Per favore, stiamo attenti alle parole
In questi giorni, c’è chi sta giustificando le proprie azioni di fronte al mondo facendo riferimento a passi della Bibbia.
Per favore, stiamo attenti, perché le parole sono strumenti potenti che contribuiscono a modellare la realtà che ci circonda. Quindi, che tipo di realtà vogliamo? In che mondo vogliamo vivere?
Cerchiamo di scegliere parole che sgorghino dall'intimo del nostro essere, evitando di strumentalizzare testi sacri che, se adattati ai propri scopi, possono essere piegati a sostenere qualsiasi tesi.
Guardiamoci dal cadere in simili tranelli. Il confronto religioso raramente è d'aiuto. Piuttosto, una solida base per preservare la nostra umanità e sottrarci alla spirale del fanatismo autodistruttivo consiste nel riconoscere che, dall'altro, possiamo sempre imparare qualcosa e che, un giorno, potremmo trovarci a ringraziarlo.
È vero, la vita è ardua per tutti noi, ma questo non giustifica l'uso della violenza. Quando ci sembra di trovarci immersi nelle fiamme dell’Inferno, anziché soccombere passivamente alla rabbia e al dolore, cerchiamo di ricordarci che le nostre vite possiedono la bellezza, la forza e il coraggio di fiori delicati spuntati sul ciglio di una strada.
Offriamo quindi la nostra bellezza e umiltà al mondo e a chi ci ha dato la vita. Questo è il punto di partenza per una rivoluzione interiore capace di estinguere il desiderio bellico, semplicemente sostituendolo con aspirazioni più elevate e nobili.
L'amore è il pilastro fondamentale dell'educazione umana. Una persona cresciuta con amore non è incline alla competizione, non aspira al successo personale a discapito degli altri, bensì è animata dal desiderio sincero di contribuire al benessere collettivo e al progresso della società.
(1 novembre 2023)
Risposta alle guerre
Finché conserveremo la capacità e il desiderio di osservare il mondo con occhi stupefatti, provando meraviglia come bambini, nulla avrà il potere di recarci danno.
Finché gioiremo delle piccole cose quotidiane, ringraziando segretamente per esse, manterremo un legame saldo con l'Essenza della Vita.
E anche qualora il nostro involucro terreno fosse compromesso dalle assurdità perpetrate dalla razza umana, la nostra anima, indenne, troverà rifugio in un luogo sicuro.
(31 ottobre 2023)
(October 31, 2023, go to my art gallery)
Né vero, né falso
Nel regno del digitale, l'ambiguità prevale sempre, e tentare di sopprimerla, dividendo con un'accetta il vero dal falso, è una vana impresa che a volte rasenta l'idiozia. Non porta a nulla dibattere riguardo al vero, al falso, al non vero o al non falso.
Ad esempio, focalizzare la propria attenzione su "chi" abbia lanciato un determinato missile su un ospedale, come recentemente è stato dibattuto sulla rete, con il rischio ulteriore di trascurare l'insieme degli avvenimenti drammatici in corso, è un esercizio di pura inutilità. Il modo in cui gli eventi devono essere rappresentati, in quest'occasione, è una prerogativa iniziale di chi possiede le telecamere e successivamente di chi si occupa del montaggio. I software per manipolare, generare ex novo, falsificare o rendere credibili contenuti digitali sono ormai alla portata di chiunque. A titolo esemplificativo, è sufficiente richiedere a una delle tante IA oggi disponibili di creare un'immagine di guerra con determinate caratteristiche, allo scopo di suscitare emozioni a sfavore di una delle parti in causa. Nessuno sarà in grado di discernere con certezza se tale fotografia sia frutto di una creazione digitale oppure corrisponda a un evento realmente accaduto.
L'angolazione dalla quale si osserva il mondo determina la realtà percepita, ma sovente questa realtà osservata non è altro che un'ombra, un fantasma di qualcosa che potrebbe essere o non essere, ma che in realtà si riduce a un flusso di bit generato da un algoritmo sconosciuto, governato da forze oscure, le quali, a loro volta, sono sottoposte a logiche di denaro e potere dettate da altri.
L'agire dell'individuo che guarda in modo frenetico soprattutto immagini inerenti alla sua vita in rete, si riduce ad essere spettatore di se stesso, sembra ricordare un famoso monologo di Shakespeare:
«Spegniti, spegniti, breve candela!
La vita è un'ombra che cammina,
un povero attore
che si agita e si pavoneggia per la sua ora sulla scena
e poi non si è più sentito.
E' un racconto
detto da un idiota, pieno di rumore e furore
che non significa nulla»
tratto da: "All'ombra delle immagini" (di Giulio Ripa)
Il mondo digitale è la nostra contemporanea allegoria della caverna di Platone.
Il concetto di verità è effimero e transitorio quanto le nuvole nel cielo. La verità, intesa come entità unica e indivisibile, è un miraggio. Piuttosto, esiste una pluralità di verità, tutte ugualmente legittime, che coabitano in una costante contrapposizione l'una con l'altra. Ad esempio, la storia non è altro che una collezione di narrazioni (o forse menzogne?) concordate e imposte dai dominatori.
Quando esiste una verità, essa serve spesso e volentieri a legittimare le azioni più abiette che un essere umano è in grado di compiere. In nome della verità si può uccidere. Ma è assai meno probabile che ciò avvenga in nome del dubbio.
Coloro che sono alla ricerca di punti fermi potrebbero sentirsi sconfitti e disorientati. Fortunatamente, esistono punti di riferimento saldi e virtuosi, e si trovano all'interno di noi stessi, non nelle verità raccontate dagli altri. Ad esempio, un punto di riferimento valido può essere l'amore per la vita e l'interiorizzazione di comportamenti onesti, sinceri e affettuosi ereditati dai propri genitori o da altre persone per noi importanti. Questo riferimento interiore, tuttavia, prescinde dalla nozione di verità, rientrando piuttosto nei sentimenti e nella vita vissuta. Per queste cose, nessuno si cimenterà mai in dibattiti sulla loro veridicità o falsità, né si avventurerà a lanciare missili per sostenere chissà quale guerra.
Contrapporre una verità, per esempio quella propugnata dal mainstream, a una contro-verità, quale quella sostenuta dall'informazione alternativa o dalla controinformazione, è in parte giusto, ma può condurre all'interno di un giardino recintato, pericoloso e controproducente.
E allora, quale potrebbe essere l'alternativa? La verità assoluta del potere non deve essere contrapposta ad una anti-verità o contro-verità, bensì ad una critica sistematica e radicale del concetto stesso di verità assoluta che, in ultima analisi, non ha ragione di esistere.
(28 ottobre 2023)
Il mondo si sta schierando...
Il mondo si sta schierando, e anche questo, da un certo punto di vista, non va bene.
Nessuno è completamente buono o completamente cattivo.
Dovremmo anche chiederci se, nel seguire il flusso informativo, le nostre emozioni sono realmente nostre o se qualcuno ci sta pilotando.
Stiamo attenti.
Allo schierarci da una parte o dall'altra, in una quanto mai pericolosa tifoseria, c'è un'alternativa.
Questa è coltivare i nostri dubbi, non cercare consensi, e non cercare neanche "una" verità, ma essere consapevoli delle varie visioni del mondo che tra di loro si compenetrano, si contraddicono e, al contempo, si uniscono per formare quel grande e bello caos chiamato "umanità".
Quando vedo le persone, vedo Dio. Così, ogni tifoseria se ne va.
(26 ottobre 2023)
L'irresistibile richiamo della guerra
«Se morirai (combattendo i tuoi nemici), guadagnerai il cielo; se vincerai, godrai la gloria terrena. Perciò, Figlio di Kunti, alzati, deciso a combattere! Rimanendo equanime nella felicità e nel dolore, nel guadagno e nella perdita, nella vittoria e nella sconfitta, affronta la battaglia della vita. Così non commetterai peccato.»
(Bhagavadgītā, II, 37-38)
La guerra è un'impetuosa corrente che travolge le persone, un'ombra che nasconde la luce della propria umanità, una fiamma che consuma il corpo e la mente, un veleno che mette in pericolo la vita, una fitta foresta dalla quale chi si è perduto non esce più.
Le reazioni d'odio sono sempre e soltanto vicoli ciechi.
Non mancano però interi sistemi di pensiero a favore della legittimità della guerra, spesso abili nel convincere. Come esempio storico, vorrei prendere la Bhagavad Gita, nella quale il principe Arjuna, trovandosi sul campo di battaglia di Kurukshetra, esprime dubbi e angosce riguardo l'imminente guerra contro i propri parenti. Arjuna è sopraffatto dal dubbio e dalla tristezza al pensiero della violenza e della morte che la guerra causerà, specialmente poiché coinvolgerà la lotta contro i suoi stessi parenti. Questo lo porta a considerare l'idea di rinunciare alla battaglia.
Tuttavia, Krishna, un'incarnazione del dio Vishnu, lo consiglia di adempiere al suo dovere di Kshatriya (guerriero) per sostenere il Dharma (la rettitudine o la legge morale universale). Krishna spiega che Arjuna, in quanto guerriero, ha il dovere di combattere per stabilire la giustizia e proteggere il Dharma. Inoltre, Krishna gli dona una visione divina che gli permette di vedere le cose da una prospettiva più elevata, comprendendo la natura eterna dell'atman (l'anima) e la sua distinzione dal corpo mortale.
La discussione tra Krishna e Arjuna è molto ampia e copre una vasta gamma di argomenti spirituali e filosofici. Krishna insegna ad Arjuna che egli deve combattere, non per desiderio di vittoria o per legami emotivi, ma per adempiere al suo dovere senza attaccamento ai risultati. Dice ad Arjuna: “Perché c'è più gioia nel fare il proprio dovere male che nel fare bene il dovere di un altro. È una gioia morire facendo il proprio dovere, ma fare il dovere di un altro uomo porta terrore” (1). Krishna sottolinea l'importanza di stabilire il Dharma e spiega che il combattimento è necessario per riportare la giustizia quando la rettitudine è minacciata (2).
In questo contesto, la necessità della guerra viene spiegata come un dovere sacro per mantenere l'ordine morale e sociale. Sono sicuro che oggi, in tanti, hanno una convizione simile, schierandosi da una parte o dall'altra. Ad ogni modo, la logica degli schieramenti accentua i problemi, non li risolve. Se anche una delle due parti dovesse prevalere, la sua tragica fine sarà soltanto rimandata, perché prima o poi dovrà raccogliere i frutti avvelenati d'odio che ha seminato.
Quanto giusto pensate che sia aderire a idee che decretano morte? Se anche fosse un dio a chiedercelo, come nel racconto che ho menzionato, sarebbe comunque un inganno.
(21 ottobre 2023)
(1) https://factsanddetails.com/world/cat55/sub354/entry-8212.html#:~:text=Krishna%20tells%20Arjuna%20that%20he,”
(2) http://godrealized.org/gita/Lord-Krishna-King-Arjuna.html
Ognuno di noi si sceglie il medico che gli dica quel che vuole sentirsi dire
Ognuno vede quel che “vuole” vedere e sente quel che “vuole” sentire, a prescindere dall’eventuale connessione con la realtà, ammesso che questa esista in senso oggettivo. Anzi, ormai sappiamo bene che non esiste. Al massimo, più che di realtà, potremmo parlare di un insieme di probabilità e di possibilità contrapposte, di cui ognuno di noi sceglie quel che vuole creandosi la propria realtà.
Quando parlo di scelta o di volontà, in questo caso, mi riferisco a qualcosa di sovente lontano dalla propria consapevolezza.
Per queste ragioni, quando riusciamo ad avere un vero dialogo con una persona, di solito questa è abbastanza simile a noi, almeno a livello di consapevolezza e di analisi di realtà, o, se lo si preferisce, di confusione mentale. Da un certo punto di vista, disordine e ordine mentale sono la stessa cosa.
A dimostrazione di tutto ciò, ognuno di noi si sceglie il medico che gli dica quel che vuole sentirsi dire. E infatti i modelli di medicina più deresponsabilizzanti sono quelli più ricercati e giustificati in mille modi (e più remunerativi per chi produce veleni). Indubbiamente il comfort, cioè il rimanere dove si è senza progredire, piace.
Ne segue che quando incontriamo l’altro stiamo incontrando una parte di noi stessi. Viceversa, il proprio sé è anche parte del sé altrui.
Insomma, siamo tutti sulla stessa barca, anzi, siamo la stessa barca.
(3 luglio 2023)
Ciascuno di noi è un bene necessario, indispensabile
Ciascuno di noi è un bene necessario, indispensabile per il proseguimento della vita. Nel senso che adesso la vita sta proseguendo per il tramite di noi e, nella sua tanto grandiosa quanto celata progettualità, noi facciamo parte dei suoi piani.
Nulla è per caso. La vita non è nata per prove ed errori, né con una lenta gradualità basata su tentativi approssimativi senza una logica, ma già formata nella pienezza della sua misteriosa complessità. Già Darwin scrisse: «Supporre che l’occhio, con tutti i suoi inimitabili meccanismi […], si possa essere formato per mezzo della selezione naturale, sembra, lo confesso liberamente, assurdo al massimo grado». E io aggiungo che tutta la sua teoria basata sull’evoluzione tramite selezione naturale, ovvero sulla competizione, cioè guerra, del più aggressivo e violento sul più tranquillo e pacifico, è assurda al massimo grado, visto che storicamente è servita più come base ideologica per il colonialismo, per il nazismo e per il modello imperante neoliberista, più che come spiegazione scientifica. Un’evoluzione c’è stata, ma non partendo da zero, non senza intelligenza, non senza gusto estetico, e non senza salti che poco hanno a che fare con l’adattamento all’ambiente.
Ogni specie vivente è interconnessa e indispensabile a tutte le altre, stesso discorso per ciascuno di noi. Se la natura ha creato gli esseri umani, unica specie vivente a non avere un habitat né difese corporee di base, allora vuol dire che ne ha bisogno e che non può esserci vita su questo pianeta senza di noi, potenzialmente predisposti per poter vivere ovunque. Parimenti, se un cataclisma spazzasse via noi, la specie con maggiori possibilità di adattamento di tutto il pianeta, ciò significherebbe che ogni angolo della Terra sarebbe diventato inabitabile non soltanto per noi, ma anche per gli altri viventi.
Dobbiamo smetterla di pensare e di dire che l’essere umano è un cancro per il pianeta o che ciascuno di noi è utile ma non indispensabile. Questa è una ideologia antiumana funzionale soltanto ai nemici dell’umanità. Noi siamo un bene e una benedizione necessaria per questo pianeta e per l’intero universo, sia come specie, sia come singole persone.
Quanto al contributo negativo dell’essere umano nell’equilibrio dell’ecosistema e nella salubrità dell’ambiente, fino alle conseguenze estreme di aver prodotto armi che con un solo colpo potrebbero distruggere intere nazioni, questa è una diretta conseguenza di avere un sistema valoriale e sociale fondato soltanto sui soldi. Se c’è una malattia vera da combattere non è l’esistenza dell’essere umano o dei suoi legittimi bisogni, ma il continuo propagandare che ciò che produce soldi è morale e giusto e ciò che non li produce no. E’ questa la grande menzogna e la causa di tutti i mali.
L’amore è la massima forma di intelligenza e la base per il proseguimento della vita.
(24 giugno 2023)
Che cos'è l'intelligenza?
L’amore è la massima forma di intelligenza e coincide con la vita stessa.
Tutto il resto è funzionale alle comprensione di ciò, anche quando l’esperienza del momento ci porta altrove.
C’è un motivo nascosto dietro a tutto.
"Amore" è anche quella parola che l'uomo si dovette inventare quando gli spuntò l'intelletto.
Tutte le altre specie senza intelletto, invece, continuarono ad amare e basta.
(21 giugno 2023)
Welcome to the real world!
Anima bella, in questa esistenza terrena avrai l'opportunità di affrontare sfide senza uguali in altre parti del cosmo, sfide che ti immergeranno ogni giorno in sofferenze che non possiamo narrare. Sarà un cammino che ti richiederà uno sforzo titanico, che ti spezzerà la schiena dall'intensa fatica, fino alla cruciale prova finale. Questo è il destino riservato ad ogni Anima autentica, coraggiosa e determinata, che prende forma in questo mondo. Coloro che, al contrario, cercheranno di evitare ogni dolore necessario, si condanneranno alla propria codardia, finendo per perire nella loro rinuncia.
(June 6, 2023, go to my art gallery)
In guerra, chi è che vince e chi è che perde?
Chi si compiace della distruzione, della violenza, della morte e dell'atroce sofferenza inflitta agli altri, ha perso la propria umanità. Ha lasciato che l'oscurità gli incancrenisse il cuore e gli annebbiasse la mente. E' un essere che ha perso la lotta contro i propri demoni.
Un soldato non dovrebbe mai esultare nel togliere la vita, né giustificare o lodare tale atto, altrimenti i suoi stessi pensieri lo degraderanno a una creatura inferiore, a un essere sub-umano. Le reclute che si appassionano alle torture e si riempiono i cellulari di video delle SS, sono infelici e malate, ma non se ne accorgono. Lo stesso vale per tutti i giovani costretti a vedere o a subire torture, come metodo (nazista) di addestramento alla guerra.
Chi invece si preoccupa di limitare il danno e il dolore causati dalla guerra, e di alleviare la sofferenza altrui, anche di quelli che sono considerati nemici, ha conservato la propria umanità. Ha ancora una coscienza e un'anima. Questo tipo di persone sono vittoriose sulla propria ombra, sulla propria oscurità.
Tutti noi abbiamo luce e ombra. Su quale delle due vogliamo concentrare le nostre energie?
(31 maggio 2023)