La rabbia è sempre sbagliata e distruttiva

Nella cultura contemporanea, la rabbia viene spesso giustificata e persino celebrata come una forza motivante e necessaria per affrontare le sfide della vita. Molti considerano la rabbia come un segnale di vitalità e determinazione, contrapposta alla passività e alla rassegnazione della depressione. Questa visione, che riconosce un valore positivo alla rabbia, trova le sue radici nel pensiero di Tommaso d'Aquino (1225-1274), uno dei più grandi teologi e filosofi del Medioevo.

Tommaso d'Aquino, nella sua "Summa Theologiae", argomentava che la rabbia non è intrinsecamente negativa. Egli distingue tra l'ira giusta, una risposta appropriata alle ingiustizie, e l'ira peccaminosa, eccessiva e irrazionale. Questa distinzione ha influenzato profondamente la teologia cattolica, portando a una rivalutazione della rabbia come possibile forza positiva, se moderata dalla ragione e dalla giustizia. Tuttavia, questa prospettiva, sebbene considerata valida dal sentire comune odierno, secondo me è pericolosa e fuorviante.

Oserei dire che, da un certo punto di vista, passare dalla depressione alla rabbia significa sostituire una psicopatologia con un'altra. Il risultato può essere pessimo in entrambi i casi.

Contrariamente alla visione di Tommaso d'Aquino, gli stoici, e in particolare Seneca (4 a.C. - 65 d.C.), hanno sempre sostenuto che la rabbia sia una passione irrazionale e distruttiva, da evitare in ogni circostanza. Secondo Seneca, la rabbia disturba la ragione e la tranquillità dell'animo, impedendo di vivere una vita virtuosa e in armonia con la natura. Nel suo trattato "De Ira", Seneca analizza le cause, gli effetti e i rimedi della rabbia, argomentando che essa è sempre dannosa e deve essere controllata.

Seneca descrive la rabbia come un'emozione che consuma l'animo e porta a comportamenti impulsivi e irrazionali. La rabbia, secondo lui, è una forma di follia temporanea che rende impossibile il giudizio equilibrato e la decisione razionale. La perdita di controllo che accompagna la rabbia può portare a conseguenze disastrose, sia per chi la prova che per chi la subisce. Per questo motivo, Seneca insiste sull'importanza dell'autocontrollo e della riflessione come strumenti per prevenire e gestire la rabbia.

Ecco alcune idee chiave di Seneca sulla rabbia, tratte dal "De Ira":

  1. La rabbia è irrazionale → Seneca sostiene che la rabbia è una passione che sfugge al controllo della ragione e porta a comportamenti irrazionali e impulsivi.
       
  2. La rabbia è autodistruttiva → Egli descrive la rabbia come un'emozione che causa danni non solo agli altri ma anche a chi la prova. La rabbia consuma l'animo e disturba la pace interiore.
     
  3. La rabbia può essere prevenuta → Secondo Seneca, è possibile prevenire la rabbia attraverso l'autocontrollo e la riflessione. Egli consiglia di anticipare e gestire le situazioni che possono scatenare la rabbia, mantenendo sempre la calma e la lucidità.
     
  4. La virtù della clemenza → Seneca promuove la clemenza e la compassione come alternative alla rabbia. Ritiene che un comportamento virtuoso e benevolo verso gli altri sia più efficace e conforme alla natura umana.

Mi trovo pienamente in sintonia con queste opinioni di Seneca. Aggiungo che per la prevenzione e il trattamento della rabbia possono essere particolarmente utili alcune pratiche meditative, in particolare quelle basate sul respiro.

Adesso vorrei soffermarmi sul fatto che la rabbia è sempre autodistruttiva. Seneca osserva che chi si lascia dominare dalla rabbia non solo danneggia gli altri, ma rovina anche se stesso, perdendo la propria pace interiore e serenità. La rabbia genera conflitti, inimicizie e sofferenze che avvelenano la propria mente, i rapporti umani e la vita sociale. La visione stoica sottolinea che la vera forza e il vero coraggio risiedono nella capacità di mantenere la calma e la lucidità anche di fronte alle provocazioni e alle difficoltà.

Gli stoici insegnano che la virtù risiede nella capacità di vivere in accordo con la ragione e la natura, evitando le passioni che disturbano l'equilibrio dell'animo. La clemenza e la compassione sono alternative virtuose alla rabbia. Rispondere con benevolenza e comprensione alle offese e alle ingiustizie non solo è possibile, ma è anche un segno di grandezza d'animo e di autentica saggezza.

Credere che la rabbia sia qualcosa di utile è profondamente sbagliato. Vivere nelle catene delle emozioni, e della rabbia in particolare, significa porsi al pari delle bestie. Anzi, molto al di sotto delle bestie, visto che la rabbia ci ha già portati a due guerre mondiali, e la terza è in preparazione. Non è follia questa?

(30 maggio 2024)

Tutto dipende da…?

Spesso ho sentito dire che “tutto dipende da noi” o, in maniera più diretta e responsabilizzante, per non dire colpevolizzante, che “tutto dipende da te” o “tu sei l’artefice del tuo destino”.

E’ una posizione filosofica che vuole sottolineare l’importanza del libero arbitrio e della propria volontà di potenza nel direzionare gli eventi. Chi assume questa posizione parla di fede più che di delirio di onnipotenza, ma la vita è maestra e sa chiarire le idee a chi vuol capire.

“Tutto dipende da me” non è molto diverso da “Io sono nato quando l’ho voluto e morirò quando sarò io a deciderlo”. Bello… vogliamo crederci? Funziona così la vita?

Noi di libertà in questo mondo ne abbiamo ben poca, a meno che non ci riferiamo ad una libertà idealizzata, teorica, interiore, non vincolata dalle necessità della quotidianità. Anche un carcerato può sentirsi libero o uno schiavo può sentirsi più libero del suo padrone, ma… se un senzatetto si autoconvincesse di essere milionario, cioè sarebbe abbastanza reale da affrancarlo dalla sua condizione di miseria disperata?

“Tutto dipende da me, da te, da lui, da noi, ecc.” è una verità molto parziale e bisognosa di interpretazioni, cioè è una bugia. Molto più dirette, immediate e dritte al punto senza bisogno di tanti ragionamenti sono le frasi “io dipendo da tutto”, “tu dipendi da tutto” o “noi dipendiamo da tutto”. Queste affermazioni sono evidenti di per sé e confermate in ogni istante delle nostre vite.

In poche parole, l’ambiente è più forte della volontà. Possiamo accettarlo e metterci l’anima in pace, oppure possiamo continuare a lottare per cambiare il mondo. Una delle due strategie è fallimentare.

(29 maggio 2024)

La Speranza tra illusione e salvezza: un mistero senza fine

Nel mito del vaso di Pandora, il fatto che la speranza sia l'unico "male" non rilasciato nel mondo è un paradosso affascinante. Comunemente percepita come una virtù, la speranza si ritrova inaspettatamente confinata insieme a mali universalmente riconosciuti. Perché? Cosa rappresenta la speranza in questo contesto mitologico?

Secondo la mitologia greca, Pandora fu creata dagli dèi come castigo per l'umanità. Ricevendo un vaso che conteneva tutti i mali del mondo, Pandora lo aprì, liberandoli. Tuttavia, la speranza rimase imprigionata nel vaso. Questo dettaglio narrativo non solo sottolinea la speranza come un potenziale male, ma introduce l'idea che, nonostante il suo aspetto benefico, possa essere un'illusione che prolunga la sofferenza umana. Invece di accettare la realtà e cercare soluzioni pragmatiche, ciascuno di noi può rifugiarsi in un'attesa vana, nutrendo speranze infondate. Questo vale sia per le aspirazioni personali, che per i desideri collettivi.

Filosofi come Nietzsche hanno indagato questa interpretazione, percependo la speranza come un grave inganno, un velo che distoglie dall'immediata realtà del presente. Nietzsche sostiene che la speranza ci illude che il futuro possa essere migliore, distogliendoci dal vivere il presente in modo autentico. La speranza, quindi, potrebbe essere un meccanismo di difesa che impedisce la crescita personale e l'accettazione della realtà, mantenendoci in una sorta di limbo.

C’è anche di peggio. Speranze irrazionali possono sfociare in fanatismo, quando l'attaccamento a un futuro idealizzato supera il legame con la realtà, portando a decisioni estreme o distruttive. Il confine tra una speranza sana e una folle può essere labile e confuso, e riconoscerlo è essenziale per mantenere un equilibrio nella nostra vita emotiva e sociale.

Contrariamente, la speranza è anche un motore di ispirazione e di energia vitale, che incoraggia gli individui a superare le difficoltà. In momenti di crisi, la speranza può offrirci conforto e coraggio, essenziali per affrontare e superare gli ostacoli. Questa dualità della speranza — sia come illusione sia come fonte di forza — ne svela la complessità e l’ambivalenza.

Dal punto di vista della psicologia moderna, la speranza è riconosciuta come una componente essenziale per il benessere psicofisico. Le persone speranzose tendono ad essere più positivamente reattive nelle difficoltà e a recuperare più velocemente da traumi e stress. La speranza infonde perseveranza e determinazione, spingendo le persone a perseguire i propri obiettivi con rinnovato vigore, il che contrasta nettamente con l'idea di una speranza che soltanto prolunga il dolore.

La speranza è un misterioso enigma: perché è l'unico "male" rimasto lì, intrappolato nel vaso di Pandora? Ognuno di noi potrebbe vedere nella permanenza della speranza nel vaso un simbolo diverso, riflettendo sulla propria esperienza di attesa, di perdita, di sconfitta, di vittoria o di riabilitazione.

In che modo la speranza modella le nostre scelte e la nostra percezione del futuro?  Ogni tanto potremmo riflettere su come questo enigma antico continui a influenzare le nostre decisioni e la nostra visione del mondo.

(28 maggio 2024)

Luna artificiale? Mikhail Vasin e Alexander Shcherbakov (Sputnik, 1970)

DALL'EMINENTE RIVISTA SOVIETICA: "SPUTNIK"

LA LUNA È LA CREAZIONE DELL'INTELLIGENZA?

Anno 1970, di Mikhail Vasin e Alexander Shcherbakov, scienziati

fonte: https://web.archive.org/web/20140817181232/http://www.theforbiddenknowledge.com/hardtruth/moon_spaceship.htm

(traduzione dall’inglese, 27 maggio 2024)

Sebbene molto tempo fa si sia cominciato a chiedersi se i "canali" su Marte fossero una creazione di ingegneri cosmici, per qualche strana ragione non si è pensato di guardare con gli stessi occhi alle peculiarità del paesaggio lunare, molto più vicino. E tutte le argomentazioni sulla possibilità che la vita intelligente esista su altri corpi celesti si sono limitate all'idea che altre civiltà debbano necessariamente vivere sulla superficie di un pianeta e che l'interno come habitat sia fuori discussione.

Abbandonando le vie tradizionali del "buon senso", ci siamo tuffati in quella che a prima vista può sembrare una fantasia sfrenata e irresponsabile. Ma più si esaminano minuziosamente tutte le informazioni raccolte dall'uomo sulla Luna, più ci si convince che non c'è un solo fatto che escluda la nostra supposizione. Non solo, ma molte cose finora considerate enigmi lunari sono spiegabili alla luce di questa nuova ipotesi.

UN SATELLITE ARTIFICIALE DELLA TERRA?

L'origine della Luna è uno dei problemi più complicati della cosmogonia. Finora sono state discusse fondamentalmente tre ipotesi.

IPOTESI I. La Luna era un tempo parte della Terra e si è staccata da essa.

Questo è stato ora smentito dalle prove.

IPOTESI II. La Luna si è formata indipendentemente dalla stessa nube di polvere e gas della Terra ed è diventata immediatamente il satellite naturale della Terra.

Ma allora perché c'è una così grande differenza tra il peso specifico della Luna (3,33 grammi per centimetro cubo) e quello della Terra (5,5 grammi)? Inoltre, secondo le ultime informazioni (analisi dei campioni riportati dagli astronauti americani dell'Apollo) la roccia lunare non ha la stessa composizione di quella terrestre.

IPOTESI III. La Luna è nata separatamente e, per di più, lontano dalla Terra (forse addirittura fuori dal sistema solare).

Ciò significherebbe che la Luna non dovrebbe essere modellata con la stessa "argilla" del nostro pianeta. Navigando nell'Universo, la Luna si è avvicinata alla Terra e, grazie a un complesso gioco di forze di gravità, è stata portata in un'orbita geocentrica, molto vicina a quella circolare. Ma una cattura di questo tipo è praticamente impossibile.

In effetti, gli scienziati che studiano l'origine dell'Universo oggi non hanno una teoria accettabile per spiegare come sia nato il sistema Terra-Luna.

LA NOSTRA IPOTESI: La Luna è un satellite terrestre artificiale messo in orbita intorno alla Terra da qualche essere intelligente a noi sconosciuto.

Ci rifiutiamo di fare speculazioni su chi abbia messo in atto questo esperimento unico, che solo una civiltà altamente sviluppata era in grado di fare.

L'ARCA DI NOÈ?

Se si vuole lanciare un satellite artificiale, allora è consigliabile renderlo cavo. Allo stesso tempo, sarebbe ingenuo immaginare che chiunque sia in grado di realizzare un progetto spaziale di tale portata si accontenti semplicemente di una specie di gigantesco tronco vuoto lanciato in una traiettoria vicina alla Terra.

È più probabile che si tratti di un'antichissima astronave, il cui interno era pieno di carburante per i motori, di materiali e apparecchi per le riparazioni, di navigazione, di strumenti, di apparecchiature per l'osservazione e di macchinari di ogni tipo... in altre parole, tutto ciò che era necessario perché questa "caravella dell'Universo" servisse come una sorta di Arca di Noè dell'intelligenza, forse anche come sede di un'intera civiltà che prevedeva un'esistenza prolungata (migliaia di milioni di anni) e lunghe peregrinazioni nello spazio (migliaia di milioni di chilometri).

Naturalmente, lo scafo di un'astronave di questo tipo deve essere super resistente per poter resistere ai colpi dei meteoriti e alle brusche oscillazioni tra caldo e freddo estremo. Probabilmente l'involucro è a doppio strato: la base è un'armatura densa di circa 20 miglia di spessore, mentre all'esterno c'è una sorta di copertura più sciolta (uno strato più sottile, in media di circa tre miglia). In alcune aree, dove si trovano i "mari" e i "crateri" lunari, lo strato superiore è piuttosto sottile, in alcuni casi inesistente.

Poiché il diametro della Luna è di 2.162 miglia, osservata dal nostro punto di vista è una sfera dalle pareti sottili. E, comprensibilmente, non è una sfera vuota. Sulla sua superficie interna potrebbero esserci materiali e attrezzature di ogni tipo. Ma la maggior parte della massa lunare è concentrata nella parte centrale della sfera, nel suo nucleo, che ha un diametro di 2.062 miglia.

La distanza tra il nocciolo e il guscio di questa noce è quindi di circa 30 miglia. Questo spazio era senza dubbio riempito con i gas necessari per la respirazione, per la tecnologia e per altri scopi.

Con una struttura interna di questo tipo, la Luna potrebbe avere un peso specifico medio di 3,3 grammi per centimetro cubo, che differisce notevolmente da quello della Terra (5,5 grammi per centimetro cubo).

UNA NAVE DA GUERRA CHE NON POTEVANO SILURARE?

Le formazioni più numerose e interessanti della superficie lunare sono i crateri. Il loro diametro varia notevolmente. Alcuni sono larghi meno di un metro, mentre altri superano le 120 miglia (il più grande ha un diametro di 148 miglia). Come mai la Luna è così butterata?

Esistono due ipotesi: vulcanica e meteorica. La maggior parte degli scienziati vota per quest'ultima.

Kirill Stanyukovich, un fisico sovietico, ha scritto tutta una serie di opere a partire dal 1937 in cui espone l'idea che i crateri siano il risultato del bombardamento della Luna per milioni di anni. E intende proprio bombardamento, perché anche il più piccolo corpo celeste, quando è coinvolto in una di quelle collisioni frontali più veloci così comuni nel cosmo, si comporta come una testata carica di dinamite, o addirittura una testata atomica, a volte. Al momento dell'impatto avviene una combustione istantanea che lo trasforma in una densa nube di gas incandescente, in plasma, e si verifica un'esplosione molto definita.

Secondo il professor Stanyukovich, un "missile" di dimensioni ragguardevoli (diciamo 6 miglia di diametro) deve, in caso di collisione con la Luna, penetrare a una profondità pari a 4 o 5 volte il proprio diametro (24-30 miglia).

La cosa sorprendente è che, per quanto grandi possano essere i meteoriti caduti sulla Luna (alcuni hanno un diametro di oltre 60 miglia) e per quanto veloci debbano aver viaggiato (in alcuni casi la velocità combinata è stata di 38 miglia al secondo), i crateri che hanno lasciato dietro di sé sono per qualche strana ragione tutti alla stessa profondità, 1,2-2 miglia, anche se variano enormemente in diametro.

Prendete quel cratere di 148 miglia di diametro. Per superficie supera centinaia di volte Hiroshima. Che esplosione potente deve essere stata quella che ha fatto schizzare milioni di tonnellate di roccia lunare per decine di chilometri! A prima vista, ci si aspetterebbe di trovare un cratere molto profondo, ma non è così: ci sono al massimo tre miglia tra il livello superiore e quello inferiore, e un terzo di questo è rappresentato dalla parete di roccia sollevata intorno al cratere come una corona dentata.

Per un buco così grande, è troppo poco profondo. Inoltre, il fondo del cratere è convesso, seguendo la curva della superficie lunare. Se ci si trovasse al centro del cratere non si riuscirebbe nemmeno a vedere il bordo svettante: sarebbe oltre l'orizzonte. Una cavità che assomiglia di più a una collina è forse una cosa piuttosto strana.

Non proprio, se si ipotizza che quando il meteorite colpisce il rivestimento esterno della Luna, questo svolge il ruolo di cuscinetto e il corpo estraneo si ritrova contro una barriera sferica impenetrabile. L'esplosione, che intacca solo leggermente lo strato di corazza di 20 miglia, scaglia pezzi del suo "rivestimento" in lungo e in largo.

Tenendo presente che il rivestimento difensivo della Luna ha, secondo i nostri calcoli, uno spessore di 2,5 miglia, si capisce che questa è approssimativamente la profondità massima dei crateri.

UNA NAVICELLA SPAZIALE CHE SI È ROTTA?

Consideriamo ora le peculiarità chimiche della roccia lunare. Analizzandola, gli scienziati americani vi hanno trovato cromo, titanio e zirconio. Sono tutti metalli con proprietà refrattarie, meccanicamente forti e anticorrosive. Una loro combinazione avrebbe un'invidiabile resistenza al calore e la capacità di resistere ai mezzi di aggressione, e potrebbe essere utilizzata sulla Terra per i rivestimenti dei forni elettrici.

Se si dovesse ideare un materiale per proteggere un gigantesco satellite artificiale dagli effetti sfavorevoli della temperatura, dalle radiazioni cosmiche e dal bombardamento di meteoriti, gli esperti avrebbero probabilmente scelto proprio questi metalli. In questo caso non è chiaro perché la roccia lunare sia un conduttore di calore straordinariamente scarso, un fattore che ha tanto stupito gli astronauti. Non era forse questo l'obiettivo dei progettisti del super-satellite terrestre?

Dal punto di vista degli ingegneri, questa astronave del passato che chiamiamo Luna è costruita in modo eccellente. Potrebbe esserci una buona ragione per la sua estrema longevità. È persino possibile che sia precedente al nostro pianeta. In ogni caso, alcuni pezzi di roccia lunare si sono dimostrati più antichi dei più vecchi sulla Terra, anche se è vero che questo vale per l'età dei materiali e non della struttura per cui sono stati utilizzati. E dal numero di crateri presenti sulla sua superficie, la Luna stessa non è certo una gallina.

Naturalmente è difficile dire quando ha iniziato a brillare nel cielo sopra la Terra, ma sulla base di alcune stime preliminari si può azzardare che sia stato circa duemila milioni di anni fa.

Naturalmente non immaginiamo che la Luna sia ancora abitata e probabilmente anche molti dei suoi dispositivi automatici hanno smesso di funzionare. Gli stabilizzatori hanno smesso di funzionare e i poli si sono spostati. Anche se la Luna mantiene lo stesso lato rivolto verso di noi, da qualche tempo è instabile sul proprio asse, e a volte ci mostra parti del suo lato opposto che un tempo erano invisibili agli osservatori sulla Terra, per esempio agli stessi Seleniti [abitanti della Luna, n.d.t.] se facevano spedizioni qui.

Il tempo ha fatto la sua parte. Sia la carrozzeria che il sartiame [insieme di funi, cavi e corde delle navi a vela, n.d.t.] si sono in qualche modo disintegrati; alcune giunture sul guscio interno si sono evidentemente divaricate. Si presume che le lunghe catene di piccoli crateri (fino a 940 miglia), in passato attribuite all'attività vulcanica, siano state causate da eruzioni di gas attraverso le crepe che si sono formate nella corazza a seguito di incidenti.

Senza dubbio una delle caratteristiche più splendide del paesaggio lunare - un "muro" rettilineo alto quasi 500 metri e lungo oltre 60 miglia - si è formato come risultato di una delle piastre di armatura che si è piegata sotto l'impatto dei siluri celesti e ha sollevato uno dei suoi bordi dritti e regolari.

Si presume che la popolazione della Luna abbia preso le misure necessarie per rimediare agli effetti del bombardamento meteoritico, ad esempio rattoppando le fessure nello scudo esterno che ricopre il guscio interno. A tale scopo veniva probabilmente utilizzata una sostanza proveniente dal nucleo lunare, da cui si ricavava una sorta di cemento. Dopo la lavorazione, la sostanza veniva convogliata verso i siti di superficie in cui era necessaria.

Non molto tempo fa gli astronomi hanno scoperto variazioni nei campi gravitazionali in prossimità dei grandi "mari". Riteniamo che la ragione sia questa: i mari asciutti della Luna sono in realtà aree da cui è stato strappato il rivestimento protettivo dalla corazza. Per riparare i danni a queste vaste aree, l'impianto che produce la sostanza riparatrice avrebbe dovuto essere portato immediatamente sotto il sito, in modo da inondare l'area con il "cemento". Le distese piatte che ne risultano sono quelle che all'osservatore terrestre sembrano mari.

Le scorte di materiali e macchinari per farlo sono senza dubbio ancora al loro posto e sono sufficientemente massicce per dare origine a queste anomalie gravitazionali.

Che cos'è oggi la Luna? È una colossale necropoli, una "città dei morti", dove si è estinta qualche forma di vita? È una specie di Olandese Volante cosmico? [Olandese Voltante significa nave fantasma condannata a vagare per i mari per l'eternità senza mai poter attraccare, n.d.t.]. Un'astronave abbandonata dal suo equipaggio e controllata automaticamente? Non lo sappiamo e non cercheremo di indovinare.

IN ATTESA DELLE PROVE

In questo articolo abbiamo presentato solo alcune delle ragioni - purtroppo le prove sono finora solo circostanziali - della nostra ipotesi, che a prima vista può sembrare folle.

Un'idea "folle" simile è stata avanzata nel 1959 dal professor Iosif Shklovsky, un eminente scienziato, in relazione alle "lune" che girano intorno a Marte. Dopo aver valutato attentamente le prove, conclude che si tratta di satelliti cavi e quindi artificiali.

Riteniamo che le domande che abbiamo sollevato in relazione alla nostra Luna forniscano sufficienti spunti per una seria riflessione sull'argomento; il risultato potrebbe essere l'illuminazione dei nostri numerosi enigmi lunari.

Ora, naturalmente, dobbiamo aspettare che le prove dirette supportino la nostra idea. O che la confutino.

Probabilmente non ci sarà molto da aspettare.

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