Questo è un articolo di psicologia, che prende le mosse da una notizia del 16 agosto 2024:
L'OMS e l'UNICEF hanno richiesto una tregua umanitaria nella Striscia di Gaza tra fine agosto e inizio settembre 2024, con l'obiettivo di vaccinare 640.000 bambini sotto i dieci anni contro la poliomielite. Questa notizia, riportata da fonti autorevoli come il sito dell'UNICEF (fonte) e l'ANSA (fonte), sottolinea l'importanza della campagna vaccinale per prevenire la diffusione della polio in una zona martoriata da conflitti devastanti. Secondo l'UNICEF, la vaccinazione verrà effettuata da 708 squadre mediche, supportate da circa 2700 operatori sanitari.
Il problema di questa notizia è che solleva interrogativi profondi su cosa significhi veramente comprendere la realtà e le priorità in un contesto di emergenza estrema come quello di Gaza, che potremmo paragonare a un cataclisma.
Da un punto di vista razionale, questa notizia è surreale, come se fosse frutto di un'analisi di realtà gravemente compromessa. In una situazione dove la sopravvivenza quotidiana è quasi impossibile, con un popolo che soffre la fame, la sete, la distruzione delle infrastrutture e gli orrori di una violenza incessante, l'idea di concentrarsi su una campagna di vaccinazione, per quanto possa apparire (falsamente) sensata in condizioni normali, è completamente disconnessa dalla realtà immediata.
Chiunque di noi si trovi in uno scenario del genere, non avrebbe dubbi che le priorità sarebbero l'accesso a cibo, acqua, cure mediche di base, un alloggio decente e soprattutto sicurezza, senza il rischio costante di essere uccisi, mutilati, invalidati e di perdere da un momento all'altro familiari e amici. Invece, è grottesco e offensivo che l'attenzione venga deviata su una campagna vaccinale in un contesto dove la morte e la distruzione sono all'ordine del giorno, e in cui i prigionieri vengono rinchiusi in lager con trattamenti brutali sovrapponibili a quelli del nazismo storico.
Questa inverosimile narrativa dell'OMS e dell'UNICEF è probabilmente costruita non tanto sulla base di un'analisi di realtà, ma piuttosto sulla manipolazione della realtà immaginata, al fine di creare una determinata percezione (non reale) nel grande pubblico. E' come se si volesse indurre un senso di urgenza che, per quanto (falsamente) legittimo possa essere in altri contesti, qui appare come un tentativo di distogliere l'attenzione dai veri problemi.
L'implicazione sottostante è che i vaccini siano sempre e comunque salvifici, nonostante le crescenti e vistose controevidenze che hanno caratterizzato gli ultimi anni, e non solo quelli. Questo tipo di narrazione negazionista, che finge l'assenza di dubbi sull'utilità dei vaccini, l'assenza di prove certe dei loro gravi danni (morte compresa) e, nel caso specifico, l'assenza di opposizione da parte dei bambini in questione o di chi ne esercita la tutela, ci ricorda le distopie orwelliane, nelle quali la realtà viene continuamente riscritta per conformarsi alle esigenze del potere.
In psicologia, l'analisi di realtà è un concetto cruciale che fa riferimento alla capacità di una persona di percepire e interpretare correttamente il mondo esterno e le sue circostanze. Freud e altri psicoanalisti hanno descritto l'analisi di realtà come una funzione essenziale della mente, che ci permette di distinguere tra ciò che è reale e ciò che è frutto della fantasia o della distorsione. Quando questa funzione è compromessa, come nel caso di alcune psicopatologie, si possono manifestare sintomi quali deliri o allucinazioni. Nell'odierno panorama mediatico, c'è l'intento deliberato di invalidare drammaticamente l'analisi di realtà delle masse, creando una percezione del mondo funzionale ai deliri delle guerre, della finanza, dei padroni delle Big Tech e di Big Pharma.
Ciò che stiamo osservando potrebbe essere come una forma indotta di psicopatia, dove la capacità collettiva di distinguere tra realtà e finzione viene manipolata. Questa manipolazione non solo confonde il grande pubblico, ma può anche portare a scelte politiche e sociali che sono gravemente disfunzionali e pericolose.
In un mondo dove la verità è costantemente capovolta, diventa sempre più difficile e faticoso per tutti noi mantenere una visione chiara e sana della realtà. Tutti noi siamo vulnerabili alle distorsioni e alle manipolazioni orchestrate da coloro che detengono il potere. Dobbiamo stare molto attenti, perché le tecnologie che usiamo quotidianamente ci erodono dentro e compromettono la nostra capacità di comprendere e di relazionarci.
Vediamo più in dettaglio come le tecnologie che usiamo quotidianamente influenzano la nostra analisi di realtà, in particolare a livello di auto-riflessione, empatia e compassione:
L'auto-riflessione è la capacità di analizzare e comprendere i propri pensieri, emozioni e comportamenti. L'uso costante di tecnologie come smartphone, social media e altre forme di intrattenimento digitale riduce il tempo che dedichiamo all'auto-riflessione. La continua "distrazione" fornita da queste tecnologie ostacola lo sviluppo di una profonda comprensione di sé stessi e delle proprie azioni, portando a una diminuzione della consapevolezza personale e del benessere mentale.
L'empatia è la capacità di comprendere e condividere i sentimenti degli altri. L'interazione mediata dalla tecnologia, rispetto alla comunicazione a tu per tu, manca del necessario nutrimento affettivo e riduce la nostra capacità di empatizzare con gli altri. Le tecnologie digitali creano una distanza emotiva tra di noi, nascondendo o alterando i segnali emotivi sottili che sono fondamentali per costruire connessioni empatiche. Per di più, possiamo tranquillamente dire che i social media sono deliberatamente costruiti per "far litigare".
Questa distanza emotiva negli ultimi anni è stata esacerbata anche dall'uso diffuso delle mascherine, che ha creato gravi danni nello sviluppo emotivo e relazionale dei bambini più piccoli. Tutto ciò ci sta conducendo sempre di più in un agglomerato di individui emotivamente isolati, di monadi senza comunità. Ne seguono il non-senso dell'esistenza e l'insoddisfazione costante, che possono scivolare facilmente in dipendenze e depressione, perché l'essere umano trova senso della propria esistenza all'interno di comunità empatiche, del riconoscimento reciproco e di relazioni sicure.
La compassione, strettamente legata all'empatia, è la capacità di provare preoccupazione per le sofferenze degli altri e il desiderio di alleviarle. La tecnologia ci sta desensibilizzando sempre di più ai bisogni degli altri, compromettendo la nostra capacità di provare compassione e di agire sulla base della compassione. Non è solo una questione di distacco e di intermediazione tecnologica tra le persone. L'esposizione costante a immagini e notizie di grave sofferenza, simulata o reale, tramite i media digitali (cinema, televisione e social) causa una sorta di "esaurimento empatico", che ci conduce verso l'insensibilità.
Inoltre, tendiamo a mettere sullo stesso piano la simulazione del cinema, e dei contenuti falsi generati con l'IA, con gli accadimenti reali, come ben esemplificato dal finale del film "The Truman Show". Dopo che Truman esce dal set e si chiude la porta dietro di lui, ci sono delle scene che mostrano le reazioni del pubblico che ha seguito il suo "show" per anni. In una di queste scene, due guardiani notturni che stavano guardando lo spettacolo su un monitor esclamano qualcosa come "Che altro c'è in TV?" o "Cambiamo canale?", quasi immediatamente dopo che Truman ha lasciato il suo mondo fittizio. Questa breve scena serve a sottolineare come, nonostante la vita di Truman fosse una realtà per lui, per il pubblico era solo un programma televisivo, facilmente sostituibile con qualcos'altro. È un commento sottile ma potente sulla natura della televisione (e oggi dei social) e sulla disumanizzazione che può derivare dal consumo passivo di contenuti.
Senza auto-riflessione, empatia e compassione, non può esserci una sana analisi di realtà.
La storia ci insegna che la realtà, per quanto brutale, deve essere affrontata con chiarezza e onestà. Non possiamo permettere che la nostra capacità di giudizio venga offuscata da narrazioni superficiali o distorte, che spingono agende specifiche a scapito di una comprensione autentica dei fatti. E' fondamentale per ciascuno di noi sviluppare una capacità critica che ci permetta di analizzare e interpretare gli eventi.
E' nostro dovere, come individui e come collettività, resistere alle facili manipolazioni e rimanere vigili di fronte alle strategie che cercano di ridefinire la nostra percezione del mondo.
(19 agosto 2024)