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Teoria dell'obbligatorietà della connessione in mobilità (di Francesco Galgani)

Problemi postura smartphone«La TV è un modo malsano di riempire un vuoto. Facebook e i telefonini anche.»
(Francesco Galgani)

«Non c’è molta differenza tra il cellulare e il “braccialetto elettronico” indossato dai condannati in semilibertà: in quest'ultimo caso il controllo della polizia è in tempo reale; nel caso del cellulare invece il controllo, sempre possibile, è in differita: ci vuole un po' più di lavoro, ma il risultato è lo stesso (i dati vengono conservati dalle società per anni).»
(Franco Lever, Preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione Sociale, Università Pontificia Salesiana)

Premessa

Dire che il cellulare è un telefono è un’affermazione impropria e riduttiva. In realtà è un nuovo strumento di comunicazione personale, che ha – accanto a molte altre potenzialità – alcune forme di utilizzazione tipiche del telefono; per questo è chiamato telefonino, telefono cellulare, cellulare o smartphone (quest'ultimo termine letteralmente significa “telefono intelligente”, lo smartphone unisce alle caratteristiche di un telefono cellulare le potenzialità di un piccolo computer con fotocamera, videocamera, servizio GPS, presenza di un sistema operativo completo, autonomo e personalizzabile con una vasta scelta di applicativi disponibili, normalmente dotato di un collegamento a Internet continuo ed efficiente).

La storia del telefono cellulare è sintetizzabile con il termine “invasione”: in Italia è arrivato nel 1990, inizialmente averne uno era una rarità. Secondo statistiche recenti (2014), con una popolazione di 61,5 milioni di abitanti, l’Italia ha 35,5 milioni utenti Internet, 26 milioni di utenti Facebook attivi e ben 97 milioni di abbonamenti mobile attivi, il 58% in più rispetto al totale della popolazione, ossia una persona su due ha due SIM. E' da sottolineare che, almeno in Italia, per una parte significativa della popolazione, lo smartphone ha rappresentato il primo strumento (e a volte unico) di accesso a Internet.

Teoria dell'obbligatorietà della connessione in mobilità (di Francesco Galgani)

Dal punto di vista della Psicologia della Comunicazione, è fondamentale osservare che il cellulare è di fatto l’interfaccia mobile e personale che consente al singolo, ovunque si trovi, di essere in rete. Di conseguenza è difficile intravedere limiti al suo sviluppo: tutto ciò che è e sarà disponibile in Internet è e sarà gestibile tramite il cellulare. A questa osservazione ne andrebbe aggiunta anche un'altra: la pervasività e onnipresenza del telefonino porta alla costruzione di una certa realtà sociale, ma al tempo stesso la realtà sociale condiziona significativamente la libertà di uso o non uso di tale strumento e dei mondi ad esso collegati (social networks e strumenti di messaggistica in primis), sancendo di fatto un'esclusione sociale verso chi non lo usa e altri problemi relazionali. Se a questo si aggiunge che la solitudine è uno stato d'animo crescente nelle società ipertecnologiche, è evidente che il ruolo sociale del telefonino, divenuto anche “strumento di pseudo-contatto riempitivo di vuoti interiori", è sufficiente a motivarne l'uso, da un punto di vista soggettivo, a prescindere dai risvolti negativi ad esso collegati, tra cui:

Il marketing esasperato che fa di tutto per spingere all'uso del telefonino e dei contesti virtuali ad esso collegati, unito alla spirale del silenzio attorno ai problemi seri sopra citati e all'assenza di un quadro legislativo internazionale e intercontinentale che tuteli gli utenti, non fa altro che render ancora più forte la tesi qui proposta.

Le basi documentarie per quanto da me qui affermato sono vari articoli e ricerche da me pubblicati su www.informatica-libera.net, principalmente (ma non solo) nella sezione “Vita in Rete”.

Francesco Galgani,
12 maggio 2015