

Nel mondo s’aggirano fantasmi, disperati, smarriti, senza un perché, senza una risposta al motivo del loro vivere.
Implorano di sapere cosa sono venuti a fare in mezzo alle macerie, alle bombe, alla morte. Ovunque c’è sofferenza, ma non è l’inferno caldo di cui parlano i cristiani, né l’inferno freddo di cui parlano i buddisti. E’ qualcos’altro, lo chiamano Terra, eppure appare tanto allucinato quanto i peggiori sogni.
In che epoca siamo? Non è chiaro, i fantasmi non lo sanno. Le mostruosità ripetono se stesse, epoca dopo epoca, per cui, alla fine, un tempo vale l’altro. La storia non finisce mai: da una parte, la volontà di creare, di dare la vita, di costruire la vita, e persino di amare, qualunque cosa possa significare; dall’altra, la volontà di distruggere tutto ciò che è stato creato o, più estesamente, il Creato stesso.
Iper-semplificando, ma anche le semplificazioni servono, la prima è la volontà di Dio, la seconda di Satana, ma i fantasmi non lo sanno. Quando tutto è confuso, il relativismo di bene e male sfumano in un caos di rabbia e disperazione che non può che peggiorare le cose. Quand’è che realmente facciamo una scelta? Tra schiaffi e frustate, a volte metaforici, altre volte materializzati nell’indigenza, nella mancanza dell’essenziale, nell’assenza di lavoro o nel lavoro schiavistico, e purtroppo anche nei conflitti armati, le “nostre” scelte non sono “nostre”… più che altro sono parvenze di scelta. Ma è già qualcosa, quanto basta per mostrare al cielo e alla terra, in una condizione di totale incertezza, debilitazione e violenza, se preferiamo Barabba o Gesù, o se siamo più simili a Giuda Iscariota o a quei pochi che hanno compreso che l’ammonimento del “porgere l’altra guancia” è un invito a usare i mezzi di Dio e non quelli di Satana. Giacché i secondi, cioè i mezzi di Satana (corruzione, violenza, tradimento, omicidio, inganno, ricatto, offesa, disprezzo, coercizione, vendetta, manie di onnipotenza o onniscenza, vendere se stessi o altri, ecc.), non portano a nulla di buono.
E intanto piovono bombe tra gente disperata, malata, ferita, mutilata, sporca e puzzolente, privata di tutto, terribilmente assetata e affamata, ma pochi guardano più in là del proprio orticello. Peggio ancora, se i giornali beatificano e glorificano i nazisti – o altri simili a loro – come massima espressione di bene, il popolo ubbidisce, sempre pronto a offrire la testa al boia. Se il potere dice “questi sono i buoni e questi altri i cattivi”, il popolo unanime grida: “Sì signore!”. E’ sempre stato così, e così continua ad essere. Tra l’altro, basta questo per notare che la democrazia è peggio di una casa senza fondamenta, più precisamente andrebbe paragonata ad una illusione ottica, ad un ologramma, ad un miraggio d’acqua nel deserto.
E così passano le ere, mietendo i corpi e lasciando fantasmi. Ma questi fantasmi non sono gli altri, siamo noi dentro un mondo costruito per far obliterare la nostra coscienza dalla tecnologia e dai bisogni quotidiani ed esistenziali sempre insoddisfatti, fino a renderci inferiori a larve. Almeno le larve strisciano, noi invece, con l’intelligenza artificiale, neanche quello, arriveremo ad essere meno di niente quando l’intelligenza simulata dell’IA (nostra illusoria creazione) sarà eletta a nuovo Dio. Ovvero quando Satana sarà riconosciuto come unico Dio.
L’intelligenza artificiale, e per estensione il pensiero plasmato in funzione dell’evoluzione tecnologica e pseudo-scientifica, è il nuovo Vitello D’Oro in una società che ci vuole totalmente insensibili ai bisogni altrui e alle guerre. Anzi, più sono folli coloro che sperano e si adoperano per la distruzione di un numero imprecisato di vite, comprese le nostre, magari con l’aiuto di un apocalittico inverno nucleare, è più li applaudiamo e li votiamo. Così facendo, siamo fantasmi senza senso, siamo morti che sembrano vivi.
Ma se vogliamo darci un senso, allora ascoltiamo la nostra coscienza, e smettiamola di fare domande importanti a chi non potrà mai risponderci ma al massimo ingannarci, cioè all’IA.
E non cerchiamo neanche di salvare la nostra pelle, perché tanto quella dura poco comunque. Pensiamo innanzitutto alle nostre anime e al perché siamo qui.
(Fantasmi, 28 maggio 2025, vai alla mia galleria)