Disclaimer: questo testo è un elaborato personale di studio e divulgazione. Non rappresenta un documento ufficiale dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. Eventuali imprecisioni sono mie, comunque i link che ho riportato permettono una verifica diretta delle fonti.
Provo qui a riflettere su Legge mistica, preghiera, desideri, responsabilità e interdipendenza — con alcuni termini giapponesi linkati al Soka Gakkai Dictionary of Buddhism (EN) e citazioni in italiano dalla Biblioteca di Nichiren.
Introduzione: perché questo testo
Ho scritto questo breve saggio per rispondere con calma a obiezioni e critiche che spesso emergono riguardo al Buddismo di Nichiren come praticato nella Soka Gakkai Internazionale (SGI). Senza polemiche, provo a fare chiarezza su due questioni: che questa pratica favorisca l’egoismo o il materialismo e che la Soka Gakkai sia una “setta” di cui sospettare. La mia esperienza di studio e pratica indica l’opposto; nel proseguo, presento i motivi e le fonti.
Uno stimolo fondamentale nel redigere questo testo mi è giunto dall'incontro con i buddisti impegnati, a livello internazionale, in una preghiera costante, giorno e notte, tutti i giorni, per la pace. E' stata come una ventata d'aria fresca in mezzo alla calura o come una pioggia gentile nel deserto.
Quello che ho scritto non è solo per chi è nuovo all’argomento, ma per chiunque desideri un quadro organico in grado di tenere insieme principi, pratica e vita quotidiana.
Il punto di partenza è la Legge mistica (Myōhō Renge Kyō) e la sua invocazione Nam‑myōhō‑renge‑kyō: secondo Nichiren, è l’essenza del Sutra del Loto e il cuore della pratica che consente di manifestare la Buddità nella forma presente. La chiave è la trasformazione interiore che si riflette in azioni e risultati: ciò che SGI riassume nell’espressione creazione di valore, ereditata da Tsunesaburō Makiguchi.
Che cosa intendiamo per «Legge mistica»
Nel lessico di Nichiren, la Legge mistica (Myōhō Renge Kyō) è il principio fondamentale che permea la vita e l’universo. Myō (妙) indica il «meraviglioso che apre» e «pienamente dotato»: non un mistero irrazionale, ma la capacità della realtà di svelare la sua profondità e di trasformare perfino il «veleno» in «medicina» (hendoku iyaku). Renge (蓮華) — il loto che fiorisce e fruttifica allo stesso tempo — esprime la simultaneità di causa ed effetto. Kyō (経) è l’insegnamento che pervade il tempo e lo spazio.
Quando recitiamo Nam‑myōhō‑renge‑kyō (南無妙法蓮華経), non pronunciamo una formula magica: dichiariamo dedizione (namu/nam) alla Legge suprema (Myōhō Renge Kyō) e armonizziamo la nostra vita a questa dinamica. È l’essenza del daimoku, la pratica fondamentale.
«Il carattere myō significa aprire… poiché può guarire ciò che è ritenuto incurabile, è chiamato myō, o meraviglioso.» RSND, Il daimoku del Sutra del Loto.
1) Che cosa sono gli «insegnamenti errati»
Nichiren è noto per il suo linguaggio diretto quando difende ciò che considera la Legge corretta. «Errato» non significa «diverso da ciò che penso», ma «ciò che oscura o distorce il Sutra del Loto e impedisce alle persone di manifestare la loro Buddità». Per discernere, la tradizione fa riferimento ai Quattro Affidamenti (四依): affidarsi alla Legge, non alla persona; al significato, non alle parole; alla saggezza, non alle opinioni; agli insegnamenti definitivi, non a quelli provvisori. Il punto non è dividere il mondo in «noi/loro», ma custodire il cuore umanistico del Sutra del Loto: la dignità di ogni vita e l’accesso universale all’illuminazione.
«Affidatevi alla Legge e non alla persona.» RSND, L’insegnamento, la pratica e la prova.
SGI interpreta questa severità come responsabilità per gli effetti. Un insegnamento è «giusto» se, praticato, sviluppa coraggio, saggezza e compassione e migliora la vita delle persone e la società. Se induce dipendenza, fatalismo o disprezzo della vita, allora va corretto o abbandonato. Questa prospettiva «basata sui risultati» è coerente con il criterio di Nichiren: insegnamento, pratica e prova.
2) «Non dipendere dagli altri» — autonomia spirituale, non isolamento
L’espressione «non dipendere dagli altri» non è uno slogan individualista. Significa che l’autorità ultima non è il carisma di un leader o la pressione del gruppo, ma la Legge e la propria verifica nella vita quotidiana. Per SGI, «comunità» non equivale a conformismo: studiamo insieme per diventare più liberi e capaci di giudizio morale.
Esempio pratico
Se una scelta importante ti mette ansia (lavoro, relazione, salute), «non dipendere» significa: 1) sederti davanti al Gohonzon e recitare Nam‑myōhō‑renge‑kyō mirando a una decisione giusta per la dignità della vita; 2) confrontarti con chi stimi; 3) agire responsabilmente. Nessuno decide al posto tuo; nessuno è lasciato solo.
3) «Chi ha creato tutto?» — perché la risposta SGI non è teistica
Nel Buddismo di Nichiren non esiste un dio creatore che dal nulla fa sorgere il cosmo. L’universo è senza inizio (kuon ganjo) e la realtà si manifesta per origine dipendente: nulla esiste isolatamente, tutto sorge in relazione a cause e condizioni. La Legge mistica non è un «qualcuno» che decide, ma il principio immanente che descrive e governa la vita.
«Ciò che tutti i Budda prendono come maestro è la Legge.» RSND, Sulle preghiere.
Domandare «chi ha creato tutto?» presuppone una causa personale. Il Buddismo sposta il fuoco su un’altra domanda: «Qual è la Legge che, compresa e praticata, libera la vita umana?». La risposta è Nam‑myōhō‑renge‑kyō, identificata da Nichiren come la Legge fondamentale. Per questo egli parla di Myōhō come «madre di tutti i Budda»: non «madre del mondo fisico», ma origine dell’illuminazione.
4) Cosa significa davvero «mistica» (myō)
«Mistico» in Nichiren non significa occulto o anti‑razionale. Myō (妙) riassume tre sfumature: aprire (rivelare la vera realtà), pienamente dotato (ogni parte contiene il tutto) e rivitalizzare (ridare vita dove sembra non esserci speranza). Quando la vita si accorda con Myōhō, si attiva un potere di trasformazione che cambia la qualità della coscienza e, di conseguenza, le scelte e i risultati.
«Myō significa rivitalizzare, e rivitalizzare significa tornare a vivere.» RSND, Il daimoku del Sutra del Loto.
5) È immanente? Sì: la Legge come «vero aspetto di tutti i fenomeni»
Per Nichiren, il vero aspetto della realtà (shoho jissō) è un altro nome di Myōhō Renge Kyō. Questo «vero aspetto» si manifesta non solo nell’interiorità ma anche nel mondo circostante: unità di vita e ambiente (eshō funi). Non esistono terre «pure» o «impure» indipendenti dalle persone: è la qualità della mente/cuore che tinge l’esperienza.
«Il vero aspetto si manifesta invariabilmente in tutti i fenomeni…» RSND, Il reale aspetto del Gohonzon.
Religioni diverse: esclusivismo o dialogo?
SGI afferma insieme due principi: fermezza nella pratica di Nam‑myōhō‑renge‑kyō e rispetto per le altre tradizioni. La misura non è «chi ha ragione in astratto», ma il contributo alla dignità della vita e alla pace. Nel linguaggio di Nichiren, il Sutra del Loto è completo e definitivo; ma proprio per questo chi lo pratica può e deve dialogare senza arroganza.
6) Preghiera e gratitudine: a chi sono rivolte
Nella SGI, la preghiera si rivolge alla Legge mistica mediante il Gohonzon. Non si supplica un’entità arbitraria: si fissa un voto, si allineano pensieri e azioni e si costruiscono cause coerenti. Anche la gratitudine ha due direzioni: verso la Legge (recitando Nam‑myōhō‑renge‑kyō) e verso le persone/funzioni che ci sostengono — genitori, amici, insegnanti, «forze protettive» (shoten zenjin) intese come funzioni della vita e dell’ambiente.
«Questo mandala… è il maestro di tutti i Budda delle tre esistenze.» RSND, Offrire preghiere al mandala della Legge mistica.
Come si prega «concretamente»
- Chiarezza del voto: «che la mia scelta giovi a me e agli altri».
- Daimoku mirato: recitazione regolare, anche breve ma quotidiana, per rischiarare la mente e fortificare coraggio e saggezza.
- Azione: cercare informazioni, parlare con chi può aiutare, fare il primo passo concreto.
La preghiera è «strategia» (RSND: La strategia del Sutra del Loto): viene prima, ma non sostituisce l’impegno.
7) «I desideri terreni sono illuminazione» (bonnō soku bodai)
Il Buddismo di Nichiren non tenta di reprimere l’energia dei desideri: la trasforma. «Desideri terreni» sono passioni, paure, attaccamenti; «illuminazione» è la saggezza compassionevole del Budda. Il principio afferma che, unendo la vita alla Legge, la stessa energia che prima generava sofferenza diventa carburante di valore.
Questo è il significato di «le illusioni e i desideri sono illuminazione» e di «le sofferenze di nascita e morte sono nirvana». RSND, L’eredità della Legge fondamentale della vita.
Dal veleno alla medicina (hendoku iyaku)
Per spiegare come avvenga la trasformazione, Nichiren parla del grande medico che trasforma il veleno in medicina. Non si tratta di romanticizzare il dolore, ma di attivare una risposta che trasforma crisi, fallimenti e blocchi in apprendimento, empatia e decisioni più sagge (trasformare la sofferenza in saggezza). Molti praticanti raccontano che, invece di «spegnere» desideri, cominciano a orientarli verso progetti che generano bellezza, beneficio e bene (la triade valoriale di Makiguchi).
Tre esempi concreti
- Rabbia → coraggio: la recitazione chiarisce il confine tra dignità e risentimento; agisco con decisione ma senza odio.
- Paura → prudenza creativa: non mi immobilizza; mi spinge a prepararmi meglio, a chiedere aiuto, a fare un passo alla volta.
- Ambizione → missione: da bisogno di approvazione a voto di creare valore per molti, migliorando anche il proprio lavoro.
8) Pratica quotidiana: daimoku, gongyō e «prova»
La pratica SGI si fonda su due pilastri: la recitazione di Nam‑myōhō‑renge‑kyō e la lettura quotidiana di passi del capitolo II («Espedienti») e XVI («Durata della vita») del Sutra del Loto (gongyō). Questi capitoli esprimono l’uguaglianza di tutti alla Buddità e l’illuminazione eterna del Budda — il cuore della visione di Nichiren.
La prova è duplice: interiore (più coraggio, saggezza, compassione, gioia nonostante le sfide) ed esteriore (relazioni più sane, qualità del lavoro, contributo alla comunità). Se una pratica non produce prova, SGI invita a rivalutare obiettivi e metodi: la fede non è credulità, ma verifica.
9) «Creazione di valore»: dal desiderio al bene condiviso
Il nome «Soka» significa «creazione di valore». Tsunesaburō Makiguchi — educatore e primo presidente — sintetizzava tre dimensioni del valore: bellezza, beneficio, bene. L’idea è semplice e impegnativa: ogni situazione, anche la più difficile, può diventare terreno per creare qualcosa che abbellisca la vita, che sia utile e che migliori il mondo.
Come si fa, in concreto?
- Voto: chiarire che tipo di persona voglio diventare e quale contributo voglio portare.
- Pratica: sostenere il voto con daimoku e gongyō, specie nei momenti in cui «non ho tempo».
- Cause: studiare, allenarsi, chiedere feedback, fare rete, aiutare altri a crescere.
Non si tratta di «pensiero positivo»: è una disciplina spirituale che educa il carattere e cambia le abitudini.
10) «Prendere in mano la propria vita» senza negare l’interdipendenza
Espressioni come «prendere in mano la propria vita», «essere artefici del proprio destino» o «tutto dipende da me» sono comuni nel linguaggio SGI e possono generare equivoci. In questa cornice, non significano onnipotenza individuale né colpevolizzazione delle vittime. Significano: assumere la responsabilità del proprio ichinen — l’orientamento fondamentale della mente/cuore — e scegliere le cause migliori in dialogo con una realtà che è interdipendente (eshō funi).
Quattro chiarimenti importanti
- Agentività ("capacità di agire", "potere d’azione" o "senso di controllo sulle proprie azioni") ≠ controllo del mondo: posso scegliere la mia risposta, non comandare le circostanze. La pratica rafforza la capacità di affrontare e trasformare le difficoltà, la lucidità e la creatività.
- Responsabilità ≠ colpa: dire «tutto dipende da me» significa che io posso fare qualcosa adesso — anche chiedere aiuto, tutelarmi, cambiare strada. Non è un giudizio sulle sofferenze subite.
- Interdipendenza: proprio perché «dipendiamo da tutto», la qualità del mio stato vitale influenza la rete di relazioni. La mia trasformazione «muove» l’ambiente (spesso) e sempre la mia percezione/azione.
- Voto e comunità: l’agentività è sostenuta dal voto (orientamento profondo) e da una comunità che incoraggia. Non «ce la faccio da solo»; scelgo come partecipare.
Rispondere all’obiezione «io dipendo da tutto, quindi non dipende da me»
La logica buddista risponde: proprio perché ogni cosa è relazione, la qualità della mia intenzione e delle mie azioni ha effetti reali. Recitare Nam‑myōhō‑renge‑kyō non «aggiunge» una forza dall’esterno: allinea la mia vita con la Legge e libera energie latenti (coraggio, saggezza, compassione) che modificano le dinamiche in gioco. Questo è il senso concreto di «i desideri sono illuminazione» e «veleno → medicina».
Possibili domande
«Se non capisco tutto il Sutra, ha senso praticare?»
Sì. Comprendere aiuta, ma la pratica non è un esame di teoria. Nichiren insiste sulla prova nella vita: recita, osserva i cambiamenti, continua a studiare. Con il tempo la comprensione si approfondisce.
«E le divinità protettive?»
Nel linguaggio tradizionale, shoten zenjin esprime le funzioni protettive della vita e dell’ambiente che si attivano quando sosteniamo la Legge. Non si tratta di «magia»: è una visione relazionale della realtà.
«Devo abbandonare la mia cultura o le mie convinzioni?»
No. SGI valorizza il dialogo e l’apporto di ciascuno. La pratica non chiede di annullare l’identità personale, ma di purificarla e orientarla al bene.
Fonti principali (italiano)
- Il daimoku del Sutra del Loto — spiegazione di myō e «veleno → medicina».
- Offrire preghiere al mandala della Legge mistica — il Gohonzon come «maestro di tutti i Budda».
- Sulle preghiere — «i Budda prendono come maestro la Legge»; preghiera «certa» se basata sul Sutra del Loto.
- Il reale aspetto del Gohonzon — «vero aspetto» e eshō funi.
- L’eredità della Legge fondamentale della vita — «i desideri sono illuminazione».
- La strategia del Sutra del Loto — preghiera come «strategia».
Per un glossario completo in inglese: Soka Gakkai Dictionary of Buddhism. Nel testo ho linkato: Nam‑myōhō‑renge‑kyō, daimoku, Gohonzon, ichinen sanzen, eshō funi, bonnō soku bodai, hendoku iyaku, kuon ganjo, kōsen‑rufu, shoten zenjin.
Grazie a tutti i meravigliosi compagni di fede.
(12 agosto 2025)