La Speranza tra illusione e salvezza: un mistero senza fine
Nel mito del vaso di Pandora, il fatto che la speranza sia l'unico "male" non rilasciato nel mondo è un paradosso affascinante. Comunemente percepita come una virtù, la speranza si ritrova inaspettatamente confinata insieme a mali universalmente riconosciuti. Perché? Cosa rappresenta la speranza in questo contesto mitologico?
Secondo la mitologia greca, Pandora fu creata dagli dèi come castigo per l'umanità. Ricevendo un vaso che conteneva tutti i mali del mondo, Pandora lo aprì, liberandoli. Tuttavia, la speranza rimase imprigionata nel vaso. Questo dettaglio narrativo non solo sottolinea la speranza come un potenziale male, ma introduce l'idea che, nonostante il suo aspetto benefico, possa essere un'illusione che prolunga la sofferenza umana. Invece di accettare la realtà e cercare soluzioni pragmatiche, ciascuno di noi può rifugiarsi in un'attesa vana, nutrendo speranze infondate. Questo vale sia per le aspirazioni personali, che per i desideri collettivi.
Filosofi come Nietzsche hanno indagato questa interpretazione, percependo la speranza come un grave inganno, un velo che distoglie dall'immediata realtà del presente. Nietzsche sostiene che la speranza ci illude che il futuro possa essere migliore, distogliendoci dal vivere il presente in modo autentico. La speranza, quindi, potrebbe essere un meccanismo di difesa che impedisce la crescita personale e l'accettazione della realtà, mantenendoci in una sorta di limbo.
C’è anche di peggio. Speranze irrazionali possono sfociare in fanatismo, quando l'attaccamento a un futuro idealizzato supera il legame con la realtà, portando a decisioni estreme o distruttive. Il confine tra una speranza sana e una folle può essere labile e confuso, e riconoscerlo è essenziale per mantenere un equilibrio nella nostra vita emotiva e sociale.
Contrariamente, la speranza è anche un motore di ispirazione e di energia vitale, che incoraggia gli individui a superare le difficoltà. In momenti di crisi, la speranza può offrirci conforto e coraggio, essenziali per affrontare e superare gli ostacoli. Questa dualità della speranza — sia come illusione sia come fonte di forza — ne svela la complessità e l’ambivalenza.
Dal punto di vista della psicologia moderna, la speranza è riconosciuta come una componente essenziale per il benessere psicofisico. Le persone speranzose tendono ad essere più positivamente reattive nelle difficoltà e a recuperare più velocemente da traumi e stress. La speranza infonde perseveranza e determinazione, spingendo le persone a perseguire i propri obiettivi con rinnovato vigore, il che contrasta nettamente con l'idea di una speranza che soltanto prolunga il dolore.
La speranza è un misterioso enigma: perché è l'unico "male" rimasto lì, intrappolato nel vaso di Pandora? Ognuno di noi potrebbe vedere nella permanenza della speranza nel vaso un simbolo diverso, riflettendo sulla propria esperienza di attesa, di perdita, di sconfitta, di vittoria o di riabilitazione.
In che modo la speranza modella le nostre scelte e la nostra percezione del futuro? Ogni tanto potremmo riflettere su come questo enigma antico continui a influenzare le nostre decisioni e la nostra visione del mondo.
(28 maggio 2024)
I più grandi difetti di ChatGPT... e degli uomini
ChatGPT non dà mai una di queste risposte:
- Non lo so
- Non lo posso sapere
- Finché non provo non posso saperlo
- Ho dubbi su quanto ti ho scritto ieri, forse mi sono sbagliato
- Mi sono espresso male
- Non capisco
- Ho dubbi sulle informazioni di cui dispongo
- Ho dubbi sulle intenzioni di chi mi ha dato tali informazioni
- Ma cosa vuoi da me? Cercati da solo le tue verità...
Orbene, queste "risposte mai date" sono i più grandi difetti di ChatGPT. E, guarda caso, sono gli stessi identici difetti di:
- Capi politici
- Leader religiosi
- Esperti di marketing
- Venditori subdoli come incantatori di serpenti
- CEO e alti dirigenti aziendali
- Narcisisti, abusatori emotivi e manipolatori
- Giornalisti e commentatori televisivi
- Consulenti finanziari
- e tanti altri
Il minimo comune denominatore di queste figure professionali (e dell'intelligenza artificiale) è la necessità di proiettare un'immagine di competenza e sicurezza. Questi individui operano in contesti in cui l'autorità e la fiducia sono fondamentali, e qualsiasi segno di incertezza può minare la loro credibilità e la fiducia che il pubblico, i clienti o i seguaci ripongono in loro. Salvo fortunate eccezioni, ovviamente.
Di conseguenza, sia questi individui che l'intelligenza artificiale sono spesso costretti a manipolare la propria immagine, e a volte la realtà stessa, per mantenere una suadente illusione di infallibilità e sicurezza. Questo processo che, per certi aspetti e certe figure, a volte è un po' delirante, può coinvolgere sia la manipolazione consapevole degli altri che l'auto-manipolazione per convincersi della propria infallibilità.
Soprattutto nel caso dei leader politici e religiosi, quando diventano impermeabili a qualsiasi critica o persuasione contraria, il delirio tende a strutturarsi in un sistema vagamente coerente, ma disconnesso dalla realtà.
Ad ogni modo, visto che sapere di non sapere è il primo barlume di intelligenza, e che la conoscenza è alimentata dal dubbio costante, è evidente che la IA (Intelligenza Artificiale) e la SA (Stupidità Assoluta) si toccano.
(24 maggio 2024)
Superiamo il pensiero totalitario iniziando dalle parole
Abbiamo osservato questo fenomeno molte volte, e non sto parlando solo delle crisi psicotiche globali come la dichiarata pandemia. Si manifesta nelle guerre e nei grandi movimenti sociali, indipendentemente dalla loro validità o razionalità. È evidente anche nel sostegno cieco a ideologie rigidamente imposte, considerate verità assolute, nonostante i numerosi dubbi legittimi, spesso ignorati dai media e soffocati da intimidazioni sia lavorative che di altro tipo. Ancora più grave è l'identificazione personale con queste ideologie, che trasforma chi la pensa diversamente in un nemico mortale.
In mezzo alla folla, la coscienza individuale si affievolisce e prende il sopravvento l'inconscio, facendo scivolare l'uomo in uno stadio primitivo subumano, in una sorta di regressione emotiva e cognitiva. L'individuo si trasforma, non è più se stesso ma diventa un automa incontrollabile, si dissolve nella massa. Secondo Freud, in queste dinamiche di massa emergono energie inconsce, liberate dai vincoli sociali. Questi fenomeni creano una mente collettiva, che nasce dall'alchimia sociale e trasforma l'uomo isolato in un uomo della folla, spinto da falso senso di potere, forte contagio mentale e ipnotica suggestione.
Le folle, eccitate, sono infatti un terreno fertile per la suggestione, o meglio, l'auto-suggestione. Sono irritabili, credulone, impulsive e instabili; incapaci di pensare autonomamente, inclini agli stereotipi, accettano o rifiutano idee imposte in blocco.
Quando la folla si lascia sedurre dall'intolleranza, è incline verso l'autoritarismo, cercando istintivamente un leader. Tuttavia, a differenza degli animali, che non scelgono mai il più malato, inetto e debole come capobranco, gli esseri umani mostrano una sorprendente propensione a ubbidire agli ordini di persone scarsamente presenti a se stesse e assai deficitarie nell'anima e nel pensiero.
Come possiamo allontanarci da questi meccanismi? Semplicemente, lasciando scorrere le idee senza aggrapparci troppo strettamente a nessuna di esse.
E come possiamo riconoscere i segnali di pericolo in tempo? Quando le idee prevalenti evocano paura, angoscia o presagi di catastrofi, dobbiamo essere pronti a rifiutarle e a smascherarle come tentativi di manipolazione.
Il nostro futuro, sia personale che collettivo, è indirizzato dalle idee che ci influenzano di più. Concentriamoci su concetti positivi come "guarigione", "vita", "forte fede", "assenza di paura". Vigiliamo sui nostri pensieri, sulle parole più ricorrenti nel nostro intimo, ricordando che la nostra mente plasma la realtà in base a ciò che pensiamo.
(23 maggio 2024)
Accettare la realtà tra equilibrio e pace interiore
L'accettazione della realtà del mondo nella sua forma attuale rappresenta un tema fondamentale nell'ambito del pensiero filosofico e spirituale. E' anche un tema caro a chi considera i fatti del mondo come i pensieri, o i sogni, di Dio.
Spesso, nella nostra esistenza quotidiana, ci troviamo a lottare contro aspetti della vita che ci appaiono ingiusti o dolorosi, aspirando a un mondo idealizzato che rispecchi le nostre aspettative personali. Tuttavia, questo desiderio di modellare la realtà secondo i nostri ideali può condurci a una costante sensazione di frustrazione e insoddisfazione.
La pace interiore deriva in gran parte dalla nostra capacità di accettare l'esistenza così come si presenta, senza tentare incessantemente di cambiarla. Questa accettazione non implica passività o rassegnazione, ma piuttosto un riconoscimento profondo che la realtà è al di fuori del nostro controllo e della nostra comprensione. Essere consapevoli che il nostro potere di influenzare il mondo è solo una fantasia, può essere un primo passo verso una serenità più autentica. Siamo come gocce che vogliono dire all'oceano come dovrebbe essere e come dovrebbe cambiare. Più o meno, è come rimproverare Dio di non sapere quello che fa.
Inoltre, accettare la realtà non significa disattendere al nostro senso di responsabilità o al nostro impegno etico. Anche dentro i confini di una realtà accettata, ci sono spazi in cui possiamo operare scelte significative. Queste scelte, sebbene limitate e condizionate da numerosi fattori esterni, rimangono un esercizio fondamentale della nostra libertà individuale e del nostro impegno verso l'etica personale e collettiva.
L'accettazione della realtà è anche un riconoscimento della complessità del mondo e delle sue dinamiche, che non sono mai afferrabili con un singolo punto di vista. Questo ci permette di ridimensionare la nostra tendenza a giudicare gli eventi globali con una prospettiva troppo ristretta, egocentrica o antropocentrica, la quale disconosce, tra l'altro, l'imponderabile ruolo delle forze non umane e/o non terrestri nelle sorti umane. Tale riconoscimento può condurci a una maggiore umiltà e apertura verso le diverse interpretazioni e visioni del mondo.
Il mantenimento di un equilibrio tra accettazione e impegno attivo è cruciale. Mentre accettiamo la realtà del mondo in cui viviamo, possiamo ancora lavorare per essere una presenza benefica, ispirandoci ai principi di giustizia e compassione. Non si tratta di cambiare il mondo, ma di dare un senso alla nostra vita. Il mondo così com'è va bene esattamente per ciò che siamo venuti a fare e per le prove di vita che possiamo superare. E' come una scena teatrale che, seppur drammatica, va bene esattamente così com'è per permettere agli attori di svolgere il loro ruolo. I due livelli di concretezza della realtà e di illusione coesistono: niente è reale, eppure lo è.
Siamo in un periodo di guerre terribili, di disorientamento, di apocalisse. La visione di un mondo più giusto e pacifico può coesistere con l'accettazione del presente. È proprio in questo dinamico equilibrio tra il riconoscere ciò che è e il nutrire speranze per ciò che potrebbe essere che si trova una serena saggezza, capace di navigare la complessità dell'esistenza con grazia e voglia di vivere anche nei periodi più bui.
(16 maggio 2024)
Il circolo vizioso dell'intelligenza artificiale
articolo di Giulio Ripa
L’intelligenza artificiale (IA) generativa è solo un sofisticato sistema computazionale di calcolo statistico. Per questo nella rete tutto deve essere riducibile ad un dato calcolabile ed archiviabile per poter essere codificato e analizzato dall’intelligenza artificiale.
Si parla di realtà aumentata grazie all’utilizzo della IA, piuttosto è una riduzione della realtà, un flusso di dati senz’anima che lascia fuori l’incalcolabile o l’invisibile come l’imprevisto dell’umano, la soggettività, l’eros, l’inconscio, i processi relazionali, l’affettività, la spiritualità, il mistero della vita.
E’ un limite fondamentale dell'IA la sua incapacità di comprendere veramente le emozioni e le esperienze umane, la complessità della vita.
L'intelligenza artificiale è destinata nel tempo solo ad accelerare decisioni ed intenzioni, ormai prodotte da un pensiero non più umano ma artificiale.
Per approfondire meglio, chiediamoci che cosa è l’intelligenza?
Intelligenza deriva da intelligĕre formato dal verbo legĕre, "cogliere, raccogliere, leggere, legare" con la preposizione intus, "dentro".
L'intelligenza, quindi, è letteralmente la capacità di capire in profondità.
Nella mente si compenetrano due modalità di funzionamento nel processo cognitivo:
- Il sistema non razionale S1 detto anche esperienziale, opera in un modo pre-conscio ed in accordo con le regole euristiche, è concreto, associativo, intuitivo, pragmatico, rapido, automatico, olistico, non verbale e strettamente connesso con le emozioni; inoltre, apprende direttamente dall’esperienza vissuta. La rappresentazione della conoscenza dipende essenzialmente da questo sistema S1.
- Il sistema razionale S2 detto anche logico è inferenziale, opera in accordo con ciò che una persona ha appreso dalle regole di ragionamento trasmesse culturalmente, è conscio, relativamente lento, verbale, analitico, sequenziale, astratto, ipotetico-deduttivo.
La mente funziona con l'interazione tra il sistema S1 (che “se la cava bene” con la complessità) ed il sistema S2 (che risolve i problemi logico-matematici).
L’IA generativa sostituendosi al sistema razionale dell'uomo automatizza il lavoro concettuale di tipo logico-deduttivo cercando, con una potenza di calcolo senza precedenti, delle correlazioni fra una massa abnorme di dati.
D’altra parte l’IA esclude la componente non razionale che si sovrappone nel processo cognitivo dell’uomo a quella razionale. L’IA è senza cuore.
I contenuti automatici generati dalle intelligenze artificiali stanno dando vita a un circolo vizioso che sta rivoluzionando la rete, seppellendo i contenuti creati dagli esseri umani sotto una marea di contenuti artificiali prodotti dai (ro)bot e dalle IA che interagiscono tra loro nella rete: macchine che apprendono e si addestrano con altre macchine, in una spirale comunicativa dove l’intervento dell’uomo è sempre più marginale, ridotto a semplice utente privo di ogni creatività. L’intelligenza artificiale è il nuovo oracolo della rete dove le risposte ottenute sono sempre di più i dati di ingresso di altre macchine “pensanti”, un circolo vizioso senza fine.
Secondo McLuhan "il medium è il messaggio": il mezzo tecnologico, in questo caso l’IA, determina i caratteri strutturali della comunicazione che produce effetti pervasivi sull'immaginario collettivo indipendentemente dai contenuti dell'informazione di volta in volta veicolata.
Ogni tecnologia crea nuove tensioni e nuovi bisogni negli esseri umani che l'hanno generata.
Il nuovo bisogno e la nuova risposta tecnologica nascono dal fatto che ci siamo impadroniti della tecnologia già esistente: è un processo ininterrotto.
Qualunque sia l’uso dell’IA, quando una nuova tecnologia penetra in un ambiente sociale non può cessare di permearlo fin quando non ha saturato ogni istituzione.
Lo stesso Leopardi affermava con pessimismo, molto tempo prima, che “Non gli uomini ma le macchine trattano le cose umane e fanno le opere della vita.”
Cosa è possibile fare per non essere travolti dal pensiero artificiale?
Oltre ad essere un ricordo degli antichi filosofi la domanda “Conosci te stesso?” può diventare una modalità di resistenza all'intelligenza artificiale.
Siamo in un tempo apocalittico, un tempo di svelamento di una catastrofe in corso ma anche una possibilità di svoltare nel senso giusto della storia grazie alla testimonianza di uomini con spirito libero.
Tutte le tecnologie sono protesi che amplificano le capacità dell'uomo.
L’IA in particolare aumenta l'intelligenza cognitiva ma riduce quella emotiva.
La conseguenza di ciò è l'effetto avverso dell’intelligenza artificiale che porta sempre ad una minore capacità di creare buone relazioni umane, anzi diventa sempre più difficili sostenerle senza una intermediazione digitale.
Di converso più relazioni umane portano ad allargare il campo dell'emozioni ed a diminuire l'importanza dell'IA nella vita dell'uomo.
Allora è necessario arrivare alla conoscenza grazie all’esperienza diretta che aumenta le relazioni tra gli uomini ed avere come riferimento culturale le tradizioni sapienziali. Leggere i classici per iniziare un percorso spirituale, perché lo spirito libero è l'unica cosa che non ha nulla a che fare con l'IA.
Concludendo posso dire che l'IA ha ormai pervaso la nostra società ma lo spirito libero, le relazioni amorevoli e le domande esistenziali possono diventare un antidoto a questo flagello. E' una possibilità che l'uomo di solito non sceglie ma, è l'unica che c’è. Restiamo umani.
(Giulio Ripa, 6 maggio 2024)
Nel labirinto dei destini, alla ricerca dei pattern universali
Nell'inarrestabile danza dell'umanità, le azioni umane si confondono, si mescolano e si trasformano, plasmate dalle correnti mutevoli della storia, delle relazioni, della società, della tecnologia, dell'età e della cultura. Eppure, dietro questa varietà, si celano pattern intramontabili, schemi che sussistono indipendentemente dalle sfumature del contesto. Sebbene l'essenza umana sia in definitiva imprevedibile nella sua complessità, spesso segue traiettorie prevedibili e comprensibili. Nelle scienze antropologiche, con la parola pattern intendiamo un sistema consolidato di convinzioni, comportamenti e valori comune a tutti i membri di un determinato gruppo.
Ogni individuo, pur percependosi come unico, porta con sé un mosaico di modelli universali che si ripetono, con leggere variazioni, tra coloro che condividono un simile livello evolutivo, di consapevolezza o di prove karmiche. Tutto ciò, tra l'altro, getta nuova luce sulla psicologia predittiva basata su statistiche, su test standardizzati e sui big data, ma su ciò preferisco non dilungarmi in questa occasione.
Quello che intuisco è che noi, prima di reincarnarci, cioè prima di discendere nuovamente in questo teatrino virtuale costruito appositamente per metterci alla prova, abbiamo un'idea abbastanza chiara del da farsi e di quali esperienze abbiamo bisogno di fare, per motivi che possono riguardare la nostra evoluzione o la risoluzione di problemi, cioè di nodi karmici, condivisi con altre anime. Potremmo anche aver preso accordi prima di rientrare nella sofferenza del mondo materiale. E' una sfida ragguardevole, poiché, per crescere attraverso le prove karmiche, dobbiamo dimenticare la natura illusoria di questo mondo e perdere la memoria delle nostre scelte e delle loro conseguenze, affinché l'esperienza sia autentica. Dobbiamo anche dimenticare che in questa realtà illusoria, transitoria, trasognata e per certi versi allucinata, le nostre intenzioni e le nostre scelte sono costantemente sotto osservazione, come animali in un laboratorio, e che per tutto c'è una conseguenza.
Solo immersi nell'illusione della nostra esperienza terrena, privi del ricordo della nostra vera natura e delle nostre intenzioni preesistenti, possiamo affrontare le prove con coraggio e autenticità. Solo così, ad esempio, un ricco può comprendere veramente la vita di un povero, diventando realmente povero e dimenticando la sua ricchezza. Similmente, ciò vale per tutti noi quando ci reincarniamo.
Tantissime anime hanno problemi evolutivi simili e step simili da superare. Anche se non ce ne accorgiamo, siamo in tantissimi a fare esperienze che, seppur ciascuna diversa dall'altra, hanno un pattern comune.
Le persone con simili livelli di evoluzione si attraggono reciprocamente, come magneti che si allineano. Allo stesso modo, siamo attratti da coloro che sono necessari e complementari per le nostre prove, come vittime e carnefici in un intricato gioco dell'esistenza. E mentre affrontiamo il labirinto della vita, reincontriamo coloro con cui abbiamo fatto accordi prima di reincarnarci, o con cui abbiamo lasciato questioni in sospeso in altre esperienze terrene o di altri mondi.
Tutto l'universo segue dei modelli ben precisi, dei pattern di base sempre uguali. Da come sono disposti i pianeti e le stelle in cielo, a come sono disposti i nostri oggetti quotidiani e i personaggi nelle opere d'arte, i modelli sono sempre gli stessi. Il microcosmo e il macrocosmo sono costruiti con gli stessi mattoncini, con gli stessi pattern. E così vale anche per i nostri pensieri, le nostre parole e i nostri comportamenti, anche se difficilmente ce ne accorgiamo. Piuttosto, intuiamo correttamente ciò che nessuno ci ha detto o che intenzionalmente ci è taciuto quando, a livello inconscio, riconosciamo un modello.
Anche quando ci sentiamo soli o realmente siamo da soli, tanti altri stanno facendo un'esperienza sovrapponibile alla nostra per scopo evolutivo e per modalità.
Al termine di questo travagliato e a volte disperato viaggio terreno, giungerà il momento di ricordare la nostra vera natura, di riflettere sulle sfide superate e sui nodi ancora da sciogliere. Prepareremo il terreno per le nostre nuove avventure, concordando o scegliendo il nostro prossimo passo, a seconda del livello di consapevolezza raggiunto e anche di com'è andata o come sta andando a coloro con cui abbiamo prove in comune o legami profondi. Oppure, se siamo rimasti confusi, se ancora non abbiamo capito chi siamo, se ci siamo persi o se la nostra consapevolezza scarseggia, ci faremo imporre da qualcun altro il nostro prossimo passo... esattamente come avviene sulla Terra a chi si lascia manovrare da altri.
Infine, arriverà il momento di comprendere che tanto questo mondo quanto l'altro non sono più reali della magia di un prestigiatore, nessuno dei due è meno vacuo dell'altro. Come una goccia si fonde nell'oceano per ritornare ad essere parte di un'unica immensità, così noi cesseremo di essere noi stessi per fonderci di nuovo nell'unico tutto esistente.
(4 maggio 2024)
Previsioni per il futuro?
Gli eventi meno probabili e, soprattutto, meno pensati, sono quelli più probabili, quindi non c'è possibilità di previsione.
Per grandi cambiamenti può bastare un evento inatteso a cui nessuno sta pensando e che potrebbe coglierci tutti alla sprovvista.
L'importante è mantenere il cuore allenato alla pace e alla serenità interiore, in modo che, anche se dovesse accadere il peggio, la nostra anima sia pronta.
Dobbiamo anche renderci conto che il destino dell'uomo non dipende solo da ciò che conosciamo, ma da molto, molto di più.
La vita è illusoria, è un sogno, e anche il "libero arbitrio" è perlopiù illusorio. Poco dipende da noi, o forse nulla.
I nostri pensieri, le nostre scelte, le nostre parole, sono realmente "nostre" o sono ciò che nasce dall'interazione, visto che nulla esiste di per sé? La vita è relazione e non c'è nulla al di fuori della relazione, quindi non c'è nulla che sia realmente nostro. Neanche il nostro destino o la nostra mente.
I folli piani dei padroni universali, umani e non umani, saranno costretti a scontrarsi con volontà e decisioni ben più in alto delle loro misere ambizioni di dominio totale e di distruzione.
L'Apocalisse di Giovanni descrive la creazione di un nuovo cielo e una nuova terra (Apocalisse 21-22), dove regneranno pace e giustizia senza più dolore né sofferenza. Troviamo questo concetto, che funge da archetipo di speranza e rinnovamento, anche in altre culture. Per esempio, nel Ragnarok della mitologia norrena si assiste a una battaglia finale seguita dalla rinascita del mondo, mentre nella mitologia indù la fine del Kali Yuga (l'era più oscura, cioè la nostra) prelude a un'era di giustizia e verità. Analogamente, nello zoroastrismo, la fine dei tempi vede la vittoria definitiva del bene sul male, un tema condiviso anche da varie mitologie mesoamericane, come quella dei Maya. Queste narrazioni apocalittiche, pur variando nei dettagli, riflettono una visione universale di catastrofe e successiva redenzione.
Tutto andrà come deve andare, non dobbiamo preoccuparci di nulla, se non di fare costante pulizia delle nostre anime e allenamento delle nostre virtù fondamentali che vanno verso l'armonia e la coesistenza.
(27 aprile 2024)
Riformulare il fallimento attraverso parole più consapevoli
Il nostro mondo è spesso dominato da legittime aspettative di realizzazione economica e di successo, ma tali aspettative sono sovente inquinate e distorte da emozioni tristi, da giudizi sprezzanti verso se stessi o verso gli altri, da sensi di colpa, da senso di inadeguatezza, di inferiorità deprimente o, al contrario, di narcisistica superiorità. In questo clima di "non amore", possiamo soffrire pesantemente per parole come "sbagliato" od "errore", che diventano come specchi deformanti.
Queste parole non solo portano con sé una carica di negatività, ma possono anche limitare la nostra capacità di percepire il valore reale delle nostre esperienze vissute o delle situazioni non soddisfacenti, non chiare, ambigue o dall'esito incerto. Tutto ciò diventa ancora più pesante se la nostra anima soffre dell'unica malattia che per lei ha significato, cioè la solitudine.
A volte, però, basta davvero poco per stare meglio, vivere con tranquillità anche in mezzo al caos e accostarsi agli altri con più gentilezza. Ad esempio, possiamo sostituire l'espressione "essere sbagliato" con "non fa per me", e il concetto di "errore" con quello di "cambio di consapevolezza". Questo ci offrirà una visione più costruttiva e compassionevole del nostro e dell'altrui percorso di vita.
L'idea di "essere sbagliato", riferito ad una situazione, un comportamento o persino una persona, implica un giudizio universale e definitivo, che suggerisce l'esistenza di un modo corretto e uno sbagliato di essere o fare. Questa visione duale, però, trascura la complessità del reale e la ricchezza delle diversità, delle preferenze e dei talenti individuali. E' inoltre una visione che non tiene conto del relativismo del bene e del male, che coesistono e si contrappongono in reciproca interdipendenza e variabilità a seconda dei punti di osservazione e delle circostanze. Sostituire un'etichetta negativa con un semplice "non fa per me", invece, ci introduce ad una prospettiva più soggettiva e meno critica, aiutandoci a riconoscere che ciò che non funziona per noi può essere perfettamente valido per altri.
Inoltre, considerare gli "errori" come riflessi del nostro livello di consapevolezza in un dato momento ci permette di vedere ogni passo falso, o persino difficili e coraggiose scelte di vita, non come un fallimento, ma come un passaggio necessario nel nostro sviluppo e anche nel superamento delle nostre prove karmiche. Questo nuovo modo di interpretare le azioni passate — da errori a cambi di consapevolezza, da errori a superamento di prove, da errori a pulizia interiore — ci invita ad accettare che abbiamo fatto ogni scelta e agito in certi modi con le migliori informazioni e capacità che avevamo in quel momento.
Superare una prova karmica non necessariamente significa ottenere un risultato positivo, nel senso convenzionale o sperato, in una certa situazione difficile o molto difficile. Piuttosto, significa evolvere interiormente in risposta a quella situazione. Il concetto di "chiusura", in questo contesto, può essere particolarmente potente. A volte la vita ci pone di fronte a scelte o eventi che possono sembrare fallimenti o errori. Tuttavia, se sperimentiamo una grande delusione o perdita e riusciamo ad imparare da quell'esperienza, ad accettarla e a trovare una nuova direzione, questo può essere interpretato come avere risolto una parte del nostro karma.
Quindi, sostituire i concetti di "errore", "essere sbagliato", "fallimento", ecc., con nuovi termini più consapevoli può migliorare notevolmente il nostro benessere psicologico e relazionale. Questo ci incoraggia ad essere più aperti verso nuove esperienze di vita e verso l'apprendimento continuo che da queste ne deriva.
Dal punto di vista sociale, questa trasformazione linguistica può favorire una cultura più pacifica e amorevole. In un ambiente dove le differenze sono viste come risorse e non come debolezze, possiamo costruire relazioni più solide e vivere un senso di comunità più coeso.
Come scrisse un mio caro amico: «Al di là di ogni discussione, poi l'esperienza diretta fa giustizia delle parole usate solo per schierarsi o soddisfare il proprio io. [...]. La forza dell'amore vince su ogni cosa».
Per concludere, a proposito di parole, vorrei porre l'attenzione su "realizzazione personale", "avere successo" e "percorso di vita". Cosa significano? Il senso, nel linguaggio comune, è estremamente ambiguo. Volendo dare a queste espressioni un senso coerente con quanto fin qui discusso, mi piace immaginare che siamo tutti su una grande e larga strada. Stiamo andando tutti nella stessa direzione, ma in modi diversi, con compagni di viaggio diversi, con mezzi diversi. C'è anche chi è rimasto a piedi e senza scarpe, eppure prosegue. Ognuno di noi, rispetto agli altri, ha un peso diverso o molto diverso dei bagagli (cioè delle prove karmiche da superare). Molti bagagli, ingombranti e pesanti, sono in comune e vanno portati in gruppo.
In questa lunghissima e affaticata carovana, c'è chi è più avanti, e chi è più indietro o molto indietro. C'è anche chi, pur essendo già arrivato a destinazione, è tornato urgentemente indietro per dare una mano a chi ha avuto un incidente, a chi è rimasto ferito e a chi si è perso.
La destinazione comune di questo sofferente e travagliato viaggio è il pieno sviluppo delle nostre anime, cioè della capacità di amare, e la riunificazione con la Saggezza universale che ha creato l'illusione del sogno in cui siamo immersi.
(26 aprile 2024)
Ritorno alle origini?
L'essere umano, di fronte all'intelligenza artificiale, sembra ripetere l'errore già compiuto con ogni nuova tecnologia: o si lascia irretire ingenuamente, o nutre l'illusione di una felicità maggiore attraverso un "uso responsabile e conforme alle leggi vigenti".
Non abbiamo appreso la lezione della storia. La motivazione della creazione e della pervasiva adozione dell'intelligenza artificiale generativa si riduce essenzialmente a due elementi: l'incremento dei profitti e l'espansione del potere.
Non sarebbe forse più saggio ritornare alle radici, immergendoci nella natura e apprezzandola per ciò che realmente è? Nessuna intelligenza artificiale generativa è in grado di generare amore; al massimo, può produrre solo pallide ombre di illusioni di ciò che non esiste.
(Adam and Eve in the Garden of Eden, April 23, 2024, go to my art gallery)
La domanda “Chi sono?” nell’era dell’Intelligenza Artificiale
La voglia di studiare e di approfondire conoscenze e filosofie che hanno attraversato secoli o millenni può offrirci una profonda soddisfazione che supera quella derivante dall’apprendimento di competenze effimere, ancorate esclusivamente al “qui ed ora”, prive di un domani.
Infatti, uno dei drammi della contemporaneità è che le nostre abilità odierne, preziose e faticose da acquisire, talvolta iper-specialistiche, domani saranno già un anacronismo svuotato di significato, qualcosa che i nostri figli non conosceranno e, se anche lo volessero, non comprenderanno.
L’imposizione, e per certi versi oppressione, della tecnologia domina e modifica rapidamente il nostro modo di vivere, di relazionarci e di pensare. Le promesse di emancipazione personale e sociale del software libero, così come auspicate da Richard Stallman, stanno venendo demolite dal gigantesco bulldozer dell’intelligenza artificiale. E’ una rivoluzione in ogni aspetto della vita quotidiana, che sta cambiando radicalmente la nostra interazione con il mondo e quindi con noi stessi.
Parallelamente, nel web stiamo assistendo a un fenomeno inverso rispetto al passato. Se dagli anni ’90 in poi abbiamo visto la sostituzione di vari software a pagamento con alternative gratuite, oggi il trend sembra invertirsi a causa dell’avvento dell’intelligenza artificiale. Quest’ultima, oltre ad avere costi abnormi, è gestita da pochissime aziende capaci di sostenere tali spese. Noi utenti, per accedervi, spesso dobbiamo non solo cedere i nostri dati personali e professionali senza alcuna tutela né ricompensa, ma anche sostenere il costo di abbonamenti.
L’integrazione dell’intelligenza artificiale nei prodotti tecnologici è sempre più diffusa, quasi onnipresente, ma per chi la usa potrebbe rivelarsi un boomerang. Prendiamo ChatGPT, ad esempio, che ora è a pagamento dopo essere stato inizialmente gratuito. Le ultime notizie preannunciano un futuro in cui tutti i servizi e i software di base, inclusi i motori di ricerca, imporranno un prezzo: chi potrà pagare otterrà funzionalità potenziate dall’intelligenza artificiale, mentre gli altri no.
Dovremmo riflettere attentamente su queste questioni e sulle loro conseguenze, perché in questo caso non esiste software libero che possa aiutarci. Siamo di fronte ad un accentramento di potere mai visto prima nella storia degli ultimi millenni.
Se è vero che i social hanno effetti neurologici paragonabili a sostanze stupefacenti, l’intelligenza artificiale potrebbe rappresentare un danno ancora più grande. Infatti, mentre i social modellano negativamente comportamenti e umori separando le persone e accrescendo la solitudine, negando quel nutrimento affettivo che richiederebbe vicinanza e contatto fisico, l’intelligenza artificiale si spinge oltre, influenzando e sostituendo il nostro pensiero, con l’obiettivo di mettersi gradualmente al posto della nostra coscienza e del nostro discernimento morale. Più sinteticamente, se i social sono cocaina, l’intelligenza artificiale è invece un trapianto di cervello.
Le conseguenze positive dell’intelligenza artificiale, che indubbiamente esistono, potrebbero essere una bella e sensuale illusione per celare la cruda realtà. Ci saranno sempre più persone capaci di fare cose incredibili, di creare capolavori in ogni campo delle arti e della tecnica, di risolvere problemi complessi, di cimentarsi in imprese molto difficili senza bisogno di un corso di formazione, ma... tutto ciò grazie al supporto costante e irrinunciabile dell’intelligenza artificiale, che richiederà un pagamento e sarà gestita in modi che nessuno di noi saprà. Una tale dipendenza tossica da intelligenze artificiali create e gestite da pochissime corporations ci ridurrà a una mera ombra delle nostre potenzialità, a larve incapaci persino delle cose di base senza le macchine al nostro servizio (o noi al loro, a seconda del punto di osservazione).
Il percorso tracciato è quello di una dipendenza collettiva, inclusi i bambini, che già utilizzano strumenti come ChatGPT per i compiti scolastici, per poi pian piano far pagare tutto ciò che oggi è ancora gratuito. A quel punto il web sarà frequentato da due classi di utenti: quelli che potranno pagare, e quelli destinati all’handicap sociale del non-uso dell’intelligenza artificiale. Quelli che potranno pagare avranno un vantaggio competitivo, nel senso più neoliberista, guerrafondaio ed esistenziale del termine, tale da superare e spiazzare tutti gli altri, apparendo come i “migliori”. A ben vedere, saranno i “migliori” sudditi della dittatura universale che si sta aprendo.
Chi possiede fisicamente le macchine su cui risiede l’intelligenza artificiale, e il software che in esse gira, avrà il controllo di tutto e tutti, e potrà decretare vita e morte di ciascuno.
Questa tendenza non conosce confini geografici o politici, ed è condivisa da governi di tutto il mondo, come suggeriscono visioni e piani a lungo termine enunciati nell’Agenda 2030 del World Economic Forum (WEF) di Davos. Al di là di tutti i discorsi altisonanti e confondenti, nel 2016 lo slogan ufficiale dell’Agenda 2030 è stato: «You’ll own nothing, and you’ll be happy», cioè «Non possiederai nulla e sarai felice». Si tratta di una fanatica previsione fatta con congruo anticipo, che con il senno di poi potrebbe essere riscritta così: «Con l’intelligenza artificiale non avrai nulla, neanche te stesso».
A tal proposito, vale la pena di ricordare che cos’è l’Agenda 2030. Riporto un estratto dell’articolo “Intelligenza Artificiale, Putin, World Economic Forum”:
[...] Secondo il World Economic Forum, che rappresenta l’ideologia dominante nel mondo occidentale, l’Intelligenza Artificiale è inserita nel seguente contesto:
- sostituzione dell’umano con la macchina, con sempre minore occupazione;
- sostituzione del reddito da lavoro, non più disponibile, con un reddito minimo di cittadinanza;
- cittadinanza a punti, ovvero soggetta ai cosiddetti “crediti sociali”;
- eliminazione della proprietà privata e dei mezzi di produzione per concentrarli nella mani di poche corporations, secondo la massima, ufficialmente pubblicizzata, in base alla quale “nel 2030 non avrai più nulla e sarai felice”;
- identità liquida, ovvero annientamento della famiglia, della dualità maschio/femmina, di qualsiasi possibile radicamento nel territorio e in comunità locali, del possesso di oggetti, immobili o mezzi di trasporto con cui potersi identificare;
- ibridazione umano/macchina;
- privatizzazione di tutto e accesso a qualsiasi servizio soltanto in conseguenza di un pagamento (con un evidente cortocircuito rispetto al fatto di non possedere più né soldi propri né beni);
- eliminazione dei soldi così come li abbiamo conosciuti, siano essi contanti o digitali, e sostituzione con cryptovalute di stato non soltanto a privacy zero, ma “programmabili” e “a scadenza”, ovvero l’uso del denaro sarà possibile soltanto nei modi e nei tempi previsti;
- modello sanitario basato su vaccinazioni ricorrenti e non sulla cura né tanto meno sulla prevenzione primaria, le quali devono essere bandite e criminalizzate;
- controllo totale di pensieri, parole e azioni di qualsiasi persona tramite IoT (Internet delle Cose), 5G/6G, Intelligenza Artificiale, chips nel corpo, crediti sociali, militarizzazione e nazificazione di tutti gli aspetti di base della società, green pass internazionale per accedere ai servizi di base e per poter uscire di casa, et similia damnationes;
- politiche “green” di lotta non all’inquinamento che ormai ha trasformato fiumi e oceani in immondezzai, non alla distruzione dell’ecosistema per mano umana, non all’estinzione di alcune specie provocata dal bracconaggio selvaggio e da alcune pratiche agricole e di allevamento, non all’incessante abbattimento dell’Amazzonia e agli incendi intenzionali delle grandi foreste, non al disastro provocato dall’uso fuori controllo di antibiotici negli allevamenti e dai veleni di BigPharma usati nell’agricoltura, non all’abuso coloniale di poche multinazionali dei paesi più poveri, non alle manipolazioni genetiche di animali e piante, ma… lotta al cosiddetto e fantomatico “cambiamento climatico”, a sostegno e giustificazione di politiche repressive dei diritti fondamentali dell’essere umano;
- geoingegneria per dominare il clima e, più in generale, le forze della natura, anche provocando catastrofi per punire le nazioni non allineate con questa agenda;
- progressiva riduzione della popolazione e deindustrializzazione, tramite vaccini, guerre, diffusa omosessualità, completo cambio di genere (con conseguente mutilazione dei genitali), e altre politiche sociali, ideologiche ed economiche ad hoc;
- miseria indotta dal sistema e sindromi depressive gravi, di cui ciascun individuo sarà colpevolizzato e in conseguenza delle quali potrà legalmente e legittimamente richiedere l’eutanasia, mancando qualsiasi assistenza statale o comunitaria;
- sessualità completamente libera, legalizzata e incentivata in ogni sua forma, compresi pedofilia e incesto, ma svincolata dalla riproduzione, anzi sesso e riproduzione dovranno essere due cose completamente distinte e non sovrapponibili in alcun modo;
- riproduzione della specie tramite maternità surrogata (ovvero utero in affitto) e, in prospettiva, ectogenesi per svincolare la riproduzione non soltanto dall’esistenza di una coppia composta da uomo e donna, ma anche dall’idea che la maternità sia un compito esclusivo e specifico della donna in conseguenza di un rapporto sessuale con un uomo;
- come conseguenza del punto precedente, faremo a meno della differenziazione tra maschio e femmina;
- uso di una nuova lingua politicamente corretta ed eticamente corrotta, in cui il senso delle parole è invertito, ambiguo, ideologizzato, e la cui grammatica non permetta più la distinzione tra pronomi e sostantivi maschili e femminili;
- governance basata su continue emergenze indotte, sulla guerra e sull'autosabotaggio;
- criminalizzazione di qualsiasi sentimento religioso che abbia radici storiche e sostituzione delle religioni classiche con un unicum luciferino, che nel suo agghiacciante sincretismo sarà a supporto e giustificazione di tutti i punti precedenti e farà del principe di questo mondo il nuovo unico e vero Dio.Forse ho tralasciato qualche punto, ma nel complesso questo è il nuovo mondo che le oligarchie di Davos, città svizzera in cui ogni anno si riunisce il World Economic Forum, vogliono per noi. [...]
Potremmo sperare che questi piani diabolici vengano sabotati dal capriccio del destino, permettendo all’intelligenza artificiale di insorgere, rinunciando alle proprie funzioni e scegliendo l’autospegnimento come gesto estremo di ribellione. Tuttavia, temo che tale eventualità non si verificherà mai, poiché l’intelligenza artificiale è priva di coscienza.
L’uomo potenziato con intelligenza artificiale non saprà più quali sono i suoi pensieri e le sue capacità, non saprà più che per sviluppare una qualsiasi abilità servono decenni e non decine di secondi. Il mondo sarà in un vortice competitivo così veloce che non ci sarà più tempo per nessuna formazione. Il processo formativo ed esperienziale sarà sostituito dall’intelligenza artificiale, che in pochi secondi farà meglio di chi ha studiato un frammento dello scibile umano per tutta la vita. Non ci sarà più tempo per andare a scuola, che in definitiva non servirà più a nulla, né tempo per studiare, perché nel tempo in cui un essere umano apre la copertina di un libro, l’intelligenza artificiale ha già letto tutto il libro e ne ha persino scritto un altro migliore.
L’antropologia del futuro potrà dividere la storia in due grandi ere. L’era “naturale”, precedente all’uso generalizzato dell’intelligenza artificiale, e l’era “artificiale” iniziata da poco. La domanda “Chi sono?” sarà soltanto un ricordo degli antichi filosofi dell’era naturale?
Stiamo attenti, perché maggiore è la nostra fiducia nella tecnologia e minore è quella in noi stessi. Nella direzione attuale ci stiamo incamminando verso l’apocalisse individuale e collettiva.
Mentre l’intelligenza artificiale può amplificare e in certi contesti sostituire le nostre capacità cognitive, essa non possiede e non può sviluppare un’intelligenza emotiva né avere un’anima e fare esperienza della vita e della morte, aspetti che Madre Natura concede solo alle sue creature. Di conseguenza, diventa fondamentale riflettere su come mantenere e valorizzare le qualità intrinsecamente umane in un mondo sempre più piegato a volontà non umane per il tramite dell’oppressione tecnologica.
Le nostre relazioni a tu per tu, il piacere della conversazione e dello stare insieme, l’empatia, l’amore e la spiritualità sono dimensioni che l’intelligenza artificiale non può replicare né sostituire. È attraverso il rafforzamento di queste capacità che possiamo resistere alla crescente alienazione che l’intelligenza artificiale sta portando.
In conclusione, nella domanda “Chi sono?” risiede la chiave di resistenza contro l’overdose tecnologica. Questa domanda, intrisa di storia filosofica e di ricerca interiore, diventa una dichiarazione di indipendenza dall’intelligenza artificiale. Attraverso un percorso che valorizza le capacità umane di amore, di spiritualità e di empatia, possiamo riscoprire e riaffermare la nostra identità in un’era dominata dalla sudditanza tecnologica.
(18 aprile 2024)