Nei giorni di ottobre 2025 abbiamo ascoltato minacce “condizionate”: Dmitrij Medvedev ha avvertito che l’eventuale invio di missili Tomahawk all’Ucraina “potrebbe finire male per tutti”, poiché quando questi missili a doppio uso (convenzionale e nucleare) sono in volo, i russi non possono distinguere se li sta per colpire una testata convenzionale o una nucleare.
Quindi: se partono questi missili dall'Ucraina verso la Russia, allora ciò deve essere trattato dalla Russia come una minaccia estrema (ovvero l'uso di armi nucleari da parte russa diventa lecito). È un lessico che non ordina l'apocalisse, ma ne prepara le giustificazioni. In parallelo, Donald Trump insiste nell'indicare fornitura e attacco come certi, irrigidendo ancor di più il se... allora... della dottrina nucleare russa, tra l'altro rinforzato dalla constatazione che l'ordine e l'esecuzione dell'attacco richiede personale NATO, e non personale ucraino.
Questa grammatica del “se... allora...” ha un fascino freddo: promette chiarezza, offre leve prevedibili, sembra proteggerci dall’incertezza. Ma è una chiarezza di laboratorio, non di mondo. La logica condizionale, necessaria per calcolare e programmare, diventa tossica quando pretende di governare la vita morale e politica: riduce l’altro a variabile, la storia ad algoritmo, la prudenza ad automatismo. Così, ciò che nasce come deterrenza degenera in escalation meccanica: il se irrigidisce, l’allora scatta, e in mezzo scompare l’umano.
Superare questa logica non significa rinunciare alla ragione, ma riconoscerne i confini. Il vero punto non è “abolire” il condizionale, ma interrompere la sua tirannia quando verità e saggezza non coincidono con l'etica, con la deduzione ragionevole e con il buon senso. Le decisioni degne non sono sillogismi: chiedono ascolto, tempo, immaginazione, la capacità di far accadere un terzo che la regola non prevedeva, il tertium che salva.
Cerchiamo di essere creativi, di introdurre una differenza nel flusso causale, un respiro che scardina la reazione prevista. Ci sono possibilità non ancora esplorate quando la catena delle condizioni sembra chiudersi. Le macchine eseguono se... allora...; gli esseri umani, quando sono fedeli alla propria altezza (fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza), possono sospendere, domandare, riconoscere, cambiare rotta. La responsabilità non nasce nel calcolo perfetto, ma nel coraggio di non lasciarsi programmare dalla paura e dal rancore.
Questo vale per tutte le parti in causa, sia nella geopolitica, sia nelle nostre vite personali. Spezzare il se... allora... può prevenire tante mostruosità e tante inutili sofferenze.
(15 ottobre 2025)

(immagine creata da Tetiana)