Fabbisogno di proteine: il mito della carenza e il rischio dell’eccesso
Cercando in rete, ognuno dà i suoi consigli sul fabbisogno quotidiano di proteine in un uomo adulto, che di solito è da 1g/kg/die in su. Per gli sportivi spesso i valori suggeriti vanno ben oltre, tipo 4,5g/kg/die per i body builders durante le competizioni.
Lo scopo di questo articolo non è quello di asserire verità, ma di porre dubbi, citando e linkando un paio di libri.
Per cominciare, riporto un breve estratto dal libro di Armando D'Elia "Miti e Realtà dell'Alimentazione Umana", per suscitare riflessioni su come il fabbisogno proteico umano non sia così assoluto e certo nel modo con cui viene presentato oggi. E se fosse molto inferiore?
«[...] Oggi, lo studio e le proposte per la soluzione dei problemi dell'alimentazione e della salute dei popoli non possono più restare affidati solo alla buona volontà e alle libere, ma disorganiche (ancorché benemerite), iniziative di singoli ricercatori. Esse sono infatti coordinate ed elaborate soprattutto da due grandi organismi internazionali che sono sotto l'egida dell' ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE (O.N.U.): ci riferiamo alla F.A.O. e alla O.M.S..
E' pertanto essenziale conoscere le posizioni di queste due grandi organizzazioni, che operano a livello mondiale, sulla basilare questione del reale fabbisogno umano di proteine.
Nel 1957 un Comitato congiunto di esperti ad alto livello della FAO e della OMS si pronunciò per un bisogno giornaliero di proteine di 1 grammo per chilogrammo di peso; quindi, per un uomo del peso dì 70 chili, 70 grammi di proteine al giorno, esattamente la metà di quanto nel 1890 Moleschott, Voit, Vierordt ed altri, della scuola tedesca di Monaco - come riferimmo in precedenza - avevano ritenuto di stabilire come fabbisogno proteico ottimale quotidiano (140 grammi, sempre per un uomo del peso di 70 kg.).
Tuttavia ricerche più approfondite sui reali bisogni nutrizionali dell'uomo e soprattutto la consapevolezza crescente dei danni arrecati dagli eccessi proteici, indussero molti ricercatori e studiosi a ritenere che tale quantità stabilita da FAO e OMS (1 grammo di proteine /pro die / pro chilo) fosse troppo elevata. Cominciarono quindi a delinearsi varie proposte riduttive di tale misura; alla fine, nel 1963, la FAO e la OMS concordarono di dirozzare anche la quota da loro stabilita nel 1957, portandola a gr. 0,5, misura ancora oggi vigente ufficialmente (quindi 35 grammi al giorno per un uomo del peso di 70 Kg) [attenzione: quando D’Elia scrive «misura ancora oggi vigente ufficialmente» si riferisce all’epoca in cui compone il libro, negli anni ’90].
Occorre però mettere in evidenza che la SCUOLA IGIENISTA (Albert Mosséri) ritiene sufficiente una quantità di proteine giornaliere pari a 21 grammi, corrispondenti, quindi, a gr. 0,3 per chilogrammo di peso, sempre per un uomo pesante 70 kg.
Abbiamo, così, evidenziato le tre date più significative del tormentato cammino della quantificazione del fabbisogno reale di proteine dell'uomo: 1890,1957, 1963.
E' necessario ora precisare cosa si deve intendere con l'espressione, ripetutamente da noi usata, "grammi... pro die... pro chilo".
E' ben noto a tutti i vegetariani (e di ciò parlammo a lungo nel capitolo introduttivo) che le proteine sono presenti in quantità più o meno grande, in tutti indistintamente i cibi, sia di origine vegetale che di origine animale e che pertanto è un errore ritenere che le proteine si trovino solo nel cosiddetto "piatto forte" (carnami, formaggi, uova), che si differenzia dagli altri cibi solo perchè contiene percentualmente più proteine.
Orbene, dato per buono un fabbisogno proteico giornaliero di 0,5 grammi per ogni chilogrammo di peso corporeo (FAO-OMS, 1963), l'espressione "pro die" significa praticamente che è sufficiente (per un uomo di 70 Kg. di peso) assumere, DURANTE 24 ORE, 35 grammi di proteine (0,5 x 70) per coprire il proprio fabbisogno proteico.
Ma, attenzione! Non dobbiamo dimenticare che se si supera tale conclamato fabbisogno dì proteine si può provocare l'insorgenza di un quadro morboso da eccesso proteico (iperproteinosi). Non ci si deve allarmare, invece, se nelle 24 ore si ingerisce una quantità di proteine inferiore a quella indicata da FAO-OMS (dieta ipoproteica); una tale dieta non potrà mai essere patogena. In sempre più numerosi ambienti medici si ritiene auspicabile, infatti, proprio una drastica riduzione dell'apporto proteico ai fini salutistici, specialmente dopo una certa età. Si badi bene che "ipoproteica" non vuol dire "aproteica" (totalmente priva di proteine), per il semplice fatto che è praticamente impossibile nutrirsi senza proteine, dato che non esiste, come vedemmo, alcun cibo privo di proteine. [...]»
A proposito dei 0,3g/kg/die così come riportati da D’Elia a partire dalle posizioni di Mosséri, il libro di Albert Mosséri "La salute col cibo - Ortotrofia" fa una critica durissima al modo con cui è calcolato il fabbisogno proteico umano. Provo a fare una sintesi di alcuni punti trattati in entrambi i libri citati:
1. Le raccomandazioni classiche sono sovrastimate
Autori come Angiolani, Chittenden e, riportandoli, D’Elia ricordano gli studi di Liebig e Voit, che avevano trovato nei muscoli quasi solo acqua e proteine e ne avevano dedotto che per avere muscoli bisogna mangiare carne. Secondo Voit, per anni si è ripetuto che l’uomo ha bisogno di circa 118 g di proteine al giorno; poi lui stesso dimezza la cifra, ma il messaggio non viene recepito. La scuola igienista riprende questa critica, Mosséri incluso.
Mosséri sottolinea che, qualunque sia la quantità ingerita, tutto ciò che supera il bisogno reale viene eliminato: le analisi dell’urina mostrano che la perdita di azoto cambia pochissimo tra chi fa lavoro fisico e chi fa lavoro mentale. Questo per lui significa che:
- la richiesta proteica è modesta;
- la differenza di bisogno proteico tra soggetti molto attivi e sedentari è sorprendentemente piccola.
D’Elia riporta molti dati su diete ricche di proteine animali e aumento di patologie (tumori, malattie cardiovascolari, ecc.), e su come i benefici aumentino quando si riducono insieme proteine e grassi.
2. Gli esperimenti che suggeriscono un fabbisogno minimo
Mosséri si appoggia soprattutto alle ricerche dello scienziato danese Hindhede:
- Durante la Prima guerra mondiale, Hindhede, come consigliere dietetico della Danimarca, impose per tre anni un’alimentazione frugale, povera di proteine, a milioni di persone. In un anno, la mortalità del paese scese del 40%. Hindhede ne concluse che il fabbisogno reale è estremamente modesto, molto inferiore alle tabelle ufficiali (D’Elia riporta valori teorici di 21g/die per la scuola igienista). Riguardo alla ridotta mortalità, comunque, in Danimarca non cambiò solo la quota di proteine, ma calarono anche alcool, zucchero, tabacco, ecc. Non è banale isolare la responsabilità di un singolo fattore. Andrebbe fatto anche un discorso più generale sulla restrizione calorica, per il quale rimando al video in calce.
- Hindhede nutrì anche quattro bambini con una razione proteica molto bassa: non solo non si ammalarono, ma divennero “ottimi atleti”.
Mosséri riporta anche le osservazioni di Hirschfeld, che racconta di aver svolto lavoro fisico molto pesante mangiando la metà delle proteine “indispensabili” secondo le tabelle ufficiali, senza perdere azoto, peso o forza.
Per Mosséri, tutto questo dimostra che il corpo umano:
- si adatta bene a quote proteiche molto inferiori a quelle generalmente prescritte;
- mantiene forza e resistenza anche con un introito che i manuali definirebbero insufficiente.
3. La natura come prova vivente
Mosséri insiste su un argomento “di buon senso”:
- Il vitello cresce rapidamente nutrendosi solo di latte che contiene circa 3,5% di proteine, e più tardi bruca erba, che ne contiene ancora meno: eppure costruisce ossa e muscoli imponenti.
- Grandi erbivori come mucche, cavalli, elefanti, gazzelle sviluppano forte muscolatura con cibi a basso tenore proteico, come erbe e foglie.
Mosséri cita anche esempi umani:
- in India, i riksha walla (conducenti dei risciò) trascinavano carrozzelle con una media di 60 km al giorno, pur essendo vegetariani, mentre gli inglesi trasportati mangiavano molta carne;
- in una gara di marcia in Germania, tra 15 carnivori e 8 vegetariani, i primi sei arrivati furono tutti vegetariani, molti carnivori non terminarono la gara. Hindhede commenta: un regime povero di proteine aumenta la resistenza e “non ho mai sentito dire che un grande mangiatore di carne abbia vinto una corsa su lunga distanza”.
Per Mosséri, la natura mostra che non serve un alto apporto proteico per forza, resistenza e sviluppo muscolare.
D’Elia, seguendo il medico tedesco Lahmann, insiste molto sui neonati umani e sul latte materno come esempio di alimento a bassissimo tenore proteico per una crescita armoniosa. Mosséri, da parte sua, richiama spesso gli esempi di vitelli e altri piccoli di erbivori.
D’Elia ricorda che il latte umano ha una carica proteica di circa 0,9%, contro il 3,5% del latte vaccino, e che con questo latte “povero” di proteine il neonato umano raddoppia e poi triplica il proprio peso.
4. Non quantità ma qualità e varietà delle proteine
Mosséri ricorda che il corpo non usa le proteine così come vengono mangiate: le scompone in aminoacidi, che servono per:
- crescita e riparazione dei tessuti;
- sintesi di enzimi e ormoni;
- formazione delle proteine del sangue.
Sottolinea però che:
- gli esperimenti vengono spesso fatti su topi con proteine isolate, chimicamente alterate; per Hindhede le proteine isolate “non hanno alcun valore” perché il processo di separazione le degrada; quindi molte conclusioni su “proteine complete/incomplete” sono fuorvianti;
- è l’insieme delle proteine provenienti da fonti diverse (cereali, leguminose, noci, verdure) a fornire il corredo completo di aminoacidi, anche se ogni singolo alimento è “imperfetto”;
- le verdure verdi, pur contenendo “poche” proteine, le forniscono di ottima qualità, adatte a colmare le carenze di semi e legumi, e sono ricche di vitamine e sali alcalini.
Ne deriva che non serve innalzare molto la quota proteica: è sufficiente una dieta vegetale variata per coprire l’esiguo fabbisogno di aminoacidi. Una dieta basata su frutta, verdure a foglia e una quota moderata di semi e legumi copre l’esiguo fabbisogno proteico. Per completezza, comunque, sia D'Elia che Mosséri sono tiepidi e critici verso i legumi secchi come base della dieta: li ritengono molto concentrati, acidificanti, da usare con molta prudenza.
5. Perché troppa proteina fa male
Mosséri e D’Elia descrivono l’eccesso di proteine come qualcosa che logora rapidamente la salute, paragonandolo a una forma di intossicazione cronica:
- D’Elia dedica parecchie pagine ai danni da eccesso proteico: scorie tossiche, sovraccarico renale ed epatico, acidificazione, iperammoniemia, manifestazioni uricemiche (gotta, reumatismi), obesità, malattie cardiovascolari e tumorali;
- Mosséri elenca le tossine della cattiva digestione (fenolo, indolo, acido urico, ammoniaca, alcool, ecc.) che si producono per fermentazione/putrefazione intestinale.
6. Il ruolo della frutta e dei cibi poveri di proteine
Un altro tassello del ragionamento di Mosséri è la funzione “correttiva” di frutta e verdura:
- frutta (soprattutto agrumi) e verdure contengono pochissimi protidi, ma molte basi minerali e vitamine;
- durante diete a base di frutta, il corpo è costretto a bruciare le scorte accumulate di protidi e glucidi in eccesso, disintossicandosi e correggendo lo stato di acidosi tipico delle popolazioni civilizzate.
Il fatto che si possa vivere periodi più o meno lunghi quasi solo di frutta, per Mosséri, mostra ancora una volta che il fabbisogno quotidiano di proteine è modesto e facilmente coperto da un’alimentazione naturale non concentrata. Tuttavia, per Mosséri queste diete di sola frutta sono per una temporanea disintossicazione, non necessariamente il regime di tutti i giorni.
D’Elia collega anche il ruolo “correttivo” della frutta al fatto che, secondo lui, esiste una continuità naturale tra latte materno e frutta: i due alimenti avrebbero una funzione privilegiata nel nutrire l’uomo, dall’infanzia all’età adulta.
7. La “psicosi delle proteine” e il mito della carne
D’Elia parla esplicitamente di una vera e propria “psicosi da proteine”: ogni volta che si propone di ridurre o eliminare la carne, la prima obiezione che sente è la famosa domanda «... e le proteine?»
Secondo lui questa paura nasce da tre idee intrecciate:
- proteine = carne (come se i vegetali non ne contenessero);
- le proteine sarebbero “il” nutriente più importante, da privilegiare rispetto a tutti gli altri;
- più proteine = più salute e forza, soprattutto se sono proteine animali.
Nel suo libro mostra invece che:
- le proteine sono ubiquitarie: ogni filo d’erba, ogni frutto, ogni seme contiene una quota proteica;
- il fabbisogno umano è relativamente modesto;
- l’ossessione per i cibi iperproteici (carne, latticini, uova) è alimentata anche da ciò che lui chiama “venditori di proteine animali”: allevatori, industrie della carne, lattiero-casearie, del pesce, degli omogeneizzati, ecc., che hanno tutto l’interesse a mantenere alta la domanda.
In questo contesto D’Elia riporta la sintesi di T.C. Fry su tre grandi miti proteici:
1. «Per godere buona salute bisogna mangiare carne»
L’idea è che la carne sarebbe la “miglior fonte” di aminoacidi, quasi indispensabile. D’Elia osserva che, se guardiamo al mondo animale, i grandi animali da lavoro (buoi, cavalli, elefanti…) vivono e sviluppano muscoli notevoli mangiando solo vegetali, e che anche i carnivori, in natura, non vivono di sola carne ma assumono regolarmente parti vegetali.
2. «In ogni pasto devono esserci tutti gli aminoacidi essenziali»
Questo mito deriva dalla teoria dell’“aminoacido limitante”. D’Elia la presenta come un costrutto teorico lontano dai fatti: nella pratica, una dieta vegetale variata fornisce nel tempo tutti gli aminoacidi necessari, senza bisogno di combinazioni precise a ogni singolo pasto.
3. «Una dieta altamente proteica è salutare per l’uomo»
Fry, citato da D’Elia, nota che la famosa soglia di 1g/kg/die finisce per essere ripetuta come dogma e usata per giustificare regimi molto proteici, mentre in realtà, per un adulto con attività moderata, basterebbe circa metà di quella quota. Sostenere che tutti abbiano bisogno di “alte proteine” significherebbe, per lui, normalizzare abitudini alimentari che i dati epidemiologici collegano a maggior rischio metabolico e cardiovascolare.
Questa “psicosi” non riguarda solo la salute individuale ma anche l’immaginario collettivo: D’Elia parla di un vero “mito della fame di proteine” su scala planetaria, usato per presentare come inevitabile l’espansione degli allevamenti e la necessità di “produrre sempre più proteine animali”, mentre gli studi agronomici da lui citati mostrerebbero che le proteine vegetali disponibili sarebbero più che sufficienti a nutrire una popolazione mondiale ben superiore all’attuale, se usate direttamente per l’alimentazione umana.
D’Elia nota inoltre che i casi di vera carenza proteica descritti in letteratura riguardano quasi sempre situazioni estreme (guerre, carestie, malattie) e spesso problemi di assimilazione, non persone sane che mangiano “troppo poca carne” nella vita di tutti i giorni.
Detto ciò, ringrazio coloro che hanno avuto la pazienza di leggere fino a qui. Le tabelle proteiche ufficiali derivano da errori concettuali e da esperimenti poco realistici? O peggio da meri interessi delle lobby della carne, ovvero dell'insieme di imprese e organizzazioni legate alla produzione, trasformazione e vendita della carne, che cercano di influenzare le decisioni politiche, economiche e l’opinione pubblica a favore dei propri interessi?
Leggendo D’Elia e Mosséri, viene voglia di chiedersi se il margine di sicurezza che ci hanno dato sulle proteine non sia diventato, di fatto, un’abitudine all’eccesso. Abitudine, tra l'altro, incompatibile con uno stile di vita basato su una sana restrizione calorica senza malnutrizione. A tal riguardo, suggerisco una visione del video seguente "La restrizione calorica è veramente l'elisir di lunga vita?" del prof. Luigi Fontana:
(16 novembre 2025)
Vaccini a mRNA COVID-19: 245 fonti sul rischio oncologico (cancro)
Un'analisi approfondita della letteratura attuale (245 fonti scientifiche) mostra che l'infezione da SARS-CoV2 e le vaccinazioni (multiple) con LNP-mRNA potrebbero suscitare un effetto di promozione del cancro attraverso diversi meccanismi, tra cui l'interruzione dell'immunosorveglianza e l'induzione dell'infiammazione nel microambiente tumorale, l'interruzione del controllo dell'autofagia, l'interruzione delle vie oncosoppressorie e l'attivazione dei recettori chinasi coinvolti nella proliferazione cellulare, nella migrazione cellulare e nell'EMT.
Un ruolo importante in questi eventi è svolto dalle proteine Spike, che possono portare alla down-regulation dell'ACE2 protettivo e alla concomitante attivazione del percorso AXL. Questi eventi potrebbero combinarsi e attivarsi in modo ridondante nei pazienti vaccinati che hanno contratto l'infezione più volte, e in un tempo relativamente breve.
Questa spiacevole situazione (effetto cocktail) determinerebbe un sinergismo dei danni e delle alterazioni causati dal virus e dall'mRNA pro-vaccino, che può portare a un effetto "catastrofico": il cancro.
Questo scenario sarebbe più probabile nei pazienti oncologici e negli individui con cancro non diagnosticato, e ancora di più negli individui suscettibili al cancro a causa di difetti genetici predisponenti.
Segue la ricerca scientifica del dott. Ciro Isidoro, intitolata: "Vaccini a mRNA contro SARS-CoV2 e anti-COVID-19: esiste un plausibile legame meccanicistico con il cancro?", pubblicata il 28 ottobre 2025
PDF in italiano: vaccini-covid-cancro-italiano.pdf (fonte)
PDF in inglese: vaccini-covid-cancro-inglese.pdf (fonte)
(8 novembre 2025)
Dieta e depressione, cibo e umore, alimentazione e salute mentale
Quanto mangiamo e beviamo può influenzare come ci sentiamo. Negli ultimi anni, studi osservazionali, trial clinici e meta-analisi hanno collegato alcuni modelli alimentari a maggior irritabilità o sintomi depressivi, e altri a un maggiore benessere psicologico.
Vediamo alcuni esempi che possono darci indicazioni, fermo restando che la cosa più importante è imparare a conoscere se stessi.
1) Associazioni con irritabilità, malessere o depressione
Alimenti ultra-processati (UPF)
- Umbrella review (BMJ, 2024): alta esposizione a UPF associata a maggior rischio di “common mental disorders” (oltre a molte altre patologie). Leggi lo studio.
- Coorte Nurses’ Health Study II (JAMA Network Open, 2023): quintile più alto (>8,8 porzioni/die) vs più basso (<4) = HR 1,49 per depressione (definizione “strict”); componenti più associati: bevande con edulcoranti (HR 1,37) ed edulcoranti (HR 1,26). Dettagli.
Bevande zuccherate e “diet” vs caffè/tè “senza nulla”
Studio prospettico su 263.000 anziani USA: più bevande zuccherate, soprattutto “diet”, = rischio più alto di depressione; caffè senza dolcificanti = rischio più basso. Leggi lo studio.
Indice glicemico / carico glicemico elevati (raffinati, zuccheri)
Women’s Health Initiative (2015): diete ad alto IG associate a maggior rischio di depressione in post-menopausa. Articolo.
Fast-food e prodotti da forno industriali (grassi trans, ecc.)
- Coorte spagnola SUN (2012): consumo elevato associato a rischio più alto di depressione. Scheda PubMed · Versione rivista
Caffeina (dose alta) e ansia; energy drink
- Meta-analisi (2024): >400 mg/die di caffeina associati ad aumento del rischio di ansia. Testo completo.
- Coorti su giovani adulti: maggior consumo di energy drink associato a più ansia (cross-sectional) e peggioramento nel tempo (longitudinale). Studio 1 · Studio 2
Alcol e salute mentale
Analisi bidirezionale (2024): bere alcol e sintomi depressivi si influenzano reciprocamente nello stesso individuo. Approfondisci.
2) Associazioni con benessere psicologico o “calma”
Frutta e verdura
- UK + Australia, studi longitudinali: aumenti di porzioni predicono maggior felicità e soddisfazione entro 24 mesi. Articolo · Open-access
- RCT (14 giorni) in giovani adulti a basso consumo: più frutta/verdura = ↑ vitalità e flourishing. Dettagli
Pattern mediterraneo
- RCT SMILES (2017): consulenza nutrizionale verso dieta mediterranea migliorò significativamente i sintomi vs controllo. Studio · discussione/repliche: 1 · 2
- RCT AMMEND (2022): giovani uomini con depressione: dieta mediterranea per 12 settimane = riduzione dei sintomi. Full text · PubMed
- Popolazione generale: maggiore aderenza a diete “sane” (Mediterranea/MIND/EAT-Lancet) si associa a meno depressione/ansia. Nat. Commun. 2024
Frutta secca a guscio (noci, mandorle, ecc.)
UK Biobank, 13.5k adulti senza depressione all’inizio: ≈30 g/die associati a −17% rischio di depressione (HR 0,83) a 5,3 anni. Articolo · PubMed
Fibre alimentari / integrazione di fibre fermentabili
- Meta-analisi (2023): +5 g/die di fibre = −5% odds di depressione negli adulti; associazione più forte negli adolescenti. Fonte
- Review (2024): evidenza osservazionale coerente, RCT ancora pochi/inconsistenti. Approfondimento
Pesce / omega-3
- Meta-analisi prospettiche: consumo di pesce e/o omega-3 inversamente associati al rischio di depressione (effetti modesti). Analisi 1 · Analisi 2
- In terapia (RCT): umbrella review (2024) — benefici piccoli e non sempre consistenti; possibili effetti quando l’integratore è EPA-predominante. Review · Coerente con
Probiotici / alimenti fermentati (“psicobiotici”)
- Volontari sani: probiotico multispecie ridusse la reattività cognitiva alla tristezza (marker di vulnerabilità depressiva). Studio
- fMRI: 4 settimane di latte fermentato con probiotici modificarono l’attività di reti cerebrali legate all’elaborazione emotiva. Testo completo · PubMed
- Meta-analisi 2023–2024: riduzione dei sintomi depressivi con probiotici (entità da piccola a moderata; eterogeneità alta). BMC Psychiatry · PubMed
Tè verde / L-teanina
- RCT (adulti sani, 4 settimane, 200 mg/die): ↓ ansia e depressione auto-riferita, ↑ qualità del sonno. Articolo
- Systematic review (2024): segnali di beneficio in popolazioni cliniche, necessari RCT più solidi. Review
- Per il tè come bevanda: meta-analisi osservazionali suggeriscono associazione inversa con il rischio di depressione, evidenza non univoca. Meta-analisi · Review 2023
Cacao / dark chocolate (flavanoli)
- Dati esploratori: cross-sectional NHANES (2019) — dark chocolate associato a minori odds di sintomi depressivi. Studio
- Piccoli RCT: effetti acuti/sub-cronici sui toni dell’umore. Esempio
Come nota finale, conta il quadro complessivo, non il singolo alimento.
E' importante ascoltare i propri segnali (sonno, energia, irritabilità), e provare cambiamenti graduali e sostenibili.
Di solito il malessere deriva da una molteplicità di cause. Pur per quanto l'alimentazione possa essere fortemente impattante, c'è molto altro da considerare. Anche i bisogni e le scelte alimentari personali possono andare ben oltre le ricerche qui presentate.
(2 ottobre 2025)
Nutrire il Corpo, Difendere l'Anima dai Parassiti Energetici
Una riflessione sulla relazione tra alimentazione, stati interiori e igiene energetica
Disclaimer: Questo articolo attinge a una vasta gamma di tradizioni spirituali, filosofiche ed esoteriche — dall’Ayurveda all’Alchimia occidentale, dal Vedānta alla Teosofia — senza la pretesa di rappresentare fedelmente una singola scuola di pensiero. I concetti qui presentati sono frutto di una libera sintesi interpretativa e non costituiscono verità dogmatiche.
Sfumature di un concetto invisibile
Nelle correnti esoteriche d’Oriente e d’Occidente ricorre l’immagine di entità sottili – talvolta chiamate “larve astrali”, “forme‑pensiero” o “parassiti energetici” – che proliferano dove il campo vitale umano si fa turbolento o stagnante. La tradizione descrive questi agglomerati come sedimenti emotivi condensati, capaci di attingere forza dalle frequenze più basse emanate dall’essere umano: paura, collera, senso di mancanza, compulsione, euforia incontrollata. Non è materia di microscopia, bensì di una simbologia antica che invita a osservare le pieghe invisibili della vita interiore.
Il pensiero esoterico si fonda su un principio essenziale: ogni cosa vibra secondo una scala di “densità” che ingloba corporeità, emozioni e pensieri. Ciò che è leggero, vitale, armonico si colloca verso l’alto; ciò che è greve, stagnante o caotico scende verso il basso. L’alimentazione interviene su questa scala più di quanto appaia: nutre i tessuti, certo, ma incide anche sul ritmo fisiologico, sul tono psichico, sul flusso dell'energia vitale.
“Ogni boccone è un atto magico”. Il cibo non fornisce soltanto calorie: veicola memorie, impronte ambientali, modalità di preparazione, intenzioni. Una pietanza coltivata senza pesticidi, raccolta con cura, cucinata in uno stato di quiete interiore, è più “luminosa” di un alimento industriale in cui risuonano fretta, chimica e sfruttamento. Consumare cibi ultraprocessati, e per di più in quantità eccessive o in uno stato emotivo agitato, aumenta la densità vibratoria dell’organismo e dà sostentamento ai parassiti energetici.
Il digiuno
Il digiuno è prima di tutto un atto di alleggerimento vibratorio: sottraendo per un intervallo di tempo il consueto flusso di materia al corpo, si sottrae anche la “materia prima” su cui le forme‑pensiero parassitarie amano sostare. L’assenza di cibo rompe la catena di stimoli‑risposta che ancora la psiche agli impulsi più densi: la frequenza complessiva sale, e con essa la naturale repellenza verso presenze capaci di proliferare solo in terreni appesantiti.
Il digiuno è una “forgia interna”. La forgia è il luogo dove il metallo viene sottoposto a calore intenso per essere purificato, ammorbidito e poi plasmato in una nuova forma. Allo stesso modo, il digiuno – nel suo significato esoterico e spirituale – è visto come un processo attraverso cui l'essere umano si sottopone a un “fuoco interiore”, non materiale ma psichico ed energetico.
Durante l’astensione dal cibo, l’organismo attraversa un periodo di disintossicazione, non solo fisica ma anche emozionale e mentale. Affiorano pensieri repressi, emozioni latenti, desideri non consapevoli. È come se la mancanza di stimolo esterno (il cibo) facesse emergere tutto ciò che normalmente resta sommerso nella quotidianità.
Durante il digiuno, le scorie emotive affiorano come bolle d’aria in superficie: paura della privazione, di non avere abbastanza (non solo cibo, ma anche affetto), antiche colpe, desiderio di consolazione. Quando si interrompe un’abitudine rassicurante, come mangiare, e ci si confronta con il vuoto, dietro a quel vuoto può emergere l’ansia di “non bastare”, di “non essere sostenuti”, di mancare qualcosa o a qualcuno, oppure semplicemente di non essere all’altezza. È un archetipo potente che il digiuno può far risalire alla coscienza. Per effetto di questa emersione, le larve astrali perdono la presa: il fuoco della consapevolezza, non più distratto dalla digestione, le consuma.
Naturalmente, tutto dipende da come scegliamo di stare con le emozioni che emergono: l’introspezione le scioglie, la fuga le lascia intatte.
Il digiuno, infine, è anche un rito: inizia con un’intenzione chiara, procede sotto la tutela di un respiro lento e pacifico, associato a meditazione, preghiere, camminate e altre attività consapevoli, e termina con un pasto di reintegrazione sobrio e benedetto. La cornice rituale funge da cerchio di protezione: ricorda che l’astinenza non è auto‑aggressione, bensì raffinazione dell’organismo e ampliamento del campo aurico. Così l’ascetismo alimentare non diventa terreno di nuove ossessioni – che sarebbero a loro volta nutrimento sottile per i parassiti – ma resta un gesto di libertà interiore, saldo e gentile al tempo stesso.
Trappole di appetito e stati d’animo
Il legame tra il gesto del nutrirsi e il piano sottile non si esaurisce nella materia ingerita: riguarda anche il "come" si mangia. Ogni episodio di alimentazione emotiva – la fame che placa l’ansia o riempie il vuoto‑noia – genera onde psichiche di bassa frequenza. Lo scenario tipico prevede un pensiero ricorrente (“serve zucchero subito”), tensione viscerale, soddisfazione effimera, calo di energia e senso di colpa. Il vortice alimenta un ecosistema perfetto per entità che prosperano in cicli ripetitivi. In quest'ottica, il parassita non è soltanto “qualcosa di esterno”, ma anche l’automazione interiore che si auto‑nutre di abitudini malsane.
Possiamo suddividere gli alimenti in categorie sottili. I cibi possono essere sattvici, tamasici e rajasici secondo la tradizione indiana:
| Categoria simbolica | Esempi culinari | Effetto descritto |
|---|---|---|
| Satvica (leggera, armonica) | Cereali integrali, verdure fresche di stagione, frutta matura, semi oleosi crudi | Eleva la chiarezza mentale, facilita la meditazione |
| Rajasica (stimolante) | Spezie piccanti, caffeina, cibi troppo salati | Accende il dinamismo, ma se in eccesso induce agitazione |
| Tamasica (densa, stagnante) | Carni conservate, fritti, alcol, alimenti raffinati | Rallenta i processi sottili, predispone all’inerzia |
Tale classificazione, letta con occhio contemporaneo, suggerisce che un’alimentazione predominante in cibi naturali, poco manipolati e assunti con sobria gratitudine mantiene il sistema vitale in una condizione di stabilità, sfavorevole agli ospiti parassitari.
Igiene energetica a tavola
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Ritmo consapevole
Masticare lentamente, respirare prima del primo boccone, posare le posate a ogni morso: semplici gesti che spostano l’atto del mangiare dalla compulsione al rito. Il ritmo calmo eleva la frequenza del momento presente, interrompendo le correnti emotive su cui i parassiti fanno leva. -
Presenza emotiva
Osservare le sensazioni che sorgono – desiderio, sazietà, nervosismo – senza giudizio, consente di disinnescare il circuito fame‑rilascio‑colpa. Lo sguardo lucido dissolve la nebbia vibratoria. -
Qualità dell’origine
Privilegiare prodotti locali biologici o biodinamici, scegliere metodi di cottura leggeri, evitare ingredienti la cui provenienza è connessa a sfruttamento o crudeltà. L’etica imprime una firma energetica al piatto. -
Gratitudine e benedizione
Molte tradizioni recitano un ringraziamento prima del pasto. Dirigere un pensiero di apprezzamento ristruttura la coerenza cardiaca e impregna l’alimento di un ordine informazionale che rende più difficile l’aggancio parassitario.
Il binomio “parassita‑cibo” include ingredienti immateriali: la digestione di esperienze, la trasformazione delle pulsioni, la salubrità dell’ambiente psichico. Contemplazione, respirazione profonda, esercizio fisico dolce, esposizione alla natura, arte e silenzio sono alimenti dell’anima; privarsene impoverisce le difese sottili ed espone l'anima alle larve, ai parassiti, ai demoni.
Conclusioni
La visione esoterica non pretende conferma empirica dalle scienze di laboratorio, pur dialogando talvolta con la psicologia e la psiconeuroendocrinoimmunologia, dove stress cronico e infiammazione sistemica riflettono – con linguaggio biochimico – ciò che l'esoterico interpreta come l'azione di parassiti.
Il legame tra parassiti energetici e cibo si muove sul crinale fra metafora e realtà sottile. La questione non si risolve nella sola liberazione da entità invisibili che si nutrono delle nostre energie ed emozioni più basse, ma esige un duplice impegno: erigere confini sottili che ci proteggano da tali presenze e, insieme, coltivare una vigilanza interiore capace di dissolvere le ombre psichiche prima che si addensino.
Una dieta equilibrata, assunta con misura, sobrietà e accompagnata da digiuni e da gesti di consapevolezza, diviene uno scudo naturale: nutre il corpo, rischiara la mente, e preserva l’intimo nucleo di energia da mendicanti invisibili in cerca di emozioni distruttive e pensieri negativi.
Il piatto quotidiano, allora, smette di essere un semplice carburante e si trasforma in un atto poetico di difesa e di celebrazione della vita.
(17 aprile 2025)
Dimostrato che evitare i vaccini è la "misura sanitaria" preventiva più importante
Download copia dello studio scientifico: vaccini-malattie.pdf (15 novembre 2022)
Fonte: Garner, Joy. "Health versus disorder, disease, and death: Unvaccinated persons are incommensurably healthier than vaccinated." International Journal of Vaccine Theory, Practice, and Research 2.2 (2022): 670-686.
DOI: https://doi.org/10.56098/ijvtpr.v2i2.40
Mia traduzione delle conclusioni:
N.d.t.:
- CGS: Sta per Control Group Survey (Indagine sul gruppo di controllo). Si tratta di un'indagine condotta su un campione rappresentativo di individui non vaccinati negli Stati Uniti, che mira a confrontare gli esiti di salute a lungo termine tra popolazioni vaccinate e non vaccinate. I dati raccolti dal CGS sono utilizzati per evidenziare differenze statistiche significative negli esiti di salute.
- CDC: Rappresenta il Centers for Disease Control and Prevention. È l'agenzia di sanità pubblica degli Stati Uniti, che monitora e analizza le condizioni di salute pubblica, sviluppa linee guida e promuove campagne di vaccinazione. Nel contesto del documento, il CDC è citato sia come fonte di dati epidemiologici che come ente che promuove le politiche vaccinali.
In genere si sostiene che le persone non vaccinate hanno tassi più elevati di infezione da malattie “prevenibili da vaccino” rispetto a quelle vaccinate, ma in questo caso è dimostrato che i non vaccinati hanno tassi più bassi di danni che portano a malattie, disabilità e morte. Se l'obiettivo finale delle vaccinazioni fosse quello di prevenire danni, disabilità e decessi (e non sembra essere questo il caso), è evidente che hanno fallito. Al contrario, hanno aumentato drasticamente le condizioni di salute mortali e i decessi associati. Nel complesso, non c'è motivo di dubitare dei risultati essenziali del CGS: le persone che evitano i vaccini e l'iniezione di vitamina K sono molto più sane di quelle che accettano la falsa narrativa promossa dal CDC. I vaccini non salvano milioni di vite e non sono sicuri. Sebbene le infezioni da agenti patogeni che sono obiettivi del vaccino non fossero al centro dell'attenzione del CGS, è difficile credere che queste infezioni possano portare a esiti peggiori rispetto alle condizioni che le persone acquisiscono dopo aver ricevuto i vaccini che dovrebbero prevenirle.
[N.d.t.: Detto in termini più semplici e diretti, i problemi di salute causati dai vaccini superano quelli delle infezioni che dovrebbero prevenire. Suggerisco un confronto con "Medico radiato?! Secondo 153 medici italiani i bambini non vaccinati sono quelli più sani (lettera aperta al Presidente dell'Istituto Superiore di Sanità)"]
Il CGS ha messo in luce il fatto che la “misura sanitaria” preventiva più importante che chiunque possa adottare per ridurre il rischio di malattie e disturbi invalidanti e mortali è semplicemente evitare l'esposizione ai vaccini e a tutti i prodotti farmaceutici correlati. Secondo i dati presentati qui, evitare questi prodotti riduce il rischio di qualsiasi condizione cronica in età adulta a meno del 5%. Ridurre il rischio di patologie croniche dal 60% (se ci si espone ai vaccini) al 5%, evitando tutti questi prodotti farmaceutici, è chiaramente una scelta di salute saggia. A mio avviso, non c'è dubbio che i vaccini siano in grado di causare una distruzione progressiva e a lungo termine della salute e che possano anche causare la morte. L'unica domanda che rimane, a cui ora il CGS ha risposto, è: quante sono le vittime? I grafici del Gruppo di Controllo dimostrano quante vittime ci sono state nel 2020, e questo prima dell'introduzione della nuova tecnologia, scarsamente valutata, utilizzata nei vaccini COVID-19. I vaccini danneggiano gravemente il sistema immunitario della maggior parte delle persone che vi sono esposte, causando così queste condizioni invalidanti e mortali, la maggior parte delle quali conduce a una morte precoce. Per concludere, basta osservare i risultati dei richiami multipli con le iniezioni di mRNA COVID-19 per capire che questi vaccini in particolare, i più costosi e i più distribuiti nella storia del mondo, non solo non sono sicuri, ma, in ultima analisi, sono notevolmente inefficaci nel prevenire sia la malattia da virus SARS-CoV-2 sia la morte dopo essere stati infettati e iniettati più volte con un vaccino COVID-19.
(26 dicembre 2024)
Mangiare insetti, ma che bontà! Peccato che non sia né utile, né sostenibile...
«Mangiare insetti fa bene o fa male? E’ sano? Sono buoni?»
Se fossero queste le domande, secondo me saremmo fuori strada.
«Che visione abbiamo dell’essere umano, della salute, del suo rapporto con le altre persone, con gli animali, con la natura? Vogliamo continuare ad avere rapporti basati sulla violenza?»
Queste, forse, sarebbero domande più appropriate. Fa più ribrezzo, disgusto e dolore al cuore l’uccisione di un vitello, di un grillo o di un organismo prodotto in laboratorio (la cosiddetta “carne sintetica”)? In tutti e tre i casi, nessuna di queste azioni è necessaria, né salutare, né utile, né appropriata per la nostra biologia, né tanto meno per l’ecologia. Questo, almeno, è il mio sentire.
Ciò premesso, segnalo la seguente newsletter di SSNV:
Farina di grillo: perché non è né utile né sostenibile
https://www.scienzavegetariana.it/mail/news-comunicato-farina-grillo.html
Trovata proteina spike vaccinale nel sangue dei non vaccinati
Il fatto che la proteina spike vaccinale sia stata trovata nel sangue dei non vaccinati è riportato al minuto 20esimo del video in calce.
Questa è un'informazione per il momento rara da trovare, come del resto sono rare le informazioni che già in altre occasioni, nel corso degli anni, ho appreso tramite Loretta Bolgan. Ho scelto di rilanciare questa notizia perché mi sembra veramente il caso di finirla con il mito della “purezza”, in un senso o nell’altro. Mi sto riferendo alle contrapposizioni tra pro-vax e no-vax. Smettiamola. Quando c'è un problema di salute mondiale, in questo caso creato tramite i vaccini, direttamente o indirettamente riguarda tutti. Segnalo a tal riguardo i due documentari "Invisibili" e "Vaxxed", e l'intervento integrale di Masanori Fukushima, professore emerito all’Università di Kyoto in una sessione col Ministero della Salute del 25 novembre 2022.
Il video è del 27 dicembre 2022 e l’intervista tocca vari argomenti, che nel complesso ruotano attorno al problema dei danni da vaccino.
fonte: https://100giornidaleoni.it/tv/la-velocita-della-ragione-con-loretta-bolgan/
Intervista a Loretta Bolgan
Gli invisibili - Documentario di Natale sugli effetti dei vaccini covid
Dentro ciascuno di noi c’è una fiammella, un piccolo fuoco che brucia, incessante, esattamente dov’è il nostro cuore. E’ come un caminetto sempre accesso. Quel fuoco è l’Amore, ed è anche la Vita stessa. Amore e Vita sono la stessa cosa.
Riporre la nostra attenzione su questo fuoco vitale, amorevole e unificante, è una sana alternativa al proliferare delle idee e dei giudizi. Questa è la strada per superare le divisioni.
Tra poco sarà Natale. Il mio invito è ad approcciarsi a questo documentario con il cuore in mano, piuttosto che con rabbia o giudizi. Stesso discorso con i nostri cari e con le persone vicine. Riuscire ad essere "pacifica amorevole presenza e attenzione" per chi ne ha bisogno, per chi ce la richiede, è il più bel regalo di Natale che possiamo fare sia a noi stessi sia a chi è vicino a noi. Del resto, è il più bel regalo per ogni giorno dell'anno.
C'è tanta, troppa, sofferenza tra di noi. Cerchiamo di curarla, di alleviarla, e mai, assolutamente mai, di aggravarla con inutili divisioni.
(11 dicembre 2022)
fonte: https://invisibili.playmaster.it/
Genere: documentario
Anno di produzione: 2022
Paese di origine: Italia
Durata: 91’46”
Regia: Paolo Cassina
Collaborazione alla regia: Alessandro Amori
Collaborazione alle musiche: Nicola Bottos
Produzione: Playmastermovie
Nessuno dovrebbe essere forzato ad un trattamento farmacologico, come in questo caso un vaccino, che può essere gravemente dannoso, invalidante e talvolta letale. Le vessazioni, le prepotenze e il clima di odio in ambito lavorativo, familiare, scolastico, sportivo e, più in generale, sociale, hanno creato danni a cui non è più possibile porre rimedio. Però possiamo informarci e capire meglio cos'è successo, così da avere un po' più dubbi prima di dar fiducia a chi ci ha fatto tanto male.
Questo documentario riporta testimonianze di chi ha subito effetti avversi del vaccino covid19, con interviste anche a medici e professionisti della salute.
Solo in Europa ci sono stati milioni di reazioni avverse, anche gravi, e migliaia di decessi tutti documentati, di cui i media mainstream non parlano o parlano in minima parte, minimizzando la portata reale del fenomeno. La sensazione è che le istituzioni vogliano quasi far sparire queste persone rendendole invisibili. Da ciò, il titolo del documentario.
Per maggiori informazioni: https://invisibili.playmaster.it/
Ti ricordo che in questo blog ho pubblicato nel 2019 un documentario sugli effetti gravemente invalidanti, con danni neurologici, delle vaccinazioni pediatriche, intitolato "Vaxxed".
Infertilità e aborti da vaccino - Documentario di Children's Health Defense (giugno 2022)
Un film del pluripremiato regista Andy Wakefield, di Robert F. Kennedy Jr. e di Children's Health Defense, che illustra l'agghiacciante storia di donne africane a cui è stata tragicamente tolta la fertilità attraverso un programma sperimentale di vaccinazione antitetanica. Il prossimo passo saranno (o già sono) le donne di tutto il mondo?
In questo film-documentario di mezz'ora, scopriamo:
- La storia agghiacciante e straziante di come un esperimento di controllo della popolazione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), con il pretesto di un programma di vaccinazione, abbia portato alla sterilizzazione di milioni di donne in Africa senza che queste ne fossero a conoscenza o avessero dato il loro consenso.
- Come la capacità di portare a termine una gravidanza sia stata tragicamente tolta a queste donne mentre il governo cercava di insabbiare le prove.
- Un coraggioso medico keniota - il dottor Stephen Karanja - che ha avvertito il mondo che una volta che avranno finito con l'Africa, verranno per i bambini e per tutti gli altri nel resto del mondo.
- Prospettive di esperti di primo piano che esprimono le loro preoccupazioni riguardo ad altri vaccini che potrebbero causare infertilità nelle donne di tutto il mondo, tra cui l'iniezione COVID.
Se stai cercando informazioni specifiche sul vaccino per il COVID-19, ti segnalo inoltre:
- "Uno studio rileva che la vaccinazione Covid-19 aumenta il rischio di aborto spontaneo del 1517% (cioè di 16 volte)"
- "Pfizer e i regolatori del settore farmaceutico hanno nascosto i pericoli della vaccinazione Covid-19 durante la gravidanza perché uno studio ha rilevato un aumento del rischio di difetti alla nascita e infertilità".
fonte del video seguente, con maggiori informazioni:
https://infertilitymovie.org/infertilita-unagenda-diabolica-italiano/