renewable energy sources and, on the other, of cogeneration systems to improve the efficiency of the various processes (e.g., combined heat and power systems).

Entropy slowdown

Ecosystem: in the mature ecosystem, the degradation of energy with the consequent growth of entropy over time is delayed by the availability of ecological information.
The ecosystem tends to have more available energy in the food webs, using solar energy to produce organic matter. But also other energy flows not strictly solar (wind, tides, etc.) and a whole range of ecological information flows that optimize the use of energy, slowing the dispersion of energy fixed by plants.

Technosystem: the slowing of the growth of entropy is obtained with a system of integrated technologies, using technologies with low energy intensity, sizing the system on the input of energy sources and renewable resources, using in "cascade" the same energy flows to increasing entropy for different users according to the final purposes, also taking into account in land use planning, for the conservation of energy, the existing physical conditions such as climate, land, etc., (e.g., bio-architecture, passive systems).

Self-sufficiency

Ecosystem: the system tends to organize itself in such a way as to provide for all its needs. Its ultimate goal is self-sufficiency to make the best use of all the elements within the system and minimize the exchange of energy and matter with the outside.

Technosystem: a mature technosystem tends towards self-sufficiency by using local energy sources and resources in the best possible way.
In it is privileged the following principle "the optimum efficiency is always less than the maximum efficiency" valid in mature ecosystems. This is justified by the fact that any increase in efficiency regarding production is always at the expense of maintenance and control of the system itself.

 

In conclusion, we can see from this analogy between ecosystem and technosystem that the critical problem is how man designs and controls the living space by transforming energy and matter while respecting nature. Therefore, to choose technologies appropriate to the natural environment, guided by the principles of ecology, having as objective both energy-saving and healthiness of production processes for a better quality of life.

by Giulio Ripa, written in the 1980 (see the original article in Italian)

Peace

The more a person, a group, a nation, an idea, or a faith, needs to accumulate defenses and justifications, to show them off or use them, the weaker they are. The greater the defenses, the greater the weakness.

Only those who are integral enough to stay in the world without looking for defenses, since they do not fear life as a thousand-year-old tree does not fear time, are strong.

He who plants good seeds trusting life is at peace.

Every day, we can create a more beautiful world to live in.

Peace be with you.


Più una persona, un gruppo, una nazione, un'idea o una fede hanno bisogno di accumulare difese e giustificazioni, di esibirle o usarle, più sono deboli. Più grandi sono le difese, più grande è la debolezza.

Solo chi è abbastanza integro da stare al mondo senza cercare difese, giacché non teme la vita come un albero millenario non teme il tempo, è forte.

Chi pianta buoni semi confidando nella vita è in pace.

Ogni giorno possiamo creare un mondo più bello in cui vivere.

La pace sia con te.

Peace (Francesco Galgani's art, March 14, 2022).jpg
(March 14, 2022, go to my art gallery)

Pace a tutti!

Pace a tutti!

Versetti del capitolo 12 del libro Romani

1 Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale.

2 Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.

3 Per la grazia che mi è stata concessa, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto è conveniente valutarsi, ma valutatevi in maniera da avere di voi una giusta valutazione, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato.

4 Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione,

5 così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri.

6 Abbiamo pertanto doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi. Chi ha il dono della profezia la eserciti secondo la misura della fede;

7 chi ha un ministero attenda al ministero; chi l'insegnamento, all'insegnamento;

8 chi l'esortazione, all'esortazione. Chi dà, lo faccia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia.

9 La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene;

10 amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda.

11 Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore.

12 Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera,

13 solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell'ospitalità.

14 Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite.

15 Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto.

16 Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili. Non fatevi un'idea troppo alta di voi stessi.

17 Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini.

18 Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti.

19 Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all'ira divina. Sta scritto infatti: A me la vendetta, sono io che ricambierò, dice il Signore.

20 Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo.

21 Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male.

Completa fiducia e affidamento alla vita

Completa fiducia e affidamento nella vita (Francesco Galgani's art, August 3, 2023)

"Perciò vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete; né per il vostro corpo, di quello che indosserete. La vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse voi più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E perché vi preoccupate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena." (Matteo 6:25-34)

Da che parte stai?

Durante la guerra di Corea, Toda, pensando alle sofferenze di quel popolo, scrisse:

«Soffro per i tanti che in questa guerra avranno perso il marito o la moglie e che andranno inutilmente in cerca dei loro cari. Ci sarà chi, perduti i propri averi e ridotto in miseria, in poco tempo morirà di stenti. Ci saranno giovani morti senza sapere perché e vecchie uccise mentre gridavano “Non ho fatto niente di male”. Ci saranno tanti bambini ignari di cosa significhi avere genitori e fratelli e chissà quante madri di famiglia penseranno che sia normale vivere con il solo vestito che hanno addosso. Quanti anziani si sorprenderanno a sognare il riso che una volta mangiavano? C’è forse chi, alla domanda “Da che parte stai?” non risponda subito con stupore “Dalla parte del cibo e di un tetto”?»

(tratto da: “I capitoli Hoben e Juryo”, Daisaku Ikeda, ISBN 8886031904, pag. 88, Esperia editore, 2013)

Cosa desideriamo realmente?

Durante la Prima Guerra Mondiale, nel 1914, si verificò un evento spontaneo, passato alla storia come la "Tregua di Natale". Questo episodio fu un esempio straordinario di fraternizzazione tra i soldati nemici lungo il fronte occidentale.

Nei giorni di Natale, alcuni soldati britannici e tedeschi attraversarono le trincee per scambiarsi auguri, canti natalizi, cibo, e persino souvenir come bottoni e cappelli. Tra le attività pacifiche, fu organizzata una partita di calcio tra le forze opposte. Anche se i dettagli precisi dell'evento sono oggetto di dibattito storico, la partita di calcio è diventata uno dei simboli più potenti di tale tregua.

Questo avvenimento è un esempio eloquente della comune umanità che persiste anche in tempo di guerra. Non allontaniamoci mai da essa, soprattutto adesso.

Mentre i soldati possono essere costretti a combattere da decisioni politiche e militari, a livello personale molti non nutrono odio verso i cosidetti "nemici". La Tregua di Natale dimostra come, nonostante la brutalità e la coercizione della guerra, lo spirito umano può cercare momenti di pace e condivisione, rivelando un desiderio intrinseco di fraternità e comprensione reciproca.

Ricordiamoci anche che il Natale, oggi sovente contestato, nella sua essenza racchiude un invito alla pace e alla solidarietà, indipendentemente dalle circostanze. La sua celebrazione, per molte persone, è emotivamente associata al desiderio di stretti legami familiari e comunitari che sopravvivono anche nei periodi più bui.

(9 novembre 2023)

Tregua di Natale, 1914

fonti:
https://www.britannica.com/event/The-Christmas-Truce
https://www.history.co.uk/articles/the-christmas-truce-of-1914
https://en.wikipedia.org/wiki/Christmas_truce

Festa della donna?

Anche quest’anno siamo arrivati alla festa della donna.
Guardandomi attorno, non so bene quale significato possa avere.
L’unico significato che io posso darle è legato all’amore, al dono e alla protezione della vita.
Al di là di questo, tutto sembra svanire in un mare di parole e di gesti rituali.

Già... amore, dono e protezione della vita, concetti così puri in un mondo che ha preso tutt’altra direzione e dove il senso stesso dell’esistenza sembra inafferrabile.

Allora, quale significato può avere festeggiare “la donna” in un contesto sociale in cui le parole “uomo” e “donna” sembrano aver perso valore? Il significato esiste, ma è percepibile solo da coloro che hanno intrapreso il viaggio interiore verso la conoscenza di sé, una qualità sempre più rara.

Facciamo un respiro profondo. Troppe domande possono confondere.

E’ nel silenzio che ritroviamo spazio per l'anima. Attraverso la meditazione, la contemplazione o la preghiera, espandiamo il nostro essere oltre i confini dello spazio e del tempo. Lasciando andare la paura, anche solo in parte, ci alleggeriamo e ritroviamo serenità. Ci avvolge una sensazione di gentilezza, di liberazione, come se le nostre limitazioni si dissolvessero in un luogo pacificato e pieno di luce del nostro essere.

La scelta di amare, che ogni giorno si rinnova, ci guida verso un luogo sicuro interiore. Non ci chiudiamo più in noi stessi di fronte alle delusioni o alla vanità di voler controllare l'incontrollabile. Ci abbandoniamo al fluire della vita, così come è.

Il mio augurio per la Festa della Donna è semplice: “Pace”.

(8 marzo 2024)

Festa della donna (Francesco Galgani's art, March 8, 2024)
(March 8, 2024, go to my art gallery)

Dalai Lama - Mahamrityunjaya Mantra (Rudra Mantra o Tryambakam Mantra)

La storia di questo canto è importante. È un canto potente e sacro per la guarigione.

Si tratta del Mahamrityunjaya Mantra ('Grande mantra che sconfigge la morte'), noto anche come Rudra Mantra o Tryambakam Mantra.

Questa registrazione è stata cantata per ore dal Dalai Lama e dal suo entourage, per aiutare il passaggio da questa vita all'altra, con gioia e pace, di un amico e compagno monaco.

È stato registrato su un registratore portatile alimentato a batteria.

All'epoca Sua Santità ne autorizzò la riproduzione e la donazione, purché non fosse mai messa in commercio:

DOWNLOAD MP4

Il testo è:

oṃ tryambakaṃ yajāmahe sugandhim puṣṭivardhanam
urvārukam iva bandhanān mṛtyor mukṣīya māmṛtāt

Una possibile traduzione è:

Veneriamo l’Uno che vede tutto
Egli ci libera della paura della morte
per realizzare l’immortalità

Un'altra possibile traduzione:

Adoriamo il Signore Shiva, colui che ha tre occhi, colui che è il padrone di tutti i sensi e di tutte le qualità e colui che è il sostenitore di tutta la crescita. Possa Egli liberarci dalla schiavitù della morte, proprio come un cetriolo maturo viene liberato dal suo gambo, e possa Egli (non privarci dell'immortalità) concederci l'immortalità.

Oppure:

Om, adoriamo il Tryambaka (il Dio dai tre occhi), fragrante, che aumenta il benessere. Come il frutto del cetriolo (si libera) dal suo legame, possano noi essere liberati dalla morte per raggiungere l'immortalità.

Esistono altre traduzioni.

Questo mantra vedico, che appare per la prima volta in Rigveda 7.59.12, è ricco di significati simbolici, metaforici e culturali che non possono essere facilmente trasferiti in un'altra lingua senza perdita di sfumature e contesto.

Le parole sanscrite spesso hanno molteplici significati e connotazioni che si perdono nella traduzione. Ad esempio, "Tryambaka" si riferisce a Shiva, ma "tri" significa tre e "ambaka" occhi, che insieme possono avere diverse interpretazioni simboliche.

Il mantra non è solo un testo letterale ma porta con sé un contesto spirituale e culturale. Parole come immortalità e morte hanno profonde implicazioni filosofiche nella tradizione indiana.

Il riferimento al frutto del cetriolo che si libera dal suo legame è una metafora che rappresenta la liberazione dell'anima dal ciclo della nascita e della morte (samsara).

Per questi motivi, diverse traduzioni del mantra possono variare notevolmente, ciascuna cercando di cogliere aspetti differenti del significato profondo del testo. Alcuni potrebbero enfatizzare l'aspetto devozionale, altri quello filosofico, e altri ancora quello ritualistico. Ogni traduzione del Tryambakam mantra è, di fatto, un'interpretazione.

In generale, i mantra sfuggono alla traduzione, essendo spesso intraducibili. Il suono dei mantra è intrinsecamente potente, a prescindere dal fatto che abbiano o non abbiano un significato semantico.

Effetti Benefici del Mahamrityunjaya Mantra:

  • La recitazione del mantra è efficace per il recupero da malattie e problemi di salute. È spesso utilizzata durante preghiere per la guarigione.
  • Calma la mente e riduce lo stress e l'ansia.
  • E' una potente protezione contro pericoli, incidenti e calamità. Protegge dai malefici e dalle influenze negative.
  • È associato alla promozione della longevità e alla realizzazione dell'immortalità spirituale, intesa come liberazione dal ciclo di nascita e morte.
  • Aiuta nella purificazione dell'anima e favorisce la crescita spirituale, migliorando la consapevolezza e l'illuminazione.
  • Rafforza la mente e il corpo, donando resistenza e vitalità.

(9 luglio 2024)