You are here

Filosofia

Poco o tanto?

La grande differenza non è tra il poco e il tanto, ma tra il nulla e qualcosa. Un piccolo passo può portare in una direzione, l'assenza di movimento è invece assenza di vita.

Meglio un piccolo passo nella direzione dell'armonia e del benessere, piuttosto che un'infinità di passi che ci allontanano dalla nostra natura.

(16 novembre 2022)

La foglia

Oggi, accanto a me, è caduta una foglia.
A ben vedere, però, non è una foglia, ma solo la residua immagine apparente di ciò che è stata.
A ben vedere, però, la foglia non è mai esistita, infatti esiste un albero di cui le foglie sono parti del tutto chiamato albero.
L’albero però non esiste. Esiste il pianeta Terra di cui l’albero è parte del tutto chiamato Terra.
Così, neanche la Terra esiste, ma soltanto l’Universo.
Ma neanche l’Universo esiste, esiste soltanto la Coscienza, unica e universale, che tutto sogna.
Così, caro amico che leggi, non esiste questo testo, non esiste chi l’ha scritto, non esiste qualcuno che lo legga.

(9 novembre 2022)

L'ambiguità, inconsistenza, vacuità del linguaggio...

Telegramma:

DA MINISTERO ESTERI – SERVIZIO PROTEZIONE CIVILE AT COMANDO CARABINIERI ROCCACANNUCCIA – stop –

URGONO NOTIZIE PRESUNTO SISMA, SOSPETTO EPICENTRO VOSTRA ZONA – stop –
CALCOLARE DANNI PROVOCATI MOVIMENTO TELLURICO ET CONTROLLARE SCALA MERCALLI – stop –
RISPONDERE IN FINE STESSO MEZZO, RIPORTANDO GRADI ESATTI – stop –
RACCOMANDASI MASSIMA URGENZA – stop –

Risposta:

DA COMANDO STAZIONE CARABINERI ROCCA CANNUCCIA AT MINISTERO ESTERI – SERVIZIO PROTEZIONE CIVILE – stop –

IDENTIFICATO FINALMENTE SISMA, TRATTASI DI SISMA GIUSEPPE FU GAETANO, NATO A NAPOLI 5. G. AS ET QUI RESIDENTE. NOTO PREGIUDICATO PER REATI CONTRO PATRIMONIO ET PERSONA – stop –
PER QUANTO RIGUARDA EPI CENTRO NON RISULTA NEL NOSTRO ELENCO ANAGRAFICO NE’ IN QUELLO DEI COMUNI VICINI A NOI – stop –
POTREBBE TRATTARSI, SE C’E’ STATO ERRORE NELLA VOSTRA BATTUTA TELEX, DI BEPI CENTRO, CONOSCIUTO ET STIMATO MAESTRO ELEMENTARE – stop –
IL MOVIMENTO TELLURICO NON HA PROVOCATO NESSUN DANNO PERCHE’ QUESTA LOCALE CASERMA TIENE SOTTO CONTROLLO TUTTI I MOVIMENTI, COMPRESO QUELLI POLITICI, SINDACALI ET RELIGIOSI – stop –
NON ABBIAMO POTUTO CONTROLLARE LA SCALA DEL SIGNOR MERCALLI, POICHE’LO STESSO SI E’ ALLONTANATO DAL SUO DOMICILIO ET SCONOSCESI SUO ATTUALE RECAPITO – stop –
PER NOI CARABINIERI I GRADI SONO GLI STESSI DI PRIMA, IO SONO APPUNTATO ED IL MIO COLLEGA CARABINIERE SEMPLICE – stop –
INFINE CI SCUSIAMO PER NON AVER RISPOSTO PRIMA PERCHE’ QUI C’E’STATO UN TERREMOTO DELLA MADONNA – stop –

Nutriamoci di virtù

La fortuna viene dal cuore e ci fa onore.
La sfortuna viene dalla bocca e ci rovina.
Ognuno di noi nasce con un'ascia in bocca, che rimane con noi per tutta la vita: quando diciamo o scriviamo parole malsane, con quell'ascia ci tagliamo.
È il cuore che è importante, perché le nostre intenzioni sono un boomerang, nel bene e nel male.

L'altra persona, l'altro essere vivente, e le situazioni che non ci piacciono, rappresentano quella parte di noi che ancora non abbiamo compreso. Per questa ragione, l'odio e il disprezzo per gli altri sono innanzitutto per noi stessi. Stesso discorso per l'Amore.

Il visibile e il percepibile nascono dal non visibile e dal non percepibile.
Alla radice di questo non visibile e non percepibile di solito c'è tanta sofferenza.
La sofferenza è in minima parte fisiologica, la maggior parte è nevrotica.

La sofferenza fisiologica è passeggera, ci chiede soltanto di accogliere la vita così com'è, sentendoci parte di un tutto più grande di noi, basato sull'Amore.

La sofferenza nevrotica invece tende a persistere nel tempo, in quanto è l'esito dell'incapacità appresa di Amare. Di solito, questo tipo di sofferenza risiede in malsane separazioni interiori ed esteriori. Questa, infatti, è la sofferenza che ci fa ergere muri di filo spinato, su cui spesso ci feriamo.
La guarigione dalla sofferenza nevrotica inizia con l'abbandono dell'Io egoico-bellico, che è tanto più facile quanto meno sentiamo il bisogno di aggrapparci alle nostre idee.

Scivolare tra le idee, senza aggrapparci a nessuna di esse, è possibile soltanto se riponiamo la massima fiducia nella Vita, di cui noi siamo parte e che al contempo è parte di noi. In questo modo, l'abitudine di giudicare e di criticare si scioglie come neve al sole. Non siamo gocce separate, ma un unico oceano.

Ricapitolando, la società ci fa ammalare perché crea separazione, dentro noi stessi e con gli altri, e guerra ovunque, sia interiore sia esteriore.
La guarigione dalla sofferenza è creare sane unioni, al contempo abbandonando le inutili zavorre accumulate nel tempo, cioè idee, fissazioni, relazioni morbose e illusioni varie, aliene e alienanti, che creano solo tormento. E' un lasciar andare che richiede molto coraggio, ma non ci sono altre strade. Dopo staremo molto meglio.

Il visibile e il percepibile cominceranno a cambiare, perché staremo agendo innanzitutto sul non visibile e non percepibile. La strada opposta, cioè agire sugli effetti per cambiarne le cause, porta poco lontano.

Quanto più il mondo si imbarbarisce, tanto più c'è bisogno di bellezza e di rispetto.
Quanto più il mondo è adombrato e cupo, tanto più ci conviene andare verso il Sole.

Nutriamoci di virtù (Francesco Galgani's art, November 4, 2022)
(November 4, 2022, go to my art gallery)

Equilibrio delicato e precario

Noi fiori facciamo parte di qualcosa molto più grande di ciascuno di noi, basato sull'Amore.
Non abbiamo nulla da temere.
Rimaniamo nel flusso della Vita, finché Vita ci sarà.
Non abbiamo giudizi, né pensieri disturbanti o a cui aggrapparci.
Andiamo bene così come siamo.
Ringraziamo il terreno, il cielo, il sole, la pioggia, il vento, la Vita stessa.
Noi fiori siamo qui, finché potremo, in armoniosa coesistenza con il tutto.

Equilibrio delicato e precario (Francesco Galgani's art, October 31, 2022)
(November 1, 2022, go to my art gallery)

La magia della nebbia del primo mattino

Le nostre idee, le nostre certezze, la nostra etica, sono scudi, o meglio recinti, con cui ci proteggiamo dalla complessità del mondo, dalla sua incomprensibilità e dalle sue malvagità. Per certi aspetti, almeno in parte, è una protezione che funziona, ha il suo perché, salvo comunque l’inevitabile contatto, prima o poi, con una realtà ingestibile e fortemente dissonante con il proprio microcosmo di idee (fatta eccezione, forse, per chi si rinchiude in un remoto eremo lontano da tutto e da tutti, senza Internet, senza TV, né altri mezzi di contatto con la realtà “degli altri”).

A volte i nostri costrutti, le nostre linee guida auto-referenziali, sono molto semplici, del tipo: «Se sarò buono (o buona), andrà tutto bene». Arriviamo persino a istituzionalizzare il concetto stesso di bontà, come nel caso dei Dieci Comandamenti, o altre norme religiose o para-religiose indicateci da altri o inventate da noi stessi. Altre volte le nostre elaborazioni sono più complesse e con una visione più adulta, ma non per questo più valide.

Tutto ciò è come la nebbia del primo mattino. Chi è ancora in contatto con il proprio bambino o bambina interiore, ne vedrà sicuramente la magia. E’ una nebbia che protegge, ma che al tempo stesso restringe molto la visuale. Più o meno fitta che sia, tale nebbia non permette di vedere il mondo come lo vedono gli altri, perché non possiamo vedere più in là di pochi metri o poche decine di metri. Non entriamo in contatto con i vissuti altrui o, se lo facciamo, non siamo pronti per comprenderli e accoglierli.

Il levarsi del Sole spazza via tale nebbia, permettendo alle vallate, al cielo e a quant’altro ci sia di mostrarsi per quello che è, nella sua bellezza e anche nelle sue bruttezze. Senza nebbia, vediamo anche gli altri.

Il Sole non è altro che la rinuncia all’attaccamento alle proprie idee, giacché non c’è idea che sia vera se non è vera anche un’altra idea che la contraddice. Noi, infatti, non siamo definiti dalle nostre idee, ma dalle nostre relazioni: ci relazioniamo, dunque esistiamo. Crearsi delle idee rigide o immutabili non conviene mai, come ben notò Nagarjuna.

La magia della nebbia del primo mattino (Francesco Galgani's art, October 26, 2022)
(October 26, 2022, go to my art gallery)

Nagarjuna, il secondo Budda, il maestro del metodo scettico, la Via di Mezzo

Articolo di Douglas Berger, Southern Illinois University, USA, pubblicato sull'Internet Encyclopedia of Philosophy

Questa è una mia traduzione temporanea non revisionata e non autorizzata, per ogni dubbio fate riferimento alla versione in inglese.

NagarjunaNagarjuna (150 ca. - 250 ca.)

Spesso indicato come "il secondo Buddha" dalle tradizioni buddiste Mahayana (Grande Veicolo) tibetane e dell'Asia orientale, Nagarjuna ha proposto aspre critiche alla filosofia sostanzialista braminica e buddista, alla teoria della conoscenza e agli approcci alla pratica. La filosofia di Nagarjuna rappresenta una sorta di spartiacque non solo nella storia della filosofia indiana, ma nella storia della filosofia nel suo complesso, poiché mette in discussione alcuni presupposti filosofici a cui si ricorre facilmente nel tentativo di comprendere il mondo.  Tra questi presupposti vi sono l'esistenza di sostanze stabili, il movimento lineare e unidirezionale della causalità, l'individualità atomica delle persone, la credenza in un'identità fissa o in un'autostima, e le rigide separazioni tra buona e cattiva condotta e tra vita benedetta e vita grama.  Tutti questi presupposti sono messi in discussione dalla prospettiva unica di Nagarjuna, che si fonda sull'intuizione del vuoto (sunyata), un concetto che non significa "non esistenza" o "nichilismo" (abhava), ma piuttosto mancanza di esistenza autonoma (nihsvabhava).  La negazione dell'autonomia secondo Nagarjuna non ci lascia un senso di privazione metafisica o esistenziale, una perdita della sperata indipendenza e libertà, ma ci offre invece un senso di liberazione attraverso la dimostrazione dell'interconnessione di tutte le cose, compresi gli esseri umani e il modo in cui la vita umana si svolge nel mondo naturale e sociale.  Il concetto centrale di Nagarjuna della "vacuità (sunyata) di tutte le cose (dharma)", che indica la natura incessantemente mutevole e quindi mai fissa di tutti i fenomeni, è servito tanto come puntello terminologico del successivo pensiero filosofico buddista quanto come vessazione dei sistemi vedici contrapposti. Il concetto ebbe implicazioni fondamentali per i modelli filosofici indiani di causalità, per l'ontologia della sostanza, per l'epistemologia, per le concettualizzazioni del linguaggio, per l'etica e per le teorie della salvezza liberatrice del mondo, e si rivelò fondamentale anche per le filosofie buddiste dell'India, del Tibet, della Cina e del Giappone molto diverse da quella di Nagarjuna. Non sarebbe infatti esagerato affermare che l'innovativo concetto di vuoto di Nagarjuna, sebbene sia stato ermeneuticamente appropriato in molti modi diversi dai filosofi successivi sia nel Sud che nell'Est asiatico, avrebbe influenzato profondamente il carattere del pensiero buddista.
 

Indice dei contenuti

I torti e le ragioni da entrambe le parti sono sempre a somma zero

Abbiamo bisogno di fare esperienza per progredire di consapevolezza. Per questo elementare principio, ci creiamo (inconsapevolmente) i vissuti che non ci piacciono, allo scopo di capire quello che ancora non abbiamo capito.
Per questa ragione, il nemico, l'oppressore o la sfortuna sono in realtà amici cari.

Nel momento in cui capiamo ciò che fino a pochi istanti prima era per noi invisibile, le nostre guerre, su quel fronte prima oscuro, non hanno più motivo di esistere. L'altro non è più nostro nemico, ma un altro essere uguale a noi che sta facendo il suo percorso di consapevolezza, con i suoi tempi e le sue strade.
E' in quel momento che ci accorgiamo che i torti e le ragioni da entrambe le parti sono sempre a somma zero, perché espressione di una dualità di cui vedevamo solo una parte.

Quando osserviamo tutto l'insieme, deponiamo l'ascia di guerra, perché l'odio, il risentimento e altre afflizioni mentali se ne vanno.
Superata la dualità, ci accorgiamo che noi e gli altri siamo la stessa cosa, lo stesso "tutto".

Ciò vale per gli individui, per le comunità, per le nazioni, per tutti.

I torti e le ragioni da entrambe le parti sono sempre a somma zero (Francesco Galgani's art, October 23, 2022)
(October 23, 2022, go to my art gallery)

Quando si è dotati della moralità, la mente diviene calma spontaneamente

La Terza Guerra Mondiale è praticamente già iniziata, seppur in modo così subdolo e menzognero che è difficile stabilire con certezza quale sia stato il punto di inizio. Negli ultimi mesi, sono state falciate dalla violenza dell'Io egoico-bellico centinaia di migliaia di vite, che presto potrebbero diventare milioni. Molti di noi, giustamente, cercano la pace.

Qui propongo una possibile "creazione di pace" ispirandomi ad alcuni versi del maestro buddista Nagarjuna (circa 150-250 EC, India), tratti dalla sua opera "Lettera ad un amico" (versi che nel resto dell'articolo indico in grassetto):

«Devi praticare una moralità intatta, corretta e non degenerata,
Essa deve anche essere pura, incontaminata ed incorrotta;
La moralità è stata dichiarata il fondamento di ogni virtù,
Proprio come la terra lo è per ogni cosa animata ed inanimata.»

In questi versi, Nagarjuna indica che la pratica morale di ciascuno di noi dovrebbe essere dotata di alcune qualità (intatta, corretta, non degenerata, pura, incontaminata, incorrotta) allo scopo di non rimanere corrotti dalla condotta immorale, vale a dire dalle afflizioni mentali, che sono:

  • togliere la vita → uccidere;
  • prendere ciò che non è dato → rubare;
  • scorretta condotta sessuale → qui Nagarjuna fa riferimento a norme precise, ad es., nel caso di un uomo, al fatto di non desiderare la moglie di un altro (dà persino alcune indicazioni pratiche per spegnere tale desiderio nel caso in cui sorga, paragonandolo a un groviglio di serpenti); Nagarjuna dà anche alcuni consigli per scegliere una donna adatta per il matrimonio;
  • dire menzogne → dire intenzionalmente il contrario di una cosa vista, udita, percepita o conosciuta;
  • diffamazione → lo scopo è quello di provocare discordia tra due o più persone;
  • parole aspre → sono parole generate da sentimenti ostili;
  • parole vane → discutere stupidamente di argomenti privi di scopo;
  • bramosia → il proposito di impossessarsi della ricchezza o proprietà altrui;
  • malevolenza → intenzione di percuotere o in altro modo infliggere danno ad altri;
  • visione errata → qui Nagarjuna fa riferimento a concetti propri del buddismo; comunque, per semplificare, si tratta dell'adesione a credenze che non reggono il contatto con la realtà.

Ci si potrebbe chiedere quale valore abbia il liberarsi da tutte queste afflizioni mentali. La risposta è che quando si è dotati della moralità, la mente diviene calma, pacifica e luminosa spontaneamente.

«Considera come nemici: l’avidità, l’astuzia, l’inganno e la disonestà;
Come pure, l’attaccamento, l’ozio, l’arroganza, la lussuria e l’odio,
Altresì l’orgoglio che deriva dall’appartenenza ad una ricca famiglia
Nonché dall’aspetto fisico, dalla cultura, dalla salute e dall’autorità»

Forse non potremmo impedire l'apocalisse individuale e collettiva in cui l'umanità è ormai entrata, ma almeno potremo evitare che essa ci distrugga interiormente. Anche perché la morte del corpo, cioè del contenitore, non distrugge ciò che esso contiene, cioè la coscienza.

«Non esiste austerità che sia uguale alla Pazienza –
Per questo motivo, o Re, non cedere mai alla rabbia.
Il Buddha stesso riconobbe che dal superamento dell’ira,
 Si consegue lo Stadio di Colui che Non Ritorna!»

Eliminando la rabbia con la pratica della pazienza, si ottiene lo stato di non ritorno nel reame del desiderio. In questo caso, "pazienza" significa non adirarsi se si viene danneggiati e, seppure l’ira dovesse sorgere, non continuare a nutrirne né avere risentimento. La pazienza è di grande beneficio:

«Se pensiamo che una tale persona ci insultò e un’altra ci colpì,
Oppure una ci oppresse e un’altra trafugò le nostre ricchezze,
Un simile risentimento nella nostra mente genera conflitto;
Colui che lascia andare il risentimento, riposa tranquillo!»

Nella nostra epoca, le certezze apparenti del mondo ordinario sono destinate a sgretolarsi l'una dopo l'altra, senza che nessun'altra certezza le sostituisca. Si può vivere senza certezze? Penso di sì, anche se non è facile, a patto che ne rimanga una, rappresentata dal senso etico interiore che non dovrebbe mai venir meno, come una sorta di luce o faro interiore:

«Non compiere mai il male, nemmeno per amore di un Brahmano,
O per un Bhiksu, una divinità od un ospite, o per il padre e la madre,
Né per un figlio, per il Re o la Regina, o una persona del suo seguito.
Essi non ne condivideranno nemmeno in parte il risultato infernale.»

Questo è proprio il messaggio di Nagarjuna, che pur dimostrando con il suo disorientante tetralemma il carattere erroneo di tutti i concetti che gli esseri umani considerano come veri, demolendo ogni certezza, ha anche scritto questi versi in cui dà grande importanza alla moralità e al non compiere il male.

«Anche se il pagamento del cattivo karma compiuto
Non ti ferirà all’istante, alla maniera di una spada,
Il risultato delle azioni malvagie diventerà manifesto
Allorchè giungerà sicuro il momento della tua morte.»

Detto ciò, e tornando alla guerra, trovo suggestivo che proprio nella parte europea della Russia (a Elista, non lontano dalle zone del conflitto), ci sia la "Dimora d'oro di Buddha Shakyamuni", che è il più grande tempio buddista d'Europa. In questo tempio, che raffiguro nel quadretto seguente con l'auspicio di buona pace per tutti, c'è una statua del maestro Nagarjuna:

Nagarjuna (Francesco Galgani's art, October 19, 2022)
(October 19, 2022, go to my art gallery)

Conosci te stesso? (di Giulio Ripa)

L'ombra di una pecora è un lupo

Nella Grecia antica “Conosci te stesso” è un motto iscritto nel tempio di Apollo a Delfi.
E' una esortazione a conoscere i propri limiti per conseguire il pieno sviluppo della personalità. “Conosci te stesso” è la presa di coscienza del soggetto di se stesso come persona.

Conoscere se stesso dovrebbe essere una cosa facile, invece risulta difficile da farsi. Guardarsi dentro è più complicato di quello che sembra. Normalmente le persone preferiscono riflettere su altro, non su se stessi, non hanno coscienza della propria coscienza. Non hanno autocoscienza.

La debolezza umana con tutte le sue miserie è il risultato di un’assurda condizione esistenziale che l’uomo fa fatica ad accettare per vivere in modo consapevole e cosciente. Le inevitabili fragilità della vita stessa provocano illusioni o autoinganno che inconsciamente servono ad ognuno di noi per reagire alla difficoltà di vivere. Difficilmente siamo disposti a fare autocritica, a dire la verità su noi stessi. L’uomo è incapace di percepire, ascoltare, assorbire e vivere il mistero dell’esistenza e l'incertezza della vita. La complessità del mondo tradisce le aspettative di qualsiasi logica.
Così nell'affrontare la difficoltà di vivere l'individuo inconsciamente esprime comportamenti irrazionali (come fobie, paranoie, fissazioni, manie, dipendenze patologiche) che sono parti costituenti dei tratti di una persona.
Abituati ad identificare la nostra mente con il nostro pensiero, "io sono i miei pensieri", il nostro Io (egoico-bellico) è separato dal resto del mondo. La persona manifesta così una forma di egoismo profondo di cui non è di solito consapevole, una evidente concentrazione su se stesso negli scambi interpersonali ed una incapacità di vedere il mondo dal punto di vista degli altri.
Le informazioni, che potrebbero generare deduzioni contrarie, vengono ignorate dall’Io egoico, con la funzione di preservare l'autostima, limitando così l’accesso alla consapevolezza degli aspetti personali negativi conservati nella memoria. In questo senso le persone tendono ad attribuirsi il merito dei successi e a declinare le responsabilità dei fallimenti.
L'agire umano dipende da una irrazionalità insita nell'uomo che affiora ogni volta che la ragione cede il passo a tutta una serie di comportamenti che non sono il frutto di una logica ma di emozioni, istinti, sentimenti giustificati a posteriori con argomenti che si sforzano di essere razionali nel tentativo di dare a noi stessi un ordine che non esiste.
C'è ipocrisia nelle persone che vogliono credere di fare un ragionamento razionale, mentre invece il ragionamento è solo un modo per giustificare o mascherare il proprio comportamento irrazionale. Gli individui pensano in un modo, parlano in un altro modo, agiscono in un altro modo ancora.

L'uomo sceglie sempre la strada più facile (illusione ed autoinganno) per risollevarsi dalla sua condizione esistenziale, per questo è fondamentale riconoscerne i suoi limiti naturali.
La nostra coscienza molto legata a una immagine positiva di noi stessi, fa fatica a registrare cambiamenti problematici. Nella profondità della vita delle persone coperta dal velo delle illusioni, nell'ombra, c'è una parte di noi oscura, somma di quelle caratteristiche personali riprovevoli che l’individuo desidera rimuovere o nascondere agli altri e a se stesso.

Per un altro naturale meccanismo di difesa, le persone inconsciamente, poiché mancanti di auto-consapevolezza, tendono a proiettare fuori le proprie caratteristiche personali più profonde attribuendo ad altre persone i propri impulsi, desideri o pensieri, invece di esercitare una efficace introspezione di sé stessi per riconoscere gli elementi più negativi della propria personalità.
Sono le cose in cui crediamo che creano la nostra realtà. Per cui non è la ragione ma la vita vissuta a modificare nel tempo lo stato d’animo delle persone.
Solo mettendo a nudo i limiti della natura umana è possibile conoscere meglio se stessi.
Accettare la sostanziale incertezza del nostro sapere vuol dire indagare la meraviglia del mondo reale e rilevarne i suoi aspetti misteriosi, imparando a convivere con i nostri limiti.

Gandhi sostiene, per evitare l'autoinganno, che “Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo”. Per trasformare il pensiero in azione, bisogna uscire dall'idea dell'individuo che sperimenta sé stesso, i suoi pensieri e i suoi sentimenti scissi dal resto del mondo, accettando il concetto di interdipendenza tra le parti, dove tutte le cose sono mutevoli e collegate tra di loro, un tutto in uno. Mettere in discussione il proprio Io egoico-bellico, libera l'uomo da una individualità separata da tutto il resto, riscoprendo la propria natura universale.
L'individuo si illumina quando riesce a vedere quella parte di se stesso che ignorava, cioè nascosta nel buio, nell'ombra della sua coscienza. Diceva Pasolini che “L’unico colore dell'uomo è nella gioia di affrontare la propria oscurità".

L'autocoscienza è lo spirito critico, libero da condizionamenti psichici, che eliminando gli automatismi del pensiero, modifica lo stato di coscienza necessario per vedere la realtà così come è nel momento presente. L'autocoscienza provoca un cambiamento nella psiche, mettendo in crisi i luoghi dell’interiorità, come quella falsa immagine di sé, ossessionata dalla identità e dalla sua frammentazione. Il soggetto con un esame di coscienza, riflettendo su se stesso, non si identifica più nella percezione che la sua mente ha di sé, evita di avere pregiudizi, concetti a priori, bias di conferma, idee preordinate, schemi ed automatismi mentali, pensieri precostituiti.
Con la pratica meditativa, una volta svanita l’identificazione tra la mente e quel centro di appropriazione del pensiero che è l'Io egoico, il soggetto distaccatosi da questo stato di coscienza trasforma il proprio Io in un Io relazionale che si sente  come tutt’uno con il mondo.

Ognuno pensa se stesso come una goccia d'acqua. Si rifiuta di unirsi come acqua nell'oceano dell'immensità. Perdersi in questo oceano provoca dispiacere se si resta goccia. Ma la possibilità di prendere coscienza del sé, può evitare quella tensione superficiale (desiderio individuale) di restare goccia, scoprendosi acqua della goccia in mezzo all'acqua dell'oceano.

(Giulio Ripa, 18 ottobre 2022)

sullo stesso argomento: "Conosci te stesso?", di Francesco Galgani

Pages

Subscribe to Filosofia