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Non ammettiamo una sola ipotesi, una sola teoria, una sola spiegazione, una sola verità

Tra le tante informazioni che ci arrivano, e tra i tanti pensieri che ci frullano per la testa, a volte potremmo aver bisogno di fare una selezione, distinguendo ciò che è verosimile da ciò che quasi certamente è una menzogna. O meglio, questa operazione di scrematura già la facciamo automaticamente, di solito tramite euristiche, reazioni emotive o adesioni fideistiche. Il risultato finale, però, spesso è scadente o addirittura controproducente, pari a quello di chi volesse potabilizzare l’acqua del fiume dei propri pensieri non tramite clorazione, ma aggiungendo sale o urina.

Serve un metodo affidabile. Ne propongo almeno due.

Il primo metodo è la verifica tramite l’esperienza e lo studio personali, ovvero il mettere a contatto una certa idea con la cangianza della realtà vissuta e studiata. Alcune pietre preziose assumono colori diversi sotto tipi di luce differenti. Allo stesso modo, la realtà non è mai univoca, ma ha caratteristiche compresenti, e spesso opposte, anche se in un certo momento solo un aspetto è visibile, mentre gli altri rimangono latenti. In questo modo, maggiori saranno le esperienze di vita e di studio in contesti diversi, e maggiore sarà la propria abilità nel non dare troppo credito alle proprie idee. Di contro, più ristretto e sempre uguale a se stesso sarà il proprio contesto di vita, e maggiore sarà la propria ottusità.

Il secondo metodo è il rigettare a priori qualsiasi chiave interpretativa della realtà che si presenti come l’unica ammissibile, giacché è menzognera nel fatto stesso di negare ciò che le è antitetico. Ne segue che non potremmo mai ammettere, per un qualsiasi ente di indagine, una sola ipotesi, una sola teoria, una sola spiegazione, o una sola verità. Tale radicalizzazione è sicuramente incompatibile con qualsiasi credo o verità comunemente accettata, eppure è ontologicamente fondata sul principio di contraddizione, di interdipendenza e di compresenza degli opposti, già abbondantemente discusso in questo blog nel corso degli ultimi due anni.

Per chi non avesse familiarità con il suddetto principio, ripeto brevemente quanto ho già scritto in precedenza, ovvero: ogni cosa esiste perché esiste il suo opposto ed è in relazione con esso, inoltre ciò che è vero è al contempo anche falso, in quanto verità e falsità non sono mai caratteristiche stabili e indipendenti. Non esiste infatti qualcosa che non sia identificato e identificabile dalle relazioni con ciò che è diverso da sé (nulla esiste di per sé), secondariamente la verità o falsità di un concetto sono in relazione al sistema di riferimento.

Detto ciò, propongo un’idea da setacciare con i due metodi proposti: “La Terra è piatta”. Per quanto ho appena scritto, applicando i miei metodi di indagine, dovrei arrivare a concludere che l’affermazione è sia vera sia falsa, in base al sistema di riferimento. Proviamo...

Il primo metodo, quello legato all’esperienza e allo studio personale, può o non può essere di aiuto in base alle circostanze di vita. Una persona che abbia trascorso tutto il suo tempo dentro una caverna (nello specifico, nella sua personale caverna di Platone, piena di pregiudizi, preconcetti e verità assolute), forse, potrebbe non avere sufficienti strumenti analitici per valutare la forma del pianeta. Comunque, per la maggioranza di noi, gli elementi di verifica non dovrebbero mancare. Ne propongo tre:

1. La forma e la durata delle rotte aeree
Le rotte su lunghe distanze sono tutte ortodromiche, cioè archi di cerchio, e tutti gli aerei (di linea) attualmente in volo sul pianeta, tutti i loro diari di bordo, le loro velocità in tempo reale, nonché le rotte presenti e passate, sono mostrate su FlightAware.
Su tale sito, ho controllato la rotta da New Delhi (India) a San Francisco (California), che è inequivocabilmente un semicerchio. Ciò ha senso soltanto se la superficie del pianeta è sferica.
Inoltre, se la Terra avesse una disposizione delle terre emerse diversa da quella del mappamondo sferico, le distanze in linea d’aria tra città remote sarebbero radicalmente diverse da quelle attuali, e quindi anche i tempi di viaggio aereo sarebbero radicalmente differenti.

2. I tramonti
Ho visto e fotografato tramonti di surreale bellezza, nei quali, sempre e comunque, il Sole scompare sotto la linea dell’orizzonte e, quando non è più visibile, le nuvole continuano ad essere illuminate dal basso e da luce diretta (e non da luce riflessa, altrimenti sarebbe illuminato anche il suolo).
Secondo me, ciò esclude la possibilità che la Terra sia piatta, perché se lo fosse le nuvole (che sono a pochi km dal suolo) sarebbero completamente in ombra dopo il tramonto. Infatti, una sorgente luminosa al di sotto della superficie piatta della Terra e lontana 150 milioni di km (distanza media Terra-Sole) non potrebbe in nessun caso colpirle.

3. Localizzazione GPS
Ogni dispositivo di localizzazione GPS, per trovare la propria posizione all’interno di uno spazio-tempo a quattro dimensioni (tre per lo spazio e una per il tempo), triangola i segnali di almeno quattro satelliti GPS (a 20000 km d’altezza), i quali inviano verso Terra la loro posizione nello spazio e nel tempo (il quale, per effetto della relatività, è diverso dal tempo terrestre).
Quindi, poiché esiste il GPS, esistono i satelliti artificiali, che sono soggetti ad un equilibrio tra forza di gravità terrestre e forza centrifuga, equilibrio determinante un moto circolare. Ne segue che la Terra deve essere sferica, altrimenti, se fosse piatta, il moto costante dei satelliti, temporalmente e spazialmente perfetto, non sarebbe possibile con nessun sistema né naturale né artificiale.

Altre dimostrazioni analitiche potrebbero riguardare: l’osservazione dall’equatore del moto apparente del Sole negli equinozi, corrispondente a un semicerchio, cioè a un arco di 180 gradi; le eclissi di Luna, che si verificano quando la Terra si trova tra il Sole e la Luna; la forma e la posizione del riflesso della Luna o del Sole sulla superficie del mare in base all’osservatore; la gravità (che richiede la massa sferica della Terra per esistere); e altre osservazioni che, tramite ragionamento induttivo, hanno portato tutti i popoli di tutte le epoche a ritenere che la Terra sia sferica.

Il discorso sulla forma della Terra, però, non è concluso qui. Il metodo che sto seguendo parte dall’assunto che la realtà non sia mai univoca, ma che anzi abbia caratteristiche compresenti, e spesso opposte. Ho asserito di rigettare a priori qualsiasi chiave interpretativa della realtà che si presenti come l’unica ammissibile.

Quindi, guardiamo lo stesso problema da altri punti di vista, per il momento rimanendo nell’ambito della Fisica. David Bohm, celebre fisico dell’Università di Londra, sosteneva che le scoperte di Alain Aspect implicassero la non-esistenza della realtà oggettiva. Se l’universo è un ologramma, come asserisce Bohm, che senso ha parlare della “forma” di qualcosa? La Terra ci appare sferica perché il nostro modo di creare e dare senso alla realtà è coerente in tutto e per tutto con la Terra sferica, ma questo ci dice qualcosa sul nostro modo di rappresentarci la realtà, e non della realtà in quanto tale. Non ci dice neanche che esista “la realtà”. Ad esempio, non sono sicuro che un gatto o una scimmia pensino che la Terra sia sferica, magari loro se la rappresentano (o meglio, se la creano) in un altro modo, tanto valido quanto il nostro.

Provo ad essere più chiaro. Le osservazioni empiriche su come il mondo ci appare ci dicono qualcosa sulle regole interne della Matrix, o del sogno, che noi abbiamo creato o che altri hanno creato per noi, e nulla di più. E’ come essere all’interno di un videogioco: scoprire tutte le regole interne al videogioco in cui siamo inseriti non ci dice nulla su ciò che è al di fuori di esso. E’ come se Super Mario, Sonic, Pac Man, Lara Croft e altri studiassero in dettaglio le leggi fisiche del loro mondo: se anche ci riuscissero, se anche fossero al pari di grandi scienziati, non saprebbero nulla della realtà umana. O meglio, di essa saprebbero una cosa sola, cioè che loro, tutti quanti, facevano parte dei sogni e dei giochi dei bambini e degli adolescenti di due generazioni fa, oggi diventati adulti, e nulla di più.

Cosa hanno detto Jung e altri studiosi della mente umana? Wilfred Bion, in accordo con Jung, ha sostenuto che ciascuno di noi sogna costantemente, perciò anche durante la veglia, benché non possa accorgersene. Jung sosteneva anche che i sogni della notte siano più reali della realtà. Antichi maestri sostenevano altrettanto.

Riprendendo la metafora dei videogiochi, una domanda sorge spontanea: sono io che sto sognando o è qualcun altro che sta sognando me? C’è un dio, o ci sono vari dèi, che stanno dormendo e sognando me ed altri? Sono la creazione illusoria del sogno di qualcun altro?

Se di notte mi sogno che la Terra è piatta, all’interno di quel sogno le cose stanno esattamente e correttamente in quel modo. Parimenti, se da sveglio sogno che la Terra è rotonda, allora nel sogno da sveglio le cose stanno proprio in questo modo.

Per un anno o due ho usato saltuariamente Second Life, che forse pochi ricordano. Mi trovavo in un mondo virtuale tridimensionale, con altre persone. Precisamente, era un’isola molto ben dettagliata, curata nei minimi dettagli sia estetici sia funzionali, con vari luoghi di incontro, sale conferenze, vegetazione, animali, abitazioni, c’era persino una piccola fattoria. La cura dei dettagli nel creare un ambiente sia fantastico sia realistico allo stesso tempo era impressionante. Lì partecipavamo a lezioni di Uninettuno, lezioni reali che facevano parte di un corso di laurea reale. In quel contesto, la Terra era piatta, perché c’era solo l’isola con un po’ di mare intorno, forse un mare infinito e vuoto, e nient’altro.

Torniamo ora al problema di determinare la forma del pianeta Terra e, con coraggio, allarghiamo la visuale: di che forma è l’universo?

Gli istanti immediatamente successivi al Big Bang, con l’immensa e successiva espansione dello spazio, potrebbero far ipotizzare un universo piatto e infinito, in espansione? Forse non è così, ma se invece lo fosse, allora anche la Terra sarebbe piatta, perché tutto l’universo lo sarebbe. Alcuni fisici, come David Schlegel, sostengono proprio questo, cioè che l’universo è piatto (fonte). Altri dicono di aver scoperto esattamente il contrario (fonte). Comunque, se l’universo è non-locale come afferma la fisica quantistica (fonte), cioè se lo spazio e il tempo non esistono, sarebbe prima da chiarire di che cosa stiamo parlando. Ci rendiamo conto che cambiando il modello di riferimento cambia anche la forma della Terra, o addirittura che il concetto stesso di forma perde significato?

Appunto, tutto è relativo al modello di riferimento. Quindi, l’affermazione “la Terra è piatta” è sicuramente falsa se significa che “la Terra è sempre e soltanto piatta”. E’ invece vera se intendiamo dire che, in base al modello di riferimento, “la Terra può anche essere piatta” (e non ci sarebbe nulla di male).

Le argomentazioni dei cosiddetti “terrapiattisti”, comunque, neanche si avvicinano alle cose che qui ho scritto. Sia ben chiaro che usato la Terra piatta solo come pretesto non banale per sgretolare le comuni modalità di ragionamento e di asserzione di verità. La stessa tecnica è applicabile a qualsiasi altra idea a propria scelta, di cui si voglia dimostrare sia la veridicità sia la falsità.

Comunque, questa destrutturazione della realtà e delle proprie idee non serve per diventare psichicamente instabili, giacché, senza sufficiente consapevolezza e maturità, un po’ di rischio ci sarebbe. Piuttosto, serve per imparare a relazionarci con gli altri esseri umani e anche con noi stessi. Partire dal presupposto di “non sapere”, nel senso che la realtà non è né conoscibile né oggettivabile (in quanto sempre co-creata da chi la osserva), ma solo interpretabile in base a un modello di riferimento, più o meno arbitrario, più o meno congenito alla nostra specie, ci aiuta ad evitare le guerre “inutili”, cioè tutte.

(16 ottobre 2022)

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