La gioia è il sentimento della realtà
Simone Weil, filosofa, mistica e scrittrice francese, ha affermato che: «La gioia è il sentimento della realtà». Questa sua asserzione si trova in "Sul tema del caso - Dai Quaderni (Simone Weil)". Precisamente:
[...]
204 La nozione di CONDIZIONE DI ESISTENZA È PER NOI L’UNICO LEGAME TRA IL bene e la NECESSITA’.
La bellezza è l’armonia del caso e del bene.
Il reale (per l’uomo) è ciò che è sentito e pensato allo stesso tempo.
La gioia è il sentimento della realtà.
Più l’opposizione del caso e del bene è sensibile, più la bellezza e la gioia sono profonde.
La tristezza è l’indebolimento del sentimento della realtà. E’ una cattiva de-creazione, a livello dell’immaginazione.
E’ un crimine rendere gli uomini tristi.
Adamo ed Eva, cacciati dal Paradiso terrestre, erano tristi.
Anche il Cristo. “La mia anima è triste fino alla morte”. /Mc XIV,34; Mt XXVI,38/
[...]
Simone Weil, nel testo citato, parte da alcuni presupposti che potrebbero essere di non immediata comprensione, provo ad esplicitarli: Dio (nel senso da lei inteso) corrisponde con tutto ciò che esiste, la volontà di Dio con tutto ciò che accade («Deus sive Natura», come disse il filosofo Baruch Spinoza), l'amore per Dio e la gioia dell'essere con l'amore per tutto ciò che accade, ovvero per la vita stessa. E' evidente il richiamo a Spinoza, di cui già avevo parlato nell'articolo "Dalla tirannia incostituzionale televisiva a Baruch Spinoza". «Amare tutti i fatti è lo stesso che leggere Dio in essi», ha scritto Simone Weil. Ne segue che la volontà di Dio è corrisponde con ciò che lei chiama "necessità". Giudicare i fatti che accadono con contrarietà, ovvero pretendere che le persone, le cose e il mondo siano diversi da ciò che sono, equivale a offendere Dio e a entrare in sentimenti di tristezza che ci distaccano dalla realtà. Tale tristezza corrisponde ad una prigionia (quella dell'ego), invece il gioire della vita così com'è è l'unica condizione di vera libertà (quella dell'anima), perché ci mette in condizione di agire con la consapevolezza del reale e al tempo stesso in sintonia con la volontà del tutto, cioè di Dio. Quindi la libertà è la necessità meno il giudizio egoico (L = N - g), come disse in maniera estremamente sintetica ma efficace Mauro Scardovelli, riprendendo il pensiero di Simone Weil, in "Formula della libertà per tutti".
Io sono pienamente d'accordo con Simone Weil, almeno sul fatto che «la gioia è il sentimento della realtà». La preghiera buddista che io pratico, con specifico riferimento alla recitazione del mantra Nam-myoho-renge-kyo, produce in me lo stesso effetto, la stessa consapevolezza di cui parla Simone Weil, ovvero che la gioia è (l'unico) sentimento della realtà, pur partendo da presupposti e percorsi spirituali, teologici e dottrinali completamente diversi rispetto a lei. Ciò è molto interessante, va a confermare ciò che scrissi in "Riflessioni per una riforma religiosa", «[...] Perciò i mistici delle varie religioni si assomigliano, tutti hanno in comune l’unità dell’Anima, nell’Anima e tra le Anime: ciò è l’unica base che io ritengo possibile per un dialogo interreligioso autentico e per il rispetto delle varie religioni e tra le religioni. [...]».
in effetti l'emancipazione, la libertà del Budda che deriva da Nam-myoho-renge-kyo - secondo il pensiero di Nichiren Daishonin - è l'unico modo che permette di osservare il mondo così com'è, ovvero essere in contatto con la realtà, ed è al tempo stesso l'unica vera condizione di felicità. "Non c'è vera felicità per gli esseri umani al di fuori del recitare Nam-myoho-renge-kyo", ha scritto il Daishonin (nella lettera "Felicità in questo mondo"). Io aggiungerei che la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo all'interno del sangha buddista corrisponde al soddisfacimento dei tre bisogni primari dell'essere umano: protezione, appartenenza, identità.
Mondi diversi, società diverse, culture diverse, percorsi di vita diversi, ma una stessa consapevolezza che unisce.
Non solo: tutto ciò è incomunicabile, può solo essere sperimentato personalmente. Ragion per cui, queste sono solo miei riflessioni: tu che leggi, fanne ciò che vuoi.
Francesco Galgani,
16 giugno 2020
Riflessioni per una riforma religiosa
Nel rispetto del principio di non dualità come egregiamente esposto da Giulio Ripa nel suo articolo “Oltre il dualismo”, di cui consiglio caldamente una lettura, ci tengo a precisare che quanto sto per scrivere non ha alcuna pretesa di esprimere un punto di vista “più vero” delle verità altrui. Chi pratica una fede, e se questa a lui o a lei dà giovamento e ne migliora le relazioni umane e soprattutto il comportamento, fa bene a praticarla. Quindi quanto segue non è da intendersi come un puntare il dito contro qualcuno, ma solo come una serie di miei personali, opinabili e migliorabili riflessioni, che lascio qui per chi vorrà leggerle. Grazie.
1. Significato della parola “Dio”
La parola “Dio”, nelle molteplici accezioni, spesso contrastanti, che ha assunto in varie religioni e che è stata usata per giustificare anche le peggiori perversioni umane, è purtroppo ormai squalificata di significato. Se proprio vogliamo usarla, è necessario metterci d’accordo sul significato e ridarle piena dignità, altrimenti non possiamo capirci. Da qui e nel proseguo di queste mie riflessioni, “Dio” è da intendersi nel suo significato platonico di “Bene e Giustizia”. Quindi un uomo o una donna che agisce onestamente e coerentemente per il bene e per la giustizia propri e altrui è veramente a immagine di Dio, a prescindere dalla religione, dal credo, dall’eventuale ateismo, dall’orientamento politico o da qualsiasi altra connotazione. Alcune religioni non usano la parola “Dio”, ma altre espressioni che hanno in comune i concetti di “Bene e Giustizia”. Ad es., espressioni come “Coscienza Cristica”, “Buddità”, “Saggezza Universale”, “Ubuntu”, ecc., essendo tutte incentrate sul senso di unità, di comunità, di bene e di giustizia, in questo contesto sono da intendersi come sinonimo di Dio.
2. Distacco dal proprio “Ego” e dai giudizi sociali
Ognuno di noi ha un’Anima e ha un Ego, che, nel significato qui inteso, sono due configurazioni completamente diverse della mente umana. L’Ego è una configurazione focalizzata sul particolare, l’Anima coglie l’universale. L’Ego è separativo, è tenuto in piedi dal giudizio, in particolare dal giudizio sociale interiorizzato, sintetizzabile in: “questo è bene e questo è male”, “questo è giusto e questo è sbagliato”, “questo è vero e questo è falso”.
Il giudizio sociale è diverso dal giudizio animico: il giudizio sociale è il giudizio egoico, mentre il giudizio animico è distinzione, discernimento. Il giudizio animico è un sinonimo di pensiero che sa “soppesare”, ovvero discernere, permettoci di uscire dalla confusione, di collocare le cose al posto giusto. Il giudizio sociale o egoico è quello che impariamo a introiettare dai nostri genitori, dai gruppi di appartenenza, dalla scuola, dalla televisione, dai luoghi di lavoro, dagli ambienti social, e purtroppo anche dagli aspetti egoici (cioè dogmatici) della religione, per chi ne ha una. Produce su di noi una pressione al conformismo.
Il giudizio sociale ci allontana dalla nostra Anima, perché per stare nella nostra Anima, o nella nostra essenza, abbiamo bisogno di non dipendere più dal giudizio sociale, così da ascoltare davvero quella che è l’esigenza dell’Anima.
Platone definiva il giudizio e condizionamento sociale come “la grande bestia”.
Detto ciò, ogni religione che spinga al conformismo verso certi dogmi o regole, a cui ubbidire in maniera acritica e persino minacciando “punizioni per i propri peccati”, è una “grande bestia”. Anzi, è una blasfemia.
3. Nessuna religione può dirci “cosa è vero” e “cosa è falso” in senso assoluto
Non c’è nulla che è falso: falso è il modo con cui noi osserviamo le cose, se le estrapoliamo dall’interdipendenza con tutto ciò che esiste. Niente è ciò che è perché “è come è”, piuttosto la realtà percepita e indagabile dipende da chi la osserva. Non esiste alcuna verità “che sta in piedi da sola” o che non dipenda nella sua essenza da chi la osserva. Tutto è interdipendente e mutevole.
Allo stesso modo, non esiste il “male” in sé. Il pensiero del male è un non-pensiero, perché il vero pensiero è quello che viene dall’Anima, ma l’Anima non vede il male come assoluto, lo vede sempre come relativo, in quel contesto, in quel momento lì, una piccola cosa rispetto all’oceano dell’essere. Già il solo fatto di separare il bene dal male, i buoni dai cattivi, è un male, o meglio, è un pensiero dell’Ego.
4. Diventare Dio è diventare ciò che veramente siamo.
Il nostro vero essere (“Anima”) è occultato dal sociale (giudizio sociale) – la “grande bestia” platonica – e dal senso di colpa (conseguente al giudizio). Ogni pensiero separativo (avidità, appropriatività, volontà di potenza e di dominanza, in un solo termine “Ego”) è il nemico, l’«antico avversario» che deve essere sconfitto.
Lo scopo dell’Anima è l’unità con il tutto e con tutte le altre Anime. L’insieme delle Anime, in questa accezione, è sinonimo di Dio, di cui ciascuno di noi è una “scintilla divina”. Far brillare questa “scintilla divina” e farci a immagine di Dio (cioè Bene e Giustizia), cioè divinizzarci, cioè renderci in tutto e per tutto uguali a Cristo, a Gandhi, a Budda, a tutte le altri grandi Anime che l’umanità ha avuto e continua ad avere, è lo scopo dell’Anima.
5. Unione di tutte le forme di vita
Non c’è un “Io” separato dagli altri “Io”, non c’è una “persona” separata da tutto: queste sono menzogne, create dal giudizio sociale, dal conformismo, dall’Ego. Similmente, Dio non è una persona, non è “altro da sé”, ma tutte le creature sono un solo essere, tutte le cose sono una sola in Dio. Questo l’Anima lo sa e lo percepisce chiaramente. Questo lo sanno tutti i grandi mistici di tutte le religioni. Da ciò ne segue che la “Fede” è qualcosa che prescinde dalla religione, è piuttosto “ciò che l’Anima sa”.
6. Fede e credenze/superstizioni
Nel senso sopra inteso, la “Fede” non è una credenza e ogni credenza è una superstizione. La Fede è conoscenza dell’Anima nell’Anima. La (vera) Fede distrugge tutte le credenze, di cui vede la radice menzognera, a servizio dell’egoità. La (vera) Fede discerne gli aspetti egoici (cioè dogmatici e separativi) delle varie religioni e non si lascia confondere dai falsi “miti” di un Dio vendicativo, punitivo o giustiziere, riconoscendone piuttosto una tale rappresentazione come una proiezione dell’Ego umano, ovvero riconoscendola come un falso Dio fatto a immagine e somiglianza dei lati peggiori dell’essere umano.
In questo senso, dal punto di vista dell’Anima e della Fede, la Bibbia, presa nel suo complesso e fatta eccezione per alcune parti, è la madre della superstizione, dell’alienazione religiosa e dell’idolatria. Il Dio biblico (dell’Antico Testamento) è un ente per i peccatori, a servizio dell’appropriatività, dell’Ego, è a immagine e somiglianza di un essere psicopatico nel senso clinico del termine. Il dualismo si regge sul mito della creazione, le cui conseguenze sono devastanti.
Il Vangelo non ha niente a che vedere con la mitologia biblica, fatta di narrazioni nate per creare una comunità, una comunità che crede nell’alterità di Dio, di un Dio bellico, egoico; il Vangelo inoltre non ha nulla a che vedere con la teologia paolina della redenzione, o comunque con le teologie, frutto dell’immaginazione.
L’Anima sa discernere “come” leggere i testi prodotti dalle tradizioni sapienziali e a “cosa” dare credito. Anzi, l’Anima che è unita in Dio, cioè con le altre Anime, sa che le teologie sono solo “chiacchiere” su Dio. Su Dio non si può dir nulla, le teologie sono menzogne.
7. Vita vera
La vita vera è la beatitudine stessa; la vita apparente è non-beata.
Qui ed ora è la vita eterna.
Qui è Dio, in questo mondo, nella nostra carne e nel nostro sangue, quando ci lasciamo governare dall’Anima e non dall’Ego.
8. Unione delle religioni
In quanto dipendenti dall’accidentale dimensione sociale e psicologica (e anche patologica) dell’uomo, le religioni sono terreno di separatezza, spesso di opposizione e scontro, come ancora oggi drammaticamente constatiamo. Quando, invece, sono legate a quella dimensione essenziale, universale e spirituale dell’essere umano che si esprime nella mistica, esse sono luogo di incontro e unione tra le diverse culture. Perciò i mistici delle varie religioni si assomigliano, tutti hanno in comune l’unità dell’Anima, nell’Anima e tra le Anime: ciò è l’unica base che io ritengo possibile per un dialogo interreligioso autentico e per il rispetto delle varie religioni e tra le religioni.
9. Significato di “mistica”
Un mistico o una mistica è una persona che sa davvero pensare, cioè discernere, soppesare. La mistica è il massimo livello del pensiero. Noi siamo abituati a credere che il massimo livello del pensiero sia quello scientifico: non è così. Se pensare significa “soppesare” per mettere le cose al posto giusto, allora la mistica è il vero pensiero. C’è davvero pensiero, e non banale ideologia, solo quando l’intelligenza è mossa da quell’Amore per l’Assoluto che è l’Anima stessa: non l’Ego della religione, ma la sua Anima, la sua essenza. Solo una ricerca di Dio (che, ripeto, non è persona, ma “Bene e Giustizia”, “Unione tra le Anime”, “Unione con il Tutto”) fatta con l’onestà della ragione può proporsi davvero come religione, e non come una mera superstizione.
10. Religione, Economia e Politica
Concludo queste mie riflessioni sottolineando che non può esserci religione se non ci sono Amore, Rispetto e Gratitudine per la Vita in tutte le sue manifestazioni. Penso che la società stia andando in una direzione autodistruttiva e apocalittica perché famiglia, scuola, mass media, lavoro, politica, economia, scienze, religioni e, in generale, tutta la società, sono molto concentrati e attivamente impegnati a favorire gli aspetti egoici (e quindi separativi e distruttivi) dell'essere umano, piuttosto che la sua Anima. L'attuale sistema di pensiero e di politica neoliberista è la massima espressione del peggio dell'essere umano. Non può esserci religione senza consapevolezza di ciò e senza una chiara presa di posizione a tutela della vita e quindi contro le logiche neoliberiste imperanti, basate sul dominio di pochi psicopatici (tanto simili al Dio biblico dell'Antico Testamento) sul resto dell'umanità. Tutelare la vita significa anche tutelare l'ambiente e tutte le sue creature, da ciò una vita frugale e vegana ne sono una naturale conseguenza. L'attuale schifo-crazia, cioè il potere dei peggiori eletti dal popolo e/o imposti al popolo, mi ricorda che il popolo preferì salvare la vita a Barabba piuttosto che a Gesù: è arrivata l'ora di una seria riforma interiore?
(Francesco Galgani, l’Ascoltatore dell’Assemblea, 16 maggio 2020)
Come trasformare la Pandemia in opportunità (Angela Volpini)
Sento la paura collettiva del morire come il grido di un bambino quando è tolto dal suo gioco preferito.
Tutti vivono nella speranza di trovare il senso della propria vita, e questo è quanto basta alla vita stessa, quando la morte è lontana.
Ma quando questa si avvicina, soggettivamente e collettivamente, ci prende la disperazione del nostro fallimento.
Forse tutti abbiamo intuito che potremmo vivere diversamente e che questa possibilità l’abbiamo toccata molte volte, ma mai afferrata come nostra vera opportunità.
La mia speranza è che quanto sta accadendo ora, ci convinca che siamo un’unica famiglia umana che vive in un piccolo mondo, e che il comportamento di ogni singolo può trascinare il mondo intero.
Se però uniamo la nostra creatività per il bene comune, forse potremmo vincere ciò che oggi sfida la nostra convivenza, e potremmo vivere ancora a lungo su questo pianeta, facendolo ancora più bello e più giusto.
E’ la condivisione che deve motivare le nostre singole creatività, per fare di questo mondo non una pattumiera, ma il giardino di tutti i viventi.
Approfittiamo di questo male comune per comprendere che, o ci si salva insieme, oppure non ci resta che lottare gli uni contro gli altri per difendere il nostro piccolo spazio ammalato di egoismo e di violenza.
Ricordiamoci sempre che ogni persona, nel suo profondo, desidera essere amata.
Abbiamo l’occasione per incominciare a farlo, e questa scelta ci aprirà il cuore,non solo alla speranza, ma anche alla felicità.
Casanova Staffora, 14 Marzo 2020
Angela Volpini, http://www.angelavolpini.it/it/home.htm
La migliore religione è...
Pubblico questa simpatica immagine così come l'ho ricevuta. Immagino che, per chi l'ha disegnata (non conosco la fonte), non sia stato possibile includere un personaggio per ogni religione esistente, però il messaggio è comunque chiaro.
Grazie,
Francesco Galgani,
22 marzo 2020
Attentati di Pasqua
Io non sono migliore né degli attentatori, né delle altre vittime, tutti quanti nel mio cuore. Ho usato l’espressione “altre vittime” invece di “vittime” perché pure gli attentatori sono vittime della violenza da loro stessi incarnata, ma non soltanto da se stessi generata. Se fossi la madre o il padre di chi dalla violenza propria o altrui viene ucciso, quanto grande sarebbe la mia sofferenza e quanto atroce la mia disperazione? Da questo punto di vista, sia i kamikaze, sia le altre vittime, sia i loro cari, sia la loro comunità, sia il mondo interno che guarda, tutti quanti siamo dei poveri disgraziati, vittime di un unico grande male.
Colgo l’occasione per ribadire ancora una volta una frase che ho inciso nel mio percorso di interviste sul dialogo inter-religioso: “Non esiste il nemico, esiste soltanto il frutto dell’orgoglio e dell’ignoranza”.
La violenza non nasce dal nulla, ma a volte, quando arriva a certi livelli, occorrono secoli o millenni per crearla. Chi la esercita sino a quel punto deve averne ricevuta davvero tanta. Certa violenza parte da molto lontano e sovente è stata creata da più mani, ma questo i telegiornali non lo dicono.
Il messaggio che facilmente passa è che esistono i buoni e i cattivi, le vittime e i carnefici, gli assediati e gli assediatori. Ma questo è un modo di vedere la realtà che, per quanto verosimile possa apparire nella sua grossolanità, non aiuta a capirla nella sua lunga catena di cause ed effetti, né tanto meno può aiutarci a trasformare il male che abbiamo seminato, e che continuiamo a seminare, in ogni luogo e in ogni tempo (in questo "noi", ovviamente includo anche me).
Ciò che vediamo fuori è un riflesso di quel che abbiamo dentro, sia nel bene che nel male. Quindi cominciamo col trasformare noi stessi se riteniamo che ci sia qualcosa da cambiare fuori di noi.
«[...] Siamo in un periodo terminale, apocalittico, perché la violenza e l'ottusità degli esseri umani è diventata insostenibile per tutte le specie viventi del pianeta. Affrontiamolo serenamente, facendo la nostra parte in una direzione che vada verso la salvezza del pianeta, tutt'uno vivente di cui facciamo parte. Per tale ragione, noi scegliamo come massima priorità di essere vegani e di non esercitare potere sulle altre persone. [...]» (tratto da "La Religione dell'Ultima Lotta").
L’unica maniera per combattere la violenza è non esercitarla, in un percorso che non conosce punti di arrivo, ma solo grandi sfide quotidiane, sorrette dalla profonda convinzione che ciascuno di noi è assolutamente indispensabile per contribuire a rendere questo mondo un posto migliore in cui vivere e in cui gioire, insieme, della vita.
«[...] Come un faro che ci indichi la strada da percorrere nella notte burrascosa e devastante dell’umanità, consideriamo la non-violenza, una corretta informazione e il non sentirci superiori a nessuno come l’unica direzione da intraprendere. Consapevoli dei nostri limiti e delle nostre ombre, ci impegniamo in tal senso. [...]» (tratto da "La Religione dell'Ultima Lotta").
A questo proposito, vorrei sottolineare una questione: i telegiornali, e in generale il sistema mainstream, comunicano quasi esclusivamente le cose da un unico punto di vista (detto "agenda setting", cfr. "AGENDA SETTING - Usare la tv per mettere fratello contro fratello: combattere gli uni contro gli altri per motivi che le lobby decidono"), che, se fosse preso come riferimento per capire ciò che accade attorno a noi, avrebbe come effetto quello di gettarci nella disperazione e nel senso di impotenza, oltre a istigarci all’odio e a nutrire convinzioni errate (su tante questioni). Guardare le cose con gli occhi della televisione è come guardarle con un laser che illumina soltanto un piccolo frammento della realtà, di solito il frammento peggiore e pure fraudolentemente malformato. Ma la realtà è assai più ampia, molto, molto più ampia. Come spunto di riflessione, suggerisco una lettura di “La Legge della Relatività dei Punti di Vista”.
Grazie,
Francesco Galgani,
23 aprile 2019
Tra Ragione e Religione (di Giulio Ripa)
tratto da: https://archiviodigiulioripa.sytes.net/#/home/tra-ragione-e-religione
La debolezza umana è il risultato di un’assurda condizione esistenziale che l’uomo fa fatica ad accettare per vivere in modo consapevole e cosciente.
L'individuo si sente solo con se stesso rispetto alla fragilità della vita.
Ha bisogno dell'affetto degli altri per riempire un vuoto, un'assenza che dà smarrimento ed angoscia.
Tutti quanti abbiamo bisogno di una presenza dell’Altro.
La presenza significa dunque esserci come persone dotate di senso della vita. Ciò che ci mantiene in vita è la consapevolezza di essere vivi e presenti a qualcuno.
Se viene meno il senso della vita, la “crisi dell’esserci” porta a non essere presenti a se stesso, inducendo l'uomo a credere ad una presenza di un altro che è altrove, al di là della natura stessa, una presenza religiosa che però lo lega alla tradizione e quindi alla vita stessa, ridandogli senso e certezza.
Il rito aiuta l'uomo a sopportare una sorta di "crisi della presenza" che esso avverte di fronte alla natura, sentendo minacciata la propria stessa vita.
I comportamenti stereotipati dei riti offrono rassicuranti modelli da seguire.
Tutto questo ha creato l’idea di Dio. Il Dio è la presenza dell’altro e di un altrove.
La religione ha dunque un'origine antropologica: l'uomo avverte la propria insicurezza e cerca la salvezza in un essere personale, infinito, immortale e beato, cioè in Dio che non è altro che l'oggettivazione ideale dell'essenza dell'uomo che in Dio rispecchia se stesso.
La religione è appunto l'oggettivazione dei bisogni e delle aspirazioni dell'uomo.
Basterebbe farsi alcune domande per confermare l’origine umana di Dio:
- Se Dio ha creato l’uomo, allora chi ha creato Dio?
- Se l’uomo è ad immagine di Dio che l’ha creato, perché Dio aveva il bisogno di un riflesso di se stesso? Non è un caso che questo stesso bisogno è anche umano?
D’altra parte però la vita resta un mistero che nessuno spiegazione razionale è riuscita a risolvere. Per cui tutto quanto scritto finora in questo testo perde di forza di convinzione.
Inoltre l’uomo razionale oramai va riconosciuto che è solo un altro mito.
Nella realtà l’uomo vive di sentimenti ed emozioni, e di altri aspetti irrazionali che interagiscono con la sua logica razionale.
Il saper umano non è solo alimentato dalla conoscenza della realtà ma anche dal credere di conoscere una certa realtà.
Vogliamo credere che siamo razionali, ma la ragione si rivela essere il modo in cui - a fatto compiuto - razionalizziamo ciò che le nostre emozioni già vogliono credere.
L'agire umano dipende da una irrazionalità insita nell'uomo che affiora ogni volta che la ragione cede il passo a tutta una serie di comportamenti che non sono il frutto di una logica ma di emozioni, istinti, sentimenti giustificati a posteriori, con argomenti che si sforzano di essere razionali nel tentativo di dare a noi stessi un ordine che non esiste.
L'insegnamento fondamentale della vita a cui partecipiamo è comprendere la vita stessa, ovvero sentire realmente cosa significa essere vivi, che è realmente la presenza, la nuda sensazione di esserci.
Il problema è quello di uscire dall'idea dell'individuo che si autodetermina solo in base a criteri razionali: gli individui sono fatti dalle relazioni che intrattengono, dal contesto da cui emergono, dalla tradizione in cui vivono e dalla spiritualità in cui credono.
Di conseguenza il conoscere e il credere sono due facce della stessa medaglia.
La ragione e la religiosità non si escludono a vicenda ma interagiscono tra di loro.
Tra credere in Dio e credere in una società migliore, se uno ci pensa bene, alla fine quello che è importante è che entrambi i soggetti credono in qualcosa. Non è l’oggetto del credere che fa la vera differenza.
E’ impensabile eliminare l’aspetto religioso dalla natura umana, nell’uomo oltre la ragione c’è anche questo senso della spiritualità. Non c’è differenza se è un bisogno o è un credere. Non ha senso chiedersi dell’esistenza di Dio se l’uomo crede in Dio da quando esiste.
Il fragile mistero del sacro non è afferrabile tramite l’intelligenza, non è intelligibile, è contraddizione, ambiguità, è teoricamente qualcosa che si potrebbe definire come l’astensione dal giudizio dinanzi al mistero dell’esistenza.
L’aspetto religioso va salvaguardato perché il mistero della vita ci lega alla sacralità della vita stessa, al rispetto di un tutt’uno di cui l’uomo ne fa parte.
Ed è questo Tutto in Uno (che possiamo chiamare Dio, Natura, Universo, etc) che salva l’uomo dallo spaesamento dell’esserci nel mondo. Un uomo in grado di incarnare un senso di nostalgia del possibile, nostalgia di ciò che ancora non è stato ma potrebbe essere, capace di trascendere la realtà, realizzando così diversi possibili modi di essere uomo.
Religione dell'Ultima Lotta (breve presentazione)
E’ nata la “Religione dell’Ultima Lotta”, il cui testo fondativo si trova qui:
https://www.informatica-libera.net/content/religione-dell-ultima-lotta
Si tratta di un testo impegnativo pur nella sua brevità, apocalittico, escatologico e al contempo molto concreto nelle indicazioni. La narrazione inizia con un incontro tra i maestri spirituali che l’umanità ha avuto nel corso dei millenni, riuniti per discutere il “da farsi” di fronte all’attuale crisi spirituale e ambientale dell’intero pianeta. Tra i pilastri dell’“Ultima Lotta”, nel contesto di un grande Amore per la Vita, spicca il veganesimo, che viene gradualmente portato all’attenzione nei suoi aspetti etici e ambientali. Se da una parte questa religione si presenta come unificante e non nega le verità delle altre religioni, riconoscendo una saggezza intrinseca nelle diversità culturali, al contempo ne muove una durissima critica, enfatizzando ed argomentando ciò che dovrebbe essere prioritario ed urgente per ogni religione e filosofia. Anzi, in senso ancora più ampio, questa religione si presenta come un “forte e severo chiarimento rivolto a tutte le persone di ogni cultura e luogo della Terra”.
Tra i tanti spunti di riflessione e di approfondimento offerti dalla narrazione, c’è un momento di paura e di suspense, nel quale il nostro attuale sistema economico viene additato come la peggiore tra le bestemmie. Non mancano considerazioni psicologiche e sociali, c’è persino una visione profetica del rapporto tra essere umano e tecnologia. La lettura può essere fatta a vari livelli: più il lettore cerca di entrare in profondità in ciò che legge e maggiormente potrà trovare significati ulteriori, tutti coerenti con l’Amore per la Vita e la non-violenza.
Al termine della narrazione, ci sono alcuni suggerimenti per coloro che aspirano ad abbracciare con saggezza questa religione. Da notare che viene lasciata piena libertà di culto e persino di ateismo, libertà che assume significato nel momento in cui il lettore riflette sulla composizione della “grande Assemblea” e su come vengono descritti gli “Ascoltatori delle Preghiere”.
Non è possibile riassumere tutto in poche righe senza rischiare di sminuire il testo e la profondità dei messaggi in esso contenuti.
L’autore ha firmato se stesso come l’“Ascoltatore dell’Assemblea”, nel senso che ha trascritto ciò che ha visto e sentito. In questo senso, la Religione dell’Ultima Lotta rientra tra le religioni rivelate.
Per coloro che sono incuriositi, buona lettura :)
https://www.informatica-libera.net/content/religione-dell-ultima-lotta
Religione dell’Ultima Lotta
Nel Tempio della Vita i maestri dell’umanità erano riuniti: c’erano tutti, uomini e donne di grande levatura spirituale e in diretto contatto con la Saggezza Universale, i quali nei millenni hanno profuso preziosi e sacri insegnamenti agli esseri più bisognosi di aiuto. Da tutti gli altri esseri celesti sono conosciuti come gli “amici degli esseri umani”. Alcuni di loro sono molto noti e hanno lasciato un grande seguito, di altri si sa poco, di altri ancora è stata persa la memoria, eppure tutti quanti, nella grande Assemblea indetta con una certa urgenza, si conoscono tra di loro e hanno lasciato una profonda e indelebile traccia nella storia dell’umanità. Alcuni sono stati profeti, altri fondatori di religioni, altri filosofi, altri scienziati, altri ancora persone comuni, anche di umile condizione, ma con un immenso Amore. Nella grande Assemblea, ciascuno parlava la sua lingua e indossava gli abiti del suo tempo, eppure tra di loro si capivano.
La grande Assemblea era stata convocata per discutere il da farsi. Nel Tempio della Vita, angeli e demoni, ciascuno per la propria funzione e conoscenza, riferivano di continuo ciò che riguardava gli esseri più smarriti dell’universo, cioè gli umani. Gli Ascoltatori delle Preghiere, esseri di profondo Amore che ascoltano proprio tutti, credenti e non credenti, persone di fede e persone atee, stolti e saggi, fanatici ed equilibrati, riferivano le principali preoccupazioni e necessità degli esseri umani e non umani che abitano sulla Terra: la loro saggezza è così profonda che, di fronte all’Assemblea, furono capaci di riconoscere la medesima essenza in tutte le preghiere.
C’era un clima misto di tensione, rabbia, preoccupazione, delusione, compassione. I maestri dell’umanità, amici degli esseri umani, erano ben a conoscenza che i loro insegnamenti erano stati stravolti e rimodellati da una lunga e peccaminosa tradizione, ma mai avrebbero immaginato una situazione così devastante e drammatica. L’ultimo secolo pareva l’inizio dell’Apocalisse individuale e collettiva degli esseri umani, a causa della loro mente inquinata e del loro cuore avvelenato. Era necessario un forte e severo chiarimento rivolto a tutte le persone di ogni cultura e luogo della Terra, questa volta con una voce unica. Ben conoscevano l’andamento dei tempi e quel germe infettivo che stava dilagando.
Una voce chiese cosa prevedessero. Si guardarono tra di loro, poi la preoccupazione comune fu espressa in versi:
Senz’aria non può respirare,
senza Internet non può
neanche più pensare.
Tutto connesso a tutto,
in una grande intelligenza artificiale,
capace d’ogni cosa,
fuorché dell’essenziale.
E’ una grande macchinazione infernale.
La tecnologia è il suo credo e il suo affidamento,
frutto amaro d’una scienza senza orientamento,
che dell’etica ha perso discernimento,
triste schiava d’un neoliberismo fonte di pervertimento:
senza limiti la sua delusione,
quando accadrà
il grande fallimento.
Quel giorno s’accorgerà d’aver perso tutto,
dignità e libertà saranno parole senza senso,
i fallaci algoritmi non saranno più d’aiuto,
ma solo d’ostacolo al suo sostentamento.
Nutrito d’irrealtà incapace d’affetto,
non saprà più ciò che è vivo,
né ciò che è illusione
dell’ingannevole intelletto.
Poi un flusso basaltico,
per ripartire da capo.
Tutti si zittirono. Il flusso basaltico evocava l’Apocalisse individuale e collettiva.
Le innumerevoli sofferenze degli esseri umani e non umani della Terra erano tutte nei loro cuori. Ciascuno, a modo suo, si era espresso nel modo più appropriato al suo tempo e al suo luogo, per la pace e la sicurezza di tutti gli esseri viventi. Eppure non erano stati capiti, alla loro bocca erano state attribuite parole mai pronunciate, alle loro mani gesti mai compiuti. Stavano vedendo gli esseri della Terra annegare in un mare di sofferenze, senza che gli umani riuscissero a distinguere cosa fosse più urgente per il loro bene e cosa procrastinabile, cosa fosse necessario e cosa superfluo, cosa vero e cosa falso.
Più passava il tempo, più il caos sulla Terra regnava sovrano. Il Re Demone, il grande ingannatore e ladro di vita, aveva preso possesso degli uomini e delle donne più influenti del pianeta, compresi capi religiosi e leader politici, oltre a inviare il suo esercito a occupare i mass media, la scuola, l’università e una parte dei luoghi di scienza. Era riuscito a penetrare profondamente nell’inconscio individuale e collettivo, riuscendo a far credere come vera la grande menzogna che la somma degli egoismi possa portare alla felicità, o persino a indottrinare la grande bugia che Madre Natura si basi sulla competizione (cioè sulla guerra) piuttosto che sulla collaborazione (cioè sull’inter-essere, sull’inter-dipendenza, sulla co-evoluzione).
La Saggezza Universale, che già aveva ascoltato gli angeli, i demoni e gli Ascoltatori delle Preghiere, chiese ai maestri presenti nell’Assemblea, che erano espressione e volontà della medesima Saggezza che a loro si rivolgeva, cosa gli esseri umani ritenessero più importante per se stessi, cosa le persone più smarrite ritenessero basilare per il loro vivere.
A turno cominciarono a rispondere, ma a volte le parole si facevano concitate e i discorsi si accavallavano. Le risposte cominciarono a farsi lunghe e articolate, finché qualcuno osò pronunciare la Grande Bestemmia: a quel punto un grande fulmine di rabbia e indignazione spaventò tutti, il cielo da luminoso si fece nero, e poi rimase solo il silenzio. La Grande Bestemmia fu la frase “mors tua vita mea”, fondamento del neo-liberismo su cui gran parte delle persone della Terra basano il loro vivere.
Pian piano cominciò a tornare la luce. L’Assemblea dei presenti, rimasta zittita, aveva capito che, tra tutti i problemi dei loro amici umani, avevano menzionato il peggiore.
Poi la Saggezza Universale disse: «Sono troppe le sofferenze non necessarie, e troppa la stupidità che le genera. Quando voi avete avuto l’opportunità di esprimervi in mezzo alle altre persone, lo avete fatto riportando ciò che vi ho suggerito. Più di una volta ho fatto rivelazioni tramite i miei inviati, ma poche persone oggi sono pronte a capire, perché troppa è la confusione, troppa la distrazione, troppo forte la morsa delle necessità imposte dal Re Demone, troppo poco l’Amore per la Vita, troppo forte lo smarrimento e il non senso dell’esistenza.
Le persone di oggi vivono nell’incapacità “appresa” di Amare, appresa dai loro falsi maestri, dai loro falsi genitori, dai falsi amici e dai loro falsi leader. Gli esseri umani sono completi, perfetti e divini, ma si sentono incompleti, sbagliati e sovente riescono a trasformare in un inferno ciò che di più bello e meraviglioso hanno. I più folli, perversi e gravemente malati inneggiano al trans-umanesimo o al post-umanesimo: costoro sono i più incapaci di Amare e di gioire della Vita. Hanno infiniti doni, eppure sovente sono ingrati e bestemmiano.
Le religioni di oggi stanno fallendo nel loro obiettivo principale, scambiando oro con sassi, il necessario con il superfluo, e spendendo fiumi di parole sulle quisquilie e neanche una parola sull’unica nobile urgente verità e necessità. Adesso vorrei che faceste una dichiarazione unanime, perché le religioni e le filosofie di oggi sono al servizio dei peggiori demoni quando si discostano dal loro obiettivo principale e dal loro unico vero insegnamento, che è: “Uccidi la voglia di uccidere, non creare sofferenza non necessaria, sentiti parte della Grande Vita che tutto unisce e gioiscine, con gratitudine e rispetto”. Qualunque religione o filosofia che manchi di dire questo e che non lo metta al primo posto è una grave offesa e bestemmia. Parimenti, qualunque religione o filosofia che educhi l’essere umano a uccidere la voglia di uccidere, a non creare sofferenza non necessaria e a sentirsi parte della Grande Vita che tutto unisce, gioiendone con gratitudine e rispetto, è una vera religione e filosofia. Questa è l’ultima possibilità, l’ultima lotta, prima che tutto venga distrutto.
Adesso esprimetevi, poi l’Ascoltatore dell’Assemblea che sta vedendo e sentendo tutto questo, partecipando all’Assemblea come in un vivido sogno che sonno non è, lo trascriverà e lo riferirà ad altri. Ciò che direte sarà il fondamento di una nuova religione che le riunirà tutte indirizzandole all’essenziale, e che, al contempo, sarà una religione che rispetterà profondamente e accetterà come veritiera ogni altra religione esistente che sia in accordo con ciò che direte».
La Saggezza Universale, che nei vari tempi e luoghi conosciuti dagli esseri umani assumeva nomi diversi e forme diverse, si era espressa. L’ordine era chiaro.
Gli amici degli esseri umani, maestri dell’umanità, discussero tra di loro e si trovarono velocemente d’accordo sull’essenziale. Ciascuno di loro sapeva distinguere con esattezza ciò che è vero da ciò che è falso, ciò che è urgente da ciò che non lo è. Ciascuno continuava a parlare nella sua lingua e a esprimersi secondo le simbologie della sua cultura, eppure tra di loro si capivano perché il Cuore che li animava era lo stesso. Questa fu la risposta:
«Il fondamento della “Religione dell’Ultima Lotta”, mirata alla salvezza non solo degli esseri umani, ma di tutto il Pianeta Terra e in accordo con Madre Natura, è quanto segue. Molti già abbracciano questo credo e lo vivono. Le parole seguenti sono quelle che ogni essere umano sano di mente e di cuore, o che aspira a guarire per tornare sano, dovrà incidere nella propria vita.
Fondamento della Religione dell'Ultima Lotta
Siamo in un periodo terminale, apocalittico, perché la violenza e l'ottusità degli esseri umani è diventata insostenibile per tutte le specie viventi del pianeta. Affrontiamolo serenamente, facendo la nostra parte in una direzione che vada verso la salvezza del pianeta, tutt'uno vivente di cui facciamo parte. Per tale ragione, noi scegliamo come massima priorità di essere vegani e di non esercitare potere sulle altre persone.
Il cibo è sacro perché sacra è la vita, ma un cibo prodotto con violenza, disprezzo della vita e massacri è per noi veleno. Un cibo prodotto uccidendo ogni tre giorni lo stesso numero di animali terrestri quante persone furono uccise da tutte le criminali guerre della storia dell’umanità (619 milioni), dopo indicibili torture e manipolazioni genetiche, è un veleno così potente che alla fine ci condannerà al non aver più nulla da mangiare. Anche i mari e gli oceani soffrono come malati terminali e, nel loro silenzio, reclamano il nostro aiuto, perché con l’attuale andamento delle attività di pesca entro il 2050 non avranno più vita da ospitare.
Rinneghiamo il diritto, il potere, l’autorità e il dominio di cui l’ego umano si è sovente arrogato sui più deboli, considerati inferiori al solo fine di avallare i propri perversi scopi, giustificando ogni devastazione ambientale e ogni massacro dei suoi simili, ovvero giustificando la propria autodistruzione.
Rifiutiamo come aberrante il consumo di animali e derivati, perché oltre ad essere contrario alla nostra salute, già compromessa dalle attività umane che hanno reso invivibile gran parte del pianeta, significa complicità verso la nostra stessa estinzione. Percepiamo come aberrante anche la continua disinformazione tesa a distrarci il più possibile dall’urgente necessità di cambiamenti interiori, familiari, sociali, politici ed economici che mirino al rispetto della vita e alla salvezza dell’umanità. Parimenti ci rifiutiamo di identificarci in ogni forma di spiritualità, filosofia e religione che, pur predicando il bene, non inviti caldamente alla sobrietà dei consumi, al veganesimo, al non renderci complici dei continui brutali massacri.
Il nostro mondo, in mano alle psicopatiche multinazionali a cui interessa solo il profitto, è diventato un impero di sofferenza. Come un faro che ci indichi la strada da percorrere nella notte burrascosa e devastante dell’umanità, consideriamo la non-violenza, una corretta informazione e il non sentirci superiori a nessuno come l’unica direzione da intraprendere. Consapevoli dei nostri limiti e delle nostre ombre, ci impegniamo in tal senso. Consapevoli dell’impari lotta contro un modo di pensare e di agire radicato in tutti i livelli della società e persino nel nostro inconscio individuale e collettivo, ci impegniamo a mantener saldo il nostro Amore per la vita e ad agire di conseguenza. Riteniamo che il progresso morale di un popolo vada di pari passo non solo con il modo con cui le persone si relazionano tra di loro, ma anche con il modo in cui animali e territorio vengono trattati e protetti.
Il coraggio e le doti intellettive e morali ci saranno di sostegno, la forza della parola che libera dalla tristezza e dai pesi quotidiani il nostro stile di vita, l’Amore la nostra fede.
Grazie.»
Così si è espressa l'Assemblea che ha istituito la Religione dell’Ultima Lotta seguendo l'invito della Saggezza Universale. Questa Religione non ha capi, non ha gerarchie, non ha insegnamenti ulteriori oltre a questo. Ogni approfondimento futuro sarà tale solo se in accordo con il fondamento.
Il luogo di culto è qualunque luogo della Terra. La preghiera, atea o religiosa, è a scelta del praticante e nei modi che lui o lei preferisce, purché in accordo con il fondamento della Religione dell’Ultima Lotta.
Il materiale testuale o multimediale da studiare, a libera scelta del praticante, è preferibilmente quello che può migliorare la propria comprensione di sé, della Vita e di Madre Natura.
Sono fedeli praticanti di questa Religione tutti coloro che si riconoscono nel suo fondamento e che sinceramente lo reputano come prioritario. I praticanti sono caldamente invitati a non giudicare male i non praticanti, i detrattori o coloro che offenderanno, disprezzeranno o derideranno la Religione dell’Ultima Lotta: la sincera e costante applicazione quotidiana nelle azioni e nel modo di vivere della Religione dell’Ultima Lotta varrà più di qualsiasi discorso e sarà l’unico modo per spazzare via i demoni malvagi che l’attaccheranno. I demoni di oggi sono molto abili nella parlantina, abili nel far credere vere le menzogne e hanno alleati ovunque, quindi stiamo attenti.
Tutti noi praticanti siamo invitati a mantenere sempre attivo uno spirito di ricerca che spazzi via tutte le bugie a cui siamo stati indottrinati dal Re Demone, spirito di ricerca che è l’unico antidoto sia per la non-conoscenza, sia per ogni fanatismo. Per ogni dubbio dottrinale o filosofico, ciascuno di noi è invitato a rivolgersi direttamente alla Saggezza Universale senza intermediazioni, perché ciascuno di noi ne è parte e a lui o a lei si manifesterà nella forma più adatta. Per ogni dubbio scientifico e teorico, ciascuno di noi può costantemente accrescere la propria consapevolezza di questa sacra pratica di vita attraverso un serio studio autonomo, guidato da spirito di ricerca, compassione, gratitudine, disponibilità a scoprire cose nuove, coraggio di mettere da parte idee vecchie, e dialogo con persone da cui possiamo imparare. Per ogni dubbio metodologico e per altre difficoltà, ciascuno di noi può rivolgersi a un abile medico che condivida la medesima fede espressa dalla Religione dell'Ultima Lotta e che sia seriamente formato e consapevole.
Il simbolo che rappresenta la Religione dell’Ultima Lotta si chiama “Pucio”, può assumere molte forme artistiche a scelta dei praticanti e vuol dire “Amore e Cura della Vita”. Un esempio di Pucio è la “Mano che Ama” del quadretto seguente:
L’Ascoltatore dell’Assemblea,
28 marzo 2019
Gohonzon - Atteggiamento interiore nel recitare Daimoku (guida di Daisaku Ikeda)
«Guarda il Gohonzon, fonditi con Lui senza cercare nulla. I pensieri fluiscono ma tu non li cerchi, rimani un osservatore imparziale, non fare valutazioni, limitati a fissare il Gohonzon e seguita a recitare. Più lo fisserai raccolto, più riuscirai a fonderti con esso, più ti avvicinerai alla buddità. Ma cosa si guadagna a diventare un Budda? Niente! Al contrario si perdono molte cose: l'arroganza, l'ambizione, l'odio, la violenza, la possessività; ognuno dei dieci mondi si illumina e stupidità, avidità e collera svaniscono e rimane ciò che c'era da sempre: la Buddità!»
(Daisaku Ikeda, frase tratta da un segnalibro distribuito ad un corso nazionale organizzato dalla Soka Gakkai)
Citazione più completa in inglese, trovata cercando in Rete:
Gohonzon - Alcuni poteri del Daimoku (Nam-myoho-renge-kyo)
Vedi anche: "Gohonzon. Fiducia. Nam-myoho-renge-kyo"
Alcuni poteri del Daimoku (recitazione di Nam-myoho-renge-kyo):
- Benefici visibili e invisibili, non prevedibili e oltre ogni immaginazione.
- Accumulare buona fortuna sia per noi sia per coloro con cui condividiamo una profonda relazione.
- Sviluppare le stesse virtù del Budda.
- Sviluppare saggezza, coraggio e compassione.
- Sviluppare una condizione interiore tale da comprendere, accogliere e interiorizzare le parole del maestro originale e del maestro attuale.
- Sviluppare pensieri, parole e comportamenti non-violenti, ovvero nei quali non c’è più il giudizio.
- Unire le persone.
- Unirsi con se stessi.
- Accoglienza dell’altro, senza etichette né diagnosi (le etichette e le diagnosi derivano dalla nostra natura oscurata che ci separa dagli altri).
- Curare le malattie spirituali che derivano da oscurità e ignoranza (con tutto ciò che ne consegue).
- Trasformazione della vita: tutto viene indirizzato in direzione positiva.
- Coltivare la speranza e la fiducia nella vita (fidarsi e affidarsi al Gohonzon).
- Fiducia nella vita = Fiducia in noi stessi = Fiducia negli altri = Non c’è più alcun bisogno di esercitare potere o di cercare di controllare cose o le persone.
- Il cambiamento positivo di pensieri, parole e comportamenti diviene spontaneo.
- Accoglienza serena dei dolori inevitabili e affievolimento o scomparsa dei dolori evitabili.
- Nessuna paura di morire (paura socialmente accettabile), nessuna paura di vivere (paura più concreta ma meno socialmente accettata), nessuna paura di non riuscire (paura socialmente accettabile), nessuna paura di riuscire (paura più concreta ma meno socialmente accettata), ma solo gioia di vivere.
- Accrescimento della forza interiore e della voglia e della gioia di affrontare le situazioni.
- Cambia la visione delle cose: gli ostacoli diventano opportunità di miglioramento.
- Il sentimento principale che nasce spontaneo in una miriade di situazioni diverse: tanta gratitudine e amore.
- La lamentela sparisce.
“Il mio maestro Toda un giorno disse: «Dobbiamo attaccare le sofferenze con il Daimoku, utilizzandolo come un "fuoco d'artiglieria convergente", e annientarle. Recitare con la massima serietà e tenacia per risolvere una situazione può apparire il metodo meno veloce, mentre è invece la migliore e più sicura "scorciatoia" per la sua risoluzione».” (Daisaku Ikeda, NR 480, gennaio 2012, editoriale).
(I punti sopra elencati sono riflessioni di Francesco Galgani, maggio 2018, pdf per la stampa)