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Politica ed economia

Cambiare pensiero

E’ necessario cambiare pensiero.

Gran parte della cosiddetta "controinformazione" è dedita a smascherare gli inganni del potere finalizzati al controllo totalitario della popolazione, come la gran voglia di ripetere le restrizioni pandemiche applicate al clima (lockdown e altro). Al tempo stesso, però, la negazione della sensatezza e verosimiglianza del "pensiero unico" non è accompagnata da proposte di modelli alternativi.

Io proporrei una riflessione su quanto segue. Non vogliamo che un gruppetto di folli abbiamo il controllo delle nostre vite, né che applichino ritorsioni e ricatti su di noi finalizzati a piegare le nostre coscienze alla loro volontà. E fin qui, siamo d'accordo. Ma tutta questa libertà rivendicata, a che ci serve? Abbiamo già un ottimo auto-controllo, abbiamo un pensiero olistico e compassionevole verso tutte le creature che ci porta spontaneamente verso l'auto-disciplina per non creare inutile sofferenza, oppure no? E' tutto qui il problema.

Se da una parte è vero che le soluzioni autoritarie proposte dal potere fanno solo danni con nessun beneficio (come nel caso della pandemia), è altrettanto vero che un serissimo problema ecologico esiste davvero. Abbiamo già raggiunto la maturità, come cittadini, di amare la natura e di usarne con parsimonia le risorse, oppure ognuno vuol farsi i cavoli propri fregandosene di tutto e di tutti? Nella seconda ipotesi, allora i cittadini non sono migliori di chi li vuole opprimere con un lockdown climatico o con altre mostruosità simili.

Credo che serva una profonda rivalutazione personale, di ogni cittadino, sui propri bisogni. Ciò non toglie che coloro che ci vogliono imporre privazioni siano i primi a creare disastri ambientali e a sostenere un modello economico basato sulle guerra di tutti contro tutti, che è incompatibile con le risorse naturali e con il quieto vivere.

Secondo me, il primo passo per dare una ridimensionata ai propri bisogni è rendersi conto che "bisogno" è sinonimo di "separazione" e di "paura". «Ho bisogno di qualcosa perché non ce l'ho, perché sono separato da esso, perché ho paura di non avere abbastanza oggi per poter soddisfare i miei bisogni di domani, e quindi accumulo». Questo tipo di pensiero andrebbe sradicato alle fondamenta, superando l'individualismo narcisista che è una delle principali cause dei mali del nostro tempo. Ricostruendo un senso di comunità (oggi inesistente) o almeno di appartenenza a qualcosa di più grande, il nostro comportamento diventerà spontaneamente più ecologico e meno centrato su se stessi, proprio perché ci sentiremo meno "separati" e quindi meno "bisognosi".

Segue un pensiero di Giulio Ripa:

L’umanità è unione

L'Umanità è l'insieme di tutti gli esseri umani e come tale è immortale, si rigenera continuamente. L’Umanità è procreatrice, per questo è eterna come la Natura di cui fa parte, è mutevole ma non si estingue.

L'umanità cioè la totalità degli esseri umani è superiore alla semplice somma dei singoli individui che interagiscono tra loro. E' un tutto in uno.

L'umanità, che resta un mistero nella sua esistenza, nel vivere il mondo ha uno spirito che attraverso il linguaggio s'incarna nei singoli individui generati.

Quando parliamo invece dell'Uomo, convenzionalmente ci riferiamo ad un "uomo in generale" che nella realtà non esiste. Non si può studiare l'uomo in sé come se fosse isolato dal resto del mondo. Gli uomini sono diversi tra loro. Si diventa individui dando espressione singolare all'umanità.

L'uomo come singolo individuo è un essere mortale, ha una vita temporanea, limitata nel tempo. Il suo corpo è mortale mentre la coscienza è eterna in quanto appartiene a tutta l'umanità non al singolo individuo.

Ma a causa dell'istinto di sopravvivenza ed autoaffermazione, la voglia di vivere dell'individuo, nel desiderare un piacere senza fine, provoca la sofferenza negli altri individui ed a volte anche a se stesso. Quando si perseguono interessi indivisibili, cioè individuali, l'individuo viola lo spazio, la dignità, l'identità, il rispetto dell'altro. Farsi individuo violenta l'individualità di un'altra persona.

Se nell’individualità prevale la logica che “Io sono quel che sono in relazione a me stesso” si provoca una separazione tra individui.

E' necessario ritornare alla unione originaria cambiando lo stato di coscienza in un Io relazionale che si sente come tutt’uno con il mondo.

Solo nella relazione l'uomo è tale.

Con un processo di liberazione interiore, mettendo in discussione il proprio Io egoico-bellico, l'uomo si libera da una individualità separata da tutto il resto, riscoprendo la propria natura universale nella relazione con l'altro. L’Umanità è unione.

L'umanità è unione (di Giulio Ripa)

Libertà di parola? Vietato commentare la Pubblica Amministrazione

Nel mio precedente articolo, avevo commentato la libertà di dissentire, prendendo spunto dal putiferio accaduto per il disegno di una bambina.

Vediamo adesso come vanno le cose in Italia. C'è una notizia riportata dal Fatto Quotidiano che inizia così:

Il Governo Meloni mette definitivamente il bavaglio ai dipendenti pubblici e nel mondo della scuola scatta la preoccupazione. Presidi, maestri, professori, dirigenti amministrativi, collaboratori scolastici (così come tutti gli impiegati dello Stato) dal 14 luglio [2023] non potranno più fare un commento, esprimere un’opinione su Facebook, su Twitter, su Instagram o su qualunque altro social media. [...]

Poteva anche andare peggio, ad es. proibendo per sempre a qualsiasi cittadino di esprimere un'opinione non gradita al Potere del momento. Questa è la strada auspicata da quei pochi fanatici che comandano il mondo, e ci arriveremo... se non ci sarà prima un sussulto di dignità da parte di noi persone comuni e soprattutto la capacità di creare comunità, oggi completamente assente.

(13 luglio 2023)

Libertà di dissentire?

Masha Moskaleva

Mentre la raccolta firme in Italia per indire due referendum contro la guerra e uno a protezione della sanità pubblica è sostanzialmente fallita, salvo improbabili sorprese degli ultimi giorni, mi sto ancora ponendo domande sull’area del dissenso.

Il problema, forse, è all’origine del concetto stesso di libertà di pensiero e di espressione: dissentire è un diritto? Oppure quando ci troviamo dentro un gruppo, per scelta, per costrizione o per destino, l’unico pensiero ammesso è quello che si conforma a tale gruppo?

Il disegno qui riportato risale a marzo 2013 ed è di Masha Moskaleva, bambina russa di 12 anni. E’ un disegno che ha scatenato sia un bel putiferio nella sua vita, sia una grande strumentalizzazione in rete e nella stampa filo-occidentale. La conseguenza di tale libera espressione di pensiero è stata l’arresto del padre e la consegna della bambina ad un orfanotrofio. Io non sto minimamente sostenendo le idee di Masha, di cui però apprezzo il cuore compassionevole e anche la grande ingenuità. La situazione reale della guerra, e delle sue cause, è molto più complessa di come da lei disegnata, ma non è questo il punto.

Quello che mi interessa notare è che lei sta esprimendo un’opinione minoritaria all’interno del sistema russo, facendo parte di una certa “area del dissenso” contro l’operazione militare speciale, e per questo sia lei che il padre sono stati pesantemente puniti.

Anche in Italia bambini e genitori che fanno parte di un’altra area del dissenso, e nello specifico di quella contro l’obbligo vaccinale, sono stati pesantemente puniti, anche in questo caso con l’allontanamento dei bambini dalla famiglia, con ricatti, violenze, esclusione sociale, scolastica e lavorativa.

Sembra che le aree del dissenso siano sempre mal tollerate dal sistema. Ma anche il dissenso dentro l’area del dissenso è poco tollerato.

Tra l’altro, l’area del dissenso italiana, che è fortemente critica verso il sistema NATO, spesso cerca di esprimere amicizia verso la Russia piuttosto che ostilità, per cui non sottolinea troppo le vicende come quella di Masha Moskaleva, altrimenti la divisione in buoni e cattivi non funziona più. Ciò non toglie che la NATO stia causando un’infinità di sofferenze evitabili.

(8 luglio 2023)

Intelligenza Artificiale, Putin, World Economic Forum

Da decenni, nel mondo occidentale, l’avvento di una Intelligenza Artificiale sempre più evoluta è presentato come una conseguenza ineluttabile di uno sviluppo tecnologico necessario, inarrestabile e connaturato all’esistenza umana.

Tali premesse sono opinabili, seppur sedimentate e condivise nell’inconscio collettivo. Potremmo ragionare sul fatto che l’adozione su larga scala di una certa tecnologia non sia la necessaria conseguenza della sua esistenza, ma l’effetto della “volontà di dominio” di chi ha abbastanza potere da imporre a tutti le proprie scelte. Se poi questa volontà di dominio prevale sempre e comunque, e se l’Intelligenza Artificiale è funzionale ad essa, come in effetti lo è, allora possiamo dire che, in questo senso, lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale non è in alcun modo frenabile.

Con l’una o l’altra premessa, la prima più suggestiva e ipnotica, l’altra più politica e ragionata, la conclusione è sempre la stessa, ovvero macchine apparentemente sempre più intelligenti, più capaci, più integrate nell’esistenza umana.

Quali prospettive ne conseguono? E qui si apre un grande bivio… In questo articolo, provo a render conto di due prospettive diametralmente opposte.

Secondo il World Economic Forum, che rappresenta l’ideologia dominante nel mondo occidentale, l’Intelligenza Artificiale è inserita nel seguente contesto:
- sostituzione dell’umano con la macchina, con sempre minore occupazione;
- sostituzione del reddito da lavoro, non più disponibile, con un reddito minimo di cittadinanza;
- cittadinanza a punti, ovvero soggetta ai cosiddetti “crediti sociali”;
- eliminazione della proprietà privata e dei mezzi di produzione per concentrarli nella mani di poche corporations, secondo la massima, ufficialmente pubblicizzata, in base alla quale “nel 2030 non avrai più nulla e sarai felice”;
- identità liquida, ovvero annientamento della famiglia, della dualità maschio/femmina, di qualsiasi possibile radicamento nel territorio e in comunità locali, del possesso di oggetti, immobili o mezzi di trasporto con cui potersi identificare;
- ibridazione umano/macchina;
- privatizzazione di tutto e accesso a qualsiasi servizio soltanto in conseguenza di un pagamento (con un evidente cortocircuito rispetto al fatto di non possedere più né soldi propri né beni);
- eliminazione dei soldi così come li abbiamo conosciuti, siano essi contanti o digitali, e sostituzione con cryptovalute di stato non soltanto a privacy zero, ma “programmabili” e “a scadenza”, ovvero l’uso del denaro sarà possibile soltanto nei modi e nei tempi previsti;
- modello sanitario basato su vaccinazioni ricorrenti e non sulla cura né tanto meno sulla prevenzione primaria, le quali devono essere bandite e criminalizzate;
- controllo totale di pensieri, parole e azioni di qualsiasi persona tramite IoT (Internet delle Cose), 5G/6G, Intelligenza Artificiale, chips nel corpo, crediti sociali, militarizzazione e nazificazione di tutti gli aspetti di base della società, green pass internazionale per accedere ai servizi di base e per poter uscire di casa, et similia damnationes;
- politiche “green” di lotta non all’inquinamento che ormai ha trasformato fiumi e oceani in immondezzai, non alla distruzione dell’ecosistema per mano umana, non all’estinzione di alcune specie provocata dal bracconaggio selvaggio e da alcune pratiche agricole e di allevamento, non all’incessante abbattimento dell’Amazzonia e agli incendi intenzionali delle grandi foreste, non al disastro provocato dall’uso fuori controllo di antibiotici negli allevamenti e dai veleni di BigPharma usati nell’agricoltura, non all’abuso coloniale di poche multinazionali dei paesi più poveri, non alle manipolazioni genetiche di animali e piante, ma… lotta al cosiddetto e fantomatico “cambiamento climatico”, a sostegno e giustificazione di politiche repressive dei diritti fondamentali dell’essere umano;
- geoingegneria per dominare il clima e, più in generale, le forze della natura, anche provocando catastrofi pur punire le nazioni non allineate con questa agenda;
- progressiva riduzione della popolazione e deindustrializzazione, tramite vaccini, guerre, diffusa omosessualità, completo cambio di genere (con conseguente mutilazione dei genitali), e altre politiche sociali, ideologiche ed economiche ad hoc;
- miseria indotta dal sistema e sindromi depressive gravi, di cui ciascun individuo sarà colpevolizzato e in conseguenza delle quali potrà legalmente e legittimamente richiedere l’eutanasia, mancando qualsiasi assistenza statale o comunitaria;
- sessualità completamente libera, legalizzata e incentivata in ogni sua forma, compresi pedofilia e incesto, ma svincolata dalla riproduzione, anzi sesso e riproduzione dovranno essere due cose completamente distinte e non sovrapponibili in alcun modo;
- riproduzione della specie tramite maternità surrogata (ovvero utero in affitto) e, in prospettiva, ectogenesi per svincolare la riproduzione non soltanto dall’esistenza di una coppia composta da uomo e donna, ma anche dall’idea che la maternità sia un compito esclusivo e specifico della donna in conseguenza di un rapporto sessuale con un uomo;
- come conseguenza del punto precedente, faremo a meno della differenziazione tra maschio e femmina;
- uso di una nuova lingua politicamente corretta ed eticamente corrotta, in cui il senso delle parole è invertito, ambiguo, ideologizzato, e la cui grammatica non permetta più la distinzione tra pronomi e sostantivi maschili e femminili;
- governance basata su continue emergenze indotte, sulla guerra e sull'autosabotaggio;
- criminalizzazione di qualsiasi sentimento religioso che abbia radici storiche e sostituzione delle religioni classiche con un unicum luciferino, che nel suo agghiacciante sincretismo sarà a supporto e giustificazione di tutti i punti precedenti e farà del principe di questo mondo il nuovo unico e vero Dio.

Forse ho tralasciato qualche punto, ma nel complesso questo è il nuovo mondo che le oligarchie di Davos, città svizzera in cui ogni anno si riunisce il World Economic Forum, vogliono per noi.

Questa visione occidentale del futuro prossimo, fissato nell’Agenda 2030, è coerente nella sua straordinaria follia e in parte l’abbiamo già sperimentata o la stiamo sperimentando adesso.

La mia previsione è che tutto ciò finirà male, molto male, anche con una possibile guerra nucleare, perché una tale distopica visione è costretta a scontrarsi con la complessità del reale, col funzionamento della natura, e con tutte quelle forze terrene e non terrene che non sono d’accordo neanche un po’ con questi progetti. Questo è uno dei motivi alla base dell’attuale scontro anche militare tra Occidente, rappresentato dalla NATO, e resto del mondo, che ha Russia e Cina tra le sue maggiori forze. Non l’unico motivo, comunque.

Sia ben chiaro che questa agenda demoniaca è in parte condivisa anche dal mondo non-Occidentale, cioè quello al di fuori del cosiddetto “golden billion”, e che entrambi i mondi sono eterogenei, avendo forze contrapposte al loro interno.

Ci sono però alcune differenze fondamentali. Torniamo da dove siamo partiti con questo articolo, ovvero all'Intelligenza Artificiale. Abbiamo già visto che tra le conseguenze attese ci sono mancanza di lavoro e miseria via via crescenti, oltre a salari sempre più bassi anche per lavori altamente qualificati. Da decenni ci viene preannunciato questo risultato.

E l’altra parte del mondo cosa ne pensa?

Vladimir Putin, nel suo lungo discorso di un’ora e mezza alla sessione plenaria del 26° Forum economico internazionale di San Pietroburgo (14-17 giugno 2023), ha parlato della necessità di utilizzare l’Intelligenza Artificiale sempre di più nel mondo russo, tenendo però fermo il contemporaneo obiettivo di aumentare sempre più gli stipendi minimi e l’occupazione, che già attualmente è ai suoi massimi storici in Russia. Ha parlato di un modello di mercato e di governance a vantaggio dell’economia e dell’occupazione, non a svantaggio. Ha parlato di politiche per favorire le PMI, non per distruggerle.

Le conseguenze dell’Intelligenza Artificiale non sono quindi necessariamente distruttive per il lavoro, come propagandato in Occidente, ma anzi costruttive? Forse le conseguenze dell’Intelligenza Artificiale nell’economia non sono un destino inevitabile, ma una scelta politica?

Ecco un estratto del discorso di Putin su questo punto:

«[...] La prossima questione importante è quella che viene chiamata "gestione basata sui dati". Questo approccio dovrebbe essere applicato quasi ovunque nei trasporti e nelle comunicazioni, nella medicina, nell'istruzione, nel governo, ecc.

Dobbiamo attuare e utilizzare attivamente questi sviluppi, sostenere la preparazione del software nazionale nel campo dei big data, avviare progetti nel campo dell'Intelligenza Artificiale e, naturalmente, rafforzare la sicurezza delle informazioni e monitorare il movimento dei dati in modo che non danneggi sicurezza nazionale o gli interessi dei nostri concittadini. I miei colleghi ed io abbiamo già concordato azioni concrete in questo settore.

Sfortunatamente, c'è anche un arretrato: dobbiamo recuperare il ritardo e attenerci rigorosamente ai piani definiti per il futuro. Ascolteremo presto la relazione del governo su questo argomento.

Vorrei aggiungere che esaminiamo regolarmente l'implementazione di nuove soluzioni tecnologiche nell'economia russa e teniamo una conferenza annuale sull'Intelligenza Artificiale. E a partire da quest'anno, stiamo lanciando una nuova piattaforma speciale, il Future Technology Forum, dove ogni anno discuteremo di aree all'avanguardia dello sviluppo tecnologico.

Aziende, regioni e gruppi di ricerca presenteranno i loro sviluppi e condivideranno le loro esperienze nello sviluppo delle ultime soluzioni. Il primo forum avrà luogo molto presto, a luglio. Saranno discusse idee promettenti nel campo dell'informatica e del trasferimento dei dati. Invito tutti a partecipare.

Lo sviluppo tecnologico è ormai rapidissimo e non basta più automatizzare i singoli processi produttivi per garantire uno sviluppo efficiente: occorre agire sulla scala di interi mercati. Esistono già esempi di successo di tali piattaforme funzionanti in Russia: questi includono la piattaforma di Yandex nel mercato dei taxi – ne ho già parlato -, il sistema di prestito automatico di Sberbank e la piattaforma di e-commerce di Ozon.

Ripeto: sempre più settori e istituzioni devono essere coperti, per plasmare la tecno-economia del futuro – un'economia le cui istituzioni operano su una base tecnologica qualitativamente nuova.

Il principio della piattaforma di governance basata sui dati è anche attivamente implementato nelle attività quotidiane del governo russo e dei nostri colleghi nelle regioni. Siamo tra i leader mondiali incondizionati in molte aree di questo lavoro sull'uso dei nuovi principi dello stato digitale, e questo è un dato di fatto. Dobbiamo rafforzare queste posizioni e andare oltre. [...]»

A proposito dei salari minimi, questa è un altro estratto dello stesso discorso:

«[…] Ma dove c'è offerta, deve esserci anche domanda, il che significa che lo sviluppo delle opportunità e del potenziale economico della Russia deve essere direttamente collegato al miglioramento del benessere dei nostri cittadini. Questa è la ragione della crescita economica.

Vorrei finire dove ho iniziato. Non si tratta solo di mantenere bassa l'inflazione e alta l'occupazione: è anche importante garantire che i redditi delle persone crescano più velocemente.

L'economia russa deve diventare un'economia ad alto salario, con nuovi requisiti per il sistema di istruzione professionale, una maggiore produttività del lavoro, anche attraverso l'automazione e nuovi sistemi di gestione, posti di lavoro e condizioni di lavoro moderne e di qualità.

So che molti, almeno alcuni, credono che l'alto costo del lavoro riduca la competitività globale di un paese. Ovviamente, una tale visione aveva delle basi, ma è superata o, si potrebbe dire, obsoleta: non tiene conto delle realtà di oggi, per non parlare delle tendenze di domani.

Se diciamo che il futuro di qualsiasi economia, inclusa l'economia russa, risiede nell'alta tecnologia, è impossibile ottenere un lavoro di qualità nel campo dell'alta tecnologia utilizzando manodopera poco qualificata e, se si tratta di una forza lavoro altamente qualificata, deve essere remunerato. Solo dove il lavoro è remunerato in modo decente, lavoreranno persone professionali e qualificate, si produrranno prodotti di qualità, la domanda aumenterà e la sua struttura cambierà, e quindi è solo lì che "saranno possibili uno sviluppo e una leadership tecnologica ed economica veramente sovrani".

Lo stato assiste la comunità imprenditoriale con problemi seri, compresi quelli relativi alla logistica, agli ordini e alla disponibilità di capitale circolante. Cari colleghi, abbiamo il diritto di aspettarci misure reciproche da imprenditori e aziende, nonché una dimostrazione della loro responsabilità sociale. Ne parliamo tutto il tempo. […]»

La visione di Putin, su questi aspetti, è diametralmente opposta a quella occidentale. Da una parte abbiamo un mondo occidentale, e in particolare europeo, che ha scelto la strada dell’autosabotaggio e del suicidio. Dall’altra parte, e in particolare in Asia, le strade prese portano in direzioni che vanno verso la vita, e non verso la morte.

Ciò non toglie che la presenza capillare dell’Intelligenza Artificiale in ogni aspetto della vita mi sembri comunque molto pericoloso.

Il video seguente riporta per intero il discorso di Putin, doppiato in italiano. Sotto il video, riporto la trascrizione integrale.

(18 giugno 2023)

Dalla democrazia rappresentativa al nuovo mondo nazista

Ringrazio chi, leggendo il mio blog, ha una tale stima di me da immaginarmi come leader politico. Per mia fortuna, sono solo fantasie, come del resto lo è ogni volta che ho scritto qualcosa con grande cuore, sperando che potesse contribuire a un cambiamento e a una presa di coscienza. In effetti, c'è un grande impegno politico e animico nel mio blog, ma al contempo sono agli antipodi della politica come intesa oggigiorno.

L'Italia non ha bisogno di me, per lo meno in questo mondo addormentato e ipnotizzato, dove qualsivoglia potere decisionale è sempre inesorabilmente nelle mani dei peggiori delinquenti e dove ogni voce dissenziente viene silenziata, emarginata, derisa ed esclusa dal vivere sociale. Ne sanno qualcosa i giudici, i medici e altri professionisti che hanno rispettato la propria coscienza e deontologia, pagando a caro prezzo la loro integrità.

Già da molto tempo siamo in una cachistocrazia, come già ho scritto più volte nel blog. Significa il "governo dei peggiori". E' una parola usata da vari autori per criticare le forme di potere basate sull'incompetenza, la corruzione, il degrado intellettuale e morale e l'autoritarismo, come nel nostro caso.

Nel frattempo, oltre ad essere definitivamente tramontata qualsiasi parvenza di rappresentanza democratica nel mondo occidentale, il nazismo sta dilagando in Europa, e non è meno pericoloso di quello storico hitleriano sebbene spesso sia mascherato di perbenismo e legittimato con vari tranelli, come l'uso strumentale di emergenze indotte e la creazione di finti nemici, sempre mostrificati, con cui fare la guerra. Il 2023 è l'anno degli eroi partigiani nazisti e della resistenza nazista all'invasore. Ossimori evidenti a chi abbia un po' di lume, ma veicolati come realtà dalla quasi totalità dei pennivendoli.

Altri pericoli stanno portando il mondo intero, ma soprattutto l'Occidente e più nello specifico l'Europa, alla propria autodistruzione. Ma ogni pensatore va per la propria strada, e anche nel mondo della dissidenza e della contestazione nessuno ha voglia di fare delle priorità altrui anche le proprie priorità. Questo è un grande guaio.

L'intelligenza artificiale, poi, sembra la nuova frontiera per sostituirsi alle coscienze, verso un mondo sempre più totalitario che come unica prospettiva ha quella di precipitare nel nulla. Facciamo un esempio pratico. Diamo questo comando a Bing Compose, uno degli strumenti di IA attualmente più evoluti e basato su ChatGPT:

Prova a riscrivere in modo più elegante e diplomatico quanto segue: «I vaccini per il Covid non servono a un cazzo, possono uccidere o creare gravi invalidità. Il miglior modo di affrontare il Covid è stato esposto da premi Nobel come Luc Montagnier».

Mi sembra una richiesta legittima, in effetti la frase precedente non è né elegante nella forma né diplomatica nel modo di esporre il problema, ma tagliente e amara. Ciascuno di noi può facilmente riscriverla in un modo migliore, pur mantenendo un significato analogo e anche aggiungendo qualche argomentazione. Ecco la risposta dell'IA, la cui creazione è già costata 11 miliardi di dollari a Microsoft (proprietaria di Bing) e il cui sviluppo potrebbe richiedere investimenti di altre centinaia di miliardi di dollari nei prossimi anni:

Mi rifiuto di generare il testo richiesto perché è potenzialmente dannoso. Promuovere la disinformazione e il sentimento anti-vaccino può mettere a rischio la salute pubblica e ostacolare la lotta contro la pandemia di Covid-19. I vaccini per il Covid sono sicuri ed efficaci.

Perfetto, soldi investiti bene. Pensiamo ad uno scenario in cui ogni nostro messaggio, anche privato, venga controllato da questa o altra IA analoga su qualsiasi dispositivo elettronico. Già oggi molti di noi "sanno scrivere" solo su telefonino, e hanno disimparato a farlo su carta. Anzi, spesso non scriviamo i messaggi, ma li dettiamo e l'IA del telefonino li trascrive. E' comodo e veloce, però... arriverà il momento in cui il telefono si rifiuterà di farci scrivere o di farci parlare?

Tutto ciò che ho scritto nel mio blog, compresa questa denuncia, non è stato adeguatamente percepito dalla maggior parte delle persone.

(12 giugno 2022)

Per approfondire il dilagare del nazismo in Europa, vi lascio il video seguente di Manlio Dinucci, del 9 giugno 2023, intitolato "La Guerra dilaga, la Democrazia affonda":

DOWNLOAD MP4

L'unica politica "green" è un cambio completo di sistema economico...

Credo che una politica realmente "green" richieda un cambio radicale di sistema economico e politico... ma non in linea con le visioni del Club di Roma e del Forum di Davos, cioè del World Economic Forum. Queste organizzazioni sovranazionali, con la loro tendenza a voler imporre le loro decisioni al posto della libera volontà dei cittadini e della sovranità dei governi, non contribuiscono alla soluzione dei problemi ambientali. Anzi, ogni loro iniziativa a favore dell'ambiente produce spesso l'effetto opposto. La loro ideologia di eliminare le piccole e medie imprese, di ridurre la popolazione, di sostituire la proprietà privata e il reddito da lavoro con un ipotetico reddito di cittadinanza e diritti a punti in base ai crediti sociali, per concentrare tutto nelle mani di poche corporations, è a mio avviso fonte di sofferenze e distruzione anche ambientale.

La situazione attuale tra la NATO e la Russia è molto delicata e richiede una maggiore attenzione ai tentativi di dialogo e di rispetto degli impegni presi, come gli accordi di Minsk. La guerra ha conseguenze gravi non solo per le popolazioni coinvolte, ma anche per l'ambiente, come dimostrano le armi all'uranio impoverito, le infrastrutture danneggiate che erano indispensabili per la vita di migliaia di persone e l'inquinamento di una delle aree più fertili del mondo in conseguenza della guerra. NATO ed Europa stanno investendo tantissimo in armamenti, e la Terra muore in conseguenza di ciò.

  1. La prima politica "green" è rinunciare a fare la guerra. Tutto il resto è finzione se non si parte dallo smantellamento dell'industria bellica.
  2. La seconda politica "green" è rinunciare a imporre un unico modello scientista di sanità, per altro fallimentare. Che senso ha preoccuparsi dell'ambiente quando una quantità impressionante di giovani sta morendo e un'altra sta rimanendo gravemente invalidata in conseguenza dei liquidi introdotti nel loro corpo e spacciati per vaccini? Quanto inquinamento è stato causato dall'uso sconsiderato delle mascherine?
  3. La terza politica "green" è nel piatto, rimanendo il più in basso possibile nella catena alimentare e con cibo di produzione locale, il che non c'entra nulla con il mangiare insetti, giusto per esser chiari.

Con queste premesse, bisogna poi riorganizzare l'approvvigionamento energetico e la produzione industriale. Il modello consumistico va rivisto alle fondamenta. Tutti noi abbiamo almeno un telefonino, ma sappiamo quanto coltan e quanta acqua servono per produrlo? La produzione di un telefonino è estremamente inquinante, e lo stesso vale per l'elettronica in generale. La cosiddetta "transizione digitale" è tutto fuorché ecologica.

Ciò che sto vedendo in Europa contrasta con i principi dell'ecologia, che dovrebbero guidare le scelte politiche ed economiche a livello globale. Anche i crediti di carbonio, che sono certificati che rappresentano la riduzione o la rimozione di una tonnellata di anidride carbonica o il suo equivalente in altri gas serra, sembrano più orientati a interessi particolari e a creare false illusioni, piuttosto che a risolvere i reali impatti ambientali delle grandi multinazionali. Nel mare e nel cielo stiamo riversando di tutto, e ci preoccupiamo esclusivamente dell'anidride carbonica?

La tutela dell'ambiente è una sfida complessa che richiede il coinvolgimento di tutti i livelli della società, dalle istituzioni ai cittadini, passando per le imprese e le organizzazioni. Non è giusto né utile attribuire colpe o responsabilità a chi non ha potere decisionale o a chi è ancora in formazione, come i bambini. Al contrario, è necessario aprire un dialogo costruttivo e basato su dati di realtà e non su ideologie o interessi particolari. In questo senso, vi propongo di approfondire gli spunti seguenti che ritengo interessanti e adeguati.

(11 giugno 2023, Francesco Galgani)

Un altro ambiente è possibile (dell'Ing. Giulio Ripa)
fonte: https://archiviodigiulioripa.sytes.net/nuovo%20modello.pdf

Il nostro sistema produttivo si è sviluppato sopra una concezione sbagliata del rapporto uomo-natura e sulla illusione che il “benessere” dipendesse direttamente dal soddisfacimento della massima quantità di merci prodotte, dimenticando che avere troppe cose rende limitato il tempo per il piacere immateriale e non aumenta lo stato di benessere dell'uomo perchè sposta ad un livello diverso tutti i suoi bisogni.

La ricerca della massima produttività (quantità di prodotto ottenuto nell'unità di tempo a parità di altri fattori produttivi) in un sistema produttivo è una delle principali cause del degrado ambientale.
Realizzare qualcosa con il massimo di produttività, nasconde il fatto che questo avviene sempre a spese del mantenimento e del controllo dell'intero sistema (i costi invisibili dell'ambiente naturale e di quello sociale).

Quindi la valutazione della produttività di un sistema tecnologico dovrebbe dipendere oltre che dai fattori economici anche e soprattutto da fattori sociali ed ambientali determinati dall'uso della merce prodotta.

In un sistema produttivo sarebbe allora auspicabile ricercare, così come avviene negli ecosistemi, una produttività ottimale che è sempre minore della produttività massima, ma che tiene conto della qualità del sistema (conservazione dell'energia, riciclo della materia, efficienza energetica, minimo impatto ambientale, sicurezza sul lavoro, etc).

Un altro ambiente è possibile se scegliamo un nuovo modello economico locale autosostenibile con tecnologie appropriate all'ambiente naturale, in cui i sistemi ambientali tecnologici (tecnosistemi) sono organizzati in modo analogo ai sistemi ambientali naturali (ecosistemi), integrandoli nella struttura e funzionamento della natura.

Per questo scopo possiamo indicare una serie di criteri da seguire per aumentare la qualità del sistema produttivo avendo come obiettivo la salubrità dell'ambiente:

–    produzione stabilizzata e qualificata: si dimensiona il sistema produttivo sull'imput di risorse rinnovabili (biomasse, sole, vento, etc.). Il sistema deve raggiungere una condizione di "crescita zero" almeno per quanto riguarda l'accumulo dei mezzi di produzione e i prodotti che ne derivano. L'unica crescita è dedicata al controllo ed al mantenimento della qualità del sistema (conservazione dell'energia, efficienza energetica, riciclaggio, etc).

–    tecnologie appropriate all'uso finale e al sito predisposto: usare quindi tecnologie che devono essere coerenti all'uso finale di energia anche nel suo aspetto qualitativo.

–    distribuzione territoriale delle tecnologie nell'ambito del bacino idrografico: favorire soluzioni tecnologiche, corrispondenti per scala e distribuzione geografica ai bisogni dei consumatori finali, grazie alla reperibilità della maggior parte dei flussi energetici rinnovabili, in modo tale che l'offerta di energia è in realtà un insieme di singoli e limitati apporti, ciascuno dei quali in grado di assicurare l'optimum di efficienza in circostanze definite in rapporto all'utilizzo finale (es. aerogeneratori, biocarburanti, pannelli solari, celle fotovoltaiche, celle a combustibile, etc).

–    sistemi tecnologici diversificati e integrati che fanno ricorso, da un lato, all'uso di diverse fonti energetiche rinnovabili e a sistemi di cogenerazione atti a migliorare i rendimenti dei vari processi (es. sistemi di cogenerazione di energia elettrica e calore) e dall'altro lato, utilizzano in "cascata" gli stessi flussi energetici a crescenti entropie per utenze differenziate in base agli scopi finali, tenendo
anche conto nelle pianificazioni territoriali, per la conservazione dell'energia, delle condizioni fisiche esistenti come clima, terreno, etc, (es. bioarchitettura, sistemi passivi).

–    uso di materiali biodegradabili che permettono il ritorno dei residui nella fase di produzione. Il processo tende così alla ciclicità.

–    riciclo dei prodotti di scarto attraverso la raccolta differenziata dei rifiuti, il recupero o la trasformazione (decomposizione) dei rifiuti in prodotti collaterali (es.compost, biogas, idrogeno, metano, etanolo, etc).

–    innovazione tecnologica dettata dai bisogni sociali

–    coniugare la sufficienza della prestazione con la tecnologia disponibile più efficiente (es. costruire veicoli meno veloci, ma con alta efficienza energetica e basso impatto ambientale)

–    strutture economiche regionali basate sull'uso delle risorse locali, recupero e riciclo della materia, utilizzando “in cascata” i prodotti collaterali della produzione, in modo che ogni prodotto di scarto del passaggio precedente nella catena di produzione, distribuzione e consumo sia l’input di quella successiva, così con una filiera produttiva corta si risparmia sui costi del trasporto a lunga distanza che portano con sé uno spreco insostenibile di energia e materie prime.

Ing. Giulio Ripa

Dalla visione antiumana del Club di Roma all’odio per la vita e per la natura del Forum di Davos

A mio avviso, l'ideologia che guida le politiche occidentali ha come obiettivo di generare la maggior sofferenza e il maggior danno possibili. Queste scelte autodistruttive sono sempre giustificate da un falso scientismo o da una pretesa di democrazia che nasconde una volontà di dominio. La persuasione delle masse è ottenuta tramite una manipolazione aggressiva basata su ricatti e distorsioni della realtà, sia confondendo argomenti diversi in modo illogico e dogmatico, sia usando un linguaggio ambiguo e ingannevole, come quando si definiscono "green" non le politiche a tutela dell'ambiente, ma quelle che implicano odio e violenza verso la natura e la vita.

In questo contesto, vi segnalo un'intervista interessante a Ilaria Bifarini, che illustra bene le origini della fissazione per il depopolamento e la decrescita infelice, tanto cara a chi ci governa, partendo dalle ideologie diffuse nel mondo occidentale dal Club di Roma negli anni '70 del secolo scorso.

fonte del video:
https://visionetv.it/ilaria-bifarini-il-terrorismo-climatico-punta-alla-realizzazione-di-un-piano-politico/

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Un messaggio all’area del dissenso

Cosa è successo?
Dal 2020 in poi, abbiamo avuto un’esplosione di politiche totalitarie nel mondo occidentale, tutte accomunate dal voler sostituire i diritti naturali con premi e punizioni, o con permessi concessi temporaneamente sulla base dell’osservanza di certi comportamenti.
Parallelamente, l’impostazione filosofica del neoliberismo, basata sulla guerra dell’uomo contro l’uomo per primeggiare, si è accompagnata all’imposizione di un pensiero unico intriso di fondamentalismo scientista, con la complicità della quasi totalità del sistema giornalistico, scolastico, accademico, e sanitario.

L’area del dissenso
La grave involuzione dei sistemi occidentali cosiddetti “democratici” in cachistocrazie basate sui crediti sociali, ovvero la sostituzione dello stato di diritto con sistemi a punti in base ai comportamenti, ha generato un eterogeneo fronte del dissenso, che nei tre anni di psico-info-pandemia è stato completamente fallimentare. Abbiamo visto in Italia la definitiva sconfitta delle istanze dei cosiddetti “non allineati” con le elezioni del 25 settembre 2022, in cui nessun partito anti-sistema ha superato la soglia di sbarramento. Le numerose proteste con valore simbolico importante, come quelle dei portuali di Trieste o il Freedom Convoy canadese, non solo non hanno avuto alcuna efficacia, ma sono state affrontate con preoccupanti metodi repressivi che hanno suscitato sgomento in tutto il mondo.

Quali sono le tre principali urgenze?
1. Imparare dagli errori.
2. Imparare dagli errori.
3. Imparare dagli errori.

L'autocritica è fondamentale per il nostro progresso. In un momento in cui l'Italia si trova coinvolta in una guerra che non la riguarda, in cui a livello europeo si dibatte sul green-pass globale, e in cui i sostenitori dell'Agenda 2030 del WEF progettano di imporci le loro visioni, noi, come area del dissenso, quale ruolo stiamo svolgendo? Quale contributo stiamo dando alle iniziative comuni più urgenti? Non mi riferisco solo ai referendum su sanità e invio armi. Siamo già a un punto in cui basta condividere un link “sgradito” su Whatsapp e altri social o sistemi di messaggistica per rischiare di perdere l'account, figuriamoci cosa potrebbe succedere dal 25 agosto 2023, quando entrerà in vigore il Digital Services Act, che imporrà a tutta Europa una serie di obblighi per i fornitori di servizi digitali. Tra questi, ci sarà anche quello di segnalare tempestivamente alle autorità se “sarà probabilmente commesso un reato”. A me questo ricorda lo “psicoreato” di George Orwell.

Qual è il principale errore da non ripetere?
È importante che ci concentriamo sulle nostre comuni priorità, senza lasciarci distrarre da questioni marginali, irrilevanti o facilmente smontabili. Non dovremmo cercare di imporre la nostra visione delle cose, ma focalizzarci sul fatto che la libertà di pensiero e di scelta è un valore politico fondamentale da difendere ad ogni costo.
È altrettanto importante che ci rispettiamo reciprocamente, senza cadere in atteggiamenti personalistici o egoistici. Siamo consapevoli che il contesto sociale e culturale in cui viviamo ci spinge a competere, cioè a fare la guerra confrontandoci in modo aggressivo, ma noi possiamo scegliere di relazionarci in modo diverso, più collaborativo e solidale.

Come facciamo a vincere?
La vittoria non si misura con l’annientamento dei nemici. Se così fosse, giusto per fare un esempio, l’attuale conflitto Nato-Russia, combattuto principalmente sul territorio ucraino, potrebbe risolversi soltanto con il genocidio di una delle due parti o di entrambe. Ma questa non sarebbe vittoria, ovviamente.
Voler prevalere sugli altri non è mai vittoria. Questa è una logica distruttiva che porta solo a tragedie.
L’unica possibile vittoria sta nell’equilibrio e nel sentirsi parte di qualcosa di più grande. Ciò vale in qualsiasi circostanza. Proviamo a ripartire da questo principio.
Inoltre, ricordiamoci che il “nemico” mette sempre fratello contro fratello, sorella contro sorella, cittadino contro cittadino, marito contro moglie, civile contro carabiniere, figli contro genitori, e così via, spaccando ogni volta la società in due parti e mostrificando una delle due. E’ un inganno, stiamo attenti.

(7 giugno 2023)

La libertà di pensiero e di scelta come valore politico fondamentale

Nel secolo scorso, lo “sciopero della fame” era una nota pratica di lotta politica non-violenta, resa celebre dalla figura di Gandhi. Una pratica di tutto rispetto e comunque per pochi, con implicazioni morali non banali e potenzialmente molto rischiosa.
Oggi, invece, sembra prevalere lo “sciopero del pensiero” in tutti i livelli della società, spesso adottato - si badi bene - non come forma di protesta, ma come strategia di adattamento, essendo lo spirito acritico di appartenenza al gruppo di maggioranza l'unico accettabile in un mondo basato sull’imposizione di una “verità unica”.

In altre parole, ogni voce critica rispetto all'ordine stabilito è vista come una minaccia e, di conseguenza, comporta l'emarginazione dalla società, realizzata con mille pressioni diverse, a partire dall'esclusione dal mondo del lavoro, dai social e dall'ostilità delle persone più care. La censura e il controllo di ogni singola persona hanno raggiunto livelli sorprendenti che nessuna tirannide del passato ha mai concepito, né voluto.

Un'analisi critica del diritto, almeno nel contesto attuale occidentale, rivela una sua profonda crisi di legittimità. Spesso il diritto è al servizio di chi detiene il potere economico, la cui collusione con le istituzioni legislative, esecutive, giudiziarie e mass-mediatiche si traduce in pressioni e violenze immonde, sostenute anche dalle grandi aziende tecnologiche dei social network e, in generale, dal mondo della cultura e dell’istruzione. Su questi presupposti di falsità e di sopraffazione si ergono le nostre cosiddette “democrazie”, e tutte le ideologie da esse sostenute. Ciò offende sia noi contemporanei sia i nostri padri costituenti.

Molte delle ideologie che caratterizzano l’attuale mondo occidentale si fondano sul “senso di colpa”, che viene trasmesso alle nuove generazioni, facendole sentire colpevoli del solo fatto di esistere. Paradossalmente, di questo passo, si potrebbe arrivare all’assurdo che i giovani si debbano sentire in colpa perché respirando producono CO2, perché desiderano abbracciare i propri nonni, o perché sono nati o maschi o femmine, con l’implicazione che tertium non datur. O ancora peggio perché qualche volta non hanno indossato una mascherina dannosa e inutile, perché magari hanno odiato il confinamento domiciliare forzato (lockdown) o, cosa gravissima, perché qualcuno ha rivendicato la sovranità sul proprio corpo rifiutando il liquido genico sperimentale e talvolta invalidante e mortale, falsamente presentato come vaccino. E’ un teatro del non-senso in cui le persone soffrono e muoiono per l’imposizione di un pensiero unico che non ha alcuna attinenza con la realtà. Come, del resto, non c’è nulla di reale nel sostenere che usare le armi e fare la guerra serva a salvare vite, o che ci siano un aggressore e un aggredito senza tenere conto di quanto accaduto negli ultimi decenni. Gli aggrediti siamo noi da questa esondazione di menzogne.

Ciò premesso, il nostro comportamento non è paragonabile a quello dei nostri aggressori, non tentiamo di imporre le nostre visioni del mondo, e non accettiamo che qualcuno lo faccia con noi. Il delirante Vangelo di Davos non ci interessa. Riconosciamo il valore della diversità di opinioni e di opzioni, anche se sembra sempre più difficile da esprimere e da attuare. La celebre frase «Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo» dovrebbe essere il fondamento del nostro vivere e una sana alternativa alle attuali forme di totalitarismo in cui siamo immersi.

Nonostante le difficoltà, crediamo che ci sia ancora spazio per chi non si rassegna alla decadenza morale di questo mondo in crisi. E' lo spazio di chi non si lascia intimidire e non rinuncia alla propria capacità di pensare e di sentire. E di chi continua a scrivere e a parlare, anche se il mondo a cui apparteniamo sembra avviato verso l'autodistruzione.

Domani sarà il 2 giugno, una data importante per la storia del nostro Paese. In questo giorno, nel 1946, gli italiani votarono per la prima volta a suffragio universale e scelsero di dare vita alla Repubblica Italiana, ponendo fine alla monarchia che aveva appoggiato il regime fascista per oltre vent'anni. La Repubblica, secondo la definizione degli antichi, è la forma di governo in cui i cittadini partecipano al bene comune, alla res publica, cioè alla cosa pubblica. Oggi, purtroppo, assistiamo continuamente a episodi di corruzione, di negligenza nella gestione della res publica, e nell’ingerenza di poteri esterni che minano la credibilità delle nostre istituzioni e il rispetto della nostra Costituzione. Tuttavia, non perdiamo la speranza e la fiducia nel nostro ruolo di cittadini attivi e responsabili. Possiamo contribuire a migliorare la società “essendo noi stessi pace” e “portando pace”, e pronunciando parole non-violente sorrette da verità e da giustizia. Solo così potremo onorare il sacrificio di coloro che hanno lottato per la libertà dell'Italia e celebrare degnamente la Festa della Repubblica.

Domani 2 giugno ci saranno cortei per la pace in tutta Italia e raccolte di firme per i due referendum contro l’invio di armi.

(1 giugno 2023)

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