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Politica ed economia

Speranza: «Sapevo che il 20 per cento degli effetti avversi [dei vaccini Covid] era gravissimo»

Seppur con riluttanza, ritengo di dover tornare sull'argomento dei vaccini, nonostante l'abbondante trattazione che ne ho già fornito nel mio blog nel corso degli ultimi anni, affrontando svariate sfaccettature della questione.

Animato dal desiderio di conservare una memoria storica, mi preme sottolineare l'importanza del seguente articolo che ho accuratamente trascritto dal quotidiano cartaceo "La Verità" del 10 aprile 2024, affinché possa essere consultato con facilità.

Questo contributo si rivelerà prezioso nelle future discussioni riguardanti le campagne vaccinali, offrendoci solide basi per contestare quelle che vengono presentate come assolute "verità scientifiche", le cui contraddizioni sono state ammesse persino dai loro proclamatori.


fonte: La Verità, 10 aprile 2024, articolo in prima pagina di Francesco Borgonovo e Alessandro Rico

sottotitolo:

L'ex ministro ammette che, fin dai primi mesi della campagna vaccinale, l'Aifa gli segnalò che una reazione negativa su cinque poteva essere addirittura mortale. Eppure andò avanti con obblighi e Open day, recitando il mantra dei farmaci «sicuri ed efficaci».

prima pagina:

Roberto Speranza sapeva che un effetto avverso su cinque dei vaccini anti Covid riguardava eventi gravi o addirittura decessi. Come riferiscono gli avvocati dall'associazione che ha trascinato alla sbarra lui e Nicola Magrini, ex capo dell'Aifa, il politico l'ha ammesso candidamente davanti ai magistrati del Tribunale dei ministri. La confessione non deve averli sconvolti granché, visto che hanno archiviato le accuse contro di lui. Male le cifre di cui Speranza ha dichiarato di essere consapevole non sono irrisorie: parliamo del 20% del totale dei casi riportati all'autorità di vigilanza sui medicinali - che sono solo una parte di quelli realmente verificatisi, visto che la vigilanza stessa è stata alquanto carente. E meno male che, nel suo libro, l'ex ministro parlava di “rare segnalazioni”...

continua a pagina 5:

Speranza: «Sapevo che un quinto degli effetti avversi era grave»

I legali che hanno seguito il procedimento contro l'ex ministro svelano: con i pm ammise di essere sempre stato a conoscenza dell'alta percentuale di reazioni, anche mortali. Eppure le toghe l'hanno archiviato

Antonietta Veneziano e Angelo Di Lorenzo, dell'associazione Avvocati Liberi, sono i legali che hanno seguito il procedimento giudiziario riguardante Roberto Speranza e Nicola Magrini, che per l'ex ministro si è concluso con una archiviazione presso il Tribunale dei ministri di Roma. Finora avevano evitato di commentare la vicenda, anche perché non la ritengono ancora finita. Rimane infatti in piedi, in altra sede, la causa riguardante Magrini - che all'epoca era a capo di Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco - ma pure per quanto concerne Speranza non è detto che la partita sia chiusa. Comunque sia, i due professionisti hanno scelto di rompere il silenzio, rilasciando una serie di interviste all'emittente Byoblu nel programma quotidiano Orsobruno, conversazioni che saranno trasmesse a puntate da oggi fino a venerdì. Passo dopo passo, gli avvocati hanno esaminato le motivazioni - raccolte in oltre 30 pagine - sulla base delle quali il Tribunale dei ministri ha deciso per l'archiviazione di Speranza, mettendone in luce tutte le falle e le incongruenze.

Il catalogo, a ben vedere, è abbastanza impressionante. Ma c'è un passaggio in particolare che lascia decisamente sconcertati, anche per via dell'argomento che tratta: gli effetti avversi delle vaccinazioni e le conseguenze che hanno avuto sulla popolazione.

Lo sappiamo bene: l'occorrenza di effetti collaterali è stata sempre minimizzata, se non espressamente negata, sia dagli scienziati «catodici», sia dai tecnici ministeriali, sia da chi ricopriva ruoli di potere. «Sicuri ed efficaci»: era questo il mantra che ha accompagnato ogni tentativo di discutere di reazioni avverse e che ha tirato la volata alla campagna di iniezioni a tappeto, imposte a prescindere da qualunque valutazione di rischi e benefici dei farmaci a seconda delle fasce d'età e dello stato di salute degli individui inoculati.

Come riferisce l'avvocato Veneziano, però, già dopo le prime settimane di vaccinazioni, a Speranza erano arrivati segnali allarmanti, che tuttavia egli preferì ignorare, pur di portare avanti l'impresa di «immunizzare» gli italiani - si fa per dire, visto che le punture non bloccavano la trasmissione del virus.

Intervistata da Byoblu, la legale ha svelato che, «incredibilmente, nel suo interrogatorio» con i magistrati del Tribunale dei ministri, «Speranza dice che lui è a conoscenza del fatto che un evento avverso su cinque di quelli segnalati ad Aifa era grave, gravissimo o addirittura mortale». Proprio cosi: l'uomo che, insieme con l'allora premier Mario Draghi, gestiva le politiche anti Covid, ha ammesso candidamente, davanti alle toghe, di essere stato perfettamente al corrente che ci fosse un certo numero di effetti collaterali seri, persino fatali, potenzialmente collegati alle vaccinazioni. Parliamo di circa il 20% di casi sul totale di quelli segnalati all'Aifa (che sono stati solo una parte di quelli effettivamente verificatisi, visto che la vigilanza è stata alquanto carente e quasi integralmente passiva). Sono cifre importanti. Eppure, nel suo libro, Perché guariremo, riveduto, corretto e ristampato pochi mesi fa, l'ex assessore di Potenza si limita a citare «rare segnalazioni di effetti avversi». Strano concetto di «raro».

Quel 20% di segnalazioni non spinse Speranza a rallentare la catena di montaggio delle iniezioni. Nemmeno su quelle categorie anagrafiche meno vulnerabili al virus, che magari avrebbero meritato qualche approfondimento in più, prima di essere esposte a eventuali pericoli. Men che meno i dati lo indussero a scoraggiare gli Open day. Il ministro - come svelato dalle carte genovesi dell'inchiesta sulla morte di Camilla Canepa - ebbe anzi la battuta pronta, allorché, durante un vertice, osservò che alcune Regioni, accogliendo negli hub ragazzi giovanissimi e offrendo loro il preparato di Astrazeneca, erano state «un po' più sportive». Peccato che quella faciloneria avrebbe portato, a giugno 2021, alla morte della diciottenne ligure. Prima di lei, una trombosi aveva stroncato il militare Stefano Paternò (43 anni) e l'insegnante trentaduenne Francesca Tuscano, entrambi vaccinati con Astrazeneca.

Proprio la vicenda del sottufficiale di Marina siciliano mostra quale fosse l'approccio di Speranza dinanzi alle notizie di possibili effetti nocivi dei vaccini: sapere, ma non agire.

Con La Verità, l'avvocato Di Lorenzo ricorda un particolare significativo: «Nella vicenda Paternò, Nicola Magrini», all'epoca al vertice dell'Aifa, «avrebbe inviato al pm di Siracusa una mail, dicendo di aver parlato con il ministro, che gli avrebbe chiesto di non sequestrare o di sospendere il sequestro dei vaccini». La singolare ingerenza non avrebbe portato grandi risultati: «Il pm», riferisce Di Lorenzo, «temporeggiava un paio d'ore e poi sequestrava». È per questo che ,'l'istigazione all'omissione di atti d'ufficio, unica possibile eccezione all'innocenza di Speranza» individuata dal Tribunale dei ministri, «non è stata considerata punibile». Ma la circostanza la dice lunga su quali fossero le priorita dell'ex assessore lucano.

Sul preparato anglosvedese, lui e i suoi esperti pasticciarono parecchio: per qualche giorno, a marzo, Aifa lo fece sospendere in via precauzionale; poi, il medicinale venne di nuovo sbloccato; infine, 24 ore dopo la morte della Canepa, su suggerimento del Cts, il governo dispose che fosse riservato agli over 60, mentre, ai più giovani che avevano ricevuto già una dose, venne proposto il «mix and match», un miscuglio con i vaccini a mRna sulla cui sicurezza ed efficacia non era stato condotto alcuno studio esauriente.

La preoccupazione di Speranza, a quanto pare di capire, non era quella «ippocratica»: prima di tutto, non nuocere. Sia nel caso di Astrazeneca, sia in quello, forse più grave poiché fondato su una statistica, del 20% di eventi avversi gravi o fatali segnalati alle autorità, il ministro pensava soprattutto ad andare avanti con la campagna vaccinale. Senza curarsi di qualche incidente di percorso. Dopo tutto, se anche qualcuno viene danneggiato, poco importa: basta, al momento opportuno, scaricare le responsabilità su qualche organismo istituzionale e il gioco è fatto.

La Verità - Anno IX - Numero 99 - 10 aprile 2024 - Vaccini covid, Speranza

Mobilitiamoci contro il genocidio! (gruppo Telegram, Manlio Dinucci)

Stop al genocidio a Gaza

Nel presente clima di autocensura e codarda complicità, dove la classe dirigente e l'ecosistema mediatico si prostrano vili davanti a persone la cui unica ambizione è quella di trascinare il mondo intero nelle voragini di conflitti interminabili, esistono ancora individui che scelgono di dare un piccolo segno di solidarietà con le vittime di queste tragedie.

Il presente blog appoggia con fermezza l'iniziativa "Mobilitiamoci contro il genocidio!", lanciata da Manlio Dinucci insieme ad altri sostenitori elencati in calce.

Come riflessione personale, desidero sottolineare la mia profonda preoccupazione non solo per le vittime dell'oppressione, ma anche per coloro che la esercitano, poiché sono convinto che le dinamiche di causa ed effetto - un principio immutabile talvolta chiamato karma - si applichino universalmente, senza esclusione.

Per firmare il documento di seguito illustrato, è necessario l'utilizzo dell'applicazione Telegram, disponibile non soltanto per iOS e Android, ma anche per sistemi Linux, macOS e Windows.

Riporto un comunicato del 12 febbraio 2024, a cui ho aggiunto i link:

Grazie a tutti coloro che si sono iscritti a questo canale e a coloro che si iscriveranno.

Il documento che vedete in formato PDF con le note in fondo pagina (lo trovate facilmente su File) verrà integralmente trasmesso al Governo del Sudafrica, alla Corte Internazionale di Giustizia dell'ONU e ai membri dell'Assemblea Generale e del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Oltre ai firmatari che hanno già sottoscritto, promosso e organizzato questa mobilitazione - che troverete in elenco qui di seguito - sarà indicato il nominativo di chiunque voglia aderire all'iniziativa.

Sarà sufficiente precisare:

Nome Cognome,
professione e provincia,
e dichiarare "aderisco" nel Gruppo "Mobilitiamoci contro il genocidio - FIRMA" collegato a questo canale.

Ciò allo scopo di far comprendere che tutte le diverse voci che compongono la società civile, indipendentemente dal lavoro, dalla funzione o dalla posizione personale sono solidali e rappresentano persone distribuite in tutta Italia, in Europa e nel mondo.

Raccoglieremo le adesioni nell'ordine in cui appariranno e nel giro di qualche giorno trasmetteremo questa prima comunicazione.

Successivamente al primo invio, continueremo a raccogliere le firme e trasmetterle per creare un tam tam costante nei confronti dei nostri destinatari, per esercitare una pressione e mantenere una attenzione continuativa sul tema della campagna di mobilitazione.

Troverete anche un secondo Gruppo collegato a questo canale, chiamato "Mobilitiamoci contro il genocidio - FORUM" dove sarà possibile per gli iscritti al canale confrontarsi, fornire contributi, proporre iniziative.

Nel frattempo cercheremo di tenervi aggiornati qui sul tema della mobilitazione.
Grazie ancora a tutti per l'impegno.

Manlio Dinucci, giornalista geopolitico, Pisa
Fabrizia Vaccarella, avvocato penalista, Milano
Andrea Ciucci, consulente informatico, Pisa
Francesco Cappello, insegnante, Ragusa
Berenice Galli, giornalista indipendente, Siena
Valentino Soramaè, pubblicitario, Venezia
Giada Massimino, studentessa, Torino

Julian Assange

Oggi è il giorno, taciuto dai pavidi e dagli imbroglioni.
Non ci vedi, ma siamo con te.
Sei il sole in questo tempo buio.
La tortura in prigione è per vanità del principe di questo mondo, a cui loro sono asserviti.
Ma tu no, e neanche noi.
Mentre ci stringe il cappio al collo, gli ridiamo in faccia.
Non ci fa paura né lui, né la morte.
Anzi, non abbiamo paura di nulla.
Lui invece è terrorizzato dalla nostra anima.
Grazie di tutto Julian Assange!

(21 febbraio 2024)

Julian Assange (Francesco Galgani's art, February 21, 2024)
(February 21, 2024, go to my art gallery)

Cosa significa ripudiare la guerra?

Recentemente, a Napoli, davanti alla sede della Rai, sono state pestate dalla polizia circa 200 persone per aver esternato un’opinione contraria al massacro che sta avvenendo a Gaza. Non entro nei dettagli, quel che è chiaro è che il potere è solito esprimersi con la violenza, in maniera sempre più disinibita. Non è un problema solo degli ultimi anni e dello sconvolgente blackout cognitivo, emotivo, comportamentale e giuridico del periodo della pandemenza. No, possiamo andare più indietro nel tempo. Basterebbe ricordare i pestaggi durante il G8 di Genova del 2001, di cui forse i più giovani non sanno nulla. Oppure le varie stragi e attentati in Italia del secolo scorso, ma non voglio dilungarmi su questo. Quello che c’è da capire è che il potere costituito è sempre violento e se ne frega altamente dell’etica, dei diritti umani e del rispetto delle persone.

La violenza del potere si esprime in molteplici modi sofisticati e sovente finanziari, mentre il ricorso alla violenza bruta contro i propri cittadini, di solito, è segnale di paura da parte di un potere che non può più nulla contro la crescita di consapevolezza delle persone. Quando i fatti sono troppo evidenti per essere nascosti, e quando l’emergenza di una singola verità potrebbe esser sufficiente per far crollare il castello di menzogne su cui si fonda l’ordine sociale, scattano i reati di opinione (detti fake news), la censura (detta lotta alla disinformazione), l’invito alla delazione, la demonetizzazione legalizzata e non contestabile in tribunale, e ovviamente gli algoritmi intelligenti imposti dall’European Digital Services Act per punire gli autori di psicoreato e per istituire il Ministero della Verità guidato da intelligenze artificiali inconsapevoli di ciò che fanno.

In tutto questo, tra l’altro, possiamo starcene tranquilli perché comunque siamo guidati da persone responsabili. Ad esempio, è un sollievo sapere che Joe Biden, la cui incapacità di intendere e volere è stata certificata in tribunale dal procuratore speciale Robert Hur, ha a disposizione la cosiddetta valigetta nucleare con cui può autorizzare il lancio di armi nucleari. Detto così, sembrerebbe comico, ma non lo è. E’ la cruda realtà di un mondo decadente e folle che si sta autodistruggendo, e in cui le parole, come “democrazia”, sono stravolte nel loro significato.

La democrazia, cioè il potere del popolo, non è mai esistita. Nei tempi antichi, la democrazia di Atene era fondata sulla schiavitù di tanti al servizio della classe dominante. Nei tempi contemporanei, invece, è fondata sul libero arbitrio di pochissimi individui a danno di circa otto miliardi di persone.

Negli ultimi anni, l’intera Europa, Israele e altre parti di mondo stanno sentendo il richiamo del nazismo così come le scimmie sentono il richiamo della foresta. In questo clima perverso, tra l’altro, la divisione dell’umanità in due grandi blocchi di amici e nemici non regge il confronto con la realtà. Basterebbe notare che il leader cinese Xi Jinping aderisce apertamente alle progettualità del Great Reset, che pertanto non è una dannazione soltanto occidentale. Per non parlare del fatto che il modello cinese, sia in tema di gestione criminale delle emergenze sanitarie, sia in termini di controllo totalitario e iper-pervasivo della popolazione, sta ispirando gran parte del mondo, e in particolare l’Europa. In estrema sintesi: piena convergenza tra occidente e oriente con l’Agenda 2030 di Davos.

Nella democratica Europa, ciò che ho scritto fin qui forse è già reato di opinione, per lo meno in qualche passaggio. Pazienza, non me ne frega nulla, perché tanto la verità prima o poi viene a galla, è solo questione di tempo. Percepire come vero o come falso ciò che ho scritto fin qui è solo un fatto coscienziale. Invece, tappare la bocca alle persone per paura di ciò che pensano è un crimine e una aberrazione.

E ora, veniamo al dunque. La nostra Costituzione parla di ripudio della guerra. Ma cosa significa?

Ripudiare la guerra significa che il pianeta Terra non deve necessariamente essere un catalogo degli orrori. Può essere anche qualcosa di diverso. Inoltre, significa un’altra cosa importante, ovvero che ciascuno di noi esiste perché esistono le altre persone. Ciascuno di noi è ciò che è per ciò che siamo tutti. Una volta compreso questo, non ha più senso fare del male a nessuno, perché sarebbe come farlo a se stessi.

Ripudiare la guerra significa avere la speranza fondata, se non un vero e proprio credo, che prima o poi tutti arriveremo alla consapevolezza di unicità tra noi e l’ambiente umano e naturale. Non è un problema di se, è un problema di quando. Forse non basterà questa vita, magari ci vorranno tante altre incarnazioni, perché ciascuno ha il suo punto di partenza e il suo percorso evolutivo, ma prima o poi ci arriveremo tutti, e vivremo insieme armoniosamente. Questa si chiama fede, ed è uno sguardo che mette in conto il potenziale positivo ed evolutivo di qualunque esperienza, Terza Guerra Mondiale compresa. E’ una visione in cui la vita è intelligente e la storia umana è finalizzata, per cui se per capire certe cose dovremo attraversare un tritacarne con i nostri corpi, lo attraverseremo. Però, evitare di arrivare a tanto sarebbe un segno di saggezza e di amor proprio.

Io ripudio la guerra. Con queste parole sto dicendo che tutte le persone hanno il diritto di fare la loro esperienza coscienziale su questo pianeta, senza che qualcuno la interrompa o la impedisca con la violenza, con la barbarie, con il nazismo sadico e satanico che ultimamente va tanto di moda.

(16 febbraio 2024)

Proteste degli agricoltori?

Il fondamento del pensiero critico è che l’ovvio può essere sbagliato e che il contro-intuitivo può essere corretto. Il ragionare umano ha senso soltanto come un insieme di perché. Al contrario, senza i perché è soltanto un inutile susseguirsi di pensieri indotti dall'esterno che non porta a nulla. Con questo spirito, sto riflettendo sulle proteste degli agricoltori.

Secondo me, un intero continente che sbaglia la propria politica agricola e le proprie strategie alimentari è destinato ad essere risucchiato nel nulla cosmico della propria intellighenzia al comando, le cui lodevoli virtù, che provo di seguito a riassumere, spianano la strada verso carestia e pestilenze:

  • ideale morale della non-vergogna in qualsiasi circostanza, totalmente impermeabile alle sensibilità e ai bisogni del prossimo;
  • ubbidienza imperitura, senza se e senza ma, alle grandi lobby, a cominciare da quelle farmaceutiche e delle armi;
  • patriottismo basato sul portafogli, sui ricatti incrociati in cui spesso c’entrano fatti di natura sessuale (rapporti tra Mossad, CIA, FBI e Jeffrey Epstein?), e sull’amore disinteressato e inesauribile per tutto ciò che crea distruzione e morte;
  • instancabilità creativa nel proteggere il male e turlupinare il bene;
  • massimo desiderio di libertà di espressione per il pensiero unico globalista, neoliberista, atlantista, vaccinista, transumanista e scientista, e criminalizzazione di ogni altro tipo di pensiero (con parallelo smantellamento dei servizi pubblici, visto che scuola e sanità sono ormai al capolinea);
  • atteggiamento critico nei confronti della democrazia e condanna del suffragio universale, meglio sostituibile con una élite di brave persone scelte da integerrime organizzazioni sovranazionali come Aspen Institute, Carnegie Corporation of New York, Rockefeller Foundation, Rockefeller Brothers Fund, Open Society Foundations di George Soros, Bill & Melinda Gates Foundation, BlackRock Investment Funds, Bilderberg Group, Trilateral Commission di David Rockefeller, World Economic Forum di Klaus Schwab, o altri organi non elettivi e antiumani dell’alta finanza mondiale;
  • equiparazione dell’umano a un insieme di dati e della coscienza umana ad un computer lento, scarso e difettoso che processa dati fallaci, con conseguente paragone e poi sostituzione dell’umano con la più efficiente e più precisa intelligenza artificiale.

Se non trasformiamo il neoliberismo, il turbocapitalismo e la deregolamentazione in economia in un altro sistema con al centro il “noi” invece dell’“io”, ogni azione a tutela dell’ambiente sarà controproducente. Il primo nemico dell’umanità e del pianeta Terra è infatti l’idea che l’unico modo di vivere è quello di essere in “guerra” contro tutti, cioè in concorrenza economica. Se non ci rendiamo conto che nulla ci appartiene, neanche i vestiti che indossiamo, perché la morte ci costringerà ad abbandonare qualsiasi cosa inutilmente accumulata, non ne usciamo da questa mentalità distruttiva. Alla morte sopravvivono solo i tesori del cuore, cioè dell’anima, ma non quelli del corpo e tanto meno quelli del forziere.

A ciò va aggiunto che il continuo sforzo aggressivo di promozione dell’ideologia woke, del genderismo, della cancel culture, del fanatismo sul cambiamento climatico antropico dovuto esclusivamente all’anidride carbonica, sono solo fattori di confusione, perché a prescindere dalla loro legittimità o meno, che meriterebbe una discussione a parte, distolgono l’attenzione dal problema principale.

Coloro che si riempono la bocca di ambientalismo e di politiche verdi, potrebbero puntare il dito contro le guerre, gli armamenti e i genocidi, focalizzando il rispetto per la vita come il primo prerequisito minimo e indispensabile per il rispetto dell’ambiente. Restare vivi e integri finché natura vuole, infatti, non è di per sé un obiettivo, ma è il prerequisito per qualsiasi obiettivo.

Sulla base di queste premesse, immagino che gli agricoltori forse otterranno un contentino, ma sarà solo un palliativo momentaneo, se non un inganno.

(7 febbraio 2024)

Trattore (Francesco Galgani's art, February 7, 2024)
(February 7, 2024, go to my art gallery)

L'imponderabilità del Cigno Nero

Maggiore è la nostra consapevolezza degli affari di questo mondo, e maggiore è la nostra capacità di intuirne le direzioni future. Purtroppo, uno sguardo profondo alle complessità internazionali, unito alla palese inadeguatezza e corruzione morale di certe leadership, può portarci a intravedere scenari catastrofici con un certo grado di fatalismo. Da questa prospettiva, la nostra amara sorte è quella di legittimi profeti di sventura.

Tra l’altro, anche mettendo da parte i continui sforzi militari in preparazione dell’Armageddon, riconducendo tale follia, per nostra tranquillità psicologica, più ad un’atavica memoria che a un’imminente realtà, non possiamo esimerci dal notare che il panorama dell'innovazione tecnologica sembra inesorabilmente condurci a un dominio sull'individuo e sulla società sempre più pervasivo. Il controllo totalitario mascherato da progresso scientifico è già una realtà. Senza bisogno di ricorrere agli orizzonti più futuribili, immaginiamo una legge dello Stato che spegne i telefonini ai cittadini “più refrattari al progresso scientifico” (Nigeria, febbraio 2024), che li priva del lavoro e dei contatti sociali (Italia, agosto 2021), che ne espropria il conto corrente (Canada, febbraio 2022) e che ne sospende qualsiasi diritto di base (Pianeta Terra, 2020). Più precisamente, l’esercizio dei propri diritti è sempre più vincolato al possesso e uso di una determinata tecnologia controllata da terzi, rendendoci così sempre più ricattabili, all’interno di uno scenario apocalittico quantomeno imprevedibile.

Tuttavia, una scintilla di speranza risiede proprio nell'imprevedibilità intrinseca alla vita, al cosiddetto fenomeno del "cigno nero". Tale teoria, coniata dallo scrittore Nassim Nicholas Taleb, si riferisce ad eventi di grande impatto, imprevedibili e rari, che, una volta verificatisi, vengono razionalizzati a posteriori come se fossero prevedibili. I cigni neri sfuggono ai modelli convenzionali e alle aspettative, sfidando la nostra comprensione e le nostre previsioni, introducendo variabili che possono alterare radicalmente il corso degli eventi.

Per illustrare il concetto, consideriamo l'eruzione del Laki nel 1783-1784. Questo cataclisma vulcanico in Islanda provocò una serie di conseguenze climatiche, ambientali e sociali devastanti, influenzando significativamente l'intero emisfero settentrionale. Le temperature calarono drasticamente per anni, compromettendo i raccolti e portando a carestie e malattie. Questo evento climatico estremo e assolutamente imprevedibile contribuì a innescare cambiamenti socio-politici rilevanti, tra cui la Rivoluzione Francese.

Immaginiamo cosa potrebbe succedere oggi se il Laki eruttasse di nuovo, mettendo fuori uso gran parte della tecnologia odierna e obbligando anche gli stati più arroganti e crudeli ad una condizione di bisogno. Magari un tale evento indurrebbe persino i più dissennati tra i nostri leader a riconsiderare le loro posizioni.

(4 febbraio 2024)

Cigno nero (Francesco Galgani's art, February 4, 2024)
(February 4, 2024, go to my art gallery)

I popoli sono sempre innocenti

Ieri l'altro il covid, il giorno dopo l'Ucraina, oggi Gaza, domani chissà... tanto odio, tanto, e tanti danni e vite rovinate o uccise.
Tanta inutile sofferenza, con un karma così pesante da travolgerci tutti. E' il karma dell'umanità. Provocare sofferenze, carestie, massacri, distruzione di ogni genere, e calpestare gli altri come se fossero scarafaggi, è un vecchio modo di affrontare i problemi. Un modo arcaico e ben collaudato nella sua inefficacia, perché è un inesorabile boomerang che non fa sconti. E' solo questione di tempo.

Ma i popoli sono sempre innocenti. Il vero problema è che ogni popolo è in mano a un'esigua minoranza di stronzi, e la qualità dello stronzo trascende la nazionalità, la cultura, l'appartenenza religiosa o politica. Addirittura trascende anche la specie, sia essa umana o aliena. La qualifica di stronzo è universale, in qualsiasi angolo del sistema solare e anche oltre. Chi è stronzo, stronzo è e stronzo rimane.

Per questa ragione, secondo me, dovremmo andarci piano con le etichette e con le divisioni in "buoni" e "cattivi". Solo una cosa dovremmo fare, forse l'unica essenziale: saper dire di "NO" ogni volta che qualcuno ci chiede di fare del male a qualcun altro. Tutto qua. Questa, in sostanza, è la nostra responsabilità fondamentale.

Stronzo (Francesco Galgani's art, January 12, 2024)
(January 12, 2024, go to my art gallery)

Lo scopo ultimo dell’intelligenza artificiale

L'obiettivo finale dell'intelligenza artificiale non è altro che bloccare la crescita della consapevolezza umana, in modo che i padroni del potere perseguano incessantemente la loro agenda di dominio e oppressione. L'intelligenza artificiale serve quindi a far sì che i popoli rimangano perennemente sottomessi e privi di potere.

A chi giova tutta questa tecnologia? Le macchine intelligenti servono a dominare le coscienze, spazzando via la libertà e la dignità di ciascuno di noi come foglie secche in un cupo inverno.

Lo scopo ultimo dell'intelligenza artificiale (Francesco Galgani's art, January 9, 2024)
(January 9, 2024, go to my art gallery)

Intelligenza artificiale per aumentare l’oppressione dell’uomo sull’uomo

Mentre il mondo gioisce per le meraviglie dell’intelligenza artificiale, e mentre Google si compiace del suo nuovo algoritmo aspirante competitore di ChatGPT, nulla di nuovo avviene sotto il sole.

Il violento rimane violento e l’oppresso rimane oppresso, e nulla allevia la sua sofferenza.

Esprimo la mia solidarietà a tutta la redazione di Casa del Sole diretta da Margherita Furlan, bersaglio della violenza di Google e dell'aggressività dei suoi algoritmi, che senza esitazione reprimono, censurano e bastonano chiunque osi manifestare un pensiero non allineato con i desideri dei padroni universali.

(21 dicembre 2023)

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