Tecnologia e Potere: il new deal delle armi (Giorgio Bianchi)

Nell'edizione del 30 aprile 2024 di TeleRagione, il notiziario mattutino di VisioneTV, il fotogiornalista, documentarista e filmmaker Giorgio Bianchi ha esplorato una vasta gamma di temi al confine tra tecnologia, politica e società globale. La puntata ha preso il via con una riflessione sulla crescente influenza della tecnologia nei conflitti moderni, ispirata da un articolo dell'Huffington Post che mette in luce la profonda interconnessione tra i colossi del Big Tech e il settore militare.

Se dovessi fare un'estrema sintesi, direi che Occidente e Oriente si stanno entrambi muovendo a passi da gigante verso il trionfo dell'intelligenza artificiale sull'uomo e l'annientamento di tutte le libertà di base. Le nuove tecnologie civili, come il 5G, hanno tutte quante, in realtà, finalità militari e di sorveglianza. Questo, almeno, è il progetto.

Giorgio Bianchi ha evidenziato il ruolo della tecnologia durante la pandemia di coronavirus, vista come un periodo di sperimentazione per implementare cambiamenti sociali radicali. Bianchi ha messo in luce come l'avanzamento delle tecnologie, in particolare quelle legate all'intelligenza artificiale, stia ridefinendo le regole, spingendo le società occidentali verso un futuro in cui la sorveglianza di massa sia pienamente legalizzata e il fondamento delle società stesse. In ciò rientra anche la sostituzione dei contanti e delle carte di credito con wallet digitali nello smartphone, l'uso esteso del 5G, la telemedicina, la didattica a distanza e, più in generale, l'intermediazione della tecnologia nei rapporti umani.

Successivamente, l'attenzione si è spostata sull'impiego di queste tecnologie nelle zone di conflitto, come l'Ucraina e Gaza, trasformate in veri e propri laboratori a cielo aperto per testare nuove armi finanziate dal Pentagono. Il dibattito ha incluso anche la Russia, il cui sviluppo di armi e tecnologie è percepito come una minaccia equivalente a quella della NATO, illustrando come i conflitti moderni siano sempre più caratterizzati da una competizione tecnologica.

Giorgio Bianchi ha poi rivolto una critica alla Silicon Valley per il suo apparente progressismo, che nasconde un profondo legame con l'industria della difesa. Ha messo in luce come figure come Peter Thiel, fondatore di PayPal e investitore iniziale di Facebook, abbiano contribuito a modellare un'industria che, nonostante le apparenze liberiste e progressiviste, supporta in realtà gli interessi di un complesso militare-industriale di sorveglianza e controllo.

La puntata ha anche esplorato la sfida della Cina alla supremazia tecnologica americana, avanzando in tecnologie come l'intelligenza artificiale e il riconoscimento facciale. Bianchi ha discusso come gli Stati Uniti siano impegnati in una corsa contro il tempo per mantenere il proprio vantaggio strategico, evidenziando come la guerra tecnologica tra Cina e USA influenzi la geopolitica globale e le alleanze internazionali.

Attraverso un'analisi dettagliata e discussioni approfondite, questa puntata di TeleRagione ha evidenziato come la tecnologia non sia solamente uno strumento di "progresso" (o di "regresso", a seconda dei punti di vista), ma anche un potente agente di potere, controllo e oppressione, sottolineando l'importanza di una vigilanza costante e di un dialogo aperto su queste tematiche cruciali per il futuro della società globale.

Invito i miei lettori alla visione dell'intera puntata, che va molto più in là di questa mia sintetica introduzione.

fonte: https://www.youtube.com/watch?v=xPy-_AwnmYM

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Previsioni per il futuro?

Gli eventi meno probabili e, soprattutto, meno pensati, sono quelli più probabili, quindi non c'è possibilità di previsione.
Per grandi cambiamenti può bastare un evento inatteso a cui nessuno sta pensando e che potrebbe coglierci tutti alla sprovvista.
L'importante è mantenere il cuore allenato alla pace e alla serenità interiore, in modo che, anche se dovesse accadere il peggio, la nostra anima sia pronta.

Dobbiamo anche renderci conto che il destino dell'uomo non dipende solo da ciò che conosciamo, ma da molto, molto di più.
La vita è illusoria, è un sogno, e anche il "libero arbitrio" è perlopiù illusorio. Poco dipende da noi, o forse nulla.

I nostri pensieri, le nostre scelte, le nostre parole, sono realmente "nostre" o sono ciò che nasce dall'interazione, visto che nulla esiste di per sé? La vita è relazione e non c'è nulla al di fuori della relazione, quindi non c'è nulla che sia realmente nostro. Neanche il nostro destino o la nostra mente.

I folli piani dei padroni universali, umani e non umani, saranno costretti a scontrarsi con volontà e decisioni ben più in alto delle loro misere ambizioni di dominio totale e di distruzione.

L'Apocalisse di Giovanni descrive la creazione di un nuovo cielo e una nuova terra (Apocalisse 21-22), dove regneranno pace e giustizia senza più dolore né sofferenza. Troviamo questo concetto, che funge da archetipo di speranza e rinnovamento, anche in altre culture. Per esempio, nel Ragnarok della mitologia norrena si assiste a una battaglia finale seguita dalla rinascita del mondo, mentre nella mitologia indù la fine del Kali Yuga (l'era più oscura, cioè la nostra) prelude a un'era di giustizia e verità. Analogamente, nello zoroastrismo, la fine dei tempi vede la vittoria definitiva del bene sul male, un tema condiviso anche da varie mitologie mesoamericane, come quella dei Maya. Queste narrazioni apocalittiche, pur variando nei dettagli, riflettono una visione universale di catastrofe e successiva redenzione.

Tutto andrà come deve andare, non dobbiamo preoccuparci di nulla, se non di fare costante pulizia delle nostre anime e allenamento delle nostre virtù fondamentali che vanno verso l'armonia e la coesistenza.

(27 aprile 2024)

Riformulare il fallimento attraverso parole più consapevoli

Il nostro mondo è spesso dominato da legittime aspettative di realizzazione economica e di successo, ma tali aspettative sono sovente inquinate e distorte da emozioni tristi, da giudizi sprezzanti verso se stessi o verso gli altri, da sensi di colpa, da senso di inadeguatezza, di inferiorità deprimente o, al contrario, di narcisistica superiorità. In questo clima di "non amore", possiamo soffrire pesantemente per parole come "sbagliato" od "errore", che diventano come specchi deformanti.

Queste parole non solo portano con sé una carica di negatività, ma possono anche limitare la nostra capacità di percepire il valore reale delle nostre esperienze vissute o delle situazioni non soddisfacenti, non chiare, ambigue o dall'esito incerto. Tutto ciò diventa ancora più pesante se la nostra anima soffre dell'unica malattia che per lei ha significato, cioè la solitudine.

A volte, però, basta davvero poco per stare meglio, vivere con tranquillità anche in mezzo al caos e accostarsi agli altri con più gentilezza. Ad esempio, possiamo sostituire l'espressione "essere sbagliato" con "non fa per me", e il concetto di "errore" con quello di "cambio di consapevolezza". Questo ci offrirà una visione più costruttiva e compassionevole del nostro e dell'altrui percorso di vita.

L'idea di "essere sbagliato", riferito ad una situazione, un comportamento o persino una persona, implica un giudizio universale e definitivo, che suggerisce l'esistenza di un modo corretto e uno sbagliato di essere o fare. Questa visione duale, però, trascura la complessità del reale e la ricchezza delle diversità, delle preferenze e dei talenti individuali. E' inoltre una visione che non tiene conto del relativismo del bene e del male, che coesistono e si contrappongono in reciproca interdipendenza e variabilità a seconda dei punti di osservazione e delle circostanze. Sostituire un'etichetta negativa con un semplice "non fa per me", invece, ci introduce ad una prospettiva più soggettiva e meno critica, aiutandoci a riconoscere che ciò che non funziona per noi può essere perfettamente valido per altri.

Inoltre, considerare gli "errori" come riflessi del nostro livello di consapevolezza in un dato momento ci permette di vedere ogni passo falso, o persino difficili e coraggiose scelte di vita, non come un fallimento, ma come un passaggio necessario nel nostro sviluppo e anche nel superamento delle nostre prove karmiche. Questo nuovo modo di interpretare le azioni passate — da errori a cambi di consapevolezza, da errori a superamento di prove, da errori a pulizia interiore — ci invita ad accettare che abbiamo fatto ogni scelta e agito in certi modi con le migliori informazioni e capacità che avevamo in quel momento.

Superare una prova karmica non necessariamente significa ottenere un risultato positivo, nel senso convenzionale o sperato, in una certa situazione difficile o molto difficile. Piuttosto, significa evolvere interiormente in risposta a quella situazione. Il concetto di "chiusura", in questo contesto, può essere particolarmente potente. A volte la vita ci pone di fronte a scelte o eventi che possono sembrare fallimenti o errori. Tuttavia, se sperimentiamo una grande delusione o perdita e riusciamo ad imparare da quell'esperienza, ad accettarla e a trovare una nuova direzione, questo può essere interpretato come avere risolto una parte del nostro karma.

Quindi, sostituire i concetti di "errore", "essere sbagliato", "fallimento", ecc., con nuovi termini più consapevoli può migliorare notevolmente il nostro benessere psicologico e relazionale. Questo ci incoraggia ad essere più aperti verso nuove esperienze di vita e verso l'apprendimento continuo che da queste ne deriva.

Dal punto di vista sociale, questa trasformazione linguistica può favorire una cultura più pacifica e amorevole. In un ambiente dove le differenze sono viste come risorse e non come debolezze, possiamo costruire relazioni più solide e vivere un senso di comunità più coeso.

Come scrisse un mio caro amico: «Al di là di ogni discussione, poi l'esperienza diretta fa giustizia delle parole usate solo per schierarsi o soddisfare il proprio io. [...]. La forza dell'amore vince su ogni cosa».

Per concludere, a proposito di parole, vorrei porre l'attenzione su "realizzazione personale", "avere successo" e "percorso di vita". Cosa significano? Il senso, nel linguaggio comune, è estremamente ambiguo. Volendo dare a queste espressioni un senso coerente con quanto fin qui discusso, mi piace immaginare che siamo tutti su una grande e larga strada. Stiamo andando tutti nella stessa direzione, ma in modi diversi, con compagni di viaggio diversi, con mezzi diversi. C'è anche chi è rimasto a piedi e senza scarpe, eppure prosegue. Ognuno di noi, rispetto agli altri, ha un peso diverso o molto diverso dei bagagli (cioè delle prove karmiche da superare). Molti bagagli, ingombranti e pesanti, sono in comune e vanno portati in gruppo.

In questa lunghissima e affaticata carovana, c'è chi è più avanti, e chi è più indietro o molto indietro. C'è anche chi, pur essendo già arrivato a destinazione, è tornato urgentemente indietro per dare una mano a chi ha avuto un incidente, a chi è rimasto ferito e a chi si è perso.

La destinazione comune di questo sofferente e travagliato viaggio è il pieno sviluppo delle nostre anime, cioè della capacità di amare, e la riunificazione con la Saggezza universale che ha creato l'illusione del sogno in cui siamo immersi.

(26 aprile 2024)

Usare la fame e la disperazione per convincerci ad andare in guerra?

fonte: https://visionetv.it/masala-il-piano-draghi-per-la-militarizzazione-dellue/

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