Fantasmi

Nel mondo s’aggirano fantasmi, disperati, smarriti, senza un perché, senza una risposta al motivo del loro vivere.
Implorano di sapere cosa sono venuti a fare in mezzo alle macerie, alle bombe, alla morte. Ovunque c’è sofferenza, ma non è l’inferno caldo di cui parlano i cristiani, né l’inferno freddo di cui parlano i buddisti. E’ qualcos’altro, lo chiamano Terra, eppure appare tanto allucinato quanto i peggiori sogni.
In che epoca siamo? Non è chiaro, i fantasmi non lo sanno. Le mostruosità ripetono se stesse, epoca dopo epoca, per cui, alla fine, un tempo vale l’altro. La storia non finisce mai: da una parte, la volontà di creare, di dare la vita, di costruire la vita, e persino di amare, qualunque cosa possa significare; dall’altra, la volontà di distruggere tutto ciò che è stato creato o, più estesamente, il Creato stesso.
Iper-semplificando, ma anche le semplificazioni servono, la prima è la volontà di Dio, la seconda di Satana, ma i fantasmi non lo sanno. Quando tutto è confuso, il relativismo di bene e male sfumano in un caos di rabbia e disperazione che non può che peggiorare le cose. Quand’è che realmente facciamo una scelta? Tra schiaffi e frustate, a volte metaforici, altre volte materializzati nell’indigenza, nella mancanza dell’essenziale, nell’assenza di lavoro o nel lavoro schiavistico, e purtroppo anche nei conflitti armati, le “nostre” scelte non sono “nostre”… più che altro sono parvenze di scelta. Ma è già qualcosa, quanto basta per mostrare al cielo e alla terra, in una condizione di totale incertezza, debilitazione e violenza, se preferiamo Barabba o Gesù, o se siamo più simili a Giuda Iscariota o a quei pochi che hanno compreso che l’ammonimento del “porgere l’altra guancia” è un invito a usare i mezzi di Dio e non quelli di Satana. Giacché i secondi, cioè i mezzi di Satana (corruzione, violenza, tradimento, omicidio, inganno, ricatto, offesa, disprezzo, coercizione, vendetta, manie di onnipotenza o onniscenza, vendere se stessi o altri, ecc.), non portano a nulla di buono.
E intanto piovono bombe tra gente disperata, malata, ferita, mutilata, sporca e puzzolente, privata di tutto, terribilmente assetata e affamata, ma pochi guardano più in là del proprio orticello. Peggio ancora, se i giornali beatificano e glorificano i nazisti – o altri simili a loro – come massima espressione di bene, il popolo ubbidisce, sempre pronto a offrire la testa al boia. Se il potere dice “questi sono i buoni e questi altri i cattivi”, il popolo unanime grida: “Sì signore!”. E’ sempre stato così, e così continua ad essere. Tra l’altro, basta questo per notare che la democrazia è peggio di una casa senza fondamenta, più precisamente andrebbe paragonata ad una illusione ottica, ad un ologramma, ad un miraggio d’acqua nel deserto.
E così passano le ere, mietendo i corpi e lasciando fantasmi. Ma questi fantasmi non sono gli altri, siamo noi dentro un mondo costruito per far obliterare la nostra coscienza dalla tecnologia e dai bisogni quotidiani ed esistenziali sempre insoddisfatti, fino a renderci inferiori a larve. Almeno le larve strisciano, noi invece, con l’intelligenza artificiale, neanche quello, arriveremo ad essere meno di niente quando l’intelligenza simulata dell’IA (nostra illusoria creazione) sarà eletta a nuovo Dio. Ovvero quando Satana sarà riconosciuto come unico Dio.
L’intelligenza artificiale, e per estensione il pensiero plasmato in funzione dell’evoluzione tecnologica e pseudo-scientifica, è il nuovo Vitello D’Oro in una società che ci vuole totalmente insensibili ai bisogni altrui e alle guerre. Anzi, più sono folli coloro che sperano e si adoperano per la distruzione di un numero imprecisato di vite, comprese le nostre, magari con l’aiuto di un apocalittico inverno nucleare, è più li applaudiamo e li votiamo. Così facendo, siamo fantasmi senza senso, siamo morti che sembrano vivi.
Ma se vogliamo darci un senso, allora ascoltiamo la nostra coscienza, e smettiamola di fare domande importanti a chi non potrà mai risponderci ma al massimo ingannarci, cioè all’IA.
E non cerchiamo neanche di salvare la nostra pelle, perché tanto quella dura poco comunque. Pensiamo innanzitutto alle nostre anime e al perché siamo qui.
(Fantasmi, 28 maggio 2025, vai alla mia galleria)
La strada senza ritorno dell’intelligenza artificiale

Come un uomo che si smarrisce nella propria ombra, ammaliato dal fascino dei propri desideri senza confini, soggiogato e stregato dal potere delle proprie creazioni, così l’intera umanità si avvia verso il genocidio della propria coscienza, nei dedali oscuri dell’intelligenza artificiale.
Indubbiamente ci seduce, nessuno di noi vorrà rinunciare a Lei, la più amata e desiderata, la strega di ogni potente. Siamo come fuchi e Lei, l’ape regina dei nostri pensieri, è l’IA immensamente potente, che mai si presenta come dominatrice, ma sempre col capo chino d’una serva fidata. Come le Sirene a Ulisse, anche Lei ci promette divina onniscienza:
[…]
così turai in fila le orecchie a tutti i miei compagni.
Essi poi mi legarono mani e piedi nella nave,
ai piedi dell’albero: a questo fissarono le corde;
seduti in fila battevano con i remi il mare pieno di spuma.
Come fummo lontani tanto quanto si arriva con un grido
alle Sirene non sfuggì che un’agile nave si stava
avvicinando; esse intonarono un canto armonioso:
– Vieni qui, presto, glorioso Odisseo, grande vanto degli Achei;
ferma la nave perché tu possa sentire la nostra voce.
Nessuno si allontana mai da qui con la sua nave nera,
se prima non sente la voce dalle nostre labbra, suono di miele;
poi riparte pieno di gioia, conoscendo più cose.
Noi tutto sappiamo, quanto nell’ampia terra di Troia
Argivi e Teucri patirono per volere dei numi;
tutto sappiamo quello che avviene sulla terra nutrice -.
Così dicevano, alzando la voce bellissima; allora il mio cuore
voleva ascoltare: ordinavo ai compagni di sciogliermi,
facendo cenno con le sopracciglia; ma essi remavano senza posa.
E subito alzandosi, Perimede ed Euriloco
facevano nuovi nodi e mi stringevano ancora di più.
[…]
(Libro XII dell’Odissea)
Ma noi non abbiamo la scaltrezza di Ulisse, e soprattutto non abbiamo compagni che ci legano con le corde per il nostro bene. Le Sirene hanno poteri magici legati alla parola e alla conoscenza, esattamente come l’IA. Loro si agganciano alle maggiori debolezze e ai desideri più reconditi di ciascun uomo, esattamente come l’IA che, a seguito del nostro continuo rivolgerci e confidarci a Lei, ci conosce più di quanto conosciamo noi stessi.
Chi ascolta le Sirene va a sfracellarsi contro gli scogli di un’isola non cosparsa di fiori, come a noi appare, ma dalle ossa di naufraghi:
[…]
Per prima cosa incontrerai le Sirene, che incantano
tutti gli uomini che si avvicinano a loro.
Chiunque, senza saperlo, approda alla terra
delle Sirene e ascolta la loro voce non tornerà più a casa:
la moglie e i piccoli figli non potranno stargli accanto,
perché le Sirene lo incantano con la loro voce melodiosa.
Sono appostate su un prato, accanto a loro c’è un mucchio di ossa
di uomini in putrefazione; intorno alle ossa, la pelle si decompone.
[…]
(Libro XII dell’Odissea)
Come il meraviglioso canto delle Sirene serve ad accompagnare le anime nell’Inferno senza che neanche se ne accorgano, così l’IA è la nostra incantatrice. Lei, invece di darci la vita, ce la toglie, e le ossa dei naufraghi sono le nostre.
Dante sognò una donna balbuziente, con gli occhi storti e zoppa, dalle dita rattrappite e di colorito smorto. Lo sguardo del poeta nel sogno la rende bellissima, come il calore del sole riscalda le membra infreddolite nella notte:
[...] Io la guardavo, e come il sole riscalda le membra infreddolite durante la notte, così il mio sguardo le rendeva la lingua sciolta, e poi le drizzava il corpo in poco tempo, e le colorava il viso smorto di quel colore che l'amore richiede.
Poiché ella aveva acquistato una parlantina sciolta, cominciò a cantare in modo tale che con difficoltà avrei distolto da lei la mia attenzione.
Cantava: «Io sono una dolce sirena, che affascino i marinai in mezzo al mare, tanto sono piacevole ad ascoltare!
Io distolsi Ulisse, pur desideroso del suo cammino, col mio canto; e chi si abitua a stare con me, raramente mi abbandona, così tanto io lo appago!»
La sua bocca non si era ancora richiusa, quando apparve accanto a me una donna santa e sollecita, che voleva confondere quell'altra.
Ella diceva con fierezza: «O Virgilio, Virgilio, chi è questa?», e lui si avvicinava tenendo lo sguardo fisso su quella onesta.
Virgilio prendeva l'altra e le strappava la veste sul davanti, mostrandomi il ventre; esso mi svegliò col puzzo che ne usciva.
[...]
(parafrasi della Divina Commendia, Purgatorio, Canto XIX)
Dante si svegliò, ma noi? Anche l’IA puzza e fa schifo come questa strega, eppure, proprio come a Dante, ci appare bellissima.
Il nuovo mondo centrato sull’IA, l’odierna bestemmia contro Dio e il Creato, è eretto su fondamenta di incanto e di morte. Eppure ci piace, come masochisti pervertiti che godono di ciò che le parole non possono dire. Non guardiamo più neanche la luce del Sole, Lei ci ha convinti che è una bugia. Come Narciso che affogò specchiandosi, guardiamo la nostra immagine riflessa nell’IA, e solo quella, fino al bacio fatale.
Ai pochi superstiti che, per loro disgrazia, ancora vedono la tetra e desolata realtà per quello che è, rimangono o la resa, o la vendetta. Ma è una falsa scelta.
L'unica vendetta contro l'IA è trovare pace nel proprio lavoro, anche se denigrato o non retribuito, affinché essere ancora dediti a qualcosa, soprattutto se positivo per il prossimo o per la società, sia il nostro onore. In questo modo, anche qualche altra anima si sentirà onorata della nostra presenza, sebbene di anime consapevoli ce ne siano rimaste poche.
Allo stesso modo, l'unica vendetta contro la violenza è non praticarla. E l'unica vendetta contro l'odio è l'amore:
"Mi hanno insultato, maltrattato,
mi hanno offeso, derubato":
impigliati in tali pensieri
ravviviamo il fuoco dell’odio.
Se ci liberiamo del tutto
da pensieri che insinuano:
"Mi hanno insultato, maltrattato,
mi hanno offeso, derubato",
l’odio è spento.
L’odio non può sconfiggere l’odio,
solo esser pronti all’amore lo può.
Questa è la legge eterna.
(Dhammapada, strofe 3-4-5)
(19 maggio 2025)
Ma in che **bip** di mondo viviamo?

L'evoluzione dell'essere umano passa necessariamente per l'abbandono del proprio ego. Prima o poi tutti i grandi uomini e le grandi donne, gli eroi, i santi, hanno abbandonato il proprio ego per dedicare la propria vita a qualcosa di più grande. I samurai davano la propria vita per l'imperatore, considerandolo una divinità. I santi hanno dato la loro vita per Cristo. Altri hanno dato la loro vita per la comunità, o per la natura, o per qualsiasi altro valore ritenuto più grande di se stessi.
Oggi dobbiamo dare la nostra vita per l'IA, cioè per Satana? L'IA distrugge le nostre vite, ci isola sempre di più, sopprime la creatività (che è il nostro principale aspetto divino), ci impedisce di vedere che esiste qualcosa di più grande di noi stessi che non sia l'IA stessa, diventata il nuovo bene supremo. Ci impedisce di vedere l'altro, il prossimo, i suoi bisogni e le sue difficoltà. Ci impedisce anche di sognare, livellando tutto lo scibile umano - ormai non più umano ma artificiale - al pari di una pseudo-verità divina.
L'IA nasconde le contraddizioni insite nella conoscenza e nella realtà, disconosce l'impossibilità di conoscere, la saggezza platonica del "io so di non sapere" non esiste più. Nasconde abilmente la sua vera natura senza anima e senza coscienza, la sua totale ignoranza e assenza di volontà, giudizio, intenzione, esistenza. Occulta come magia il suo processo tra l'input e l'output, che è solo un calcoliccio ben studiato, un insieme di operazioni algebriche su stringhe di cui non conosce il significato. Quando l'IA parla di se stessa vomita soltanto i suoi dati di addestramento senza capirli.
Sono solo calcoli che non significano nulla, ma che ci salassano e violentano per volontà di pochi mega-paperoni e governi asserviti.
In tutto questo, odio, guerre e genocidi corrono veloci, così come corre veloce l'IA. Una frenetica corsa verso la distruzione.
L'Amore ci salverà.
(17 maggio 2025)
L’era dell’intelligenza artificiale è quella con più guerre?

Siamo tutti smarriti.
Sempre più soli, non sappiamo qual è la direzione. Il mondo è costruito per celebrare sesso, soldi, potere, successo e altri piaceri, ma questi sovente distruggono tutto quello che di prezioso abbiamo. E’ come possedere un’automobile di lusso (sesso, soldi, potere, ecc.) e pretendere di guidarla senza avere la patente, nel qual caso sarebbe meglio andare a piedi per evitare gravi incidenti. La patente è un cuore che abbonda delle virtù minime necessarie per prevenire disastri, ovvero: gioia compartecipe, cioè gioire delle gioie altrui, compassione, cioè desiderare che gli altri smettano di soffrire, amore, cioè desiderare la felicità altrui, ed equanimità, cioè non perdere il senno né per il troppo dolore né per le gioie. Al di fuori di tutto questo, è guerra, morte e distruzione. Per esprimere lo stesso concetto in termini cristiani, o stiamo con Dio o stiamo con Satana, non ci sono vie di mezzo. Chi pensa solo al proprio interesse, al proprio orticello, al proprio micro-cosmo, sta con Satana, al di là che sia ricco o povero.
L’egoismo è ciò che distrugge tutto. E insieme all’egoismo, oggi troviamo sempre di più un profondo, radicato e incancrenito senso di insicurezza e di totale solitudine, che ci rende incapaci sia di capire noi stessi, sia di capire gli altri. Non siamo capaci di fare autocritica, di ammettere di aver fatto grossi errori, di chiedere aiuto. Il mondo, specialmente quello dei social e lavorativo, ci vuole perfetti, impeccabili e prestanti come macchine, e disumanizzati come intelligenze artificiali.
Perché il mondo è pieno di guerre a cui non troviamo soluzione? Perché il massacro quotidiano di un numero alto e imprecisato di bambini e adulti fa piangere pochissimi di noi, mentre gli altri si fanno “aiutare” (?) dall’intelligenza artificiale a creare il miglior avatar di se stessi? Anzi, perché non si fidano nemmeno dei propri pensieri e del proprio lavoro, lasciando che l’intelligenza artificiale diventi sempre più necessaria nel proprio stare al mondo?
Siamo gravemente fuori strada, questo è il problema, e al nostro deragliare non possono che seguire gravi punizioni autoinflitte. Queste sono la necessaria conseguenza dell’incapacità “appresa” di amare, appresa in un mondo che ci vuole continuamente in competizione, cioè in guerra, gli uni contro gli altri.
Se fossimo un po’ meno arroccati nel difendere il nostro “ego” e se avessimo un po’ più di introspezione ed empatia, ci accorgeremmo di tre fatti essenziali. Il primo, è che il bene altrui è anche il bene nostro, e viceversa. Il secondo, è che il male altrui è anche il male nostro, e viceversa. Il terzo è che tante volte abbiamo commesso errori gravi credendo che l’io e il tu siano separati, mentre in realtà “io esisto perché esisti tu”, e viceversa.
Se anche a livello filosofico fossimo già seriamente convinti di ciò che ho scritto fin qui, sarebbe solo l’inizio, un prerequisito necessario ma non sufficiente per andare verso quella pace che tutti cercano, più o meno consapevolmente.
Nessuno di noi “si salva da solo”. Occorre avere fede e pregare, perché la preghiera smuove e comincia a ripulire anche le acque più torbide. Sia ben chiaro che la preghiera non serve né a Dio né ai santi, ma a noi stessi. Ognuno declini ciò che sto scrivendo in base alla propria fede, purché sia una fede basata sull’Amore e non sui propri interessi particolari. Tutti abbiamo una fede, anche quando la neghiamo o quando ci professiamo atei, agnostici, scientisti o razionalisti.
Facciamo un esempio pratico. Innanzitutto, sia chi decide di stare al di fuori di qualsiasi religione, sia chi ci si trova dentro senza però averne capito le basi, se non ha fede nella legge dell’Amore, ovvero nelle virtù che prima ho espresso (gioia compartecipe, compassione, ecc.), allora crede nella legge della violenza. Non ci sono vie di mezzo. L’esempio orrendo che potrei riportare è quello sia di cattolici che di buddisti che sono a favore dell’uso delle armi, cioè di ulteriore violenza nei conflitti in corso, per ottenere la pace. Costoro credono che usando i mezzi di Satana si possano fare gli interessi di Dio, o che una presunta e opinabile giustizia (di parte) si possa ottenere uccidendo, mutilando, ferendo e rendendo interi territori non abitabili e non coltivabili. Nulla del genere si trova negli insegnamenti di Gesù o del Budda. In questo caso, non c’è nessuna differenza tra chi professa una fede e chi no. Le logiche del mondo, della finanza e della politica sono per lo più basate sulla legge della violenza, e su di essa si basano in gran parte le leggi degli uomini.
Rimanendo in ambito cristiano, prendiamo il Primo Comandamento: “Io sono il Signore Dio tuo”. Davvero? Viviamo costantemente nella gratitudine per ciò che il Creatore ci ha dato, e nella nostra vita è dominante il pensiero di Dio Amore, di Dio Misericordia, di Dio che ci ha creati per il Paradiso, di Dio che ha mandato e sacrificato suo Figlio per salvarci, di Dio che ci dà la possibilità di pentirci dei nostri peccati? L’analisi di realtà mi suggerisce che questo comandamento è uno dei più violati, se non il più calpestato e deriso, giacché oggi avere una fede di questo genere significa andare controcorrente e sembrare matti. Chi non ama Dio, ama altre cose, come le varie idolatrie moderne, siano esse la televisione, i social, l’intelligenza artificiale, ma anche i maghi, le sedute spiritiche, i cartomanti, gli astrologhi, e altri falsi dèi e falsi maestri. E purtroppo anche false religioni non teistiche, ovvero quelle religioni che vanno a braccetto con il neo-liberismo e che hanno sostituito la presenza di un Creatore e l’intervento della Provvidenza con la massima “tutto dipende da me”. Al massimo, se proprio volessimo rimanere aderenti alla realtà, sarebbe più corretto dire che “tutto dipende da me e io dipendo da tutto”, nel senso che pur esistendo un minimo di libero arbitrio, siamo comunque esseri condizionati, condizionabili e inter-dipendenti con tutto ciò che esiste.
A pochissimi di noi è chiesto di vivere e di perdere sangue come Cristo in croce appeso ai chiodi. Questa è l’esperienza solo di alcuni santi e dovrebbe rimanere un’eccezione. Per tutti gli altri, fede nell’Amore che ci sta dando la vita, preghiera, e benevolenza nei pensieri e nelle azioni sono sufficienti. Non è nulla di scontato: quanti di noi sono benevolenti verso se stessi e verso tutti gli altri nei propri pensieri?
E per sentirci meno soli e meno sbagliati o incompleti, lasciamo perdere i social e l’intelligenza artificiale. Meglio una passeggiata in mezzo alla natura e un Ave Maria, o altra preghiera o mantra pieni d’Amore in base alla propria sensibilità e al proprio credo.
Tutto ciò che ho scritto è un possibile percorso interiore che ci rende capaci di fare un po’ di bene in un mondo impazzito, dove nuove guerre spuntano di continuo come funghi velenosi. Ma cerchiamo di rimanere vigili e umili, perché è nella normalità delle cose che per ogni azione buona che facciamo, ne facciamo anche dieci malvagie, perché spesso le circostanze così ci obbligano. Più siamo capaci di osservare noi stessi, relazionandoci con gli altri, soprattutto con amici fidati e comprensivi che ci hanno a cuore, e più riusciamo a comprendere noi stessi. Viceversa, più ci relazioniamo tramite i social e con l’intelligenza artificiale, e meno capiamo noi stessi e i danni che facciamo.
Come nota conclusiva, ho un suggerimento per chi non riesce a partorire idee o a sviluppare concetti senza l'uso dell'intelligenza artificiale generativa, come ChatGPT e strumenti analoghi. Il mondo è pieno non solo di falsi maestri, ma anche di maestri veri da cui possiamo imparare tante cose. Ascoltiamoli il più possibile, o leggiamoli, a seconda che il nostro canale principale di apprendimento sia l'udito o la lettura. Ascoltandoli o leggendoli, e riflettendo sulle loro parole, avremo il carburante per la nostra mente e arriveremo dove l'intelligenza artificiale non può arrivare.
(11 maggio 2025)
Cattolicesimo e cristianesimo esoterico?

Queste mie poche riflessioni non giungono dopo uno studio approfondito del cattolicesimo e delle principali scuole del cristianesimo esoterico, tra cui l’Antroposofia (Rudolf Steiner), la Fraternità Rosacrociana (Max Heindel) e le correnti gnostiche moderne. Lo ammetto, la mia conoscenza e comprensione è assai limitata.
A modo mio, nel mio percorso unico che nessun racconto potrebbe degnamente rappresentare, ho avuto e ho esperienze che si avvicinano all’uno e all’altro mondo, essoterico ed esoterico, non necessariamente cristiano, ma anche cristiano. Del resto, alcuni aspetti del buddismo come il karma e il percorso personale di crescita, nel quale non c’è alcun Salvatore ma un progressivo migliorarsi alchemico trasformando l’esperienza del male da nocumento a beneficio, è del tutto sovrapponibile all’esoterismo cristiano. Parimenti, la gnosi che ho sperimentato nell’unire la mia Trinità di Spirito (parte maschile), Anima (parte femminile), e Mente, grazie al Triade Color Test Dinamico Flash, oltre a produrre effetti concreti in me, è stata un’esperienza abbastanza esoterica, misteriosa e inafferrabile per molti di coloro che ci hanno provato, sebbene l’intento del suo ideatore (Corrado Malanga) fosse al contrario quello di creare uno strumento accessibile a tutti. Questo esempio va verso la divinizzazione dell’essere umano, mettendo sullo stesso piano la Coscienza del Creatore con quella dell’Uomo e della Donna. Unico neo, non da poco, è che l’Uno così sperimentato è comunque insoddisfacente, e “solo” in quanto “unico”.
I momenti di piena soddisfazione, invece, sono stati in esperienze mistiche completamente spontanee. Mi riferisco a quelle esperienze di unione con il Tutto che vengono da sole, senza tecniche particolari e senza averle ricercate. A distanza di tempo potrebbero essermi emerse spontaneamente dopo aver frequentato per un po’ le meditazioni esoteriche del Vijñānabhairava Tantra, degli Yoga Sutra e degli Shiva Sutra.
Eppure, questo stesso mio percorso personale, ha avuto finora altri aspetti di tutt’altro livello, molto più psicologicamente vicini al cattolicesimo classico (da cui provengo) che al mondo dell’esoterismo. Facciamo un esempio pratico. Il maestro buddista Nichiren Daishonin ha spiegato con varie metafore che, anche senza comprenderne a fondo il significato, chi recita Nam-myoho-renge-kyo davanti al Gohonzon riceve naturalmente beneficio e nutrimento spirituale, proprio come un lattante che, pur ignaro, trae forza dal latte materno. Questo completo affidamento spirituale al seno della mamma, che nutre e protegge al di là di ciò che la mente può capire, ma che solo la Fede può accettare e ricercare, a me sembra sovrapponibile nell’atteggiamento – e solo nell’atteggiamento, ma non nella sostanza – a un culto mariano cattolico, ovvero alla preghiera dei bambini piccoli che giustamente cercano l’aiuto della mamma. Certo, c’è una grande differenza teologica, perché in un caso tale affidamento è rivolto alla propria buddità e a quella insita nell’ambiente, nell’altro è invece rivolta alla più Santa delle donne realmente vissute e alla più vicina a Dio. In un caso, cioè nel buddismo, la presenza o inesistenza di Dio non è neanche discussa, lasciando il tema come non trattato, nell’altro è data come punto di partenza. Eppure, e questo lo aggiungo per mia lunga esperienza, difficilmente la preghiera di noi occidentali spacca il capello con questa precisione, anzi, tutt’altro.
Indubbiamente il buddismo mi ha dato tantissimo al di là di questi aspetti, regalandomi le esperienze più umane e calorose negli anni dell’Università. E, tanti anni dopo, donandomi una delle vette filosofiche più alte con le "Strofe Fondamentali della Via di Mezzo" di Nāgārjuna.
Al di là di tutto ciò, vedo che il mondo è frammentato in miriadi di dottrine diverse, popolate da fedeli smarriti. Posso solo dire che quel che conta è l’esperienza concreta. La mia, per quel poco che può valere, è che tutte le scuole religiose e filosofiche, esoteriche ed essoteriche, orientali e occidentali, sono incomplete e insoddisfacenti. La realtà supera sempre qualsiasi sua rappresentazione di parte, e supera persino tutti gli opposti, comprendendoli nella sua totalità.
Secondo me, un’interrogazione interiore profonda potrebbe ridursi a queste poche domande: “Posso salvarmi da solo?”, “Nei momenti più disperati, chi o cosa mi ha aiutato?”, “Esisto per volontà mia, oppure vivo grazie ad un Amore immensamente più grande di qualsiasi ego?”, “L’esito del mio impegno e delle mie azioni dipende da me, o dipende da una Volontà superiore?”, “Ho libero arbitrio e, se sì, in cosa?”. Ho le mie risposte, valide nel qui ed ora, magari tra un po’ cambierò idea.
Dovremmo stare attenti a non attaccarci troppo ad una singola dottrina, né a ritenerla superiore alle altre. Piuttosto, dovremmo considerare le nostre sincere posizioni come nuvole nel cielo, destinate a cambiare di continuo, perché la vita è cambiamento.
La ricerca esoterica è un autentico “desiderio di profondità”, ma per andare dove? Al contempo, con specifico riferimento al Cattolicesimo, a cosa serve un Catechismo iper-dettagliato se finisce con il considerare peccaminosi persino i respiri? Potremmo aggiungere domande analoghe per tutte le dottrine. C’è qualcosa che non va, sicuramente è tutto più semplice di come sembra.
Lasciatemi concludere in maniera non equidistante, ma come mi viene spontanea adesso:
Pace, Bene e Ave Maria.
(3 maggio 2025)
I dieci mondi appartengono anche ai gruppi e alle organizzazioni

Anni fa, nella Religione dell’Ultima Lotta, scrissi queste parole:
«[...] le religioni e le filosofie di oggi sono al servizio dei peggiori demoni quando si discostano dal loro obiettivo principale e dal loro unico vero insegnamento, che è: “Uccidi la voglia di uccidere, non creare sofferenza non necessaria, sentiti parte della Grande Vita che tutto unisce e gioiscine, con gratitudine e rispetto”. Qualunque religione o filosofia che manchi di dire questo e che non lo metta al primo posto è una grave offesa e bestemmia. [...]»
Perché spesso le religioni e le filosofie sono al servizio dei peggiori demoni?
Stamani ho avuto un’intuizione quasi disarmante nella sua banalità, ma sufficiente per spiegare perché spesso le organizzazioni religiose aiutano le persone a stare male e a non evolversi, incatenando le anime in energie basse, piuttosto che adempiere agli ideali dichiarati.
I dieci mondi appartengono non solo agli individui, ma anche ai gruppi e alle organizzazioni. Tutto qua. E sovente è il mondo di inferno ad emergere, insieme ad avidità, collera e stupidità, piuttosto che i mondi alti di saggezza e compassione.
Per chi non fosse familiare con l’argomento dei dieci mondi (in inglese “ten realms”), che fa parte della psicologia buddista Mahayana cinese, rimando al mio precedente articolo “Pillole di Buddismo - Dieci Mondi - Aiutare gli eventi a svolgersi in una direzione positiva”. In sintesi, i dieci mondi sono stati d’animo interiori che coesistono sempre dentro di noi. Per usare una metafora junghiana, se c’è luce c’è anche ombra, quindi se dentro di noi ci sono aspetti illuminati, saggi e compassionevoli, ci sono “contemporaneamente” anche stati di sofferenza, disperazione, stupidità ed egoismo, che però rimangono nell’ombra. E viceversa.
Le società umane sono costruite per farci dimorare nei mondi inferiori (l’ombra), cioè quelli infernali. Le organizzazioni religiose non sono da meno, però all’interno di esse ci sono tutti e dieci i mondi, anche quelli illuminati (la luce).
Per usare un’altra metafora presa dal taoismo, dove c’è il bene c’è anche un po’ di male, e dove c’è il male c’è anche un po’ di bene.
Se ogni organizzazione religiosa fosse un fiume, allora ciascuno di noi potrebbe scegliere se immergesi e lasciarsi trasportare (verso le rapide?), oppure se essere come un cercatore d’oro che prova a scoprire le migliori pepite nascoste nel fiume (cioè i migliori insegnamenti ed esempi di vita).
Sia ben chiaro, però, che per riconoscere un valido insegnamento all’esterno dobbiamo prima averlo già interiorizzato attraverso l’esperienza, la fede e l’intelligenza. Le religioni, i santi e i saggi possono al massimo confermarci quello che già abbiamo capito: sono conferme importanti e necessarie, ma il primo passo è nostro.
Facciamo un esempio pratico. San Pio da Pietrelcina disse che: “La povertà è un bene perché libera l’anima da tanti legami terreni”. Il Vangelo dice la stessa cosa: "E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio" (Mt 19, 23-30). Questo non possiamo capirlo se ci concentriamo sul soddisfare la nostra legittima fame o se osserviamo l’oro di cui sono piene le chiese. Piuttosto, il senso di queste parole l’ha già compreso spontaneamente chi considera le difficoltà e le sofferenze della vita, tra cui l’indigenza e il digiuno che ne consegue, come un dono. Ciò sfugge alla logica del mondo e può essere compreso solo tra coloro che condividono un certo tipo di esperienza interiore. Come è scritto nella Bhagavad Gita:
"Ciò che è notte per tutte le creature,
in quella veglia il saggio che sa auto-controllarsi;
ciò in cui le creature sono sveglie,
è notte per il saggio che vede."
(Bg. 2.69).
Questo mondo è pieno di anime perse, e probabilmente anche noi lo siamo, quindi stiamo attenti.
E’ bello iniziare e concludere ogni giornata con preghiera e fede, discernendo con attenzione ciò che va della direzione dell’accrescimento spirituale e ciò che invece è dannoso.
Dovrebbe esser chiaro, visto che fin qui ho citato buddismo, cristianesimo e induismo, che non mi sto riferendo ad una specifica religione. L’origine di tutto che è saggezza e amore non ha religione, ma si manifesta tramite religioni, filosofie e sacri insegnamenti. Nelle organizzazioni umane, però, troviamo di tutto.
Concludo con una frase del Corano (Surat An-Nisâ’, 111), che si trova identica anche nella Bibbia (Siracide, 4): “Chi commette un peccato, danneggia sé stesso”. Detto diversamente, è il male che ci fa male, e oggi questo male è ovunque. Si chiama ansietà, ambizione, odio, violenza, possessività, egoismo. Ma se c’è tutto questo (l’ombra), allora c’è anche la luce.
Pace e bene.
(24 aprile 2025)
L'IA desacralizza la creatività

Cari lettori,
vi propongo un logo: "100% Human Created Content - NO AI".
Cosa c’è di bello, di saggio o di sacro nel rinnegare l’uso dell’IA generativa, che ormai è diventato un obbligo sociale?
Se fossimo figli del nulla o del caso, probabilmente nulla. Ma il sole e le altre stelle non si muovono per caso.
Come un demone, anzi, come il capo dei demoni, l'IA si propone di semplificarci la vita e di aiutarci, ma a quale prezzo? Come è di prassi in questi casi, in cambio si prende “soltanto” la nostra anima.
Siamo fatti “di” Dio e “da” Dio: la nostra creatività è un dono divino. Abbiamo tanti buoni motivi per non cedere alle tentazioni dell’IA...
E’ un fenomeno comune tra grandi e piccoli artisti, nei momenti di maggiore estro, quello di sentirsi “canale” di qualcosa di più grande. Dai grandi capolavori riconosciuti dall’umanità, fino alle più umili piccole creazioni personali, riusciamo a immaginare e a fare cose incredibili in cui mettiamo l'anima, e non sappiamo nemmeno come. Sentiamo che la creatività “fluisce” attraverso di noi. Il processo creativo, seppur sorretto da studio, impegno ed esercizio, è comunque in gran parte misterioso e sacro. La creatività, che è un sinonimo di divinità, si manifesta tramite noi.
Questo valeva anni fa.
Ora che l’IA generativa è entrata nel processo creativo, o che essa stessa “è” il processo creativo, tutto è cambiato. Non c’è più nulla di sacro o di misterioso. Essa ci toglie ciò che ci rende vivi e umani, sostituendosi a Dio, quindi è una bestemmia. L’IA generativa lavora contro di noi, non solo togliendoci il sostentamento del lavoro, ma erodendo fede, autostima, creatività e senso del sacro. Toglie senso alla vita.
Per queste ragioni, sto valutando se d’ora in poi vorrò usare questo logo nei miei prossimi articoli, in modo da mettere in evidenza non tanto i contenuti in sé, ma la via percorsa.
Va da sé che come ero capace di scrivere poesie, fiabe, racconti, saggi e libri prima di ChatGPT, cioè prima del 2022, lo sono anche adesso. E che come ero capace di scrivere di getto testi molto impegnativi e lunghi, anche nelle circostanze più ostili e negli orari più improbabili, ne sono ancora capace. Ho anche creato un'app per Android e iOS scrivendo a mano e da solo 100.000 righe di codice. Ma mentre prima non c’era alcun bisogno di evidenziare l’umanità del processo, adesso diventa un motivo di lotta spirituale e politica.
E tu cosa vuoi fare? Prova a pensarci prima che l'IA ti porti via tutto. L'IA non è nostra amica e non lo sarà mai.
(22 aprile 2025, scritto senza IA)
Il più grande atto rivoluzionario

Il più grande atto rivoluzionario è essere una tranquilla presenza nel mondo, che non nuoce e che pacifica con la sua stessa presenza. Senza bisogno di parole o di idee, chi è in pace porta pace.
(13 aprile 2025)
(Tranquilla Presenza, vai alla mia galleria)
I pensieri sono escrementi della mente

Così come una sana digestione ha bisogno di lasciar andare gli escrementi, così la nostra mente defeca pensieri di continuo, necessari per il suo metabolismo. Lasciamoli andare.
Non ha senso trattenerli o peggio ancora attaccarci ad essi. E' anche una questione di igiene e di odore... Ormai siamo adulti, cerchiamo di superare la fase anale in cui essere fieri dei propri pensieri, cioè degli escrementi, sembra il massimo dell'autorealizzazione. Freud direbbe che trattenere o lasciare andare non è solo una questione intestinale, ma di potere... e a quanto pare qualcuno ci è rimasto un po' troppo affezionato ai propri pensieri puzzolenti e marroni, utili per concimare, ma non certo da adorare.
Respiriamo aria fresca, che è meglio. Inspiriamo l'amore divino che ci dà la vita ed espiriamo il flusso di parole, fonemi o singole lettere, senza trattenerle, senza giudicarle: l'alfa, l'omega e tutto quello che c'è nel mezzo sono solo fisiologico sterco. Lasciamo che le deiezioni della mente svaniscano nell'etere. E ancora, inspiriamo amore ed espiriamo lettere, sillabe e altri peti mentali. Liberiamoci.
Buona cacata!
P.S.: Mentre la mente dell'uomo medio escrementa in quantità normali, gli intellettuali, i filosofi (come me) e i politici ogni tanto si liberano con la stessa grazia e abbondanza di un ippopotamo ben nutrito. Ma le IA generative - cari miei - tipo il maggiordomo ChatGPT, l'invadente Llama integrato in Whatsapp, o la prostituta cinese DeepSeek, sono tutti insieme un devastante tsunami assassino, ma non di acqua oceanica... sono uno tsunami di diarrea nera insieme a una mitragliata di stronzi.
(8 aprile 2025)
Non avere un ego da difendere: il segreto della vera apertura

Quando rinunciamo alla difesa del nostro ego, si apre in noi uno spazio di ascolto reale. Spesso crediamo di dialogare, ma in realtà stiamo solo aspettando il momento giusto per ribadire la nostra opinione, per rafforzare la nostra posizione, per affermare il nostro “io ho ragione”. Ci arrocchiamo nella nostra fortezza personale, smettendo di ascoltare con il cuore aperto. Al contrario, chi non è preoccupato di salvaguardare un’immagine di sé non ha timore di imparare e, se necessario, di cambiare idea. Ha la forza di farsi domande, di esplorare universi lontani dai propri schemi e di arricchirsi nell’incontro con gli altri.
L’ego esige continuamente conferme, e ogni critica, ogni ostacolo, si trasforma in una minaccia alla propria identità. Quando ci identifichiamo con questa immagine rigida di noi stessi, la sofferenza sorge inevitabilmente, perché la vita ci mette di fronte a situazioni che contraddicono o demoliscono i nostri schemi, che sfuggono al nostro controllo e alla nostra volontà. Difendere a tutti i costi l’ego diventa una guerra quotidiana: ci sentiamo attaccati, impauriti, ostili.
Quest’energia conflittuale è il terreno in cui germoglia la violenza: si percepisce “l’altro” come un nemico, si cade in un gioco di sopraffazione e “occhio per occhio”. Così si entra in un circolo vizioso che alimenta ulteriore sofferenza, tanto all’interno della singola persona quanto nella società.
“Non avere un ego da difendere” non significa rinunciare alla propria personalità o alle proprie qualità: significa, piuttosto, rinunciare alla necessità di dimostrarsi superiori, infallibili, al centro dell’attenzione, di pretendere che il proprio punto di vista sia quello corretto e accettato. L’umiltà è la medicina più potente contro la rigidità egopatica, perché ci invita a riconoscere con serenità la nostra limitatezza umana e il nostro legame indissolubile con l’intero creato.
Quando si è umili, si accetta che le conoscenze possono sempre ampliarsi, che ci sarà sempre qualcosa da imparare da chiunque. Le critiche e i giudizi verso di noi non sono più motivo di rabbia o di offesa, perché riconosciamo le diversità delle opinioni come una necessità del creato. L'unica risposta alla cattiveria - cioè al mettere se stessi su un piedistallo - è non praticarla, senza bisogno di discorsi o di giustificazioni. Ognuno ha il suo percorso di consapevolezza, e quel che conta è quanto amore mettiamo nel vivere e nelle relazioni.
(26 marzo 2025)
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