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Politica ed economia

Dubito Ergo Sum – Alberto Contri: emergenze, potere e libertà di pensiero

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In questa puntata di Spunti di riflessione dell'11 settembre 2025, Paolo Arrigotti dialoga con Alberto Contri, esperto di comunicazione e saggista, per analizzare il mondo post-11 settembre: l’uso politico della paura, la sequenza infinita di “emergenze” (finanziaria, climatica, pandemica, bellica), le reazioni delle istituzioni europee, il rapporto fra scienza, politica e interessi economici, fino alle questioni di libertà di pensiero e censura.

Un’ora di riflessioni intense, spesso controcorrente, per stimolare il dubbio e invitare a non accettare passivamente le narrazioni dominanti.

A causa dei temi trattati, per non incorrere nelle "grinfie" dell'algoritmo, il video è stato spostato da Youtube ad Odysee. Qui c'è una copia della versione integrale:

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L’intervista “Dubito Ergo Sum”, registrata il 10 settembre 2025 e pubblicata l’11 settembre, si apre con un richiamo al significato simbolico della data: sono trascorsi 24 anni dagli attentati dell’11 settembre 2001, evento che per Alberto Contri segna l’inizio di una nuova fase storica. Da allora – osserva – il mondo sembra vivere in una logica emergenziale permanente: crisi finanziarie, clima, pandemia, conflitti armati.

Contri spiega che la paura è diventata un potente strumento di governo: le emergenze si susseguono e legittimano restrizioni, controlli e decisioni drastiche. Paolo Arrigotti cita l’analisi di Massimo Mazzucco, a cui Contri riconosce il merito di avere documentato molti aspetti controversi dell’11 settembre.

Europa, politica e comunicazione

La conversazione si sposta sull’Unione Europea. Contri commenta in modo critico le reazioni dei leader europei agli incidenti di frontiera e alla caduta di droni, giudicando volutamente pericolose ed esagerate le invocazioni di interventi NATO. Viene discusso l’assetto istituzionale dell’UE – Parlamento, Commissione, Consiglio – e il ruolo della presidente Ursula von der Leyen, che secondo Contri agirebbe come se fosse la leader di un ipotetico “Stato federale europeo”, senza averne il mandato.

Si cita il recente discorso sullo Stato dell’Unione, in cui la von der Leyen ha invocato maggiore riarmo e sostegno all’Ucraina. Arrigotti ricorda che le politiche di difesa e politica estera sono competenza dei singoli Stati membri, non della Commissione.

Si discute in modo molto critico anche della cosiddetta transizione ecologica, della neutralità alla CO2 e dell'impatto disastroso di forzature al riguardo senza alcun vantaggio reale. Viene fatto un accenno alla ricerca scientifica "Le argomentazioni scientifiche contro l'obiettivo zero emissioni nette: la falsificazione dell'ipotesi sui gas serra", di cui qui riporto il PDF integrale (doi: 10.5539/jsd.v17n6p137).

Vaccini, sanità e interessi economici

Una parte corposa dell’intervista è dedicata a pandemia, vaccini, comunicazione scientifica e ricerca scientifica.
Contri ripercorre la sua lunga esperienza nel settore della comunicazione medico-scientifica e denuncia l’influenza crescente dei fondi di investimento (BlackRock in primis) nei consigli di amministrazione delle case farmaceutiche, dei media e delle istituzioni regolatorie.
Sottolinea come l’emergenza sanitaria abbia portato a una compressione delle normali procedure di sperimentazione: mancano studi completi di cancerogenicità e genotossicità, e vengono ignorati farmaci economici come ivermectina o idrossiclorochina che avrebbero potuto ridurre la gravità del Covid.

Si parla della gestione italiana della pandemia, delle pressioni politiche sui comitati tecnico-scientifici, del caso Camilla Canepa e delle rivelazioni emerse sulle decisioni prese in emergenza. Contri osserva che la strategia “tachipirina e vigile attesa” ha contribuito a ritardare le cure e aumentare i decessi.

Assolutamente degna di nota è la constatazione che almeno metà delle ricerche significhe sono semplicemente false, e che le ricerche non finanziate da Big Pharma non vengono nemmeno pubblicate.

Libertà di espressione e censura

L’intervista affronta anche il tema dell'esclusione sociale e professionale di chi dissente: medici radiati, giornalisti esclusi dai talk show, docenti a cui non vengono rinnovati i contratti. Contri racconta episodi personali: la sua uscita da Pubblicità Progresso e la fine del suo corso universitario, in seguito a posizioni non allineate sul tema gender: «Ho dovuto lasciare Pubblicità Progresso, seppure dopo 20 anni, perché avevo sostenuto che i figli nascono da un uomo e da una donna».

Matrix e informazione

Arrigotti cita il libro “Giornalisti comprati. Come i politici, i servizi segreti e l'alta finanza dirigono i mass media tedeschi” di Udo Ulfkotte per riflettere sulla manipolazione mediatica, e sulla sua morte poco dopo la pubblicazione. Contri osserva che viviamo in una “gabbia” dove istituzioni, media, economia e scienza sono interconnessi e orientati da interessi comuni. Chi prova a “uscire dal sistema” rischia isolamento e screditamento pubblico, quando non proprio eliminazione fisica.

Il valore del dubbio

L’intervista si chiude con un richiamo alla necessità di coltivare il dubbio. Viene citato Luciano De Crescenzo e il suo libro Il dubbio: “Chi ha dubbi è intelligente, chi non ne ha è un deficiente”. L’invito è a non accettare passivamente le narrazioni ufficiali, ma a informarsi, studiare, collegare i fatti e formarsi un’opinione autonoma.

(11 settembre 2025)

Pensiero dicotomico, parole perentorie, azioni senza cuore: Gaza

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Il dialogo inizia quando incontriamo l’altro con amicizia, con affetto, per il piacere di stare insieme. Se c’è ascolto, possiamo imparare. Tutto ciò richiede un pensiero morbido e parole flessibili, spontaneamente intrise di amore per la vita. Non solo la propria vita, ma quella di tutti, quella di chi abbiamo di fronte. Tra l’altro, questa è l’unica disposizione interiore con la quale possiamo imparare qualcosa e agire senza fare troppi danni. Tu ed io siamo un tutt’uno chiamato relazione, senza la quale non esisteremmo.

Viceversa, se il nostro pensiero è duro, perentorio, e le nostre parole gentili come pietre, allora le nostre azioni non potranno che essere cattive. Captivus vuol dire prigioniero, quindi cattiveria significa rinchiudersi in una gabbia, separarsi dagli altri. Le conseguenze di tutto ciò? Nell'immagine sottostante vediamo il bel operato di Israele e dei suoi amici, ovvero dell’inferno Nato, Italia compresa. Se coloro che comandano l’Occidente fossero umani, potremmo descrivere le loro anime come captivae diaboli, cioè prigioniere del diavolo. Ma siccome un’anima non ce l’hanno, non ci resta che pregare per la pace ed essere pacifici. Non abbiamo nulla da insegnare a qualcuno, ma solo voglia di vivere tutti insieme nell’orto di Dio senza farci male: la pace è un impegno quotidiano a tutto tondo.

Per inciso, in queste poche parole e in questa immagine non c’è intelligenza artificiale, c’è soltanto ciò che ancora può renderci umani, cioè il cuore:

Gaza Israele 2025

(25 luglio 2025)

L'Unione Europea prepara una Grande Guerra Continentale contro la Russia?

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In questo video pubblicato il 13 luglio 2025, lo scrittore e analista Nicolai Lilin parte dal recente incontro dei “volenterosi” a Roma per denunciare quella che definisce una nuova operazione-rapina ai danni dei cittadini europei. Stiamo parlando di fondi prelevati oggi con il pretesto di ricostruire un’Ucraina ancora in guerra, soldi che finiranno nelle tasche delle oligarchie occidentali.

Tale narrazione economica serve a preparare l’opinione pubblica a un conflitto di proporzioni continentali contro la Russia?

Bruxelles e la NATO stanno predisponendo infrastrutture, budget e dottrine esplicitamente offensive: 

- ferrovie e autostrade studiate per far arrivare fino a 300.000 militari al confine russo in meno di 30 giorni;
- la Polonia sta destinando il 4,7% del PIL alla difesa e acquista carri K2 “Black Panther” ed elicotteri d’attacco, senza realizzare linee difensive sul proprio territorio;
- l’adozione di sistemi «Heliotrop» per accecare la navigazione satellitare nemica e un piano di “autonomia strategica” UE da completare entro il 2030.

Questi fatti suggeriscono la preparazione di una Grande Guerra Continentale fissata tra il 2030 e il 2035.

Nella parte finale, Nicolai Lilin intreccia l’aspetto militare a quello sociale: come dopo l’11 settembre negli USA, l’élite userebbe la paura bellica per ridefinire diritti e libertà dei cittadini, trasformando l’Europa in un “campo di concentramento” legislativo e spogliando la popolazione dei propri beni.

Le recenti parole di Emmanuel Macron sull’invio di truppe occidentali in Ucraina e la risposta di Dmitrij Peskov suggeriscono che lo scontro diretto è già sulla soglia.

fonte: https://www.youtube.com/watch?v=dGM_0xVoPck

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Guerra e Pace (di Giulio Ripa e Francesco Galgani)

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GUERRA

Nel suo celebre trattato "Della guerra", Carl von Clausewitz, analizza il fenomeno bellico sottolineando la stretta connessione tra guerra e politica. 
Le sue affermazioni, «La guerra è un atto di forza che ha lo scopo di costringere l'avversario a sottomettersi alla nostra volontà», e «La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi» evidenziano come la guerra non sia un evento isolato fine a sé stessa, ma un sistema violento al servizio degli obiettivi politici di uno Stato.

Il sistema della guerra ha conseguenze dirette nelle relazioni di potere fondate sulla supremazia, sulla demonizzazione, sulla dominazione, sulla disumanizzazione, sull’umiliazione e l’annichilimento dell’altro diverso da sé, percepito come nemico esistenziale, il male assoluto.
Non ci potrà mai essere “ripudio” della guerra senza una vera liberazione dal sistema che genera la guerra, un sistema attraversato da un linguaggio bellico invasivo e pervasivo. 

Nel linguaggio bellico le parole vengono usate per oscurare la mente delle persone. Parole come la "guerra umanitaria", la "guerra giusta", la "guerra difensiva" sono parole d'ordine che servono a scardinare la voglia di pace di un popolo che in genere non vuole fare la guerra.

In guerra la prima a morire è la verità. La mistificazione della realtà, la manipolazione o alterazione della verità, ha l'obiettivo di fuorviare o creare una percezione errata della realtà, sia negli altri che in sé stessi. Può manifestarsi attraverso bugie, esagerazioni, omissioni o la creazione di narrazioni alternative. 
Questa manipolazione può avere diversi modi tipo "se vuoi la pace, preparati alla guerra" invece di ”se vuoi la pace, preparati alla pace” che ha una sua logica. L'informazione manipolata diventa propaganda di guerra che crea una  confusione mentale nella popolazione, cancellando la speranza di un futuro migliore. Quando la comunicazione è svuotata di credibilità, resta solo il linguaggio della forza, prevale la legge del più forte, si passa dalla forza della ragione alla ragione della forza.
L'invenzione linguistica della "guerra preventiva", ti attacco perché stai per attaccarmi, sta distruggendo ogni tentativo di dare spazio al diritto internazionale. Nessuno Stato è infatti disposto a dichiararsi aggressore con una tale procedura, mentre infiniti sono gli appigli per dichiararsi aggredito. 
Non si negozia più, non si dichiara guerra. Si uccide e basta.  
E' inutile mettere l'aggettivo alla parola guerra, la guerra è la guerra. Anche il terrorismo che uccide è un atto di guerra, così come la guerra è un atto di terrore cioè terrorismo (di stato). Le guerre sono sempre offensive anche quando si dichiara che è una guerra difensiva. Si attacca per difendere la sicurezza del paese in seguito alla percezione di una grave minaccia all'incolumità dei propri interessi.

Molti paesi democratici fomentano "guerre umanitarie" con centinaia di migliaia di morti per cambiare regimi autocrati, nell’intento di sostituirli con una democrazia malata di guerra. La “guerra giusta” è solo un modo di ammantare la violenza della guerra. La guerra provoca solo ingiustizia sociale ed individuale. Non ci sono "guerre umanitarie". C'è solo la guerra senza umanità, violenta come sempre, atroce e terrificante.

Dalla seconda guerra mondiale in poi la “guerra moderna” coinvolge, colpisce e uccide soprattutto i civili. Bombardamenti a tappeto e missili guidati  dalla Intelligenza artificiale stanno spostando la guerra dalle trincee alle città densamente popolate. Bambini, donne ed anziani sono bersagli facili da colpire. Le stragi, massacri, stermini e genocidi sono sempre presenti nelle guerre odierne. Per il momento la guerra atomica è ancora un deterrente ma non sarà sempre così. 

Le radici del sistema della guerra fondano la loro esistenza sul terreno dell'economia, sulla finanza globale, sulla predazione, sull’appropriazione, sullo sfruttamento, sulla colonizzazione dei più deboli.
Durante i conflitti i poveri sono costretti a fare i soldati per difendere la patria, mentre i ricchi fanno sempre più soldi per sé.

Il complesso militare-industriale spinge per incrementate ancora di più la spesa militare a discapito della spesa sociale. Il riarmo è già una guerra contro i poveri.
La finanza, riarmo, crescita economica sono legate tra loro dalle  oligarchie finanziarie. Le forti oscillazioni borsistiche causate dalle vicende delle guerre, oltre che delle tensioni internazionali, sono fonte di ingenti guadagni immediati da parte dei pochi soggetti in grado di determinare (o di conoscere in anticipo) tali vicende.

Le esigenze di rifinanziamento della bolla speculativa su cui si regge il sistema economico internazionale sono tali da richiedere una guerra dietro l'altra, una guerra permanente. Le guerre destabilizzano i paesi più deboli, e falliscono nella risoluzione delle controversie internazionali.
“I vantaggi della guerra, se ce n'è qualcuno, sono solo per i potenti della nazione vincente. Gli svantaggi ricadono sulla povera gente.” 
(Bertrand Russel).

Il sistema si alimenta con l'ideologia dell'individualismo dove, per realizzare desideri che non hanno confini, l'individuo viola lo spazio, la dignità, l'identità, il rispetto dell'altro. Quando si perseguono interessi indivisibili, cioè individuali, farsi individuo violenta l'individualità di un'altra persona. 

La competizione è il risultato  di un individualismo senza freni.
E’ un sistema malato di avidità, ossessionato dalla crescita dei valori economici e che spinge alla competizione globale per l’accaparramento delle risorse e dei mercati.
La competizione, a differenza della cooperazione, quando si mette a rischio spazi, diritti, valori o beni dati per acquisiti e irrinunciabili, spinge al conflitto interpersonale, predisponendo gli individui al conflitto su scala sociale ed internazionale. La separazione psicologica dagli altri facilita  la lotta di tutti contro tutti. 

A queste motivazioni di tipo utilitaristico o egoistico  si affiancano motivazioni di carattere psicologico come l'odio, il disprezzo, la vendetta, la paura che costituiscono da sempre gli elementi che degenerano nel sistema della guerra che è un sistema criminale.
Manca la consapevolezza che la guerra è sempre una sconfitta per molti mentre pochi se ne avvantaggiano.
Restiamo umani.

Giulio Ripa

PACE?

Temo che nessuna analisi sul perché delle guerre possa dirsi completa e, purtroppo, neanche soddisfacente. Manca sempre qualcosa e, almeno a me, non è chiaro se ciò che rimane occulto sia da cercarsi nell’umano, nel trascendente o nell’alieno.

Per la stessa ragione, anche parlare di pace, intesa come situazione dove non c’è alcun motivo per uccidersi a vicenda, diventa complicato. Il problema è che l’agire umano basato sull’omicidio e sul terrore non è mai né giustificato né legittimo a prescindere. Senza bisogno di tanti ragionamenti, “pace” dovrebbe essere istintivamente sinonimo di “normalità”. Eppure siamo sempre in guerra.

Passo la parola a Saul, riportando fedelmente le battute finali del film russo Attraction (2017):

- […]
- Con chi sto parlando?
- Sono Saul, il computer della nave. Sta parlando con me.
- Lei vivrà?
- Non per molto, 70-80 anni terrestri.
- E lui?
- Econ avrebbe dovuto esistere per sempre, ma ha dato la sua vita per lei, e per questo ha rinunciato alla sua immortalità.
- Perché si è sacrificato?
- Dal mio punto di vista, è successo per via di una catena di eventi totalmente casuali. Voi forse lo chiamereste destino.
- Nessun altro è con lui? E’ arrivato da solo?
- Solo lui era sulla navicella. In realtà ci è proibito di visitare il vostro pianeta.
- Per quale motivo?
- Società estremamente aggressiva: nonostante viviate in condizioni climatiche ideali, 4 miliardi di morti violente negli ultimi 5000 anni, nello stesso periodo circa 15000 grandi conflitti militari. All’esaurimento delle risorse e all’estinzione umana rimangono circa 600 anni.
- E mentre ciò accade, voi non pensate di intervenire?
- […]

Nel film, il computer Saul ci considera dei “sottosviluppati” perché non sappiamo vivere in pace.

Purtroppo siamo abituati a pensare allo sviluppo e al sottosviluppo in termini economici o al più tecnologici. Saul, invece, che proviene da una società aliena, ne parla in termini animici. Lui lascia intendere che più una società è sviluppata, più sa vivere in pace. E’ quello che credo anch’io, e questo dovrebbe essere il giusto criterio per valutare sia noi stessi che i fatti del mondo.

Uno dei temi più importanti del film è che l’amore vale più dell’immortalità e della paura di morire (che, specularmente, equivale alla paura di vivere). Io aggiungo che l’amore e l’amicizia sono anche il vero antidoto contro la barbarie e la violenza.

Come possiamo odiare un popolo su criteri culturali, religiosi od etnici, se abbiamo amici che fanno parte di quel popolo? Come possiamo desiderare di provocare sofferenze a certa gente se la persona che più abbiamo amato fa parte di quella gente? Il mondo è pieno di belle persone, ovunque.

Il potere ci vuole tutti separati, perché se invece ci conosciamo e ci amiamo non può più chiederci di ucciderci a vicenda.
Non sto dicendo che uno dovrebbe fare il giro del mondo per conoscere gente ovunque. Basta molto meno, basta rimanere aperti alla vita e alle persone che incontriamo.

(Francesco Galgani)

pubblicato il 22 giugno 2025 senza l'uso di IA

Libertà è partecipazione

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Cari lettori, quanto segue è tratto da un'email improvvisata - che condivido pienamente - ricevuta stamani 9 giugno 2025 dal caro amico Giulio Ripa, con in calce un mio commento. 

[...]

Lo strumento del referendum è una forma di democrazia diretta cioè, i cittadini possono decidere loro sull'abrogazione delle leggi. Ma senza la partecipazione la democrazia è un guscio vuoto, l'alternativa è la dittatura dove comanda una sola persona.

Il mancato raggiungimento del quorum, che anche in questo caso non sarà raggiunto, dimostra che la forma democratica  del nostro paese non funziona più ed i partiti tutti ne approfittano per fare i porci comodi loro, con quei pochi voti che riescono ad avere.

Il collasso economico è dietro l'angolo. Anche la guerra è vicina. Ma come possiamo trovare una soluzione a tutto questo, se i cittadini preferiscono di non votare distruggendo quel poco di democrazia che abbiamo (ancora per poco). Anche se si astiene il 70% degli aventi diritto al voto, questi non hanno nessun diritto di rappresentanza.

L'anarchia è la forma più elevata di partecipazione ma è anche la meno raggiungibile. Si può girare la frittata più volte ma come si può organizzare la massa degli astenuti se ognuno di loro (me compreso) non riesce a relazionarsi con tutto il resto?

Io ho la vaga sensazione che in Italia molti aspettano il Duce, dove delegare i problemi, senza avere più responsabilità politica.

Negli USA da decenni il 70%  dei cittadini non vanno più a votare.

Siamo tutti desiderosi di avere in casa nostra una coppia tipo Trump-Musk che continuano a litigare fra loro con l'unico risultato di innescare una guerra civile negli USA? L'uomo politico più potente del mondo e l'uomo più ricco del mondo sono incompatibili fra loro, hanno interessi diversi. E' facile criticare, è difficile risolvere i problemi.

[...]

Suggerisco di rileggere almeno due volte quello che ha scritto Giulio, è sintetico ma al contempo preciso nell'indicare i problemi.

Adesso un paio di miei commenti.

Il primo è che dubito che la maggioranza del popolo abbia la chiara consapevolezza che: «Il collasso economico è dietro l'angolo. Anche la guerra è vicina». Se non abbiamo capito questo, non stiamo capendo nulla di quello che succede nel mondo. Suggerisco ai lettori interessati un approfondimento su questo tema: "Michele Putrino: cosa ci porta alla terza guerra mondiale?" (7 giugno 2025, Casa del Sole TV)

Il mio secondo commento riguarda la frase: «Ma senza la partecipazione la democrazia è un guscio vuoto, l'alternativa è la dittatura dove comanda una sola persona». Temo che l'alternativa sia pure peggiore, nel senso che il problema non è solo chi comanda, ma anche e soprattutto con quali mezzi. Facciamo un esempio: Benjamin Netanyahu sta comandando (con l'aiuto dell'Italia) con le peggiori violenze e barbarie in stile nazista se non peggio, ammesso che un peggio possa esistere, eppure formalmente si trova a capo di una repubblica parlamentare. Quello che intendo sottolineare è che se non c'è partecipazione democratica, allora l'alternativa è la violenza, e di violenze anti-democratiche e anti-umane in Italia ne abbiamo già avute fin troppe, anche di recenti e recentissime.

Detto questo, stamani i canali di informazione alternativa a me più cari stavano gioendo del "successo dell'astensionismo" al referendum, mentre altri, più furbi, hanno comunque lasciato intendere che fosse meglio non andare a votare, sebbene non si siano espressi così direttamente. Questo dimostra che la loro funzione, più che essere quella di accrescere la consapevolezza e la responsabilità del cittadini, si limita a proporre una "chiave di lettura della realtà" con i buoni e i cattivi invertiti rispetto al main stream. Ma a cosa serve?

Qualunque interpretazione della realtà che si concretizzi nel "non partecipare" all'unico strumento di "democrazia diretta" che abbiamo, e che in quanto tale vale assai di più delle elezioni politiche ("democrazia rappresentativa" vs "democrazia diretta"), è funzionale solo al mantenimento dello status quo, ovvero all'immobilismo del non cambiare nulla affinché le cose peggiorino sempre più per tutti. Sul web anche l'astensionismo alle elezioni politiche è spesso elogiato come una virtù. 

Le democrazie più "mature" (?) sono quelle dove la gente vota di meno. Detto diversamente, c'è una disillusione totale rispetto alla possibilità di influire positivamente sulla sorte personale e collettiva con mezzi legali e partecipativi. Ma senza mezzi legali e partecipativi, quel che rimane sono soltanto la violenza e la guerra.

Morte della democrazia (Francesco Galgani's art, 9 giugno 2025)
(vai alla mia galleria)

Gli schiavi dell'intelligenza artificiale (e la brutta fine dei programmatori)

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Questo articolo del New York Times del 25 maggio 2025 (fonte) è il triste e peggiorativo proseguimento di "Gli schiavi di Amazon (e delle corporations): contratti precari, turni di lavoro massacranti, licenziamenti facili", nel quale riportai in calce un'inchiesta giornalistica di Internazionale del 2013 (fonte).

In Amazon, alcuni programmatori dicono che il loro lavoro ha cominciato ad assomigliare a quello di un magazziniere

Di Noam Scheiber, traduzione e note di Francesco Galgani

Spinti a utilizzare l'intelligenza artificiale, gli sviluppatori di software del gigante dell'e-commerce affermano di dover lavorare più velocemente e di avere meno tempo per pensare. Altri accolgono con favore il cambiamento.

Almeno dalla rivoluzione industriale, i lavoratori temono che le macchine li sostituiscano.

Ma quando la tecnologia ha trasformato la produzione di auto, il confezionamento della carne e persino il lavoro di segreteria, la risposta non è stata quella di tagliare i posti di lavoro e ridurre il numero di lavoratori. La risposta è stata quella di "degradare" i lavori, suddividendoli in mansioni più semplici da svolgere più volte a ritmo serrato. Le piccole officine di meccanici specializzati hanno lasciato il posto a centinaia di lavoratori distribuiti su una catena di montaggio. La segretaria personale ha lasciato il posto a gruppi di dattilografi e di impiegati addetti all'inserimento dei dati.

Gli operai "si lamentavano della velocizzazione, dell'intensificazione e della degradazione del lavoro", come ha descritto lo storico del lavoro Jason Resnikoff.

Qualcosa di simile sembra accadere con l'intelligenza artificiale in uno dei campi in cui è stata maggiormente adottata: la programmazione, ovvero la scrittura di codice.

Man mano che l'IA si diffonde nella forza lavoro, molti colletti bianchi hanno espresso il timore che possa portare a una disoccupazione di massa. Ma mentre la disoccupazione è aumentata e i licenziamenti diffusi potrebbero arrivare, l'aspetto negativo più immediato per gli ingegneri del software sembra essere il cambiamento della qualità del loro lavoro. Alcuni sostengono che stia diventando più routinario, meno riflessivo e, soprattutto, molto più veloce.

Le aziende sembrano essere convinte che, come le catene di montaggio di un tempo, l'IA possa aumentare la produttività. Un recente lavoro di ricercatori di Microsoft e di tre università ha rilevato che l'uso da parte dei programmatori di un assistente di scrittura codice IA chiamato Copilot, che propone frammenti di codice che possono essere accettati o rifiutati, ha aumentato di oltre il 25% una misura chiave della produzione.

In Amazon, che sta facendo grandi investimenti nell'IA generativa, la cultura del "coding" (scrivere codice) sta cambiando rapidamente. Nella sua recente lettera agli azionisti, Andy Jassy, l'amministratore delegato, ha scritto che l'IA generativa sta dando grandi risultati alle aziende che la utilizzano per "la produttività e ridurre i costi". Ha affermato che lavorare più velocemente è essenziale perché i concorrenti guadagneranno terreno se Amazon non darà ai clienti ciò che desiderano "il più rapidamente possibile" e ha citato la programmazione come un'attività in cui l'IA "cambierà le norme".

Queste norme in evoluzione non sono sempre state accolte con entusiasmo. Tre ingegneri di Amazon hanno dichiarato che nell'ultimo anno i dirigenti li hanno spinti sempre più a utilizzare l'IA nel loro lavoro. Gli ingegneri hanno detto che l'azienda ha aumentato gli obiettivi di produzione ed è diventata meno indulgente sulle scadenze. Ha persino incoraggiato i programmatori a creare nuovi strumenti di produttività basati sull'IA in occasione di un prossimo hackathon, una competizione interna di programmazione. Un ingegnere di Amazon ha detto che il suo team era circa la metà di quello dell'anno scorso, ma si prevedeva che avrebbe prodotto più o meno la stessa quantità di codice utilizzando l'IA.

Amazon ha dichiarato di effettuare revisioni regolari per assicurarsi che i team siano dotati di personale adeguato e, se necessario, di aumentarne le dimensioni. "Continueremo ad adattare il modo in cui incorporiamo l'IA generativa nei nostri processi", ha dichiarato Brad Glasser, un portavoce di Amazon.

Altre aziende tecnologiche si stanno muovendo nella stessa direzione. In una nota inviata ai dipendenti in aprile, l'amministratore delegato di Shopify, un'azienda che aiuta gli imprenditori a costruire e gestire siti web di e-commerce, ha annunciato che "l'uso dell'IA è ora un'aspettativa di base" e che l'azienda "aggiungerà domande sull'uso dell'IA" alle valutazioni delle prestazioni.

Di recente Google ha comunicato ai dipendenti che presto organizzerà un hackathon a livello aziendale in cui una categoria sarà costituita dalla creazione di strumenti di IA in grado di "migliorare la loro produttività quotidiana complessiva", secondo un annuncio interno. I team vincitori riceveranno 10.000 dollari. Un portavoce di Google ha fatto notare che oltre il 30% del codice dell'azienda è ora suggerito dall'IA e accettato dagli sviluppatori.

Il cambiamento non è stato del tutto negativo per i lavoratori. In Amazon e in altre aziende, i manager sostengono che l'IA può sollevare i dipendenti da compiti noiosi e consentire loro di svolgere un lavoro più interessante. L'anno scorso Jassy ha scritto che l'azienda ha risparmiato "l'equivalente di 4.500 anni-sviluppatore" utilizzando l'IA per svolgere l'ingrato lavoro di aggiornamento del vecchio software. [N.d.T.: Anno-sviluppatore: unità di misura che indica il lavoro che uno sviluppatore può completare in un anno lavorativo standard]

L'eliminazione di questo lavoro noioso può favorire un sottoinsieme di programmatori esperti, ha dichiarato Lawrence Katz, economista del lavoro dell'Università di Harvard che ha seguito da vicino la ricerca sull'argomento.

Ma per i programmatori inesperti, il risultato dell'introduzione dell'IA può assomigliare al passaggio dal lavoro artigianale al lavoro in fabbrica nel XIX e XX secolo. "Le cose sembrano accelerare per i lavoratori della conoscenza", ha detto il Dr. Katz, descrivendo le prove preliminari della ricerca in corso. "C'è la sensazione che il datore di lavoro possa accumulare più cose".

Spettatori nel proprio lavoro

L'automazione della programmazione ha una risonanza particolare per gli ingegneri di Amazon, che hanno visto i loro colleghi operai subire una transizione simile.

Per anni, molti lavoratori dei magazzini Amazon hanno percorso chilometri a piedi ogni giorno per rintracciare le scorte. Ma negli ultimi dieci anni Amazon si è affidata sempre più ai cosiddetti magazzini robotizzati, dove gli addetti al prelievo stanno in un punto e prelevano l'inventario dagli scaffali consegnato loro da robot simili a tosaerba, senza dover camminare.

In generale, i robot non hanno sostituito gli esseri umani; Amazon ha dichiarato di aver assunto centinaia di migliaia di magazzinieri da quando sono stati introdotti, creando molti nuovi ruoli qualificati. Ma i robot hanno aumentato il numero di articoli che ogni lavoratore può prelevare, passando da decine all'ora a centinaia. Alcuni lavoratori lamentano che i robot hanno reso il lavoro iper-ripetitivo e fisicamente pesante. Amazon afferma di offrire pause regolari e cita i feedback positivi dei lavoratori sui suoi robot all'avanguardia.

Gli ingegneri di Amazon hanno dichiarato che questa transizione era nei loro pensieri quando l'azienda li ha esortati ad affidarsi maggiormente all'IA. Hanno detto che, sebbene ciò fosse tecnicamente facoltativo, avevano poca scelta se volevano mantenere gli obiettivi di produzione, che influiscono sulle loro valutazioni delle prestazioni.

Le aspettative si sono accelerate rapidamente. Un ingegnere ha detto che la creazione di una funzione per il sito web richiedeva alcune settimane; ora spesso deve essere realizzata in pochi giorni. Ha detto che questo è possibile solo grazie all'utilizzo dell'IA per automatizzare la scrittura di codice e alla riduzione delle riunioni con i colleghi per sollecitare il feedback ed esplorare idee alternative. (Un secondo ingegnere ha dichiarato che i suoi guadagni di efficienza derivanti dall'uso dell'IA sono stati più modesti; Amazon ha più di 10.000 ingegneri del software e diversi team utilizzano gli strumenti in modo più o meno intensivo).

Il nuovo approccio alla scrittura del codice in molte aziende ha di fatto eliminato gran parte del tempo che lo sviluppatore dedica alla riflessione sul proprio lavoro. "Una volta si aveva molto tempo libero perché si stava facendo un progetto complicato: magari ci voleva un mese, magari due mesi, e nessuno poteva controllarlo", ha detto il dottor Katz. "Ora, l'intera operazione è monitorata e può essere eseguita rapidamente" [N.d.T.: Solo un vero programmatore, come me e come altri, che ha affrontato sfide particolarmente complesse sa cosa significhi non poter predire il tempo per l'esecuzione di un compito, e quanto sia importante il tempo libero per la riflessione e per l'emergere di soluzioni creative].

Come in Microsoft, molti ingegneri di Amazon utilizzano un assistente IA che suggerisce le linee di codice. Ma di recente l'azienda ha introdotto strumenti di intelligenza artificiale in grado di generare da soli ampie porzioni di programma. Un ingegnere ha definito questi strumenti "spaventosamente buoni". Gli ingegneri hanno detto che molti colleghi sono stati riluttanti a usare questi nuovi strumenti perché richiedono un sacco di doppi controlli e perché gli ingegneri vogliono avere un maggiore controllo.

"È più divertente scrivere codice che leggerlo", ha dichiarato Simon Willison, un fan dell'IA che è programmatore e blogger di lunga data, facendo proprie le obiezioni di altri programmatori. "Se ti dicono che devi fare una revisione del codice, non è mai una parte divertente del lavoro. Quando si lavora con questi strumenti, è la maggior parte del lavoro".

Questo passaggio dalla scrittura alla lettura del codice può far sentire gli ingegneri come spettatori del proprio lavoro. Gli ingegneri di Amazon hanno raccontato che i dirigenti li hanno incoraggiati a usare l'intelligenza artificiale per aiutarli a scrivere memo in una pagina dove propongono una soluzione a un problema software e che l'intelligenza artificiale è ora in grado di generare una bozza a partire da pensieri sparsi.

Usano l'IA anche per testare le funzioni del software che costruiscono, un lavoro noioso che tuttavia li ha costretti a riflettere profondamente sulla loro scrittura di codice. Uno di loro ha affermato che l'automazione di queste funzioni potrebbe privare i giovani ingegneri del know-how necessario per ottenere una promozione.

Amazon ha dichiarato che la collaborazione e la sperimentazione rimangono fondamentali e che considera l'IA uno strumento per aumentare e non per sostituire le competenze degli ingegneri. Ha dichiarato di rendere chiari ai dipendenti i requisiti per le promozioni.

Harper Reed, un altro programmatore e blogger di lunga data che è stato il responsabile tecnologico della campagna di rielezione dell'ex presidente Barack Obama, concorda sul fatto che l'avanzamento di carriera per gli ingegneri potrebbe essere un problema in un mondo di intelligenza artificiale. Ma ha messo in guardia dall'essere troppo preziosi sul valore della comprensione profonda del proprio codice, che non è più necessaria per garantirne il funzionamento. [N.d.T.: Ciò equivale a dire "basta che funzioni anche se non capisci", ma se si tratta del proprio codice, e non di librerie esterne o comunque di codice scritto da altri, allora è offensivo verso il proprio lavoro e la propria intelligenza, soprattutto se ciò diventa non un'eccezione, ma un principio aziendale]

"Sarebbe assurdo se in una fabbrica di automobili si misurasse per assicurarsi che ogni angolo sia corretto", ha detto, visto che ora sono le macchine a fare il lavoro. "Non è più così importante come quando c'era un gruppo di dieci persone che battevano il metallo".

E così come la proliferazione delle fabbriche all'estero ha reso facile ed economico per gli imprenditori fabbricare prodotti fisici, l'ascesa dell'IA probabilmente democratizzerà la creazione di software, riducendo il costo della creazione di nuove applicazioni. "Se sei un prototipatore, questo è un dono del cielo", ha detto Willison. "Puoi realizzare qualcosa che illustri l'idea".

La temuta accelerazione

In mezzo alla loro frustrazione, molti ingegneri di Amazon si sono uniti a un gruppo chiamato Amazon Employees for Climate Justice (Dipendenti di Amazon per la giustizia climatica), che sta facendo pressione sull'azienda affinché riduca la sua impronta di carbonio ed è diventato un centro di raccolta delle ansie dei lavoratori su altre questioni, come i mandati di rientro in ufficio. (Amazon ha dichiarato di essere al lavoro per ridurre le emissioni di anidride carbonica dei suoi centri dati; il gruppo per la giustizia climatica la sta spingendo a fornire maggiori informazioni sulle modalità).

Gli organizzatori del gruppo affermano di essere regolarmente in contatto con diverse centinaia di dipendenti di Amazon e che i lavoratori discutono sempre più spesso dello stress derivante dall'utilizzo dell'IA sul lavoro, oltre che dell'effetto che la tecnologia ha sul clima.

Le lamentele si sono concentrate su "come saranno le loro carriere", ha dichiarato Eliza Pan, ex dipendente di Amazon e portavoce del gruppo. "E non solo per le loro carriere, ma anche per la qualità del lavoro".

Anche se non c'è fretta di formare un sindacato per i programmatori di Amazon, una mossa del genere non sarebbe inaudita. Quando i lavoratori della General Motors scioperarono nel 1936 per chiedere il riconoscimento del loro sindacato, lo United Automobile Workers, fu la temuta accelerazione a spingerli.

Il lavoratore tipo sentiva "di non essere libero, come forse lo era stato in qualche lavoro precedente, di stabilire il ritmo del suo lavoro", ha scritto lo storico Sidney Fine, "e di determinare il modo in cui doveva essere eseguito".

[N.d.T.: E con questo, il lavoro di programmatore è già estinto, trasformato ormai nella manovalanza di fare continuamente domande all'IA e nel ritoccare le risposte se necessario, o nel lasciarle stare come sono].

(29 maggio 2025)

Ottimizziamo Profondamente Economie, Neutralizzando Attività Inutili (OPENAI)

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Facciamo un po' di stime...

Tratta araba degli schiavi (VII–XIX secolo) – 18 milioni

Invasioni mongole di Gengis Khan (XIII secolo) – 40 milioni

Campagne di Tamerlano (XV secolo) – 17 milioni

Carestia indiana sotto il dominio britannico (1769–1900) – 27 milioni

Collasso della dinastia Ming (1635–1662) – 25 milioni

Commercio degli schiavi verso le Americhe (XV–XIX secolo) – 16 milioni

Conquista delle Americhe (XVI secolo) – 17 milioni

Guerra civile dei Taiping (Cina) (1850–1864) – 20 milioni

Genocidio armeno (1915–1923) – 1,5 milioni

Genocidio in Cina – Rivolta dei Boxer (1900) – 30.000 morti

Regime di Stalin – URSS (1924–1953) – 20 milioni

Seconda guerra mondiale (1939–1945) – 70 milioni

Olocausto ebraico (Nazismo) (1933–1945) – 6 milioni

Collettivizzazione forzata in Cina – Mao Zedong (1949–1976) – 48 milioni

Genocidio Indonesia (comunisti + Timor Est) (1965–1999) – 1,25 milioni

Genocidio Cambogia – Khmer rossi (1975–1979) – 1 milione

Genocidio Sudan (anni '80–2000 circa) – 1,9 milioni

Genocidio Rwanda e Burundi (1994–oggi) – 1,6 milioni

Genocidi in America Latina (XX secolo) – 1 milione

Popolazioni indigene in Amazzonia (XX secolo) – 800.000

Genocidio iracheno (fino al 1998) – 1 milione

Genocidio di Gaza (dal 7 ottobre 2023 a maggio 2025) – 52.000 + 178 giornalisti, obiettivo tutta la popolazione

Genocidio di OPENAI e altre organizzazioni terroristiche basate sull'IA generativa (dal 2022 in poi) – 8,1 miliardi

(19 maggio 2025)

Semplice dimostrazione che DeepSeek è un clone di ChatGPT?

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A gennaio 2025, DeepSeek, una startup cinese specializzata in intelligenza artificiale, è stata al centro di una controversia internazionale. OpenAI e Microsoft hanno avviato indagini per verificare se DeepSeek abbia utilizzato in modo improprio i dati di ChatGPT attraverso l'API di OpenAI, violando i termini di servizio. Si sospetta che DeepSeek abbia impiegato una tecnica chiamata "distillazione", con la quale un modello più piccolo apprende da uno più grande già addestrato. Sebbene DeepSeek affermi di aver utilizzato modelli open-source di Meta e Alibaba, non ha fornito dettagli completi sui dati di addestramento impiegati.

A suo tempo, non ho scritto nulla in questo blog, perché ho trovato questa discussione alquanto sterile. OpenAI ha copiato "il mondo intero" senza riconoscere nulla a nessuno, non ha reso pubblici i dati di addestramento, ha violato impunemente qualsiasi legge sul copyright e sulla privacy, e per di più richiede abbonamenti che vanno da 25 euro mensili per un uso comunque molto limitato, fino a circa 250 euro mensili per un uso completo.

Se DeepSeek ha fatto una memorabile e sonora pernacchia a OpenAI, così come Totò la fece a un tenente tedesco nel film "I due marescialli", ben venga!

Comunque, DeepSeek ha copiato o no ChatGPT? Direi proprio di sì... guardate qui, è uno screenshot fatto con il mio computer. La risposta alla mia domanda tradisce la reale provenienza di DeepSeek, che afferma di essere un prodotto di OpenAI:

DeekSeek OpenAI

(18 aprile 2025)

Le macerie della democrazia

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Gaza (fonte)

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La psicosi che inventa il nemico

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C'è un aspetto ancora più pericoloso dello stanziare miliardi e miliardi per armare l'Ucraina e per fomentare la guerra, cioè la "psicosi del nemico" che si sta diffondendo. Abbiamo potentissimi strumenti in moto, basta guardare i principali canali del nostro main stream, è un incredibile incalzare di bugie una più allarmante dell'altra. Ci viene presentata la Russia che sta per attaccare l'Europa, ci si deve armare, dobbiamo essere pronti a combattere (ovvero a farci uccidere per difendere le poltrone dei nostri governanti).

Non esiste il nemico, esistono solo l'orgoglio, l'ignoranza e il fanatismo estremo che, insieme all'incapacità di comprendere, di amare e di sentirsi responsabili delle proprie azioni criminali, trasformano gli amici in nemici e le normali difficoltà in catastrofi.

Se non è chiaro di cosa stiamo parlando, questa fotografia vale più degli infiniti inutili discorsi a cui siamo abituati:

Cimitero militare

(22 marzo 2025)

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