Fidarsi e affidarsi all'Amore divino, non occorre altro

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Un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso». E Gesù: «Hai risposto bene; fa' questo e vivrai». Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: "Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno". Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' lo stesso».

Buon Samaritano (Francesco Galgani's art, November 17, 2024)
(November 17, 2024, go to my art gallery)

Tutto ciò che non è umiltà è menzogna

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L'idea di un "memento mori" (lett. "ricordati che devi morire") era profondamente radicata nella cultura romana. Quando un imperatore celebrava trionfante una vittoria, mostrando tutta la sua gloria per le strade di Roma, uno schiavo era incaricato di tenere una corona d'alloro sopra la sua testa e di ricordargli ripetutamente: "Tu sei solo un uomo, ricordati che devi morire". Anche se le parole esatte forse non erano queste, lo era il senso.

La nostra vera forza non è nell’ego, ma nell'anima che fa parte di una comunità di anime e che aspira di unirsi al tutto.

(15 novembre 2024)

Cos'è la fede?

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Dobbiamo assolutamente agire in noi stessi quando sentiamo una chiamata e lasciare che le cose intorno a noi facciano il loro corso. Questo è il distaccarsi, il non-controllare, perché tutto è perfetto. La nostra attenzione è rivolta al mistero, dove parole e pensieri svaniscono, pur rimanendo nella vita quotidiana e nel vivere sociale. In questo modo, siamo veramente nel "qui ed ora", la nostra mente ha smesso di saltare come una scimmia impazzita. Siamo invece come un mare calmo in una giornata serena, siamo un'oasi di pace nella quale scorre liberamente l'energia divina che tutto nutre e protegge. Diventiamo un tutt'uno con tale energia, perché ormai abbiamo smesso di bloccarla, abbiamo riconosciuto con cosa la negavamo a noi stessi, e ci stiamo trasformando.

Cos'è la fede? (Francesco Galgani's art, November 10, 2024)
(November 10, 2024, go to my art gallery)

Oltre il fare e l'essere, dove poniamo l'attenzione?

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Simili a un cane che si morde la coda, siamo ossessionati dalla domanda "Perché?", cui subito segue la sua gemella, non meno ossessiva, "Come?", nel senso di come fare per cambiare. Non a caso, tutte le propagande elettorali del mondo parlano sempre di "cambiamento", solitamente proponendo intenzioni irrealistiche, ma persuasive. Stesso discorso per la nostra mente, in cui sovente idee vagabonde fanno a gara in una propaganda elettorale continua, proponendo ciò che non c'è. Tali idee, tra l'altro, sono abili nel nascondere la loro origine.

In questo tumultuoso moto interno, comune alla maggior parte di noi, fatta eccezione per quei pochi che già da tempo si sono pacificati, la ricerca della felicità non è altro che la ricerca di risposte alle domande sbagliate.

Il primo inganno sta nel senso dell'esistenza, che nessuno mai ci spiega, o se lo fa nasconde interessi o bisogno di conferme, come nel caso del proselitismo religioso, dell'indottrinamento ideologico o del patriottismo coercitivo. In tutti questi casi, l'obiettivo è quello di sostituire la coscienza individuale con quella del gruppo, eludendo completamente di affrontare quale sia il senso dell'esistenza.

Questa assenza di spiegazioni è sostituita da indicazioni subliminali ma estremamente potenti. La propaganda neoliberista ci accompagna dalla culla alla tomba, convincendoci che la risposta al "nulla", cioè ad una vita di per sé senza significato se non quello del caso o del caos, sta nel "fare" e nell'"emergere", cioè competere in una guerra infinita per essere visibili. Le anime meno ingenue possono tentare di sostituire la priorità del "fare" con quella dell'"essere", salvo poi dover comunque sottostare alle necessità del vivere quotidiano che spingono in tutt'altra direzione. Del resto, "fare" ed "essere" si sovrappongono quasi come se fossero sinonimi nella ricerca della propria identità sociale.

Ma qual è il soggetto dei verbi "fare" ed "essere"? E' l'ego in eterna guerra con il mondo, anche nel caso delle persone più docili che mai ammetterebbero a se stesse una simile banalità, preferendola sotterrata nel punto più buio dell'inconscio. Ma anche se non lo ammettiamo a noi stessi, questo ego ci comanda, ci motiva, ci protegge dall'annientamento, inventando e insistendo con ostinata fedeltà ai suoi veri scopi. Si oppone alla ragionevolezza facile ai compromessi e spesso ci obbliga alla devianza e alla bizzarria, specialmente quando ci sentiamo non visti, non riconosciuti, non apprezzati, trascurati o contrastati. Questo, tra l'altro, è il motore dei cambiamenti nei costumi sociali, dell'originalità dei geni e di tutti coloro che innescano grandi cambiamenti o che storicamente li precedono.

In tutto ciò, di per sé, non c'è nulla di male, però prevale sempre un "Io", "Io", e ancora "Io" che mai troverà pace, né senso di se stesso.

Il grande inganno è che la felicità sia uno stato ideale dell'Io da raggiungere o che sia necessario "fare" qualcosa per essere felici. A conferma che si tratti di una suggestione fuorviante, basterebbe notare che la consapevolezza del senso della propria esistenza è già essa stessa felicità, perché è la risposta al perché dei perché, a quell'unica domanda essenziale che in tutti i modi scacciamo via con mille distrazioni, con il lavoro, con l'impegno sociale e familiare, con lo studio, con lo sport o, in alternativa, con un disimpegno rinunciatario da tutto ciò pari a quello di un clochard che va avanti per inerzia.

La vita è relazione e non esiste vita al di fuori della relazione, quindi il senso della vita è nella relazione, nella comunità terrena e in quella visibile solo con gli occhi della fede, nella qualità dei legami che costruiamo e nella gentilezza e attenzione con cui li curiamo. In questa "giusta attenzione" sta il senso delle nostre esistenze, che trascendono l'individualità e che si trovano all'interno di una grande rete di legami visibili e invisibili. Nessuna vita ha senso di per sé, perché di per sé non esiste. Non c'è nessun "fare" o "essere" da rincorrere. Esistiamo tutti insieme.

Anche l'eremita si relaziona, solitamente con la natura, con le divinità e gli angeli, e ciò gli è sufficiente per essere felice e in pace.

«Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.

Ad te solo, Altissimu, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare.

Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui; et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: de te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si', mi' Signore, per sora luna e le stelle: in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si', mi' Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento.

Laudato si', mi' Signore, per sor'aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si', mi' Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.

Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione.

Beati quelli che 'l sosterrano in pace, ca da te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si', mi' Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò scappare: guai a quelli che morrano ne le peccata mortali.

Beati quelli che trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no 'l farrà male.

Laudate et benedicete mi' Signore et ringratiate et serviateli cum grande humilitate.»

(Cantico delle Creature di San Francesco D'Assisi)

Inoltre:

«Non cercate la legge nelle vostre scritture, perché la legge è vita mentre la scrittura è cosa morta. […] Dio non scrisse le sue leggi sulle pagine dei libri ma nel nostro cuore e nel nostro spirito».

(Gesù, Vangelo Esseno della Pace)

(8 novembre 2024)

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