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Psicologia

L'attaccamento alle proprie idee come causa psicologica delle guerre

La guerra è un fenomeno complesso che ha molte cause, tra cui fattori sociali, economici, politici, morali e psicologici. Tra questi ultimi, rientra l'attaccamento alle proprie idee, inteso come l'identificazione di sé con le proprie convinzioni morali e politiche.

La teoria dei fondamenti morali

Uno dei principali studiosi che hanno sviluppato la teoria dell'attaccamento alle proprie idee è lo psicologo sociale Jonathan Haidt. Nella sua opera "The Righteous Mind: Why Good People Are Divided by Politics and Religion" (2012), Haidt sostiene che le persone siano attaccate alle proprie convinzioni morali e politiche in virtù di sei fondamenti morali universali:

  • cura / danni: apprezzamento e protezione degli altri;
  • giustizia / inganno: giustizia rappresentata da un accordo con norme condivise (nome alternativo: proporzionalità);
  • lealtà / tradimento: stai con il tuo gruppo, famiglia o nazione (nome alternativo: endogruppalità);
  • autorità / sovversione: obbedire alla tradizione e alla legittima autorità (nome alternativo: rispetto);
  • santità / degrado: antipatia per cose, cibi o azioni spiacevoli (nome alternativo: purezza);
  • libertà / oppressione: ci spinge alla ribellione quando ci sentiamo umiliati.

Secondo Haidt, le persone differiscono tra loro nella loro attenzione a questi fondamenti morali e questo può portare a conflitti intergruppi. Ad esempio, se due gruppi hanno un'attenzione diversa ai fondamenti morali della cura e della giustizia, potrebbero trovarsi in conflitto sui diritti sociali, come l'aborto o le questioni LGBTQ+ (approfondimento).

L'identificazione con le proprie idee

Un altro aspetto dell'attaccamento alle proprie idee è l'identificazione di sé con queste. L'attaccamento alle proprie idee può portare alla demonizzazione dell'altro e alla sua esclusione dalla comunità (come nel caso dell'attaccamento all'idea della mascherina, del vaccino e del green pass). L'identificazione con le nostre idee e con i nostri valori, infatti, può facilmente diventare un'ideologia, un insieme di credenze tanto solide da escludere gli altri. L'ideologia non permette di considerare le sfumature e le complessità del mondo, e può portarci alla demonizzazione di chi vediamo come un ostacolo alla realizzazione dei nostri obiettivi.

Un'ideologia rigida e dogmatica esclude la possibilità di considerare i punti di vista degli altri e di trovare un terreno comune per risolvere i conflitti.

L'identificazione con le proprie idee può essere accentuata dall'effetto delle camere d'eco, che si verifica quando ci circondiamo di informazioni e opinioni che confermano le nostre idee pregresse e tendono a ignorare o respingere informazioni e opinioni che le contraddicono.

Come l'attaccamento alle proprie idee può portare alla guerra

L'attaccamento alle proprie idee può portare alla guerra in diversi modi. In generale, le persone possono percepire le opinioni e le azioni degli altri come minacciose per i propri valori e quindi agire in modo aggressivo e violento. In secondo luogo, possiamo dividerci in gruppi contrapposti sulla base delle nostre convinzioni morali e politiche, con conseguenti conflitti intergruppi. Infine, l'identificazione con le proprie idee può portare alla demonizzazione dell'altro e al rifiuto di negoziare o di trovare un compromesso.

Un esempio di come l'attaccamento alle proprie idee possa portare alla guerra è l'attuale conflitto tra il cosidetto "blocco occidentale" a trazione statunitense e il blocco asiatico (Russia e Cina, quest'ultima non ancora direttamente coinvolta, ma poco ci manca). Questo conflitto ha radici storiche, politiche ed economiche complesse, probabilmente anche non-umane (mi riferisco alla contrapposizione tra Asura, cioè Stati Uniti, e Deva, cioè Russia), ma l'umano attaccamento alle proprie idee e l'identificazione di sé con esse sono fattori che ci stanno conducendo verso l'Apocalisse. Le due parti del conflitto hanno fondamenti morali e identità politiche forti e differenti, che si escludono reciprocamente. Ciascuna di esse considera se stessa come il Bene e l'altra come il Male. Da questo punto di vista, l'attuale guerra è percepita e dichiarata da molti come lo scontro tra il Bene e il Male, tra Dio e Lucifero, tra la Luce e le Tenebre, o come qualsiasi altra coppia di opposti che fanno riferimento a valori morali supremi. Non a caso molti politici invitano a stare dalla "parte giusta" della storia. Già, ma "giusta" in base a un criterio fideistico?

Dopo un conflitto mondiale che a breve potrebbe distruggere il mondo così come lo conosciamo, dalle sue ceneri nascerà un mondo migliore? Non lo so. Alcuni dicono di sì. Io ho seri dubbi al riguardo se non ci sarà anche un serio cambiamento nel modo di relazionarsi tra tutti noi, rinunciando all'attaccamento alle nostre idee e a identificarci con esse.

Possibili strade alternative

In questo conflitto finale, così come in tanti altri storici, le divisioni religiose hanno spesso portato a una forte identificazione con le proprie credenze e a un rifiuto degli altri. Non sto dicendo di diventare più ecumenici o più "inclusivi" (termine abusato e sovente capovolto nel significato), perché finché rimarremo solo nel mondo delle idee non potremo creare alcuna convivenza armoniosa.

E' più utile, invece, portare la nostra attenzione sul fatto che siamo tutti interdipendenti, ovvero ciascuno di noi esiste perché esiste l'altro diverso da sé. Come scrisse Daisaku Ikeda: «Nessun essere umano viene al mondo solo, o diviene adulto senza interagire con altre persone. In generale tutti nasciamo e cresciamo in un contesto familiare, fino a raggiungere la maturità. Marito e moglie, genitori e figli, fratelli e sorelle, siamo tutti uniti da un’invisibile legge naturale. Questi legami del cuore esprimono l’essenza di una vera famiglia».

Appunto, è il cuore che è importante.

(14 febbraio 2023)

Spinte e Ingiunzioni: motivazioni nascoste dei nostri comportamenti

Osserviamo un modello della psiche umana, in cui ciascuno di noi potrà riconoscere qualcosa di sé, tratto dal libro "Dentro l'AT. Fondamenti e sviluppi dell'Analisi Transazionale". In alto osserviamo le spinte (sforzati, sbrigati, ecc.), in basso le ingiunzioni (non sentire, non esistere, ecc.).

Le spinte sono obblighi. Le ingiunzioni sono divieti più o meno letali, che funzionano come comandi interni che disturbano e contaminano il corretto funzionamento psicologico e alterano l'integrità e l'efficienza di un individuo.

Analisi Transazionale - Spinte e Ingiunzioni

Le spinte sono un modo per non entrare in contatto con il dolore provocato dalle ingiunzioni. In altre parole, ci aiutano a rimanere a galla, come mostra il disegno, e a non affogare in sentimenti molto dolorosi. Ma non è un aiuto sano, tutt'altro, e la qualità della vita ne risente negativamente.

Vediamo le principali ingiunzioni interiorizzate da piccoli e che possono influenzare tutta la vita, prendendo come riferimento il libro "Il cambiamento di vita nella terapia ridecisionale" e l'articolo "Comandi e proibizioni interiori: le ingiunzioni come spinte negative":

  • Non - Questa ingiunzione è data da genitori che hanno paura. A causa della loro paura, essi non permettono al bambino di fare molte cose normali: non avvicinarti alle scale (al bambino che trotterella appena); non arrampicarti sugli alberi; non pattinare; ecc. A volte questi genitori non volevano il bambino, riconoscono il loro desiderio primitivo che il bambino non esista e, sentendosi in colpa e terrorizzati dai loro stessi pensieri, diventano iperprotettivi. Altre volte il genitore diventa fobico, psicotico o iperprotettivo dopo aver perduto altri bambini a causa di una malattia o di un incidente. Man mano che il bambino cresce, il genitore si preoccuperà di qualsiasi azione il bambino proponga e dirà: "Ma forse sarebbe meglio se tu ci pensassi ancora un po’". Il bambino crede che niente di quel che lui fa sia giusto o sicuro, non sa che fare, e cerca qualcuno che glielo dica. Un bambino del genere avrà molta difficoltà a prendere decisioni, più avanti nella vita.
     
  • Non essere - Questo è il messaggio più letale e il primo da affrontare in una terapia. Può essere trasmesso in maniera sottile, come: "Se non fosse per voi bambini, divorzierei da vostro padre”. In modo meno sottile: "Vorrei che tu non fossi mai nato... così non avrei dovuto sposare tuo padre”. Il messaggio può essere trasmesso non verbalmente, attraverso il modo in cui il genitore tiene in braccio il bambino, senza cullarlo, si abbuia e brontola durante il bagnetto e i pasti, urla quando il bambino vuole qualcosa o è fisicamente violento. Ci sono un'infinità di maniere in cui si trasmette questo messaggio.
    Questa ingiunzione può esser data da madre, padre, bambinaie e governanti e da fratelli e/o sorelle.
    Un genitore può essere depresso perché il bambino è stato concepito prima del matrimonio o quando i genitori non volevano più bambini. La gravidanza può essersi conclusa con la morte della madre e il padre o i nonni danno al bambino la colpa di quella morte. Il parto può essere stato difficile e il bambino incolpato perché era troppo grande quando è nato: "Mi hai squarciato quando sei nato”. Questi messaggi, ripetuti molte volte in presenza del bambino, diventano il "mito della nascita”, che dice: "Se tu non fossi esistito, le nostre vite sarebbero migliori”.
    Il comando interiore "non essere" porta a un sentimento in cui la svalutazione di sé è talmente massima che la persona tende a non dedicarsi alla cura di sé come essere senziente e pensante. È una condizione che può facilmente spingere ad uccidersi.
     
  • Non entrare in intimità - Se un genitore scoraggia il bambino dall'avvicinarsi, il bambino interpreterà ciò come un messaggio: "Non entrare in intimità”. La mancanza di contatto fisico e la mancanza di carezze positive inducono il bambino a questa interpretazione. Inoltre, se il bambino perde un genitore a cui si sentiva vicino, per morte o per divorzio, può darsi da solo questa ingiunzione, dicendosi cose come: "Che scopo c'è ad entrare in intimità, tanto poi muoiono” e decidere di non entrare mai più in intimità con nessuno.
     
  • Non essere importante - Se, per esempio, un bambino non ha il permesso di parlare a tavola, gli si dice: "I bambini si devono vedere, ma non si devono sentire”, o lo si svaluta in qualche altro modo, lui può recepire questi messaggi come un: "Non essere importante”. Può ricevere questo messaggio anche a scuola.
    Questo è l'ordine interno che raccomanda alla persona di non sentirsi di valore. Quello che fa, sente, dice, pensa o percepisce, non ha molto valore ai suoi stessi occhi, e tutti i rimandi che tendono invece a potenziare o riconoscere le sue qualità sono minimizzati o deprezzati. È il tipico comportamento, molto usuale, di chi non fa caso, sminuisce, o devia un complimento, magari mettendo subito in evidenza una sua parte manchevole o deficitaria.
     
  • Non essere un bambino - Questo è il messaggio mandato da genitori che chiedono agli altri figli di occuparsi del più piccolo. È mandato anche da genitori che cercano di educare troppo presto alla pulizia, giudicano i bambini "ometti” o "donnine” dal momento in cui muovono i primi incerti passi, gli danno carezze perché siano educati prima che i bambini sappiano che cos'è l'educazione, e gli dicono, quando sono ancora in fasce, che solo i bambini in fasce piangono.
     
  • Non crescere - Questa ingiunzione è spesso data dalla madre al suo ultimo bambino, che sia il secondo o il decimo. E anche data spesso dal padre a una ragazza nel periodo pre-puberale o in piena pubescenza, quando egli comincia a sentire stimoli sessuali e se ne spaventa. Può allora proibire alla ragazza di fare le cose che tutte le sue amiche fanno come truccarsi, mettersi vestiti adatti alla sua età, uscire con ragazzi. Inoltre, il padre può interrompere le carezze fisiche appena la ragazza diventa troppo matura e lei interpreta ciò come: "Non crescere o non ti amerò più”.
     
  • Non avere successo - Se prima il padre batteva sempre il figlio a tennis ma quando il figlio comincia a vincere il padre smette di giocare con lui, ciò può essere interpretato dal figlio come: "Non vincere o non mi piacerai più”, che si trasforma in: "Non avere successo”. Le critiche costanti da parte di un genitore perfezionista danno il messaggio: "Non fai niente nel modo giusto”, che si traduce in: "Non avere successo”.
    Questo è il tipico comando interiore di chi, per sentirsi realizzato, paradossalmente, deve fallire, perché è in questo modo che si può riconoscere e giustificare alla vita. Se non riesce, conferma a se stesso di essere incapace, e tale abito, anche se lo invalida nelle sue competenze, lo rassicura circa l’idea di sé, che anche se squalificante gli dà il diritto di esserci.
     
  • Non essere te stesso - Questo messaggio è dato soprattutto al bambino che nasce del sesso "sbagliato”. Se la madre ha tre maschi, e ne nasce un quarto, essa può fare di questo bambino la sua "figlia”. Se un maschio vede che le femmine ricevono un trattamento di favore, può interpretare ciò come: "Non essere un maschio o non avrai mai niente” e avere problemi di identificazione sessuale. Un padre può non farcela più dopo quattro femmine, e insegnare alla quinta cose da "maschio” e da "uomo”, come giocare a calcio.
    Questo è il comando interiore di chi deve continuamente confrontarsi mediante la maschera, simulando emozioni che non ha, esprimendo pensieri ed identità che non gli appartengono; forse perché percepisce tutto questo come protettivo e cautelativo, rinunciando di fatto alla manifestazione autentica di sé, quindi anche in termini di bisogni, pagando alto il prezzo della mancanza di assertività; costruendo presumibilmente rapporti fittizi ed inconcludenti.
     
  • Non essere sano di mente e Non stare bene - Se i genitori fanno carezze ai bambini quando stanno male, e non gliene fanno affatto quando stanno bene, ciò è equivalente a dir loro: "Non stare bene”. Se comportamenti da matto sono ricompensati, o se si dà l'esempio di comportamenti folli e non li si corregge, l'esempio stesso si trasforma nel messaggio: "Non essere sano di mente”. Molti figli di schizofrenici hanno difficoltà nell'effettuare un esame di realtà, anche se non sono veramente psicotici. Si comportano da matti, e vengono spesso trattati come se fossero psicotici.
    Questo comando spinge a rendere precaria o compromessa la propria condizione psicofisica. Ciò porta a ricoprire il ruolo di vittima.
     
  • Non far parte - Se i genitori si comportano continuamente come se dovessero trovarsi da qualche altra parte, è difficile per il bambino sapere di che cosa fa parte. Egli potrebbe sentire sempre che anche lui non appartiene a nessun posto – anche se è nato in Italia, in Svezia o in America.
    Questo comando a non “sentirsi parte di” ha come conseguenza una sorta di fobia nel confronto sociale e nel condividere esperienza di gruppo, negandosi anche la possibilità di aiutare ed essere aiutato, negoziare o sottoscrivere patti, alleanze e valori comuni.
     
  • Non sentire - Questo comando giunge a chi, facendolo proprio, rinuncia ad abbandonarsi a percezioni emotive ed all’intuito, evitando di avvertire il mondo secondo le proprie percezioni sensoriali ed interne. La persona si difende attraverso una corazza fino a, in certi casi, deprivarsi sensorialmente, scollarsi dalla realtà per evitare di rimanere coinvolto o ferito. Come atteggiamento congiunto si potrebbe maturare una radicale attitudine a razionalizzare tutto (disconoscendo le proprie emozioni).

Vediamo adesso le spinte, ognuna delle quali rispecchia il messaggio interiore: "Io vado bene, se..." (mi sforzo, mi sbrigo, compiaccio, sono forte, sono perfetto). Ognuno di noi può esibire, in determinate circostanze, una o più spinte:

  • Chi si trova sotto l’influenza del “Sii Perfetto”, cercherà di essere sempre preciso e attento a non commettere alcun errore. Generalizzerà questo comportamento a più situazioni (relazioni, lavoro, famiglia, ecc.) pretendendo molto da sé e, spesso, dagli altri. Stabilirà standard elevati e irrealistici con il rischio di rimanere sempre insoddisfatto.

  • Chi è spinto dal “Sii Forte” è convinto che non bisogna mai mostrare fragilità, emozioni, debolezze, perché pericoloso o sconveniente. Il problema è l’assolutizzazione dell’ordine che ci porterà a non chiedere aiuto neanche quando necessario. In questo modo, svaluteremo importanti segnali del nostro corpo e messaggi nascosti dietro le nostre emozioni, perdendo un pezzo importante di autoconsapevolezza.

  • Sforzati” è il comando di chi è convinto che l’unico modo per raggiungere un obiettivo sia impegnarsi fino allo sfinimento. La vita va presa con sacrificio e impegno. Quello che è raggiunto senza “tentare disperatamente” non ha valore. I rischi possono essere il non avere tempo per altro (relazioni, interessi), senso di fatica e insoddisfazione. In genere la meta raggiunta non è mai abbastanza. Spesso “Sforzati” va a braccetto con “Sii Perfetto”.

  • Sbrigati” è il comando interno di chi non si dà mai tempo. Il tempo non è mai sufficiente: ”Devo sbrigarmi perché altrimenti perdo tempo!”. Ma è proprio correndo che si rischia di perdere tempo. Come capire di cosa si ha bisogno se non ci si ferma e ci si ascolta? E’ tipico avere attiva questa spinta quando siamo in ansia. Sbrigandoci, non ci diamo il tempo per pensare e scoprire le nostre risorse per affrontare i problemi.

  • La spinta “Compiaci” ci porta ad iper-adattarci a bisogni e desideri dell’altro, svalutando i nostri. Di conseguenza, non sappiamo cosa realmente vogliamo e desideriamo, trovandoci spiazzati quando, ad esempio, una relazione finisce. Cerchiamo negli altri qualcuno che ci indichi cosa fare, perché non sappiamo in che direzione andare. A fatica, riusciamo a dire la nostra. “Disubbidire” diventa difficile.

Riconoscere le nostre spinte, capire dove abbiamo imparato ad usarle e perché: una tale consapevolezza può aiutarci a scoprire modi più equilibrati e sani di vivere.

(11 agosto 2022)

Die Kriegsmetapher (Sport und Wettkampf) - Klaus von Lorenz

Jede Form eines gesellschaftlichen Gefüges benötigt, um verwaltet zu werden, eine oder mehrere Bezugspersonen, welche fähig sind, die gemeinsamen Interessen der Gruppe zu erfassen und zu koordinieren. Diese Personen werden seitens der Gemeinschaft, aufgrund der erworbenen Erfahrungen und der persönlichen qualitativen Eigenschaften, die sie nachweislich besitzen, ausgewählt. Figuren, die man zielgerichtet der Gruppe zur Verfügung stellt. Dieses Vorgehen ist besonders gut bei kleinen und recht eigenständigen Einheiten von Naturvölkern zu beobachten. Diesen Verwaltern wird, seitens der Gruppe, eine eigene Identität erteilt, welche die diesbezügliche Persönlichkeit, sei es im Gehaben wie auch im Erscheinungsbild, von den anderen Bürgern differenziert. Es handelt sich um Mechanismen, die nicht der Selbstbetonung und der Mittelpunktstellung dieser Personen dienen sollen, sondern um diese Personen als Bezugspunkt zu betrachten für jedwede Hilfestellung, für eine Zusammenarbeit und zur Beratung. Grundlage des Erteilens, des Verteilens, der Hilfeleistung, der Gruppenkoordinierung und vieles mehr.

The three great epidemics

There are currently three significant epidemics: low self-esteem, guilt, and submission.
Usually associated with these sufferings of the soul are feelings of loneliness and shame.

Low self-esteem and fear of social judgment are a form of slavery and continuous suffering.
This suffering is a symptom of inner separation: one's internal parts do not dialogue, do not stay together, and one tries to prevail over the other.

Usually, one's masculine part (spirit) tries to subdue one's feminine part (soul). So the soul feels lonely and unloved; she feels "not ok." That's why she continuously pursue external confirmation that she is "ok," thus depending on social judgment. She seeks love externally, that is, in another person's spirit: from this arise infinite pathological forms of love.

This inner drama, this feeling of being "not ok," is because spirit and soul still do not know how to love each other; they are still disunited. External and invisible malicious entities are inserted within this separation, parasitizing the person. Usually, people call "demons" these inner voices that continuously disturb the inner harmony. Still, we can call them by other names as well.

"Not ok" feeling and "persistent guilt" are together: many people think that "all the evil in the world is because of me." Rationally we know that it is not so; unfortunately, however, we believe it.

Under these conditions, the human being feels to be lost. This drama is why we have an infinity of religions, political parties, gurus, leaders, and various characters that ask for our submission. In exchange for that submission, they promise us "salvation." Salvation from everything, of course, except their presence and the wars they cause.

Let our spirit and soul come together. Let our inner parts come together in an unbreakable marriage. So that within us, there is one integrated consciousness. In doing so, we first ask our soul to destroy all the internal entities within us, namely the demons.

At this point, we will have only one consciousness to obey, which is our own. We will no longer have to follow anyone else. Low self-esteem, guilt, and submission will be gone. We will return to what we have always been, a peaceful and beneficial presence in this world.

(March 7, 2022)

Bullismo, Identità e Ruolo (di Klaus von Lorenz)

Prefazione

Ogni fenomeno è in grado di nascere, svilupparsi e progredire solamente in convivenza con il relativo fertile terreno di coltura che lo alimenta. Lo possiamo osservare, sia nella crescita batterica che nello sviluppo delle piante e quant'altro. Senza la presenza del substrato necessario il batterio non prolifica e, pertanto, egli non è in grado di compiere, ne una propagazione patologica ne una fermentazione alimentare. Nell'agricoltura osserviamo come una qualsiasi semenza è in grado di produrre piante in quantità e caratteristiche diverse secondo le differenti proprietà del terreno sul quale avviene la seminagione. Pertanto, in analogia al vitale legame fra il substrato e l'elemento da lui sostenuto, vediamo come l'insorgere del fenomeno bullismo è da attribuire, non solo all'autore di detto contegno, bensì ugualmente all'ambiente culturale che lo circonda. Ovvero, quella distinzione fra effetto e causa. Non per niente, ogni fenomeno comportamentale da noi osservato va recepito quale effetto d'una causa che, in modo retrospettivo, indica la fonte promotrice di tal contegno.

L'analisi d'un qualsiasi fenomeno può risultare bilanciata e tangibile solamente se l'effetto scatenante viene messo in relazione alla pertinente causa predisponente.

L'Essere Umano

L'essere umano, per natura, non è violento anche se, da parte di certe istituzioni, viene affermato ed insegnato esattamente l'opposto.

Quali parole possiamo scegliere per aiutare le persone a noi vicine a stare meglio?

Quali possibili reazioni possiamo avere quando ci vengono dette cose spiacevoli o quando accadono eventi sgraditi?
Quali parole possiamo scegliere per aiutare le persone a noi vicine a stare meglio?

video tratto da "La via della creatività spirituale", di Mauro Scardovelli (archivio video), della serie "La rivoluzione della Coscienza"

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Dream and sleep hacking, aka targeted dream incubation: an open letter signed by scientists

Dreams' Sacredness: let's not touch them
(Dreams' Sacredness: let's not touch them, December 21, 2021, go to the art gallery)


Dream Engineering

Advertising in Dreams is Coming: Now What?

Molson Coors recently announced a new kind of advertising campaign. Timed for the days before Super Bowl Sunday, it was designed to infiltrate our dreams [1]. They planned to use "targeted dream incubation" (TDI) [2] to alter the dreams of the nearly 100 million Super Bowl viewers the night before the game—specifically, to have them dream about Coors beer in a clean, refreshing, mountain environment—and presumably then drink their beer while watching the Super Bowl. Participants in what Coors called ‘the world’s largest dream study’ would get half off on a 12 pack of Coors; if they sent the link to a friend who also incubated their dreams, the 12 pack was free. With this campaign, Coors is proudly pioneering a new form of intrusive marketing. “Targeted Dream Incubation (TDI) is a never-before-seen form of advertising,” says Marcelo Pascoa, Vice President of Marketing at Molson Coors [3]. 

With brain imaging techniques beginning to capture the core contents of people’s dreams [4] and sleep studies establishing real-time communication between researchers and sleeping dreamers [5], the kind of dream incubation until recently assumed to be the pure science fiction of movies like Inception is now becoming reality. Coors is not the only company expressing interest in using these novel dream incubation technologies: Xbox's Made From Dreams uses TDI to give professional gamers dreams of their favorite video games, while Playstation advertises a new Tetris game based on a sleep study demonstrating that gameplay incubates Tetris dreams [5]. In 2018, Burger King created a "nightmare" burger for Halloween, claiming that a sleep laboratory study had ‘clinically proven’ it would induce nightmares [6]. And multiple marketing studies are openly testing new ways to alter and motivate purchasing behavior through dream and sleep hacking [7, 8]. The commercial, for-profit use of dream incubation is rapidly becoming a reality. 

Traditions of dream incubation—techniques employed during wakefulness to help a person dream about a specific topic—go back thousands of years and span indigenous practices across the globe. Over the last few years, brain scientists have begun to develop scientific tools that facilitate this incubation of specific dream content [2], making dream incubation more targeted and measurable, and allowing scientific experimentation on the nature and function of dreaming. They use sensors to determine when an individual’s sleeping brain is receptive to external stimuli and, at these times, introduce smells, sounds, flashing lights or even speech to influence the content of our dreams [9]. 

Dreams have ties to people’s well-being [10, 11], and dream content can predict how well someone will adapt to waking challenges and concerns, including those related to trauma and depression [12, 13]. Altering dream content can augment our creativity, boost our mood, and help us learn [14, 15]. We believe that targeted intervention in sleep and dreams could help alleviate several psychiatric conditions including depression and PTSD [12]. We know that targeted delivery of odors during sleep can help combat addiction; participants exposed during their sleep to the smells of cigarettes along with those of rotten eggs smoked 30% fewer cigarettes over the following week [16]. Researchers have not yet tested whether TDI can instead worsen addiction, but the Coors study, which paired images of beer cans not with odious smells but with images of clean mountain streams, may shine a disturbing light on this question. Regardless, such interventions clearly influence the choices our sleeping and dreaming brain make in how to interpret the events from our day, and how to use memories of these events in planning our future, biasing the brain's decisions toward whatever information was presented during sleep [17, 18].

These questions and developments should be considered in the broader context of sleep and memory research. The last twenty years have been a watershed for sleep research during which we have come to understand the importance of sleep for our memories and emotional health. It is while we sleep that our brain decides which memories to keep and which to forget, and how to organize those it keeps [19, 20]. It also can choose to keep the gist or the emotional core of a memory while letting other details be forgotten [20, 21]. Through this nocturnal process, the brain shapes the memories that together create our autobiographical past, our sense of who we are now, and our understanding of how best to live our lives in the future.

More recent studies have shown that dreaming represents another aspect of this nightly memory evolution. Our dreams are not attempts to suppress undesirable wishes, nor are they simply the result of random brain activity during sleep. Dreaming represents an evolved mechanism for exploring the relevance and importance of older memories to newer ones, seeking to position the events of our day among the innumerable memories and concepts we have accumulated across a lifetime [18], helping to make us just a bit wiser in the process. 

For now, TDI-based advertising requires our active participation, for example choosing to play an 8-hour Coors soundtrack while we sleep. But it is easy to envision a world in which smart speakers—40 million Americans currently have them in their bedrooms [22]— become instruments of passive, unconscious overnight advertising, with or without our permission. These tailored soundtracks would become background scenery for our sleep, as the unending billboards that litter American highways have become for our waking life. 

Our dreams cannot become just another playground for corporate advertisers. Regardless of Coors’ intent, their actions set the stage for a corporate assault of our very sense of who we are. And it is not difficult to imagine Coors' ad campaign negatively impacting abstinent alcoholics. Indeed, research has shown that abstinent drug users who report dreaming about their drug-use show higher levels of craving [23]. In the cigarette cessation study mentioned above, not only was the intervention effective in sleep (yet ineffective when the smells were presented during wake), but participants reported no memory of being exposed to these smells in the morning. The potential for misuse of these technologies is as ominous as it is obvious. 

TDI-advertising is not some fun gimmick, but a slippery slope with real consequences. Planting dreams in people’s minds for the purpose of selling products, not to mention addictive substances, raises important ethical questions. The moral line dividing companies selling relaxing rain soundtracks to help people sleep from those embedding targeted dreams to influence consumer behavior is admittedly unclear at the moment. While the Federal Trade Commission has indicated that subliminal ads during wake violate its statute requiring truth in advertising, there is no similar indication regarding exposure to advertisements during sleep. 

As sleep and dream researchers, we are deeply concerned about marketing plans aimed at generating profits at the cost of interfering with our natural nocturnal memory processing. Brain science helped design several addictive technologies, from cell phones to social media, that now shape much of our waking lives; we do not want to see the same happen to our sleep. We believe that proactive action and new protective policies are urgently needed to keep advertisers from manipulating one of the last refuges of our already beleaguered conscious and unconscious minds: Our dreams. 

Robert Stickgold  –  Harvard Medical School, Boston MA, coauthor of When Brains Dream

Antonio Zadra  –  Université de Montréal, Canada, coauthor of When Brains Dream

Adam Haar  –  M.I.T., Cambridge MA, co-developer of TDI tools

Signatories

Judith Amores  –  Harvard Medical School, Boston MA

Thomas Andrillon  –  Monash University, Australia

Kristoffer Appel  –  Institute of Sleep and Dream Technologies, Germany

Ryan Bottary  –  Boston College, Boston MA

Kelly Bulkeley  –  The Sleep and Dream Database, Portland OR

Tony Cunningham  –  Harvard Medical School, Boston MA

Per Davidson  –  Lund University, Sweden

Teresa DeCicco  –  Trent Univ, Canada

Eden Evins  –  Harvard Medical School, Boston MA

Rockelle Guthrie - David Geffen School of Medicine, University of California, Los Angeles 

David Kahn  –  Harvard Medical School, Boston MA

Alexandra Kitson – Simon Fraser University, Canada

Karen Konkoly  –  Northwestern University, Evanston IL

Célia Lacaux  –  Paris Brain Institute (ICM) - Paris, France

Anthony Levasseur - Université de Montréal, Canada

Pattie Maes  –  M.I.T., Cambridge MA

Louis-Philippe Marquis – Université de Montréal, Canada

Patrick McNamara  –  Boston University, Boston MA

Sara Mednick –  University of California, Irvine

Natália Bezerra Mota - Federal University of Pernambuco and Federal University of Rio de Janeiro 

Delphine Oudiette  –  Paris Brain Institute (ICM) - Paris, France

Edward Pace-Schott  –  Harvard Medical School, Boston MA

Ken Paller  –  Northwestern University, Evanston IL

Jessica Payne - University of Notre Dame, South Bend IN

Claudia Picard-Deland - Université de Montréal, Canada

Leila Salvesen - IMT School for Advanced Studies Lucca / Donders Institute

Sophie Schwartz  –  University of Geneva, Switzerland

Paul Seli  –  Duke Univ., Durham NC

Carlyle Smith  – Trent University, Canada

Matthew Spellberg -- Harvard University, Cambridge, MA

Katja Valli  –  University of Turku,  Finland

Tomás Vega  –  M.I.T, Cambridge MA

Erin Wamsley  –  Furman University, SC

Marco Zanasi  –  Torvergata Univ,  Italy

Morteza Zangeneh Soroush - Tehran University of Medical Sciences

(affiliations listed for identification only)

Citations

1. Coors. (2021). The Big Game Commercial of you Dreams. Retrieved from coorsbiggamedream.com.

2. Horowitz, A. H., Cunningham, T. J., Maes, P., & Stickgold, R. (2020). Dormio: A targeted dream incubation device. Consciousness & Cognition, 83, 102938. doi:10.1016/j.concog.2020.102938

3. businesswire.com. (2021). Spend Saturday Night Dreaming With Zayn Malik: Coors Light and Coors Seltzer Entice Chill and Refreshing Dreams. Retrieved from https://www.businesswire.com/news/home/20210204005955/en/.

4. Horikawa, T., Tamaki, M., Miyawaki, Y., & Kamitani, Y. (2013). Neural decoding of visual imagery during sleep. Science, 340(6132), 639-642. doi:10.1126/science.1234330

5. Konkoly, K., Appel, K., Chabani, E., Mironov, A. Y., Mangiaruga, A., Gott, J., . . . Witkowski, S. (2021). Real-time dialogue between experimenters and dreamers during REM sleep. Current Biology, in press. Retrieved from https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=3606772

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Child regressions in an unmanageable reality

Reality is dual and carries contradictory facts, news, feelings, opinions, and beliefs. Opposites coexist. Usually, we can manage the conflicting nature of existence simply by focusing ourselves, that is, by creating a personal reality in which everything is coherent: as long as basic needs are satisfied (money, social recognition, love and friendships, health and sex, sports and other interests, etc.) this trick can work. This precarious attitude does not require great responsibility: we can divide things into "white" and "black," "right" and "wrong," "true" and "false," and spend an entire life in ignorance but satisfied. This comfortable view of reality forces us to make enemies: the existence of the enemy, who is always in error, justifies our way of life, which will therefore be, more or less, always correct.

However, the current social context makes this fake comforting living increasingly tricky. In general: money is lacking; social recognition implies complete masochistic prostitution to the dictatorship of the moment; love is more precarious than a job; friendships in social networks are often fake; health has given way to the fear of death and the near-certainty of not receiving help in case of need; etc.

These challenges do not affect all people; however, there is a substantial existential discomfort for the majority, partly because people lack reference points.

The information that comes through TV and social media is, on the whole, completely unreliable: it is contradictory and often based on a faithful adherence to an ideology. The words of the politicians in charge and their helpers are mandates; their words are truths lowered from overhead that are contradictory because politicians deny themselves without a moment of remorse or admission of guilt.

We live in "cognitive dissonance," a state of confusion of the human mind that leads the individual and the masses to regress to previous stages of the evolution of the reason, which is the child one.

In other words, when we live in a situation that rationally is not sustainable and without a solution because of hopeless conflict, our mind regresses to a child state. We ideally put ourselves in the hands of parental authority, which will solve the problem. Symbolically, we give this parental authority to those who govern us because reality has lost all sense, and therefore we have no choice but to rely on someone.

We can choose who we prostitute ourselves to; for example, some suitable authorities might be: the prime minister of the moment, any religious leader, the head of some cult, an angel, a demon, a lover, an alien, the office manager, our executioner, etc. Anyway, we sell our souls, replacing our conscience with someone else's.

From this point of view, asking God for help is just as childish and dangerous as asking Satan for help.

The alternative is to reject all faiths except faith in ourselves. This choice is the most challenging since it requires a lot of awareness and, in any case, it can lead to martyrdom, abandonment, social exclusion, loss. However, the similar attracts the similar, so, in reality, we are never alone.

(December 18, 2021)

Pillole di Psicologia - Non esiste una parola in tibetano per "bassa autostima"

Mia traduzione, con note tra parentesi e una precisazione linguistica in calce, di un paragrafo di "The one where I asked the Dalai Lama a question":

[...]

Una volta, molti anni fa [in una conferenza del 1990 a Dharmsala, in India, ndt], Sua Santità [Dalai Lama Tenzin Gyatso, ndt] era in riunione con un gruppo di terapeuti e insegnanti di meditazione occidentali.

Una di loro, Sharon Salzburg, gli chiese come poteva aiutare i suoi studenti con una bassa autostima.

«Bassa autostima? Che cos'è?» - chiese Sua Santità - «Non ne ho mai sentito parlare».

Il suo traduttore cercò di spiegarglielo, il che non fu affatto facile perché non esiste una parola in tibetano per "bassa autostima". Alla fine ci riuscì.

Sua Santità era incredulo: «Sei sicura che i tuoi studenti abbiano questo [problema]?», le chiese in modo pressante.

Lei rispose: «Certo che ce l'hanno. In effetti, io stessa ne soffro».

Una tale risposta lo fece saltare in aria, a quanto pare. Puntò col dito tutti i presenti nella stanza: «Ce l'avete anche voi [questo problema]? Ce l'avete?».

Tutti fecero cenno di sì e lui disse: «Come potete avere una bassa autostima se possedete [tutti quanti] la natura di Budda?».

[...]

Per chi vuole approfondire, quanto accaduto è confermato e raccontato dalla stessa Sharon Salzburg sul suo blog, in questo articolo qui linkato del 1 novembre 2002.

Una precisazione linguistica: le fonti che ho trovato in inglese relative a questo episodio a volte usano l'espressione "self-hatred" (odio di sé), a volte "low self-esteem" (bassa autostima). In questo contesto, il significato è lo stesso. L'espressione "odio di sé", infatti, è usata raramente da psicologi e psichiatri, che di solito descrivono gli individui affetti da tale sentimento come "persone con scarsa autostima" (fonte). Credo che l'equivalenza tra "odio di sé" e "bassa autostima" sia un ulteriore motivo di attenzione.

(13 agosto 2021)

Pillole di discipline psicosociali - Dalla separazione all’unità

Vorrei cominciare questa breve riflessione con due frasi tratte da alcuni insegnamenti buddisti a me cari:

«Per adesso resta calmo e guarda cosa accade. E non andare in giro a lamentarti con altri di quanto ti sia difficile vivere in questo mondo. Un simile comportamento è del tutto sconveniente per un uomo saggio.» (tratto da “I tre tipi di tesori”, lettera di Nichiren Daishonin del 1277)

«La sfortuna viene dalla bocca e ci rovina, la fortuna viene dal cuore e ci fa onore» (tratto da “Gosho di Capodanno”, lettera di Nichiren Daishonin, anno non noto)

Già queste due frasi sono sufficienti, provo solo ad aggiungere una piccola considerazione riferita alla situazione attuale di noi italiani, che nell’ultimo anno, come popolazione, siamo riusciti a fare più di quattromila manifestazioni di protesta, anche con il nobile intento di attuare una “disubbidienza costituzionale”. Eppure siamo divisi? Anche le nostre famiglie sono spaccate?

Ogni evento della vita può e dovrebbe essere letto in maniera positiva. Se l’attuale disavventura può darci una lezione, forse è proprio quella di andare verso l’unità. Al di là delle separazioni ideologiche, è fondamentale plasmare la propria indole e comportamento.

Proviamo a parlare di meno, ad ascoltare, a non tentare di imporre una idea (anche perché sarebbe controproducente), a scoprire una “fiduciosa attesa” nell’apertura del cuore e dell’intelletto nostra e altrui, nell’accoglienza, nella pazienza.

Ragionare in “giusto e sbagliato” è una trappola, è la base di tutte le guerre e il rafforzamento proprio di ciò che si desidera combattere. E’ il contrario dell’unità, dell’amore, del rispetto, della conoscenza.

(9 agosto 2021)

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