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Una filosofia per sopravvivere in tempo di guerra

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1. Noi siamo ciò che siamo per ciò che siamo tutti, in relazione a ciò che c’è. Colpevolizzare o responsabilizzare troppo il singolo non ha molto senso. Affrontiamo ciò che l’inesorabile fato ci chiede, visto che mai si è lasciato impietosire dalle preghiere. Altri, comunque, stanno molto peggio di noi.

2. Facciamo il meglio che possiamo con quello che abbiamo, a cominciare dai nostri limiti e follie. Questo non significa che stiamo facendo la cosa giusta, perché il giusto o lo sbagliato cambiano facilmente a seconda della consapevolezza. Facciamo il nostro meglio in un dato momento con quello che c’è, e con i molteplici intricati vincoli e condizionamenti che il caos dell’esistenza ci impone senza deroghe.

3. Mentre i nostri bisogni ci affamano, ci addolorano, ci costringono e ci invalidano, i nostri desideri ci mantengono in vita. Non ci conviene, però, dar loro troppo credito, o quantomeno non più di quello che daremmo alle divinazioni fatte sulla base del volo degli uccelli e delle nuvole. Dobbiamo comprendere la vera natura dei nostri desideri, il cui appagamento è come quello di chi trova un forziere ricolmo di tesori in un sogno dentro un sogno. Questo vale per tutti i desideri, compreso il desiderio di amare, di essere amati e di vivere. Quando ci risvegliamo dal sonno profondo dell’esistenza, non rimane nulla di questi, se non l’effetto della nostra stupidità o della nostra saggezza.

4. La guerra è fatta per abbruttirci, ma anche nei tempi di pace la virtù è rara e precaria come l’equilibrio dei funamboli. Come indizio del nostro stato, dovremmo considerare quanta attenzione dedichiamo a noi stessi come agenti isolati e sofferenti in un mondo ostile, e quanto impegno, invece, riserviamo nel sentirci parte di “qualcosa di più grande” che richiede la nostra compassione, gentilezza e rinuncia alla violenza.

5. I cocci rotti del passato non si possono più sistemare, e quelli del futuro devono ancora essere spaccati sulle nostre teste. Prima o poi arriverà il momento, ma non c’è fretta di farci male. Meglio stare nel presente con quello che c’è, e ringraziare la rara fortuna di avere qualche amico in un tempo in cui disgrazie e calamità sono indaffarate come la falce sul grano. 

5+1. Nessuno di noi ha la certezza di essere baciato dal sole di domani, o di risvegliarsi con i propri cari ancora vivi. Ma anche se la vita fosse lunga, non c’è mai freno ai perversi divertimenti del fato, delle malattie e di chi si nutre delle nostre sofferenze. Ciò nonostante, ricordiamoci che il nostro cuore non batte mai solo per noi stessi. C’è sempre molto più che ci tiene vivi e che giustifica la vita.

(23 settembre 2025)

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