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Una scelta controproducente del Ministero della Difesa Italiano: Windows 10

Riguardo alle spese militari italiane, avevo dedicato l'articolo "La NATO ci sta trascinando verso la guerra - NO GUERRA, NO NATO!", nel quale parlavo di 52 milioni di euro al giorno. Articoli più recenti, come "L'Italia spenderà un miliardo in spese militari", de "Il Giornale" del 18 ottobre 2016, testimoniano che la follia continua... e peggiora. In questo quadro drammatico e pericolosissimo, in cui stiamo creando le condizioni per arrivare ad un'altra guerra mondiale, vorrei soffermarmi in quest'articolo su un altro aspetto che ha importanti ripercussioni etiche e pratiche, ovvero quello del software utilizzato. La questione non riguarda soltanto il Ministero della Difesa, che qui prendo come esempio e come pretesto per denunciare un problema, ma pressoché ogni aspetto della società in cui l'interazione con macchine programmabili (dai grandi server, ai computer aziendali e personali, agli smartphone, ecc.) svolge un ruolo.

Il Ministero della Difesa ha deciso di migrare i suoi computer a Windows 10. Ok, ne hanno parlato vari giornali online, e tutti hanno sottolineato che tale scelta è stata mossa da (presunte) ragioni di sicurezza. Il buon senso, però, mi suggerisce dietro a tutto ciò ci sono altre ragioni, perché se veramente la sicurezza della nazione (e dei suoi computer) fosse al primo posto, le scelte più assennate sarebbero altre. A Windows 10 avevo già dedicato una piccola poesia-denuncia più di un anno fa, il 3 agosto 2015... per chi se la vuol leggere, questo è il link: comprenderla potrebbe non essere né semplice né immediato per chi non ha ben chiaro il danno sociale arrecato dal software proprietario e i benefici per l'umanità del software libero. Per le persone di buona volontà che desiderano capire e approfondire, rimando alla pagina Cos’è il Software Libero?, e invito alla visione del video seguente, sotto cui riporto un articolo a firma di Sonia Montegiove, presidente dell’Associazione LibreItalia, dedicato alla recente decisione del Ministero della Difesa Italiano di adottare "Windows 10". 

Introduction to Free Software and the Liberation of Cyberspace
by Richard Stallman (fonte - licenza Creative Commons)

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La Difesa adotta Win10 e il Paese ha un nuovo alleato per la sicurezza?
di Sonia Montegiove - 15 novembre 2016 - tratto da TechEconomy (fonte)- licenza Creative Commons

Il comunicato stampa Microsoft che annuncia la decisione della  di adottare  e di “chiamare Gates”, come ha titolato qualche quotidiano, per garantire la sicurezza della Nazione è stato ospitato dalla quasi totalità dei magazine e giornali italiani (lasciamo ad altri la riflessione sulla bizzarra inclinazione di molti al copiare e incollare comunicati stampa mettendo in fondo anche la firma di giornalisti, ndr).

Volendo andare in controtendenza e volendo fare “l’autopsia” del comunicato proviamo a mettere qualche piccolo particolare che potrebbe essere sfuggito a chi legge.

1. Nelle prime due righe si legge che la notizia si inserisce “in uno scenario di Spending Review in cui recuperare efficienza è sempre più un imperativo per gli enti pubblici”. Affermazione che, per un software non certo gratuito, dovrebbe essere sostenuta quanto meno da una cifra riferita al risparmio o da una comparazione che il Codice Amministrazione Digitale (anche nella sua nuova veste) impone alle PA. Informazione sicuramente valutata ma non pubblicata, immaginiamo. O no?

2. Nella stessa frase iniziale si parla di “recupero di efficienza” del personale. Efficienza messa in dubbio dal fatto che il sistema operativo (come scritto in diversi articoli-recensione di Windows 10) è costantemente connesso via Internet a svariati servizi (dall’utilissimo meteo alle altrettanto imperdibili news), con app preinstallate che non fanno che consumare CPU e RAM. Tanto che non si può certo installare un sistema operativo come questo su hardware non adeguato (ovvero impossibile riciclare vecchie macchine e necessità di acquistarne di nuove, tanto per tornare al contesto di spending review di cui sopra).

3. Sempre in termini di efficienza e efficacia, citata nelle frasi successive, ci chiediamo se l’uso intensivo di connessione da parte delle app di Windows non sprechi banda andando a minare la normale operatività degli utenti. Ma magari se la banda c’è, tanto vale farla suonare.

4. E se la banda c’è, c’è insieme alle app anche WUDO (Windows Update Delivery Optimization) che, come sottolinea uno dei nostri visionist Paolo Giardini, è attiva per default e consente di prelevare connessione Internet per condividerla con gli utenti che stanno facendo l’aggiornamento e aiutarli a effettuare il download più velocemente. Diciamo una “condivisione” forzata e soprattutto a insaputa dell’utente che non è propriamente e come dimostrato sinonimo di maggiore efficienza.

5. Leggendo la frase “il Ministero intende ottimizzare i processi grazie all’adozione del nuovo sistema operativo di Microsoft” viene da chiedersi: non potendo disattivare gli aggiornamenti come si potrà garantire il corretto funzionamento di tutti i software? Compresi i tanti gestionali presenti in ogni PA spesso datati e male integrati? Non si dovrà fare i conti con gli applicativi non più funzionanti a seguito di aggiornamento? Pensando non solo alle postazioni dedicate alla produttività individuale, si può ben immaginare quanto il porting su Windows 10 non sia cosa banale da gestire in termini di imprevisti e incompatibilità strutturali che ne possono derivare (con tanto di aumento di tempi di messa in esercizio e quindi lievitazione di costi. Tanto per tornare a recitare nello scenario di spending review di cui sopra).

6. Sulla “interfaccia intuitiva lasceremmo la parola a quanti sono ancora in cerca del bottone di spegnimento e hanno deciso di usare la modalità Win7 per sentirsi meno disorientati.

7. La frase che più di tutte è messa in rilievo, però, è sicuramente quella che dice: “In linea con la vocazione intrinseca del Ministero della Difesa che si focalizza sulla sicurezza nazionale, sono state proprio le importanti funzionalità in termini di cybersecurity integrate in Windows 10”. Ovvero si sceglie Windows 10 per la sicurezza. Frase che suonerebbe più comprensibile (ma di minor impatto e quindi non pronunciata) se fosse: “piuttosto che usare Windows XP o altra versione non più supportata aggiorniamo a Win 10”. E ragionando allora sulla sicurezza, Paolo Giardini pone due domande: essendo il software di crittografia utilizzato per la cifratura dei dati del disco di tipo proprietario, come si fa a essere sicuri di cosa il sistema faccia o cosa potrebbe fare se richiesto? E ancora, visto che tutti i dati raccolti vanno a finire sui server di un’azienda straniera all’estero, è davvero sicuro consentire che tutte le informazioni raccolte su un Ente che dovrebbe occuparsi della difesa del Paese siano consegnate ad altri?

Senza contare il fatto che un sistema operativo che ha già collezionato 200 vulnerabilità di vario genere non sembra veicolare in modo appropriato il senso della parola “blindarsi”: è noto infatti, come fa notare l’esperto di sicurezza e visionist Odisseus, che la maggior parte degli exploit disponibili sul grey market hanno come target le piattaforme Windows con una focalizzazione sempre maggiore su Windows 10, in quanto chi produce questo genere di exploit mira ad evitare, chiaramente, l’obsolescenza dei propri investimenti.

8. “Windows 10 offre al Ministero importanti garanzie in termini di protezione delle identità digitali, dei sistemi e dei dati”. C’è da dire che l’attenzione ai dati degli altri è una caratteristica innegabile dell’azienda di Redmond, come aveva sottolineato qualche tempo fa Paolo Vecchi in un articolo. Concetto ripreso qualche tempo dopo daCarlo Piana, in seguito alla decisione del Garante Privacy francese di mettere sotto accusa Windows 10 per “la quantità di informazioni che il sistema mette a disposizione del suo fornitore: applicazioni installate, spazio occupato, tempo che l’utente passa su ciascuna applicazione”. In chiusura Piana scriveva che “se i privati possono sostanzialmente decidere di fregarsene (anche per i propri figli minori!), gli enti pubblici non possono. Essi trattano i nostri dati, devono farlo in maniera da minimizzare i rischi per noi. Utilizzare sistemi che per loro natura concedono l’accesso ai dati trattati, senza che si possa fare niente, è inaccettabile. Sia esso un servizio in Cloud Pubblico, o un sistema operativo che non si sa esattamente cosa cavolo combina. Un ente pubblico tutto può, tranne che ignorare la possibile minaccia”. Di cose su cui meditare insomma potrebbero essercene.

9. Se “La Cybersecurity rappresenta un imperativo per un ente preposto alla tutela e alla sicurezza del Paese come il Ministero della Difesa”, di opinione diversa sembra Eugene Kaspersky, il fondatore di Kasperky Lab, che in un lungo post sul suo blog parla proprio in questi giorni dell’approccio scorretto di Windows 10 rispetto alla gestione dei prodotti di sicurezza. Il sistema operativo, infatti, consente di avere attivi al massimo due software di sicurezza, di cui uno è proprio quello di Windows, ovvero Defender. Per fare questo gli utenti sono avvisati in modo poco chiaro a detta di Kaspersky, spingendoli ad attivare una opzione che comporta la disattivazione di altri software. “Questa spinta verso Windows Defender non è un bene per la sicurezza e quindi per gli utenti – spiega Kaspersky – in primis perché avere un solo software di protezione con quasi il monopolio del mercato semplifica il lavoro degli hacker ostili, ma anche perché le funzioni di protezione del software Microsoft non sono sufficienti”.

La Difesa, dunque, più che scegliere un Windows 10 per innovarsi, aggiorna il sistema operativo attualmente in uso e che, a causa del lock-in da software proprietario, non è così banale e immediato da sostituire. Una notizia non notizia praticamente. Un po’ come se ogni giorno si dovesse leggere sulle testate nazionali che un comune, una regione, un’azienda abbia adottato Autocad, tanto per fare un esempio, solo perché ha aggiornato la versione che aveva già.

La Difesa nel frattempo intraprende anche un altro percorso che è quello del software libero e del formato aperto standard per la produttività individuale e la gestione della posta elettronica, annunciato proprio su TechEconomy dal Generale Camillo Sileo. Un percorso nuovo, con un risparmio certo e pubblico che si attesta, da qui al 2020, intorno ai 28 milioni di euro.

E alla domanda se la Difesa va verso sw proprietario o libero probabilmente non si può rispondere banalizzando perché la gestione dei sistemi informativi di macchine complesse e grandi come queste non è certo possibile da riassumere in quattro slogan, due titoli ad effetto e un paio di comunicati stampa. O almeno qui proviamo a non farlo.

Concludiamo con un avviso ai naviganti: inutile cercare sulle pagine di TechEconomy la pubblicità di Windows 10. 404, not found.

http://www.techeconomy.it/2016/11/15/la-difesa-adotta-win10-e-il-paese-ha-un-nuovo-alleato-per-la-sicurezza/

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