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Infanzia rubata... dai mostri tecnologici d'un mondo iperconnesso

Prima di scandalizzarsi o di giudicare quanto segue, ne consiglio un'attenta lettura. E' un articolo apparso su Repubblica, versione cartacea, di giovedì 27 gennaio 2000, scritto dal giornalista Michele Smargiassi, e intitolato «Bimbi precoci e stressati "E' colpa della scuola"» (fonte).

Ne riporto solo una parte, che credo sia sufficiente per centrare la questione. Sono passati 14 anni da allora: cosa ne pensate?

«Depressione. Autismo. Iperattivismo. Aumento delle allergie, "asma triplicata negli ultimi dieci anni". Con la calma implacabile di un pubblico ministero Joan Almon elenca le prove del delitto. Capo d'accusa: infanzia rubata. Americana in questo caso, ma anche italiana: "Conosco un po' il vostro sistema scolastico: potete ancora salvare i vostri bambini, ma fate presto". Una specie di Amnesty International per bambini, nata appena un anno fa tra Europa e usa, Alliance for children, di cui la signora Almon è fondatrice e portavoce, è pronta a fare anche da noi la sua battaglia contro lo stress da educazione e contro i suoi mostri. Il primo dei quali non è più la televisione ma il computer, seducente e pieno di lusinghe e perciò infido: "Non fatelo usare ai bambini prima dei 16-18 anni, evitate le scuole che lo sbandierano nel curriculum. Un bambino deve parlare con i suoi coetanei, non con una macchina che dà risposte fredde e meccaniche, deve giocare con un pallone, non con un mouse che a dosi massicce rischia di produrre disabili precoci con tendini dell'avambraccio logorati al punto da non lasciar più usare nemmeno la matita.". Specchietto per allodole-genitori troppo ansiosi per il futuro dei loro piccoli, il computer che invade le scuole materne ed elementari è il simbolo stesso della "precocizzazione". Che è il grande nemico evocato in questi giorni a Bologna tra i dibattiti, gli spettacoli e i giochi del meeting europeo delle scuole steineriane; quelle curiose scuole senza esami, senza programmi da rispettare, senza "obiettivi" da raggiungere, senza libri di testo, dove al posto dei voti i maestri scrivono racconti e poesie, dove le tabelline si imparano danzando e il linguaggio con la musica e il disegno, dove "dimenticare è importante quanto imparare". "Le vostre scuole elementari, pubbliche o private è lo stesso, sono troppo intellettuali, sono piccole università", dice bruno Sandkuhler, che dirige il Bund delle scuole steineriane d'Europa. Curioso, per un sistema scolastico che gode della pessima reputazione popolare di non insegnare nulla, sentirsi tacciato di pericoloso accademismo. "Ma è proprio perché tenta di fabbricare dei piccoli professori che la vostra scuola fallisce". Può essere che gli steineriani drammatizzino un tantino, per far risaltare la diversità delle loro scuole. Ma ci sarà pure una ragione se qualcuno ha consigliato persino a Silvio Berlusconi di iscrivere i suoi figli non alle solite scuole "da ricchi" ma proprio a una scuola Steineriana, dove oltretutto la televisione è di fatto vietata fino ai dodici anni.»

Buone riflessioni,
Francesco Galgani,
22 ottobre 2014

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