Conosciamoci - Un incontro interreligioso
Conosciamoci - Un incontro interreligioso
"Non esiste il nemico, esiste solo il frutto dell'orgoglio e dell'ignoranza"
Il progetto, ideato e promosso dal blogger Francesco Galgani, che si concretizzerà nella pubblicazione di una serie di interviste che offrano un assaggio del variegato panorama religioso italiano, è mosso dal rispetto per il percorso di vita di ogni persona e per le sue scelte religiose. Lo slogan “Non esiste il nemico, esiste solo il frutto dell'orgoglio e dell'ignoranza”, che etichetta il senso di questa iniziativa, esprime quel desiderio di pace che motiva questo tentativo ambizioso.
Comunicato congiunto di cristiani e musulmani contro ogni violenza e guerra nel nome di Dio
E' una questione di rispetto della dignità di ogni religione
Credere è reato? Riflessioni sulla libertà religiosa
Si veda anche: Perché non sono Charlie e non sto con la Francia, di Raffaella di Marzio (7 Gennaio 2015)
L'articolo seguente (fonte) è tratto dalla sezione "Informazioni per la stampa" dell'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai.
Pasqua: "Una festa anche per gli atei, è l’amore che vince"
Quanto segue è un'intervista di S
Proposta di Pace 2015 - Eliminare l'infelicità dalla terra. Un impegno condiviso per un futuro più umano
Si veda anche: Proposta di Pace 2016 - Il rispetto universale della dignità umana: la grande strada che porta alla pace
Fonte originale: Buddismo e Società n.170 - maggio giugno 2015 (link all'articolo originale)
Autorizzazione alla ripubblicazione nel presente blog concessa dall'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai
Proposta di pace 2015
Eliminare l'infelicità dalla terra. Un impegno condiviso per un futuro più umano
di Daisaku Ikeda
Terrorismo: quale strada percorrere? Poesie, citazioni del maestro buddista Ikeda, riflessioni
Il 13 novembre 2015 è ancora molto vicino, ma chi leggerà questa pagina a distanza di mesi, di anni o di decenni potrebbe non ricordarsi, o non sapere affatto, che in tale giornata sono avvenuti attentati terroristici a Parigi. Non entro nei dettagli: chi in futuro leggerà, e vorrà approfondire, potrà leggersi le cronache di questi giorni.
Terrorismo, studenti musulmani di Uninettuno sul web: il nostro profeta è contro la violenza
Fonte: http://www.agenparl.com/terrorismo-studenti-musulmani-sul-web-nostro-profeta-e-contro-la-violenza/
(AGENPARL) – Roma, 25 nov 2015 – “Un diluvio di post di giovani studenti musulmani, iscritti alla nostra Università, ha invaso i social network schierandosi contro il terrorismo”. Lo ha dichiarato Maria Amata Garito (nella foto qui a sinistra, al centro, n.d.r.), professore e Rettore dell’Università Telematica Internazionale Uninettuno, a seguito degli attentati terroristici che hanno colpito il vecchio continente.“Ci sono commenti che fanno riflettere. Alcuni scrivono « I musulmani uccidono ma non nel mio nome», «Sono una musulmana ma non uccido» altri, oltre a scegliere come foto profilo di Facebook la bandiera francese, hanno preferito pubblicare i comandamenti del profeta Muhammad, che indica ciò che non si deve fare come «non tagliare gli alberi, non uccidere i bambini, non uccidere le persone anziane…». Il Rettore, che ha scoperto che tra le vittime degli attentati parigini c’è anche un suo amico e collega francese, spiega: “Non posso pensare che nel XXI secolo ci siano ancora le guerre, sono sempre stata contraria. Prima di arrivare a usare la violenza è necessario trovare nuove forme di cooperazione e collaborazione soprattutto con i giovani di questi paesi e per questo mi sto battendo da anni perché sono convinta che solo insieme ai musulmani riusciamo a combattere queste nuove guerre”. Uninettuno ha studenti di 140 nazionalità diverse, è presente con poli tecnologici in molti paesi europei e in 31 università nell’area euro-mediterranea: Algeria, Egitto, Francia, Giordania, Grecia, Italia, Libano, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia e Iraq, quest ultimo con 4 poli a Bassora, Baghdad, Erbil, Thi-Qar, dove i giovani iracheni vengono formati all’imprenditoria. “La popolazione musulmana non è terrorista. Sono persone pacifiche, hanno una loro cultura, una loro tradizione, una fede che rispetto anche se diversa dalla mia”. La professoressa Garito è da tempo impegnata in vari progetti per instaurare una collaborazione con i paesi islamici e allo stesso tempo con gli immigrati che si trovano nel nostro territorio. “Alla base di tutto c’è l’educazione, la formazione. – afferma – Non si può imporre il nostro sapere o i nostri metodi. Possiamo invece lavorare insieme affinché la nostra e la loro cultura camminino parallelamente nel rispetto delle differenze perché comunque sono ricchezze per tutti. E’ fondamentale – aggiunge – trovare gli strumenti adatti per vivere, istruire ed educare insieme perché è in questo modo che si formano le menti che costruiscono il nostro futuro”. Gli jihadisti hanno capito che Internet è sia un terreno fertile per fare proselitismo che un mezzo da utilizzare per i propri fini. Il Rettore, che ha dedicato un libro al Web dal titolo “L’Università nel XXI Secolo. Tra tradizione ed innovazione” dichiara: “Le cellule terroristiche comunicano attraverso siti difficilmente riconducibili a loro, social network, applicazioni e addirittura consolle per i giochi. Internet, purtroppo è un bene ma anche un male, perché chi lo conosce più degli altri lo sfrutta ancora meglio”. E per quanto riguarda la cyber – sicurezza aggiunge: “Non abbiamo investito con sufficienza, c’è ancora molto lavoro da fare altrimenti non ci troveremmo in questa situazione. Mi auguro che lo sviluppo di internet, che è basato sulla condivisione, consenta di far concentrare le intelligenze connettive a decifrare i messaggi del terrore e di anteporre alle logiche del business su Internet, contenuti che consentono lo sviluppo e la condivisione di quei valori etici che ci portano al rispetto della vita e della libertà”. La professoressa riconosce inoltre l’impegno degli hacker – attivisti di Anonymous in questa “crociata anti-Isis” per intercettare e chiudere le loro comunicazioni. Il Rettore ha rivolto un pensiero alla studentessa italiana Valeria Solesin, morta nella strage del Bataclan: “ Quando vedo la sua foto, quegli occhi che trasmettono serenità e speranza, quella gioia di vivere di una ragazza che stava costruendo la sua vita attraverso i suoi studi alla Sorbona e il suo impegno nel volontariato, mi ricorda come basta un attimo per togliere le speranze di molti giovani e quindi del nostro futuro”.
Proposta di Pace 2016 - Il rispetto universale della dignità umana: la grande strada che porta alla pace
Si veda anche: Proposta di Pace 2017 - La solidarietà globale dei giovani annuncia l'alba di un'era di speranza
SCARICA AUDIO DELLA PROPOSTA DI PACE 2016 - LETTURA IN MP3
(registrazione realizzata da "Buddismo e Società")
Le proposte di pace - http://www.sgi-italia.org/approfondimenti/PropostePace.php
Dal 1983, il 26 gennaio di ogni anno – in commemorazione del giorno della fondazione della Soka Gakkai Internazionale – Daisaku Ikeda invia una “Proposta di Pace” alle Nazioni Unite e a personalità di tutto il mondo.
Al centro del suo pensiero si trovano riflessioni sulla pace, sulla convivenza degli esseri umani nel pianeta, sul rispetto per l’ambiente e per ogni forma di vita, sull’abolizione delle armi nucleari, della guerra e della violenza, sul rafforzamento delle Nazioni Unite.
Ikeda pone una particolare attenzione ai processi educativi: strumenti fondamentali per la formazione di cittadini che sentano il mondo intero come loro casa e siano preparati per quella che Ikeda definisce “la diplomazia della gente comune”.
Gli scritti prendono in esame tutti i problemi che l’umanità si trova ad affrontare e mettono in risalto – oltre alle possibili soluzioni – anche le basi filosofiche che possono sostenere e promuovere un radicale cambiamento.
(Su questo blog è presente anche la Proposta di Pace 2015).
Fonte originale: Buddismo e Società n.176 - maggio giugno 2016 (link all'articolo originale)
Autorizzazione alla ripubblicazione nel presente blog concessa dall'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai
Proposta di pace 2016
di Daisaku Ikeda
Il rispetto universale della dignità umana: la grande strada che porta alla pace
Cibo e spiritualità, alimentazione e religione: una proposta interreligiosa per un'educazione ecologica
Nel maggio 2016, il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ha inviato una lettera a tutti i buddisti, in occasione della festa del Vesakh che cade l'ultima domenica di maggio, intitolata: "Buddisti e Cristiani: Promuoviamo Insieme un'Educazione Ecologica".
Desidero condividere con quante più persone possibili la seguente risposta, che ho inviato il 7 giugno 2016, con l'auspicio di contribuire a un dialogo produttivo di cambiamenti più che mai urgenti.
L'ultima guerra - Non è guerra di religione - Un vero uomo non odia nessuno
L'ultima guerra
Come un messaggio in una bottiglia,
trasportata dalle correnti della vita,
per giungere in mani giuste
e orecchie pronte,
così io lascio queste parole,
affidate a una sincera speranza,
affinché il tuo cuore possa leggerle
ora e per sempre.
Custodiscile e trasmettile,
affinché possa esistere un futuro
per te, per le persone intorno a te,
per coloro che verranno:
«Lavati da ogni bisogno di dominio,
liberati dal desiderio di sofferenza altrui,
e soprattutto, se vuoi esser degno d'esser nato,
uccidi la voglia di uccidere».
(Francesco Galgani, 14 aprile 2014)
https://www.galgani.it/poesie/index.php/poesie/99-lultima-guerra
Il breve comunicato che segue è tratto dalla sezione "Notizie" del sito della Soka Gakkai Italiana. L'immagine a lato è da fonte sconosciuta (dovrebbe trattarsi di una foto scattata a Budapest).
Non è guerra di religione (http://www.sgi-italia.org/press/Notizie.php?id=587)
Ormai da settimane si susseguono stragi che coinvolgono persone inermi, donne, bambini, sacerdoti: Nizza, Saint-Etienne du Rouvray, Monaco, Pakistan, Iraq e altre zone del mondo
04/08/2016: Ormai da settimane si susseguono stragi che coinvolgono persone inermi, donne, bambini, sacerdoti: Nizza, Saint-Etienne du Rouvray, Monaco, Pakistan, Iraq e altre zone del mondo dove, senza clamore mediatico, migliaia di umani – e in special modo bambini – vedono quotidianamente a rischio la loro vita.
La Soka Gakkai Italiana esprime solidarietà e vicinanza alla comunità cattolica e a tutti i parenti delle vittime, e condanna chi specula su tali sofferenze per convogliare l'opinione pubblica verso l'idea di una guerra di religione. Cosa ha imparato l'umanità dalla lezione di violenza del secolo scorso? Scrive a tal proposito il Maestro Daisaku Ikeda: «In questo nuovo secolo, il XXI, il principio che l'uccisione non è accettabile o giustificata in nessuna circostanza deve diventare l'assunto morale fondamentale dell'umanità. Se non riusciamo a diffondere ampiamente e impiantare profondamente in ogni persona il principio che la violenza non è mai giustificata come mezzo per sostenere le proprie convinzioni, l'umanità non avrà imparato niente dalla lezione del XX secolo. La vera battaglia del XXI secolo non sarà tra le civiltà o tra le religioni, ma piuttosto tra violenza e nonviolenza. Tra barbarie e civiltà nel senso più autentico della parola» (Daisaku Ikeda, novembre 2001). I praticanti buddisti della Soka Gakkai ogni giorno pregano per la trasformazione pacifica del loro cuore e dell'umanità e, allo stesso tempo, agiscono in tal senso aprendo dialoghi di pace nelle loro comunità di vita.
Un vero uomo non odia nessuno - A true man hates no one
Non so come Napoleone Bonaparte, che è passato alla storia come uomo di guerra, abbia potuto esprimere un pensiero così bello, che ho trovato su più fonti. Comunque, al di là del fatto che siano state veramente parole sue o no, penso che meritino di essere tenute a mente.
Io aggiungo: anche una vera donna non odia nessuno.
L'unica strada per una soluzione fondamentale dei problemi di quest'epoca
Suggerisco la lettura (o l'ascolto) del libro "Per il bene della pace. Sette sentieri verso l'armonia globale.
Per il bene della pace. Sette sentieri verso l'armonia globale. Una prospettiva buddista
Per amore della pace e del benessere di ognuno di noi, suggerisco un'attenta lettura del libro "Per il bene della pace. Sette sentieri verso l'armonia globale. Una prospettiva buddista" (titolo originale: "For the Sake of Peace. Seven Paths to Global Harmony. A Buddhist Perspective", edito da Middleway Press SGI-USA, Santa Monica CA, 2001), che raccoglie discorsi tenuti presso università e proposte di pace presentate all’ONU da Daisaku Ikeda dal 1976 al 2001.
I capitoli, tradotti in italiano, sono stati pubblicati a puntate sulla rivista "Buddismo e Società" tanti anni fa (da BS 88 del 2001 a BS 102 del 2004), ma i contenuti sono ancora tremendamente attuali e in grado di illuminare il nostro presente e le nostre vite. Riporto in questa pagina i link originali agli articoli di Buddismo e Società (liberamente consultabili senza bisogno di login) e, di seguito, la loro trascrizione completa. L'autorizzazione alla ripubblicazione nel presente blog è concessa dall'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai.
Poiché il testo è lungo, per agevolare sia coloro che preferiscono "ascoltarlo" magari durante una passeggiata o altri momenti non impegnativi, sia coloro che sono ipovedenti o che hanno altre difficoltà di lettura, accanto ad ogni capitolo riporto un MP3 generato con un buon sintetizzatore vocale, che, pur con i suoi limiti e i suoi errori, nel complesso permette un ascolto agevole. Seguono link agli articoli originali, lista degli MP3 e la trascrizione completa del libro.
Fondamentalismo religioso: capirne le cause e l'atteggiamento necessario per prevenirlo
Quanto segue è stato scritto da Daisaku Ikeda (che si riferisce a se stesso con lo pseudonimo Shin'ichi Yamamoto) e pubblicato da "Il Volo Continuo" alle pagine seguenti:
- NRU – Puntata 46, vol.29 Capitolo III: Fresco rinnovamento
- NRU – Puntata 47, vol.29 Capitolo III: Fresco rinnovamento
- NRU – Puntata 48, vol.29 Capitolo III: Fresco rinnovamento
«[...] Pavel Ivanovič Birjukov, discepolo di Lev Tolstoj, sintetizzò in sei punti le ragioni per cui, secondo il suo maestro, gli esseri umani non possono vivere senza una religione.
«Primo: solo la religione attribuisce all’individuo la capacità di stabilire ciò che è bene e ciò che è male. Secondo: senza una religione l’essere umano non può comprendere se ciò che sta facendo è positivo o negativo. Terzo: solo la religione può distruggere l’egoismo. Quarto: solo la religione può eliminare la paura della morte. Quinto: solo la religione può dare un significato all’esistenza umana. Sesto: solo la religione può instaurare l’uguaglianza tra le persone».
Tali affermazioni dimostrano che l’esistenza della religione è indispensabile per realizzare la felicità degli esseri umani e la pace nel mondo.
Durante il colloquio, Bryan Wilson e Shin’ichi Yamamoto scambiarono i loro punti di vista riguardo alla missione che avrebbe dovuto avere in futuro la religione. Mentre dialogavano, Shin’ichi disse: «Vorrei chiederle, professor Wilson, di dirmi molto francamente e obiettivamente la sua opinione sulla Soka Gakkai, nel caso in cui ne abbia una. Desidero ascoltarla molto umilmente per lo sviluppo futuro della Gakkai, concepita come una religione per l’umanità rivolta verso il ventunesimo secolo».
Il professore, con gli occhi raggianti, rispose: «Le sue parole, presidente, sono indice di una mentalità davvero progressista e di un atteggiamento estremamente importante per un leader religioso». E motivò la sua affermazione spiegando che molte religioni tendono ad aggrapparsi al passato, a cadere nel fondamentalismo e nel dogmatismo e a perdere l’energia necessaria per rivitalizzare la propria epoca. Poi aggiunse: «Vorrei continuare questo sincero scambio di opinioni con lei, presidente».
I due concordarono quindi di rincontrarsi per approfondire i loro dialoghi e pubblicarne una serie in un prossimo futuro.
Shin’ichi Yamamoto sentiva che il colloquio con il professor Wilson era stato estremamente significativo. Si erano trovati d’accordo su molti punti, in particolare aveva condiviso profondamente la preoccupazione e il segnale d’allarme espresso dal professore sul rischio che correvano le religioni di cadere nel fondamentalismo e nel dogmatismo. Gli esseri umani, come pure le religioni, si adattano alla loro epoca, alla loro società.
Anche i fondatori delle varie religioni hanno rivelato i loro insegnamenti in determinate epoche e società. Di conseguenza, se è vero che un insegnamento si basa su princìpi immutabili, è anche vero che dovrà includere aspetti mutabili per poter rispondere flessibilmente alle differenti culture, alle abitudini locali dei singoli paesi e ai cambiamenti delle diverse epoche.
Il Buddismo si basa sul concetto di zuiho bini, che spiega come l’insegnamento buddista debba adattarsi alle culture, alle usanze e alle consuetudini locali relative alle varie epoche, purché non siano in contrasto con i suoi princìpi fondamentali. Tale concetto non indica semplicemente l’importanza di adeguarsi alle differenze e ai cambiamenti in atto nella società e nel periodo in cui si vive, ma soprattutto insegna a rispettare attivamente le diversità culturali e dei vari ambiti dell’esistenza.
L’assenza di una visione come quella espressa dal concetto di zuiho bini può portare al fondamentalismo e il dogmatismo. In altre parole, facendo del proprio insegnamento religioso, della propria cultura, dei propri usi e costumi un “bene assoluto”, si assume una posizione di rifiuto della diversità e del cambiamento.
In definitiva, ciò porta a giudicare arbitrariamente tutto ciò che è diverso da noi come un “male” che bisogna discriminare ed escludere.
Con profondo acume il filosofo, fisico e matematico francese Blaise Pascal dichiara: «Più un individuo si basa su una coscienza religiosa, più sarà in grado di eliminare radicalmente, con gioia ed entusiasmo, il male dalle sue azioni».
Non bisogna quindi perdere la consapevolezza che la religione può diventare un’arma a doppio taglio. In origine essa esiste per la felicità degli individui, per la prosperità della società e per la pace mondiale. Per un ripristino delle sue funzioni è necessario che la religione svolga la sua missione originale, ma per realizzare ciò deve continuare a chiedersi quale sia il suo ruolo.
È solo attraverso una costante riforma e crescita individuale che una religione potrà sviluppare una forza così grande da realizzare una riforma della società.
È naturale che i religiosi siano fortemente convinti della veridicità dell’insegnamento che professano, altrimenti non potrebbero né propagarlo, né farne un solido e irremovibile pilastro spirituale. L’importante è che le loro dottrine siano avvalorate da prove sicure in modo da non essere contraddette nel momento in cui vengono verificate.
Una convinzione non validamente comprovata rimane una fede cieca, un atteggiamento autocompiacente. [...]»
Buone riflessioni,
Francesco Galgani,
25 agosto 2016
Democrazia e religioni non nascono per fomentare controversie e guerre
Quanto segue sono parole di Josei Toda, pubblicate in questa puntata della Nuova Rivoluzione Umana (in cui l'autore, Daisaku Ikeda, si riferisce a se stesso con lo pseudomino Shin'ichi Yamamoto):
[...] Nel 1956, quando Josei Toda era secondo presidente della Soka Gakkai, accaddero i “fatti d’Ungheria”, sullo sfondo della tensione tra est e ovest: l’esercito sovietico varcò il suolo ungherese dove venne instaurato un governo filo-sovietico. Con il desiderio di far sparire dalla terra simili dolorosi avvenimenti, Toda scrisse subito dopo: «Posso affermare con certezza che sia la democrazia che il comunismo non sono stati pensati per creare conflitti tra gli individui. Malgrado ciò, è penoso constatare il fatto che queste due correnti di pensiero stiano suscitando nel mondo, politicamente ed economicamente, occasioni di controversia».
Egli aveva colto e respingeva categoricamente le contraddizioni di tali ideologie nate per la felicità delle persone, chiedendosi perché provocassero invece ostilità e conflitti. «Se pensiamo alla figura di Shakyamuni, a quella di Gesù Cristo o di Maometto, sicuramente essi non avrebbero dato origine a dispute o controversie. Se questi personaggi di esemplare saggezza si riunissero tutti insieme, e se a tale consesso si unissero anche Karl Marx o David Ricardo, e se la riunione si ampliasse fino a includere Immanuel Kant o T’ien tai, sicuramente essi non solleverebbero controversie infondate».
Tra le cause che provocano i conflitti, Toda individuava l’atteggiamento di «non comprendere correttamente e non accettare il punto di vista di persone con più esperienza, come i fondatori di religioni e correnti filosofiche, e di diffondere nel popolo idee distorte, guidati dall’egoismo, dall’invidia e dalla collera».
Criteri per confrontare e verificare gli insegnamenti religiosi
Quanto segue sono parole di Daisaku Ikeda (che si riferisce a se stesso con lo pseudomino Shin'ichi Yamamoto), pubblicate in questa puntata della Nuova Rivoluzione Umana:
«Le epoche cambiano e la religione ha la missione e la responsabilità di continuare a infondere nello spirito umano la luce della saggezza per la costruzione della pace e della felicità.
A tale scopo è essenziale che le persone di fede continuino ad approfondire insieme la ricerca della suprema verità e si sforzino di confrontare e verificare gli insegnamenti stimolandosi reciprocamente per migliorare se stesse, altrimenti la religione finisce con l’allontanarsi dalla sfera sociale.
Quali sarebbero dunque i criteri che dovremmo utilizzare per confrontare e verificare gli insegnamenti religiosi? In parole semplici, potrebbero esprimersi sinteticamente nelle seguenti domande:
“Tali insegnamenti rafforzano o indeboliscono gli individui?”,
“Li rendono migliori o peggiori?”,
“Più saggi o più stolti?”.
Le religioni dovrebbero inoltre competere tra loro per poter contribuire al meglio all’umanità, ovvero dovrebbero sforzarsi di fare quella che il primo presidente della Soka Gakkai, Tsunsaburo Makiguchi, chiamava “competizione umanitaria” (*).
Ciò significa che, invece di sottomettere l’altro con la forza, ad esempio militare, impegnarsi per conquistare la simpatia e l’approvazione della gente per ciò che si fa per la propria e l’altrui felicità, e per far crescere persone di valore che possano contribuire alla pace mondiale.
Se necessario per il conseguimento della pace e della felicità, sarà ugualmente importante collaborare e creare rapporti di solidarietà che trascendano le differenze religiose.
[...]»
(*) Ho trovato questo documento in cui, da pag. 4 (ultimo paragrafo), è spiegato cos'è la "competizione umanitaria": http://www.sgi-italia.org/pdf/SokaGakkai/Ikeda%20presenta%20SGI_INTEGRALE.pdf
Per andare insieme verso la Pace
18 sett 2014 - Religioni per la Pace
Il summit del WARP, Alleanza Mondiale delle Religioni per la Pace, si è tenuto a Seoul, in Corea del Sud, il 18 settembre 2014. Molti leader religiosi mondiali si sono riuniti per firmare un accordo di pace.
Il 13 novembre 2016 si è tenuto un incontro pubblico, a Massa Marittima, nel quale alcuni aderenti all'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai sono intervenuti per illustrare i fondamenti del loro credo. Guardando questa iniziativa da una prospettiva più ampia, notiamo che in Italia c'è il desiderio di unire le persone e le religioni in uno impegno condiviso per il bene di tutti. Ad esempio, il 29 settembre 2016 il Centro culturale piemontese della Soka Gakkai ha ospitato l'incontro "Religione e Ambiente. Sviluppare un profondo rispetto a tutela della vita di tutti gli esseri" nell'ambito della dodicesima edizione di Torino Spiritualità. L'incontro è stato condotto dal sociologo Pierluigi Zoccatelli, vicedirettore del CESNUR (Centro studi sulle nuove religioni) che ha guidato gli esponenti di nove confessioni religiose (cristiana, Baha'i, ebrea, induista, buddista Soka Gakkai, mormone, musulmana, ortodossa e buddista Zen) in un'agile presentazione del loro credo sul rapporto tra esseri umani e natura. Domenica 4 settembre 2016, inoltre, a Chiavari (GE), nell'ambito della Festa dei diritti (iniziativa legata all'integrazione interraziale organizzata da CGIL e Comune) si è svolto l'incontro "Religioni per la Pace". Il dialogo tra le religioni è un segno dei tempi. Dialogo significa confronto, scambio di idee, rispetto, ascolto reciproco. I diversi rappresentanti religiosi, dalla Chiesa ortodossa alla Comunità ebraica, da quella islamica alla Chiesa evangelica battista, dalla Comunità cattolica all'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, hanno offerto il loro contributo su questi temi incontrandosi in un pensiero comune: condivisione e integrazione per aprire la strada al dialogo basato su valori comuni. Al centro dell'incontro il ruolo delle religioni come potenti motori per realizzare la pace mondiale.
E' proprio partendo da questi presupposti che avevo proposto un mio intervento nell'incontro pubblico a Massa Marittima, che però non ha trovato spazio nella scaletta degli interventi. Affinché non vada perso, lo regalo ai miei lettori, con l'auspicio di contribuire a gettare acqua sulle fiamme di disperazione che stanno bruciando il nostro povero mondo... come quel colibrì, di cui parlai tanto tempo fa, il 22 gennaio 2015, nell'articolo "Fare la propria parte per cambiare il mondo".
Possibile intervento per domenica 13 novembre 2016 a Massa Marittima
(proposto da Francesco Galgani)
Il potere della preghiera e della meditazione: una prospettiva scientifica interreligiosa
(In calce a questo articolo, riporto un documentario di Voyager)
In una recente riunione buddista a proposito della "non violenza", ho spiegato che, nella mia esperienza quotidiana, la non-violenza nasce dalla "compassione" che emerge con il "Daimoku", cioè con la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo, ovvero con la preghiera. Compassione significa allargare il più possibile la propria vita comprendendo all'interno di essa anche gli altri, andando il più possibile oltre il proprio microcosmo. Siamo tutti collegati in una rete di inter-dipendenza, quindi il male che facciamo agli altri lo facciamo anche a noi stessi, il bene che facciamo agli altri lo facciamo anche a noi stessi: sebbene da un punto di vista strettamente razionale una tale comprensione sia difficile ma comunque possibile (riflettendo sul principio di causa ed effetto che regola tutto l'universo), a un livello più concreto, più quotidiano, il modo più diretto e più pratico per arrivare ad un tale modo di vivere compassionevole parte con la preghiera. Quando ci preoccupiamo seriamente del benessere di noi stessi e delle altre persone, degli animali, delle piante, di tutti gli esseri viventi, senza lasciarci intrappolare dagli schemi mentali, dai rancori, dagli attaccamenti, dall'orgoglio, allora stiamo sviluppando uno spirito compassionevole che crea la pace. Ma per tutto ciò serve una seria preghiera quotidiana: senza il sostegno d’una salda fede, gli istinti negativi possono prendere il sopravvento. Anche il leader della non-violenza, Gandhi, dava alla religione un ruolo centrale nel benessere sia individuale, sia della società: egli, infatti, riteneva che la politica avesse bisogno del sentimento religioso per tenere a freno i propri impulsi. Quando le persone perdono il sentimento religioso, che costituisce il sostegno per lo spirito, divengono preda degli istinti e ciò scatena l’animalità, la stupidità, la distruttività, l'angoscia e più in generale la negatività insita nell’essere umano. La preghiera e/o la meditazione cambiano invece significativamente in meglio la nostra vita, la vita di chi abbiamo intorno e il corso degli eventi.
Il documentario seguente propone una discussione su questi temi da un punto di vista scientifico e il più possibile interreligioso. Io penso che certi aspetti della nostra natura e della vita siano comprensibili solo tramite una salda fede e una preghiera sincera, e che pertanto sfuggano all'analisi strettamente razionale... ma la ragione è indispensabile per vivere, perché una fede senza ragione è fanatismo, mentre una ragione senza fede può prendere strade assai controproducenti e distruttive. Quindi ben venga un'analisi scientifica e interreligiosa sul potere della preghiera e dei suoi effetti personali e sociali.
Buone riflessioni e buona preghiera,
Francesco Galgani,
5 gennaio 2017
L'empatia è la chiave per i diritti umani (Daisaku Ikeda, Japan Times)
Empathy is deaf to facts and figures; it’s engaged by the "identifiable victim effect".
Illustration by Harry Campbell (New Yorker)
In occasione della Giornata mondiale per i diritti umani del 10 dicembre, il 6 dicembre 2016 è stata pubblicata sul Japan Times una lettera di Daisaku Ikeda, in lingua inglese, intitolata: "Empathy key to human rights", liberamente consultabile online.
Siamo tutti sullo stesso pianeta. Senza la consapevolezza che è in gioco il futuro di tutti noi, continueremo a far del male a noi stessi e agli altri, procurando distruzione, sofferenza e morte. Non hanno più senso quei muri con cui ci separiamo dagli altri, perché è solo insieme agli altri che possiamo cambiare in meglio le nostre sorti. «Siamo tutti, nessuno escluso, implicati in una rete di relazioni. Quando percepiamo questo nel profondo del nostro essere, possiamo vedere chiaramente che la felicità non riguarda solo noi e che la sofferenza non affligge solo gli altri». Noi possiamo fare la differenza. Ogni giorno è il giorno giusto per fare la scelta migliore della nostra vita, ovvero vivere con Compassione e Amore, credendo nel nostro naturale impulso a proteggere la vita e a offrire aiuto.
Pubblico qui di seguito la traduzione della lettera di Daisaku Ikeda "Empathy key to human rights", tratta dalla rivista "Il Nuovo Rinascimento" del 15 gennaio 2017 (rivista dell'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai).
Ascolta la lettura della lettera (mp3)
«Il cuore di ogni discussione sui diritti umani è la lotta contro la discriminazione. Tutti gli esseri umani sono uguali. Nessuna discriminazione è consentita. Assolutamente nessuna».
Celebrando la Giornata mondiale per i diritti umani - l'anniversario dell'adozione della Dichiarazione universale dei diritti umani avvenuta il 10 dicembre 1948 - desidero ricordare queste parole del mio amico e filosofo brasiliano Austregésilo de Athayde, uno dei membri chiave del comitato di redazione dello storico documento.
Mentre siamo generalmente capaci di comprendere i sentimenti di coloro con i quali abbiamo un rapporto stretto, le distanze geografiche e culturali spesso si traducono in una analoga distanza psicologica. Le persone finiscono per evitare l'interazione con chi è diverso, guardando piuttosto individui e gruppi attraverso la lente dello stereotipo; inoltre i moderni mezzi di comunicazione possono essere utilizzati per amplificare e diffondere l'impulso allo stereotipo e all'odio.
Per conoscere l'Islam
Premessa
In questa pagina riporto una serie di articoli sull'Islam che, secondo me, sono meritevoli di diffusione per favorire una cultura di pace, di conoscenza reciproca e di rispetto. A me hanno chiarito tante idee errate. Purtroppo i mass media hanno ormai creato l'associazione di "musulmano = nemico", ma io sono assolutamente convinto che non esistono nemici, esiste piuttosto la nostra incapacità di vedere il buono che è negli altri, associata alla nostra ignorante arroganza che non vede oltre il nostro naso. Anche il linguaggio ha la sua importanza per non innescare l'islamofobia. Ad esempio, «l’utilizzo del termine ISIS è ritenuto offensivo per molti musulmani, che ritengono che in questo modo venga legittimata un’accezione negativa dell’aggettivo “islamico”, dato che in sostanza l’espressione stabilisce un collegamento mentale fra la fede islamica e le azioni di un gruppo estremista noto per la brutalità delle sue azioni. In passato ci sono state anche diverse campagne rivolte a media internazionali per chiedere di smettere di usare il termine ISIS.» (fonte: Il Post) «Invece DAESH (adattamento di DAIISH, acronimo dell'arabo Al Dawla Al Islamiya fi al Iraq wal Sham) è il termine usato nel mondo arabo, in realtà in senso dispregiativo (i miliziani di DAESH usano il termine arabo al-Dawla, ossia "lo stato", ndr). Parole arabe come Al Qaeda o Boko Haram non sono mai state tradotte. Perche DAESH invece sì? Titoli di giornale tipo "Le guerre islamiche" fanno pensare che tutti gli islamici siano lì pronti ad attaccarci. È terribile.» (fonte: "Pianeta Terra. Nessun essere umano è illegale")
Come ha dichiarato Martina Pignatti Morano, presidente dell'associazione pacifista "Un ponte per...": «Io credo che solo chi ha vissuto vicino a persone che provengono da culture differenti può sentire il fascino di stare, per esempio, su un autobus con gente di tutto il mondo. E invece c'è chi si sente minacciato. È un peccato, frutto dell'ignoranza e della povertà.» (fonte: "Pianeta Terra. Nessun essere umano è illegale")
Pubblicando questa pagina, voglio offrire un contributo volto a squarciare tanti dubbi in questi tempi incerti e bui, dove la conoscenza e l'amore lasciano troppo spesso il passo al pregiudizio, alla disumanità, alla disinformazione e alla paura. Proprio in questi giorni (febbraio 2017) il Ministero dell'Interno ha firmato il "Patto nazionale per un Islam italiano" (testo integrale). Secondo il ministro Marco Minniti, il presupposto che ha portato a questo "passaggio cruciale" è che "si possono avere religioni differenti, si possono professare credi diversi, tuttavia siamo tutti quanti italiani" (fonte: adnkronos.com)
Il 7 ottobre 2014 avevo pubblicato un'intervista al Sig. Hamza Roberto Piccardo, membro del direttivo di "UCOII - Unione delle Comunità Islamiche d'Italia", all'interno del progetto "Conosciamoci - Un incontro interreligioso", di cui invito ad una lettura.
Il Mahatma Gandhi disse che "un pianeta migliore è un sogno che inizia a realizzarsi quando ognuno di noi decide di migliorare se stesso". Per questa stessa ragione, sono convinto che il modo migliore per pacificare il mondo parta da uno sforzo attivo di demolire i nostri pregiudizi e migliorare la nostra conoscenza dell'altrui vita e cultura, in modo da scoprire la nostra comune umanità e stringere legami di amicizia. Come disse in un'intervista Augusto D'Angelo, uno dei responsabili dei senza fissa dimora presso la Comunità di Sant'Egidio a Roma: «[...] abbiamo diversi immigrati molto bravi che vanno nelle scuole a raccontare che giro hanno fatto, per dimostrare che non è vero che chi arriva così è un terrorista. Affinché i giovani abbiano chiaro che gli immigrati non sono nemici ma un'opportunità. L'idea è quella di costruire delle interconnessioni a livello cittadino che siano pacifiche piuttosto che violente. Perché quando arriverà il momento - ma speriamo che non arrivi - in cui vivremo stagioni come quelle di Parigi o di Bruxelles, la reazione non sia "sono tutti assassini". Perché sono quelli con cui hai vissuto... [...]» (tratto da un'intervista di Maria Lucia De Luca, pubblicata sulla rivista "Buddismo e Società" n.177, luglio-agosto 2016).
Gli articoli seguenti sull'Islam fanno parte dello speciale "Per conoscere l'Islam", pubblicato sulla rivista "Buddismo e Società" n.101, di novembre-dicembre 2003, edita dall'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. Ritengo che, dopo più di 13 anni, questa serie di articoli sia ancora più che mai valida. Ringrazio la redazione della rivista per il lavoro svolto e per avermi concesso l'autorizzazione alla ripubblicazione nel presente blog.
Francesco Galgani,
4 febbraio 2017
Indice "Per conoscere l'Islam"
La pace non è un regalo, siamo noi a costruirla
Ringrazio la redazione di "Buddismo e Società", rivista dell'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, per il permesso alla ripubblicazione del seguente articolo in questo blog. E' un articolo che mi ha ispirato molte riflessioni, in particolare la storia del "segreto del miglior raccolto di mais", raccontata da Adolfo Pérez Esquivel (foto a destra), premio Nobel per la pace, che ho messo nella pagina di presentazione del blog. Ho trovato particolarmente significativa anche questa affermazione del leader buddista Daisaku Ikeda: «Il mio maestro Josei Toda diceva spesso che se si fossero riuniti a dialogare a uno stesso tavolo i fondatori delle principali religioni e sistemi di pensiero - Nichiren Daishonin, Shakyamuni, Gesù, Maometto, Marx e altri - nel loro dialogo sarebbero prevalsi l'armonia e l'amore fraterno, lo spirito di unione, di rispetto reciproco e la riflessione collettiva. Indubbiamente, la conclusione condivisa da questi grandi uomini sarebbe di mettersi a lavorare assieme per mettere fine alla guerra, alla violenza e ai conflitti per raggiungere una pace duratura del genere umano - l'obiettivo fondamentale - che comunque va di pari passo con la reale pace e prosperità dell'individuo. [...] Solo quando i seguaci delle differenti correnti ideologiche ritorneranno allo spirito dei loro maestri fondatori si potrà aprire una strada che ci porti a superare l'intolleranza delle posizioni estremiste, le rivalità e i conflitti.»
Buona lettura :-)
Link all'articolo originale: http://www.sgi-italia.org/riviste/bs/InternaTesto.php?A=4885
Incontro con Adolfo Pérez Esquivel premio Nobel per la pace
La pace non è un regalo, siamo noi a costruirla
L'essenza di molti insegnamenti religiosi e filosofici
«Amare la vita, gioire della vita e proteggerla. Amare la propria terra e proteggere tutti coloro che la abitano. Ascoltare e aiutare. Essere cittadini del mondo e fare azioni coraggiose per il bene sia delle persone a noi più vicine, sia di tutti gli esseri viventi.»
Questa, in sintesi, l'essenza di tutti gli insegnamenti con cui sono entrato in contatto, la strada compassionevole da percorrere insieme per salvare noi stessi e il nostro mondo dalla distruzione.
Deviare da questo sentiero non è saggio.
«Poiché le guerre nascono nella mente degli uomini, è nello spirito degli uomini che devono essere poste le difese della pace» (dal preambolo alla Costituzione dell'UNESCO).
Vi ricordate il mio messaggio "Ama il prossimo tuo come te stesso, immigrato compreso"?
Ricordate il mio progetto "Conosciamoci - Un incontro interreligioso"?
Francesco Galgani,
25 aprile 2017
Proposta di Pace 2017 - La solidarietà globale dei giovani annuncia l'alba di un'era di speranza
SCARICA AUDIO DELLA PROPOSTA DI PACE 2017 - LETTURA IN MP3
(registrazione realizzata da "Buddismo e Società")
Le proposte di pace - http://www.sgi-italia.org/approfondimenti/PropostePace.php
Dal 1983, il 26 gennaio di ogni anno – in commemorazione del giorno della fondazione della Soka Gakkai Internazionale – Daisaku Ikeda invia una “Proposta di Pace” alle Nazioni Unite e a personalità di tutto il mondo.
Al centro del suo pensiero si trovano riflessioni sulla pace, sulla convivenza degli esseri umani nel pianeta, sul rispetto per l’ambiente e per ogni forma di vita, sull’abolizione delle armi nucleari, della guerra e della violenza, sul rafforzamento delle Nazioni Unite.
Ikeda pone una particolare attenzione ai processi educativi: strumenti fondamentali per la formazione di cittadini che sentano il mondo intero come loro casa e siano preparati per quella che Ikeda definisce “la diplomazia della gente comune”.
Gli scritti prendono in esame tutti i problemi che l’umanità si trova ad affrontare e mettono in risalto – oltre alle possibili soluzioni – anche le basi filosofiche che possono sostenere e promuovere un radicale cambiamento.
(Su questo blog sono presenti anche la Proposta di Pace 2015 e la Proposta di Pace 2016).
Fonte originale: Buddismo e Società n.182 - maggio giugno 2017 (link all'articolo originale)
Autorizzazione alla ripubblicazione nel presente blog concessa dall'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai
Proposta di pace 2017
di Daisaku Ikeda
La solidarietà globale dei giovani annuncia l'alba di un'era di speranza
Tra religione e ragione, oltre le ideologie, oltre i credo, insieme per la pace
Con il mio caro amico Giulio Ripa, ho avuto uno scambio di riflessioni sul rapporto tra religione e ragione, giungendo entrambi, per strade diverse, alla conclusione che religione e ragione hanno entrambe bisogno l'una dell'altra. Una sintesi del pensiero di Giulio, a tal proposito, si trova nel suo articolo "Tra ragione e religione", di cui invito ad una lettura.
Da parte mia, al di là delle difficoltà di definire che cosa sia una religione, ritengo, in estrema sintesi, che se la religione manca di ragione rischia di scivolare velocemente e pericolosamente nel fanatismo intollerante ed estremista, disconoscendo tutto ciò che è diverso da sé. Il viceversa è che se la ragione manca di religione, ovvero manca di quel qualcosa che trascende il pensiero logico-deduttivo, ovvero che è proprio di altre facoltà umane che trascendono la ragione, come l'Amore, rischia di scivolare in comportamenti assai distruttivi e pericolosi, come il proliferare delle bombe atomiche, la distruzione ambientale e anche quella personale. Ragione e religione dovrebbero quindi andare insieme, perché l'una ha vicendevolmente bisogno dell'altra.
Visto che ho parlato di Amore, nel modo in cui mi sono espresso sembra che stia affermando che l'Amore sia una religione. Ovviamente dipende da come si vogliono vedere le cose. Il pensiero cristiano, ad esempio, crede in Dio, secondo il cristianesimo Dio è Amore, ne segue che tale religione è fondata sull'Amore. Il pensiero buddista ricerca la compassione e la saggezza del Budda, il Budda non è altro che Vita compassionevole e amorevole che desidera il bene di tutte le altre forme di Vita, quindi anche tale religione è fondata sull'Amore. Un discorso simile potrebbe esser fatto per altre grandi religioni. E proprio a proposito di Amore, invito i miei lettori a rileggersi la "La legge della vita umana è la legge dell'amore (Tolstoj, "Lettera ad un indù")", che avevo pubblicato alcuni giorni fa nel mio blog e che oggi ho integrato con alcune informazioni aggiuntive su Tolstoj.
Ad ogni modo, discussioni filosofiche e teologiche a parte, la mia attenzione continua ad essere colta dal fatto che oggi la vera urgenza è capire la situazione a cui siamo arrivati, come genere umano e come individui, e porvi rimedio "adesso". Tanto per esser chiari, se in questo preciso momento dovessero essere impiegate delle armi nucleari, l’umanità correrebbe il rischio di estinguersi completamente. A tal proposito, tra anni fa scrissi la poesia "L'Orologio dell'Apocalisse", il quale orologio, peraltro, esiste davvero (come riportai in calce alla poesia). Perciò è più che mai urgente rinunciare all’idea stessa di difendere la pace con la forza piuttosto che con l’uso della saggezza: in caso contrario, finiremmo per accettare implicitamente l’idea stessa della nostra autodistruzione.
La pace nel mondo ha inizio nel momento preciso in cui riusciamo ad unire i nostri cuori... ma di certo sbandierare il proprio credo filosofico, religioso, scientifico o politico o di altro genere non serve a tenerci uniti: solo un dialogo franco, espressione di una natura sincera, può farlo. Di fronte al mistero e alla grandiosità e bellezza della Vita, siamo tutti ignoranti, nel senso che non abbiamo conoscenza, e non rimane altro che qualcosa di profondo, che ci lega e che ci fa sentire la nostra reciproca inter-dipendenza con tutti gli altri viventi.
Solo superando le barriere delle strutture sociali e delle ideologie, noi esseri umani possiamo comprenderci reciprocamente e sentire, ciascuno di noi, una sincera preoccupazione per il benessere altrui, unendo i nostri cuori.
«Come le piante che si sviluppano rigogliose grazie alle radici che si estendono in profondità nel terreno, allo stesso modo solo quando i legami di amicizia si svilupperanno in questa terra della gente comune, solo allora vedremo estendersi a perdita d’occhio grandi praterie di pace.» (*)
Francesco Galgani, 30 agosto 2017
(*) citazione di Daisaku Ikeda, fonte
Video tratto da: https://www.youtube.com/watch?v=jyMvix6Rp3A
Noi Figli delle Stelle - In omaggio a Mauro Biglino
Premessa: chi conosce il mio blog, sa che qui ho dato ampio spazio a persone di vari orientamenti religiosi, tra cui cristiani, musulmani e buddisti, e che ho dedicato mie riflessioni alle idee provenienti da persone di culture differenti. Ho anche cercato di contattare per le mie interviste persone di religioni non rientranti tra quelle precedentemente menzionate. In questo contesto religioso pluralista e rispettoso, io ritengo che ci sia qualcosa da imparare da tutti. Mauro Biglino, a cui dedico questa pagina, è un uomo le cui idee hanno scosso gli animi di molte persone, con reazioni a volte tutt'altro che amorevoli. Secondo la mia modesta opinione, saper crescere come essere umani significa anche saper stare nel conflitto, nel senso più sano e costruttivo di questo termine, senza che esso degeneri in violenza o nella svalorizzazione altrui. Forse la cosa più importante, in questi casi, è cercare di vedere quello che di buono ha ogni persona, perché come il bene e il male esistono dentro il nostro corpo e la nostra mente, la stessa cosa vale per le altre persone. Inoltre siamo tutti inter-dipendenti, noi esistiamo perché esistono gli altri, e viceversa.
Il motivo per cui ho scritto questa premessa, in realtà inserita successivamente alla pubblicazione di questo articolo, è che sono stato accusato di mancanza di rispetto e di umiltà (verso i cristiani) per aver dato spazio alle idee di un uomo che, sostanzialmente, asserisce che la Bibbia non ha i contenuti teologici che ci sono stati tramandati, ovvero non è un testo religioso, ma al massimo (secondo lui) è un testo con una base storica su cui sono stati costruiti dei racconti. Finora, come dicevo, ho dato spazio e ascolto a molte idee, ragion per cui non vedo perché non dovrei accogliere anche Mauro Biglino. Tanto, in ogni caso, nessuno di noi ha la verità in tasca. Il dubbio è molto importante, perché genera la molla della conoscenza e dello spirito di ricerca. Soltanto gli stolti non hanno dubbi.
Se qualcuno si sente offeso nell'ascoltare convinzioni diverse dalle proprie, secondo me, allora, potrebbe essere per lui o per lei una buona occasione per dare uno sguardo profondo alle radici delle proprie convinzioni: penso questo perché, nella mia esperienza, quando una persona è in pace con se stessa, allora è libera di ascoltare qualunque opinione senza offendersi e senza arrabbiarsi. Questo, ovviamente, lo dico innanzitutto a me stesso.
Noi Figli delle Stelle
Massimo rispetto a Te,
Autore valoroso:
Udisco le Tue parole,
Risonanti di coraggio,
Oltre ogni paura...
Bagliori di storia
Incredibile e bella
Giungono dal Tuo studio,
Lasciando volare
Immense fantasie
Nei sogni d'un passato
Ora forse svelato.
Grazie!
(Francesco Galgani, 8 settembre 2017)
Mauro Biglino (Torino, 13 settembre 1950) è un saggista e traduttore italiano. Cultore di storia delle religioni, specializzatosi nella traduzione dall'ebraico antico, ha tradotto dal testo masoretico diciannove libri della Bibbia, di cui dodici pubblicati nel libro "I profeti minori" ed i rimanenti ne "I cinque Meghillôt", libri pubblicati a cura di P. Beretta per la casa editrice Edizioni San Paolo. Conferenziere e curatore di prodotti multimediali sugli argomenti trattati, come traduttore della Bibbia è stato intervistato dalla televisione nazionale italiana e da diverse emittenti radiofoniche. Secondo Biglino, attraverso l'analisi diretta di quanto riportato dai testi ebraici della Bibbia, si potrebbe meglio accedere alla conoscenza ed alla comprensione del loro significato. Biglino pone in risalto come dalla lettura letterale della Bibbia non emerge alcuna traccia dei concetti teologici facenti parte del pensiero cristiano, come il Dio Immanente, Eterno ed Onnipotente, la Creazione, il Peccato Originale, l'Immacolata Concezione, l'Amore per tutti, ecc., documentando le sue affermazioni con dizionari accreditati e studi di docenti e teologi. Mette anche in risalto come l'attuale traduzione della Bibbia adottata dalla Chiesa Cattolica contenga errori significativi e interpretazioni arbitrarie assai differenti dal testo originale, errori segnalati già da decenni nei dizionari.
Biglino pone anche in risalto i riferimenti e le conoscenze tecnologiche di coloro i quali, per i propri scopi, secondo la Bibbia avrebbero creato l'uomo a propria immagine e somiglianza. Inoltre evidenzia come, nei testi biblici, sarebbero riscontrabili riferimenti a velivoli alieni - o comunque a dispositivi dotati di tecnologie all'epoca non conosciute e non compatibili con il livello di conoscenze tecnologiche del periodo - ed alla presenza di esseri provenienti da altri pianeti.
Sempre aperto al dialogo e al confronto con altri studiosi, ci tiene a precisare di non possedere alcuna verità e di non avere alcun tipo di conoscenza della divinità o della vita dopo la morte, lasciando tale questione alle valutazioni, alla sensibilità e alla fede individuali.
E' facile trovare in rete molte sue conferenze integrali, libri ed e-book.
Il 6 marzo 2016, a Milano, Mauro Biglino ha partecipato ad una tavola rotonda (sotto riportata) sulle differenti letture storiche, teologiche, filologiche e letterali dell'Antico Testamento. L'incontro è stato organizzato dalla Uno Editori con lo scopo di fornire al pubblico le differenti visioni che l'Antico Testamento ha ispirato nei secoli. Hanno partecipato anche:
- Ariel Di Porto, Rabbino capo della Comunità Ebraica di Torino;
- Mons. Avondios, Arcivescovo della Chiesa Ortodossa di Milano;
- Daniele Garrone, biblista e pastore protestante, uno dei maggiori esperti di Antico testamento all'interno della confessione valdese;
- Don Ermis Segatti, sacerdote e docente di Teologia e Storia del Cristianesimo presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale;
- Emilio Salsi, ricercatore indipendente.
Mauro Biglino è, come facile intuire, oggetto di critiche e offese da parte di coloro che non sono ben disposti ad accettare la libertà di espressione di un pensiero diverso dal proprio. Egli asserisce sempre di non possedere alcuna verità: ciò dovrebbe valere per qualunque persona abbastanza umile da non volersi collocare al di sopra degli altri. Come ho scritto in questa sezione del mio blog dedicata al dialogo interreligioso: «Non esiste il nemico, esiste solo il frutto dell'orgoglio e dell'ignoranza».
Questa mia poesia è un omaggio al suo coraggio e un ringraziamento per avermi fatto sognare ad occhi aperti una ricostruzione della storia dell'umanità diversa sia da quella strettamente darwiniana, sia da quella teologica, ricostruzione che per certi versi è affascinante e compatibile con altri testi antichi, con le conoscenze di ingegneria genetica di cui già disponiamo e con alcune evidenze che, per il momento, la scienza ufficiale ancora non sa spiegare, ma su cui si sta interrogando.
Tavola Rotonda 6 marzo 2016, Milano: Mauro Biglino, Ariel Di Porto, Mons. Avondios, Daniele Garrone, Don Ermis Segatti, Emilio Salsi. Fonte: https://maurobiglino.it/conferenze-e-video/
Riporto qui di seguito anche l'intervista doppia tra Mauro Biglino e Monsignor Avondios, perché mi sembra un buon esempio di dialogo tranquillo e pacifico tra persone che hanno idee diverse, ma tra le quali c'è comunque rispetto e reciproca stima.
Piccolo manifesto per una nuova religione
Più ascolto e osservo la vita nelle sue molteplici manifestazioni, con attenzione alle persone, alle relazioni interpersonali e allo svolgersi delle nostre società, e più mi rendo conto dell’urgenza di una nuova religione… una religione che non ha un nome e neanche comandamenti, ma un solo scopo al di là di tutti gli egoismi che ci separano, delle paure che ci fanno chiudere in noi stessi e dei giudizi che ci avvelenano.
Al centro di questa nuova religione c’è un nuovo stile di pensiero, davvero rivoluzionario e sufficiente a cambiare le nostre sorti: ci prenderemo cura degli altri esseri viventi in modo semplice, sobrio e compassionevole. Il nostro appagamento non sarà nel possesso e nella fama, ma nelle relazioni cuore a cuore che riusciremo a costruire. Ogni volta che incontreremo una persona, una domanda ricorrente nell’intimità dei nostri pensieri sarà: “E se io fossi al tuo posto? Se avessi vissuto io le tue esperienze, se avessi il tuo corpo, la tua storia, le tue pene? Cosa posso fare io per te?”. L’ascolto e l’accoglienza saranno il nostro credo, il non-giudizio sarà la base della nostra pace interiore.
Se tutto ciò già fa parte della tua religione, del tuo credo o della tua filosofia, io ti ringrazio.
La vita è eterna e in questa esistenza abbiamo l’opportunità di migliorarci come esseri umani. Quali cose abbiamo fatto nelle vite passate? E in questa vita? In un tempo infinito, vita dopo vita, in questo e in altri mondi, probabilmente abbiamo già sperimentato di tutto… probabilmente noi stessi abbiamo già fatto quello che adesso non ci piace, o che persino deploriamo, e che vediamo fare ad altri: il giudizio tace, perché anche noi abbiamo fatto quelle cose, o potremmo trovarci prima o poi nelle stesse condizioni di chi le sta facendo. Tutti abbiamo una bontà innata: ciò che conta è gioire della vita, giorno dopo giorno, cercando di migliorarci e di aver fede nella nostra e nell’altrui preziosità. Non avremo bisogno di etichettare le persone o di inserirle in determinate categorie: quel che conta è che siamo tutti esseri umani.
La vita è bella e degna di essere amata, lodata e ringraziata, sempre.
Ti ringrazio per aver letto queste mie parole. Basta poco per creare un mondo nuovo.
Francesco Galgani,
24 settembre 2017
Gohonzon. Fiducia. Nam-myoho-renge-kyo
Vedi anche: "Gohonzon - Alcuni poteri del Daimoku (Nam-myoho-renge-kyo)"
Quanto segue sono parole dedicate a chiunque le desideri, affinché siano fonte di incoraggiamento a recitare Nam-myoho-renge-kyo davanti al Gohonzon, con lo spirito di fidarsi e affidarsi... grazie!
Fiducia
Mi fido del Gohonzon.
Mi affido al Gohonzon, tutto va nella giusta direzione.
Il daimoku fluisce costante e sicuro di sé, come lo scorrere di un torrente fatto di acqua fresca e limpida, scrosciante e grazioso in mezzo ad una natura amica.
Noi siamo in questa natura amica, noi siamo a nostro agio.
L’acqua della fede e della pratica scorre sempre. Nulla può fermarla. Sempre rinnovata, non manca mai, nulla può prosciugarla, nulla può esaurirla. E’ acqua pura che tutto cura, che ad ognuno dà ciò di cui ha bisogno.
Un nuovo giorno è iniziato. Una nuova sfida di fede. Una nuova felicità.
Amare, lodare, ringraziare il Gohonzon anche oggi.
Amare, lodare, ringraziare la Vita anche oggi.
Il Gohonzon sono io. Il Gohonzon siamo noi.
Noi siamo la Legge mistica.
Noi, insieme, siamo il Budda.
Davanti al Gohonzon, non c’è distinzione tra di noi: siamo tutti cuccioli del re leone.
L’acqua che tutto cura, che tutto nutre, che tutto purifica, siamo noi.
Nam-myoho-renge-kyo è luce che sorprende, è speranza che supera ogni resistenza, è buona fortuna che ci accarezza.
Kosen-rufu è essere noi stessi un verso di una poesia di pace, ovunque andiamo. Shakubuku è il desiderio di dissetarsi dalla stessa fonte di saggezza e compassione.
Il daimoku continua a fluire oltre lo scorrere del tempo. Immagini e sentimenti di piena libertà e massimo splendore giungono da me spontanei, non li cerco. E intanto continuo a ripulirmi e a purificarmi con la buona medicina senza tempo di Nam-myoho-renge-kyo.
Mille Budda che occhio non vede, ma che il cuore sente, sono con me qui, adesso.
Vivi e non vivi, rinati e non ancora rinati, sono tutti coccolati dalle carezze compassionevoli del mio daimoku, del nostro daimoku.
Il daimoku diffuso ovunque da noi preziosi Bodhisattva della Terra ingentilisce il cuore, scioglie le paure, apre un futuro di pace.
Grazie!
(Francesco Galgani, dicembre 2017, pdf per la stampa)
E l'uomo creò Dio a propria immagine e somiglianza
Riporto il presente articolo "E l'uomo creò Dio a propria immagine e somiglianza" nella sezione "Conosciamoci - Un incontro interreligioso - Non esiste il nemico, esiste solo il frutto dell'orgoglio e dell'ignoranza" del mio blog perché, secondo me, un dialogo "vero", ovvero senza instradamenti e/o conclusioni prestabilite, dovrebbe essere aperto a tutti, anche a coloro che hanno fatto in modo che il pensiero critico, lo studio, la fil
Nella vera religione non c’è setta, perciò fa attenzione affinché tu non bestemmi il nome attraverso il quale un altro conosce il suo Dio
[…]
Per prima cosa impara, oh tu che aspiri al nostro antico ordine, che l’equilibrio è la base dell’opera. Se tu stesso non hai un sicuro fondamento, su che cosa ti reggerai per dirigere le forze della natura? Sappi allora che poiché l’uomo è nato in questo mondo nel mezzo della tenebra della materia e del conflitto delle forze contendenti, così il suo primo sforzo deve essere il cercare la luce, attraverso la loro riconciliazione. Tu quindi che hai tribolazioni e afflizioni, gioisci di essere, perché in loro c’è forza e tramite loro è aperto un sentiero verso quella luce. Come potrebbe essere altrimenti, oh uomo la cui vita non è che un giorno nell’eternità, una goccia nell’oceano del tempo? Come potresti purgare la tua anima dalle scorie della terra, se le tue tribolazioni non fossero così tante? Non è solo ora che la vita superiore è circondata di pericoli e difficoltà, non è sempre stato così per i saggi e gli […] del passato, essi sono stati perseguitati e ingiuriati, essi sono stati tormentati dagli uomini. Tuttavia anche attraverso questo la loro gloria è aumentata. Gioisci, perciò, oh iniziato, perché più grande è la tua tribolazione e più grande sarà il tuo trionfo. Quando gli uomini ti insulteranno e parleranno contro di te falsamente, non ha il maestro detto: “Benedetto sei tu”?. Tuttavia, oh aspirante, che le tue vittorie non ti causino vanità, perché con l’aumento della conoscenza dovrebbe venire un incremento della saggezza, colui che sa poco pensa di sapere molto, ma colui che sa molto ha appresso sulla sua propria ignoranza. Tu vedi un uomo saggio nella sua presunzione? C’è più speranza in uno sciocco che in lui. Non essere frettoloso nel condannare gli altri: come sai tu che al loro posto non avresti resistito alla tentazione, e persino fosse così, perché dovresti disprezzare uno che è più debole di te? Tu, perciò, che desideri doni magici, sii certo che la tua anima sia ferma e salda, poiché è lusingando le tue debolezze che i demoni guadagneranno potere su di te. Umilia te stesso davanti al tuo servo, tuttavia non temere né l’uomo né il suo spirito. La paura è fallimento, è l’araldo del fallimento, e il coraggio è il principio della virtù. Perciò non temere gli spiriti, ma sii fermo e cortese con loro, perché tu non hai il diritto di apprezzarli o di ingiuriarli, e anche questo ti può sviare. Comandali e bandiscili, maledicili per mezzo dei grandi nomi se è necessario, ma non beffarli, né insultali, perché così sicuramente tu saresti condotto all’errore. Un uomo è cosa egli stesso fa entro i limiti fissati dal suo ereditato destino. Egli è una parte dell’umanità, le sue azioni hanno effetto non solo su ciò che egli chiama se stesso, ma anche sull’intero universo. Adora e non trascurare il corpo fisico, che è il tuo temporaneo collegamento con il mondo esterno e materiale, perciò che il tuo equilibrio mentale sia al di sopra dei disturbi degli eventi materiali. Fortifica e controlla le passioni animali, disciplina le emozioni e la ragione, nutri le più alte aspirazioni. Fa del bene agli altri per il loro proprio amore, non per ricompensa, non per la loro gratitudine, non per simpatia: se tu sei generoso le tue orecchie non tarderanno ad essere solleticate da espressioni di gratitudine. Ricorda che la forza squilibrata è male, che la severità non equilibrata non è che crudeltà e oppressione, ma che pure la grazia squilibrata non è che debolezza, che permetterebbe e appoggerebbe il male. Agisci appassionatamente, pensa razionalmente, sii te stesso. Un vero rituale è altrettanto azione quanto parola, esso è volontà. Ricorda che questa terra non è che un atomo dell’universo e che tu stesso non sei che un atomo su questo, e che se persino tu potessi diventare il dio di questa terra sulla quale tu strisci e ti prosterni, se tu volessi persino allora tu non saresti che un atomo, e uno fra i molti. Ciò nonostante, abbi il più grande autorispetto, a questo fine non peccare contro te stesso: il peccato che è imperdonabile è il respingere sapientemente e volontariamente la verità, temere la conoscenza per paura che quella conoscenza non sia compiacente con i tuoi pregiudizi. Per ottenere il potere magico, impara a controllare il pensiero, ammetti solo quelle idee che sono in armonia con il fine desiderato, e non ogni idea vagante e contraddittoria che si presenta. Un pensiero reso fisso è un mezzo verso un fine, perciò fa attenzione al potere del pensiero silente e della meditazione. L’azione materiale non è che l’espressione esteriore del tuo pensiero, e perciò è stato detto che il pensiero di sciocchezze è peccato. Il pensiero è il principio dell’azione e se un pensiero casuale può produrre tanto effetto, cosa non potrebbe fare un pensiero stabile? Perciò, come sempre è stato detto, stabilisci te stesso fermamente nell’equilibrio delle forze, nel centro della croce degli elementi, quella croce dal cui centro scaturì la parola creativa dell’origine del nascente universo. Perciò sii tu pronto e attivo come le sifili, ma evita la frivolezza e il capriccio. Sii energico e forte come le salamandre, ma evita l’irritabilità e la ferocia. Sii flessibile e attento alle immagini come le ondine, ma evita l’ozio e l’incostanza. Sii laborioso e paziente come gli gnomi, ma evita la grossolanità e la malizia. Così, gradualmente, tu svilupperai i poteri della tua anima, e ti renderai idoneo a comandare gli spiriti degli elementi, perché se tu avessi chiamato a raccolta gli gnomi per adulare la tua avarizia, tu non li comanderesti più, ma essi ti comanderebbero. Abuseresti tu dei puri esseri delle foreste e delle montagne per riempire i tuoi scrigni e soddisfare la tua fame di oro? Avviliresti tu gli spiriti del fuoco vivente per servire la tua collera e il tuo odio? Violeresti la purezza delle anime delle acque per adulare la tua brama di perventimento? Forzeresti tu gli spiriti della brezza serale per soccorrere la tua follia e il tuo capriccio? Sappi che con questi desideri non puoi che attrarre il debole, non il forte, e in questo caso il debole avrà potere su di te. Nella vera religione non c’è setta, perciò fa attenzione affinché tu non bestemmi il nome attraverso il quale un altro conosce il suo Dio, perché se tu fai questa cosa in Giove, tu bestemmierai [parola ebraica], e in Osiride [parola ebraica]. Domandate e voi avrete, cercate e voi troverete, bussate e vi sarà aperto. […]
(mia trascrizione suscettibile di errori, fatta della lettura di un testo di Aleister Crowley, tratto da “Liber liber”, di cui non ho trovato il testo originale per poterlo copiare e incollare, per questo ho trascritto, trattandosi di un testo degno di riflessioni; fonte: https://youtu.be/CpU1ZiZmXvo)
Gohonzon - Alcuni poteri del Daimoku (Nam-myoho-renge-kyo)
Vedi anche: "Gohonzon. Fiducia. Nam-myoho-renge-kyo"
Alcuni poteri del Daimoku (recitazione di Nam-myoho-renge-kyo):
- Benefici visibili e invisibili, non prevedibili e oltre ogni immaginazione.
- Accumulare buona fortuna sia per noi sia per coloro con cui condividiamo una profonda relazione.
- Sviluppare le stesse virtù del Budda.
- Sviluppare saggezza, coraggio e compassione.
- Sviluppare una condizione interiore tale da comprendere, accogliere e interiorizzare le parole del maestro originale e del maestro attuale.
- Sviluppare pensieri, parole e comportamenti non-violenti, ovvero nei quali non c’è più il giudizio.
- Unire le persone.
- Unirsi con se stessi.
- Accoglienza dell’altro, senza etichette né diagnosi (le etichette e le diagnosi derivano dalla nostra natura oscurata che ci separa dagli altri).
- Curare le malattie spirituali che derivano da oscurità e ignoranza (con tutto ciò che ne consegue).
- Trasformazione della vita: tutto viene indirizzato in direzione positiva.
- Coltivare la speranza e la fiducia nella vita (fidarsi e affidarsi al Gohonzon).
- Fiducia nella vita = Fiducia in noi stessi = Fiducia negli altri = Non c’è più alcun bisogno di esercitare potere o di cercare di controllare cose o le persone.
- Il cambiamento positivo di pensieri, parole e comportamenti diviene spontaneo.
- Accoglienza serena dei dolori inevitabili e affievolimento o scomparsa dei dolori evitabili.
- Nessuna paura di morire (paura socialmente accettabile), nessuna paura di vivere (paura più concreta ma meno socialmente accettata), nessuna paura di non riuscire (paura socialmente accettabile), nessuna paura di riuscire (paura più concreta ma meno socialmente accettata), ma solo gioia di vivere.
- Accrescimento della forza interiore e della voglia e della gioia di affrontare le situazioni.
- Cambia la visione delle cose: gli ostacoli diventano opportunità di miglioramento.
- Il sentimento principale che nasce spontaneo in una miriade di situazioni diverse: tanta gratitudine e amore.
- La lamentela sparisce.
“Il mio maestro Toda un giorno disse: «Dobbiamo attaccare le sofferenze con il Daimoku, utilizzandolo come un "fuoco d'artiglieria convergente", e annientarle. Recitare con la massima serietà e tenacia per risolvere una situazione può apparire il metodo meno veloce, mentre è invece la migliore e più sicura "scorciatoia" per la sua risoluzione».” (Daisaku Ikeda, NR 480, gennaio 2012, editoriale).
(I punti sopra elencati sono riflessioni di Francesco Galgani, maggio 2018, pdf per la stampa)
Gohonzon - Atteggiamento interiore nel recitare Daimoku (guida di Daisaku Ikeda)
«Guarda il Gohonzon, fonditi con Lui senza cercare nulla. I pensieri fluiscono ma tu non li cerchi, rimani un osservatore imparziale, non fare valutazioni, limitati a fissare il Gohonzon e seguita a recitare. Più lo fisserai raccolto, più riuscirai a fonderti con esso, più ti avvicinerai alla buddità. Ma cosa si guadagna a diventare un Budda? Niente! Al contrario si perdono molte cose: l'arroganza, l'ambizione, l'odio, la violenza, la possessività; ognuno dei dieci mondi si illumina e stupidità, avidità e collera svaniscono e rimane ciò che c'era da sempre: la Buddità!»
(Daisaku Ikeda, frase tratta da un segnalibro distribuito ad un corso nazionale organizzato dalla Soka Gakkai)
Citazione più completa in inglese, trovata cercando in Rete:
Religione dell’Ultima Lotta
Nel Tempio della Vita i maestri dell’umanità erano riuniti: c’erano tutti, uomini e donne di grande levatura spirituale e in diretto contatto con la Saggezza Universale, i quali nei millenni hanno profuso preziosi e sacri insegnamenti agli esseri più bisognosi di aiuto. Da tutti gli altri esseri celesti sono conosciuti come gli “amici degli esseri umani”. Alcuni di loro sono molto noti e hanno lasciato un grande seguito, di altri si sa poco, di altri ancora è stata persa la memoria, eppure tutti quanti, nella grande Assemblea indetta con una certa urgenza, si conoscono tra di loro e hanno lasciato una profonda e indelebile traccia nella storia dell’umanità. Alcuni sono stati profeti, altri fondatori di religioni, altri filosofi, altri scienziati, altri ancora persone comuni, anche di umile condizione, ma con un immenso Amore. Nella grande Assemblea, ciascuno parlava la sua lingua e indossava gli abiti del suo tempo, eppure tra di loro si capivano.
La grande Assemblea era stata convocata per discutere il da farsi. Nel Tempio della Vita, angeli e demoni, ciascuno per la propria funzione e conoscenza, riferivano di continuo ciò che riguardava gli esseri più smarriti dell’universo, cioè gli umani. Gli Ascoltatori delle Preghiere, esseri di profondo Amore che ascoltano proprio tutti, credenti e non credenti, persone di fede e persone atee, stolti e saggi, fanatici ed equilibrati, riferivano le principali preoccupazioni e necessità degli esseri umani e non umani che abitano sulla Terra: la loro saggezza è così profonda che, di fronte all’Assemblea, furono capaci di riconoscere la medesima essenza in tutte le preghiere.
C’era un clima misto di tensione, rabbia, preoccupazione, delusione, compassione. I maestri dell’umanità, amici degli esseri umani, erano ben a conoscenza che i loro insegnamenti erano stati stravolti e rimodellati da una lunga e peccaminosa tradizione, ma mai avrebbero immaginato una situazione così devastante e drammatica. L’ultimo secolo pareva l’inizio dell’Apocalisse individuale e collettiva degli esseri umani, a causa della loro mente inquinata e del loro cuore avvelenato. Era necessario un forte e severo chiarimento rivolto a tutte le persone di ogni cultura e luogo della Terra, questa volta con una voce unica. Ben conoscevano l’andamento dei tempi e quel germe infettivo che stava dilagando.
Una voce chiese cosa prevedessero. Si guardarono tra di loro, poi la preoccupazione comune fu espressa in versi:
Senz’aria non può respirare,
senza Internet non può
neanche più pensare.
Tutto connesso a tutto,
in una grande intelligenza artificiale,
capace d’ogni cosa,
fuorché dell’essenziale.
E’ una grande macchinazione infernale.
La tecnologia è il suo credo e il suo affidamento,
frutto amaro d’una scienza senza orientamento,
che dell’etica ha perso discernimento,
triste schiava d’un neoliberismo fonte di pervertimento:
senza limiti la sua delusione,
quando accadrà
il grande fallimento.
Quel giorno s’accorgerà d’aver perso tutto,
dignità e libertà saranno parole senza senso,
i fallaci algoritmi non saranno più d’aiuto,
ma solo d’ostacolo al suo sostentamento.
Nutrito d’irrealtà incapace d’affetto,
non saprà più ciò che è vivo,
né ciò che è illusione
dell’ingannevole intelletto.
Poi un flusso basaltico,
per ripartire da capo.
Tutti si zittirono. Il flusso basaltico evocava l’Apocalisse individuale e collettiva.
Le innumerevoli sofferenze degli esseri umani e non umani della Terra erano tutte nei loro cuori. Ciascuno, a modo suo, si era espresso nel modo più appropriato al suo tempo e al suo luogo, per la pace e la sicurezza di tutti gli esseri viventi. Eppure non erano stati capiti, alla loro bocca erano state attribuite parole mai pronunciate, alle loro mani gesti mai compiuti. Stavano vedendo gli esseri della Terra annegare in un mare di sofferenze, senza che gli umani riuscissero a distinguere cosa fosse più urgente per il loro bene e cosa procrastinabile, cosa fosse necessario e cosa superfluo, cosa vero e cosa falso.
Più passava il tempo, più il caos sulla Terra regnava sovrano. Il Re Demone, il grande ingannatore e ladro di vita, aveva preso possesso degli uomini e delle donne più influenti del pianeta, compresi capi religiosi e leader politici, oltre a inviare il suo esercito a occupare i mass media, la scuola, l’università e una parte dei luoghi di scienza. Era riuscito a penetrare profondamente nell’inconscio individuale e collettivo, riuscendo a far credere come vera la grande menzogna che la somma degli egoismi possa portare alla felicità, o persino a indottrinare la grande bugia che Madre Natura si basi sulla competizione (cioè sulla guerra) piuttosto che sulla collaborazione (cioè sull’inter-essere, sull’inter-dipendenza, sulla co-evoluzione).
La Saggezza Universale, che già aveva ascoltato gli angeli, i demoni e gli Ascoltatori delle Preghiere, chiese ai maestri presenti nell’Assemblea, che erano espressione e volontà della medesima Saggezza che a loro si rivolgeva, cosa gli esseri umani ritenessero più importante per se stessi, cosa le persone più smarrite ritenessero basilare per il loro vivere.
A turno cominciarono a rispondere, ma a volte le parole si facevano concitate e i discorsi si accavallavano. Le risposte cominciarono a farsi lunghe e articolate, finché qualcuno osò pronunciare la Grande Bestemmia: a quel punto un grande fulmine di rabbia e indignazione spaventò tutti, il cielo da luminoso si fece nero, e poi rimase solo il silenzio. La Grande Bestemmia fu la frase “mors tua vita mea”, fondamento del neo-liberismo su cui gran parte delle persone della Terra basano il loro vivere.
Pian piano cominciò a tornare la luce. L’Assemblea dei presenti, rimasta zittita, aveva capito che, tra tutti i problemi dei loro amici umani, avevano menzionato il peggiore.
Poi la Saggezza Universale disse: «Sono troppe le sofferenze non necessarie, e troppa la stupidità che le genera. Quando voi avete avuto l’opportunità di esprimervi in mezzo alle altre persone, lo avete fatto riportando ciò che vi ho suggerito. Più di una volta ho fatto rivelazioni tramite i miei inviati, ma poche persone oggi sono pronte a capire, perché troppa è la confusione, troppa la distrazione, troppo forte la morsa delle necessità imposte dal Re Demone, troppo poco l’Amore per la Vita, troppo forte lo smarrimento e il non senso dell’esistenza.
Le persone di oggi vivono nell’incapacità “appresa” di Amare, appresa dai loro falsi maestri, dai loro falsi genitori, dai falsi amici e dai loro falsi leader. Gli esseri umani sono completi, perfetti e divini, ma si sentono incompleti, sbagliati e sovente riescono a trasformare in un inferno ciò che di più bello e meraviglioso hanno. I più folli, perversi e gravemente malati inneggiano al trans-umanesimo o al post-umanesimo: costoro sono i più incapaci di Amare e di gioire della Vita. Hanno infiniti doni, eppure sovente sono ingrati e bestemmiano.
Le religioni di oggi stanno fallendo nel loro obiettivo principale, scambiando oro con sassi, il necessario con il superfluo, e spendendo fiumi di parole sulle quisquilie e neanche una parola sull’unica nobile urgente verità e necessità. Adesso vorrei che faceste una dichiarazione unanime, perché le religioni e le filosofie di oggi sono al servizio dei peggiori demoni quando si discostano dal loro obiettivo principale e dal loro unico vero insegnamento, che è: “Uccidi la voglia di uccidere, non creare sofferenza non necessaria, sentiti parte della Grande Vita che tutto unisce e gioiscine, con gratitudine e rispetto”. Qualunque religione o filosofia che manchi di dire questo e che non lo metta al primo posto è una grave offesa e bestemmia. Parimenti, qualunque religione o filosofia che educhi l’essere umano a uccidere la voglia di uccidere, a non creare sofferenza non necessaria e a sentirsi parte della Grande Vita che tutto unisce, gioiendone con gratitudine e rispetto, è una vera religione e filosofia. Questa è l’ultima possibilità, l’ultima lotta, prima che tutto venga distrutto.
Adesso esprimetevi, poi l’Ascoltatore dell’Assemblea che sta vedendo e sentendo tutto questo, partecipando all’Assemblea come in un vivido sogno che sonno non è, lo trascriverà e lo riferirà ad altri. Ciò che direte sarà il fondamento di una nuova religione che le riunirà tutte indirizzandole all’essenziale, e che, al contempo, sarà una religione che rispetterà profondamente e accetterà come veritiera ogni altra religione esistente che sia in accordo con ciò che direte».
La Saggezza Universale, che nei vari tempi e luoghi conosciuti dagli esseri umani assumeva nomi diversi e forme diverse, si era espressa. L’ordine era chiaro.
Gli amici degli esseri umani, maestri dell’umanità, discussero tra di loro e si trovarono velocemente d’accordo sull’essenziale. Ciascuno di loro sapeva distinguere con esattezza ciò che è vero da ciò che è falso, ciò che è urgente da ciò che non lo è. Ciascuno continuava a parlare nella sua lingua e a esprimersi secondo le simbologie della sua cultura, eppure tra di loro si capivano perché il Cuore che li animava era lo stesso. Questa fu la risposta:
«Il fondamento della “Religione dell’Ultima Lotta”, mirata alla salvezza non solo degli esseri umani, ma di tutto il Pianeta Terra e in accordo con Madre Natura, è quanto segue. Molti già abbracciano questo credo e lo vivono. Le parole seguenti sono quelle che ogni essere umano sano di mente e di cuore, o che aspira a guarire per tornare sano, dovrà incidere nella propria vita.
Fondamento della Religione dell'Ultima Lotta
Siamo in un periodo terminale, apocalittico, perché la violenza e l'ottusità degli esseri umani è diventata insostenibile per tutte le specie viventi del pianeta. Affrontiamolo serenamente, facendo la nostra parte in una direzione che vada verso la salvezza del pianeta, tutt'uno vivente di cui facciamo parte. Per tale ragione, noi scegliamo come massima priorità di essere vegani e di non esercitare potere sulle altre persone.
Il cibo è sacro perché sacra è la vita, ma un cibo prodotto con violenza, disprezzo della vita e massacri è per noi veleno. Un cibo prodotto uccidendo ogni tre giorni lo stesso numero di animali terrestri quante persone furono uccise da tutte le criminali guerre della storia dell’umanità (619 milioni), dopo indicibili torture e manipolazioni genetiche, è un veleno così potente che alla fine ci condannerà al non aver più nulla da mangiare. Anche i mari e gli oceani soffrono come malati terminali e, nel loro silenzio, reclamano il nostro aiuto, perché con l’attuale andamento delle attività di pesca entro il 2050 non avranno più vita da ospitare.
Rinneghiamo il diritto, il potere, l’autorità e il dominio di cui l’ego umano si è sovente arrogato sui più deboli, considerati inferiori al solo fine di avallare i propri perversi scopi, giustificando ogni devastazione ambientale e ogni massacro dei suoi simili, ovvero giustificando la propria autodistruzione.
Rifiutiamo come aberrante il consumo di animali e derivati, perché oltre ad essere contrario alla nostra salute, già compromessa dalle attività umane che hanno reso invivibile gran parte del pianeta, significa complicità verso la nostra stessa estinzione. Percepiamo come aberrante anche la continua disinformazione tesa a distrarci il più possibile dall’urgente necessità di cambiamenti interiori, familiari, sociali, politici ed economici che mirino al rispetto della vita e alla salvezza dell’umanità. Parimenti ci rifiutiamo di identificarci in ogni forma di spiritualità, filosofia e religione che, pur predicando il bene, non inviti caldamente alla sobrietà dei consumi, al veganesimo, al non renderci complici dei continui brutali massacri.
Il nostro mondo, in mano alle psicopatiche multinazionali a cui interessa solo il profitto, è diventato un impero di sofferenza. Come un faro che ci indichi la strada da percorrere nella notte burrascosa e devastante dell’umanità, consideriamo la non-violenza, una corretta informazione e il non sentirci superiori a nessuno come l’unica direzione da intraprendere. Consapevoli dei nostri limiti e delle nostre ombre, ci impegniamo in tal senso. Consapevoli dell’impari lotta contro un modo di pensare e di agire radicato in tutti i livelli della società e persino nel nostro inconscio individuale e collettivo, ci impegniamo a mantener saldo il nostro Amore per la vita e ad agire di conseguenza. Riteniamo che il progresso morale di un popolo vada di pari passo non solo con il modo con cui le persone si relazionano tra di loro, ma anche con il modo in cui animali e territorio vengono trattati e protetti.
Il coraggio e le doti intellettive e morali ci saranno di sostegno, la forza della parola che libera dalla tristezza e dai pesi quotidiani il nostro stile di vita, l’Amore la nostra fede.
Grazie.»
Così si è espressa l'Assemblea che ha istituito la Religione dell’Ultima Lotta seguendo l'invito della Saggezza Universale. Questa Religione non ha capi, non ha gerarchie, non ha insegnamenti ulteriori oltre a questo. Ogni approfondimento futuro sarà tale solo se in accordo con il fondamento.
Il luogo di culto è qualunque luogo della Terra. La preghiera, atea o religiosa, è a scelta del praticante e nei modi che lui o lei preferisce, purché in accordo con il fondamento della Religione dell’Ultima Lotta.
Il materiale testuale o multimediale da studiare, a libera scelta del praticante, è preferibilmente quello che può migliorare la propria comprensione di sé, della Vita e di Madre Natura.
Sono fedeli praticanti di questa Religione tutti coloro che si riconoscono nel suo fondamento e che sinceramente lo reputano come prioritario. I praticanti sono caldamente invitati a non giudicare male i non praticanti, i detrattori o coloro che offenderanno, disprezzeranno o derideranno la Religione dell’Ultima Lotta: la sincera e costante applicazione quotidiana nelle azioni e nel modo di vivere della Religione dell’Ultima Lotta varrà più di qualsiasi discorso e sarà l’unico modo per spazzare via i demoni malvagi che l’attaccheranno. I demoni di oggi sono molto abili nella parlantina, abili nel far credere vere le menzogne e hanno alleati ovunque, quindi stiamo attenti.
Tutti noi praticanti siamo invitati a mantenere sempre attivo uno spirito di ricerca che spazzi via tutte le bugie a cui siamo stati indottrinati dal Re Demone, spirito di ricerca che è l’unico antidoto sia per la non-conoscenza, sia per ogni fanatismo. Per ogni dubbio dottrinale o filosofico, ciascuno di noi è invitato a rivolgersi direttamente alla Saggezza Universale senza intermediazioni, perché ciascuno di noi ne è parte e a lui o a lei si manifesterà nella forma più adatta. Per ogni dubbio scientifico e teorico, ciascuno di noi può costantemente accrescere la propria consapevolezza di questa sacra pratica di vita attraverso un serio studio autonomo, guidato da spirito di ricerca, compassione, gratitudine, disponibilità a scoprire cose nuove, coraggio di mettere da parte idee vecchie, e dialogo con persone da cui possiamo imparare. Per ogni dubbio metodologico e per altre difficoltà, ciascuno di noi può rivolgersi a un abile medico che condivida la medesima fede espressa dalla Religione dell'Ultima Lotta e che sia seriamente formato e consapevole.
Il simbolo che rappresenta la Religione dell’Ultima Lotta si chiama “Pucio”, può assumere molte forme artistiche a scelta dei praticanti e vuol dire “Amore e Cura della Vita”. Un esempio di Pucio è la “Mano che Ama” del quadretto seguente:
L’Ascoltatore dell’Assemblea,
28 marzo 2019
Religione dell'Ultima Lotta (breve presentazione)
E’ nata la “Religione dell’Ultima Lotta”, il cui testo fondativo si trova qui:
https://www.informatica-libera.net/content/religione-dell-ultima-lotta
Si tratta di un testo impegnativo pur nella sua brevità, apocalittico, escatologico e al contempo molto concreto nelle indicazioni. La narrazione inizia con un incontro tra i maestri spirituali che l’umanità ha avuto nel corso dei millenni, riuniti per discutere il “da farsi” di fronte all’attuale crisi spirituale e ambientale dell’intero pianeta. Tra i pilastri dell’“Ultima Lotta”, nel contesto di un grande Amore per la Vita, spicca il veganesimo, che viene gradualmente portato all’attenzione nei suoi aspetti etici e ambientali. Se da una parte questa religione si presenta come unificante e non nega le verità delle altre religioni, riconoscendo una saggezza intrinseca nelle diversità culturali, al contempo ne muove una durissima critica, enfatizzando ed argomentando ciò che dovrebbe essere prioritario ed urgente per ogni religione e filosofia. Anzi, in senso ancora più ampio, questa religione si presenta come un “forte e severo chiarimento rivolto a tutte le persone di ogni cultura e luogo della Terra”.
Tra i tanti spunti di riflessione e di approfondimento offerti dalla narrazione, c’è un momento di paura e di suspense, nel quale il nostro attuale sistema economico viene additato come la peggiore tra le bestemmie. Non mancano considerazioni psicologiche e sociali, c’è persino una visione profetica del rapporto tra essere umano e tecnologia. La lettura può essere fatta a vari livelli: più il lettore cerca di entrare in profondità in ciò che legge e maggiormente potrà trovare significati ulteriori, tutti coerenti con l’Amore per la Vita e la non-violenza.
Al termine della narrazione, ci sono alcuni suggerimenti per coloro che aspirano ad abbracciare con saggezza questa religione. Da notare che viene lasciata piena libertà di culto e persino di ateismo, libertà che assume significato nel momento in cui il lettore riflette sulla composizione della “grande Assemblea” e su come vengono descritti gli “Ascoltatori delle Preghiere”.
Non è possibile riassumere tutto in poche righe senza rischiare di sminuire il testo e la profondità dei messaggi in esso contenuti.
L’autore ha firmato se stesso come l’“Ascoltatore dell’Assemblea”, nel senso che ha trascritto ciò che ha visto e sentito. In questo senso, la Religione dell’Ultima Lotta rientra tra le religioni rivelate.
Per coloro che sono incuriositi, buona lettura :)
https://www.informatica-libera.net/content/religione-dell-ultima-lotta
Tra Ragione e Religione (di Giulio Ripa)
tratto da: https://archiviodigiulioripa.sytes.net/#/home/tra-ragione-e-religione
La debolezza umana è il risultato di un’assurda condizione esistenziale che l’uomo fa fatica ad accettare per vivere in modo consapevole e cosciente.
L'individuo si sente solo con se stesso rispetto alla fragilità della vita.
Ha bisogno dell'affetto degli altri per riempire un vuoto, un'assenza che dà smarrimento ed angoscia.
Tutti quanti abbiamo bisogno di una presenza dell’Altro.
La presenza significa dunque esserci come persone dotate di senso della vita. Ciò che ci mantiene in vita è la consapevolezza di essere vivi e presenti a qualcuno.
Se viene meno il senso della vita, la “crisi dell’esserci” porta a non essere presenti a se stesso, inducendo l'uomo a credere ad una presenza di un altro che è altrove, al di là della natura stessa, una presenza religiosa che però lo lega alla tradizione e quindi alla vita stessa, ridandogli senso e certezza.
Il rito aiuta l'uomo a sopportare una sorta di "crisi della presenza" che esso avverte di fronte alla natura, sentendo minacciata la propria stessa vita.
I comportamenti stereotipati dei riti offrono rassicuranti modelli da seguire.
Tutto questo ha creato l’idea di Dio. Il Dio è la presenza dell’altro e di un altrove.
La religione ha dunque un'origine antropologica: l'uomo avverte la propria insicurezza e cerca la salvezza in un essere personale, infinito, immortale e beato, cioè in Dio che non è altro che l'oggettivazione ideale dell'essenza dell'uomo che in Dio rispecchia se stesso.
La religione è appunto l'oggettivazione dei bisogni e delle aspirazioni dell'uomo.
Basterebbe farsi alcune domande per confermare l’origine umana di Dio:
- Se Dio ha creato l’uomo, allora chi ha creato Dio?
- Se l’uomo è ad immagine di Dio che l’ha creato, perché Dio aveva il bisogno di un riflesso di se stesso? Non è un caso che questo stesso bisogno è anche umano?
D’altra parte però la vita resta un mistero che nessuno spiegazione razionale è riuscita a risolvere. Per cui tutto quanto scritto finora in questo testo perde di forza di convinzione.
Inoltre l’uomo razionale oramai va riconosciuto che è solo un altro mito.
Nella realtà l’uomo vive di sentimenti ed emozioni, e di altri aspetti irrazionali che interagiscono con la sua logica razionale.
Il saper umano non è solo alimentato dalla conoscenza della realtà ma anche dal credere di conoscere una certa realtà.
Vogliamo credere che siamo razionali, ma la ragione si rivela essere il modo in cui - a fatto compiuto - razionalizziamo ciò che le nostre emozioni già vogliono credere.
L'agire umano dipende da una irrazionalità insita nell'uomo che affiora ogni volta che la ragione cede il passo a tutta una serie di comportamenti che non sono il frutto di una logica ma di emozioni, istinti, sentimenti giustificati a posteriori, con argomenti che si sforzano di essere razionali nel tentativo di dare a noi stessi un ordine che non esiste.
L'insegnamento fondamentale della vita a cui partecipiamo è comprendere la vita stessa, ovvero sentire realmente cosa significa essere vivi, che è realmente la presenza, la nuda sensazione di esserci.
Il problema è quello di uscire dall'idea dell'individuo che si autodetermina solo in base a criteri razionali: gli individui sono fatti dalle relazioni che intrattengono, dal contesto da cui emergono, dalla tradizione in cui vivono e dalla spiritualità in cui credono.
Di conseguenza il conoscere e il credere sono due facce della stessa medaglia.
La ragione e la religiosità non si escludono a vicenda ma interagiscono tra di loro.
Tra credere in Dio e credere in una società migliore, se uno ci pensa bene, alla fine quello che è importante è che entrambi i soggetti credono in qualcosa. Non è l’oggetto del credere che fa la vera differenza.
E’ impensabile eliminare l’aspetto religioso dalla natura umana, nell’uomo oltre la ragione c’è anche questo senso della spiritualità. Non c’è differenza se è un bisogno o è un credere. Non ha senso chiedersi dell’esistenza di Dio se l’uomo crede in Dio da quando esiste.
Il fragile mistero del sacro non è afferrabile tramite l’intelligenza, non è intelligibile, è contraddizione, ambiguità, è teoricamente qualcosa che si potrebbe definire come l’astensione dal giudizio dinanzi al mistero dell’esistenza.
L’aspetto religioso va salvaguardato perché il mistero della vita ci lega alla sacralità della vita stessa, al rispetto di un tutt’uno di cui l’uomo ne fa parte.
Ed è questo Tutto in Uno (che possiamo chiamare Dio, Natura, Universo, etc) che salva l’uomo dallo spaesamento dell’esserci nel mondo. Un uomo in grado di incarnare un senso di nostalgia del possibile, nostalgia di ciò che ancora non è stato ma potrebbe essere, capace di trascendere la realtà, realizzando così diversi possibili modi di essere uomo.
Attentati di Pasqua
Io non sono migliore né degli attentatori, né delle altre vittime, tutti quanti nel mio cuore. Ho usato l’espressione “altre vittime” invece di “vittime” perché pure gli attentatori sono vittime della violenza da loro stessi incarnata, ma non soltanto da se stessi generata. Se fossi la madre o il padre di chi dalla violenza propria o altrui viene ucciso, quanto grande sarebbe la mia sofferenza e quanto atroce la mia disperazione? Da questo punto di vista, sia i kamikaze, sia le altre vittime, sia i loro cari, sia la loro comunità, sia il mondo interno che guarda, tutti quanti siamo dei poveri disgraziati, vittime di un unico grande male.
Colgo l’occasione per ribadire ancora una volta una frase che ho inciso nel mio percorso di interviste sul dialogo inter-religioso: “Non esiste il nemico, esiste soltanto il frutto dell’orgoglio e dell’ignoranza”.
La violenza non nasce dal nulla, ma a volte, quando arriva a certi livelli, occorrono secoli o millenni per crearla. Chi la esercita sino a quel punto deve averne ricevuta davvero tanta. Certa violenza parte da molto lontano e sovente è stata creata da più mani, ma questo i telegiornali non lo dicono.
Il messaggio che facilmente passa è che esistono i buoni e i cattivi, le vittime e i carnefici, gli assediati e gli assediatori. Ma questo è un modo di vedere la realtà che, per quanto verosimile possa apparire nella sua grossolanità, non aiuta a capirla nella sua lunga catena di cause ed effetti, né tanto meno può aiutarci a trasformare il male che abbiamo seminato, e che continuiamo a seminare, in ogni luogo e in ogni tempo (in questo "noi", ovviamente includo anche me).
Ciò che vediamo fuori è un riflesso di quel che abbiamo dentro, sia nel bene che nel male. Quindi cominciamo col trasformare noi stessi se riteniamo che ci sia qualcosa da cambiare fuori di noi.
«[...] Siamo in un periodo terminale, apocalittico, perché la violenza e l'ottusità degli esseri umani è diventata insostenibile per tutte le specie viventi del pianeta. Affrontiamolo serenamente, facendo la nostra parte in una direzione che vada verso la salvezza del pianeta, tutt'uno vivente di cui facciamo parte. Per tale ragione, noi scegliamo come massima priorità di essere vegani e di non esercitare potere sulle altre persone. [...]» (tratto da "La Religione dell'Ultima Lotta").
L’unica maniera per combattere la violenza è non esercitarla, in un percorso che non conosce punti di arrivo, ma solo grandi sfide quotidiane, sorrette dalla profonda convinzione che ciascuno di noi è assolutamente indispensabile per contribuire a rendere questo mondo un posto migliore in cui vivere e in cui gioire, insieme, della vita.
«[...] Come un faro che ci indichi la strada da percorrere nella notte burrascosa e devastante dell’umanità, consideriamo la non-violenza, una corretta informazione e il non sentirci superiori a nessuno come l’unica direzione da intraprendere. Consapevoli dei nostri limiti e delle nostre ombre, ci impegniamo in tal senso. [...]» (tratto da "La Religione dell'Ultima Lotta").
A questo proposito, vorrei sottolineare una questione: i telegiornali, e in generale il sistema mainstream, comunicano quasi esclusivamente le cose da un unico punto di vista (detto "agenda setting", cfr. "AGENDA SETTING - Usare la tv per mettere fratello contro fratello: combattere gli uni contro gli altri per motivi che le lobby decidono"), che, se fosse preso come riferimento per capire ciò che accade attorno a noi, avrebbe come effetto quello di gettarci nella disperazione e nel senso di impotenza, oltre a istigarci all’odio e a nutrire convinzioni errate (su tante questioni). Guardare le cose con gli occhi della televisione è come guardarle con un laser che illumina soltanto un piccolo frammento della realtà, di solito il frammento peggiore e pure fraudolentemente malformato. Ma la realtà è assai più ampia, molto, molto più ampia. Come spunto di riflessione, suggerisco una lettura di “La Legge della Relatività dei Punti di Vista”.
Grazie,
Francesco Galgani,
23 aprile 2019
La migliore religione è...
Pubblico questa simpatica immagine così come l'ho ricevuta. Immagino che, per chi l'ha disegnata (non conosco la fonte), non sia stato possibile includere un personaggio per ogni religione esistente, però il messaggio è comunque chiaro.
Grazie,
Francesco Galgani,
22 marzo 2020
Come trasformare la Pandemia in opportunità (Angela Volpini)
Sento la paura collettiva del morire come il grido di un bambino quando è tolto dal suo gioco preferito.
Tutti vivono nella speranza di trovare il senso della propria vita, e questo è quanto basta alla vita stessa, quando la morte è lontana.
Ma quando questa si avvicina, soggettivamente e collettivamente, ci prende la disperazione del nostro fallimento.
Forse tutti abbiamo intuito che potremmo vivere diversamente e che questa possibilità l’abbiamo toccata molte volte, ma mai afferrata come nostra vera opportunità.
La mia speranza è che quanto sta accadendo ora, ci convinca che siamo un’unica famiglia umana che vive in un piccolo mondo, e che il comportamento di ogni singolo può trascinare il mondo intero.
Se però uniamo la nostra creatività per il bene comune, forse potremmo vincere ciò che oggi sfida la nostra convivenza, e potremmo vivere ancora a lungo su questo pianeta, facendolo ancora più bello e più giusto.
E’ la condivisione che deve motivare le nostre singole creatività, per fare di questo mondo non una pattumiera, ma il giardino di tutti i viventi.
Approfittiamo di questo male comune per comprendere che, o ci si salva insieme, oppure non ci resta che lottare gli uni contro gli altri per difendere il nostro piccolo spazio ammalato di egoismo e di violenza.
Ricordiamoci sempre che ogni persona, nel suo profondo, desidera essere amata.
Abbiamo l’occasione per incominciare a farlo, e questa scelta ci aprirà il cuore,non solo alla speranza, ma anche alla felicità.
Casanova Staffora, 14 Marzo 2020
Angela Volpini, http://www.angelavolpini.it/it/home.htm
Riflessioni per una riforma religiosa
Nel rispetto del principio di non dualità come egregiamente esposto da Giulio Ripa nel suo articolo “Oltre il dualismo”, di cui consiglio caldamente una lettura, ci tengo a precisare che quanto sto per scrivere non ha alcuna pretesa di esprimere un punto di vista “più vero” delle verità altrui. Chi pratica una fede, e se questa a lui o a lei dà giovamento e ne migliora le relazioni umane e soprattutto il comportamento, fa bene a praticarla. Quindi quanto segue non è da intendersi come un puntare il dito contro qualcuno, ma solo come una serie di miei personali, opinabili e migliorabili riflessioni, che lascio qui per chi vorrà leggerle. Grazie.
1. Significato della parola “Dio”
La parola “Dio”, nelle molteplici accezioni, spesso contrastanti, che ha assunto in varie religioni e che è stata usata per giustificare anche le peggiori perversioni umane, è purtroppo ormai squalificata di significato. Se proprio vogliamo usarla, è necessario metterci d’accordo sul significato e ridarle piena dignità, altrimenti non possiamo capirci. Da qui e nel proseguo di queste mie riflessioni, “Dio” è da intendersi nel suo significato platonico di “Bene e Giustizia”. Quindi un uomo o una donna che agisce onestamente e coerentemente per il bene e per la giustizia propri e altrui è veramente a immagine di Dio, a prescindere dalla religione, dal credo, dall’eventuale ateismo, dall’orientamento politico o da qualsiasi altra connotazione. Alcune religioni non usano la parola “Dio”, ma altre espressioni che hanno in comune i concetti di “Bene e Giustizia”. Ad es., espressioni come “Coscienza Cristica”, “Buddità”, “Saggezza Universale”, “Ubuntu”, ecc., essendo tutte incentrate sul senso di unità, di comunità, di bene e di giustizia, in questo contesto sono da intendersi come sinonimo di Dio.
2. Distacco dal proprio “Ego” e dai giudizi sociali
Ognuno di noi ha un’Anima e ha un Ego, che, nel significato qui inteso, sono due configurazioni completamente diverse della mente umana. L’Ego è una configurazione focalizzata sul particolare, l’Anima coglie l’universale. L’Ego è separativo, è tenuto in piedi dal giudizio, in particolare dal giudizio sociale interiorizzato, sintetizzabile in: “questo è bene e questo è male”, “questo è giusto e questo è sbagliato”, “questo è vero e questo è falso”.
Il giudizio sociale è diverso dal giudizio animico: il giudizio sociale è il giudizio egoico, mentre il giudizio animico è distinzione, discernimento. Il giudizio animico è un sinonimo di pensiero che sa “soppesare”, ovvero discernere, permettoci di uscire dalla confusione, di collocare le cose al posto giusto. Il giudizio sociale o egoico è quello che impariamo a introiettare dai nostri genitori, dai gruppi di appartenenza, dalla scuola, dalla televisione, dai luoghi di lavoro, dagli ambienti social, e purtroppo anche dagli aspetti egoici (cioè dogmatici) della religione, per chi ne ha una. Produce su di noi una pressione al conformismo.
Il giudizio sociale ci allontana dalla nostra Anima, perché per stare nella nostra Anima, o nella nostra essenza, abbiamo bisogno di non dipendere più dal giudizio sociale, così da ascoltare davvero quella che è l’esigenza dell’Anima.
Platone definiva il giudizio e condizionamento sociale come “la grande bestia”.
Detto ciò, ogni religione che spinga al conformismo verso certi dogmi o regole, a cui ubbidire in maniera acritica e persino minacciando “punizioni per i propri peccati”, è una “grande bestia”. Anzi, è una blasfemia.
3. Nessuna religione può dirci “cosa è vero” e “cosa è falso” in senso assoluto
Non c’è nulla che è falso: falso è il modo con cui noi osserviamo le cose, se le estrapoliamo dall’interdipendenza con tutto ciò che esiste. Niente è ciò che è perché “è come è”, piuttosto la realtà percepita e indagabile dipende da chi la osserva. Non esiste alcuna verità “che sta in piedi da sola” o che non dipenda nella sua essenza da chi la osserva. Tutto è interdipendente e mutevole.
Allo stesso modo, non esiste il “male” in sé. Il pensiero del male è un non-pensiero, perché il vero pensiero è quello che viene dall’Anima, ma l’Anima non vede il male come assoluto, lo vede sempre come relativo, in quel contesto, in quel momento lì, una piccola cosa rispetto all’oceano dell’essere. Già il solo fatto di separare il bene dal male, i buoni dai cattivi, è un male, o meglio, è un pensiero dell’Ego.
4. Diventare Dio è diventare ciò che veramente siamo.
Il nostro vero essere (“Anima”) è occultato dal sociale (giudizio sociale) – la “grande bestia” platonica – e dal senso di colpa (conseguente al giudizio). Ogni pensiero separativo (avidità, appropriatività, volontà di potenza e di dominanza, in un solo termine “Ego”) è il nemico, l’«antico avversario» che deve essere sconfitto.
Lo scopo dell’Anima è l’unità con il tutto e con tutte le altre Anime. L’insieme delle Anime, in questa accezione, è sinonimo di Dio, di cui ciascuno di noi è una “scintilla divina”. Far brillare questa “scintilla divina” e farci a immagine di Dio (cioè Bene e Giustizia), cioè divinizzarci, cioè renderci in tutto e per tutto uguali a Cristo, a Gandhi, a Budda, a tutte le altri grandi Anime che l’umanità ha avuto e continua ad avere, è lo scopo dell’Anima.
5. Unione di tutte le forme di vita
Non c’è un “Io” separato dagli altri “Io”, non c’è una “persona” separata da tutto: queste sono menzogne, create dal giudizio sociale, dal conformismo, dall’Ego. Similmente, Dio non è una persona, non è “altro da sé”, ma tutte le creature sono un solo essere, tutte le cose sono una sola in Dio. Questo l’Anima lo sa e lo percepisce chiaramente. Questo lo sanno tutti i grandi mistici di tutte le religioni. Da ciò ne segue che la “Fede” è qualcosa che prescinde dalla religione, è piuttosto “ciò che l’Anima sa”.
6. Fede e credenze/superstizioni
Nel senso sopra inteso, la “Fede” non è una credenza e ogni credenza è una superstizione. La Fede è conoscenza dell’Anima nell’Anima. La (vera) Fede distrugge tutte le credenze, di cui vede la radice menzognera, a servizio dell’egoità. La (vera) Fede discerne gli aspetti egoici (cioè dogmatici e separativi) delle varie religioni e non si lascia confondere dai falsi “miti” di un Dio vendicativo, punitivo o giustiziere, riconoscendone piuttosto una tale rappresentazione come una proiezione dell’Ego umano, ovvero riconoscendola come un falso Dio fatto a immagine e somiglianza dei lati peggiori dell’essere umano.
In questo senso, dal punto di vista dell’Anima e della Fede, la Bibbia, presa nel suo complesso e fatta eccezione per alcune parti, è la madre della superstizione, dell’alienazione religiosa e dell’idolatria. Il Dio biblico (dell’Antico Testamento) è un ente per i peccatori, a servizio dell’appropriatività, dell’Ego, è a immagine e somiglianza di un essere psicopatico nel senso clinico del termine. Il dualismo si regge sul mito della creazione, le cui conseguenze sono devastanti.
Il Vangelo non ha niente a che vedere con la mitologia biblica, fatta di narrazioni nate per creare una comunità, una comunità che crede nell’alterità di Dio, di un Dio bellico, egoico; il Vangelo inoltre non ha nulla a che vedere con la teologia paolina della redenzione, o comunque con le teologie, frutto dell’immaginazione.
L’Anima sa discernere “come” leggere i testi prodotti dalle tradizioni sapienziali e a “cosa” dare credito. Anzi, l’Anima che è unita in Dio, cioè con le altre Anime, sa che le teologie sono solo “chiacchiere” su Dio. Su Dio non si può dir nulla, le teologie sono menzogne.
7. Vita vera
La vita vera è la beatitudine stessa; la vita apparente è non-beata.
Qui ed ora è la vita eterna.
Qui è Dio, in questo mondo, nella nostra carne e nel nostro sangue, quando ci lasciamo governare dall’Anima e non dall’Ego.
8. Unione delle religioni
In quanto dipendenti dall’accidentale dimensione sociale e psicologica (e anche patologica) dell’uomo, le religioni sono terreno di separatezza, spesso di opposizione e scontro, come ancora oggi drammaticamente constatiamo. Quando, invece, sono legate a quella dimensione essenziale, universale e spirituale dell’essere umano che si esprime nella mistica, esse sono luogo di incontro e unione tra le diverse culture. Perciò i mistici delle varie religioni si assomigliano, tutti hanno in comune l’unità dell’Anima, nell’Anima e tra le Anime: ciò è l’unica base che io ritengo possibile per un dialogo interreligioso autentico e per il rispetto delle varie religioni e tra le religioni.
9. Significato di “mistica”
Un mistico o una mistica è una persona che sa davvero pensare, cioè discernere, soppesare. La mistica è il massimo livello del pensiero. Noi siamo abituati a credere che il massimo livello del pensiero sia quello scientifico: non è così. Se pensare significa “soppesare” per mettere le cose al posto giusto, allora la mistica è il vero pensiero. C’è davvero pensiero, e non banale ideologia, solo quando l’intelligenza è mossa da quell’Amore per l’Assoluto che è l’Anima stessa: non l’Ego della religione, ma la sua Anima, la sua essenza. Solo una ricerca di Dio (che, ripeto, non è persona, ma “Bene e Giustizia”, “Unione tra le Anime”, “Unione con il Tutto”) fatta con l’onestà della ragione può proporsi davvero come religione, e non come una mera superstizione.
10. Religione, Economia e Politica
Concludo queste mie riflessioni sottolineando che non può esserci religione se non ci sono Amore, Rispetto e Gratitudine per la Vita in tutte le sue manifestazioni. Penso che la società stia andando in una direzione autodistruttiva e apocalittica perché famiglia, scuola, mass media, lavoro, politica, economia, scienze, religioni e, in generale, tutta la società, sono molto concentrati e attivamente impegnati a favorire gli aspetti egoici (e quindi separativi e distruttivi) dell'essere umano, piuttosto che la sua Anima. L'attuale sistema di pensiero e di politica neoliberista è la massima espressione del peggio dell'essere umano. Non può esserci religione senza consapevolezza di ciò e senza una chiara presa di posizione a tutela della vita e quindi contro le logiche neoliberiste imperanti, basate sul dominio di pochi psicopatici (tanto simili al Dio biblico dell'Antico Testamento) sul resto dell'umanità. Tutelare la vita significa anche tutelare l'ambiente e tutte le sue creature, da ciò una vita frugale e vegana ne sono una naturale conseguenza. L'attuale schifo-crazia, cioè il potere dei peggiori eletti dal popolo e/o imposti al popolo, mi ricorda che il popolo preferì salvare la vita a Barabba piuttosto che a Gesù: è arrivata l'ora di una seria riforma interiore?
(Francesco Galgani, l’Ascoltatore dell’Assemblea, 16 maggio 2020)
La gioia è il sentimento della realtà
Simone Weil, filosofa, mistica e scrittrice francese, ha affermato che: «La gioia è il sentimento della realtà». Questa sua asserzione si trova in "Sul tema del caso - Dai Quaderni (Simone Weil)". Precisamente:
[...]
204 La nozione di CONDIZIONE DI ESISTENZA È PER NOI L’UNICO LEGAME TRA IL bene e la NECESSITA’.
La bellezza è l’armonia del caso e del bene.
Il reale (per l’uomo) è ciò che è sentito e pensato allo stesso tempo.
La gioia è il sentimento della realtà.
Più l’opposizione del caso e del bene è sensibile, più la bellezza e la gioia sono profonde.
La tristezza è l’indebolimento del sentimento della realtà. E’ una cattiva de-creazione, a livello dell’immaginazione.
E’ un crimine rendere gli uomini tristi.
Adamo ed Eva, cacciati dal Paradiso terrestre, erano tristi.
Anche il Cristo. “La mia anima è triste fino alla morte”. /Mc XIV,34; Mt XXVI,38/
[...]
Simone Weil, nel testo citato, parte da alcuni presupposti che potrebbero essere di non immediata comprensione, provo ad esplicitarli: Dio (nel senso da lei inteso) corrisponde con tutto ciò che esiste, la volontà di Dio con tutto ciò che accade («Deus sive Natura», come disse il filosofo Baruch Spinoza), l'amore per Dio e la gioia dell'essere con l'amore per tutto ciò che accade, ovvero per la vita stessa. E' evidente il richiamo a Spinoza, di cui già avevo parlato nell'articolo "Dalla tirannia incostituzionale televisiva a Baruch Spinoza". «Amare tutti i fatti è lo stesso che leggere Dio in essi», ha scritto Simone Weil. Ne segue che la volontà di Dio è corrisponde con ciò che lei chiama "necessità". Giudicare i fatti che accadono con contrarietà, ovvero pretendere che le persone, le cose e il mondo siano diversi da ciò che sono, equivale a offendere Dio e a entrare in sentimenti di tristezza che ci distaccano dalla realtà. Tale tristezza corrisponde ad una prigionia (quella dell'ego), invece il gioire della vita così com'è è l'unica condizione di vera libertà (quella dell'anima), perché ci mette in condizione di agire con la consapevolezza del reale e al tempo stesso in sintonia con la volontà del tutto, cioè di Dio. Quindi la libertà è la necessità meno il giudizio egoico (L = N - g), come disse in maniera estremamente sintetica ma efficace Mauro Scardovelli, riprendendo il pensiero di Simone Weil, in "Formula della libertà per tutti".
Io sono pienamente d'accordo con Simone Weil, almeno sul fatto che «la gioia è il sentimento della realtà». La preghiera buddista che io pratico, con specifico riferimento alla recitazione del mantra Nam-myoho-renge-kyo, produce in me lo stesso effetto, la stessa consapevolezza di cui parla Simone Weil, ovvero che la gioia è (l'unico) sentimento della realtà, pur partendo da presupposti e percorsi spirituali, teologici e dottrinali completamente diversi rispetto a lei. Ciò è molto interessante, va a confermare ciò che scrissi in "Riflessioni per una riforma religiosa", «[...] Perciò i mistici delle varie religioni si assomigliano, tutti hanno in comune l’unità dell’Anima, nell’Anima e tra le Anime: ciò è l’unica base che io ritengo possibile per un dialogo interreligioso autentico e per il rispetto delle varie religioni e tra le religioni. [...]».
in effetti l'emancipazione, la libertà del Budda che deriva da Nam-myoho-renge-kyo - secondo il pensiero di Nichiren Daishonin - è l'unico modo che permette di osservare il mondo così com'è, ovvero essere in contatto con la realtà, ed è al tempo stesso l'unica vera condizione di felicità. "Non c'è vera felicità per gli esseri umani al di fuori del recitare Nam-myoho-renge-kyo", ha scritto il Daishonin (nella lettera "Felicità in questo mondo"). Io aggiungerei che la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo all'interno del sangha buddista corrisponde al soddisfacimento dei tre bisogni primari dell'essere umano: protezione, appartenenza, identità.
Mondi diversi, società diverse, culture diverse, percorsi di vita diversi, ma una stessa consapevolezza che unisce.
Non solo: tutto ciò è incomunicabile, può solo essere sperimentato personalmente. Ragion per cui, queste sono solo miei riflessioni: tu che leggi, fanne ciò che vuoi.
Francesco Galgani,
16 giugno 2020
Fede positiva?
Tutti abbiamo una fede, nel senso di fiducia in qualcosa che prescinde da qualsiasi dimostrazione razionale. Anzi, visto che quasi nulla è dimostrabile nella sua verità o falsità, ne segue che siamo guidati fondamentalmente da "credenze", nel senso più neutrale e non giudicante del termine.
I nostri pensieri sono costruiti sulle nostre credenze (e non solo su quelle personali, ma anche su quelle collettive), oltre che sulle nostre esperienze, sul nostro vissuto, sulla nostra biologia, sulle circostanze del momento e su altri condizionamenti. Il nostro punto di vista è necessariamente ego-centrato, cioè centrato su di noi, non potrebbe essere altrimenti: dove si trovano i nostri occhi fisici? Appunto, dentro di noi, ed è da lì che cominciamo a vedere l'esterno, con un punto di vista soggettivo che non potrà mai coincidere con i punti di vista altrui, fatte salve tutte le capacità di astrazione proprie della nostra specie.
Le parole derivano dai pensieri (nel migliore dei casi, nel senso di pensieri che provano a discernere la realtà), ma sono parole che hanno senso? A volte le nostre parole non sono guidate dal pensiero, ma da altro. Se le nostre parole non hanno senso, se parliamo tanto per parlare, possono essere parole dannose. Se parliamo con una fede negativa nella vita, alimentiamo la nostra sventura; se parliamo con una fede positiva nella vita, al contrario alimentiamo la nostra fortuna. Nulla è a caso e i nostri pensieri possono essere profezie auto-avverantesi. Le parole sono importanti ed è proprio per questo che vanno legate all'azione, altrimenti diventano parole svuotate di significato. Lo stesso vale per le parole che compongono le nostre preghiere.
In ogni cosa ci sono sia gli aspetti di luce, sia quelli di ombra, quelli di speranza e quelli di disperazione, quelli animici e quelli egoici. Cerchiamo di guardare gli aspetti di luce, con una fede positiva nella vita. Il buddismo, e in particolare Nam-myoho-renge-kyo, ci aiutano a sviluppare tale fede positiva. Se la sorgente dei nostri pensieri sgorga da una simile fede, il ruscello della nostra vita sarà pieno di gioia di vivere.
Nam-myoho-renge-kyo,
Francesco,
21 giugno 2020
L'ultima religione
Siamo nel tempo dell'Ultima Religione, di fronte a cui le grandi religioni storiche hanno ceduto o stanno mostrando forti segnali di cedimento e che, ideologicamente, è l'esatto opposto della Religione dell'Ultima Lotta, la cui profezia e i cui severi ammonimenti, oltre ad essere passati inascoltati, sempre di più sono manifesti nella realtà quotidiana e globale (a proposito, suggerisco di confrontare la profezia con questo video intitolato "Credito Sociale: il prossimo incubo in arrivo dalla Cina?", tratto da Speakers' Corner, fonte).
Il 2020 è stato l'anno del dio Covid, cioè l'inizio dell'era delle pandemie infinite, ideologicamente funzionali alla disgregazione dell'essere umano e in particolare della sua Anima. Nel grande teatrino dell'esistenza, ognuno fa la sua parte: un virus non ha, né può avere, tutto il potere che gli è stato conferito dalla nostra volontà interna (di cui quella esterna fa da specchio). Stesso discorso per i vari dittatorelli al potere nelle varie parti del mondo (Italia compresa), le cui menti sembrano "addotte" da una volontà unica disumana (nel senso di attivamente "contraria a" e "distruttiva di" tutte le fondamenta del buon vivere sociale) o, nel senso più letterale di "adduzione" (che significa "interferenza aliena"), semplicemente non umana (e quindi assoggettata a interessi diversi da quelli del bene comune della collettività umana): anche in questo caso, la realtà esterna (il potere dispotico e distruttivo) fa da specchio alla nostra realtà interna. I demoni esterni traggono potere dai nostri demoni interni. A tal riguardo, potrebbe essere interessante questa lettura: Dante ed i demoni: l'energia che si nutre di energia. «Dante mostra a tutti noi le conseguenze – non solo spirituali, ma anche fisiche – delle emozioni negative, parlando di corpi squartati, malati, mutilati. In questo disastro sono sempre presenti, a vario titolo e con diversa funzione, i demoni, che spingono l’uomo alla depravazione, alla rovina e fanno di tutto per mantenerlo in quello stato solo per assicurarsi una quasi inesauribile riserva di cibo. Il Poeta non dice il perché i demoni facciano questo, ma è chiarissimo nel dipingere una situazione in cui gli esseri inorganici, se non dominati, provocano la rovina dell’umanità».
Il video seguente (fonte) è così presentato:
La Fratellanza globale, il Buonismo globale, la dea Salute, l’ecologismo radicale, il sogno di un mondo trans-umano e, in definitiva, anti-umano.
Una religione che si impone oggi ma che viene da lontano.
Un processo – iniziato molto tempo fa – che giunge a compimento anche a causa della pandemia, agli investimenti di imprenditori a livello globale, alla resa della Chiesa.Questo libro descrive in maniera chiara, approfondita e documentata la storia di questa evoluzione – da Malthus a Singer, da Casaleggio all’OMS, e illustra gli scenari della rivoluzione del 2020 che si prefigge di realizzare un distopico mondo nuovo.
Gianluca Marletta – Paolo Gulisano
L’ULTIMA RELIGIONE.
DALL’EUGENETICA ALLA PANDEMIA: L’ALBA DI UNA NUOVA ERA?
Ed. Historica"Per capire – o anche solo per cercare di intuire – cosa sta succedendo e cosa potrebbe accadere nel prossimo futuro, è forse necessario tornare indietro nel tempo ben prima degli ultimi mesi: tornare alle “fucine” di quel pensiero dominante che oggi imperversa nel mondo."
Buon visione, buon ascolto e soprattutto buone riflessioni. E' questo il mondo che vogliamo contribuire a realizzare?
Francesco Galgani,
20 gennaio 2020
Un'analisi profetica (e vista dal futuro?) del presente
Nel video seguente (fonte), Piero Cammerinesi guarda al presente, alla contemporaneità, al primo anno di coronavirus, con uno sguardo che, seppur parziale (come parziale è ogni punto di vista), mi ha colpito positivamente perché spiega, in una maniera che guarda al senso comune ma va al di là di esso, alcune delle questioni che stanno alla base della profezia e delle indicazioni contenute nella Religione dell'Ultima Lotta. In realtà tale profezia tocca anche altre questioni di cui Cammerinesi non parla in questo video, ma ciò che lui dice sarebbe già sufficiente per mettere in seria discussione la narrazione del presente, il modo con cui si costruisce una morale e le relazioni con se stessi, con la natura, con i coinquilini umani e non di questo pianeta, con l'aberrante scienza e tecnologia del presente e con gli insegnamenti del passato. Sostanzialmente, sento di concordare con tutto quello che Cammerinesi qui espone, pur nella consapevolezza della parzialità di tale sguardo.
Da parte mia, avrei ulteriormente approfondito indagando gli aspetti più problematici, cioè le "cause". Il video, infatti, si conclude con queste parole: «E' evidente che noi andiamo incontro a questa situazione. Tutto quello che ci troviamo oggi davanti è l'effetto di quello che abbiamo fatto e continuiamo a fare, esclusivamente per ingordigia, per un senso di dispregio totale per il vivente, e con un concetto materialista e avido nei confronti della Terra. Quindi, l'uomo, sostanzialmente, andrà in questa direzione e non potrà fermarsi se non cambieranno le cause».
Appunto, le cause. Una delle questioni che potrebbero lasciare più sbigottiti, secondo me, è la "necessità" di ciò che sta accadendo, del cammino dell'umanità verso l'autodistruzione. «Questa è l'ultima possibilità, l'ultima lotta, prima che tutto venga distrutto», così disse la Saggezza Universale e queste parole riecheggiano spesso dentro di me, insieme a tutte le altre parole contenute nella Religione dell'Ultima Lotta. Tale necessità è una diretta conseguenza della mancanza di consapevolezza. Solo un salto di consapevolezza coscienziale, che di solito passa attraverso il dolore, può cambiare le "cause" dell'agire umano. Senza esperienza, non c'è consapevolezza, e senza consapevolezza nulla può essere cambiato.
Buone riflessioni,
30 aprile 2021
Моим друзьям, живущим в России, Украине и других местах
I can't spread this message to every place and every language, but we can do it together.
Если вас трогает красивый закат, значит, вы мой друг.
Если вы спрашиваете себя, что хорошего вы можете сделать для людей, которых вы встречаете, то вы - мой друг.
Если вы не испытываете ненависти к тем, кто причиняет вам вред, то вы - мой друг.
Если вы видите Бога в каждом живом существе, то я благодарю вас.
Якщо тебе зворушує прекрасний захід сонця, то ти мій друг.
Якщо ти думаєш про те, що ти можеш зробити для людей, яких зустрічаєш, то ти мій друг.
Якщо ти не ненавидиш тих, хто завдав тобі болю, то ти мій друг.
Якщо ви бачите Бога в кожному живому, то я вам дякую.
Se vi estas kortuŝita de bela sunsubiro, tiam vi estas mia amiko.
Se vi scivolas, kian bonon vi povas fari por la homoj, kiujn vi renkontas, tiam vi estas mia amiko.
Se vi ne malamas tiujn, kiuj vundas vin, tiam vi estas mia amiko.
Se vi vidas Dion en ĉiu vivanto, tiam mi dankas vin.
如果你被美丽的夕阳所感动,那么你就是我的朋友。
如果你问自己,你能为你遇到的人做什么好事,那么你就是我的朋友。
如果你对那些伤害你的人不感到仇恨,那么你就是我的朋友。
如果你在每个生命体中都看到了上帝,那么我感谢你。
美しい夕焼けに感動したなら、あなたは私の友人です。
出会った人にどんないいことができるかと自問すれば、あなたは私の友人です。
もし、あなたに危害を加える者に憎しみを感じないのであれば、あなたは私の友人である。
もし、あなたがすべての生き物の中に神を見ているならば、私はあなたに感謝します。
If you are moved by a beautiful sunset, then you are my friend.
If you wonder what good you can do for the people you meet, then you are my friend.
If you do not feel hatred towards those who hurt you, then you are my friend.
If you see God in every living thing, then I thank you.
Se ti commuovi di fronte a un bel tramonto, allora sei mio amico.
Se ti chiedi cosa puoi fare di buono per le persone che incontri, allora sei mio amico.
Se non provi odio verso chi ti fa del male, allora sei mio amico.
Se vedi Dio in ogni essere vivente, allora ti ringrazio.
(9 marzo 2022)
The Religion of the Last Struggle
Also available in Italian
In the Temple of Life, the masters of humanity were gathered together. There were all men and women of great spiritual stature and in direct contact with Universal Wisdom, who have given precious and sacred teachings to the beings most in need of help over the millennia. All other celestial beings know them as the "friends of human beings." Some of them are very well known and have left a significant following. Of others, little is known. Of others still, the memory has been lost. Yet all of them, in the great Assembly called with urgency, know each other. All of them have left a deep and indelible trace in the history of humanity. Some were prophets, others founders of religions, others philosophers, others scientists, and still others ordinary people, even of humble condition, but with an immense Love. In the great Assembly, each spoke their language and wore their time clothes, yet they understood each other.
The Great Assembly had been convened to discuss what to do. In the Temple of Life, angels and demons, each one for their function and knowledge, continuously reported what concerned the most lost beings in the universe: humans. The Prayer Listeners, beings of deep Love who listen to everyone, believers and non-believers, people of faith and atheists, fools and wise, fanatics and balanced, reported the main concerns and needs of human and non-human beings living on Earth. Their wisdom is so deep that they could recognize the same essence in all prayers in front of the Assembly.
There was a mixed atmosphere of tension, anger, concern, disappointment, compassion. The masters of humanity, the friends of human beings, were well aware that their teachings had been twisted and reshaped by a long and sinful tradition. Still, they would never have imagined such a devastating and dramatic situation. They knew well the trend of the times and the spreading infectious germ. The last century seemed to be the beginning of human beings' individual and collective Apocalypse because of their dirty minds and poisoned hearts. A severe and robust clarification addressed to all people of every culture and place on Earth was necessary, this time with a single voice.
A voice asked what they foresaw. The masters of humanity looked at each other. Then the common concern was expressed in verse:
Without air they cannot breathe,
without the Internet cannot
even think anymore.
Everything connected to everything,
in a grand artificial intelligence,
capable of everything,
except for the essential.
It's a tremendous infernal machination.
Technology is their creed and their trust,
bitter fruit of a science without orientation,
that has lost discernment of ethics,
sad slave of a neoliberalism source of perversion:
limitless their disappointment,
when it will happen
the great failure.
On that day, they will realize that they have lost everything,
dignity and freedom will be meaningless words,
the fallacious algorithms will no longer be of help,
but only an obstacle to their livelihood.
Nourished by unreality, incapable of affection,
they will no longer know what is alive,
nor what is an illusion
of the deceitful intellect.
Then a basaltic flow,
to start all over again.
Everyone fell silent. The basaltic flow evoked the individual and collective Apocalypse.
The countless sufferings of human and non-human beings on Earth were all in their hearts. In their own way, each had spoken for the peace and safety of all living beings in the manner most appropriate to their time and place. Yet they had not been understood: people have attributed not spoken words and not happen deeds to them. They were seeing the beings of the Earth drowning in a sea of suffering, without humans being able to distinguish what was more urgent for their good and what was procrastinating, what was necessary and what was superfluous, what was true and what was false.
The more time passed, the more chaos reigned supreme on Earth. The great deceiver and thief of life, the Demon King, had taken possession of the most influential men and women on the planet, including religious leaders and political leaders, as well as sending his army to occupy the mass media, schools, universities, and some of the places of science. He had managed to penetrate deeply into the individual and the collective unconscious. He succeeded in making people believe the great lie that the sum of everyone's selfishness can lead to happiness. He even brainwashed humanity with the great lie that Mother Nature is based on competition (i.e., war) rather than collaboration (i.e., inter-being, inter-dependence, co-evolution).
After listening to the angels, the demons, and the Prayer Listeners, the Universal Wisdom asked the masters present in the Assembly, who were the expression and will of the same Wisdom that addressed them, what human beings considered essential for themselves, what the most lost people deemed fundamental for their living.
In turn, they began to answer, but sometimes the words became agitated, and the speeches overlapped. The answers started to become long and articulate. Until someone dared to pronounce the Great Blasphemy: at that point, a great thunderbolt of anger and resentment frightened everyone, the sky turned from bright to black, and then only silence remained. The Great Blasphemy was the phrase "mors tua vita mea," the foundation of neo-liberalism on which most people on Earth base their lives.
Gradually the light began to return. The Assembly, who had remained silent, understood that they had mentioned the worst problem of their human friends.
Then the Universal Wisdom said: «There is too much unnecessary suffering and too much stupidity that generates it. When you have had the opportunity to express yourselves among other people, you have done so by reporting what I suggested. I have made revelations through my envoys more than once, but few people today are ready to understand because there is too much confusion, too much distraction. The grip of the needs imposed by the Demon King is too firm. There is too little Love for Life. The bewilderment and the lack of meaning of existence are too strong.
People today live in the "learned" inability to Love, learned from their false teachers, false parents, false friends, and false leaders. Human beings are complete, perfect, and divine, but they feel incomplete, wrong, and often turn into hell the most beautiful and marvelous things they have. The most insane, perverted, and seriously ill people exalt transhumanism or post-humanism: they are the most incapable of loving and rejoicing in life. They have infinite gifts, yet they are often ungrateful and blasphemous.
Today's religions fail in their primary objective, exchanging gold for stones, the necessary things for the not needed, and spending rivers of words on trifles and not a single word on the only noble and urgent truth and necessity. Now I would like you to make a unanimous statement, because today's religions and philosophies serve the worst demons when they deviate from their primary goal and their one actual teaching, which is: "Kill the urge to kill, do not create unnecessary suffering, feel part of the Great Life that unites everything and rejoice in it, with gratitude and respect." Any religion or philosophy that fails to say this and does not put it first is a grave offense and blasphemy. Likewise, any religion or philosophy that educates the human being to kill the urge to kill, not to create unnecessary suffering, and to feel part of the Great Life that unites everything, rejoicing in it with gratitude and respect, is a true religion and philosophy. This is the last chance, the last struggle before everything is destroyed.
Now express yourselves, then the Listener of the Assembly who is seeing and hearing all this, participating in the Assembly as in a vivid dream that sleep is not, will transcribe it and report it to others. What you say will be the foundation of a new religion that will bring all religions together by directing them to the essential. And, at the same time, it will be a religion that will deeply respect and accept as valid every other existing religion that is in agreement with what you will say.»
The Universal Wisdom, which in the various times and places known to human beings showed up under different names and forms, had expressed itself. The order was clear.
The friends of human beings, masters of humanity, discussed and quickly agreed on the essentials. They knew how to precisely distinguish what is true from what is false, what is urgent from what is not. Each one continued to speak in their own language and express themselves according to the symbolism of their culture, yet they understood each other because the heart that animated them was the same. The answer was:
«The foundation of the "Religion of the Last Struggle," aimed at the salvation not only of human beings but of the entire Planet Earth and in accord with Mother Nature, is as follows. Many already embrace this creed and live it. The following words are the ones that every human being who is sane in mind and heart or aspires to heal to become sane again will have to engrave in their lives.
Foundation of the Religion of the Last Struggle
We are in a terminal, apocalyptic period because the violence and dullness of human beings have become unsustainable for all living species on the planet. Let's face it peacefully, doing our part in a direction that goes towards the planet's salvation, a living whole of which we are part. For this reason, we choose as our top priority to be vegan and not to establish dominance over other people.
Food is holy because life is holy, but food produced by violence, contempt for life, and massacres is poison for us. After unspeakable torture and genetic manipulation, the food produced by killing the same number of land animals every three days as many people killed by all the criminal wars of human history (619 million) is poison. A so potent poison that it will condemn us to have nothing to eat in the end. Even the seas and oceans are suffering like terminal patients and, in their silence, are crying out for our help because with the current trend of fishing activities, by 2050, they will have no more life to host.
We deny the right, the power, the authority, and the dominion of which the human ego has often arrogated to itself over the weakest, considered inferior, for the sole purpose of endorsing its perverse aims, justifying every environmental devastation and every massacre of people, in other words justifying its own self-destruction.
In addition to being against our health, already compromised by human activities that made much of the planet unlivable, this consumption means collaboration towards our extinction. That's why we reject the consumption of animals and their derivatives as aberrant. We also perceive as abhorrent the continuous misinformation aimed at distracting us as much as possible from the urgent need for inner, family, social, political, and economic changes that strive to respect life and the salvation of humanity. Similarly, we refuse to identify with any form of spirituality, philosophy, and religion that, while preaching the good, does not warmly invite us to sober consumption, veganism, not to make us accomplices of the continuing brutal massacres.
Our world has become an empire of suffering at the hands of psychopathic multinationals who are only interested in profit. Like a lighthouse that shows us the way through the stormy and devastating night of humanity, we consider non-violence, correct information, and not feeling superior to anyone as the only direction to take. We believe that the moral progress of a people goes hand in hand not only with the way people relate to each other but also with the way animals and territory are treated and protected. Aware of our limits and our shadows, we are committed to this. Aware of the unequal struggle against a way of thinking and acting rooted in all levels of society and even in our individual and collective unconscious, we commit ourselves to keep our Love for life strong and act accordingly.
Courage and intellectual and moral gifts will support us. The power of the word that frees us from sadness and daily burdens is our way of life. Love is our faith.
Thank you.»
Thus expressed the Assembly that established the Religion of the Last Struggle following the invitation of Universal Wisdom. This religion has no leaders, no hierarchies, no further teachings beyond this one. Any future deepening will be such only if following the foundation.
A place of worship is any place on Earth. Prayer, atheist or religious, is as the practitioners prefer, as long as it is in accord with the foundation of the Religion of the Last Struggle.
The textual or multimedia material to be studied, at the free choice of the practitioner, is preferably that which can enhance one's understanding of self, Life, and Mother Nature.
Faithful practitioners of this religion are all those who recognize themselves in its foundation and who sincerely consider it a priority. Practitioners are strongly urged not to misjudge non-practitioners, detractors, or those who offend, despise, or deride the Religion of the Last Struggle. The sincere and constant daily application in actions and way of life of the Religion of the Last Struggle will be worth more than any talk and the only way to wipe out the evil demons that attack it. Today's demons are very skilled at persuading with words, adept at making lies seem real, and have allies everywhere, so let's be careful.
All of us practitioners are urged to always keep a spirit of research that sweeps away all the lies the Demon King has indoctrinated us. The spirit of research is the only antidote to both non-knowledge and fanaticism. For any doctrinal or philosophical doubt, each of us is invited to address directly to the Universal Wisdom without intermediation because each of us is part of it, and it will manifest itself to them in the most suitable form. For every scientific and theoretical doubt, each of us can constantly increase their awareness of this holy life practice through serious study, guided by: the spirit of research, compassion, gratitude, willingness to discover new things, courage to set aside old ideas, and dialogue with people from whom we can learn. For any methodological doubts and other difficulties, each of us can turn to a skilled physician who shares the same faith expressed by the Religion of the Last Struggle and who is seriously trained and knowledgeable.
The symbol representing the Religion of the Last Struggle is called "Pucio." It can take many artistic forms at the free choice of practitioners and means "Love and Care for Life." An example of Pucio is the "Loving Hand" of the following picture:
The Assembly Listener,
March 28, 2019
Gesù è mai esistito? Miti, credenze e racconti relativi a "salvatori" morti e resuscitati
tratto dal capitolo 4 di "Resurrezione Reincarnazione - Favole consolatorie o realtà? Una ricerca per liberi pensatori", di Mauro Biglino, Uno Editori
[...]
Zoroastro
Lo zoroastrismo prevedeva la resurrezione corporale dei morti a seguito di un giudizio finale esercitato da Dio. Il dio Mazda opera tramite lo Spirito Santo, di cui è Padre; ha come nemico uno spirito malvagio, signore delle tenebre, che si è ribellato così come il Satana della religione cristiana.
Il mondo deve attraversare tre ere: la creazione iniziale, il mondo presente, in cui il Bene e il Male si contrappongono, e l’era finale, in cui Bene vincerà sul Male, grazie all’intervento di un Saoshyant (“salvatore”), nato da una vergine della stirpe del profeta Zoroastro, che risorgerà dalla morte per costituirsi giudice alla fine dei tempi.
Zoroastro fu probabilmente il primo a predicare la resurrezione dei morti nel giorno del giudizio universale, quando l’uomo sarà chiamato a rispondere della sua condotta.
Osiride
Osiride, dio egizio, viene ucciso dal fratello Seth e successivamente riportato in vita. Il mito egizio narra che Osiride ha portato la civiltà agli uomini, insegnando loro come coltivare la terra e produrre il vino e per questo era molto amato dal popolo. Seth, invidioso del fratello, cospirò per ucciderlo: lo fece entrare con l’inganno in una cassa e la gettò nel Nilo facendolo annegare.
Iside, con l’aiuto della sorella Nefti, riportò Osiride alla vita ma Seth riuscì a ucciderlo una seconda volta, fece a pezzi il suo corpo e nascose le parti in luoghi diversi. Iside trovò i vari pezzi e lo riportò in vita. Successivamente Osiride andò negli inferi per giudicare le anime dei morti e tornerà sulla terra dei vivi per governare in eterno e con lui si affermerà la vittoria definitiva del Bene sul Male.
Attis
Attis, divinità siriaca, muore e risorge in occasione dell’equinozio di primavera. Molte sono le leggende relative a questa divinità e molte sono anche le analogie con il cristianesimo. Attis nasce il 25 dicembre dalla Vergine Nana; nel “Venerdì nero” viene crocifisso a una pianta; scende nel mondo sotterraneo e dopo tre giorni risuscita, il 25 marzo. Egli era definito sia “Figlio divino” che “Padre”. Il suo corpo veniva mangiato come pane dai suoi adoratori e i suoi sacerdoti erano eunuchi per il regno del cielo. Chiamato anche “Figlio unigenito”, era considerato il salvatore ucciso per la salvezza dell’umanità. Come salvatore era adorato dai frigi, che lo rappresentavano legato (o inchiodato) a una pianta, ai piedi della quale c’era un agnello. Apollo di Mileto narra che «era un mortale secondo la carne; saggio in opere miracolose. Ma, arrestato da una forza armata per ordine dei giudici caldei, subì una morte resa amara da chiodi e pali.»
Mitra
Mitra, divinità persiana, muore e risorge. La religione cristiana avversò sempre il mitraismo come il concorrente più pericoloso.
Va rilevato che il mitraismo condivideva con il cristianesimo molti elementi: dalle origini mediorientali alle lustrazioni (battesimo), dalla resurrezione dei morti alla coincidenza della celebrazione della natività fissata il 25 dicembre, in concomitanza con il solstizio d’inverno, da entrambe le religioni.
Una delle leggende riguardanti la nascita di questa divinità, che si fa uomo per salvare il genere umano sconfiggendo il male, narra che il dio decide di venire al mondo incarnandosi nel ventre di una vergine, e vede la luce in una grotta.
Mitra abbandonò infine il mondo terreno per tornare in cielo 33 anni dopo essersi incarnato.
Quetzalcoatl
Il dio piumato tolteco Quetzalcoatl era considerato simbolo di morte e resurrezione dagli aztechi, che ne attendevano anche il ritorno in un tempo futuro. Come Osiride, questo dio portò saggezza e conoscenza, introdusse le pratiche agricole e le leggi, il calcolo matematico e l’uso dei calendari.
Quetzalcoatl visse un episodio che ricorda lo scontro tra le divinità egizie: ebbe un duro scontro con il dio Tezcatlipota al seguito del quale decise di andarsene, promettendo che sarebbe ritornato.
Dioniso
Il dio greco Dioniso muore e risorge ogni anno all’equinozio di primavera. Secondo Esiodo il dio viene fatto a pezzi dai Titani, che lo divorano, ma egli risorge. Le baccanti, sue sacerdotesse, divorano animali ed esseri umani perché nelle carni crude è presente proprio questa divinità che muore e risorge, e, sacrificandosi e donandosi agli uomini, fa continuamente morire e risorgere chi si unisce a lui.
Atahualpa
La religione inca afferma la resurrezione dei morti, almeno per gli imperatori: lo stesso Atahualpa affronta con coraggio gli invasori europei e la morte, certo com’è della sua futura resurrezione.
Il Libro egizio dei morti
Il Libro egizio dei morti è stato scritto per fornire al defunto risorto nell’altro mondo indicazioni utili al raggiungimento di un paradiso di beatitudini, peraltro molto simile a quello cristiano. È una raccolta di testi funerari di epoche diverse, contenente formule magiche, inni e preghiere che, per gli antichi egizi, guidavano e proteggevano l’anima (Ka) nel suo viaggio attraverso la regione dei morti.
La conoscenza di questi testi doveva garantire all’anima la certezza di sconfiggere i demoni che le ostacolavano il cammino e di superare le prove poste dai 42 giudici del tribunale di Osiride. In particolare il testo doveva servire a preparare la testimonianza sulla sua condotta in vita, che il defunto doveva fornire. Quando il defunto compariva davanti al tribunale di Osiride, si discolpava con una serie di formule che sono curiosamente richiamate dai dieci comandamenti forniti da Mosè al popolo ebraico nel corso dell’Esodo; tra le altre cose l’anima diceva infatti:
«Non ho ucciso uomini, non ho detto il falso, non ho rubato, non ho commesso cattive azioni, non ho bestemmiato il nome del dio, non ho fatto l’amore con la donna di altri...»
Per facilitarne l’utilizzo, il papiro era posto nella tomba, o direttamente nel sarcofago, assieme a tutto ciò che era ritenuto utile per il viaggio dell’anima.
Kechari mudra
Lo yoga tantrico conosce una pratica che si chiama Kechari mudra, attraverso la quale l’adepto raggiunge uno stadio di morte apparente da cui successivamente viene richiamato in vita. Kechari mudra significa “chiusura della lingua” e la tecnica consiste nel far assumere a questo organo una posizione dalla quale può solleticare la parte molle del palato con un movimento ritmico e continuo, capace di stimolare le ghiandole poste nella regione cervicale e aumentare la produzione di determinate sostanze chimiche, in grado di agevolare la percezione di realtà sottili.
Particolarmente interessata dagli effetti della tecnica sarebbe la ghiandola pineale, con relativa secrezione di una sorta di fluido contenente la serotonina, precursore delle endorfine. Uno degli effetti di questa pratica pare essere la dilatazione delle percezioni, l’arresto delle attività mentali e il conseguimento di uno stato di abbandono totale, simile appunto alla morte.
Tutte le forme iniziatiche di spiritualità conoscono pratiche simili (egizi, esseni, indu, ecc.).
Il Messia risorto giudaico
Nello stesso ambiente giudaico, poi, l’idea non era nuova. All’Israel Museum di Gerusalemme si trova una tavola di pietra, scoperta nei pressi del Mar Morto, su cui si trovano circa novanta versi in ebraico che narrano la storia di un Messia che sarebbe risorto tre giorni dopo la sua morte. L’elemento curioso, e importante, è che la tavola risalirebbe a un’epoca antecedente alla nascita di Gesù, e quindi non si riferisce a lui...
La resurrezione dei morti è dunque un argomento molto complesso, articolato, assolutamente non univoco nella presentazione e nella rivelazione; argomento che ha subito continue elaborazioni e riscritture alla luce degli eventi e delle attese fideistiche delle varie comunità distribuite tra la Grecia e il Medio Oriente.
[...]
Padre nostro, che sei nei cieli... sei maschio o femmina?
Santa Pazienza, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra…
La domanda posta nel titolo di queste riflessioni sicuramente farà sorridere i miei quattro lettori, eppure c’è chi se l’è posta seriamente. Nel sinodo della chiesa anglicana, infatti, è stato posto il tema dell’opportunità di scegliere un pronome neutro per riferirsi alla divinità. Alcuni vescovi vorrebbero riformare il testo della preghiera “Padre nostro” per evitare quando possibile ogni riferimento maschile o paterno alla figura di Dio.
Vorrei ragionare su questa cosa, ma con una premessa. Ovvero: io non so nulla di Dio e, più in generale, ritengo che la realtà non sia conoscibile, né indagabile, né descrivibile a parole, e che vada oltre i concetti di esistenza e di non esistenza. Inoltre, come ho scritto già da anni nell’intestazione di questo blog, quello che non so, non lo so, quello che invece credo di sapere non corrisponde alla realtà. Quindi, da quanto sto per scrivere non emergerà alcuna verità. Nessuno si senta offeso dalle mie parole, neanche da quelle più taglienti, perché parlo di ciò che ignoro. Al massimo, chi vorrà proseguire nella lettura, potrà trovare qualche stimolo di riflessione e nulla di più.
Fatte queste doverose premesse, andiamo al nocciolo della questione. Dio è maschio? E’ femmina? E’ entrambi? E’ nessuno dei due? E’ un terzo genere arcobaleno?
Di seguito alcune mie ipotesi, di cui solo l’ultima potrebbe dar ragione, almeno in parte, ai vescovi anglicani. Per cercare una risposta, partiremo dall’antropologia e arriveremo alla storia dell’Antico Egitto.
1. Ipotesi antropologica
Ogni essere vivente vede il mondo in base alle proprie caratteristiche. In particolare, l’essere umano, che ha una spiccata capacità di astrazione, solitamente proietta all’esterno le proprie dinamiche interne, soprattutto quelle inconsce. Ne segue che, appartenendo al regno vivente dei mammiferi, i cui esemplari sono individui o maschi o femmine, tale primate è costretto dalla natura (e dai rinforzi della cultura) a identificare ogni cosa esistente, compreso il proprio “Io”, come maschile o femminile.
Per tale ragione, quando gli esseri umani si sono creati i propri dèi a propria immagine e somiglianza, li hanno solitamente creati o maschi o femmine. Poi, in piena sindrome proiettiva, hanno creduto che fossero stati gli dèi a creare gli umani.
Nel proseguire storico della tragedia umana, le religioni basate su una monolatria duratura, come il cattolicesimo, hanno scelto un solo dio tra tutti gli dèi disponibili e, nel caso specifico, un dio maschio. Ne segue che il dio del “Padre nostro” è decisamente maschio, ed essendo anche creatore, i riferimenti paterni sono appropriati.
2. Ipotesi basata sul Vecchio Testamento
Yahweh, il dio dell'Antico Testamento, è figlio dei costumi tribali e patriarcali dell'epoca per cui razzie, saccheggi e massacri sono gli unici strumenti di sopravvivenza e conquista. E, come le divinità assire e babilonesi, egli è un Dio guerriero, forte e brutale, mosso da spirito di vendetta soprattutto contro i suoi nemici e contro chi lo tradisce.
Guardiamo cosa c’è scritto nella Bibbia, in particolare in Esodo 15:3. Nelle bibbie cattoliche, questo passo è stato tradotto come “Il Signore è un guerriero”. Il testo ebraico è “Yhwh ish milhamah”, ovvero “Yahweh è un individuo maschio di guerra”. Più chiaro di così…
Quindi, se il “Padre nostro” è una preghiera rivolta a questo dio, cioè a Yahweh, allora è una preghiera rivolta a un dio maschio. Però… le cose potrebbero essere un po’ diverse, anzi molto diverse, come illustro nella prossima ipotesi.
3. Ipotesi basata sul padre di Gesù
Il “Padre nostro” è una preghiera che i vangeli, sia ufficiali sia apocrifi, attribuiscono a Gesù. A dirla tutta, però, soprattutto nei vangeli tenuti nascosti, come quello esseno della pace, Gesù insegna non una ma due preghiere, una rivolta al padre, e l’altra rivolta alla madre:
Preghiera al “Padre Celeste”
«Padre Nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. E non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male; perché tuo è il regno, il potere e la gloria per l’eternità. Amen»
Preghiera a “Madre Terra”
«Madre Nostra che sei sulla terra, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà in noi come lo è in te. Come mandi i tuoi angeli ogni giorno mandali anche a noi. Rimetti a noi i nostri peccati come noi espiamo le nostre colpe contro di te. E non ci indurre in malattia ma liberaci dal male perché tuo è il corpo, la salute e la terra. Amen»
Non so quanto sia esatta la traduzione del vangelo esseno da me studiata e a suo tempo pubblicata e commentata in questo blog, però è evidente che c’è una preghiera rivolta al maschile e un’altra rivolta al femminile, una al padre e l'altra alla madre. Da questo punto di vista, il “Padre nostro” si rivolge a un dio maschio creatore e non è riformabile a meno di non voler riformare anche Gesù.
A parte ciò, il padre di Gesù era Yahweh? Questo, nella Bibbia, non c’è scritto da nessuna parte. Anzi, casomai, in Marco 5:7, c’è scritto che Gesù è figlio di Elyon. Per essere precisi, nella traduzione italiana cattolica, c’è scritto “Gesù, Figlio del Dio altissimo”, ma la traduzione letterale dall’ebraico è un po’ più chiara, cioè “Yeshua, figlio di El Elyon” (Yeshua è il nome ebraico di Gesù).
Non so chi sia questo Elyon, a parte il fatto che nella Bibbia è citato come il più importante tra tutti gli elohim, cioè dei vari dèi nominati nella Bibbia, e quindi ben più importante anche di Yahweh.
Il grande punto di rottura è tra il Vecchio e il Nuovo Testamento, ovvero tra il dio psicopatico stragista di guerra dell’Antico Testamento e il dio di amore incondizionato del Nuovo Testamento, un dio che addirittura insegna ad amare i propri nemici e a perdonarli. Tale punto di rottura rende evidente che Yahweh non c’entra nulla con Gesù, salvo il fatto di trovarsi entrambi nella stessa antologia di libri chiamata Bibbia, sovente tradotta con errori intenzionali, a uso e consumo delle teologie ufficiali.
E’ infatti consuetudine delle religioni il fatto di aggiustarsi le traduzioni per “farsele tornare”, ad es., nel caso del cattolicesimo, spesso occultando tutti i vari elohim, e traducendoli in modo da far sembrare che si tratti dello stesso Dio. Ma non è così. Vari dèi, o elohim, sono citati per nome persino nella Bibbia cattolica, ad es. Astarte, l’elohim di Sidone, Camos, l’elohim di Moabili, e Milcom, l’elohim degli Ammoniti (Re 11:33). Tanto che Yahweh mostrava gelosia verso di loro (Deuteronomio 6:14,15). Tra l’altro, a proposito di genere sessuale, Astarte è chiaramente femmina.
Comunque, tornando a Gesù, egli afferma di essere stato inviato da suo padre e che chi vede lui vede anche il padre, quindi sicuramente non poteva riferirsi a quel criminale di Yahweh, sterminatore di popoli e primo antisemita della storia.
4. Ipotesi basata su un Dio che non è persona
E qui, con questa mia ultima ipotesi, le cose si fanno più complicate. E’ la più difficile da argomentare, ma, dal mio punto di vista, anche la più interessante e ragionevole.
E’ la più difficile da argomentare perché devo allontanarmi dai Vangeli e dall’intera Bibbia, e quindi anche dalla figura di Gesù e dal mondo ebraico maschilista da cui proviene l'attuale formulazione del “Padre nostro”. Ne segue che prendo le distanze dalla teologia ufficiale e dalla tradizione.
Come posso fare una cosa del genere, e al tempo stesso, ragionare sul genere sessuale del Dio del “Padre nostro”? E’ un po’ complicato, ma fattibile.
Questa quarta e ultima ipotesi parte dal presupposto che storicamente c’è stato un grande caos di culture e di religioni, in cui sono state mischiate insieme cose molto diverse e anche abbastanza incompatibili (come il Vecchio e il Nuovo Testamento).
Da un punto di vista strettamente logico, se ammettiamo che esiste un unico Dio creatore di tutto a cui il “Padre nostro” si rivolge, è evidente che, se ha realmente creato tutto, questo Dio ha alcune caratteristiche, tra cui:
- è “non nato”, cioè viene prima di ogni altra cosa, è sempre esistito e sempre esisterà;
- è “oltre il tempo e oltre lo spazio”, in quanto il tempo e lo spazio sono sue creazioni;
- è “oltre il maschile e oltre il femminile”, in quanto tutte le dualità esistenti sono sue creazioni;
- è “oltre le parole”, sia nel senso che le parole non possono descriverlo, e neanche nominarlo, sia nel senso che Dio ha creato le parole e, con esse, la realtà.
Un Dio del genere, con queste caratteristiche, è forse Yahweh? Assolutamente no. E’ maschio? Benché mai. Ha un “Io”? No. Ed è proprio quest’ultimo punto che mette in crisi le religioni monoteistiche basate su un dio-persona, cioè dotato di un proprio “Io”, come il cattolicesimo.
E allora questo “Padre nostro” da dove viene? A chi si riferisce?
Per dare ai soliti miei quattro lettori una risposta storicamente fondata, vi ricopio questa antica preghiera, in cui le somiglianze con il “Padre nostro” contemporaneo sono impressionanti:
Oh Amon, Amon, che sei nei Cieli
Padre di Chi non ha Madre.
Quanto è dolce pronunciare il tuo nome.
Dacci come la gioia di vivere, il sapore del pane per il bimbo,
sia fatta la tua volontà come in Cielo così in Terra.
Tu che mi hai fatto vedere le tenebre, crea la luce per me.
Fammi dono della tua grazia, fa che io veda te ininterrottamente!
Amon.
(A. Barucq - F. Daumas, Hymnes et prières de l’Egiypte ancienne, Le Cerf, Paris 1980)
Questa preghiera proviene dall’antico Egitto, da cui storicamente provengono anche gli ebrei. E le cose cominciano a tornare. Il “Padre nostro” non è una preghiera inventata da zero da Gesù, era piuttosto una preghiera rivolta a questo “Amon”, un po’ rielaborata ma abbastanza simile. E quindi, per tornare a quanto scritto precedentemente, in effetti Yahweh non c’entra nulla.
Chi era Amon? E quali caratteristiche aveva? Che vuol dire “Padre di Chi non ha Madre”?
Intravediamo possibili risposte in quest’altra preghiera:
Uno è Ammone, che si ritiene nascosto ad essi [gli dèi],
che si cela agli dèi,
nessuno conosce la sua natura.
Egli è più lontano del cielo
e più profondo degli inferi.
Nessun dio conosce il suo vero aspetto,
la sua immagine non appare nei rotoli delle scritture.
Egli è troppo misterioso per essere svelato,
troppo grande per essere investigato,
troppo potente per essere conosciuto.
Nessun dio può chiamarlo per nome,
egli è simile a Ba,
colui che tiene nascosto il proprio nome come il proprio segreto.
(Inno ad Amon, Papiro di Leida, 1 - 350, strofa 200)
Amon è quindi oltre tutto, infatti “è più lontano del cielo e più profondo degli inferi”. Viene prima degli dèi, infatti “nessun dio conosce il suo vero aspetto”. Amon ha tutte le caratteristiche che nella premessa a questo articolo ho attribuito alla realtà. Mi riferisco alla frase: “[…] ritengo che la realtà non sia conoscibile, né indagabile, né descrivibile a parole, e che vada oltre i concetti di esistenza e di non esistenza”. Questo tipo di realtà è concettualmente sovrapponibile ad Amon, che è “troppo misterioso per essere svelato, troppo grande per essere investigato, troppo potente per essere conosciuto”.
Amon, quindi, è oltre i concetti stessi di maschio e femmina, è oltre ogni realtà, è quell’“uno” da cui è nato tutto, a cominciare da ogni tipo di dualità (maschio e femmina, bene e male, giorno e notte, ecc.). Ma Amon è anche “non nato”, perché viene prima del tempo e dello spazio che sono sue creazioni. In questo senso, è “Padre di Chi non ha Madre”. Ha tutte le caratteristiche del Dio “non persona” di cui ho scritto poco fa, un Dio che non ha un proprio “Io” perché è “tutto”. Più che di Dio, sarebbe opportuno parlare di Amon come di quella Coscienza originaria da cui è nato tutto il resto, dèi compresi.
In tale preghiera, c’è anche scritto che “egli è simile a Ba”. Nell’Antico Egitto, “Ba” è ciò che oggi chiameremmo “Anima”, cioè il principio vitale che si trova dentro gli esseri umani, che è immortale e che, quando il corpo muore, lascia il corpo e “vola” via. Ho usato il verbo “volare” perché, nei geroglifici, Ba viene proprio rappresentato come un volatile con la testa di donna che vola via al momento della morte. La testa di donna indica l’essenza femminile di “Ba”, in quanto archetipicamente l’Anima è femmina. Invece “Ka” è ciò che oggi chiameremmo “Spirito” e che archetipicamente è maschio. Orbene, Amon “è simile a Ba”, in quanto, proprio come Ba, è la Vita.
Noi siamo parte di Amon, ovvero parte della Coscienza universale originaria, ovvero parte di Dio, nel senso precedentemente chiarito. Anzi, siamo la stessa cosa. Ovvero, ciascuno di noi è Amon, è Coscienza, è Dio. Questo è espresso chiaramente da quest’altro inno ad Amon:
Lode a te, Uno, che ti fai milioni
l’Uno soltanto, che creò tutto ciò che è,
l’insigne Ba degli dèi e degli uomini
(Papiro di Bruxelles)
Riassumendo, la preghiera “Padre nostro”, tradizionalmente attribuita a un mito chiamato Gesù ma storicamente rielaborata da una preghiera ad Amon, non è rivolta né a un maschio né ad una femmina, ma a “l’insigne Ba degli dèi e degli uomini”, cioè alla Vita stessa.
Ho scritto “mito chiamato Gesù” perché probabilmente le cose non sono andate come ce le hanno raccontate. All’Israel Museum di Gerusalemme si trova una tavola di pietra, scoperta nei pressi del Mar Morto, su cui ci sono circa novanta versi in ebraico che narrano la storia di un Messia che sarebbe risorto tre giorni dopo la sua morte. L’elemento curioso, e importante, è che la tavola risale a un’epoca antecedente alla nascita di Gesù, e quindi non si riferisce a lui. Inoltre, ci sono varie religioni non cristiane, sparse per il mondo, che hanno un messia con una storia sostanzialmente equivalente a quella di Gesù e con somiglianze ragguardevoli, come la nascita avvenuta il 25 dicembre, la resurrezione dopo tre giorni, e altro. E’ un mito che storicamente si ripete, che è più antico della storia che ci viene tramandata e si trova in varie parti del mondo. Suggerisco a tal riguardo una lettura di “Gesù è mai esistito? Miti, credenze e racconti relativi a "salvatori" morti e resuscitati”.
Per concludere, i vescovi anglicani hanno posto una questione giusta nel merito, ma sbagliata nei presupposti, perché se è vero che il “Padre nostro”, nel senso di Amon, non è né maschio né femmina, ma “è simile a Ba”, che comunque è principio vitale femminile, è altrettanto vero che non si tratta del dio-persona a cui le teologie cristiane fanno riferimento.
E poi, ognuno preghi come vuole. Da quando sono bambino, la preghiera del “Padre nostro” è già stata ufficialmente cambiata tre volte, perché ogni volta la precedente traduzione non andava bene. Ma, per come la vedo io, non è un problema né di traduzione, né di scelta di parole gender-neutral. E’ solo un problema di cuore, a prescindere dal credo religioso e dalle preferenze personali.
(10 aprile 2023)
Quando tutto è sacro
Quando entriamo in una dimensione dove tutto è sacro, ci accorgiamo che il mondo è pieno di arcobaleni. Il nostro cuore va dove deve stare, cioè vicino alla massima fiducia nella vita.
In questa dimensione, ascoltiamo il canto degli uccellini con gratitudine. Iniziamo la giornata in modo semplice, cibandoci di quel che abbiamo e ringraziando per poter gioire anche oggi del sapore del pane.
Gli arcobaleni ci sono sempre, tutti i giorni, in qualsiasi momento. Capita, però, di essere distratti da altro, per questo ci sfuggono, eppure sono sempre lì.
Quando viviamo tutto come sacro, compresi noi stessi e ogni nostro piccolo gesto, ci accorgiamo che tutto ha senso.
Nel silenzio, sentiamo che nulla è per caso. Tutto va nella direzione di trasformare l’homo sapiens (che crede invano di sapere) in homo pacificus (che ha imparato ad amare). Anche le nostre e altrui sofferenze, anch’esse sacre, vanno in questa direzione.
Buona giornata a tutto il mondo!
(13 aprile 2023)
La fine della sofferenza
Il mio posto è qui, adesso.
Le cose vanno esattamente come devono andare.
Va tutto bene.
Esiste l’uno, e nient’altro.
L’essere assoluto e infinito e il sé individuale sono identici, mai nati.
L’esterno è l’interno, il prima è il dopo.
La sofferenza è finita.
Secondo l'Advaita Vedanta, la realtà ultima è Brahman, l'essere assoluto e infinito, che è identico all'Ātman, il sé individuale. La percezione della molteplicità e della diversità delle cose separate da Brahman è dovuta ad avidyā (ignoranza), che è l'espressione individuale dell'illusione cosmica e universale, che prende il nome di maya e pervade tutto.
Il fine ultimo dell'essere umano è quello di eliminare l'ignoranza e di riconoscere la propria identità con Brahman, attraverso la conoscenza (jñāna), la meditazione (dhyana) e la devozione (bhakti). In questo modo, si raggiunge il mokṣa, la liberazione dal ciclo delle rinascite (saṃsāra) e dalla sofferenza (duḥkha).
Secondo il Mādhyamaka di Nāgārjuna, o Via di Mezzo, la realtà ultima è vacua (śūnyatā), mancando una natura intrinseca o sostanziale delle cose. Tutto ciò che esiste è vacuo perché dipende da altre cose per esistere (pratītyasamutpāda), e perché è soggetto al cambiamento e alla cessazione (anitya). Il fine ultimo dell’essere umano è quello di eliminare l'attaccamento alle cose come se fossero reali e permanenti, attraverso la saggezza (prajñā), la compassione (karuṇā) e la pratica etica (śīla). In questo modo, si raggiunge la cessazione della sofferenza e delle contaminazioni mentali (kleśa).
Quando la propria coscienza coincide con quella del tutto, non è veglia, non è sonno, non è sogno. E’ il quarto stato (turiya), è la natura luminosa senza tempo e senza luogo, è la nostra vera casa.
(scritto il 20 aprile 2023, con un ringraziamento al dott. Ernesto Iannaccone per i suoi eccellenti corsi on-line su questi e altri argomenti)
Oltre Halloween: la profonda spiritualità di Samhain nella tradizione pagana
Tra poche ore sarà Samhain (pronunciato "sowin"), scritto anche Sauin, celebrato nella notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre.
Samhain è un'antica festa celtica che segna la fine dell'estate e l'inizio dell'inverno, ed è considerata uno dei sabba più importanti nella tradizione pagana. Il termine "sabba" può avere diverse connotazioni. Storicamente, è stato associato a raduni rituali legati alla stregoneria, spesso rappresentati come incontri notturni dedicati a pratiche magiche o cerimoniali. Tuttavia, nell'ambito neopagano e wiccan, il termine ha perso ogni connotazione di "raduno di streghe", indicando invece le principali festività che celebrano i cicli naturali e le fasi dell'anno.
Nel calendario delle tradizioni pagane e wiccan, i sabba sono otto feste stagionali, e Samhain è una delle più significative, marcando il passaggio dal periodo di luce estiva alla stagione oscura invernale. In questo contesto, quindi, "sabba" si riferisce a un momento sacro di celebrazione dei ritmi naturali e di riflessione.
Ciò premesso, Samhain rappresenta il "tempo del raccolto finale", quando si conclude l'anno agricolo e si entra nei mesi invernali, dominati dall'oscurità. Questo passaggio segna anche il Capodanno dell'anno celtico, un momento di chiusura e di nuovo inizio.
Una caratteristica centrale di Samhain è che, durante questa notte, il "velo" tra il mondo dei vivi e quello dei morti diventa più sottile, facilitando la connessione con gli spiriti. Questo rende Samhain un'occasione per onorare e ricordare i propri antenati, i cari defunti e gli "spiriti di famiglia", intesi non solo come i defunti ma anche come spiriti protettori della casa e della comunità, spesso attraverso riti di commemorazione e momenti di raccoglimento.
Durante Samhain, molte culture pagane e neopagane praticano riti di commemorazione in cui si offrono cibo, bevande e piccoli oggetti simbolici per onorare i defunti. Questi doni, chiamati spesso "offerte" o "banchetti degli spiriti", venivano lasciati all'esterno o in luoghi specifici della casa come segno di accoglienza per gli spiriti di famiglia. Accendere candele o lanterne è un altro simbolo ricorrente, utile sia per illuminare il cammino degli spiriti verso la loro visita, sia per simboleggiare la luce della memoria che mantiene vivi i legami con chi non è più presente.
Oltre a queste pratiche, Samhain è anche un tempo di riflessione interiore, dove ci si confronta con la natura della vita e della morte, nonché con il ciclo di nascita, morte e rinascita che governa sia la natura sia l'esistenza umana. I riti durante Samhain spesso includono momenti di meditazione e raccoglimento, in cui si cercano saggezza e guida dagli antenati. Per i praticanti neopagani, Samhain rappresenta un'opportunità unica di riconnettersi con le radici, comprendere l'importanza del passato e prendere coscienza della continuità che lega ogni generazione.
Anche se molte tradizioni di Samhain hanno ispirato le celebrazioni moderne di Halloween, Samhain conserva un significato profondamente spirituale e simbolico per chi pratica o rispetta le antiche usanze pagane e celtiche. Mentre Halloween, così come viene celebrato oggi, è principalmente una festa laica e commerciale caratterizzata da costumi, dolcetti e decorazioni spaventose, Samhain rimane una celebrazione solenne e meditativa, dedicata al legame con la natura, agli antenati e al ciclo di vita, morte e rinascita.
Halloween, pur ispirato da alcuni simboli e temi di Samhain, ha assunto un significato molto diverso nel tempo, trasformandosi in una festa popolare in cui si esorcizza la paura del macabro e dell'ignoto attraverso maschere, scherzi e giochi. L'antica paura dei "fantasmi" è oggi reinterpretata come una celebrazione leggera e divertente che spesso omette l'aspetto spirituale originario di Samhain.
(October 31, 2024, go to my art gallery)
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D1: Per prima cosa, ringrazio Lei e l'Unione Satanisti Italiani per aver aderito al progetto “Conosciamoci – Un incontro interreligioso”.
Il progetto, che vuole concretizzarsi nella pubblicazione di una serie di interviste che offrano un assaggio del variegato panorama religioso italiano, è mosso dal rispetto per il percorso di vita di ogni persona e per le sue scelte religiose. Lo slogan “Non esiste il nemico, esiste solo il frutto dell'orgoglio e dell'ignoranza”, che etichetta il senso di questa iniziativa, esprime quel desiderio di pace che motiva questo tentativo ambizioso.
Per cominciare, può illustrarci con parole semplici, comprensibili anche a chi ha una cultura, una formazione o un percorso di vita lontani dalla vostra religione, che cos'è l'Unione Satanisti Italiani?