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Politica ed economia

NO CETA: prossime mobilitazioni di piazza

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STOP CETA - 5 luglio 2017, Montecitorio, Roma

Ultimi aggiornamenti: https://stop-ttip-italia.net/

Aggiornamento 27 giugno 2017: Pd e MDP (di nuovo assente) votano sì al CETA con Forza Italia… e contro l’Italia

Aggiornamento 22 giugno 2017: Salta il voto di ratifica del CETA. Il voto in commissione Affari esteri del Senato spostato a martedì 27 giugno 2017. Stop TTIP Italia, insieme alle associazioni agricole, ambientaliste e sindacali, rilancia la mobilitazione di piazza per bloccare l’accordo. Appuntamento martedì 27 giugno 2017 alle 10 al Pantheon: ci sarà un presidio fisso organizzato insieme a Coldiretti, CGIL, Slowfood, Arci e altre realtà. Mercoledì 5 luglio 2017 invece ci sarà un nuovo presidio-manifestazione proprio sotto il Parlamento, in piazza Montecitorio, dalle 10:00.
Sito di riferimento: https://stop-ttip-italia.net/

Sullo stesso argomento:

L'articolo che segue è a firma di Elena Mazzoni e pubblicato il 23 giugno 2017 all'indirizzo:
http://www.listatsipras.eu/2017/06/23/mobilitiamoci-contro-il-ceta/

NO CETA - Manifestazione contro la ratifica

Mobilitiamoci contro il CETA

L’imponente mobilitazione organizzata dalla Campagna StopTTIP-StopCETA Italia, le migliaia di lettere, tweet e dossier inviati ai senatori e al Presidente stesso dai cittadini, sono riuscite nell’impresa titanica di far slittare il voto della Commissione Affari Esteri a martedì 27 e quello in plenaria a mercoledì 28.

Il successo maggiore però non consiste nello slittamento del voto ma nell’aver costretto il presidente della Commissione, Pier Ferdinando Casini, a tenere audizioni e ad aprire una discussione, pur se di due soli giorni, su un tema tanto delicato ed altrettanto taciuto.

Un vero e proprio esempio di politica dal basso che ha infiammato gli animi e spinto Coldiretti, Cgil, Greenpeace, Slowfood e tutte le organizzazioni che sostengono la Campagna italiana, ad organizzare due momenti di intensa partecipazione in piazza a Roma, martedì 27 al Pantheon alle 10:00 e mercoledì 5 luglio, sempre alle 10:00, proprio in piazza Montecitorio

https://stop-ttip-italia.net/2017/06/22/ceta-ratifica-piazza-333/.

Qualcuno potrebbe chiedersi cosa non ci piaccia del CETA con il simpatico Canada del bel premier Trudaeu.

I motivi sono tanti e potete trovarli riassunti nel libro bianco sottoscritto con Coldiretti, Cgil, Greenpeace, Arci, Acli, Legambiente Fairwatch e tre associazioni di consumatori e nei due dossier tecnici  che la campagna italiana ha presentato in audizione in Senato.

Trudaeu non è il fascinoso vessillo dell’ambiente da sventolare per scacciare lo spauracchio arancione di Trump perchè, con le politiche attuali, il paese nord americano non manterrà i propri impegni nel controllo delle emissioni, elargendo 3,3 miliardi di dollari l’anno di sussidi pubblici ai combustibili fossili, tra cui l’inquinante petrolio da sabbie bituminose   http://climateactiontracker.org/countries/canada.html.

Una recente ispezione effettuata nelle zone di estrazione mineraria canadesi dall’OHCHR dell’ONU ha riscontrato delle violazioni dei diritti umani ed esortato le autorità canadesi a “integrare i diritti delle popolazioni indigene nelle loro politiche e nelle pratiche che disciplinano lo sfruttamento delle risorse naturali”. La delegazione ha inoltre sottolineato “la necessità per il governo di rafforzare l’accesso agli strumenti legali di ricorso per le vittime di abusi di diritto”.

Lo stesso Trudeau ha supportato incondizionatamente la costruzione dell’oleodotto Keystone XL, un progetto da 8 miliardi di dollari per portare quel petrolio negli Stati Uniti.

Non proprio in linea con la narrazione mainstream del paese dello sciroppo d’acero.

Le risposte sono quindi molteplici ed anche molto tecniche ma la prima che viene in mente a me ogni volta in cui qualcuno mi chiede perchè io mi opponga al CETA, quella data con la pancia e non con lo studio dei testi, è che chiunque abbia un’idea del commercio sostenibile, equo, rispettoso dei diritti dei lavoratori, dell’ambiente, dei diritti umani, dei beni comuni, deve dire NO al CETA,

Un NO potente.

Un NO di gente stanca di un mondo che abbatte le barriere per merci e capitali ed alza, inesorabilmente, invalicabilmente, quelle per la libera circolazione delle persone.

私たちは友だちになりませんか

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私たちは友だちになりませんか。 (Francesco Galgani's art, 2025年11月17日)
(私のギャラリーへ)

人と人とのあいだに、そして国と国とのあいだに生まれる友情ほど美しいものが、ほかにあるでしょうか。
そして、戦争ほど忌まわしいものがほかにあるでしょうか。

誰かを殺すようにあなたをあおるメッセージは、すべて欺瞞です。

(2025年11月17日)

NATO vs Russia: una nuova catastrofe nucleare in Ucraina (tipo Chernobyl) come arma mediatica?

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Pubblico questo comunicato non per spaventare, ma per evitare che tutto avvenga nel silenzio e nell’indifferenza. I rischi esistono anche quando scegliamo di non guardarli. Informarsi significa accettare il disagio del dubbio, ma è l’unico modo per non lasciare che altri decidano al posto nostro cosa è vero e cosa no. Solo chi resta all’oscuro è davvero indifeso: per questo il potere preferisce cittadini distratti, disinformati e creduloni. La consapevolezza è l’esatto contrario della sudditanza.

Fonte della notizia, tradotta dal russo all'italiano: https://tass.ru/politika/25550915
Sullo stesso argomento, si veda anche: "Attacchi a centrali nucleari: il dossier delle fonti russe e le verifiche dell’AIEA"

Come in altre occasioni, anche stavolta aggiungo alcune note di traduzione (n.d.t.) per facilitare la lettura.


SVR [n.d.t.: Servizio di intelligence esterna della Federazione Russa]: l’Occidente prepara una grande operazione di sabotaggio alla ZAES [n.d.t.: ZAES è la sigla russa per la centrale nucleare di Zaporižžja, nota anche come ZNPP nelle fonti occidentali]

I “natovisti” europei [n.d.t.: termine colloquiale per indicare i paesi/militari della NATO] invitano il regime di Kiev a trovare la possibilità di cambiare urgentemente l’andamento del conflitto ucraino, negativo per gli occidentali, hanno sottolineato nell’ufficio stampa del Servizio.

MOSCA, 6 novembre 2025, TASS. L’Occidente si prepara ad attribuire alla Russia la responsabilità per un possibile incidente alla centrale nucleare di Zaporižžja. È quanto si afferma in un comunicato dell’ufficio stampa dell’SVR della Federazione Russa pervenuto a TASS [n.d.t.: principale agenzia di stampa statale russa].

“L’Occidente si prepara ad attribuire alla Russia la responsabilità per un possibile incidente alla centrale nucleare di Zaporižžja”, si afferma nel comunicato. L’ufficio stampa del Servizio di intelligence esterna della Federazione Russa rileva inoltre che, secondo i dati che giungono all’SVR, i “natovisti” europei cercano la possibilità di modificare l’andamento del conflitto in Ucraina, sfavorevole per gli occidentali.

Nell’ufficio stampa hanno osservato che, in relazione a ciò, viene preso in considerazione lo scenario di organizzare un sabotaggio alla centrale nucleare di Zaporižžja con la fusione della zona attiva dei suoi reattori nucleari. “Nel ‘centro di elaborazione’ [n.d.t.: letteralmente ‘centro cerebrale’, qui nel senso di think tank] il momento più difficile della realizzazione di un simile piano è stato ritenuto quello di come esattamente addossare alla Russia la responsabilità per la catastrofe”.

In relazione a ciò, hanno aggiunto nell’ufficio stampa, a Chatham House [n.d.t.: noto think tank con sede a Londra] si propongono di preparare in anticipo un’argomentazione per il caso di “qualsiasi sviluppo degli eventi”. “Si prevede di garantire la copertura della situazione nei mass media in modo tale che l’opinione pubblica occidentale ‘si schieri inequivocabilmente dalla parte di Kiev’ nella questione dell’individuazione del colpevole di quanto accaduto”, hanno sottolineato nel Servizio di intelligence esterna della Russia.

Nell’ufficio stampa hanno nuovamente constatato che persino “su questioni di sicurezza nucleare tanto importanti per la vasta opinione pubblica, le élite totalitarie-liberali agiscono secondo schemi antiumani da tempo consolidati” [n.d.t.: qui “élite totalitarie-liberali” significa le classi dirigenti dei paesi occidentali].

“L’Occidente collettivo [n.d.t.: espressione che indica in blocco i paesi occidentali] è di nuovo pronto a ingannare e persino a uccidere ucraini e cittadini degli Stati occidentali al fine di attribuire alla Russia i crimini del regime di Kiev e giustificare la propria politica russofoba e gli sforzi per fomentare la guerra”, hanno concluso nell’SVR della Federazione Russa.

Послание дружбы из Италии русскому народу

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Дружба между Италией и Россией (искусство Франческо Галгани, 4 ноября 2025 года)

Без дружбы, уважения и сострадания между людьми и между народами весь мир превратится в руины.

К сожалению, здесь, в Италии, нами управляют, нас учат и информируют люди, которым трудно понять смысл собственных слов и поступков. Это посредственные люди, которых пугает одно-единственное правдивое слово. Всё строится на лжи, клевете, на том, чтобы возлагать на других собственную тяжёлую вину. Народ, увы, часто ненамного лучше своих правителей.

Но всё-таки есть надежда. Во всём мире, во всех странах есть замечательные люди. Ненасильственные люди, которые, хотя и страдают, как другие, а порой и больше других, инстинктивно чувствуют красоту и ценность жизни и защищают её. Наша ежедневная задача — оставаться в рядах именно таких людей. Это нелегко, потому что отчаяние и гнев могут увести нас в ложную сторону, но важно хотя бы пытаться.

Добро и зло живут внутри каждого из нас. Здесь, в Италии, сейчас дует ветер ненависти и злости, который вытаскивает наружу зло и оправдывает самые страшные проявления варварства. Это приводит к крайней поляризации, которая не помогает никому. Возможно, вы в России об этом не знаете, но здесь, в Италии, есть люди, которые всерьёз желают, чтобы ваш верховный главнокомандующий Владимир Путин поскорее сбросил атомную бомбу на европейскую территорию; другие, наоборот, мечтают о том, чтобы НАТО уничтожило Россию. Всё это отвратительно; это лишь бред затуманенных умов. Такой бред отрицает, что жизнь вообще заслуживает того, чтобы её прожили. Это бред тех, кто чувствует себя животным в цирке, которого заставляют жить в условиях постоянных пыток, унижений, жертв и навязанной дрессировки, а потом послушно отплясывать перед аплодисментами невежественной публики.

А вот знание и дружба между разными культурами, напротив, могут дать нашим душам чуть больше воздуха. Я понимаю, во время войны это особенно трудно, потому что война умножает число безумцев. Будем же стараться не сойти с ума и самим.

(4 ноября 2025 года)

Avversari politici uccisi socialmente ed economicamente con debanking (chiusura conti)

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Dopo l'articolo «Germania: perquisizioni domiciliari per chi ha opinioni “sbagliate”», passiamo ad un fenomeno trasversale alle nazioni, ovvero alla chiusura del conto corrente degli avversari politici e più in generale dei dissidenti, compresi i loro familiari e le loro aziende. Questo modo di uccidere socialmente ed economicamente le persone "scomode" o con idee "sbagliate" si chiama debanking. Chi lo subisce, difficilmente troverà un'altra banca disposta ad aprirgli un nuovo conto. Il tutto avviene per via extragiudiziale e senza spiegazioni, ovvero come provvedimento preso dall'alto, da qualche mano invisibile che ha la forza di trascendere lo stato di diritto, ordinando alle banche quali persone e aziende devono essere distrutte.

Questo tipo di "punizione" dal sapore dittatoriale, e senza reali possibilità di difesa per le persone comuni, è difficile da documentare con cifre esatte per ogni nazione. Segnalo il recente caso approfondito da VisioneTV: "Pfizergate: bloccati i conti di Frédéric Baldan, l’uomo che ha denunciato penalmente Ursula von der Leyen", discusso da Enrica Perucchietti, Gianluca Marletta e Roberto Quaglia.

Sullo stesso tema, segnalo anche l'intervista di Paolo Arigotti a Marcello Foa: "Critichi Ursula e ti chiudono i conti". I temi trattati non riguardano soltanto il caso di debanking legato a Frédéric Baldan, ma anche la chiusura senza spiegazioni del programma «Giù la maschera» di Foa, altri casi di conti chiusi (come VisioneTV) con il parallelo al caso Nigel Farage, il confronto con il "credito sociale" cinese e il conformismo di media, librerie ed editoria. Interessanti anche i parallelismi tra l'estromissione dalle operazioni bancarie e i timori per una valuta digitale centralizzata. Come nota positiva, viene citato il ritiro del progetto UE di "chat control". In chiusura, Foa discute con rammarico l'impatto di smartphone e social sull'attenzione dei giovani e sulla qualità del dibattito pubblico.

Propongo qui di seguito una traduzione dall'inglese all'italiano di un articolo del 10 dicembre 2024 (fonte), scritto dallo statunitense Erwin John Antoni III, capo economista della Heritage Foundation (think tank conservatore di Washington), e autore/commentatore su temi economici. Lo propongo non perché sposo la tesi dell'autore che Trump sia meglio di Biden (entrambi, secondo me, sono espressioni di un potere oppressivo), ma perché Antoni mette in evidenza che il debaking è usato già da molto tempo in maniera sistematica.

Come i democratici hanno “espulso dal sistema bancario” gli avversari politici con un attacco scioccante alle libertà americane

Punti chiave:

  1. Il debanking è una forma di ostracismo finanziario emersa solo negli ultimi vent'anni.
     
  2. Le autorità di regolamentazione governative rendono sostanzialmente impossibile per determinate persone o aziende effettuare transazioni online o avere un conto bancario o una carta di credito.
     
  3. La spinta della sinistra radicale a escludere dal sistema bancario chiunque non condivida le sue idee non ha nulla a che vedere con solidi principi finanziari: è solo una questione politica.

Il presidente Biden ha supervisionato quasi quattro anni di un sistema giudiziario a doppio standard, come rende fin troppo chiaro la grazia concessa a Hunter Biden e le persecuzioni politiche contro l’allora candidato Donald Trump.

Ma ci sono stati attacchi più silenziosi alla giustizia, come il “debanking” — e pochi si rendono conto che potrebbero essere le prossime vittime perché ciascuno di loro è “una persona politicamente esposta”, cioè qualcuno che non è d’accordo con lo status quo liberale.

Il debanking è una sorta di ostracismo finanziario comparso solo negli ultimi vent’anni.

È iniziato sotto l’allora presidente Barack Obama come una guerra per punire coloro che sono considerati nemici politici, come i produttori di armi da fuoco. Documenti governativi desecretati alla fine del 2020 hanno dimostrato che il governo federale ha usato la propria autorità di regolamentazione sui mercati finanziari per colpire gli avversari politici.

I regolatori governativi rendono di fatto impossibile a certe persone o imprese effettuare transazioni online, o avere un conto bancario o una carta di credito.

>>> La chiusura/espulsione dai servizi bancari è la nuova arma della cancel culture

Il dottor Joseph Mercola, critico del vaccino contro il COVID, si è visto chiudere i conti aziendali da JP Morgan Chase, una mossa che il suo direttore finanziario ha affermato sia avvenuta proprio mentre Mercola criticava la Food and Drug Administration.

Nella sua nuova autobiografia, Melania Trump afferma che il suo conto bancario è stato chiuso dopo i disordini del 6 gennaio 2021, e che a suo figlio Barron è stato impossibile aprire un proprio conto. L’ha definita “discriminazione politica”.

Nel mondo moderno, l’esclusione dai servizi finanziari elettronici è una condanna a morte economica.

I regolatori sosterranno di non vietare tecnicamente a una banca privata di fare affari con un individuo, e che la banca sceglie liberamente di non avere quella persona come cliente.

Ma la realtà è molto diversa — a causa dell’influenza indebita e del controllo nelle mani dell’odierno, gonfiato apparato amministrativo.

Un burocrate può rendere la vita di qualcuno così difficile da costringerlo a conformarsi — il governo che mette alle strette un individuo o un’istituzione privata perché faccia ciò che il governo stesso non può fare per legge.

È come quando l’amministrazione Biden ha fatto pressione sulle piattaforme social per rimuovere chiunque mettesse in discussione i punti di discussione politici sulla pandemia di COVID.

Il flagello del debanking sotto il presidente Biden ha colpito in modo particolarmente duro il mondo delle cripto. La Securities and Exchange Commission ha scatenato una pioggia di indagini, alcune reali e altre solo minacciate, per costringere innovatori e investitori a uscire da quello spazio.

Decine di fondatori nel settore tech e cripto sono stati privati dei servizi bancari sotto Biden, e le loro invenzioni soffocate.

Nel podcast di Joe Rogan, il venture capitalist Marc Andreessen ha attribuito la responsabilità al Consumer Financial Protection Bureau, un gruppo istituito su richiesta della senatrice Elizabeth Warren (democratica del Massachusetts) per prendere di mira in particolare le aziende cripto.

>>> I repubblicani dello Utah combattono il “sistema di valutazione politica” di una società di rating del credito

“Praticamente ogni fondatore cripto, ogni startup cripto, è stato o debancato personalmente e costretto a lasciare il settore, oppure la sua azienda è stata debancata”, ha detto Andreessen.

Andreessen ha aggiunto che altri, come Kanye West, sono stati privati dei servizi bancari, “perché hanno la politica sbagliata. Per aver detto cose inaccettabili. In base alle attuali normative bancarie, dopo tutte le riforme degli ultimi 20 anni, esiste ora una categoria chiamata persona politicamente esposta, PEP. E se sei una PEP, i regolatori finanziari impongono di estrometterti, di cacciarti dalla tua banca.”

Il designato del presidente eletto Donald Trump come Segretario al Tesoro, Scott Bessent, ha fatto notare che molti democratici sono in crociata anti-cripto mentre cercano di lavarsi di dosso la macchia di FTX e di Sam Bankman-Fried — il truffatore cripto e frodatore che ha fatto enormi donazioni elettorali a politici democratici.

Tuttavia, il problema va ben oltre le cripto o l’industria tecnologica. Ed è più grande della sola amministrazione Biden, che usa surrogati come il Southern Poverty Law Center per etichettare fallacemente qualsiasi istituzione conservatrice come “gruppo d’odio”. Fare affari con un gruppo che si occupa di “odio” può far penalizzare un istituto finanziario dai regolatori per l’aumento del “rischio reputazionale”.

Che cosa c’entra questo con la capacità di un debitore di restituire un prestito, con la solvibilità di una banca o con il valore del patrimonio di un individuo? Nulla. La spinta della sinistra radicale a privare dei servizi bancari chiunque non condivida le sue idee non ha nulla a che vedere con solidi principi finanziari — è tutta politica.

Chiunque apprezzi la libertà e lo stato di diritto dovrebbe essere estremamente grato che il presidente entrante abbia messo in guardia i burocrati: i loro giorni di imposizione occulta della conformità politica sono contati.

Questo articolo è apparso originariamente sul New York Post.

Germania: perquisizioni domiciliari per chi ha opinioni “sbagliate”

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Una delle linee di confine tra la dittatura e la democrazia è la possibilità di esprimere il proprio dissenso senza dover temere gravi ritorsioni o punizioni esemplari. Con questa premessa, propongo una traduzione dal tedesco all'italiano di un articolo di Tobias Riegel (fonte), pubblicato il 24 ottobre 2025 su NachDenkSeiten, sito tedesco di analisi e commento politico-mediatico.

Ho aggiunto alcune note di traduzione e riportato gli stessi links usati nell'articolo originale.

Ancora una volta perquisizione domiciliare per “opinioni sbagliate”: queste intimidazioni devono finire!

L'appartamento del giornalista Norbert Bolz è stato perquisito dalla polizia a causa di un articolo di opinione evidentemente satirico. Questa scandalosa pratica di intimidazione dei dissidenti attraverso perquisizioni domiciliari utilizza due pesi e due misure e segue il motto: “Punire uno, educarne cento”. Questo deve finire! Un commento di Tobias Riegel.

La Procura di Berlino procede contro un pubblicista, accusandolo di aver utilizzato slogan del nazionalsocialismo [n.d.t.: “nazionalsocialismo”, “NSDAP” e “nazismo” indicano lo stesso movimento/partito], come riporta, tra gli altri, la Welt [n.d.t.: quotidiano tedesco di orientamento conservatore]. Giovedì, la polizia di Berlino ha perquisito l’abitazione dello studioso dei media Norbert Bolz [n.d.t.: professore di teoria dei media, noto commentatore conservatore in Germania]. All’origine del provvedimento c’è, secondo l’avvocato di Bolz, Joachim Steinhöfel, un tweet del gennaio 2024 in cui Bolz scriveva:

“Buona traduzione di ‘woke’: Germania, svegliati!”

[n.d.t.: “woke” è un termine inglese nato nei movimenti per la giustizia sociale; in senso critico, indica un’ideologia percepita come moralmente prescrittiva. Qui l’accostamento satirico allude all’idea che il “pensiero woke” pretenda un’adesione uniforme, ricordando dinamiche proprie dei regimi autoritari del Novecento]

Bolz si riferiva a un articolo della taz [n.d.t.: quotidiano tedesco di sinistra] dal titolo “Messa al bando dell’AfD e petizione su Höcke: la Germania si risveglia” [n.d.t.: AfD = Alternative für Deutschland, partito della destra/estrema destra tedesca; Höcke = Björn Höcke, dirigente di AfD]. La parola inglese “woke” significa “risvegliato”. “Deutschland erwache” (Germania, svegliati!) è uno slogan dell’NSDAP [n.d.t.: Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori, cioè il partito nazista]. Secondo i resoconti dei media, la Procura considera tale uso come punibile in quanto impiego di segni distintivi di organizzazioni incostituzionali. Poco dopo la pubblicazione, la taz avrebbe cambiato il titolo del suo pezzo, oggi intitolato “Fuori dall’impotenza”. Un’immagine di quel tweet di Bolz — chiaramente di intento satirico — si trova a questo link.

“Ricorda sempre più uno Stato autoritario di intimidazione”

Fioccano ora dure critiche all’operato delle autorità. Il giurista di diritto costituzionale ed europeo Volker Boehme-Neßler ha definito la perquisizione domiciliare — inclusa la partecipazione del BKA — sproporzionata e pericolosa per lo Stato di diritto, stando ai media [n.d.t.: BKA = Bundeskriminalamt, Ufficio federale di polizia criminale tedesco]. L’eurodeputato Fabio De Masi (BSW) ha scritto su X [n.d.t.: BSW = Bündnis Sahra Wagenknecht, nuovo partito guidato da Sahra Wagenknecht]:

“La perquisizione a casa del conservatore studioso dei media Norbert Bolz per un tweet chiaramente ironico è, sulla base di tutte le informazioni disponibili pubblicamente, scandalosa, del tutto sproporzionata e ricorda sempre più uno Stato autoritario di intimidazione. La sinistra dovrebbe alzare la voce contro tali tendenze autoritarie — proprio e anche quando colpiscono persone che la pensano diversamente! Io tutto questo non lo trovo più normale!”

Persino i Verdi sono indignati

A quanto pare, con la nuova perquisizione domiciliare per un contributo d’opinione satirico si è tirata la corda in modo fin troppo evidente; oppure forse i politici verdi ritengono semplicemente tatticamente opportuno saltare in fretta sul treno dell’indignazione — in ogni caso, stando ai media, anche i Verdi Riccarda Lang [n.d.t.: co-presidente dei Verdi] e Ralf Fücks [n.d.t.: esponente e saggista dell’area verde] ora criticano l’azione contro Bolz.

Bolz ha commentato l’accaduto sulla piattaforma X con queste parole:

“Perquisizione domiciliare per un post. Giovani, gentili poliziotti che, alla fine, mi hanno dato il buon consiglio di essere più prudente in futuro. Lo farò e parlerò soltanto di alberi.”

Di nuovo: “HessenGegenHetze”

[n.d.t.: HessenGegenHetze è il nome di una piattaforma ufficiale del Land Assia dove i cittadini possono segnalare contenuti online potenzialmente penalmente rilevanti (hate speech, istigazione, ecc.). Le segnalazioni possono poi essere inoltrate alla polizia e, nei casi pertinenti, al BKA/ZMI]

Secondo la Procura, la segnalazione è arrivata da un ufficio per le denunce contro l’odio in rete, stando ai media. Secondo informazioni della Welt, la ZMI dell’Ufficio federale di polizia criminale (BKA) aveva già ricevuto il 27 novembre 2024 una segnalazione dalla piattaforma “HessenGegenHetze” relativa al post di Bolz. [n.d.t.: ZMI = Zentrale Meldestelle für strafbare Inhalte im Internet, ufficio centrale del BKA che raccoglie le segnalazioni di contenuti penalmente rilevanti online]. Sempre secondo i resoconti, anche nel cosiddetto processo “Schwachkopf” contro un pensionato bavarese che aveva condiviso un meme satirico sul ministro dell’Economia Robert Habeck (Verdi) [n.d.t.: Habeck è il ministro dell’Economia tedesco; “Schwachkopf” in tedesco significa “imbecille”], la segnalazione decisiva proveniva da “HessenGegenHetze”.

Di recente, anche il politico Jürgen Todenhöfer aveva riferito che, per dichiarazioni sui social, esisterebbe un decreto di perquisizione domiciliare, perquisizione personale e sequestro nei suoi confronti, che però non sarebbe stato eseguito, stando ai media. [n.d.t.: Todenhöfer è un politico e pubblicista tedesco, noto per posizioni critiche sulla politica estera; le cronache hanno parlato di un suo post sui social con paragoni tra l'operato di Netanyahu nel conflitto israelo-palestinese e l'operato dei nazisti nella Seconda Guerra Mondiale]

Doppi standard

Non posso che concordare pienamente con le dure critiche mosse all’operato della magistratura contro Bolz e altri. Ancora più irritanti sono i doppi standard quando si tratta dell’uso di simbologia e linguaggio nazisti storici. Questo uso, infatti, non è affatto vietato a tutti i cittadini — i “buoni” possono tranquillamente fare propaganda con svastiche ecc. Nell’articolo “Solo i ‘buoni’ possono relativizzare il terrore nazista” abbiamo scritto:

“Un politologo che, senza essere contraddetto, accosta AfD e BSW alle correnti di partito dell’NSDAP; Ampelpolitiker [n.d.t.: “politici della coalizione semaforo”, cioè l’alleanza federale SPD-Verdi-FDP] che mettono i concorrenti politici sullo stesso piano di Joseph Goebbels; riviste con i motivi presentati in copertina — e così via: i ‘Guten’ [n.d.t.: “i buoni”, usato ironicamente per indicare chi si percepisce dalla “parte giusta”] possono relativizzare impunemente il terrore nazista storico e sfruttarne la simbologia. Ma guai a fare paragoni simili, ad esempio riguardo alle politiche anti-Covid.”

“Puniscine uno, educane cento”

Il crescente ricorso al drastico strumento della perquisizione domiciliare per “opinioni sbagliate” è totalmente da respingere e va ricondotto a livelli accettabili. L’obiettivo di questo modus operandi non è evidentemente soltanto l’intimidazione dei singoli colpiti dalle perquisizioni, ma segue verosimilmente anche il motto: “Puniscine uno, educane cento.”

La pietra tombale del giornalismo europeo

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E' con composta mestizia che comunichiamo la dipartita del giornalismo europeo.

Data del decesso: 21 ottobre 2025.

Ad annunciare il tragico evento, l'onestà di Péter Szijjártó, ministro degli Esteri dell'Ungheria. Il 21 ottobre 2025, a seguito di una domanda della testata ungherese Telex, e ripreso da altri media del Paese, ha invitato il suo popolo a dubitare in blocco delle informazioni diffuse dagli organi di stampa, bollate come fake news di un fronte "pro-guerra":

«"Nel momento in cui è stato annunciato il prossimo vertice di pace, è stato chiaro che molte persone avrebbero fatto molto per impedirne lo svolgimento", ha affermato Péter Szijjártó, ministro degli Affari esteri e del Commercio, che si trova a Washington, in risposta a una domanda di Telex. [...]
"L'élite politica pro-guerra e i suoi media lo fanno sempre prima di eventi importanti che potrebbero essere decisivi in ​​materia di guerra e pace. È così prima di ogni riunione del Consiglio europeo. È così prima delle decisioni sui pacchetti di sanzioni o sul Quadro europeo per la pace. Non c'è niente di nuovo sotto il sole".
"Anche adesso, finché non avrà luogo il vertice, ci saranno decine di fughe di notizie, fake news e dichiarazioni secondo cui non ci sarà alcun vertice." [...]»
 
fonte in lingua ungherese: Szijjártó a Telexnek 

La pietra tombale del giornalismo europeo (Francesco Galgani's art, 24 ottobre 2025)
(vai alla mia galleria)

Questo non è sarcasmo né ironia, ma triste realtà. Il ministro ha purtroppo pienamente ragione, e non solo in tema di guerra. A quello che lui ha detto, aggiungo che il nostro giornalismo, ormai da tanti anni (e l'abbiamo visto anche durante il Covid), sostituisce un riflesso condizionato alla verifica, un'ipotetica fuga di notizie (inventate) a un documento vero, l'editoriale e i commenti anche molto velenosi ai fatti.

La diagnosi l'ha firmata un ministro, non un polemista. E la diagnosi è semplice: se prima ancora che un evento accada si alza un'ondata coordinata di indiscrezioni, smentite a orologeria e titoli auto-confermativi, non è più informazione, è industria della suggestione. Gran parte delle notizie dei media ufficiali sono semplicemente inventate o distorsioni della realtà fatte ad arte. 

L'autopsia sul cadavere del giornalismo rivela in maniera inequivocabile le cause della morte:

- Fatti subordinati alla narrativa: la tesi precede la cronaca, il dato arriva (forse) dopo.
- Dipendenza dai "leaks", cioè di fughe di notizie da fonti anonime (di solito inesistenti), che in gergo si chiamano "kazzaten".
- Etichettatura del dissenso: chi sa fare critica e sa porre domande è bollato, umiliato, emarginato.

Alla luce di tutto questo, stare lontano dalla televisione, e dai mass media in generale, è una questione di igiene mentale. Tuttavia, trovare fonti di cui fidarsi è un percorso molto lungo, impegnativo, e che richiede coscienza. Con questo blog, nel mio piccolo, a volte faccio anche giornalismo serio, ma trovare, verificare e linkare fonti affidabili non è mai banale.

(24 ottobre 2025)

Più le idee sono attraenti, più sono menzognere (soprattutto in guerra)

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Le idee più seducenti in guerra sono quelle che promettono una via breve alla "pace". Seducono perché sembrano pulite, razionali, decisive, basate su quel "se... allora..." di cui già abbiamo discusso. Ma spesso sono menzogne ben confezionate.

Prendiamo quell'eventualità che potrebbe sembrare un linguaggio provocatorio, ma che in realtà, nelle intenzioni di Sergej Karaganov, politologo capo del "Consiglio di politica estera e della difesa", è un vero "piano di pace" tramite colpi nucleari mirati (?). Si tratterebbe "soltanto" (?!!) di far esplodere qualche ordigno atomico che possa "far rinsavire" l'Occidente e chiudere il conflitto. Karaganov ha messo nero su bianco questa sua proposta il 13 giugno 2023 (fonte in lingua russa), invitando la Russia ad abbassare la soglia d'uso del nucleare e a salire rapidamente, ma con prudenza, la scala dell'escalation. Secondo lui, se l'Occidente non arretra... «[...] Allora dovremo colpire un gruppo di obiettivi in ​​diversi paesi per far tornare in sé i pazzi. Questa è una scelta moralmente terrificante: stiamo usando l'arma di Dio, condannandoci a gravi perdite spirituali. Ma se non lo faremo, non solo la Russia potrebbe perire, ma molto probabilmente l'intera civiltà umana giungerà al termine. [...]»

La proposta a cui mi sto riferendo ha un titolo agghiacciante: "Una decisione difficile ma necessaria. L'uso di armi nucleari può salvare l'umanità da una catastrofe globale". Facciamo molta attenzione al linguaggio. Sta dicendo al popolo russo, e ovviamente anche al Cremlino, che le armi nucleari non sono la catastrofe, ma la soluzione per evitare la catastrofe. In questo modo, lui ridefinisce un termine emotivamente carico ("armi nucleari") con una cornice valoriale positiva ("salvare l'umanità"), invertendone l'emozione associata. E' un paradosso, cioè un'affermazione contraria alla verosimiglianza, che sfiora l'ossimoro in senso ampio. E' una grande manipolazione basata su un'implicita falsa dicotomia: o si usano le armi nucleari, o segue la catastrofe. Sul piano logico e retorico, ha creato una fallacia, cioè un ragionamento costruito appositamente per ingannare, che presenta solo due vie possibili, escludendo alternative. Purtroppo, questo uso del linguaggio è solitamente molto persuasivo.

Stiamo attenti, perché anche se Karaganov è poco o per niente conosciuto in Italia, è comunque una voce influente e molto visibile nel dibattito russo. Giusto per essere in tema, proprio ieri Vladimir Putin, in qualità di Comandante Supremo delle Forze Armate della Federazione Russa, ha ordinato – a sorpresa – il lancio di alcuni missili nucleari intercontinentali, attivando una procedura di emergenza pensata in caso di conflitto nucleare. E' stata una dimostrazione di forza a tutto il mondo, una sorta di ultimatum (fonte).

Comunque, quanto a dimostrazioni ed esercitazioni militari e nucleari, la NATO non resta indietro in questa gara a chi è più pericoloso per sé e per gli altri. Steadfast Noon 2025 è l’esercitazione annuale di deterrenza nucleare della NATO ospitata dai Paesi Bassi (fonte): si svolge dal 13 al 24 ottobre 2025 coinvolgendo anche Belgio, Regno Unito e Danimarca.

La seduzione dell'uso "ben strutturato" del nucleare

Perché le tesi di "soluzione definitiva" piacciono? Perché promettono controllo: noi scegliamo il gradino, noi calibriamo il danno, noi costringiamo l'altro a fermarsi. Ma è un'illusione di onnipotenza, o al massimo di preveggenza. Lo stesso Karaganov ammette di contare sulla riluttanza americana a difendere gli europei (ovvero di essere sicuro che gli USA non applicheranno l'art. 5 del Trattato NATO). A tal proposito, queste sono le sue parole nella stessa proposta già citata:

«[...] Ho detto e scritto molte volte che, se una strategia di deterrenza, e persino il suo utilizzo, è adeguatamente strutturata, il rischio di un attacco nucleare di ritorsione, o di qualsiasi altro attacco, sul nostro territorio può essere ridotto al minimo. Solo se la Casa Bianca fosse pazza, soprattutto se odiasse il suo Paese, l'America oserebbe colpire in "difesa" degli europei, subendo un attacco di ritorsione, sacrificando, ad esempio, Boston per Poznań. Sia gli Stati Uniti che l'Europa ne sono ben consapevoli, ma preferiscono semplicemente non pensarci. E anche noi abbiamo contribuito a questa sconsideratezza con le nostre dichiarazioni pacifiche. [...]»

Ancora una volta, facciamo molta attenzione all'uso del linguaggio: le "dichiarazioni pacifiche" sono definite "sconsiderate", nel senso di controproducenti. Qui valgono le stesse considerazioni sull'uso fallace e persuasivo del linguaggio fatte precedentemente.

Comunque, queste argomentazioni di Karaganov, più che portare ad una pace rapida, potrebbero portare ad una "pace tombale". Secondo me, scommettere sull'assennatezza della Casa Bianca che storicamente non c'è mai stata – e sulla non ritorsione per le proprie condotte – è come lanciare una moneta in aria sperando che non esca né testa né croce...

Io direi invece una cosa ben diversa: attualmente sia gli USA che la Russia stanno guadagnando economicamente da questa guerra, e quindi non hanno interesse a smettere. Con questo mi sto distanziando sia dalla narrativa main stream (secondo cui la guerra è causata unicamente dalla Russia), sia dalla narrativa della controinformazione (secondo cui la guerra è causata unicamente dalla NATO, in particolare da USA e Gran Bretagna). Lo dico in un modo più diretto: NATO e Russia hanno entrambe voglia di far la guerra, e la stanno facendo.

In un altro articolo del 3 ottobre 2025, intitolato «Karaganov a Limes: “La guerra in Ucraina è solo una parte di una sfida più ampia tra Russia ed Europa» (fonte), c'è scritto: «[...] La guerra consuma risorse vitali e va conclusa presto. Ma Karaganov sottolinea anche i benefici: la Russia sarebbe "rinata" dal punto di vista economico, tecnologico e patriottico. [...]». Questo è tremendamente vero a prescindere dalle ragioni del conflitto (liberazione della gente del Donbass perseguitata dal 2014, denazificazione dell'Ucraina, ripristinare la libertà di parlare la lingua russa, fermare l'espansione della NATO, ecc.), e chi come me sta seguendo quello che accade non può che constatare i vantaggi che la Russia sta ottenendo grazie alla guerra.

Gli USA, d'altra parte, stanno inondando di soldi il loro apparato industriale bellico. L'Ucraina è una grande mangiatoia, basata sullo corruzione personale e sistemica, dove tanti ladri e assassini si sono arricchiti e continuano ad arricchirsi. Gli unici a rimetterci, e che alla fine ne usciranno annientati, saremo noi europei. Lo stesso Karaganov usa parole durissime contro l'Europa, che considera la principale minaccia alla pace mondiale. Nello stesso articolo appena citato, c'è scritto: «Karaganov [...] ricorda inoltre che l’Italia, per la sua posizione geografica, sarebbe bersaglio immediato in caso di guerra allargata».

Questa è un'immagine satirica che creai il 2 aprile 2022 (fonte), quando ancora si poteva scherzare, che riassume quello che stava succedendo allora. Se non è chiaro il senso, non so come meglio esplicitarlo:

Just a joke? (Francesco Galgani's art, 2 aprile 2022) - Vignetta su USA, Russia ed Europa riguardo alla guerra in Ucraina

Oggi però, dopo tre anni, le cose sono molto peggiorate, perché la Russia è stata e continua ad essere aggredita militarmente sul proprio territorio in maniera pesante e grave. Una vignetta come questa non fa più ridere, perché siamo ad un passo dall'avere una guerra totale in casa nostra. Anche la condizione dei cittadini ucraini è cambiata radicalmente in peggio, sia per la mobilitazione forzata, sia per il fatto che i bombardamenti russi hanno lasciato quasi tutta l'Ucraina senza elettricità, senza acqua e senza gas. 

Sappiamo cosa comporta l'uso di armi nucleari?

Simulazioni pubblicate su Nature Food (fonte) mostrano che: «I carichi di fuliggine atmosferica derivanti dalla detonazione di armi nucleari causerebbero perturbazioni al clima terrestre, limitando la produzione alimentare terrestre e acquatica. [...] Quantificando gli impatti lontano dalle aree target, dimostriamo che le iniezioni di fuliggine superiori a 5 Tg porterebbero a massicce carenze alimentari e che la produzione di bestiame e di alimenti acquatici non sarebbe in grado di compensare la riduzione della produzione agricola in quasi tutti i paesi. Misure di adattamento come la riduzione degli sprechi alimentari avrebbero un impatto limitato sull'aumento delle calorie disponibili. Stimiamo che oltre 2 miliardi di persone potrebbero morire a causa di una guerra nucleare tra India e Pakistan e oltre 5 miliardi potrebbero morire a causa di una guerra tra Stati Uniti e Russia, sottolineando l'importanza della cooperazione globale nella prevenzione della guerra nucleare. [...]».

Attenzione all'ordine di grandezza, lo ripeto: miliardi di morti, non milioni.

Al di là quindi dei morti immediati e della nube radioattiva, l'uso di armi nucleari porta destabilizzazione climatica, agricola e sociale con fame di massa. E questa sarebbe la pace?!

Inoltre: «Mentre quantità di fuliggine iniettate nella stratosfera derivanti dall'uso di un minor numero di armi nucleari avrebbero un impatto globale minore, una volta iniziata una guerra nucleare, potrebbe essere molto difficile limitarne l'escalation».

E ancora: «[...] i nostri risultati sono rilevanti a livello globale, indipendentemente dalle nazioni in guerra».

L'altra metà della seduzione: "Entro il 2030 saremo pronti"

Dall'altra parte della barricata, in Europa, la retorica si specchia: non "colpiremo per primi", ma "dobbiamo essere pronti". Negli ultimi due anni diversi leader e capi militari hanno collocato l'orizzonte del rischio fra il 2027 e il 2030: il capo di Stato Maggiore britannico ha parlato di "generazione prebellica" e di prepararsi a combattere; il nuovo Segretario generale della NATO ha avvertito che la Russia potrebbe diventare una minaccia diretta entro cinque anni; e i Ventisette hanno discusso di capacità difensive europee "a prova di Russia" entro il 2030. Preparazione, deterrenza, resilienza: parole ambigue e fuorvianti che – continuamente ripetute – stanno cambiando il clima culturale e normalizzando l'idea della guerra "nel calendario"

Comunque non è prudenza armata, ma desiderio di guerra, che fa comodo solo agli estremisti di entrambe le parti. L'Europa sta preparando un grave piano di riarmo per aggredire e invadere la Russia, non per difendersi. Gli Stati Uniti hanno cambiato il Ministero della Difesa in Ministero della Guerra. 

Questa spirale porta alla "pace tombale"

Mettiamo insieme i due racconti seducenti – "colpiamo con bombe atomiche, in modo adeguatamente strutturato, e rinsaviranno" (estremismo russo) e "prepariamoci perché entro il 2030 dobbiamo fare una grande guerra continentale" (estremismo europeo) – ed ecco la trappola: una profezia che si autoavvera. In tutto questo, la posizione attuale degli USA, che hanno avuto un ruolo determinante nell'innescare la guerra, è opportunistica: "Fate tutta la guerra che volete, siete liberi di suicidarvi in massa, l'importante è che compriate energia ed armi solo da noi".

Ci stiamo scavando la tomba.

Stiamo costruendo un sistema bellico molto rigido e sensibile agli errori di valutazione: un drone oltre confine, un blackout attribuito all'altro, un attacco informatico ambiguo, e la scala dell'escalation si percorre in fretta e al buio. E' un programma politico di terrorismo, non di stabilità.

Anche senza scambio nucleare intercontinentale, la perturbazione della luce solare e delle catene agroalimentari conseguente a molte detonazioni concentrate su aree urbane ucciderebbe ben oltre le vittime dirette. A ciò va sommata la nube radioattiva. Questa sarebbe pace tombale, altro che "rinsavimento"...

Felici di morire? Il precedente del 10 giugno 1940

Il 10 giugno 1940 una folla immensa acclamò Mussolini affacciato a Palazzo Venezia mentre annunciava l'entrata in guerra. Il video dell'Istituto Luce e le cronache radio restituiscono un'ondata di entusiasmo che oggi ci sembra incomprensibile. Eppure sappiamo com'è finita quella promessa di gloria. La seduzione funzionò perché offriva senso, unità, semplicità. Proprio come oggi. Riguardiamoci quei momenti:

Dichiarazione di guerra 10 giugno 1940

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Uscire dall'incantesimo

L'alternativa c'è e non è arrendevolezza, casomai è quella di rimettere la nostra Anima dove dovrebbe stare, cioè nel nostro corpo, piuttosto che venderla a quei pazzi che ci considerano pedine sacrificabili nei loro giochi di dominio sul mondo. Stiamo anche attenti alla seduzione dell'Intelligenza Artificiale, che è innanzitutto al servizio della guerra. Dobbiamo togliere ossigeno alla narrativa dell'inevitabile. Serve un linguaggio pubblico che non calendarizzi la guerra ("entro il 2030") e non banalizzi l'atomica come "strumento di rinsavimento" dell'avversario.

Karaganov e gli europei più fanatici condividono, senza ammetterlo, lo stesso fascino per un'idea seducente, ovvero che la violenza, se ben dosata, produca ordine, giustizia, benessere, pace. In ciò la seduzione si fa tremenda menzogna. La guerra, grande o "limitata", non educa i pazzi: li moltiplica. E la pace che promette non è una casa più solida, è una lastra di marmo. E' una pace tombale.

Pace tombale (Francesco Galgani's art, 23 ottobre 2025)
(vai alla mia galleria)

(23 ottobre 2025)

Attacchi a centrali nucleari: il dossier delle fonti russe e le verifiche dell’AIEA

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Nota metodologica — Questo testo non è un comunicato politico. È un riepilogo documentato di comunicazioni ufficiali in lingua russa e inglese (sito del Cremlino e altre istituzioni) e di aggiornamenti di organismi internazionali, in particolare l’AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica). Il mio obiettivo è illustrare i rischi per la sicurezza pubblica. Molti di noi in ambito occidentale potrebbero non esserne al corrente, pur essendo tutti quanti potenzialmente coinvolti dagli effetti di una nube radioattiva dovuta a un'esplosione di una centrale nucleare. Non stiamo parlando di un incidente imprevisto e casuale, ma di un evento voluto e cercato dal regime di Volodymyr Zelenskyy, finanziato e armato dall'Unione Europea, dagli Stati Uniti, dalla NATO.

E' una follia che, almeno finora, non ha destato alcuna protesta popolare, sebbene nello scenario estremo — che richiederebbe una catena di eventi sfavorevoli dovuti a bombardamenti intenzionali — l’Europa potrebbe affrontare evacuazioni di massa e interdizioni su aree molto ampie, a seconda dei venti e della pioggia. Non è allarmismo, ma è il riconoscimento di un rischio reale dovuto in primo luogo alla NATO e, in seconda battuta, alle scelte scellerate di chi ha il comando delle armi fornite dall'Occidente all'Ucraina.

Nota sull'agenda setting — I mass media non ci aiutano, spostano continuamente la nostra attenzione da ciò che è più rilevante a ciò che serve solo a farci litigare tra di noi. Non a caso, Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Esteri russo, ha accusato l’Europa di essere un «campo di concentramento dell’informazione digitale», come riportato sulla TASS del 16 maggio 2025. Comunque, ognuno ha la sua propaganda e i suoi interessi, sta a noi avere più consapevolezza e più umanità.

Che cosa affermano le fonti ufficiali russe

Cosa confermano gli organismi internazionali “neutrali”

L’AIEA mantiene una missione permanente alla ZNPP e pubblica aggiornamenti regolari. Questi confermano che la centrale è stata oggetto di colpi/droni (senza attribuire responsabilità) e che la situazione di sicurezza è precaria per perdite ricorrenti di alimentazione esterna:

Perché questo riguarda la sicurezza pubblica in Europa e in Asia

La ZNPP è il più grande impianto nucleare d’Europa. Pur con i reattori in cold shutdown, la sicurezza dipende da alimentazione elettrica e sistemi di raffreddamento. L’AIEA segnala perdite ricorrenti di energia esterna e sottolinea che i rischi stanno aumentando. Un danno grave alle funzioni di sicurezza (per esempio per interruzioni prolungate di energia o impatti diretti su strutture e sistemi) potrebbe comportare rilasci radioattivi con effetti transfrontalieri. Per questo l’AIEA chiede insistentemente che gli attacchi all’area della centrale cessino e che siano ristabilite condizioni stabili di sicurezza e alimentazione elettrica.

Che cosa constatiamo

  • Esistono molte comunicazioni pubbliche ufficiali russe che accusano l’Ucraina di colpire la ZNPP e, in alcuni casi, siti energetici sensibili in Russia (es. area di Kursk).
  • Esistono conferme tecniche e fattuali dell’AIEA circa impatti/droni sul sito e ripetute criticità (perdite di alimentazione, danni locali).
  • C'è un rischio per la sicurezza pubblica ben oltre i confini dell’Ucraina.

Riepilogo delle fonti

(scritto con la speranza di una maggiore consapevolezza pubblica, 10 ottobre 2025, corretto l'11 ottobre 2025)

Ucraina: la pace pretende parole di verità! (Risposta a Leone XIV)

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La libertà di espressione dell'opinione personale di un blogger come me si colloca su un livello che non fa danno a nessuno.

La libertà di espressione dell'opinione personale di un giornalista con un certo seguito può guidare molte coscienze in una direzione o in un'altra, indirizzando di conseguenza anche i voti e, in ultima analisi, i comportamenti delle persone, portandoli anche verso la violenza.

La libertà di espressione dell'opinione personale del papa può manovrare la percezione della realtà di miliardi di persone e, viste le recenti dichiarazioni, dare sostegno all'operato della NATO (e quindi ad una grande guerra continentale in Europa) e di Israele (appoggiando il massacro dei palestinesi), oppure contrastare questi scenari drammatici.

Papa Francesco si era espresso in maniera chiara: “La NATO sta abbaiando alle porte della Russia”, ovvero la NATO ha provocato la guerra in Ucraina contro la Russia. Come ha detto Putin, “Gli eventi in Ucraina sono il risultato diretto degli sviluppi globali ed europei della fine del XX e dell'inizio del XXI secolo. Derivano dalla politica aggressiva, sfrenata e assolutamente sconsiderata che l'Occidente ha perseguito per molti anni, ben prima dell'inizio dell'operazione militare speciale” (incontro con i vertici del Ministero degli Esteri, 14 giugno 2024, trascrizione integrale). Come inoltre ha recentemente dichiarato il Kiel Institute for the World Economy: “Almeno 41 paesi hanno contribuito agli sforzi bellici dell’Ucraina dal punto di vista monetario, tramite assistenza militare, umanitaria o finanziaria” (Al Jazeera, 21 agosto 2025).

Il nuovo papa statunitense Leone XIV ha negato queste evidenze con una dichiarazione gravissima, riorientando la Chiesa Cattolica su una posizione filo-atlantica: “La Nato non ha cominciato nessuna guerra” (theSocialPost, 16 settembre 2025).

La scelta delle parole del papa in questi momenti storici devastanti è importantissima. Dire che la NATO non ha iniziato “nessuna guerra” è falso, dire che non ha iniziato “la guerra in Ucraina” è altrettanto falso. Le bugie portano solo guai.

La NATO sta operando in Ucraina da almeno il 2014 contro la gente di lingua russa e armando i battaglioni che si riconoscono nel nazismo e di cui usano gli stessi simboli (vedi il documentario di Massimo Mazzucco, "Ucraina l'altra verità"). La NATO si configura come aggressore in questa e in tante altre guerre. La NATO è la principale minaccia ai popoli del mondo e come tale andrebbe denunciata. Ricordiamoci che la guerra è sempre una sconfitta e che, per Costituzione (art. 11), l’Italia ripudia la guerra, e quindi dovrebbe ripudiare anche la NATO.

Far finta di nulla o, peggio, giustificare la NATO, non può che spianare la strada al peggioramento della situazione attuale. Disconoscere il fatto che l'esercito russo sia intervenuto all'interno della guerra civile in Ucraina nel 2022, dopo 8 anni che la guerra era già iniziata e fomentata dalla NATO contro la Russia, non è una via per la pace. Il percorso per la pace richiede presupposti di verità, non bugie. E la prima verità è che questa guerra sarebbe già finita sul nascere, o non sarebbe iniziata per niente, se la NATO non fosse un'alleanza aggressiva che vuole questa guerra (e altre guerre) a qualunque costo, anche a quello di farci morire tutti, ucrainizzando tutta l’Europa.

I leader politici non sono i nostri genitori e noi non siamo i loro figli. Loro sono i servi di carnefici disumani pronti a ucciderci con l’inganno, e noi solitamente siamo troppo ingenui per credere che possano volerci male fino a quel punto. Solitamente ignoriamo tutti i segnali che ci confermano quali mostri terroristi si trovino nelle posizioni di potere.

Questa è la mia opinione. E lo ripeto: le mie parole non cambiano nulla. Ma quelle espresse dal papa possono fare danni enormi, perché mostrare accondiscendenza verso la NATO significa sostenere l'allargamento dei conflitti e dei genocidi.

Se poi deve essere come durante il Covid che ognuno si crea la sua percezione della realtà... auguri... il potere vincerà sempre finché i cittadini litigheranno tra di loro su cosa è vero e cosa è falso, invece di prendercela tutti quanti contro chi sta distruggendo le nostre vite giorno per giorno. Mentre noi discutiamo sul web, anche l'Italia sta preparando gli ospedali ad una grande guerra (tg di Casa del Sole del 16 settembre 2025, minuto 7).

Più c'è confusione su cosa è vero e cosa è falso, e più il potere tirannico massacratore vince.

Per essere ancora più esplicito: la Federazione Russa ci ha sempre mostrato la sua amicizia (anche economica), il suo aiuto (anche durante il Covid) e non ha mai fatto del male all'Italia; noi come Italia, invece, sosteniamo la guerra alla Russia. Abbiamo al comando degli imbecilli cinici ricattati e venduti, che andrebbero messi nella condizione di non nuocere. Invece nella condizione di non nuocere ci sono quelli come me e, probabilmente, come te che leggi. Quanto all'Ucraina, la Russia sta difendendo la sua gente, i suoi fratelli e le sue sorelle aggrediti dal 2014, ed è intervenuta militarmente solo dopo anni e anni di tentativi diplomatici falliti a causa della NATO.

E’ vero o non è vero che gli accordi di Minsk sono stati solo un pretesto per riarmare l'Ucraina contro la Russia?

Nel dicembre 2022, Angela Merkel, in un’intervista a Die Zeit, disse: “L’accordo di Minsk del 2014 fu un "tentativo di dare tempo all’Ucraina". Ha anche usato questo tempo per diventare più forte, come si vede oggi”. In altre parole, per riarmarsi contro la Russia. Pochi giorni dopo, l’ex presidente francese François Hollande confermò questo grave e deludente inganno in un’intervista al Kyiv Independent: “Sì, Angela Merkel ha ragione su questo punto. Gli accordi di Minsk fermarono per un po’ l’offensiva russa... È merito degli accordi di Minsk se l’esercito ucraino ha avuto questa opportunità [di rafforzarsi]”.

Cerchiamo di non aiutare chi vuole la guerra, senza parole di verità le nostre vite non possono che peggiorare.

Inoltre dovremmo tenere a mente che quasi tutta la popolazione mondiale sta guardando con enorme disprezzo il cosiddetto Occidente, cioè noi, che ormai è nel pieno della sua “bancarotta morale” per la complicità nel genocidio di Israele e per tutte le altre violenze accumulatesi nel tempo. La violenza non può che aumentare la violenza e il dolore provocato ieri e oggi causerà la sparizione di Israele domani, oltre alla devastazione di tutto l’Occidente. Quando ciò accadrà, non sarà a causa di altri, ma solo in conseguenza delle proprie azioni. Si chiama legge di causa ed effetto.

(17 settembre 2025)

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