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Sulla strada del cambiamento

Rendersi liberi

Libertà e assenza di giudizio personale, fondamentalmente, sono la stessa cosa. La questione, però, non è così semplice, perché le stesse parole “libertà” e “giudizio” hanno accezioni che cambiano in base a te che stai leggendo, al contesto culturale in cui ti trovi, alle tue esperienze di vita, al senso di connessione che hai con te, con la vita, con gli altri. Per tale ragione, la libertà di cui sto parlando non è definibile in modo concettuale, ma può soltanto essere esperita quando l’anima è pronta: libertà, in questo contesto, diventa sinonimo di pace, di fiducia, di interconnessione. Dal momento però in cui asserisco che non posso definire con le parole ciò di cui sto tentando di parlare, il testo che sto scrivendo diventa quindi possibile, anzi probabile, fonte di fraintendimento. Tra l’altro, se hai già letto i miei ultimi scritti, potresti chiederti cosa possa esserci di nuovo in quest’ultima mia stesura.

In effetti, già il fatto che parta da un presupposto di incomunicabilità e che mi rivolga direttamente a te, sono già passi ulteriori rispetto agli altri miei scritti. Ma questa incomunicabilità come la risolviamo? Semplicemente, non la risolviamo: se ti senti in sintonia con quello che sto scrivendo, allora hai già capito e non c’è bisogno di troppe spiegazioni, se invece “non ti risuona”, c’è sempre la speranza che ciò che adesso ti appare in modo confuso domani possa sembrarti molto più chiaro e sensato (ma senza pretesa, da parte mia, che lo sia). Tutto ciò, però, porta ad un ulteriore problema: la comunicazione si fa almeno in due, alla pari, e i significati si costruiscono insieme, qui invece sto scrivendo da solo. E quindi? E quindi lascio accesa la fiammella della speranza che le mie parole non rimangano come lettera morta, ma come vite vive che possano incontrarsi: magari un giorno io e te ci incontreremo o reincontreremo, qui o altrove, in questa vita o in altre, e nel frattempo queste riflessioni che sto scrivendo potrebbero aver già lasciato elementi di unione. Come dicevano gli antichi, e con un’accezione ben diversa da quella contemporanea: «Verba volant, scripta manent», ovvero: la parola scritta rimane dove si trova, non va da nessuna parte e quindi serve a poco; le parole dette a voce, a tu per tu, possono arrivare invece molto lontano nel tempo e nello spazio, perché “volano”, e quindi lasciare qualcosa di molto più profondo e duraturo. Io non posso far “volare” da solo le mie parole come in quest’accezione (piuttosto inconsueta) della citazione latina, ma possiamo farlo insieme e, nel farlo, già non sarebbero più “mie” parole, ma “nostre” (il che già sarebbe molto meglio e auspicabile). I “miei” pensieri e sentimenti non sono in realtà “miei”, ma sono entità che viaggiano e che ci attraversano: da quali pensieri e sentimenti vogliamo farci attraversare? Cosa vogliamo contribuire a diffondere?

Dopo queste premesse, che già potrebbero averti dato un po’ di disorientamento (ma che sono funzionali al proseguo), vorrei tornare all’argomento espresso all’inizio, cioè alla libertà.

Per favore, fermati un attimo sulle ultime cose che ho scritto: i pensieri e i sentimenti non sono nostri, ma sono entità che viaggiano, che si spostano da una persona all’altra, pur con il contributo di ciascuno di noi. Ci sei? Stai entrando in questa visione? Dovrebbe già essere l’inizio dello smontaggio del proprio ego separativo, per chi ancora non l’avesse smontato.

All’inizio ho scritto: «Libertà e assenza di giudizio personale, fondamentalmente, sono la stessa cosa». Ti suona o non ti risuona? Provo a esplicitare meglio questa frase, per quanto mi è possibile.

In sintesi: pace e accettazione incondizionata (cioè senza giudizi personali) della volontà del tutto, o volontà divina, o volontà della vita, o volontà della rete di Indra, o necessità (cinque modi diversi di nominare la stessa essenza), sono la stessa cosa. Da questo punto di vista, le sofferenze e le bellezze di questo mondo, le sue assurdità e i suoi misteri (belli e brutti) sono una necessità. Già, ma una necessità per... cosa? Dal mio punto di vista, sono una necessità per allenare la capacità di amare. Tale allenamento va di pari passo con il miglioramento della nostra consapevolezza e dei nostri rapporti. Ovviamente il presupposto di base per tutto ciò è che ci sia piena fiducia nella vita e nelle cose che ci propone, soprattutto in quelle cose che vanno al di là della nostra comprensione.

Il precedente paragrafo in corsivo è un po’ denso, se ti va ti suggerisco una pausa.

Se te la senti di andare avanti, vorrei ora chiederti di mettere a confronto la visione delle cose che ti ho finora suggerito con il breve testo seguente che, in tempo di coronavirus, circola spesso sui social per evidenziare che le attuali politiche governative, più o meno a livello planetario, servono per renderci schiavi. Mi riferisco a questi cinque punti attribuiti a Osho Rajneesh (1931-1990):

«Come rendere l'uomo schiavo in cinque passi:
1. mantieni l’uomo il più debole possibile;
2. mantieni l’uomo il più possibile nell’ignoranza e nell’illusione;
3. mantieni l’uomo il più spaventato possibile;
4. mantieni l’uomo il più infelice possibile;
5. mantieni gli uomini lontani gli uni dagli altri il più possibile».

Che te ne pare? Come ti senti? Questi cinque punti sono davvero un’analisi socio-politica della contemporaneità?

Se, dopo le tue riflessioni, vuoi conoscere anche le mie, ti dico che, pur essendo d’accordo, c’è qualcosa che non mi torna: una lettura letterale porterebbe a pensare che la schiavitù (e con essa la libertà) sia una condizione legata a scelte che non dipendono da noi (in questo caso a scelte politiche, di cui nello specifico tutte quelle fatte in tempo di coronavirus). Mi “suona” male, non è questa la libertà o la schiavitù a cui sto pensando.

Provo a riscrivere queste frasi in un modo che mi sembri più armonico e anche più responsabilizzante:

«Come rendere la tua anima libera in cinque passi:
1. mantienila il più possibile forte, cioè fiduciosa nella vita, di fronte agli accadimenti sgraditi o dolorosi: il male non viene mai per nuocere;
2. accompagna la cura delle relazioni cuore a cuore con la cura dell’intelletto, affinché l’ignoranza e l’illusione (ovvero le credenze di conoscere la realtà) lascino il posto ad uno spirito di ricerca che non pretenda di sapere;
3. lascia al tuo corpo il diritto di ammalarsi e di morire quando la volontà del tutto così desidera: l’anima ha cura del corpo e l’intelletto cerca di mantenerlo in buona salute, ma l’anima ha bisogno anche di fare l’esperienza della morte: quando vivi così, difficilmente puoi spaventarti;
4. abbi cura delle relazioni con te, con l’ambiente, con gli altri, con la vita: felicità è gioire di esistere;
5. fai quello che desideri e che più è vicino alla tua natura, alla tua sensibilità e alla sensibilità delle persone intorno a te, senza piegarti acriticamente a regole e leggi su cui la tua anima non è d’accordo».

Che te ne pare? Continua tu, se hai riflessioni da aggiungere puoi scriverle o comunque condividerle con chi vuoi. Fai di questo testo ciò che vuoi.

testo di pubblico dominio, no rights reserved,
28 aprile 2021

Il bene del mondo sei tu che emani positività!

Gratitudine per ogni istante di vitaAl dolore di solito reagiamo con chiusura, rabbia, risentimento. Ma nel momento in cui la rabbia svanisce, oltre il velo delle illusioni, scopriamo un mondo nuovo.
Oltre il giusto e lo sbagliato, oltre il piacevole e lo spiacevole, oltre ogni pensiero, c’è soltanto la gratitudine per ogni istante di vita.
Nessun rimorso o nostalgia perché nulla va perduto: tutto è servito per arricchirci, tutto per arrivare all’istante attuale, che è l’unica cosa che esiste. Tutto per arrivare a capire che l’unica cosa che conta è essere grati per il sacro istante attuale di vita, che non è mai banale, è un dono che desta meraviglia.
Grazie!

Genesi e risoluzione dei problemi di vita (messaggio di Pasqua)

I problemi non sono dove sono, ma sono dove noi decidiamo di metterli, più o meno consapevolmente o inconsapevolmente. Dove c’è il male c’è anche un po’ di bene, e dove c’è il bene c’è anche un po’ di male, quindi… perché ci dovremmo preoccupare?

Buona Pasqua 2021,
Francesco Galgani

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La scienza non può indagare oltre il 50% dell’esistente?

Presumo che la scienza, intesa nella sua accezione contemporanea, non possa indagare, nella migliore delle ipotesi, oltre metà di ciò che esiste nella realtà delle nostre vite, ovvero oltre metà della dualità che si esprime in tutti i fenomeni. Tale invalicabile limite, per quanto ciò sia lontano dal senso comune, è posto dall’aver fatto della matematica la serva e la regina di tutte le scienze. La matematica, infatti, è fondata sul principio di non contraddizione, mentre il reale è fondato sul principio di contraddizione, di interdipendenza e di compresenza degli opposti (come precedentemente trattato in: “Collaborazionismo autolesivo umano nell’aderire a verità assolute”). Per tale ragione, una scienza che obbedisca soltanto alla matematica che si basa sulla logica classica aristotelica per dare fondamento alle proprie affermazioni è costretta a poter indagare soltanto una parte dell’esistente, nello specifico una parte che abbia la caratteristica di essere coerente con se stessa, ignorando o rigettando l’altra parte dell’esistente che la contraddice. Il problema sarebbe parzialmente risolvibile ammettendo che possano esistere tante scienze, tutte legittime, che possano contraddirsi tra di loro? Indubbiamente la scienza non è unitaria, come suggeriscono le contrapposizioni e i litigi anche molto accesi tra i ricercatori, ma il problema è molto più profondo e ha a che fare con il metodo scientifico e con il valore, spesso esagerato e fazioso, che gli si vuole attribuire in base alle convenienze del momento, che possono essere politiche, finanziarie, ideologiche o di altro genere. Sul concetto stesso di “dimostrazione scientifica” bisognerebbe essere molto cauti: quando tutti i media in tutto il mondo cantano con un pensiero unico che esiste una evidenza scientifica “senza dubbi”, allora è certamente una menzogna, perché non c’è scienza dove non c’è il dubbio. Premesso che in senso assoluto non esistono verità, ma che tutto deve essere relativizzato, per ogni tesi c’è sempre una controtesi, e nulla esclude che possano sembrare entrambe “vere” con dati scientifici alla mano. Ulteriore problema si pone nel distinguere ciò che è attendibile da ciò che non lo è: essendo umanamente impossibile verificare personalmente tutto quello che viene detto e scritto, non rimane che “fidarsi”, con la conseguenza che il metodo galileiano rimane sullo sfondo, mentre nella realtà della vita quotidiana di ciascuno di noi tutto si riconduce a un sistema personale di credenze. Andando ancora più in profondità, ci sarebbe da chiedersi perché in qualunque aspetto della vita noi esseri umani siamo particolarmente abili nel litigare, anche in modo violento, per sostenere la veridicità della propria rappresentazione interna della realtà (o, per dirla diversamente, la veridicità della propria costruzione della realtà): a chi giova?

Da tutte queste problematiche, dovrebbe seguirne che giustificare le proprie scelte soltanto in base alla “scienza” (soprattutto le scelte “imposte” ad altri o da altri), anche nell’ottimistica ma tremendamente irrealistica ipotesi che le ricerche pubblicate e i dati analizzati siano ottenuti in buona fede e senza alterazioni o errori (e non lo sono, suggerisco un’attenta lettura di “Alla ricerca della scienza...” e “La maggioranza delle ricerche scientifiche sono false”), è come pretendere che, guardando sempre e soltanto la faccia che la Luna ci offre, si possa affermare di conoscere tutta la Luna.

Francesco Galgani,
30 marzo 2021

Verso un mondo nuovo

Tutto quello che solitamente facciamo nella quotidianità serve a rimandare, spostare o nascondere gli unici veri problemi esistenziali, ovvero il senso della vita e il senso della morte.

Una volta compreso che cos’è la morte (e di conseguenza che cos’è la vita), la paura di morire svanisce, lasciando il posto ad altri tipi di consapevolezze. Una volta compreso che la morte non esiste e che la realtà quotidiana è pura illusione, così come lo è il trascorrere del tempo, una miriade di altri problemi spariscono perché cessa il motivo della loro esistenza.

Ad es., tutto il teatrino del covid, dei vaccini, delle mascherine, dei tamponi, dei lockdown, ecc., è una messa in scena delle nostre paure più recondite, anzi, di un’unica paura, quella di morire. Stesso discorso nel rapporto con tante altre malattie. Ma soltanto chi è senza Anima, o non sa di averla, potrebbe (forse) aver paura di morire (e quindi di vivere); stesso discorso per chi vive nell’incapacità appresa di Amare, tanto diffusa nella nostra epoca.

Piuttosto che riempire le nostri menti di domande infinite, senza risposta e capziose nei presupposti, suggerirei di chiedere alla nostra Anima soltanto due cose, ovvero se siamo esseri eterni e qual è il senso dell’esistenza. Sul fatto di essere eterna, nel senso di esistere fuori dal tempo, Anima non dovrebbe aver dubbi… ma sulla seconda questione, potrebbe essere confusa, se non completamente smarrita, anche a causa della prigionia della solitudine e del distanziamento (sociale, per usare un termine di moda) in cui spesso si ritrova, o crede di ritrovarsi. Ma ognuno si costruisce il mondo e la realtà per come se li rappresenta, quindi anche la solitudine di Anima non è una circostanza di fatto, ma un inganno autoprodotto, che finisce quando Anima decide che deve finire. Senza un chiarimento sul senso dell’esistenza, ogni altra discussione perde di significato e porta a nulla.

Sarebbe anche interessante capire a cosa servono tutti i nostri attaccamenti a ciò con cui identifichiamo noi stessi. Non sto suggerendo che ci sia qualcosa di sbagliato, mi chiedo soltanto se troppo attaccamento alla nostra individualità non sia soltanto causa di inutile sofferenza. Supponiamo che una goccia d’acqua voglia sempre rimanere “goccia”: è evidente che essa non vorrà mai ritornare al grande oceano da cui proviene. Per noi tornare al grande oceano significa morire e voler rimanere goccia significa non voler morire? Ci serve realmente identificarci a spada tratta in quel che crediamo di essere e nei problemi che crediamo di avere?

Il mondo neoliberista, cioè turbo-capitalista, schiavista e predatorio, che abbiamo costruito e che continuiamo a costruire giorno dopo giorno, parte proprio dall’assunto di allontanare il più possibile ogni problema esistenziale profondo, sostituendolo con l’enfasi e il plauso dei nostri lati più deboli, ovvero glorificando le nostre bassezze come virtù, l’immoralità come nuova morale, l’anti-scienza come scienza, i peggiori demoni come angeli custodi, la vergogna per pensieri e atti abietti come motivo di vanto sui social. Il punto di forza dell’attuale sistema economico è proprio nelle nostre debolezze e nelle nostre viltà, che si concretizzano in avidità, desiderio narcisistico-ossessivo di prevalere sugli altri, stupidità autodistruttiva. Proprio quest’ultima sembra eletta a musa ispiratrice dei governi del pianeta e delle scelte dei singoli.

E’ evidente che un mondo così è destinato a finire. Non a caso ho scritto e detto più di una volta che siamo in un periodo terminale, apocalittico. Ma questo non deve essere inteso come un male: un mondo nuovo e migliore è possibile, esso inizia dove finiscono le nostre paure di vivere e di morire.

(Francesco Galgani, 14 marzo 2021)

Contagiati - L'antiromanzo di Giulio Ripa

libro "Contagiati", di Giulio Ripa (copertina)AGGIORNAMENTO 24 marzo 2021
il link ufficiale di questo libro, sul sito dell'editore, è:
http://largolibro.blogspot.com/2021/03/giulio-ripa-contagiati.html


Chi conosce il mio blog avrà notato da anni, nell'intestazione di ogni pagina, la frase di Giulio Ripa: «La mancanza di un percorso spirituale, di valori condivisi, sono alla base di questa crisi dell'umanità. Comunicare online nella situazione attuale è solo dannoso, se nessuno più ascolta l'altro. E per ascoltare l'altro ci vuole affetto. E l'affettività non nasce da una migliore tecnologia», oltre a molti altri riferimenti a suoi scritti e a lavori condivisi disseminati nel blog.

Questo "antiromanzo", come lui lo definisce, non contiene alcuna risposta ai problemi esistenziali, però aiuta a mettere in evidenza le contraddittorietà della vita e la follia della nostra epoca, oltre a proporre alcune riflessioni filosofico-esistenziali secondo me interessanti. Buona lettura :)

Presentazione del libro (PDF)

Pubblicazione del libro presso la casa editrice "L'ARGOLIBRO", Via G. Mazzini, 22 - 84043 Agropoli (SA)
Email:largolibro@gmail.com
Blog: Largolibro
Infoline: 3395876415
 
(Francesco Galgani, 9 febbraio 2021)

Oltre la paura... in difesa di Claudio Messora e di Stefano Montanari

InquisizioneStefano Montanari (biografia), in un paio di occasioni citato in questo blog (in "Malattie infettive debellate senza vaccini e malattie create dai vaccini" e "Coronavirus covid-19 e "bugie di stato"?"), ha espresso le sue libere opinioni, sulla base di ragionamenti consapevoli. Ovviamente la verità non è in mano a qualcuno, anzi, qualunque visione del mondo e delle cose, per quanto informata possa essere, sarà sempre e solo parziale (compresa la mia). Come ho scritto in maniera un po' pasoliniana in ogni pagina del mio blog: «Per fortuna, quello che non so, non lo so. Quello che invece so, non corrisponde alla realtà».

Il dubbio è l'unico strumento di indagine conoscitiva, è l'unico modo per non appiattirsi sulle informazioni ufficiali o su quelle alternative. Ma è anche la base per il non-attaccamento alle proprie idee, ovvero per evitare ogni forma di fanatismo. Persino nella Religione dell'Ultima Lotta c'è un invito a non uniformarsi passivamente a un certo modo di pensare: «[...] Il materiale testuale o multimediale da studiare, a libera scelta del praticante, è preferibilmente quello che può migliorare la propria comprensione di sé, della Vita e di Madre Natura. [...] I demoni di oggi sono molto abili nella parlantina, abili nel far credere vere le menzogne e hanno alleati ovunque, quindi stiamo attenti. Tutti noi praticanti siamo invitati a mantenere sempre attivo uno spirito di ricerca che spazzi via tutte le bugie a cui siamo stati indottrinati dal Re Demone, spirito di ricerca che è l’unico antidoto sia per la non-conoscenza, sia per ogni fanatismo. [...] ».

Lo spirito di ricerca è anche ciò che contraddistingue sia Claudio Messora e il suo staff, sia Stefano Montanari.

Orbene, un esposto del 24 marzo 2020 alla Procura della Repubblica presso il Tribunale Penale di Modena e quello di Ancona (qui il testo integrale) sostanzialmente sostiene che aver dato spazio alle opinioni di Stefano Montanari costituisca reato penale e chiede: «Laddove l’Autorità Giudiziaria ravvisasse la sussistenza di illeciti penali nelle condotte descritte, dovrà considerare l’adozione di ogni provvedimento anche volto ad oscurare e/o a sequestrare i canali YouTube ove son presenti detti video, se non già rimossi».

Le conseguenze pratiche ipotizzabili di tale esposto, qualora l'Autorità Giudiziaria ne accetti le tesi, sono sanzioni economiche, carcere e oscuramento di Byoblu (e di altri canali Youtube). La conseguenza invece immediata, per lo meno a livello psicologico, è diffondere la paura di esprimersi e di lasciare che gli altri si esprimano, per lo meno quando la libertà di espressione del pensiero va a criticare (a torto o a ragione) le tesi ufficiali su cui si basa l'azione politica. Ad es., dopo un tale esposto, potrebbe essere ancora più difficile mettere in serio dubbio la legittimità delle azioni del nostro attuale Governo (e di quelli precedenti), eppure è proprio grazie ad una critica puntuale e precisa a ciò che il Potere fa che possiamo renderci cittadini più consapevoli. Sempre, ovviamente, senza la pretesa di avere la verità in tasca. Verità di cui invece l'associazione "Patto Trasversale per la Scienza" vuole farsi portatrice.

La questione è cruciale: la scienza è in grado di elargire "verità"?. Direi proprio di no, perché la falsificabilità è alla base di ogni teoria degna di esser chiamata "scientifica". La scienza è avara di certezze e amica del dubbio. Chi cerca delle "verità", delle "certezze", non dovrebbe fare appello alla scienza: questo vale per tutte le scienze, sia per la matematica e per le scienze cosiddette "esatte", sia per quelle che non sono considerate tali, come la psicologia o, in questo caso, le scienze mediche.

Quindi, l'argomentazione più semplice per smontare un tale esposto è che la "scienza", o meglio, le varie "scienze", non posseggono alcuna verità. Anche le cosiddette "evidenze scientifiche" possono essere smontate da un solo controesempio. A proposito di scienza, segnalo alcuni miei articoli: "Sapere di non sapere, sapere di mentire: la scienza delle bugie", "Alla ricerca della verità… oltre la politica, oltre la religione", "Alla ricerca della scienza...", "Scienza e vaccinazioni: aspetti critici e problemi aperti", "Non è un problema né di scienza né di tecnologia, ma di cuore", "La scienza è un bene pubblico? Riflessioni su un documentario su Aaron Swartz", ecc. Ne ho scritti altri, chi vuole può cercarli tramite lo strumento "Cerca" del blog.

Fatte tutte queste premesse, ringrazio Claudio Messora e Stefano Montanari, principali (ma non unici) destinatari dell'esposto, a cui va tutta la mia solidarietà. Secondo la mia opinione, se non esistessero canali come Byoblu, Pandora TV e altri, noi cittadini saremmo veramente smarriti e male indottrinati (dalla TV in primis).

Anzi, se proprio un esposto per aver creato una situazione di pericolo nella popolazione dovesse essere fatto, secondo me sarebbe più ragionevolmente da indirizzare verso le principali televisioni, a causa del clima di terrore da esse generato, che va ben oltre ogni necessità di semplice informazione o, meglio, di informazione che aiuti noi cittadini a diventare cittadini più consapevoli (giacché, se un ruolo la televisione dovesse avere, questo le assegnerei). Potrei dire la stessa cosa per l'attuale Governo e per i suoi continui decreti emergenziali, oppure per alcuni governatori di regioni italiane che si sono espressi con toni e provvedimenti quantomeno criticabili. Sia ben chiaro: sto parlando della mia opinione, protetta dall'art. 21 della Costituzione.

Quando si arriva ai livelli di restrizione della democrazia come ora in Italia, denunciato anche in "Ai tempi del coronavirus l'Italia sta diventando un regime totalitario?" e in "Dalla tirannia incostituzionale televisiva a Baruch Spinoza", chi parla fuori dal coro viene censurato e definito un untore. Secondo me, le normative in corso sono liberticide e minano le basi del vivere sociale. Fino a quando la stragrande maggioranza della popolazione, a causa del panico da coronavirus oggi, e di altre emergenze che saranno inventate (*) in futuro, accetterà qualsiasi normativa liberticida, credendo così di salvarsi la vita, le cose andranno sempre peggio.

A questo punto non c'è solo il panico da coronavirus, ma anche la paura di esprimere idee diverse da quella ufficiale. L'inquisizione è tornata, ma "noi" non ci arrendiamo. Sta a te che leggi riconoscere se rientri o meno in questo "noi".

Francesco Galgani,
27 marzo 2020

(*) "inventate" nel senso che, pur avendo un fondamento reale, le emergenze possono essere state volutamente create da qualcuno e non opera della Natura, oppure, anche se sono opera della Natura, gli interessi economici, politici e militari possono amplificarle a dismisura, creando nuove emergenze all'interno dell'emergenza, per scopi non sempre chiari. Ad es., chi ha buttato giù le Torri Gemelle? Chi ha creato il coronavirus? Perché è stata inizialmente favorita la diffusione del coronavirus in Italia, senza prepararsi per tempo e con un sistema sanitario perlopiù smantellato? Come vengono sfruttate queste emergenze per controllare le persone e per imporre loro comportamenti e leggi che mai altrimenti accetterebbero? Ecc. Il discorso sarebbe lungo e va oltre gli scopi di questo articolo, anche perché, per ognuna delle domande di esempio che ho fatto, si apre un mondo di informazioni confuse e contraddittorie.

Non voglio...

Ricopio qui un messaggio poetico ricevuto da un caro amico:

Non voglio tornare alla normalità
 Voglio ritornare alla Vita

Non voglio che l'economia si riassesti
 che torni ad essere strumento di avidità e disparità
 Voglio che sia al Servizio dell'autentico benessere

Non voglio che si torni a lavorare come prima
 Voglio che i lavori inutili e dannosi collassino
 che il lavoro si trasformi in Opera
 che si lavori di meno e si valori di più

*Non voglio che si torni a lottare per la sopravvivenza*
 *con l'angoscia che non ce ne sia abbastanza*
 *Voglio il supporto di tutti per tutti che la ricchezza dei pochi sui moltissimi venga redistribuita*
 *Voglio ricordarmi che la scarsità è un imbroglio che ci hanno iniettato*

Non voglio che la finanza mondiale e i colossi petroliferi ne escano indenni tornando a sfruttare e speculare
 Voglio che sia un terremoto che scuota l’ingiustizia globale

Non voglio che i centri commerciali tornino ad essere sempre aperti
 Voglio che gli spazi della condivisione e dello scambio
 siano al servizio dell'umano e non del consumo

Non voglio rimettermi a guidare nel traffico congestionato
 Voglio muovermi lento e contento
 Col ritmo naturale dell'universo
 Che mi fa meravigliare della fioritura dell'albicocco

Non voglio essere in paranoia per la mia salute adesso e poi tornare tranquillamente a respirare lo smog delle industrie come se fosse normale riprendere a crepare di tumore.
 Voglio che rimanga l’aria pulita di questi giorni che i delfini tornati sulle coste non se ne vadano. Voglio nutrirmi ogni giorno
 di questa Natura di cui io sono parte. Non voglio che le scuole riaprano se in esse ci sarà ancora prestazione ansiogena stupida burocrazia e inutile ingozzamento cognitivo. Voglio che la conoscenza sia gioia, piacere e creatività
 Voglio che sia consacrato e incentivato il tempo all’arte, al canto, al gioco. Non voglio più dare per scontato il tocco della tua mano sulla mia i piedi nudi sulla spiaggia e il tramonto dalla collina. Voglio ringraziare quando muovo il polso, quando sto in piedi, quando posso baciare mia madre

Voglio ricordarmi che questo momento è la cosa più preziosa

Non voglio tornare alla normalità
 Voglio ritornare alla Vita

(20 marzo 2020)

4 ottobre: festa di tutti gli animali o solo di quelli "da compagnia"?

San Francesco D'Assisi4 ottobre: per molti è la festa degli animali "da compagnia", o perlomeno così è stata definita su alcuni notiziari.

Per me è la festa di tutto il creato, visto che tale giornata è ispirata a San Francesco D'Assisi. A proposito, il disegno qui a destra è un possibile ritratto da San Francesco, l'ho visto sui molti siti web, ma non ne conosco l'autore.

Suggerisco di riascoltare il Cantico delle Creature di San Francesco, ne ho riportato trascrizione e audio in calce all'articolo: "L'unica strada per una soluzione fondamentale dei problemi di quest'epoca". Buon ascolto!

Inoltre, se proprio vogliamo festeggiare gli animali, allora teniamo bene a mente il film Dominion,  che ho qui riportato integralmente, e facciamo la scelta giusta, cioè vegan.

Ah, quasi dimenticavo: stamani in televisione qualcuno s'è interrogato sulle scelte alimentari di Gesù. Beh, se proprio vogliamo citare Gesù, allora ne ricordo le parole, tratte dal Vangelo Esseno della Pace: «Non cercate la legge nelle vostre scritture, perché la legge è vita mentre la scrittura è cosa morta. […] Dio non scrisse le sue leggi sulle pagine dei libri ma nel nostro cuore e nel nostro spirito». E il nostro cuore, riguardo a tutte le creature di questo mondo, cosa ci dice? Per chi è interessato ad approfondire, tanto più che si tratta di un testo in perfetta armonia con una giornata da dedicare a tutto il creato, segnalo la mia analisi ermeneutica del Vangelo Esseno della Pace.

Grazie,
4 ottobre 2019,
Francesco Galgani

Julian Assange assolto, ma ancora in prigione in condizioni disumane

Stanotte, in un giusto entusiasmo per l'assoluzione di Julian Assange, che ho appreso dal breve video sotto riportato (e che trova riscontro in questo articolo), ho creduto che il nostro eroe e vero amico fosse libero. Ma il sogno di ciò che è giusto e di come il mondo dovrebbe essere ha lasciato presto il posto alla cruda realtà: Julian Assange è attualmente in prigione a Londra in condizioni disumane, come documenta l'articolo "Breaking The Media Blackout on the Imprisonment of Julian Assange", pubblicato il 26 agosto 2019, con licenza Creative Commons che ne autorizza la ripubblicazione.

Rompere il silenzio (blackout) dei media sull'imprigionamento di Julian Assange

Gli stessi media che hanno passato anni trascinando il nome di Assange nel fango si stanno ora impegnando in un blackout sul suo trattamento. Se stai aspettando che gli esperti dei media aziendali difendano la libertà di stampa, rimarrai deluso.

articolo originale di Mnar Muhawesh, 26 agosto 2019, traduzione parziale

Il ruolo del giornalismo in una democrazia è la pubblicazione di informazioni rilevanti per l'interesse comune - il tipo di informazioni che consente alle persone di diventare cittadini più coinvolti nelle loro comunità in modo che ciascuno di noi possa votare rappresentanti che lavorano nell'interesse di "noi popolo".

Forse non esiste un esempio migliore di giornalismo costituito da "cani da guardia", che spiegano ed espongono la corruzione dei potenti, come del caso di Wikileaks, che ha esposto prove a livello mondiale dei crimini di guerra compiuti dai militari statunitensi in Iraq, tra cui l'uccisione di due giornalisti di Reuters; ha mostrato che il governo degli Stati Uniti e le grandi corporazioni hanno usato agenzie di intelligence private per spiare attivisti e manifestanti; ha rivelato come i militari hanno nascosto agli ispettori della Croce Rossa le torture sui prigionieri nella baia di Guantanamo. [n.d.t.: per approfondimenti, rimando a "Assange. I dieci dossier di Wikileaks che hanno fatto imbestialire Pentagono, Cia e Casa Bianca"].

È questo tipo di giornalismo "reale" che il nostro primo emendamento era destinato a proteggere, ma impegnarsi in esso ha invece reso l'editore di WikiLeaks Julian Assange l'obiettivo di una massiccia campagna diffamatoria negli ultimi anni, tra cui false affermazioni secondo cui Assange stia lavorando con Vladimir Putin, i russi e gli hacker [...].

Le accuse secondo cui Assange ha cospirato con Putin per minare le elezioni del 2016 e la democrazia americana nel suo complesso sono completamente svanite all'inizio di questo mese quando un tribunale distrettuale degli Stati Uniti per il distretto meridionale di New York ha archiviato questo caso come "di fatto non plausibile", con il giudice che ha notato che in nessun caso l'accusa ha dimostrato fatti concreti, concludendo che l'idea che Assange abbia cospirato con la Russia contro il Partito Democratico o l'America è "completamente separato dai fatti".

[...]

Oggi Assange siede dietro le sbarre in una prigione di Londra in condizioni scioccanti che nemmeno un assassino si aspetterebbe. Il famoso regista e giornalista John Pilger lo ha visitato lì e teme per la vita di Assange, notando che è tenuto in isolamento, pesantemente medicato e gli vengono negati gli strumenti di base necessari per combattere la sua accusa di estradizione negli Stati Uniti. [n.d.t.: suggerisco una lettura di "'Lento e crudele assassinio': la madre di Assange accusa gli Stati Uniti e Regno Unito per il trattamento riservato a suo figlio"].

[...]

«[Assange è stato] deliberatamente esposto, per un periodo di diversi anni, a forme [più] progressivamente gravi di trattamento o punizione crudeli, disumani o degradanti, i cui effetti cumulativi possono essere descritti solo come tortura psicologica... La persecuzione collettiva di Julian Assange deve finire qui e ora! » John Pilger

[...]

Termino qui questa traduzione parziale dell'articolo, credo che sia sufficiente. Comunque Assange non è l'unico a passarsela male per aver difeso la libertà di informare. E' notizia di questi giorni che Amnesty International è intervenuta a favore del programmatore svedese Ola Bini, attivista per i diritti umani. Amico di Julian Assange, è perseguitato dalla giustizia ecuadoriana ma senza prove. Rimando all'articolo: "I cinque mesi da incubo dell'hacker che difende i diritti umani".

Buoni approfondimenti,
Francesco Galgani,
30 agosto 2019


Assange assolto

Grazie Fratello,
grazie per quel che sei,
grazie per la tua lotta,
grazie per la vittoria
contro i mostri
del nostro tempo.

Grazie!

(Francesco Galgani, 30 agosto 2019)

DOWNLOAD MP4

fonte del video: https://www.pandoratv.it/riflette-re-che-fare-assange-assolto/

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