Cyberbullismo

Vedi anche:
Cyberbullismo - Lettura e premiazione poesia
(di Francesco Galgani, Cipressino D'Oro 2018)


Cyberbullismo

Non fu la tecnologia,
che gioie porta via,
a infliggermi il dolore
d'un pugnale nel cuore...

Non fu quel mortal video,
tra mostri condiviso,
a tagliarmi le vene
tra atroci pene...

Fu quel branco
che troppo m'ha deriso
senza mai capire
cosa avessi in viso,

fu quel silenzio
d'un'agonia celata
che m'inflisse la croce
d'esser sempre sbagliata.

Nel togliere il disturbo,
per sempre scomparendo,
mai avrei immaginato
quel che stava avvenendo:

quando il cuore si fermò,
la Luce m'incontrò,
avvolgendomi d'un calore
che sapeva d'Amore,

mostrandomi i vostri cuori
e la guerra che li logora...

se prima li avessi visti,
sarei tra i vivi ancora.

Ora sento la sofferenza
che tutto il mondo consuma,
è un fuoco che divampa
di creatura in creatura:

vorrei far qualcosa,
ma ora tocca a voi
gettare acqua pura
su tutta questa arsura.

Se ancor vorreste
potermi incontrare,
imparate quell'Amor
che sposa il Rispettare,

e che con Pace interiore
sa Dialogare:

ogni volta che accarezzerete
un fiore con Amore,
io sarò quel fiore...

ed entrerò
nel vostro Cuore.

(Francesco Galgani, 22 ottobre 2016)
https://www.galgani.it/poesie/index.php/poesie/634-cyberbullismo

Verso la Pace... tra pessimo e ottimismo

Mi è già capitato più volte di essere etichettato come “pessimista” da parte di alcuni miei lettori, a cui evidentemente non sono riuscito a trasmettere il senso e le intenzioni del mio scrivere. In effetti, per “entrare” in molti miei articoli e nelle mie poesie, servono tempo ed interesse, ed una prima lettura potrebbe non bastare.

Riflettendo su queste cose, una persona cara mi ha chiesto se mi considero un “realista”: non è nemmeno questa la mia posizione, per almeno due motivi. Il primo è che di solito sono proprio i pessimisti a considerare se stessi come realisti. Il secondo è che non esiste un'unica realtà, ma tante realtà: nessuno possiede la realtà, ma al massimo può riuscire a vedere una parte di essa, come esemplificato dalla parabola buddista dei ciechi e dell'elefante (per chi non la conosce, la riporto in calce).

Piuttosto, mi ritengo un instancabile e inguaribile “ottimista”, perché credo fermamente che con i miei scritti sto contribuendo alla costruzione di un futuro migliore per tutti. Anche quando critico, anche quando lo faccio aspramente e con toni severi, in cuor mio c'è sempre l'intenzione di suscitare una reazione propulsiva verso un cambiamento interiore, che parta dalla consapevolezza delle tematiche oggetto delle mie denunce: è mia ferma convinzione che più noi cittadini saremo consapevoli del mondo in cui siamo inseriti e delle scelte dei potenti, e maggiore sarà la nostra possibilità di farci protagonisti del presente e del futuro. Mentre i mass media fanno di tutto per gettarci nell'apatia, nel senso di impotenza e nella disperazione, inculcandoci falsità e gettando nella spirale del silenzio ciò che più di tutto sarebbe urgente conoscere, io provo a muovermi in una direzione diametralmente opposta. La Fede trasmessami dal mio maestro Daisaku Ikeda mi dà la certezza che nessuna delle mie parole andrà sprecata e che quel che scrivo oggi potrà toccare molte persone anche in un futuro molto lontano. Io ho una grande fiducia nelle persone: anche quando scrivo che le attuali direzioni dello sviluppo tecnologico e dell'economia ci stanno portando via tutto, anche la nostra dignità, è proprio perché mi sto appellando a quel senso di dignità e a quell'amor proprio che ciascuno di noi dovrebbe avere.

Nei miei articoli, spesso invito ad attente riflessioni. E lo faccio anche adesso: quando denuncio qualcosa, è sempre finalizzato ad indicare, più o meno esplicitamente, una strada da percorrere.

E se a fine giornata, dopo aver consumato le mie energie per scrivere un articolo o una poesia, togliendo tempo ad altre attività comunque rilevanti per il mio vivere, benedico tutto ciò con una preghiera affinché da questo seminare nascano buoni frutti, è perché questa è la mia Fede.

Solo chi è così folle da credere di poter cambiare il mondo, alla fine lo cambia per davvero. Io credo di poter cambiare il mondo, ma non da solo, insieme a tutti voi. Ciascuno di noi ha un talento: vorrei che unissimo le nostre capacità per andare insieme verso la Pace.

Francesco Galgani,
18 ottobre 2016

Buddismo e Società n.92 - maggio giugno 2002
http://www.sgi-italia.org/riviste/bs/InternaTesto.php?A=162&R=1&C=92

Speciale Fiabe buddiste

I ciechi e l'elefante

La NATO ci sta trascinando verso la guerra - NO GUERRA, NO NATO!

NATO LEGAL TERRORISMVedi anche: Verso la Pace... tra pessimismo e ottimismo

Nota: la fotografia qui a destra ha fatto il giro della Rete, ma non so dove sia stata scattata né in quale occasione. L'ho scelta per stimolare una riflessione, ma assolutamente fuori da ogni logica di dividere il mondo in "buoni" e "cattivi", non è questa la mia intenzione. Siamo tutti esseri umani e abbiamo tutti paura della violenza: questo è ciò che ci accomuna, al di là della nazione, della cultura o dell'etnia.

In un mio precedente articolo, avevo pubblicato la poesia-denuncia "La patologia della democrazia", con alcune importanti noti in calce: vorrei invitarvi a rileggerla nuovamente, grazie.

In tale poesia invitavo ad un urgente cambio di governo: mi riferivo innanzitutto al governo dei nostri cuori, delle nostre anime, perché il cambiamento della società richiede innanzitutto la trasformazione interiore di chi ne fa parte. Il primo amore a cui mi riferivo nella poesia è quello delle nostri madri, simbolo di vita e di protezione della vita. Tutto ciò, però, non significa chiudere gli occhi a che cosa stanno facendo le istituzioni nazionali e internazionali, anzi, servono più che mai cittadini consapevoli per tenere sotto controllo i potenti e avere la saggezza di capire chi merita il nostro sostegno e chi no.

La situazione attuale è molto grave, ci sono tutti i segnali che ci stiamo avviando ad una guerra devastante. Avevo già denunciato che da quest'anno sono aumentate significativamente le spese militari e l'acquisto di nuove armi. Più in dettaglio, sul sito "No Guerra No NATO", in cui è presente una petizione online per uscire dalla NATO, leggiamo:

«L’Italia, facendo parte della Nato, deve destinare alla spesa militare in media 52 milioni di euro al giorno secondo i dati ufficiali della stessa Nato, cifra in realtà superiore che l’Istituto Internazionale di Stoccolma per la Ricerca sulla Pace quantifica in 72 milioni di euro al giorno.
Secondo gli impegni assunti dal governo nel quadro dell’Alleanza, la spesa militare italiana dovrà essere portata a oltre 100 milioni di euro al giorno.
È un colossale esborso di denaro pubblico, sottratto alle spese sociali, per un’alleanza la cui strategia non è difensiva, come essa proclama, ma offensiva.»

Queste informazioni sembrano confermate da altri fonti: chi vuole approfondire, può farsi autonomamente una ricerca in Rete. Secondo quello che ho letto, ci stiamo preparando ad una guerra contro la Russia. In un articolo de Il Sole 24 Ore di maggio 2016, leggiamo che: «l’Assemblea parlamentare della Nato ha invitato gli alleati a prepararsi a una risposta alla «potenziale minaccia» della Russia nei confronti di uno dei Paesi membri».

Basta cercare in Rete gli articoli contenente le parole "guerra" e "NATO" per scoprire che da più parti viene annunciata come imminente e inevitabile una guerra tra Europa e Russia. A me tutto ciò sembra una diabolica propaganda mediatica a favore di una nuova guerra. La guerra è e rimane un grave crimine e deve essere assolutamente evitata: chi ritiene che sia una cosa giusta, o è un mostro o è stupido (o entrambe le cose).

Proprio pochi giorni fa, sul blog di Beppe Grillo è stato pubblicato il messaggio "No ai soldati italiani al confine con la Russia #IoVoglioLaPace":

«Nell'Italia a sovranità zero di Renzi e del suo tutor Napolitano il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, può permettersi di venire a Roma per annunciare in un'intervista, lui al posto del governo, l'invio di un contingente di soldati italiani al confine con la Russia nel 2018. Solo dopo mezz'ora Pinotti e Gentiloni hanno confermato la notizia che i nostri militari saranno 150 e verranno dispiegati in Lettonia. Questa azione è sconsiderata, è contro gli interessi nazionali, espone gli italiani a un pericolo mortale ed è stata intrapresa senza consultare i cittadini. L'Italia non ci guadagna nulla e ci perde tantissimo. In termini di sicurezza nazionale questa missione rischia di esporre il nostro Paese al dramma della guerra. Ci riporta indietro di trent'anni ed alza nuovi muri con la Russia, che per noi è un partner strategico e un interlocutore per la stabilizzazione del Medio Oriente.
Con la follia delle sanzioni abbiamo perso in due anni 3,6 miliardi di euro: l'export italiano verso la federazione russa, infatti, è passato dai 10,7 miliardi del 2013 ai 7,1 miliardi di euro del 2015 (-34%). Lombardia (-1,18 miliardi), Emilia Romagna (-771 milioni) e Veneto (-688,2 milioni) sono le regioni che con il blocco alle vendite hanno subito gli effetti negativi più pesanti. Una mazzata pesantissima per un Paese che ha 10 milioni di poveri.
Adesso vogliono schierare i nostri uomini per provocare i russi e trascinarci nell'assurdità della guerra. Un altro fronte, oltre a quelli già aperti in Iraq, in Afghanistan, in Libia con i disastri che hanno creato. Renzi e Napolitano chinano la testa, ma l'invio di 150 uomini in Lettonia è inaccettabile. Chi pensa il contrario o non sa quello che fa o se ne frega degli italiani per altri interessi: delle due l'una. La Russia è un partner essenziale, non un nemico.
I cittadini vogliono pace e prosperità, questo governo di pavidi ci trascina verso la guerra e il disastro economico.
Nessun soldato italiano con il MoVimento 5 Stelle al governo sarà inviato al confine con la Russia, ma nel frattempo nessuno ha il diritto di giocare con la nostra pelle: #IoVoglioLaPace. Facciamoci sentire!
»

Io, come poeta e come blogger, non ho altro da aggiungere. Forse quei miei versi dove dico "ma un nuovo governo / d'urgenza servirebbe" andrebbero seriamente considerati... ma prima di tutto, servirebbero cittadini consapevoli. Seguono tre video, tutti sottotitolati in italiano, che consiglio di guardare con molta attenzione e su cui riflettere:

DOWNLOAD MP4


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Francesco Galgani,
17 ottobre 2016

La delusione di una tecnologia che dignità ci porta via...

Per prima cosa, ringrazio i miei lettori per la stima e per l’affetto che da voi ho ricevuto: quando mi scrivete, cerco sempre di rispondervi, con l’auspicio che nessuna e-mail finisca per disperdersi nella confusione che in Internet (e nel nostro povero pianeta) regna sovrana. Mi state aiutando a scoprire che non solo l’unico ad avere serissime perplessità nel rapporto con le novità tecnologiche del nostro tempo. Chi mi conosce e segue il mio blog, sa che ho scritto molto a tal riguardo, dalle mie due tesi di laurea “Solitudine e Contesti Virtuali” e “L’Era della Persuasione Tecnologica ed Educazione all’Uso della Tecnologia”, all’e-book “L'era della simulazione ovvero l'oscuro desiderio di essere sempre connessi”, scritto a quattro mani con il carissimo e saggio amico Giulio Ripa, a tante poesie e articoli su questo tema. Forse quei pochi che si sono veramente avventurati fino in fondo nei miei scritti hanno compreso le difficoltà e le preoccupazioni che ho provato ad esprimere a tutela del bene di tutti e del futuro della società, sviluppando un pensiero apparentemente semplice, ma al contempo articolato e complesso, come quello del maestro Richard Stallman, integrandolo con mie considerazioni e studi di carattere psicologico e sociale, anche avvalendomi delle opere e delle ricerche di altri pensatori e studiosi. Altre persone che mi conoscono, che sanno che uso pochissimo il cellulare (su cui non sono reperibile, è quasi sempre spento) o che conoscono la mia avversione per i social, si limitano a vedermi come un anti-tecnologico, come un estremista, o peggio ancora… fraintendendo completamente quello che io sono e persino accusandomi (ingiustamente) di giudicare quello che non conosco.
Ho lo stesso rispetto per la libera condivisione della conoscenza e per interazioni umane libere come ce l’ho per la forza di gravità: tutto ciò è “secondo Natura”. Ma, ahinoi, non è questa la direzione presa dalla Cultura e dall’attuale sviluppo tecnologico, che uccide la libertà, l’ambiente e le persone nel momento stesso in cui si offre come presunto veicolo di libertà, di comunicazione, di intrattenimento. Non so quanti dei miei lettori hanno compreso pienamente quest’ultima mia frase, che nelle mie intenzioni non è un’iperbole, ma solo un’onesta constatazione, frutto di anni di studi di ciò che si cela “oltre le apparenze”. Ancora una volta, rimando a ciò che già ho scritto, in particolare alle tesi di laurea e all’e-book sopra linkati, per chi voglia tentare l’avventura di leggerseli con la stessa calma con cui una volta, tanto tempo fa, si leggevano i libri finché tv e social non ci hanno regalato modi meno riflessivi e più vacui di riempire il tempo.

Se sei arrivata, o arrivato, a leggere fin qui senza cambiare pagina e senza esprimere giudizi affrettati, semplificati e illusori del tipo “la tecnologia è neutrale, dipende solo da come si usa”, oppure “non siamo tutti uguali, a me whatsapp piace e non ci trova nulla di male”, o simili altre considerazioni, è buon segno: io non sto giudicando chi fa (o è forzato a fare) certe scelte piuttosto che altre, io sto solo cercando di mettere in luce ciò che di importante è rimasto e continua a rimanere in ombra. Ad esempio, siamo tutti vittime di un attacco continuo, ripetuto, offensivo e sistematico attuato mediante la Rete, a danno nostro, dalle grandi multinazionali che giocano nel mondo dell’ICT (non mi riferisco soltanto a Facebook o Google, ma anche a tante altre realtà); queste corporations spiano, assalgono, molestano e danneggiano in modo continuato e sempre più invasivo, con la loro tecnologia, gli utenti sprovveduti e persino desiderosi di diventare oggetti inconsapevoli del loro profitto. Ma questo è solo un aspetto del problema, che ne sarebbero altri da considerare, ma ancora una volta rimando a ciò che già ho scritto.

Troppo potere in mano a pochi ha sempre portato abusi… ma andiamo oltre… manca ancora qualcosa. Ciò che forse non ho mai espresso finora è la mia delusione per come siamo arrivati al punto di rinunciare alla nostra stessa dignità pur di stare al passo con la tecnologia (pilotata da un potere economico-dittatoriale mascherato da altro). “Dignità” è una parola grossa, ma l’unica che mi è venuta in mente dopo aver visto il video qui sotto riportato. La scienza e i suoi prodotti non sono nati per questi scopi, Internet nemmeno, l’Informatica e l’Elettronica neanche: tutto ciò è solo un’aberrazione… come del resto sono stati un’aberrazione e un’attentato alla dignità umana l’invenzione e l’uso della bomba atomica. Ovviamente con differenze significative: la tecnologia di oggi distrugge senza farsi sentire, senza farsi vedere, rimanendo dietro le quinte e senza mai atteggiarsi come minacciosa, ma casomai come (falsa) amica.

DOWNLOAD MP4

P.S.: Vorrei soltanto precisare, per coloro a cui il paragone con la bomba atomica risultasse fuori luogo o eccessivo, che la produzione delle attuali tecnologie hi-tech, che già pongono intrinsecamente seri problemi di dignità per ciò per cui sono progettate, ha già comportato più di 11 milioni di morti (per il coltan, dato aggiornato al 2013), oltre a continuo sfruttamento di vite umane (per lo più bambini, bambine e adolescenti) e a incalcolabili disastri ambientali (ad es., per produrre un singolo smartphone servono quasi 13 tonnellate d’acqua e 18 metri quadrati di suolo). Tutto questo è documento in "L'Era della Persuasione Tecnologica ed Educazione all'Uso della Tecnologia" (buona lettura). Cos'altro aggiungere? La dignità è l'ultimo sussulto che ha l'essere umano per prendere un'altra strada che non sia quella attuale.

Buone riflessioni,
Francesco Galgani,
14 ottobre 2016

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