Dalla visione antiumana del Club di Roma all’odio per la vita e per la natura del Forum di Davos

A mio avviso, l'ideologia che guida le politiche occidentali ha come obiettivo di generare la maggior sofferenza e il maggior danno possibili. Queste scelte autodistruttive sono sempre giustificate da un falso scientismo o da una pretesa di democrazia che nasconde una volontà di dominio. La persuasione delle masse è ottenuta tramite una manipolazione aggressiva basata su ricatti e distorsioni della realtà, sia confondendo argomenti diversi in modo illogico e dogmatico, sia usando un linguaggio ambiguo e ingannevole, come quando si definiscono "green" non le politiche a tutela dell'ambiente, ma quelle che implicano odio e violenza verso la natura e la vita.

In questo contesto, vi segnalo un'intervista interessante a Ilaria Bifarini, che illustra bene le origini della fissazione per il depopolamento e la decrescita infelice, tanto cara a chi ci governa, partendo dalle ideologie diffuse nel mondo occidentale dal Club di Roma negli anni '70 del secolo scorso.

fonte del video:
https://visionetv.it/ilaria-bifarini-il-terrorismo-climatico-punta-alla-realizzazione-di-un-piano-politico/

DOWNLOAD MP4

Intelligenza Artificiale - Una profonda analisi di Roberto Quaglia

fonte: https://luogocomune.net/30-scienza-e-tecnologia/6253-la-falsa-singolarit%C3%A0-tecnocratica-contro-la-vera-singolarit%C3%A0-tecnologica

La falsa singolarità tecnocratica contro la vera singolarità tecnologica

Articolo tratto dal II volume di Visione TV, intitolato “Il moderno prometeo artificiale

di Roberto Quaglia, 5 Giugno 2023

Quando si profila una tempesta mai vista all'orizzonte, hai voglia a chiuderti in casa e nasconderti sotto le coperte: la tempesta arriverà comunque perché la natura ha deciso così. Abbiamo messo in moto quel vortice di algoritmi che chiamiamo intelligenza artificiale e il turbine ora sta rapidamente montando alle dimensioni di uragano, ed è una tempesta che ci travolgerà inevitabilmente perché ormai così è nella natura delle cose. Buona fortuna a tutti!

Bene, dopo questa umile premessa, in effetti una promessa, proviamo ad affrontare uno degli argomenti più ostici di questo tempo ossia la creazione da parte nostra di una intelligenza artificiale in grado di risolvere tutti i nostri problemi, oppure - chi lo sa - di distruggerci e magari anche estinguerci.

Purtroppo, in gran parte delle discussioni a riguardo si dicono un sacco di scemenze, frutto del fatto che nessuno sa di che cosa si stia parlando. Probabilmente, nemmeno io lo so bene. E ad ascoltare gli stessi progettisti di queste intelligenze artificiali scopriamo con sconcerto che neppure loro lo sanno con esattezza. Ma il problema vero non consiste tanto in ciò che non sappiamo, quanto piuttosto in ciò che non sappiamo di non sapere. È riguardo a questo che ovunque si esagera.

A beneficio degli ultimi arrivati sull'argomento, facciamo quindi un breve riassunto delle puntate precedenti. Già nel 1950 Church e Turing formularono l'ipotesi che una macchina calcolatrice relativamente semplice sarebbe in grado di emulare un cervello umano, a patto di disporre di tempo e memoria infiniti. Ovviamente, questi non sono infiniti, per lo meno dalle nostre parti, quindi, è ovvio che dobbiamo scordarci la semplicità.

Un messaggio all’area del dissenso

Cosa è successo?
Dal 2020 in poi, abbiamo avuto un’esplosione di politiche totalitarie nel mondo occidentale, tutte accomunate dal voler sostituire i diritti naturali con premi e punizioni, o con permessi concessi temporaneamente sulla base dell’osservanza di certi comportamenti.
Parallelamente, l’impostazione filosofica del neoliberismo, basata sulla guerra dell’uomo contro l’uomo per primeggiare, si è accompagnata all’imposizione di un pensiero unico intriso di fondamentalismo scientista, con la complicità della quasi totalità del sistema giornalistico, scolastico, accademico, e sanitario.

L’area del dissenso
La grave involuzione dei sistemi occidentali cosiddetti “democratici” in cachistocrazie basate sui crediti sociali, ovvero la sostituzione dello stato di diritto con sistemi a punti in base ai comportamenti, ha generato un eterogeneo fronte del dissenso, che nei tre anni di psico-info-pandemia è stato completamente fallimentare. Abbiamo visto in Italia la definitiva sconfitta delle istanze dei cosiddetti “non allineati” con le elezioni del 25 settembre 2022, in cui nessun partito anti-sistema ha superato la soglia di sbarramento. Le numerose proteste con valore simbolico importante, come quelle dei portuali di Trieste o il Freedom Convoy canadese, non solo non hanno avuto alcuna efficacia, ma sono state affrontate con preoccupanti metodi repressivi che hanno suscitato sgomento in tutto il mondo.

Quali sono le tre principali urgenze?
1. Imparare dagli errori.
2. Imparare dagli errori.
3. Imparare dagli errori.

L'autocritica è fondamentale per il nostro progresso. In un momento in cui l'Italia si trova coinvolta in una guerra che non la riguarda, in cui a livello europeo si dibatte sul green-pass globale, e in cui i sostenitori dell'Agenda 2030 del WEF progettano di imporci le loro visioni, noi, come area del dissenso, quale ruolo stiamo svolgendo? Quale contributo stiamo dando alle iniziative comuni più urgenti? Non mi riferisco solo ai referendum su sanità e invio armi. Siamo già a un punto in cui basta condividere un link “sgradito” su Whatsapp e altri social o sistemi di messaggistica per rischiare di perdere l'account, figuriamoci cosa potrebbe succedere dal 25 agosto 2023, quando entrerà in vigore il Digital Services Act, che imporrà a tutta Europa una serie di obblighi per i fornitori di servizi digitali. Tra questi, ci sarà anche quello di segnalare tempestivamente alle autorità se “sarà probabilmente commesso un reato”. A me questo ricorda lo “psicoreato” di George Orwell.

Qual è il principale errore da non ripetere?
È importante che ci concentriamo sulle nostre comuni priorità, senza lasciarci distrarre da questioni marginali, irrilevanti o facilmente smontabili. Non dovremmo cercare di imporre la nostra visione delle cose, ma focalizzarci sul fatto che la libertà di pensiero e di scelta è un valore politico fondamentale da difendere ad ogni costo.
È altrettanto importante che ci rispettiamo reciprocamente, senza cadere in atteggiamenti personalistici o egoistici. Siamo consapevoli che il contesto sociale e culturale in cui viviamo ci spinge a competere, cioè a fare la guerra confrontandoci in modo aggressivo, ma noi possiamo scegliere di relazionarci in modo diverso, più collaborativo e solidale.

Come facciamo a vincere?
La vittoria non si misura con l’annientamento dei nemici. Se così fosse, giusto per fare un esempio, l’attuale conflitto Nato-Russia, combattuto principalmente sul territorio ucraino, potrebbe risolversi soltanto con il genocidio di una delle due parti o di entrambe. Ma questa non sarebbe vittoria, ovviamente.
Voler prevalere sugli altri non è mai vittoria. Questa è una logica distruttiva che porta solo a tragedie.
L’unica possibile vittoria sta nell’equilibrio e nel sentirsi parte di qualcosa di più grande. Ciò vale in qualsiasi circostanza. Proviamo a ripartire da questo principio.
Inoltre, ricordiamoci che il “nemico” mette sempre fratello contro fratello, sorella contro sorella, cittadino contro cittadino, marito contro moglie, civile contro carabiniere, figli contro genitori, e così via, spaccando ogni volta la società in due parti e mostrificando una delle due. E’ un inganno, stiamo attenti.

(7 giugno 2023)

Pages

Subscribe to Informatica Libera - Francesco Galgani's Blog RSS