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Il pensiero omologato e la dipendenza emotiva nell'era tecnologica

Testamento

Nella spinata solitudine
cerco un perché,
frugo su Instagram,
ma Amore non c’è.

Disperata è il mio nome,
troppo stanco il mio respiro,
ma prima che sia l’ultimo
un saluto qui vi scrivo.

Schifosa vanità
nel vostro postare,
ha virale attenzione
ma è vuota e immorale:

a tutto serve,
fuorché all’essenziale,
il cuore mi trafigge,
di sangue grondare.

Se tormenti condivido,
neanche un like,
se faccio foto belle,
manco uno smile.

Più profondo è il pensiero,
più lo disprezzate,
più penosa l’esistenza,
più mi violentate.

Lacrime amare
in questo mio scrivere
solo il cielo comprende,
ma perché devo vivere?!

Amore e Compassione,
solo queste basterebbero,
con un po’ di comprensione
il mondo cambierebbero...

ma il sondaggio è chiaro,
esser qui non mi serve,
la mia fine ha deciso
senza se né riserve.

Tutti a sghignazzarmi,
solo Dio vede e sa,
forse ci rivedremo
in un migliore aldilà,

dove smartphone non c’è,
dove Internet mai è stato,
dove ognuno è ok
senza esser giudicato,

dove contano l’Anima,
e pure il talento,
dove un “Ti Amo”
non è polvere al vento.

Addio.

(Francesco Galgani, 7 marzo 2020, www.galgani.it, scritto in memoria della sedicenne malese morta suicida a seguito di un sondaggio su Instagram in cui ha chiesto se doveva vivere o morire)

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