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Il web tra comunicazione e condivisione (di Giulio Ripa)

Articoli originali di Giulio Ripa, da cui è tratto quanto segue:
"Il Web tra Comunicazione e Condivisione" e "Dallo Stato di Diritto allo Stato d'Animo".

Il web tra comunicazione e condivisione

La condivisione è dividere insieme ad altri qualcosa.

La comunicazione è mettere in comune informazioni.

Un pranzo, una casa, un telefono si possono dividere insieme ad altre persone.

Si condividono ma sono beni finiti.

L'informazione è riproducibile all'infinito nel processo di comunicazione.

La comunicazione può diventare sinonimo di condivisione quando quello che si mette in comune sono informazioni accessibili a tutti, patrimonio di tutti, risultato di un ambiente collaborativo.

Ad esempio il software è condivisibile solo quando oltre ad essere comunicabile diventa un bene comune cioè software libero proprio come ci insegna Stallman.

La condivisione va oltre la comunicazione quando lo scambio non è più solo a livello informativo ma invade altri campi come spazio, società, la relazione con gli altri come l'affettività, valori e beni che vengono messi in comune per essere divisi insieme ad altri.

Alla base del concetto di condivisione c'è l'accettazione del fatto che “Io sono quel che sono in relazione a ciò che tutti noi siamo” (traduzione della parola Ubuntu), che istituisce la relazione sociale della reciprocità, cioè il luogo del riconoscimento reciproco tra i membri di un'entità sociale e solidale.

Oggi invece prevale l'idea che "io sono quel che sono in relazione a me stesso" che contraddice l'idea di condivisione sopra esposto, poichè manca nella definizione di se' il riconoscimento dell'altro, con una evidente concentrazione su se stesso negli scambi interpersonali ed una incapacità di vedere il mondo dal punto di vista degli altri.

Nel web le persone comunicano in modo frenetico ma spesso non condividono nulla.

Vedi anche: Decalogo Slow Internet, di Giulio Ripa


Vita virtuale, solitudine reale

L'affettività non può essere mediata da alcuna tecnologia della comunicazione.
Ci culliamo nel pensiero che essere sempre connessi ci farà sentire meno soli, ma siamo a rischio, perché se non siamo in grado di stare soli, saremo ancora più soli.
Spinti dall’irresistibile impulso a riempire i vuoti della nostra vita con il mondo virtuale, accettiamo sempre di più la realtà come simulazione della vita invece di vivere ciò che di reale sta dentro e intorno a noi.
(Vedi Solitudine e realtà virtuale del dott. Francesco Galgani)

La stessa vignetta è citata anche nell'articolo: "Condivido quindi sono: rappresentare le emozioni o viverle?"


Archivio di Giulio Ripa

Le due sale

Ci sono due sale.
Prima sala.
Al centro della stanza, c'è una grandissima tavola rotonda. Sulla tavola, si trova un grandissimo recipiente contenente cibo dal profumo delizioso.  
Le persone sedute attorno al tavolo sono magre, dall'aspetto livido e malato. Hanno dei cucchiai con manici lunghissimi, legati alle loro braccia.
Tutti possono raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po', ma poiché il manico del cucchiaio è più lungo del braccio, non possono portare il cibo alla bocca. Tra loro non c'è accordo anzi litigano, ognuno pensa a se stesso e hanno tutti l'aria affamata, tranne qualcuno che con la forza o l'inganno riesce a mangiare qualcosa rispetto agli altri.
Seconda sala.
La scena è identica alla precedente. C'è la grande tavola rotonda, il recipiente colmo di cibo delizioso e le persone intorno alla tavola hanno anch'esse i cucchiai dai lunghi manici.
Questa volta, però, le persone sono ben nutrite e conversano tra di loro in modo conviviale. Hanno imparato che il manico del cucchiaio troppo lungo, non consente di nutrire se' stessi....ma permette di nutrire il proprio vicino. Perció hanno imparato a nutrirsi gli uni con gli altri !

In quale sala vorresti stare?
La domanda è chiaramente retorica. La scelta della seconda sala appare evidente nel pensiero razionale. Ma siamo sicuri che poi nella pratica dove è l'azione quel che conta tutti agiremo in modo conseguente?
I manici sono troppo lunghi ed a qualcuno potrebbe venire l'idea di non usarli come cucchiaio per imboccare un'altra persona.
L'azione esige un comportamento adeguato allo scopo ma nella vita quotidiana non tutti ci riescono sempre.