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Il paradiso siamo noi: l'accordo tra tutti gli stati che cambierà il mondo [Comunicato Stampa]

Pace mondiale1 aprile 2017 – Oggi, per la prima volta nella storia, i rappresentanti dei 206 stati del mondo, compresi quelli che attualmente non hanno ottenuto un riconoscimento di sovranità da tutta la comunità internazionale, si riuniranno in videoconferenza per celebrare l’accordo tanto atteso per assicurare un destino più dignitoso a tutti i popoli. L’evento, trasmesso da tutti i media internazionali e dal sito http://thebulletin.org/timeline, inizierà alle ore 8 UTC.  «Abbiamo scelto di intitolare questo evento di portata storica “Il paradiso siamo noi” per sottolineare lo spirito che ha permesso di riunire in un’unica assemblea proprio tutti, mettendo da parte odio e rancori», ha detto la Presidente Yuan Kao intervistata ieri dall’Asia Time, sottolineando che: «Finora, per millenni, abbiamo ricercato la felicità e rincorso desideri che spesso si sono rivelati autodistruttivi sia per noi stessi, sia per gli altri, sia per l’ambiente. Abbiamo condotto lotte di ogni genere, comprese guerre a volte cruente e atti indegni della nostra comune umanità, senza renderci conto che la nostra felicità e il nostro benessere comprendono anche quelli delle persone con cui condividiamo quest’unico pianeta, compresi i gruppi e le nazioni con cui abbiamo avuto i contrasti più duri. Questo principio, questa verità che abbiamo tardato a capire, ma che ogni giorno c’è sempre più evidente, d’ora in poi dovrà essere alla base di ogni relazione interpersonale e internazionale. Questo sarà il nostro impegno. Il mondo che vogliamo, un paradiso in cui poter abitare tutti insieme e in cui esser felici di esser nati, è questo in cui ci troviamo: non abbiamo altra scelta, non c’è un altro pianeta Terra in cui rifugiarci. Abbiamo fatto molti danni irreparabili, c’è molto da ricostruire, molte cose sono da cambiare nel nostro modo di pensare e agire, ma questa è l’unica opzione se non vogliamo negare ai nostri figli la possibilità di un futuro. Soprattutto, è l’unica opzione se non vogliamo finire col distruggere completamente l’unica casa che abbiamo». Le ha fatto eco il Presidente Ernest F. McKinney, che alla CNN ha dichiarato: «Noi abbiamo una casa comune. In questa casa ci sono 15850 testate nucleari, di cui le nostre sono 7260. Il nostro principale competitor negli armamenti nucleari ne ha 7500. Questo significa che insieme deteniamo il 93% delle armi nucleari. Queste sono sufficienti per distruggere la nostra casa comune non una, non due, ma almeno cento volte, se non di più. Negli ultimi mesi, io e il Presidente Dmitry Artemiev abbiamo parlato a lungo di questa questione. Abbiamo paura. Abbiamo paura del pericolo che noi stessi abbiamo creato. E’ come se avessimo cosparso di benzina e riempito di esplosivi la casa di legno dentro cui ci troviamo, tenendo in mano una torcia infuocata con cui da un momento all’altro far esplodere tutto. Io voglio che mia figlia possa vivere in questo mondo senza il pericolo che dall’oggi al domani venga spazzato via tutto dalla nostra follia; ovviamente lo vorrei anche per me stesso. Artemiev ha espresso molte volte un’analoga preoccupazione. E’ per queste ragioni che siamo giunti all’accordo di smantellare tutti i nostri armamenti nucleari entro la fine del 2017». Sul Russia Post, Artemiev ha confermato la sua nuova linea politica: «L’anno scorso abbiamo speso 67 miliari di dollari in spese militari. Ho ascoltato con attenzione il Presidente McKinney, che ha ammesso una spesa di 596 miliari di dollari in armamenti, relativamente all’anno scorso. Abbiamo ascoltato i nostri popoli, la nostra coscienza. Sulle strade delle nostre città, ci sono persone che muoiono di fame e di freddo, altre che non hanno possibilità di curarsi, e fin troppe sono senza lavoro. Abbiamo sottratto ingenti risorse dove più erano necessarie: so che le nostre scuse e il nostro sincero pentimento non potranno mai ripagare i nostri concittadini dei torti che abbiamo fatto loro, e che questa macchia rimarrà sulla mia coscienza finché vivrò, però vi assicuro che da oggi le cose cambiano. Ho concordato col Presidente americano di impegnarci entrambi a ridurre del 90% queste spese insensate, liberando così un fiume di soldi e di risorse per i veri bisogni della gente». Dichiarazioni analoghe hanno riguardato pressoché tutti i capi di stato. La nostra Presidente della Repubblica Marina Monaldo, nel discorso di ieri a reti unificate, ha usato poche parole, ma incisive: «Noi vogliamo la pace, per il semplice motivo che non ci sono opzioni più sensate. Per fare la pace dobbiamo prepararci alla pace. Prepararsi alla guerra porta solo guerra, morti e povertà. Fin qui abbiamo sbagliato, fino a ieri abbiamo speso 64 milioni di euro al giorno in armamenti, mentre nel popolo cresce l’indigenza. Spendiamo per distruggere?! Sì, le armi sono questo, servono solo a distruggere... Troppo a lungo, giorno dopo giorno, abbiamo offeso e umiliato i nostri concittadini, togliendo ai poveri per dare ai ricchi, ai signori delle guerre. Ogni persona, anche la più umile, ha la massima importanza: sia questo il monito perenne per ogni scelta politica! Con questo nuovo accordo internazionale, d’ora in poi le cose cambieranno. Dialogheremo con tutti e mediteremo bene le nostre scelte».

Alla videoconferenza in mondovisione è prevista la partecipazione anche di tutti i principali leader religiosi, oltre a filosofi, studiosi, ricercatori e premi nobel in ogni area del sapere. Il leader buddista giapponese Shin’ichi Yamamoto ha dichiarato: «In un’epoca segnata da una diffusa rinascita della religione ci dobbiamo domandare se questa rende le persone più deboli o più forti. Se essa incoraggia ciò che in loro è bene o male. Se le rende migliori o peggiori. Sono domande che dovremmo porre a tutte le religioni, incluso naturalmente il Buddismo, se vogliamo riuscire nel tentativo di “umanizzarle”».

Con grande sorpresa, hanno scelto di partecipare a questo evento anche i leader di organizzazioni note per atti terroristici, tra cui Qasim Fawwaz Asghar, che ha garantito lo stop ad ogni atto violento con queste parole: «Da oggi noi vogliamo uccidere la voglia di uccidere, perché questo accordo cambierà tutto. Non abbiamo più bisogno di seminare il terrore, perché adesso la comunità internazionale ha capito cosa deve fare. Nessuno getterà più bombe. Come disse il mistico sufi e poeta arabo Ibn ʿArabī di Murcia: “Prima odiavo il mio vicino perché non credeva in ciò in cui io credevo. Adesso il mio cuore è un tempio, una chiesa, una sinagoga. [...] La mia religione è l’amore, e dove c’è l’amore ci sono io”».

Comunicato Stampa di Francesco Galgani,
1 aprile 2017

P.S.: Il pesce d'aprile indica una tradizione, seguita in diversi paesi del mondo, che consiste nella realizzazione di scherzi da mettere in atto il 1º aprile. Molte testate giornalistiche, soprattutto online, pubblicano fake news in tale data: questo mio comunicato stampa, però, non è un semplice scherzo, vi pregherei di rileggerlo con attenzione. Ho usato nomi di fantasia, tranne uno; le cifre invece sono reali. Ho citato il sito http://thebulletin.org/timeline: si tratta dell’Orologio dell’Apocalisse. Per chi non ne ha mai sentito parlare o non ne conosce gli ultimi aggiornamenti, consiglio una lettura dell’articolo, uscito il 26 gennaio 2017 su Repubblica: “Orologio dell'Apocalisse più vicino alla mezzanotte con Trump”.

 

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