Perché la tecnologia riesce a persuadere e ad illudere l'uomo?
Perché c'è un condizionamento reciproco tra norma sociale e tecnologia?
Perché l'uomo è un essere desiderante? Da dove viene questo oscuro desiderio del piacere infinito?
Perché una minoranza organizzata unita nella gestione del potere che genera ricchezza per pochi prevale sempre sulla maggioranza del popolo, la cui saggezza gli serve a vivere e non lo ha mai liberato?
Come mai è difficile comunicare?
I fattori limitanti della natura umana
- condizione esistenziale
L'uomo non riesce a dare una risposta razionale alla domanda del perchè della propria esistenza.
Solo la voglia di vivere può superare tale senso di vuoto e nullità.
Ma è la voglia di vivere stessa dell'uomo a condizionare la capacità di ragionare, a vivere di illusioni e desideri infiniti, poiché è difficile sopportare la realtà della propria vita; pochi resistono alla fatica di un lungo esame di coscienza ed all’accettazione della complessità della vita nelle sue molteplici forme.
- visione soggettiva della realtà
Ogni individuo è circondato dal mondo reale, di cui la volontà incosciente ha un ricordo che non è più la realtà vissuta ma una propria rappresentazione della realtà diversa da quella degli altri.
Inoltre l'individuo spesso identifica la sua volontà con la vita vissuta ed ha difficoltà a razionalizzare in modo imparziale e distaccato i problemi che gli si pongono davanti.
Esiste un pregiudizio (Bias) di conferma auto-favorevole che le persone si attribuiscono nello spiegare le cause degli eventi: la tendenza generata da una distorsione inconscia del pensiero di cercare soltanto quelle informazioni che confermano la nostra visione preconcetta del mondo. Un meccanismo che ci impedisce di essere totalmente oggettivi.
Le persone tendono infatti a cercare nell’ambiente informazioni in linea con i loro pre-esistenti punti di vista e a interpretare tali informazioni nella direzione di una loro conferma, ricordando selettivamente le informazioni che li supportano.
- condizione ambientale
Nella sua irripetibilità a farsi individuo, l'uomo vive e agisce all'interno di un sistema economico che lo condiziona culturalmente e socialmente.
- età evolutiva
Quando parliamo dell'uomo, convenzionalmente ci riferiamo ad un "uomo in generale" che nella realtà non esiste. Basta pensare ad un neonato che non ragiona come un adulto. Nel tempo con l'apprendimento la ragione si sviluppa, ma intanto la vita passa e nell'esperienza l'uomo vive sentimenti che condizionano la sua personalità nel bene e nel male.
- dimensione psichica
La ragione è condizionata da una dimensione psichica di cui il soggetto non è consapevole (inconscio).
Ad esempio alcuni tratti narcisistici appaiono nel corso dello sviluppo dell'individuo, che sono funzionali al rafforzamento della propria autostima per poter affrontare la complessità della vita.
Ma molte volte il narcisismo comporta un sentimento esagerato della propria importanza e idealizzazione del proprio sé, ovvero una forma di innamoramento di sé.
La persona manifesta una forma di egoismo profondo di cui non è di solito consapevole, una evidente concentrazione su se stesso negli scambi interpersonali ed una incapacità di vedere il mondo dal punto di vista degli altri.
- dimensione emotiva
La ragione ha un limite dovuto al sistema esperenziale che organizza le nostre conoscenze mediante una rappresentazione del mondo frutto della volontà incosciente, dove le emozioni interferiscono profondamente e sistematicamente con la razionalità.
Gran parte degli stati d'animo si verificano senza che da parte nostra ci sia un controllo conscio sulle emozioni che viviamo.
Vogliamo credere che siamo razionali, ma la ragione si rivela essere il modo in cui - a fatto compiuto - razionalizziamo ciò che le nostre emozioni già vogliono credere.
L'agire umano dipende da una irrazionalità insita nell'uomo che affiora ogni volta che la ragione cede il passo a tutta una serie di comportamenti che non sono il frutto di una logica ma di emozioni, istinti, sentimenti giustificati a posteriori, con argomenti che si sforzano di essere razionali nel tentativo di dare a noi stessi un ordine che non esiste.
Così nell'affrontare la difficoltà di vivere l'individuo inconsciamente esprime comportamenti irrazionali (come paranoie, fobie, fissazioni, manie, pregiudizi, dipendenze patologiche, etc) che sono tratti costitutivi di una persona.
- sovraccarico cognitivo
Esposizione ad un sovraccarico informativo che non riusciamo ad assimilare, con un processamento di elaborazione, di informazioni irrilevanti e una accentuata distraibilità dovuta alla presenza di informazioni in eccesso.
Lo stimolo percettivo raggiunge quindi la coscienza senza tenere conto della sua contestualizzazione spazio-temporale.
Il senso comune si smarrisce tra i dettagli irrilevanti che vengono percepiti come “nuovi”.
Le informazioni irrilevanti, in termini di esperienze disconnesse, vengono considerate determinanti fino al punto di suggerire falsi nessi causali, laddove invece le informazioni che potrebbero generare deduzioni contrarie vengono ignorate, con la funzione di preservare l'autostima, limitando così l’accesso alla consapevolezza degli aspetti personali negativi conservati nella memoria.
- distorsione della comunicazione
Le distorsioni cognitive che influenzano l’attribuzione, ovvero il modo in cui noi stabiliamo chi o cosa sia responsabile di un evento o di una azione sia nostra che altrui, comportano possibili importanti alterazioni sui meccanismi di comunicazione umana.
Molte forme di comunicazione risultano essere predeterminate nella loro evoluzione (e nei loro esiti), in modo aprioristico, sia per vincoli di tipo contestuale (ad esempio di tipo sociale o legale), che di tipo relazionale.
In questi ambiti comunicativi la funzione dei disordini del pensiero è quella di rinforzare l’inautenticità delle sequenze comunicative presenti in questi contesti o relazioni, che sempre di più appaiono essere governate da automatismi di pensiero come quello euristico. In questo senso essi tendono ad attribuirsi il merito dei successi e a declinare le responsabilità dei fallimenti.
Questi fattori limitanti evidenziano la difficoltà di un comportamento razionale dell'individuo, ma restano alla base della conoscenza per discutere di una qualsiasi volontà di cambiamento.
L'uomo sceglie sempre la strada più facile per risollevarsi dalla sua condizione esistenziale, per questo è fondamentale che riconosca per primo i suoi limiti naturali.
Solo mettendo a nudo i limiti della natura umana è possibile conoscere meglio se stessi avendo compassione dell'umanità nel desiderare la felicità per tutti.
L'incontro con "l'altra/o diverso da sé" può permettere ad una persona di superare i propri limiti e di scoprire nuove opportunità, specialmente quando l'esperienza vissuta non è più un fatto individuale, ma qualcosa di condiviso e costruito insieme. Quando più menti si uniscono, condividendo intenzioni e sistema valoriale, la potenzialità che ne emerge va oltre i limiti del singolo.
Forse, per gli esseri umani, il fattore limitante più pericoloso e insidioso è il facile cedimento al senso di impotenza e di disperazione, agli istinti egoistici incuranti del loro effetto sul benessere altrui, al desiderare senza mai raggiungere un senso di appagamento, al sentirsi migliori o più importanti delle altre persone: tutti questi aspetti fanno parte della natura umana e la limitano fortemente, come un'automobile che tenta di muoversi in una ripida salita con il freno a mano tirato. Uscire dal proprio microcosmo individuale, sentendosi parte di una "rete" che comprende anche le altre persone e più generale le altre forme di vita (e quindi la natura), agendo con un atteggiamento di rispetto e di gratitudine per la vita propria e altrui, concependo benessere e felicità come un "bene comune", possono essere una via per superare tanti limiti esistenziali.
Giulio Ripa e Francesco Galgani,
9 novembre 2015