You are here

Filosofia

Pena di morte digitale

Pena di morte digitale (social, Facebook)Un appello a tutti i rivoluzionari: se vogliamo combattere il neo-liberismo, allora non usiamo i mezzi che ne sono la massima espressione, cioè i social.

Se vogliamo uscire dal neo-liberismo, allora prima usciamo dai nostri individualismi e da quei narcisismi competitivi tanto favoriti dai social (e da tutta la società in genere).

I social creano solo relazioni patologiche. Fuori dai social, a volte, è pure peggio, ma può anche essere assai meglio.

Anche se hai dedicato anni a costruire un profilo social, la pena di morte digitale è sempre in agguato. Anche se hai creato il più grande movimento di opposizione al regime dominante, in un attimo può essere cancellato da qualsiasi social, senza possibilità di difesa.

Relazioniamoci con la vita così com'è, con tutta la sua complessità e con la sua bellezza.

Guardiamo con stupore le meraviglie della natura e stiamo fuori dai social. L'unica alternativa al neo-liberismo è la comunità reale, a cominciare dalla famiglia.

Stiamo anche attenti ad identificarci in qualche organizzazione piuttosto che in un'altra: l'organizzazione per realizzare un ideale può corrompere gli individui? Mi riferisco ad esempio a religioni, partiti politici, scuole e università, movimenti vari, ecc.

Il cambiamento è possibile solo se individuo e società cambiano insieme. L'individuo che si organizza per cambiare la società in funzione degli ideali pensati, deve agire contemporaneamente per cambiare sé stesso con l'impegno a vivere nella vita comune i propri ideali da realizzare.
«Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo»

tratto da: https://archiviodigiulioripa.sytes.net/#/home/oltre-il-dualismo

A proposito di lotte, di ideali, di voglia di cambiamento, di manifestazioni (come la recente del 12 ottobre 2019 a Roma), avrei una proposta politica: non rincorrere i soldi e il potere, ma ubbidire alla propria Anima, nel senso più nobile, amorevole e compassionevole del termine.

Grazie!

Francesco Galgani,
17 ottobre 2019

Intelligenza Senz'Anima = Intelligenza Artificiale

Esattamente due anni fa scrissi l'articolo «Alla ricerca dell'intelligenza "naturale"... ben oltre quella "artificiale"».

Oggi vorrei ritornare sullo stesso argomento, partendo da una considerazione semantica. L'aggettivo "artificiale", riferito ad una intelligenza, viene ormai usato in contrapposizione a "naturale" per significare che l'intelligenza artificiale è in competizione con quella naturale (questo tipo di narrazione, per quanto falsa, è utile a precisi interessi economici e di potere, ma su questo aspetto adesso non voglio entrare). Come ho già scritto nell'articolo sopra linkato, tale modo di vedere le cose è molto fuorviante e, in effetti, se proprio di intelligenza vogliamo parlare, allora paragonarci alle macchine fa torto a noi stessi e alla nostra intelligenza.

L'essere umano non è e (per fortuna) non potrà mai essere soltanto una mente calcolante finalizzata al processamento di informazioni, come invece fanno i computer e come l'HIP (Human Information Processing) ha teorizzato. Ho citato l'HIP, che è un settore della Psicologia Cognitiva, perché l'ho incontrato più volte nei miei studi di Psicologia all'università. Questo approccio riduzionista, per quanto "verosimile" e perciò tendenzialmente credibile, è però intrinsecamente falso, almeno dal mio punto di vista, perché riduce l'essere umano a ciò che non è.

Vediamo meglio la questione: le decisioni dell'essere umano sono conseguenza di calcoli precisi o di emozioni? Dipende dai contesti, ad ogni modo anche quando l'essere umano adotta un approccio il più possibile razionale è mosso da motivazioni di fondo che nulla hanno a che vedere con le decisioni che sta per prendere. Mi sto riferendo a motivazioni sia sopra sia sotto la soglia di coscienza: c'è di tutto nel nostro inconscio, nei nostri vissuti, nei nostri sentimenti (e nei loro doppi legami, cioè sentimenti contrapposti come amore e odio che coesistono), nei nostri desideri. Detto in altre parole: non c'è decisione umana che non sia guidata dalle emozioni, siano essere coscienti, incoscienti, fisiologiche o patologiche. Anche la nostra memoria non è neppure lontanamente simile a quella di una macchina calcolante: la nostra memoria è innanzitutto emotiva e filtrata dalle emozioni. Avete mai conosciuto un computer che ha una rimozione freudiana di un trauma, che ha uno stato emotivo alterato da un problema contingente o che ha voglia di fare l'amore con la donna amata?

L'essere umano è intrinsecamente parte del suo ambiente: tutto dipende da noi e noi dipendiamo da tutto, a tutti i livelli. Siamo parte di qualcosa di più grande.

Abbiamo corporeità, sentimenti, spiritualità, anima, capacità di porci problemi etici e problemi di scopo dell'esistenza. Vorrei invitarvi a rileggere "Tra le fiamme", in cui parlo dei due occhi dell'anima. Per favore, rileggetelo e ditemi se una "intelligenza artificiale" può vivere interiormente ciò che ho scritto.

Per favore, smettiamola di chiamarla "intelligenza artificiale". Chiamiamola più propriamente "intelligenza senz'anima", pseudo-intelligenza governata da arroganti algoritmi (cioè calcoli) «[...] che sono così "intelligenti" da passare come un carro armato sulla testa delle persone», come ho scritto nell'articolo «[Censura] I social (Facebook, Twitter, Instagram, Youtube) violano i diritti umani e la Costituzione Italiana».

Per favore, smettiamola con qualsiasi approccio riduzionista dell'essere umano. E' vero che le semplificazioni sono utili per elaborare modelli e teorie, ma a semplificare troppo il rischio è di perdere la visione d'insieme e la consapevolezza di ciò che siamo. Anche ridurre l'essere umano, e la vita in generale, a un ammasso di cellule e di reazioni chimiche è già di per sé un falso, noi siamo assai di più. Spesso gli innamoramenti giovanili vengono definiti "ormoni": a qualcuno non sorge il dubbio che questo modo di ridurre a un fattore chimico, per quanto esistente, un'esistenza estremamente complessa con vissuti interiori e relazionali preziosissimi, sia quasi un'offesa?

Ci sono aspetti della vita che la scienza non può spiegare e che nessuno può insegnare, se non la vita stessa. Lo sguardo meravigliato e stupito dell'essere umano di fronte al mistero e alla sacralità della vita accomuna noi ai nostri avi, ma neanche lontanamente ci avvicina o ci rende simili alle macchine senza vita e senza anima da noi costruite. Anzi, se non siamo noi a mettere i due occhi dell'anima in ciò che facciamo, gli strumenti che creiamo e usiamo diventano semplicemente diabolici.

Come ha detto tante volte il mio caro amico Giulio Ripa (link al suo archivio), «la tecnologia non risolve i problemi, semplicemente li sposta». I problemi fondamentali dell'essere umano, soprattutto esistenziali e relazionali, sono sempre gli stessi, con o senza l'ausilio della tecnologia. Tra l'altro, l'«intelligenza senz'anima» (e quindi intrinsecamente stupida) non potrà mai risolvere i problemi della stupidità umana, che può raggiungere livelli abbastanza rari nel regno vivente.

Francesco Galgani,
17 ottobre 2019

Alla ricerca di maestri...

Dopo i miei precedenti articoli "Alla ricerca della felicità", "Alla ricerca della verità... oltre la politica, oltre la religione", "Alla ricerca della scienza...", "Alla ricerca dell'intelligenza "naturale"... ben oltre quella "artificiale", continuo le mie ricerche e riflessioni con questo nuovo articolo.

Vorrei partire da questa considerazione: io sono un essere umano come te.
Nessun testo può essere autoreferenziale, per questo ti invito ad approfondire e a cercare collegamenti con altri autori rispetto a ciò che non solo scrivo io, ma che in generale ti piace leggere, ovvero a trovare i tuoi veri maestri, e a ritrovarli ogni giorno.

Non smarrire mai la tua capacità di discernimento: troppo spesso la nostra capacità di rimanere in contatto con la realtà e con ciò che di autentico è in noi è contaminata da pensieri, parole e modi di agire che abbiamo interiorizzato dalla famiglia, dalla scuola, dalla società. I mass-media e i falsi poteri che attraverso di essi si esprimono ci avvelenano continuamente i sentimenti, l’intelletto e il corpo, per questo dovremmo imparare a discriminare ciò che è buono per noi e ciò che non lo è. Ovviamente non è tutto da buttare: così come la scuola, l’università e gli ambienti di lavoro spesso si traducono nell’accettare la propria posizione di “stare in basso” rispetto ad un’autorità che “sta in alto” (o viceversa), allo stesso modo al tempo della scuola e dell’università ho avuto la grande fortuna di incontrare alcune persone veramente umane e veramente “insegnanti” con il loro esempio: grazie!

Non c’è conoscenza senza amore e non c’è amore senza conoscenza. Allo stesso modo, non esiste un problema che sia “mio” o “tuo”: tutti siamo in relazione. Se questo vale per i problemi piccoli e facilmente superabili, in cui se c’è un minimo di amore allora un problema tuo è anche un po’ mio e viceversa, a maggior ragione ciò è vero per i problemi globali. I grandi maestri dell’umanità si sono sempre occupati proprio di questo, indicandoci la via per uscire dalla “caverna di Platone” e per risolvere i nostri problemi comuni, a cominciare dalla nostra incapacità di relazionarci con la nostra pluralità interiore e con la comunità esterna.

I problemi degli esseri umani hanno tutti la medesima essenza, sono problemi comuni. Le filosofie e le religioni prima, e assai recentemente vari rami della psicologia, hanno provato a dare una risposta a questi problemi. Se non ci rendiamo conto però della nostra comune umanità, allora le religioni, le filosofie e le psicologie, anziché essere d’aiuto, rischiano di provocare ulteriore divisione, aggravando i problemi. Sentirsi nel “vero” e nel “giusto” può essere molto pericoloso, sentirsi “grati” e parte di qualcosa che è più grande di noi e che ci unisce tutti può cambiare l’esistenza in meglio, dando un sapore diverso alla vita quotidiana e alla sua imprevedibilità. Per questo spero che anche tu potrai trarre beneficio della Pratica della Gratitudine.

Vorrei farti un esempio del perché occorre essere molto cauti nell’identificarci in un certo tipo di credo piuttosto che in un altro. Al di là di casi eclatanti in cui la religione, in Italia, è usata come mezzo per giustificare crimini (ricordo i culti mariani di certi capi-mafia), vorrei invece portare l’attenzione su noi persone comuni. Milton Rokeach, uno psicologo ricercatore all’Università dello Stato del Michigan, in pubblicazioni come "Religious Values and Social Compassion" (1969), ha studiato quanto le persone che affermano di praticare seriamente la loro religione siano più o meno compassionevoli delle altre (nella ricerca che ho citato, prese un campione di 1400 adulti americani). In sintesi, e con la dovuta cautela nell’interpretazione dei suoi risultati, che hanno un valore statistico e sono riferiti al contesto storico delle sue ricerche, in generale trovò un atteggiamento più insensibile e meno compassionevole tra i religiosi che tra i non religiosi. Quindi facciamo attenzione, cerchiamo di mantenere il cuore e le orecchie aperte, senza pretendere di avere una verità più vera delle verità altrui.

Ovunque oggi prevale un pensiero giudicante (che è l’opposto dell’amore e della capacità di comprensione), associato a sensi di colpa, di vergogna, di sfiducia, di logiche di potere: questa è un forza distruttiva molto potente, è una danza demoniaca, ma per fortuna ci sono anche forze benefiche e guarenti ancora più grandi. L’umanità ha avuto e continua ad avere grandi anime, grandi maestri che ci hanno indicato e continuano ad indicarci come liberarci dalle nostri prigioni di sofferenza. Per questo ripeto che è importante provare ad ascoltarli. Ricordiamoci anche che le situazioni, le persone, la natura e il mondo in generale non ci appaiono in un certo modo perché sono in un certo modo, ma perché noi siamo fatti in un certo modo. Spesso proiettiamo sull’esterno ciò che noi siamo e i nostri stati d’animo.

Ciò che negli anni ho scritto nel mio blog e nelle mie poesie, per lo meno per quanto riguarda i temi psicologici, politici, economici, sociali, salutistici, pedagogici, del software libero e di educazione alla tecnologia, di rapporto con la tecnologia e di sua intermediazione, di filosofia, di religione e di dialogo interreligioso, ecc., che ho affrontato e talvolta scritto in modo approfondito, facendo anche ricerche protratte nel tempo, è quanto la mia anima mi ha comandato di scrivere: in questo senso, è come se non avessi avuto scelta, ho dovuto farlo (ovviamente ho pubblicato anche altro che esula da questo discorso). Il dovere a cui mi riferisco è un dovere dharmico, etico, è il senso del mio essere qui. Per meglio spiegarti cosa intendo, vorrei citarti un video di due minuti (riportato in calce), presentato dalla prof.ssa Wangari Maathai, premio nobel per la pace, che si apre con le immagini di un vasto incendio nella foresta. I grandi animali, i giaguari, le scimmie e altri scappano davanti al fronte del fuoco, ma a un certo punto si vede un minuscolo colibrì che va nella direzione opposta, con il suo beccuccio pieno d’acqua. I grandi animali gli dicono: "Dove corri, c’è l’incendio, scappa via", ma il colibrì risponde: "Io faccio il meglio che posso, faccio la mia parte". L'idea è proprio questa: fare la propria parte, che non è scritta in alcun posto, ma è la capacità di cogliere quello che la vita ci propone e rispondere con l’anima, cioè con le qualità dell’amore e della gratitudine, e non con l’ego, cioè con le qualità distruttive dei demoni. Non ci dobbiamo far paralizzare dal fatto che la realtà possa apparirci troppo grande per poter essere cambiata: questo tipo di paralisi è un inganno delle forze demoniache, mentre le forze angeliche, anch’esse dentro di noi, percepiscono le cose in un modo assai più ampio, unitario, gioioso e propositivo.

Infine, visto che ho scritto la Religione dell’Ultima Lotta, la cui lettura può essere fatta a vari livelli, e visto anche ciò che poco fa ho espresso sulle religioni, vorrei ricordare che grandi anime come il Mahatma Gandhi (suggerisco la biografia di e Paramahansa Yogananda, che tra di loro si conoscevano, hanno sempre avuto una visione il più possibile unitaria di tutte le religioni. Ciò che ci identifica come essere umani pienamente umani, infatti, non è la nostra religione, ma il nostro “ubuntu”, cioè la nostra capacità di sentirci parte di qualcosa di più grande che ci unisce tutti.

DOWNLOAD MP4


Ti ringrazio,
Francesco Galgani,
5 ottobre 2019

Affrontare la propria ombra, stare nell'anima

Sito di riferimento: https://alephumanistica.it/universita-aleph/

Fonte: https://www.youtube.com/watch?v=lsYJrYs1nlg

DOWNLOAD MP4

Pratica meditativa e guarente della gratitudine

GratitudineI bambini vivono in un mondo sognante dove tutto è sacro, in cui la logica non esiste e dove non servono pensiero e concetti, ma solo cuore e sentimento.
Lo stesso vale per questa pratica della gratitudine, dove lo sguardo adulto e consapevole si fonde con l'innocenza e sacralità del proprio bambino interiore.
Questi spunti di meditazione interiore sono esempi di partenza, da personalizzare come si desidera, perché ogni giorno, in ogni momento, abbiamo sempre qualcosa per cui essere grati.

In calce ho aggiunto alcune riflessioni su questa pratica.

  1. Ringrazio di essere qui, adesso.
     
  2. Ringrazio, rispetto e accolgo la diversità dei tuoi bisogni e dei tuoi punti di vista come il più bel regalo: la varietà è vita!
     
  3. Sono grato che tu sei come sei: non ho bisogno di dispensare consigli.
     
  4. Sono grato di avere la possibilità, ogni giorno, di migliorarmi, cioè di ascoltare sempre di più la volontà della mia Anima.
     
  5. Sono grato di poter contribuire al bene comune, sono grato di poter contribuire a rendere la vita più bella da vivere.
     
  6. Sono grato di potermi prendere cura delle mie parti tossiche (lamentele, giudizi, pretese, accuse, sfiducia, inconsapevolezza, competizione, rabbia e ogni altra emozione che fa male al cuore) e dei miei vissuti ancor doloranti, avvolgendoli con gratitudine, amore, compassione.
     
  7. Io sono OK, tu sei OK: grazie!
     
  8. Io sono OK, il mio lavoro, il mio studio e le mie passioni sono OK! Grazie!
     
  9. Ringrazio il sacro e sufficiente cibo di cui mi nutro, ringrazio la sacra e sufficiente acqua che mi lava e disseta. Faccio voto di nutrirmi causando la minor sofferenza possibile.
     
  10. Ringrazio quando ho fame, ringrazio quando digiuno, perché ciò mi aiuta a ricordare i bisogni di innumerevoli altri viventi.
     
  11. Ringrazio l'aria che respiro, ringrazio il sole che mi riscalda, ringrazio il mare e la luna, ringrazio ogni miracolo della natura.
     
  12. Acqua Ti Amo, Sole Ti Amo, Aria Ti Amo, Terra Ti Amo: grazie! grazie! grazie!
     
  13. Ringrazio le persone da cui imparo.
     
  14. Ringrazio quel che sono, ringrazio quel che ho.
     
  15. Ringrazio la vita così come l'ho vissuta, quella che sto vivendo, quella che vivrò: faccio voto di usarla a beneficio di innumerevoli esseri viventi.
     
  16. Ringrazio ogni mia paura, ringrazio ogni mio coraggio, ringrazio ogni mia emozione, ringrazio il mio cuore.
     
  17. Ringrazio la vita che sempre ci protegge, ringrazio la scintilla divina che è in ogni vivente.
     
  18. Riverisco come bella e sacra ogni parte del mio corpo e del mio essere: ne sono grato, l'accudisco con protezione e amore.
     
  19. Ringrazio i Maestri dell’umanità e ringrazio il mio desiderio e la mia possibilità di ascoltarli.
     
  20. Ringrazio di essere nato in questa epoca, ringrazio i miei genitori, ringrazio tutto l'amore ricevuto, che ricevo, che riceverò.
     
  21. Ringrazio i miei studi, ringrazio il mio lavoro e ogni altra opportunità che ho avuto, che ho e che avrò di realizzare me stesso e di dare il mio contributo alla società.
     
  22. Ringrazio di essere una goccia del grande fiume della vita, ringrazio di poter partecipare insieme alle altre gocce alla grande avventura di scendere dalla montagna fino al mare, ringrazio tutto ciò che incontro durante il cammino, ringrazio ogni altra goccia.
     
  23. Riconosco come vere gratificazioni quelle che nascono dalla mia gratitudine, dal mio amore a tutto tondo, dalle sacre condivisioni cuore a cuore, dal mio spirito di ricerca e dal coraggio di sfidarmi, dalla mia fede, dal provare a guardare le cose con lo stesso sguardo innocente e meravigliato di un bambino.
     
  24. Ringrazio come unica e sacra ogni occasione in cui mi posso relazionare con altre persone.
     
  25. Ringrazio le persone che mi ascoltano con il cuore e con l’intelletto, prego per essere a mia volta capace di un ascolto profondo.
     
  26. Prego affinché i miei pensieri siano sempre pieni di gratitudine, di rispetto, di accoglienza, di amore, di fede. Prego affinché le mie parole siano consapevoli, affinché le mie azioni siano benefiche.
     
  27. Prego affinché la mia lingua si fermi prima di parlare male, prego affinché io sia pronto a correggermi quando mi accorgo di essere caduto nella lamentela o nel rancore, rialzandomi e guarendomi nella gratitudine.
     
  28. Mi impegno a riconoscere e a trattare con amore ogni mio lato oscuro, tendente verso la sofferenza e la disgregazione, e a trasformarlo con la sacra medicina di una preghiera che sa ringraziare.
     
  29. Prego per la felicità e la protezione di ogni persona che, intenzionalmente o non intenzionalmente, libera o non libera nel suo agire, sicura o dubbiosa, schiava o non schiava di demoni o altre catene interiori, ha fatto o non fatto qualcosa a cui io ho reagito con una sofferenza che ancora è con me.
     
  30. Prego per la felicità e la protezione di ogni persona che ha provato sofferenza per ciò che io ho fatto o non fatto.
     
  31. Prego per vedere nell'altro un essere umano come me, limitato e bisognoso.
     
  32. Accolgo, ringrazio e do amore a ogni sofferenza necessaria, riconoscendola come propellente per migliorarmi attraverso una preghiera piena di gratitudine e di fiducia nella vita.
     
  33. Prego per riconoscere e curare prontamente ogni sofferenza non necessaria, cioè conseguente al rifiuto della vita così com’è.

Grazie!

La gratitudine è alla base della felicità, della pace interiore ed esteriore, di ogni sentimento ed emozione positivi. Dalla gratitudine possono nascere la compassione, l'amore, la solidarietà, la fratellanza e la sorellanza, un vivere migliore. Questa pratica della gratitudine permette infatti di superare la separazione tra noi e gli altri, tra noi e la natura, tra noi e il resto del mondo, che è causa di solitudine e di sofferenza. Riscoprendo giorno per giorno la nostra unione e profonda inseparabilità con tutto ciò che esiste ritroviamo noi stessi e la nostra felicità.

La gratitudine va oltre la razionalità e oltre la limitata comprensione che da essa deriva, perché è espressione dell'Anima. La gratitudine libera da ogni giudice interiore, da ogni tribunale interiorizzato, dalla paura del giudizio sociale, è per sua natura non-giudicante, rispettosa, fiduciosa, accogliente e immensamente amorevole, come un sole che illumina e indirizza ogni pensiero e ogni azione.

SperanzaQuesta pratica della gratitudine consiste nel ripetere interiormente queste frasi, o frasi di analogo significato o ispirazione che si accordino alla propria sensibilità e preferenza, ogni volta che lo si desidera e per quanto tempo lo si desidera, fino a farle diventare un'abitudine, un modo ricorrente di pensare e di vivere, un modo di essere. Le frasi qui proposte sono punti di partenza, infinite altre espressioni di gratitudine possono nascere dal proprio cuore.

Oltre alle espressioni di gratitudine, ho riportato anche esempi di preghiere: ogni preghiera intenzionale, consapevole, autentica e ben presente nel proprio cuore trascende le specificità di ogni religione e ritualità e arriva dove deve arrivare. Le nostre azioni, se consapevoli e ben dirette, sono esse stesse una preghiera.

Questa pratica può essere di ausilio e integrazione a ogni altra pratica spirituale che vada nella stessa direzione.

«La gratitudine apre alla pienezza della vita, trasforma ciò che abbiamo in qualcosa che è più che abbastanza, trasforma il diniego nell’accettazione, il caos nell’ordine, la confusione nella chiarezza, può trasformare un pranzo in un banchetto, un riparo in una casa, uno straniero in un amico. La gratitudine dà senso al nostro passato, porta la pace per l’oggi e crea una visione per il domani».

 
Melodie Beattie, citata in "Parlare Pace" di Marshall Rosenberg, cap. 12 su "La Gratitudine", libro usato come base nella sezione "Comunicazione Non Violenta".

Namasté,
Francesco Galgani, iniziato a scrivere l'11 agosto 2019, finito di scrivere il 16 settembre 2019

Un degno rappresentante...

Un degno rappresentante di chi veramente Ama la vita e sue Creature. Grazie!

fonte: https://www.youtube.com/watch?v=0gwOzzGibsg

DOWNLOAD MP4

Fortuna o sfortuna... vedremo!

Fortuna o sfortuna... vedremo!

Cerchiamo di relazionarci con gli aspetti positivi di noi stessi e degli altri.

Fonte del video seguente: https://www.youtube.com/watch?v=uK8i89rii7M
curato da: https://ngalso.org/it/

Nel video, dopo un breve canto di alcuni minuti, Michel Rinpoche (maestro buddista) espone le sue riflessioni e i suoi consigli sul tema della lamentela, della critica e del giudizio. Al termine, conclude con mezz'ora di meditazione guidata.

DOWNLOAD MP4

La Legge della Relatività dei Punti di Vista

Una delle leggi della Fisica è che non è possibile superare la velocità della luce. La prendo per vera, ci hanno già pensato altri a dimostrarla. Piuttosto… stavo pensando una cosa…

La velocità, in senso assoluto, non esiste, nel senso che è sempre relativa a qualcos’altro. Ad es., un passeggero seduto all’interno di un treno in movimento a che velocità si sta muovendo? Beh, ovviamente dipende dal punto di vista: rispetto al suolo sotto il vagone, la sua velocità è uguale a quella del treno, mentre rispetto al vagone la sua velocità è zero (perché ho ipotizzato che è seduto). Fin qui nulla di straordinario…

A ben vedere, però, si potrebbe obiettare che sia normale prendere come punto di riferimento per la velocità qualcosa di “fermo”. Peccato, però, che nell’universo non ci sia nulla di fermo, o meglio, qualcosa può essere considerato fermo (cioè a velocità zero) solo se si sta muovendo nella stessa direzione e verso di ciò che prendiamo come punto di riferimento. Come nell’esempio precedente, il passeggero è fermo solo nel senso che si sta muovendo nella stessa direzione e verso del treno. Al tempo stesso, il suolo è fermo? Direi proprio di no, tutti sanno che la Terra si muove sia su se stessa, sia intorno al Sole. Il Sole è fermo? No, si muove insieme a tutta la galassia. E così via… qualunque punto di riferimento non è fermo in senso assoluto, quindi qualunque cosa può essere legittimamente presa come punto di riferimento per il calcolo di una velocità. Anche fin qui, nulla di straordinario…

Continuando questo ragionamento, prendiamo come punto di riferimento per il calcolo della velocità di me stesso, mentre scrivo al computer queste riflessioni, un fotone che si sta muovendo dal Sole verso la Terra. Qual’è la mia velocità rispetto al fotone?

Semplice: il fotone, essendo il nostro punto di riferimento, è fermo (rispetto agli altri fotoni che si stanno muovendo insieme a lui nella stessa direzione e verso), mentre io mi sto muovendo alla velocità della luce “verso di lui”. Chiaro? Se poi, invece di starmene seduto al computer, salgo su un ascensore e comincio a salire andando incontro al fotone, la mia velocità, che prima era pari a quella della luce, la supera, seppur di poco. Ovvio, no?

Questa è la Legge della Relatività dei Punti di Vista, con la quale ho superato (di poco) la velocità della luce.

Potrei concludere qui… e invece preferisco concludere con un altro esempio per chi desiderasse superare di molto la velocità della luce. Basta prendere due puntatori laser direzionati lungo la stessa linea, ma con verso opposto: prendendo come punto di riferimento uno qualsiasi dei fotoni del primo laser, i fotoni del secondo laser si muoveranno al doppio della velocità della luce rispetto ad esso (in questo caso, il segno della velocità sarà positivo se i due laser puntano l’uno verso l’altro, negativo altrimenti).

E se volessi ottenere una velocità pari al triplo di quella della luce? Lascio questo esercizio ai miei lettori dotati di fantasia. Quel che spero di essere riuscito a comunicare è che i nostri punti di vista possono essere molto illusori perché tremendamente agganciati a ciò che conosciamo: cambiando punto di vista, anche ciò che sembra impossibile può essere superato. E questo, ovviamente, non vale solo per la velocità della luce.

A proposito di velocità della luce, il ragionamento fin qui esposto contiene una contraddizione tra la tesi iniziale (l'impossibilità di superare la velocità della luce) e la sua conclusione (velocità della luce superata). Ne segue che una parte di questo ragionamento è sbagliata (o che è sbagliata l'ipotesi iniziale), proprio perché "agganciata a ciò che conosco". I nostri ragionamenti possono essere molto fallaci se si basano su conoscenze, deduzioni o ipotesi che a loro volta sono incompleti, inesatti o falsi. Non solo: da un punto di vista strettamente logico, da una ipotesi falsa si può arrivare a qualsiasi conclusione, ovvero è possibile dimostrare tutto ciò che vogliamo, anche in contrasto con la realtà, se ci basiamo su ipotesi che non sono corrette nel senso di aderenti alla realtà. Qui però si aprirebbe un altro discorso su cosa è reale e cosa no, e sul fatto che non è reale ciò che è reale ma ciò che noi riteniamo tale... ma ora davvero mi fermo qui.

Buone riflessioni,
Francesco Galgani,
23 aprile 2019

È il tempo di pensare se hai tempo!!! (di Alessandro Pacenti)

Rapporto con il tempoBreve storia ma significativa per capire il pessimo rapporto che abbiamo con il "tempo". 

Vado dal primo benzinaio per gonfiare una ruota della bicicletta e chiedo se è possibile farlo. 

La risposta è: «Sì, ma adesso non ho tempo, passi più tardi».

Al che mi giro in cerca di un ipotetica persona in fin di vita, che il benzinaio doveva massaggiare fino al momento dell'arrivo dei soccorsi.

Beh, non c'era nessun bisognoso nei paraggi.

Pensavo agli 11 secondi di orologio, i quali un essere umano non è più capace né di dare né di gestire, perché lo percepisce come tempo perso.

Quindi mi è venuto da pensare al disagio che spesso sentiamo quando paghiamo un professionista per un lavoro e ci sentiamo e ci fa sentire come se gli stessimo rubando del tempo prezioso, mentre in realtà abbiamo pagato per il suo tempo.

Quindi, figuriamoci 5 secondi in modalità del tutto gratuita.

Tutto ciò è strano, in una società dove l'aiuto della tecnologia dovrebbe aumentare il tempo.

Quindi senza scomodare i grandi tomi della filosofia passata e neppure i poket book new age di autoaiuto, credo basterebbe pensare a:

Che rapporto abbiamo con il tempo?

Cosa significa spendere bene il nostro tempo?

Infine, cosa è il tempo?

Mettere il cambio in folle, spegnere il motore, e cercare di capire perché ci sentiamo "schiavi del tempo" sarebbe una piccola grande soluzione.

(Alessandro Pacenti)

Pages

Subscribe to Filosofia